Pregare: per credere o per guarire?

(Sulla presunta efficacia terapeutica della preghiera)

di Riccardo Baschetti (Padova)

Tra le innumerevoli idiozie che le religioni inculcano nelle fragili menti di coloro che credono nell’esistenza di un qualche dio spicca, in modo particolare, quella secondo cui pregare per un malato può indurre la divinità invocata a farlo guarire. Che un credente ammalato possa trarre qualche beneficio dal pregare per sé stesso non dovrebbe sorprendere nessuno, visto che l’autosuggestione e l’effetto placebo - senza bisogno di tirare in ballo cristi e madonne - possono egregiamente spiegare l’efficacia di quel tipo di preghiera «egoistica». Nello stesso modo si potrebbe anche spiegare un eventuale miglioramento di ammalati credenti che sanno che i famigliari pregano per loro.

 

Ma sconfina palesemente nella demenza la tesi secondo cui le preghiere a distanza per dei malati sconosciuti ed all’oscuro di queste possono favorevolmente influire sulla guarigione di quei tizi. Eppure negli Stati Uniti c’è chi, forte, probabilmente, del potente appoggio politico ed economico della destra religiosa integralista, è riuscito a far pubblicare su Archives of Internal Medicine, autorevole rivista medica americana, uno studio «scientifico» che dimostrerebbe l’efficacia, peraltro assai modesta, di quel tipo di preghiera «altruistica» [1]. Sulla base dei loro risultati, gli autori di quello studio concludono che «la preghiera può essere un’efficace aggiunta alla cura medica standard» ma, forse per non sprofondare del tutto nel ridicolo, ammettono che «la casualità resta una possibile spiegazione» di quel misero 10% di migliori risultati clinici riscontrato in quei pazienti per i quali, a loro insaputa, un gruppo di credenti aveva pregato quotidianamente per quattro settimane.

 

Com’era prevedibile, la pubblicazione di quello studio assurdo in una rivista così prestigiosa ha provocato lo sconcerto di molti medici, che hanno inviato alla rivista parecchie lettere di critica. Molte delle 15 lettere pubblicate a commento di quello studio [2-16] ne hanno demolito l’attendibilità scientifica, mettendo in risalto i suoi errori metodologici e statistici, senza i quali lo sbandierato effetto «terapeutico» della preghiera, già assai modesto per ammissione degli stessi autori dello studio, scomparirebbe del tutto. In più di una lettera si sottolinea che «affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie» [5, 6, 14], quelle che gli autori dello studio «scientifico» sulla preghiera sono ben lungi dal fornire. In una lettera [6] si dice che quegli autori, basandosi sui discutibili risultati del loro studio, in sostanza «suggeriscono la necessità di rivedere 500 anni di avanzamento scientifico nella nostra comprensione di come è organizzato il mondo fisico» [6]. Nella stessa lettera [6] si fa notare che con il progredire della scienza siamo diventati più sicuri che la terra è rotonda, che i limoni curano lo scorbuto e che forze sconosciute non muovono gli oggetti a distanza e ci si chiede se invece di dubitare dei fondamenti della scienza non faremmo meglio a mettere in discussione l’attendibilità dei risultati dello studio sulla preghiera. In un’altra lettera [2] si fa anche giustamente notare che quello studio solleva un importante problema etico, perché quelli che pregavano erano tutti cristiani. «Dovremmo forse condurre studi per stabilire se la preghiera cristiana è più efficace della preghiera ebraica o di quella musulmana?» [2], ci si chiede ironicamente nella lettera.

 

Archives of Internal Medicine, invece di scusarsi in qualche modo per aver ospitato sulle sue autorevoli pagine quello studio ridicolo e scientificamente inconsistente, ha pubblicato nello stesso numero del 26 giugno 2000 non solo le 15 lettere di critica (probabilmente le meno graffianti tra quelle ricevute), ma anche un lungo commentario di replica ai critici [17]. La pubblicazione di quel commentario, ancora più sconcertante dello studio sulla preghiera, non fa che rafforzare il sospetto che lo staff di quella rivista medica abbia subìto pressioni insostenibili da parte di forze politiche religiose, oppure che, addirittura, tra i responsabili della rivista, pubblicata in Arizona, si siano infiltrati elementi della destra religiosa integralista, quella che nel vicino Kansas era già riuscita ad infiltrare i suoi fanatici creazionisti in importanti organismi scolastici, col risultato di far bandire lo studio dell’evoluzione dalle scuole del Kansas [18].

 

L’autore di quel grottesco commentario [17], per dimostrare che lo studio «scientifico» sulla preghiera deve essere preso seriamente, sottolinea che una ricerca pubblicata su Nature [19] ha dimostrato che il 39% degli scienziati americani «non solo crede in Dio, ma in un dio che esaudisce le preghiere». L’autore del commentario, però, si guarda bene dal citare un’altra ricerca pubblicata anch’essa su Nature e condotta dagli stessi ricercatori [20], i quali hanno dimostrato che il 93% dei «grandi» scienziati americani non crede in dio. Nel commentario si afferma inoltre che gli individui senza fede religiosa hanno una vita più breve e meno sana di quella dei credenti. Se ciò fosse vero, i grandi scienziati americani, essendo quasi tutti atei, dovrebbero notoriamente avere una salute malferma e dovrebbero morire in giovane età. L’autore del commentario, nella sua malcelata foga religiosa, arriva persino a sostenere, più volte e con enfasi, che gli effetti della preghiera a distanza sono paragonabili a quelli della forza di gravità. Paragone quanto mai peregrino, visto che gli effetti della forza di gravità sono forti e costanti e invece quelli delle preghiere di milioni di credenti, concesso per assurdo che tali effetti esistano davvero, sono così deboli e incostanti da non aver impedito che papa Luciani morisse appena 33 giorni dopo la sua elezione e da non aver altresì impedito che la salute dell’attuale papa polacco sia sempre stata ben lungi dall’essere perfetta.

Va detto che il bigotto autore del commentario è del New Mexico, Stato che fa parte anch’esso, come l’Arizona e il Kansas, della cosiddetta Bible belt (cintura della Bibbia), quella fascia di Stati del sud dove la destra religiosa integralista è particolarmente forte ed agguerrita. Quali che siano le cause che hanno portato Archives of Internal Medicine a pubblicare quei due articoli smaccatamente religiosi e ammantati di pseudo scientificità, è certo che essi hanno dato un duro colpo all’immagine di serietà e d’autorevolezza che quella rivista si era guadagnata nel corso di molti decenni.

Bibliografia

  1. W.S. Harris et al. 1999. A randomized, controlled trial of the effects of remote, intercessory prayer on outcomes in patients admitted to the coronary care unit. 1999 Arch Intern Med 159: 2273-2278.
  2. R.P. Sloan, E. Bagiella. Data without a prayer. 2000 Arch Intern Med 160: 1870.
  3. D. Karis, R. Karis. Intercessory prayer. 2000 Arch Intern Med 160: 1870.
  4. J. Goldstein. Waiving informed consent for research on spiritual matters? 2000 Arch Intern Med 160: 1870-1871.
  5. W. Van der Does. A randomized, controlled trial of prayer? 2000 Arch Intern Med 160: 1871-1872.
  6. D.A. Sandweiss. P value out of control. 2000 Arch Intern Med 160: 1872.
  7. R.M. Hamm. No effect of intercessory prayer has been proven. 2000 Arch Intern Med 160: 1872-1873.
  8. J.M. Price. Does prayer really set one apart? 2000 Arch Intern Med 160: 1873.
  9. P.N. Pande. Does prayer need testing? 2000 Arch Intern Med 160: 1873-1874.
  10. D.E. Hammerschmidt. Ethical and practical problems in studying prayer. 2000 Arch Intern Med 160: 1874.
  11. F. Rosner. Therapeutic efficacy of prayer. 2000 Arch Intern Med 160: 1875.
  12. W.C. Waterhouse. Is it prayer, or is it parity? 2000 Arch Intern Med 160: 1875.
  13. D.R. Hoover, J.B. Margolick. Questions on the design and findings of a randomized, controlled trial of the effects of remote, intercessory prayer on outcomes in patients admitted to the coronary care unit. 2000 Arch Intern Med 160: 1875-1876.
  14. J.G. Smith, R. Fisher. The effect of remote intercessory prayer on clinical outcomes. 2000 Arch Intern Med 160: 1876.
  15. S.M. Zimmerman. Prayer can help. 2000 Arch Intern Med 160: 1876-1877.
  16. M.L. Galishoff. God, prayer, and coronary care unit outcomes: faith vs works? 2000 Arch Intern Med 160: 1877.
  17. L. Dossey. Prayer and medical science. A commentary on the prayer study by Harris et al. and a response to critics. 2000 Arch Intern Med 160: 1735-1738.
  18. R. Dalton. Kansas scientists help to oust creationists. 2000 Nature 406: 552-553.
  19. E.J. Larson, L. Witham. Scientists are still keeping the faith. 1997 Nature 386: 435-436.
  20. E.J. Larson, L. Witham. Leading scientists still reject God. 1998 Nature 394: 313.