L’inferno

di SostieneRifredi.

Testo introduttivo dell’incontro su «Laicità: ruolo della chiesa e sovranità dello Stato» tenutosi il 31 maggio 2007 alla SMS di Rifredi (Via Vittorio Emanuele, Firenze), su iniziativa DS Sezione Rifredi-Romito-Vittoria, con la partecipazione dei relatori Valdo Spini, Luigi Lombardi Vallauri e Luciano Zannotti, moderati da Francesco Piccione. La Sezione prende posizione sull’inferno, ritenendo di avere titolo a parlare di teologia almeno quanto ne ha la Chiesa a parlare di politica.

Papa, adesso hai tirato fuori dall’armadio degli scheletri l’inferno, il fantasma terrifico agitato da Gesù e da tutti i suoi predecessori papi, maestri nel fondare il proprio potere – come ha detto Delumeau1 – sul Peccato e la paura. Tutto il Denzinger2, la raccolta delle dichiarazioni solenni dei papi in materia di fede e di morale, è pieno di ossessive riaffermazioni della realtà dell’inferno eterno come pena giusta per moltissimi peccati umani, tra i quali il sesso non coniugale e la non appartenenza alla chiesa cattolica. Anche il Catechismo (1992) di papa Wojtyla3 conferma l’esistenza dell’inferno e la sua terribile definitività. A noi SostieneRifredi l’inferno non va bene, per almeno tre ordini di motivi.

Prima di tutto non capiamo cos’è. Ce lo spieghi? Ci dici dov’è? Di che fuoco è fatto? Di che materia sono fatti i dannati? Se sono materiali, occupano spazio: dove sono? Se sono immateriali, cosa sono? Cos’è che brucia? Come fanno a vedersi? Che età hanno? Dopo che avranno sofferto per un’infinità di tempo, si potrà dire che Cesare c’è stato per due millenni più di uno di noi? Non dovresti, papa, quando parli di qualcosa, sforzarti di parlarne in modo realistico, intelligibile? Come fai a credere in un oggetto che non sai né immaginare né pensare?

In secondo luogo non capiamo come fai a non provare orrore, l’orrore logicamente più grande possibile, di fronte all’idea d’un destino di dannazione per sempre, senza più speranza. Come fai a parlarne non balbettando, non tagliandoti la lingua, non lacerandoti le vesti inginocchiato per terra, non maledicendo? Come puoi adorare, e magari amare, un Dio nemico eterno della vita? E come puoi permettere che nelle tue scuole, nelle tue parrocchie, s’imponga una favola così orrenda ai bambini? Non dovrebbe (è la violenza più spaventosa immaginabile) essere vietata ai minori di diciotto anni? Se non è bene raccontare ai bambini la storia di Jack lo Squartatore, come può essere consentito raccontargli la storia infinitamente più spaventosa di un Giudice che condanna esseri umani a essere torturati per tutta l’eternità? Noi SostieneRifredi vogliamo una legge dello Stato che vieti in tutte le scuole, anche quelle cattoliche, anzi che vieti in assoluto, come un reato, che si insegni l’inferno ai bambini.

In terzo luogo, oltre l’impensabilità e l’orrore, c’è l’antigiuridicità. L’inferno è anticostituzionale. Per almeno tre motivi. 1) La pena infernale non rispetta il principio di proporzionalità tra la pena e la colpa: punire qualsiasi reato o qualsiasi peccato con una pena infinita è infinitamente peggio che tagliare un braccio per il furto di una mela, che bruciare vivo un cristiano per il reato di eresia. Ciò è ancora più inaccettabile quando i peccati per cui si può essere dannati in eterno non appaiono, agli occhi di chiunque sia dotato di fede ma anche di ragione, di gravità tale da giustificare pene infernali, quali a) violare il precetto festivo, anche senza disprezzo4; b) rompere il digiuno prescritto dalla chiesa, anche senza disprezzo o ribellione5; c) commettere copula con donna sposata, anche consenziente il marito6; d) aiutare il padrone a scalare la finestra della donna illecitamente amata7; e) in genere compiere peccati venerei (In rebus venereis non datur parvitas materiae8). L’elenco sarebbe molto lungo ma lo si omette per brevità. 2) La pena infernale consiste in trattamenti atroci, contrari al senso di umanità. 3) Per definizione la pena infernale non tende alla rieducazione del condannato, non gli lascia alcuna chance di ravvedimento o di redenzione. Se uno Stato gestisse prigioni di tipo infernale verrebbe criticato dai giuristi e gli si mobiliterebbero contro le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie con alla testa Amnesty International. Altro che processo di Norimberga! Un’Auschwitz eterna, sia pure per peccatori, è quasi ancora peggiore di un’Auschwitz temporanea per innocenti.

L’inferno così proposto appare, quindi, un paradosso logico e morale, non essendo – per definizione – pensabile un sistema di giustizia divina enormemente più ingiusto dei sistemi di giustizia umana mediamente evoluti. Se la procedura penale e la teoria generale della pena dell’ordinamento giuridico italiano superano – per equità, ragionevolezza e pietas – la teodicea cattolica ne deriva che quest’ultima è da riformare radicalmente.

Noi SostieneRifredi riteniamo l’inferno un dogma indecente, contrario al pensiero realistico, al sentimento di pietà e di umanità, alla morale naturale (altro che DICO!) e alla religione civile dei diritti dell’uomo. Chiediamo alla chiesa di abolirlo o, quanto meno, di abbellirlo.

Note

  1. Jean Delumeau. Il peccato e la paura. L’idea di colpa in Occidente dal XII al XVIII secolo. Bologna, Il Mulino 2006.
  2. Henrici Denzinger Enchiridion Symbolorum, definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, quod post Clementem Bannwart et Ioannem B. Umberg S.I. denuo edidit Carolus Rahner S.I.. Editio 31, Herder, Barcinone-Friburgi Brisgovii - Romae MCMLVII.
  3. Dal Catechismo della Chiesa Cattolica (1992), Domanda 395: «Quando si commette il peccato mortale? Si commette il peccato mortale quando ci sono nel contempo materia grave, piena consapevolezza e deliberato consenso. Questo peccato distrugge in noi la carità, ci priva della grazia santificante, ci conduce alla morte eterna dell’inferno se non ci si pente. Viene perdonato in via ordinaria mediante i Sacramenti del Battesimo e della Penitenza o Riconciliazione».
  4. Denzinger, op. cit., 1202.
  5. idem, 1123
  6. idem, 1200
  7. idem, 453, con riferimento a op. cit. 1198
  8. idem, 5005