Lettera aperta al papa

di Carmelo R. Viola

Egregio signore,

 

apprendo dal notiziario del TG1 del 29 agosto 1993 del Suo essere compiaciuto del fatto che i Paesi balcanici sarebbero finalmente «…usciti dal tunnel dell’ateismo forzato». Io non so quanto colà l’ateismo sia stato… forzato (supposto che possa esserlo!); so per certo che Ella non ha alcun diritto morale di condannare violenze mentali di sorta dal momento che la Sua Chiesa è responsabile di un vero e proprio sequestro di coscienza preventivo a carico dei bambini: un delitto autentico che si chiama catechesi infantile.

La Sua Chiesa è nata dall’usurpazione del cristianesimo, si è resa popolare con l’assimilazione del folclore pagano, è diventata potente complottando con i potenti. L’ultima delle massime imprese del Vaticano è il contributo dato alla perestrojka, la più grande catastrofe politica di tutti i tempi che ora sta ricadendo sull’Italia e su tutto il mondo in termini di maggiore disoccupazione, di maggiore criminalità (mafia!), di maggiore instabilità sociale, di maggiore rischio di rovina planetaria. E ciò indipendentemente dagli errori, (spesso indotti), a torto o a ragione attribuiti all’esperimento sovietico. Altro che benefica fine della «guerra fredda» (per altro imposta all’URSS dal mondo occidentale)!

La storia della chiesa brilla dei bagliori dell’inquisizione (che ha funestato l’Europa per molti secoli), risuona dello stridio delle spade dei Crociati, emerge per una somma spaventosa di inaudite crudeltà fisiche e morali consumate contro l’umanità, in ispecie contro i più deboli. La ragion d’essere di essa risiede nella crudeltà delle masse acefale e nella protezione degli Stati conniventi. Infine, la Sua pretesa «vicarietà divina» e l’infallibilità dei Suoi dogmi sono destituiti di ogni fondamento logico e scientifico.

Se Ella non fingesse di non conoscere la totale gratuità e abusività delle Sue istituzioni autocratiche e parassitarie, non ci verrebbe a parlare di ateismo. Il quale non è niente di diabolico, ma solo il risultato del laicismo posto davanti al pregiudizio politico - demagogico del dio - persona che, essendo una contraddizione in termini, si nega da sé. Ora, il laicismo non solo non ha bisogno di essere forzato perché risulta dalla non infusione di non importa quale preconcetto religioso, cioè dalla non catechesi, ma è un dovere educare alla laicità (specie da parte di uno Stato moderno) e per il rispetto che si deve alla sacrosanta innocenza mentale del bambino, per il bene dello stesso e per il rispetto che si deve alla verità storica e scientifica per il bene di tutti.

 

Ma sappiamo bene (ed Ella per primo) che la libertà da sempre reclamata dalla Chiesa è solo la propria libertà di disporre con assoluta discrezionalità della ragione e della volontà dei popoli che le sono malauguratamente sottomessi o ne subiscono comunque l’influenza. Ove siffatta «libertà» è «ingabbiata», come è avvenuto in tutta l’area dell’ex URSS e negli stati a sistema sociale affine, la Sua Chiesa grida allo scandalo attribuendo ai propri avversari ciò su cui essa ha sempre costruito il proprio strapotere. Al contrario, dove tal libertà è in auge là la Chiesa ritrova la… presenza di Dio anche se, come nel caso specifico, ardono le fiamme dell’inferno capitalista, dove non c’è posto per «l’amore del prossimo»!

 

Egregio signore, so bene quanto poco Le importi di questa lettera sul piano ufficiale, voglio dire dell’esercizio del Suo potere. Infatti, la mia è una voce estranea al grande mercato del potere stesso e può perfino restare letteralmente sommersa e soffocata dalle grida dei mercanti e dei loro faccendieri e compari. Ma poiché Ella non è priva di notevole acume intellettuale (senza del quale, infatti, non potrebbe essere quello che è), non resterà indifferente alla stessa a colloquio con se stesso. Ma ciò non comporterà alcuna conseguenza sul piano pratico perché non darà alcun riscontro come se la ignorasse. Tuttavia, questa nota sopravviverà nel tempo e sarà un non indifferente elemento di giudizio della Sua persona e della Sua Chiesa.

 

La mia motivazione immediata è quella di metterLa davanti all’interlocuzione leale di un non fedele (o, se preferisce, suddito spirituale), a cui Ella, dico Ella personalmente - non un Suo scriba - non può rispondere per non abbassare il prestigio.

 

Della Sua autorità, proprio così qualificando il valore reale di questa ultima in rapporto alla disarmata e disarmante naturale fraternità di Cristo (vero o mitico non importa), di cui Ella si proclama, in forza della sola fede, legittimo e unico successore.

 

Un saluto dal laico

 

Carmelo R. Viola