Orgoglio gay? O-Gey!

di Sergio Martella

Qual è il momento più traumatico che una persona che si scopre omosessuale incontra nell’accettarsi? Tutta la letteratura del settore e le innumerevoli rappresentazioni filmiche sul tema, concordano nell’individuare che il punto di maggiore ansia e sofferenza culmina nell’atto della comunicazione della coscienza sessuale acquisita ai genitori, in particolare alla madre. «Come farò a dirlo a mia madre?». È questa la domanda che fa da apice della disperazione nel difficile percorso di acquisizione di coscienza. Il fatto è ben chiaro, in quanto la madre del giovane omosessuale è esattamente la persona più implicata nel processo di identificazione omosessuale del figlio o della figlia. Come tutte le entità che sono causa efficiente di un esito che si trasforma in evidenza, la madre sta nell’ombra. Sembra che non c’entri nulla e, tuttavia, in fatto di affetti, la personalità della madre è il vero mandante degli effetti.

 

L’efficacia di questa legge, cioè dell’immanenza dell’affetto materno sui destini dei nati, si comprende in tutta la sua estensione se si considera la tenace quanto irrazionale efficacia della religione. La religione, quella cattolica e cristiana in particolare, è l’esemplificazione più potente del potere della madre, del suo possesso sui figli, sulle figlie e perfino sul maschile. È il potere dell’Ombra, secondo Claudio Risé, psicoanalista junghiano, autore di numerosi saggi sul tema1. A mio parere la teologia monoteista coincide con il potere della madre. Non della donna, come rilevano concordi gli autori e perfino la giornalista Natalia Aspesi2, ma della madre. La teologia è esattamente la rappresentazione in chiave suggestiva e rituale della psicologia della madre3 e, badate bene, non esiste una psicologia ufficiale della madre. Di questa entità creante non si parla, non c’è menzione se non in veste di creatore onnipotente. Sebbene la teologia vaticana ripeta da sempre che la chiesa è madre, si fa ancora fatica a riconoscerne l’attribuzione perché questa identità non è di sesso femminile, ma è di ruolo: il ruolo della madre è uno e trino, perché potendo il ruolo materno generare un maschio, può assumere in sé, come proprio, anche il sesso maschile. Quale maschio può vantare un fallo più grande del fallo che è il figlio per la madre? Per un omosessuale rivelare alla madre il fatto di scoprirsi gay significa, di fatto, rendere palese il processo che lo ha reso tale. Il processo di esproprio del fallo del figlio da parte della madre, per compiersi, ha bisogno dell’omertà del silenzio o dell’incoscienza del figlio oggetto. Fino all’ultimo, la madre non ne vuole sapere.

 

La Chiesa riserva lo stesso esproprio della sessualità anche ai suoi ministri del culto. Guarda caso. Anche se questi non sono tutti omosessuali, non possiamo però sapere quanti di questi lo siano in modo che essi vivono come colpevole e dissimulato. È in ogni caso una verifica acquisita che la repressione sessuale generi nevrosi e anche perversioni nei comportamenti sessuali.

 

L’esibizione di orgoglio degli omosessuali che sfilano a Roma sotto le gonne della mamma-Luterano è una provocazione tra le più sfacciate che si possano immaginare. Si contrappone in questo modo la causa e l’effetto senza alcuna mediazione. Inoltre la Chiesa è affatto vulnerabile alle istanze omosessuali, dato che, velata nell’ipocrisia della cattiva fede, l’omosessualità è condizione di norma tra i militanti più osservanti nelle sue schiere. O-Gay, dunque all’orgoglio omosessuale! C’è tuttavia chi propone di trovare un compromesso, una soluzione indolore a questa lacerante ferita in questa mistica espressione della «civiltà cristiana». Si tratterebbe alfine di ribattezzare il Giubileo con un altro nome: «Viva l’Ano Santo del(le) Signore!»

  • Per i testi di C. Risé e per le tematiche sul maschile ed il materno vedi: www.maschiselvatici.it.
  • Natalia Aspesi. «Tra le mura di casa il potere è donna» in La Repubblica, 28 marzo 2000, p. 13.
  • Sergio Martella. Pinocchio eroe anticristiano. Il codice della nascita nei processi di liberazione. Ed. Sapere, Padova, 2000.