Intervento di Vera Pegna sul nuovo papa

Prima Pagina, Radio Rai 3, 20/4/2005

Del nuovo papa vorrei ricordare la definizione di “laicità” che ha dato nella Nota dottrinale della Congregazione perla dottrina della fede del novembre 2002. Eccola:

«Per la dottrina morale cattolica la laicità intesa come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica - ma non da quella morale - è un valore acquisito e riconosciuto dalla Chiesa…» (il corsivo è nel testo).

Questa definizione è in contrasto con il concetto di separazione fra Chiesa e Stato stabilito nella nostra Costituzione e che non tollera eccezioni, direi soprattutto per la sfera morale.

Allora mi domando perché il Presidente della Repubblica, che rappresenta anche me, dice che l’elezione a papa di Ratzinger «è una gioia per tutti gli italiani». Perché mai io, come atea e come donna, mi dovrei rallegrare che il capo della chiesa cattolica sia un sessuofobo dichiarato votato al sacerdozio che pretende di dettare legge in materia sessuale e riproduttiva?

Mi sembra che i nostri rappresentanti abbiano smarrito il confine invalicabile che divide la religione dalla politica. Lo si nota pure negli appellativi “Santo padre” o “Sua santità” usati per designare il papa anche nei discorsi ufficiali, per cui non si capisce se ci si rivolge al capo di uno stato il cui titolo è “Sovrano dello Stato della città del Vaticano” o al capo della chiesa cattolica che si chiama “Romano Pontefice”, mentre “santità” non è contemplato credo da una norma, ma è prassi da parte di chi vuole esprimere particolare riverenza sul piano religioso.

Vera Pegna
socia UAAR e vice presidente della Federazione umanista europea