Intervista alla Trinità

di Stefano Marullo

 

Ho realizzato un’intervista alla Trinità. Ci siamo accordati su data e ora, e devo dire che è stata molto disponibile su questo. Quanto al luogo, non ha fatto problemi di sorta, essendo … ovunque. Bene, tradisco una leggera emozione e sono in procinto di arrivare. Naturalmente ho dovuto documentarmi a dovere, partendo dal De principiis di Origene continuando con il De trinitate di Agostino d’Ippona, passando per L’incomprensibilità della natura divina di Giovanni Crisostomo (obiettivamente un libro non chiarissimo). Qualcosina ho sbirciato anche sulla Sacra Trimurti, così ad abundantiam, non si sa mai, magari finiamo per parlare del parentado. La stanza dove c’incontriamo è disadorna e sono vietate le riprese; d’altronde la Trinità può replicare tutto a suo piacimento e ha già visto tutto prima ancora che io cominci a parlare. La luce è fioca, odore d’incenso permea le mie narici ed una grande ombra campeggia sulla parete principale. Si sa, chi vede Dio muore, e io avevo altri impegni. Certamente saprà che scrivo per L’Ateo, e questo mi crea non poco imbarazzo. Sarebbe come se uno che dice che gli islandesi non esistono intervistasse un islandese! Tant’è. Si comincia.

IO = Vostra Signoria (prendo due, anzi tre, piccioni con una fava, essendo tre Persone uso un plurale che comunque non esclude l’Unicità di Dio, un colpo di genio, ndr) mi scuserà per il leggero ritardo, spero non abbia aspettato troppo.

DIO = Vorrei dirle che la stiamo aspettando da un’eternità, se ci consente la battuta.

[Eh no, adesso parla al plurale, come la mettiamo? Evidentemente ci tiene a ribadire di essere Trino. Provo a declinare meglio sperando di non fare danni].

IO = Grazie soprattutto di essere venuti tutti e tre, so che talvolta il Figlio si incarna e anche lo Spirito Santo va in missione per conto del Padre e del Figlio.

DIO = Ha le idee un po’ confuse, noi non ci separiamo mai.

IO = Vostra Signoria perdoni la mia impudenza, ma il Padre mi pare sia quello più … sedentario, sia detto con rispetto. Nell’Antico Testamento invia disastri, dal diluvio alla Torre di Babele e poi distrugge con il fuoco dal cielo (Sodoma e Gomorra, ndr) e manda le piaghe all’Egitto. Ed anche l’esilio assiro ad opera di Sargon II e quello babilonese di Nabucodonosor sono opera sua.

DIO = Abbiamo sempre agito all’unanimità pensando al bene dell’umanità. Il Padre ha avuto più visibilità ma anche questo è frutto di interpretazioni errate degli scriventi.

IO = Come, scusi? La Bibbia non è la parola di Dio?

DIO = Lo è e non lo è, per certi versi. Rifletta: può un bicchiere contenere l’oceano? Certamente c’è anche l’oceano in un bicchiere ma in misura infinitesimale. Cosa vuole che l’uomo comprenda della Trinità e dei misteri divini, farfuglia qualche cosa, ed è già tanto.

IO = Tre in Uno. A dirla tutta sembra uno slogan da discount, sempre con rispetto …

DIO = Vuole un aiutino? Vivamestesso (testuale è Vivaddio, ndr) non sia mai che lo neghiamo ad un simpatico inviato di un giornale che, a dire il vero, scrive anche delle corbellerie, non si offende vero?

IO = Ammetto che qualcuno che vi scrive, ogni tanto la spari grossa … Sono molto interessato, piuttosto, a qualche rivelazione sulla Trinità.

DIO = Non si allarghi. La Rivelazione si è chiusa con l’Apocalisse.

IO = Quel libro è davvero la fine del mondo, ops … scusate non volevo … Riprendiamo il discorso sul mistero trinitario. Se Vostra Signoria avesse dato l’aiutino ai primi cristiani si sarebbero evitati almeno 300 anni di lotte, discussioni teologiche con corollario di scomuniche ed eresie trinitarie (monarchianesimo, arianesimo, subordinazionismo) e persino il Grande Scisma tra chiesa d’oriente e d’occidente sulla questione dello Spirito Santo, se procede dal Padre e dal Figlio o solo dal Padre.

DIO = Me mio (testuale è Dio mio, ndr), che paroloni. Le confessiamo che mentre nei concili ci si menava e si duellava, noi ci si sbellicava dalle risate.

IO = Cosa, cosa? Questa sì che è una notizia! Nella Bibbia passa per un Dio agelasta, incapace di ridere.

DIO = Abbiamo mantenuto un certo sussiego, necessario per darvi la misura di quanto il peccato sia una faccenda molto seria.

IO = Se Vostra Signoria consente, nonostante la vostra onnipotenza qualcosa sembra essere andato storto.

DIO = Macché, è la vostra percezione. Ci siamo fidati della libertà pensando che la creazione di un essere felice potesse essere necessaria ma non sufficiente. Ma ci abbiamo messo una pezza. L’incarnazione ha risolto tutto.

IO = Ma a quale prezzo! Molti i chiamati pochi gli eletti. Ci aspetta un Armageddon, e, come dice uno che non è un profeta, “uno su mille ce la fa”.

DIO = Non escludiamo qualche sanatoria finale.

IO = Abbiamo un po’ divagato. Dunque, questo mistero della Trinità?

DIO = Ome! (testuale Oddio, ndr) Ce ne eravamo quasi dimenticati. Allora, provi a immaginare una mano con tre dita. Agiscono in sinergia, la mano è una, ma ciascun dito si adopera da sé quantunque se si facesse male tutta la mano ne risentirebbe.

IO = Direi che è abbastanza chiaro. Per carità, esiste anche una gerarchia nelle dita …

DIO = Come ha scritto un certo Gioacchino da Fiore, c’è un tempo per il Padre, uno per il Figlio e uno per lo Spirito Santo. Intendiamo dire un’epifania nel tempo umano e questo prepara il tempo celeste.

IO = Vostra Signoria non si arrabbierà se le dico che non ce ne siamo accorti.

DIO = Sappiamo che siete molto distratti. Solo le catastrofi vi scuotono.

IO = Per questo non fate nulla per impedirle.

DIO = Dio trae il bene dal male, tutto è terapeutico.

IO = È tutto così complicato. In fondo perché mai avrebbe dovuto crearci se eravate paghi, come Persone, della vostra pienezza.

DIO = Ma anche noi a nostro modo ci annoiamo.

[All’unica voce adesso sento ora sovrapporsi più voci che non mi badano].

TRINITÀ = Sarai il generante ma io ho fatto una fatica ad incarnarmi a morire e resuscitare … E a me chi mi bada? Il possente Padre, il benedetto Figlio dipinti in ogni chiesa a caratteri cubitali, io appena appena una colombina bianca … State esagerando, il Padre si prende sempre le responsabilità …

[Mi allontano, ne avranno per un’eternità …]