Il digiuno del Ramadan tra rivelazione, coscienza, legge e scienza

di Stefano Bigliardi

 

Il digiuno durante il mese di Ramadan (che gli ignoranti, con ripetizione della “m”, chiamano “Ramadam”: ma dopo questo articolo non ci saranno più scuse) ha una precisa base coranica. Alla Sura II, versetto 185, troviamo:

«È nel mese di Ramadân che abbiamo fatto scendere il Corano, guida per gli uomini e prova di retta direzione e distinzione. Chi di voi ne testimoni [l’inizio] digiuni. E chiunque è malato o in viaggio assolva [in seguito] altrettanti giorni. Allah vi vuole facilitare e non procurarvi disagio, affinché completiate il numero dei giorni e proclamiate la grandezza di Allah Che vi ha guidato. Forse sarete riconoscenti!» [1].

Il Corano è creduto essere la trascrizione fedele della parola di Dio quale fu ascoltata dal Profeta Muhammad (italianizzato in Maometto, 570-632 d.C.) nel corso di una Rivelazione più che ventennale iniziata nel 610 d.C. e mediata, secondo la tradizione, dall’Arcangelo Gabriele. Durante il Ramadan, nono mese del calendario islamico, si mette in pratica un digiuno religioso che era già osservato prima della Rivelazione stessa dal Profeta e dagli arabi e che trova precedenti o analoghi anche nel Giudaismo e nel Cristianesimo. Il Corano, più che istituirlo ex novo, lo conferma, caricandolo di un nuovo e particolare valore e caratterizzandolo come obbligo.

Dio (Allah, in arabo) parla di sé, nella Rivelazione, sia alla prima persona plurale sia alla terza persona singolare, ed è questo il caso del versetto appena riportato. La primissima parte del versetto apre un problema teologico e di interpretazione non da poco. A cosa sarebbe riferito lo “scendere” del Corano, se appunto la Rivelazione del Corano nel suo complesso fu graduale e avvenne nel corso di lunghi anni? Potrebbe trattarsi della “calata” del Corano dalla “mente di Dio” al “livello” dell’Arcangelo (qualunque cosa questo significhi), ma si può incontrare una versione tradizionale un po’ più semplice secondo cui il Ramadan è la celebrazione di quel fatale mese di Ramadan di più di 1.400 anni fa in cui il Profeta cominciò a ricevere la Rivelazione.

Se il punto storico-teologico è arduo, ardua è anche la pratica. Durante questo periodo i musulmani adulti [2] si astengono dal cibo e dalle bevande, dal sesso, dal fumo, e in generale dalle azioni che “sporcano” la coscienza, come la maldicenza, l’invidia e così via. I peccati proibiti durante tutto l’anno sono considerati ancor più gravi se commessi durante il Ramadan, mentre le buone azioni sono particolarmente incoraggiate e si crede che godano di maggiori ricompense. In altre parole, il Ramadan ha una valenza purificatrice ma è anche un’espressione di rinnovata e fervente gratitudine a Dio. Il digiuno del Ramadan è una delle cinque pratiche fondamentali dell’Islam, o Cinque Pilastri, insieme alla testimonianza di fede in Dio e in Muhammad come suo Profeta, alla preghiera cinque volte al giorno, all’elemosina, e al pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita.

Poiché il calendario islamico è lunare la celebrazione del Ramadan retrocede rispetto alle stagioni di circa dieci giorni ogni anno. Particolarmente gravoso, nei Paesi per esempio nordafricani, è il Ramadan che cade nel periodo estivo caratterizzato da giornate lunghe e afose [3], ma problemi seri si pongono ovviamente anche ai musulmani che vivono in regioni nordiche caratterizzate sì da giornate non afose ma da nottate brevissime (questi ultimi musulmani possono comunque regolarsi sul Paese islamico più vicino, o sulla Mecca [4]). Le persone in viaggio, o impegnate in combattimento, le donne in gravidanza e allattamento, o durante il mestruo, e gli ammalati, possono però posporre il digiuno, e possono astenersene gli anziani e i malati gravi. Un’altra causa lecita di astensione dal digiuno è la minaccia di morte.

Il concetto di “mangiare” e “bere” si estende all’immissione di qualunque materiale o liquido nel corpo (per esempio anche mentre ci si lavano i denti, o si è in piscina, o durante una visita dentistica), attraverso qualunque canale (inclusi naso e orecchie), tuttavia l’ingestione o immissione accidentale/involontaria non conta come interruzione per la quale occorra una pratica compensativa [5]. L’assunzione di medicinali, sotto forma di pillole o liquidi, se sono essenziali per tenere sotto controllo una malattia, è considerata come interruzione lecita del digiuno ma è poi necessario recuperare digiunando in seguito [6]; le iniezioni sembrano cadere in una “zona grigia”, come pure l’uso di sostanze profumate, e si richiedono sottili distinzioni caso per caso [7]. Analogamente, sono previste pratiche di compensazione in caso non si sia proprio in grado di digiunare, come lo sfamare una persona bisognosa per un numero di giorni equivalente a quelli che si sono saltati. La misura prevista per l’espiazione dell’interruzione volontaria del digiuno (senza alcuna causa valida) è un altro digiuno, successivo al Ramadan, di sessanta giorni, oppure lo sfamare sessanta persone in stato di necessità, o ancora (cosa un filino più difficile al giorno d’oggi, ma in fondo non impossibile) la liberazione di uno schiavo.

Al calar del sole il digiuno viene interrotto consumando pasti di solito più sontuosi del normale, la cui composizione specifica varia da Paese a Paese. Tipico è però cominciare il pasto serale, detto iftar, con un dattero, come secondo la tradizione avrebbe fatto il Profeta, o con l’acqua. Alle cinque preghiere canoniche se ne aggiunge in tempo di Ramadan una speciale, notturna, e non è inconsueto che tale pratica includa una rilettura integrale del Corano distribuita lungo tutto il mese. Il Ramadan termina con una festa chiamata Eid al-Fitr, o “della rottura”.

Poiché vivo e lavoro da quasi due anni in Marocco, posso testimoniare che alla pratica generale del Ramadan si accompagna un largo spettro di reazioni e di argomentazioni individuali. Può capitare di ascoltare un’ammissione di fede piuttosto tiepida (se non di ateismo!) unita alla precisazione che comunque si digiuna “per motivi culturali” (una variante diffusa tra gli studenti è “per non deludere la mia famiglia”). Oppure ancora, chi vive il Ramadan religiosamente si affretta comunque a giustificarlo anche “razionalmente/scientificamente” accampando i vantaggi che il digiuno rappresenterebbe per la salute (vantaggi, in realtà, tutti da dimostrare, visto appunto l’apporto calorico maggiore dei pasti consumati durante la notte rispetto alla dieta ordinaria durante il resto dell’anno [8]). Un’altra pratica molto comune, che ovviamente però non tutti possono permettersi, è quella di dormire durante il giorno, “aggirando” in sostanza gli aspetti fisicamente più gravosi delle prescrizioni divine. È poi usuale ascoltare frasi come “il Ramadan è un mese in cui non si mangia, in modo da sentirsi più vicini ai poveri”, anche se, come abbiamo visto, di notte si mangia eccome, ed è piuttosto discutibile che, a chi il cibo davvero manca, sia d’aiuto il fatto che qualcun altro se ne astenga durante il giorno per un mese all’anno.

C’è, ovviamente, anche chi non digiuna affatto: alcune persone lo ammettono senza problemi, altre invece preferiscono glissare sull’argomento, imbarazzate. E, in ogni caso, tutto avviene lontano dagli sguardi della gente! In Marocco, infatti, l’Articolo 222 del Codice Penale punisce con la detenzione da uno a sei mesi e una multa tra i 200 e 500 dirham chiunque «notoriamente conosciuto per la sua appartenenza alla religione musulmana rompa platealmente il digiuno in un luogo pubblico durante il periodo del Ramadan, senza un motivo ammesso da tale religione» [9]. Ovviamente l’espressione “notoriamente conosciuto” si presta a interpretazioni ampiamente discrezionali, e l’autorità può benissimo scegliere, e anzi lo ha fatto, di considerare il cittadino marocchino automaticamente come musulmano (a dispetto della realtà delle cose [10]). In tempi recenti si sono infatti registrati arresti, condanne (rinviate) alla reclusione e persecuzioni legali [11]. Aggiungiamo che l’Islam, in Marocco, è costituzionalmente la religione di Stato (Articolo 3) [12], e che l’Articolo 220 sempre del Codice Penale prevede la detenzione da sei mesi a tre anni, nonché una multa tra i 200 e i 500 dirham, per «chiunque impieghi dei mezzi di seduzione al fine di scuotere la fede di un musulmano o di convertirlo ad altra religione, sia sfruttando la sua debolezza o i suoi bisogni, sia utilizzando a tali fini delle istituzioni preposte all’istruzione, alla salute, degli asili o degli orfanotrofi» (in quest’ultimo caso l’istituzione può essere chiusa temporaneamente fino a tre anni, o per sempre) [13]. Altri Paesi in cui il mancato rispetto del digiuno in pubblico è punito secondo la legge sono l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, il Pakistan, il Brunei, e le misure a volte si applicano anche ai non musulmani (per esempio in Arabia Saudita possono essere deportati), i quali in ogni caso, anche se non formalmente sanzionati, possono sperimentare intensi disagi durante un soggiorno in un Paese islamico nel mese di Ramadan [14].

Il Ramadan però pone anche problemi all’intersezione di religione, scienza e pratica. Tradizionalmente, infatti, la determinazione dell’inizio e della fine del mese di Ramadan (come peraltro di altre date cruciali del calendario lunare) deve avvenire con l’osservazione della primissima falce di luna a occhio nudo. È accaduto che tale osservazione avvenisse in momenti diversi per diverse comunità musulmane, anche presenti nello stesso territorio politico, a causa di differenti condizioni atmosferiche (ma anche di rivalità o di errori puri e semplici) e persino in momenti in cui secondo i dati astronomici la Luna non poteva essere affatto visibile indipendentemente dalle condizioni del cielo [15]. Il risultato è stato, ed è tuttora, l’inizio del Ramadan sia in momenti differenti per differenti comunità, sia a dispetto di quanto dice l’astronomia (scienza peraltro in cui il mondo islamico vanta a buon diritto un’eccellenza storica).

In Marocco il processo decisionale, disciplinato dal Ministero per gli Affari Islamici, coinvolge osservatori sparsi in tutto il Paese, implica che un avvistamento debba essere annunciato da più di una fonte qualificata e confermata, e che comunque tale avvistamento non contraddica la data minima per la visibilità della Luna prevista su base scientifica. In ogni caso, sulla base di tale complicato processo, la conferma dell’inizio di questa e altre festività da parte del Ministero, in nome del re, si ha solo la sera prima, determinando di fatto una certa suspense. Occorre notare che tutti i Paesi musulmani adottano il calendario solare ma che le festività religiose come il Ramadan vengono osservate anche civilmente, e quindi le date “sospese” (nonché “retrocedenti” rispetto alle stagioni) hanno un impatto anche sugli impegni di lavoratori e studenti. La mia università, all’inizio dell’anno, distribuisce un calendario in cui certe date sono indicate come soggette a conferma.

Per chiarire: la mescolanza di criteri scientifici e di criteri tradizionali che ho menzionato poc’anzi è paragonabile, a grandi linee, al caso di qualcuno che insistesse con un ginecologo perché costui basasse la determinazione del sesso di un nascituro tanto sull’immagine ecografica quanto sulle note superstizioni sulla “forma della pancia” della madre … salvo ignorare queste ultime se contraddette dalla prima!

Esistono in effetti anche musulmani esclusivamente “pro-scienza” i quali, proprio per poter contare su un calendario lavorativo più chiaro, invitano le autorità ad adottare il solo criterio astronomico e a unificare la pratica in tutti i Paesi musulmani o comunque in macro-aree omogenee; è il caso dell’astrofisico algerino Nidhal Guessoum [16].

L’idea, però, stenta a radicarsi. Come ho detto, non è che il criterio scientifico sia scartato del tutto, anzi (a parte il caso di certi gruppi oltranzisti: ma anche l’Arabia Saudita è passata al calendario “occidentale” per le scadenze civili nel 2016, e peraltro per ragioni piuttosto venali [17]). Ma il punto è che le autorità religiose sarebbero completamente escluse, e screditate quanto alla loro immagine, da una totale adozione del criterio astronomico. E, oltre a questo, si apre un problema teologico delicato e potenzialmente dirompente, di cui le autorità religiose stesse sono ben consapevoli. I musulmani che vorrebbero che il Ramadan e le altre festività fossero comunicate all’inizio di ogni anno con certezza fanno infatti riferimento, più o meno implicito, a un criterio di comodità e praticità dettato dalla modernità. Ma allora (e qui torniamo al tema del Ramadan come digiuno) anche l’astensione da cibo, bevande e sesso durante le ore diurne per un mese intero non è esattamente pratica e confortevole …

 

Note

[1] Il Sacro Corano, traduzione interpretativa di Hamza Piccardo, disponibile qui: http://www.corano.it/corano_testo/2.htm – Le sure sono i capitoli (114 in tutto) in cui sono raggruppati i versetti del Corano.

[2] I bambini possono allenarsi con mezza giornata di astinenza.

[3] Curiosamente, l’etimologia del nome Ramadan fa riferimento all’afa estiva, forse testimonianza di un’epoca antica in cui gli arabi cercavano, intercalando mesi nell’anno lunare, di farlo procedere di pari passo con quello solare. Ma il “calore” potrebbe anche essere quello spirituale, il “fervore” che brucia i peccati durante questo particolare periodo. Vedere Martin Plessner, “Ramaḍān”, BrillEncyclopaedia of Islam, Second Edition: http://referenceworks.brillonline.com/entries/encyclopaedia-of-islam-2/r…

[4] Vedere per esempio Carol Kuruvilla, “Here’s How Long Muslims Fast Around The World”, HuffPost, 24 maggio 2017: https://www.huffingtonpost.com/entry/ramadan-fast-hours-2017_us_591dd1c8…

[5] Vedere per esempio le istruzioni pubblicate qui: http://www.ramadan.com.au/faq

[6] Vedere per esempio: http://islamqa.org/shafii/qibla-shafii/33549

[7] Vedere per esempio: http://www.islamvicenza.it/Pdf/rampratica.pdfhttps://islamqa.info/en/37706http://www.fatwas.online.fr/fatwas/ramadan6.htm – Notare che le istruzioni riportate alla pagina indicata nella nota 5 ammettono l’uso dell’inalatore per l’asma in quanto l’immissione termina nei polmoni, mentre la seconda pagina che indico in questa nota permette i profumi ma proibisce l’inalazione di incenso in quanto «contiene particelle che potrebbero raggiungere lo stomaco attraverso il naso». Quanto alle iniezioni, la pagina in francese (terzo link) conta tra le interruzioni del digiuno quelle che “alimentano” il paziente, diversamente da quelle solamente “curative”. La stessa pagina distingue tra prelievi di sangue che interrompono il digiuno e prelievi che non lo interrompono (in funzione della quantità di sangue). La pagina in italiano (primo link) menziona solo l’assunzione di medicinali per iniezione.

[8] Vedere per esempio CNN.com: “Muslims Gain Weight in Ramadan Month of Fasting”, 24 novembre 2003: http://edition.cnn.com/2003/WORLD/meast/11/23/ramadan.weight.reut/ Sono dibattuti anche altri presunti vantaggi temporanei, a livello sociale, della pratica del Ramadan, come il calo dei crimini. Ma i dati sono ambigui e cambiano da Paese a Paese.

[9] https://www.ilo.org/dyn/natlex/docs/SERIAL/69975/69182/F1186528577/MAR-6…

[10] Rania Berrada, «93% des Marocains se disent religieux selon une étude réalisée par l’association en recherche marketing WIN/Gallup International», HuffPost Maroc, 14 aprile 2015: https://www.huffpostmaghreb.com/2015/04/14/marocains-religieux-etude-ass…

[11] Anaïs Lefébure, «D’où vient l’article 222 du code pénal qui punit les “déjeûneurs” pendant le ramadan?», HuffPost Maroc, 19 giugno 2016: https://www.huffpostmaghreb.com/2016/06/19/article-222-code-penal-dejeun…

[12] http://mjp.univ-perp.fr/constit/ma2011.htm

[13] https://www.ilo.org/dyn/natlex/docs/SERIAL/69975/69182/F1186528577/MAR-6…

[14] Hurr Ali, “7 Countries Where Drinking Water in Ramadan Could Land You in Jail”, Medium, 26 giugno 2017: https://medium.com/@hurr.ali/7-countries-where-drinking-water-in-ramadan… (vedere gli specifici articoli a cui rimanda il pezzo, Paese per Paese; il pezzo menziona anche un caso di arresto in Palestina nel 2017 nonostante la legge sul Ramadan fosse stata modificata nel 2011). Nonostante l’assenza di una norma scritta si registra almeno un caso di punizione con multa e reclusione in Algeria: Al Arabyia, “Algerians Jailed for Breaking Ramadan Fast”, 7 ottobre 2008: https://web.archive.org/web/20081211144838/http://www.alarabiya.net/arti… (l’articolo menziona anche il Kuwait e il Bahrein come Paesi in cui bere, mangiare e fumare in pubblico durante il Ramadan sono illegali). Vedere anche: https://www.albawaba.com/slideshow/not-so-fast-ramadan-laws-these-arab-c…

[15] Vedere per esempio Jon Boone, “As Ramadan Approaches, the Moon-spotting Arguments Begin”, The Guardian, 17 giugno 2015: https://www.theguardian.com/world/2015/jun/17/as-ramadan-approaches-the-… e Siraj Datoo, “Saturnine Faces as Astronomers Query Moon Sighting over Saudi Arabia”, The Guardian, 5 settembre 2011: https://www.theguardian.com/world/2011/sep/05/astronomers-query-ramadan-end

[16] Vedere per esempio Nidhal Guessoum, “What’s So Difficult About The Islamic Calendar?”, HuffPost, 15 luglio 2011: https://www.huffingtonpost.com/nidhal-guessoum/islamic-calendar_b_897064… – Mi occupo più in dettaglio di Ramadan e dei relativi problemi all’intersezione di scienza e Islam nel mio recente libricino La mezzaluna e la Luna dimezzata. Islam, pseudoscienza e paranormale, CICAP, 2018 (capitolo 11), al quale mi permetto di rimandare per ulteriori approfondimenti.

[17] Alexandra Sims, “Saudi Arabia switches to ‘Western’ Gregorian Calendar So It Can Pay Workers Less and Save Money, The Independent, 3 ottobre 2016: https://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/saudi-arabia-calend…

Da L’ATEO 4/2018