Laicità dimezzata

di Martino Rizzotti

Intese pendenti

Laicità è il trimestrale del Comitato Torinese per la laicità della scuola e costituisce senza dubbio uno dei fogli laici più informati e apprezzati. Purtroppo la sua informazione si ferma alle religioni. Infatti nel ricapitolare la situazione delle intese con lo stato, nel numero di febbraio del 1996, si elencavano tutte le intese relative alle varie religioni, fossero esse già stipulate o bloccate a qualche punto della procedura, dimenticandosi però della richiesta di intesa avanzata dall’UAAR in rappresentanza degli atei e degli agnostici, nonostante le nostre posizioni al riguardo fossero note. In aprile il sottoscritto informò il direttore di Laicità sullo stato della nostra intesa, ma la segnalazione non ebbe seguito. Nel gennaio 1997 il sottoscritto fece nuovamente presente il vuoto di informazione con lettera inviata anche agli altri periodici laicisti, e finalmente la notizia venne data nel numero di febbraio dello stesso anno.

Ora si sta ripetendo la stessa «dimenticanza». Infatti nel numero di dicembre del 1997 viene ripreso l’esame delle intese senza fare il minimo accenno a quella dell’UAAR. Per Laicità gli atei e gli agnostici non esistono, come per la Costituzione, oppure non esercitano «culti», come per la Presidenza del Consiglio, e quindi non hanno titolo per stipulare un’intesa. Insomma il trimestrale Laicità sembra più arretrato della stessa giurisprudenza costituzionale. Infatti quest’ultima ha ribadito a più riprese che le disposizioni relative alle religioni si devono ritenere implicitamente estese alle concezioni del mondo non religiose altrimenti queste ultime risultano discriminate. Per esempio «l’ateismo è protetto dall’art. 19 della Costituzione, quindi nell’ambito della libertà di religione, e non solo all’interno dell’art. 21 della Costituzione, quale libera espressione di pensiero», come dettò la Corte costituzionale con sentenza n. 117/1979, ripresa nel nostro ricorso al Capo dello Stato contro il rifiuto opposto dalla Presidenza del Consiglio all’intesa con l’UAAR.

 

Comunque queste benevole interpretazioni non sono niente di più che foglie di fico sulle vergogne delle discriminazioni di fatto. Mentre per la Chiesa cattolica c’è sempre la pappa pronta, scodellata da solerti maggioranze parlamentari e da governi servili, tutti gli altri sono costretti a mendicare per ottenere le briciole, e ad atei ed agnostici non è concessa neppure la menzione. In effetti si deve passare sollecitamente dalle interpretazioni pluralistiche al cambiamento esplicito della Costituzione cancellandone le parti confessionali a cominciare dal famigerato articolo 7. E in questa operazione di ripulitura si dovrebbe parlare sempre di concezioni del mondo o di scelte filosofiche, senza neppure citare le religioni in quanto non sono che delle particolari concezioni del mondo. In questo modo cadrebbero almeno le premesse per le discriminazioni legali, se non per quelle reali. La tendenza sembra purtroppo molto diversa, cioè lasciare la Costituzione così com’è nei principi fondamentali, compresi quelli grondanti confessionalismo, e promuovere una nuova legge sui culti che prospetta la medesima discriminazione assoluta nei confronti di atei ed agnostici, cioè neppure la loro menzione, come se non esistesse (o non dovesse esistere) tale categoria di cittadini.

Impegno unitario

Purtroppo le rimostranze nei confronti del Comitato torinese per la laicità della scuola non si fermano qui. Infatti l’UAAR si è sempre battuta per costruire un fronte laico degno di questo nome promuovendo, come passaggio ineludibile, l’unità d’azione delle associazioni laiciste. Quando, per avviare questo processo, fu formalizzata la nascita del CIAL (Coordinamento italiano delle associazioni per la laicità), il direttore di Laicità fu invitato e approvò quell’atto di nascita. Le conseguenze furono scarse, ma noi continuiamo a credere che l’autenticità della lotta laicista si riveli anche nell’impegno unitario.

Comunque quella volta si ritenne opportuno coinvolgere il Comitato torinese per la laicità della scuola, nonostante si trattasse di un’associazione settoriale, che si occupava espressamente della scuola, in quanto le associazioni laiciste complessive annettevano e annettono a questo settore un’importanza cruciale. Invece quando c’è un’iniziativa laica sulla scuola non si ritiene opportuno, a quanto pare, invitare le associazioni laiciste complessive, per lo meno l’UAAR. Infatti Laicità rende puntualmente conto di incontri sulla scuola, anche nazionali, ai quali l’UAAR, che pure in questo settore ha preso varie iniziative (come del resto tutte le associazioni laiciste) non viene neppure invitata, e meno che meno coinvolta nel ruolo di co-promotrice. Si ritiene forse che lasciare da parte gli atei e gli agnostici favorisca la lotta per uno stato e una scuola più laici?

In un articolo sulla scuola scritto insieme con un dirigente della “Giordano Bruno” e pubblicato nell’autunno dell’anno scorso terminavamo auspicando «un incontro urgente fra tutte le associazioni impegnate su questo fronte» (quello della lotta per una scuola davvero laica). Noi speriamo che nel futuro il Comitato torinese per la laicità della scuola e il suo trimestrale Laicità siano meno dimentichi nei confronti di atei ed agnostici e adottino una logica meno gradita alla comune controparte. L’esigenza è quella di arrivare rapidamente ad un confronto per verificare almeno la possibilità di una campagna di mobilitazione delle coscienze. È evidente anche ai ciechi che le maggiori autorità del paese sgomitano per arrivare primi a fare un bel regalo a Wojtila in occasione del giubileo cristiano, e lui ha fatto capire anche ai sordi che vuole in regalo la scuola. Non è una ragione sufficiente per unire le forze? Qualcuno crede davvero che l’oratoria brillante e solitaria possa qualche cosa contro la potenza di fuoco dei nostri avversari, o forse suscita qualche fastidio l’idea che diventi decisiva un’ampia mobilitazione di studenti e cittadini laici? Fatecelo capire, ma in fretta! I tempi del servilismo governativo e dell’offensiva millenaristica non consentono attendismi.