Editoriale

di Giorgio Villella

Da alcuni mesi sono il nuovo segretario nazionale dell’UAAR e mi accorgo di quante ore al giorno - certe volte giorni interi - devo dedicare alle varie incombenze, dalle più umili, spesso urgenti, alle più importanti. Mi viene allora da pensare con gratitudine soprattutto a Martino Rizzotti che ha fondato l’Associazione e poi l’ha guidata per anni, a Romano Oss che ha sostituito Martino Rizzotti iniziando l’avventura de L’Ateo con Luciano Franceschetti, e a quest’ultimo che, praticamente da solo, ha portato avanti la rivista nei numeri successivi. Adesso che l’associazione è consolidata e diffusa in tutto il centro nord, prima che io, come segretario dell’associazione, e Luciano, come direttore de L’Ateo, scoppiamo per il troppo lavoro, è necessario un salto di qualità nell’organizzazione. Tra le altre cose serviranno gli stimoli e le critiche dei soci: le critiche costruttive sono assolutamente necessarie. Spero a questo punto che si faccia avanti qualche altro collaboratore disposto a dare una mano a quella decina, scarsa, di persone che per ora ha fatto tutto. Ai circoli operanti da tempo, si sono aggiunti da poco i Circoli di Firenze, di Roma e di Genova; spero che si costituiscano presto quelli di Torino e di Napoli. Ci serviranno molti più soldi degli anni passati, che speriamo di ottenere con l’aumento del numero dei soci e con l’aumento della quota di iscrizione; la quota minima è rimasta ancora fissa a 20.000 lire, come dodici anni orsono, ma speriamo che siano sempre più numerosi i soci che si iscriveranno versando quote aggiuntive di sostegno.

 

In questi mesi abbiamo sostituito il socio che con competenza e passione si era occupato da principio della impaginazione della rivista e della organizzazione dell’elenco dei soci; questo ha comportato ritardi e disguidi che mi hanno portato via molto, troppo, tempo, così che non ho potuto invece concentrarmi su iniziative che avevo intrapreso da tempo e a cui mi dedicherò nei prossimi mesi:

 

  • Dal Ministero di Grazia e Giustizia cerco di ottenere l’abrogazione della circolare del 1926 che impone l’uso dei crocefissi nelle aule di giustizia; sono andato al Ministero solo due volte, più scambi di fax e lettere e di telefonate, ma bisogna avere perseveranza e faccia tosta a non finire per arrivare a una conclusione.
  • Dovrei pressare la Presidenza del Consiglio dei Ministri perché non ci respingano la domanda di Intesa senza neanche discuterla e senza neanche convocarci per sentire le nostre ragioni.
  • Dovrei ancora rivolgermi, per la prima volta, alla Ministro delle Pari Opportunità con una gran mole di dati sulla violazione, in questo paese, dei pari diritti degli atei.
  • Darmi da fare (ma come?) perché la stampa e la televisione parlino di noi in modo oggettivo. Quando, il 27 settembre 1999, è stata resa nota la sentenza sulla nostra domanda di cancellazione dal registro dei battezzati per chi ne faccia richiesta, solo parzialmente favorevole a noi, su tutti i giornali italiani è stata riportata la notizia in modo distorto e sferzante; solo dopo l’uscita su La Stampa di Torino, il 2 ottobre, di un lungo articolo di Luciano e mio, pubblicato con grande risalto, in cui facevamo il punto sulla situazione e correggevamo tutte le sciocchezze dette, abbiamo finalmente ricevuto molte richieste di informazioni da giornalisti e i contatti col nostro sito sono triplicati per qualche settimana; fra qualche mese il giudice di Padova emetterà la sentenza sul nostro ricorso avverso la sentenza del Garante e dovremo stare attenti che la stampa riporti la notizia in modo obbiettivo e con il risalto che merita, anche se fosse negativa.
  • Ci aspetta molto impegno anche per l’organizzazione della grande manifestazione per il 400° anniversario del rogo di Giordano Bruno a Roma il 17, 18 e 19 febbraio prossimi. Stiamo organizzandola con altre associazioni laiche con la partecipazione di artisti, delegazioni estere, ecc.; buon per noi che vi si dedica Martino Rizzotti, con la solita determinazione e competenza. E anche per questo ci servono finanziamenti straordinari.

A suo tempo avevo scritto all’Onorevole Maccanico, presidente della commissione che al Parlamento aveva invitato i rappresentanti di diverse religioni per sentire il loro parere sull’insegnamento della religione nelle scuole italiane in vista di una riforma; volevo essere sentito anche io per intervenire su un argomento che ci riguarda direttamente e che procura ai genitori atei molto angoscia per le conseguenze negative per i figli, sia se scelgono di farli avvalere, sia se scelgono di non farli avvalere, dell’insegnamento dell’ora di religione; in Italia gli atei o le persone senza alcuna religione sono all’incirca 7.835.000, il 13,6% della popolazione (Il Libro dei Fatti 2000, Adnkronos Libri, p. 824) ed evidentemente gli alunni con problemi a scuola dovuti allo scarso rispetto dello Stato alle loro legittime concezioni del mondo sono moltissimi; nelle lettere dei lettori dei quotidiani si trovano continuamente lettere di disagio per questa situazione. Ma la mia richiesta non ha ottenuto risposta; evidentemente essere atei in un paese con uno Stato ancora clericale, di fatto se non di diritto, è considerata una anomalia che non merita attenzione. Dovremo stare più attenti a che questa ignoranza della nostra esistenza e delle nostre legittime rivendicazioni non si ripeta.

 

Non ero bravo a scuola a scrivere i temi e adesso mi trovo a disagio a fare questo editoriale; per non farla troppo lunga, mi fermo qui e vi dedico la mia vignetta qui sotto.

 

Giorgio Villella,
segretario nazionale dell’UAAR