Quali sono le famiglie contro-natura?

di Franco Grillini, Bologna

«È un grave errore oscurare il valore e la funzione della famiglia legittima fondata sul matrimonio, attribuendo ad altre forme di unione i propri riconoscimenti giuridici, dei quali non vi è, in realtà, effettiva esigenza sociale» e «un’unione contro natura è senza il minimo rispetto per la religione. L’unico matrimonio è quello tra uomo e donna, che consente il permanere della specie umana. È uno di quei modelli di vita costruiti dall’uomo e che non si adeguano alla natura».

Quale di queste due dichiarazioni, contrarie all’istituzione delle unioni civili, è del cattolicissimo Benedetto XVI e qual è, al contrario, dell’imam Samir Khadi della moschea di Centocelle di Roma? Impossibile dirlo. Dio e Allah (e tutte le religioni del mondo, forse con l’eccezione del buddismo), sulla famiglia tradizionale, sembrerebbero per una volta d’accordo: l’unica famiglia legittima, come dice Natura, è quella fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Come mai, però, la Bibbia contempla una pluralità di sistemi familiari che oggi farebbero inorridire qualunque vetero-cattolico? C’è, ad esempio, il levirato che costringeva una vedova a prendere obbligatoriamente in sposo il fratello del marito defunto. Che dire delle settecento mogli di Salomone? Ci potremmo chiedere, con una punta di malizia, come faceva il poveretto ad assolvere gli obblighi coniugali…

Sulla famiglia, uno sguardo alla realtà e alla storia complica non poco le cose. La Sociologia, ad esempio, classifica ben più di una famiglia. Conosciamo famiglie poliginiche, quando vi sono più madri e un solo padre, famiglie poliandriche, composte da più padri e una sola madre e famiglie poliginandriche, o del matrimonio di gruppo, quando vi sono più madri e padri conviventi. Questi gruppi, pur senza il suggello divino, adempiono adeguatamente alla loro funzione, e cioè quella di riprodurre la società, da un punto di vista biologico, ma sopratutto da un punto di vista socio-culturale. Il legame stretto con la società rende le due realtà intimamente connesse e vicendevolmente mutevoli: la famiglia reagisce continuamente agli stimoli sociali e la società a quelli familiari.

I decenni centrali del ’900, ad esempio, sono stati per l’Occidente, come sostiene lo storico Eric Hobsbawm, «l’epoca del matrimonio e della sessualità interconiugale», tanto che nel 1960 almeno il 70% delle donne statunitensi (tra i 20 e i 24 anni) erano sposate e all’interno del matrimonio i ruoli erano gerarchici. L’abbattimento, almeno parziale, del machismo, con il ’68, ha portato a un cambiamento repentino e, sempre negli Stati Uniti, nel 2000, solo il 23% delle donne risulta essere sposata e assistiamo sempre più di frequente, almeno in Occidente, alla nascita d’unioni libere da vincolo matrimoniale che hanno tutte le caratteristiche, e il valore, della cosiddetta famiglia tradizionale. E questo lo confermano gli ordinamenti giuridici di molti Paesi che hanno riconosciuto uno status giuridico alle unioni di fatto, tutte quelle forme di convivenza fra due persone (anche dello stesso sesso), legate da vincoli affettivi ed economici, che non accedono volontariamente all’istituto giuridico del matrimonio o che sono impossibilitate a contrarlo. Il diritto, a differenza delle religioni, non è rimasto indifferente all’evoluzione dei costumi.

Ma è l’omosessualità l’oggetto principale della moderna inquisizione. Per i cattolici, che conosciamo più da vicino, le unioni gay sovvertirebbero, addirittura, l’ordine sociale fino - e ci sono state dichiarazioni in questo senso - all’estinzione della specie umana! Questo concetto, degno delle peggiori battute da bar-sport, è bizzarramente riproposto ogni qualvolta si parla di riconoscimento giuridico delle coppie gay: sono sterili, «non sono aperte alla vita»… Il codice deontologico dei medici contiene il divieto assoluto, ribadito anche nell’orrida legge 40 sull’inseminazione assistita, ai medici stessi, pena il decadimento della qualifica, di aiutare le coppie omosessuali nella riproduzione. Da un lato le coppie omosessuali sono sterili, dall’altro l’apparato giuridico, grazie ai dettami religiosi, vieta nella maniera più assoluta qualsiasi aiuto alle coppie omosessuali. Ma se sono sterili perché vietare loro di riprodursi?

Ma l’argomento più ridicolo utilizzato contro le coppie omosessuali è il concetto di contro-natura rispolverato e incensato a dovere dai pulpiti. La parola “natura” non viene utilizzata in senso strettamente biologico. Il comportamento omosessuale fa parte dei “naturali” comportamenti degli animali (uomo incluso), come testimoniano decine di testi e osservazioni scientifiche (L’omosessualità negli animali di Giorgio Celli, Il cosiddetto male di Konrad Lorenz tra quelli datati e il recente Biological Exuberance: Animal Homosexuality and Natural Diversity di Bruce Bagemihl). Se poi il problema è davvero questo sarebbe divertente capire ove, di grazia, in Natura, esiste il matrimonio tradizionale. Conosciamo la fedeltà “naturale” monogamica della volpe e del lupo o dei pappagallini che se vengono divisi non accettano un altro compagno o compagna, ma cani e gatti sembrerebbero inguaribili poligami entusiasti seguaci del libero amore, la mantide religiosa offre un ottimo esempio di naturale sado-masochismo: si mangia il marito durante l’amplesso e che dire di un uccello americano, la Silvia Americana, che ha abitudini morigeratamente monogamiche ma a volte… si adatta a prendere con sé qualche zitella concubina?

“Natura” è utilizzato dalle religioni con un significato filosofico, e indica «ciò che fa sì che le cose siano così come sono». Per il cristianesimo, ma ogni filosofia che usa il termine natura ne identifica uno diverso, la natura «si identifica con Dio che è omnium naturarum natura, “la natura di tutte le nature” e omnium naturarum conditor “fondatore di tutte le nature”, per usare una bella espressione di sant’Agostino [cf. Giovanni Dall’Orto, ‘Contro-natura. Quale natura?’, in Giampaolo Silvestri (a cura di), “Il verde e il rosa” (Cassero, Bologna 1988, pp. 61-65)]». Così l’omosessualità, le unioni-civili, i Pacs e via “contronaturaleggiando” sarebbero contrari alle leggi naturali volute da Dio, principio primo e ordinatore, che ha stabilito un immutabile “scopo” per ogni comportamento dell’essere umano.

Il concetto di natura appare nel mondo cattolico con la scolastica tommasea. Precedentemente il cattolicesimo ufficiale riteneva la natura (quella naturale) sentina di tutti i mali e, non a caso, la Bibbia assegna all’uomo il compito di dominarla e piegarla ai suoi voleri attraverso quel “crescete e moltiplicatevi” contestato con vigore da demografi ed ambientalisti. In seguito il concetto di Natura acquisisce fortuna perché diventa somma e simbolo dell’etica cattolica che i papi e la gerarchia vaticana propagandano come unica, universale, indiscutibile ed “iscritta da Dio nel cuore degli uomini”. Il concetto di “natura” diventa quindi la strada maestra dell’instrumentum regni.

Al di fuori della “natura” non ci può essere altra morale o altra etica e non esiste legittimità per altri stili di vita. Così oggi le nuove famiglie entrano nel mirino, a volte persino violentemente, degli strali della gerarchia per innestare il proprio discorso su pregiudizi, tabù e stereotipi. Oggi la Chiesa cattolica è diventata l’agenzia che più di ogni altra alimenta la sub-cultura del pregiudizio e del rifiuto della diversità che è alla base del razzismo omofobico. Ma spacciare la “famiglia tradizionale” basata sul matrimonio si scontra con un dato inoppugnabile e cioè l’evoluzione delle relazioni tra le persone, della loro affettività, delle relazioni amicali e comunitarie che ha portato negli ultimi decenni all’affermazione di un modello familiare del tutto improntato sulla scelta individualistica del partner più adatto e della relazione più soddisfacente.

Da questo punto di vista la gerarchia ecclesiastica sta lottando contro i mulini a vento perché ormai nessuno, o quasi, chiede più il permesso al Vaticano o al sacerdote di turno per costruire la propria famiglia. La vera rivoluzione dell’affettività negli ultimi trent’anni è incentrata sulla libera scelta di un partner e di una relazione in base alla soddisfazione, affettiva, sessuale, finalizzata a una felicità del tutto terrena. Stiamo assistendo a una progressiva perdita di potere della Chiesa cattolica come agenzia distributrice e promotrice di senso. Il “significato”, il “senso”, la motivazione della propria esistenza viene ricercata dalle persone sempre più dentro esse stesse e sempre più all’interno di una relazione o di un sistema di relazioni soddisfacenti. Sempre più gli esseri umani sono diventati “dio di loro stessi”.

In quest’ottica il Pacs acquista tutta la sua forza simbolica e tutta la sua valenza politica e ricorda le grandi vittorie su divorzio e aborto che hanno cambiato per sempre la costituzione materiale del nostro Paese. Ed è per questo che ormai la stragrande maggioranza degli italiani la condivide e la sostiene.

Note

Franco Grillini (Pianoro, BO, 14/3/1955), laureato in Pedagogia nel 1979, psicologo, psicoterapeuta e giornalista è stato presidente nazionale di Arcigay dal 1987 al 1998 e dal 2001 è membro della Camera dei Deputati.