Documento internazionale

PETIZIONE

APPELLO ALLE NAZIONI UNITE PER RICONSIDERARE
LO STATUS DELLA SANTA SEDE NELLAMBITO DELLONU

Si deve contiunare a trattare la Chiesa cattolica romana come uno Stato?

Mentre le Nazioni Unite celebrano il loro 50° anniversario e sono impegnate in un processo di revisione e di riforma, noi sollecitiamo l’Organizzazione delle Nazioni Unite, il Segretario generale e gli Stati membri, a valutare se sia corretto permettere alla Santa Sede, che è un’entità religiosa, di agire alla pari con gli Stati delle Nazioni Unite. Noi riteniamo che la Santa Sede - operante nelle Nazioni Unite quale Osservatore permanente di Stato non membro - non risponda ai criteri accettati di entità statale, essendo piuttosto, e in effetti, un braccio governativo di una istituzione religiosa e non civile. Inoltre, una ricerca può documentare che la Santa Sede prevarica - con crescente frequenza - la sua posizione di osservatore, bloccando l’azione e lo sviluppo del consenso fra gli Stati membri.

Se tale ricerca dovesse arrivare alla conclusione che la Santa Sede non ottempera a razionali e moderni criteri di entità statale, noi solleciteremmo allora le Nazioni Unite a cambiare la posizione della Santa Sede, in modo che essa rifletta adeguatamente la sua natura di importante istituzione non governativa. Inoltre, riteniamo che gli standard di imparzialità e di neutralità in materia di religione dovrebbero suggerire comunque un cambiamento nello status della S.S., tale da stabilire parità tra la Chiesa Cattolica Romana e le altre analoghe istituzioni religiose e non governative. Mentre riconosciamo i notevoli contributi che tutte queste istituzioni portano alle Nazioni Unite (e noi accogliamo favorevolmente la partecipazione di voci religiose, dal momento che noi ci confrontiamo con le istanze del nostro tempo), riteniamo altresì che nessuna istituzione religiosa dovrebbe godere maggiori privilegî maggiori di qualsiasi altra organizzazione non governativa.

 

Riteniamo che, del fatto che la Santa Sede operi come un corpo religioso e non come uno Stato, non vi sia prova più evidente - nell’ambito dell’ONU - delle parole degli stessi rappresentanti della Chiesa. Per darne un esempio, ecco quanto ha pubblicato la Permanent Observer Mission della Santa Sede:

 

    «Come membro effettivo della Comunità internazionale, la Santa Sede si trova in una situazione assai particolare, perché la sua natura è di carattere spirituale. La sua autorità … è religiosa e non politica … Il vero e unico regno della Santa Sede è il regno della coscienza».

Paolo VI, nel suo discorso d’indirizzo dinanzi all’Assemblea Generale nel 1965, si presentò «quale rappresentante d’una religione che crede che la salvezza si ottenga attraverso l’umiltà del suo divino Fondatore». Allo stesso modo, nel suo discorso rivolto all’Assemblea Generale nel 1979, Giovanni Paolo II si riservò un ruolo esclusivamente ecclesiastico. «La natura e gli scopi della missione spirituale della Sede Apostolica e della Chiesa rendono la loro partecipazione alle attività dell’ONU molto diversa da quella degli Stati, che sono comunità in senso politico e temporale».

Più recentemente, monsignor Diarmuid Martin, delegato vaticano alle conferenze delle N.U., si è richiamato all’«insegnamento sociale della Chiesa» come alla «principale ispirazione delle posizioni assunte dalla S.S. alle conferenze». L’arcivescovo Renato R. Martino, capo della diplomazia vaticana presso le N.U., ha ribadito la natura religiosa della S.S., ripetendo l’asserzione di chi sostiene che il Vaticano ha il diritto di parteciparvi, perché esso è l’unica voce per i cattolici. Martino ha anche aggiunto che «l’unica voce della Chiesa cattolica … è verità oggettiva che rimane immutabile».

Naturalmente, la Santa Sede opera all’interno delle Nazioni Unite al fine di divulgare punti di vista religiosi. Molte volte, e di continuo, abbiamo constatato e visto come dimostrati l’inappropriatezza e gli effetti negativi che derivano dal consentire alla Santa Sede di usare l’organizzazione dell’ONU al fine di propagandare le posizioni teologiche della Chiesa Cattolica. Per esempio, i delegati della S.S. - ricorrendo alla scomunica della Chiesa cattolica romana in merito alla contraccezione - tentano di ostacolare l’accesso a tutti i metodi di pianificazione famigliare che non siano quello approvato dal Vaticano: astinenza periodica.

 

Nelle Conferenze dell’ONU - da Rio de Janeiro (Conferenza mondiale sull’ambiente e lo sviluppo del 1992) a Pechino (Conferenza mondiale sulla donna, del 1995) - c’è stata una crescente veemenza della diplomazia vaticana, la quale sacrifica sostanziali consensi, ottenuti dalle Nazioni Unite riguardo ai diritti delle donne e alla procreazione, di fronte a teologici ordini del giorno imposti dalla Chiesa. E poiché le Nazioni Unite si occupano sempre più di istanze sociali, oltre che di conflitti politici, la sostanziale intrattabilità della Santa Sede diventa ancor più problematica. Nello spirito della recente Conferenza di Pechino non possiamo ignorare più a lungo i problemi che la collocazione della S.S. nell’ambito delle N.U. presenta. È in giuoco la prosperità di innumerevoli persone che così rischia di finire.

 

Noi sottoscritti crediamo che sia del tutto inappropriato, per la Chiesa Cattolica romana, partecipare come membro votante alle conferenze delle Nazioni Unite; qualche contributo potrebbe darlo soltanto in virtù della sua posizione, ossia in qualità di Osservatore Permanente di Stato non membro. Le Nazioni Unite hanno l’obbligo morale di essere neutrali in materia di religione. I privilegî attualmente concessi alla Chiesa Cattolica romana, sotto gli auspici della Santa Sede, violano tale imparzialità, e pertanto, nell’interesse dell’equità, dovrebbero essere abrogati.

Promotori

  • Catholics for a Free Choice (CFFC), Washington, DC, USA;
  • International Women’s Health Coalition, New York, USA;
  • Latin American and Caribbean Women’s Network, Santiago, Chile;
  • International Humanist and Ethical Union (IHEU), London;
  • National Coalition of American Nuns, Chicago, Illinois, USA;
  • Women in Development in Europe (WIDE), Brussels, Belgium;
  • Women’s Global Network for Reproductive Rights, Amsterdam, The Netherlands;
  • etc…

Indirizzo della petizione:

    CFFC
    1436 U Street, NW, Suite 301
    Washington, DC 20009
    USA

(traduzione dall’originale inglese di Biancamaria Mantovani Donadello)