Le presunte guarigioni miracolose di Lourdes

di Francesco D’Alpa

 

Gli archivi del Bureau Medical di Lourdes contengono oltre 7.000 dossier su guarigioni reclamate come miracolose, di cui molte centinaia ritenute non spiegabili dalla scienza medica. Di queste solo 67 sono state riconosciute ufficialmente dalla Chiesa ed in particolare solo 6 dal 1976 ad oggi. Sorprende la predominanza femminile: ben 54 donne contro 13 uomini. E addirittura quelle verificatesi fra il 1878 ed il maggio 1950 hanno interessato 41 donne contro soli 3 uomini. Fra tutti i “miracolati” i religiosi sono ben 10: 2 uomini e 8 donne.

Secondo le diagnosi ufficiali, si contano 28 casi di tubercolosi, 27 dei quali sono compresi fra i primi 52 miracoli. Le neoplasie sono invece solo 5, di cui 2 piuttosto dubbie (Suor Saint-Hilaire e Martin Rose) ed una probabilmente di tipo diverso da quanto sostenuto (Delizia Cirolli). La distribuzione delle patologie è interessante: i 2 tumori sono compresi fra le ultime 5 dichiarazioni; i 4 casi di sclerosi multipla sono fra gli ultimi 16 miracoli. I casi che meglio riflettono l’immagine classica del miracolo (come ad esempio nel racconto dei Vangeli), sono pochissimi, fra i più carenti di prove ed i più vecchi, come la paralisi cubitale di Catherine Latapie (1858), o l’ulcera gangrenosa di Joachime Dehant (1878), poco o nulla documentati; o come il caso della frattura ossea con pseudoartrosi di Pierre de Rudder (1875), che sembra pressoché inventato ad arte. La lacunosità delle descrizioni è quasi una costante, assieme alla mancanza di valutazioni di terze parti (ovvero di non credenti).

Per molti dei casi studiati, anche fra i più recenti, vi sono seri dubbi sulla esatta diagnosi. Anche nel caso delle neoplasie, ad esempio, ben 3 su 5 erano quasi sicuramente patologie diverse da quan­to sostenuto: Suor Sainte-Hilaire, è ritenuta ufficialmente guarita da un tumore addominale, ma soffriva di una gastro­enterite cronica, nel corso della quale era comparsa una tumefazione addominale che verosimilmente non aveva caratteristiche neoplastiche; Rose Martin aveva una costipazione cronica, scambiata impropriamente per metastasi tumorale; Delizia Cirolli aveva una neoplasia diversa da quella diagnosticata a Lourdes e con possibile evoluzione benigna. Nel caso del morbo di Hodgkin diagnosticato a Evasio Canora, non tutti i periti furono d’accordo sulla interpretazione dei reperti istologici. In molti casi diagnosticati come tubercolosi (in particolare con localizzazione ossea e peritoneale) la diagnosi era solo presuntiva, senza conferme laboratoristiche e radiologiche; e similmente la guarigione è stata riconosciuta solo (o prevalentemente) sulla base dei sintomi soggettivi, in gran parte di carattere “funzionale”.

Quasi tutte le guarigioni di Lourdes, si afferma, sarebbero state (in ossequio al criterio del Cardinale Lambertini: “In quarto luogo bisogna che la guarigione avvenga all’improvviso ed istantaneamente”) istantanee; tant’è vero che nell’elenco ufficiale è riportata la data esatta per ciascuna di esse. Qui però è necessario distinguere almeno fra guarigione soggettiva (o anche guarigione clinica) e guarigione anatomica, che comunque niente prova siano avvenute in realtà istantaneamente. La guarigio­ne soggettiva, fra l’altro, è solo un’attestazione del malato (senza valenza scientifica) sul fatto che da un certo momento in poi egli non ha più lamentato i problemi medici a causa dei quali era venuto a Lourdes.

I dubbi sulle storie cliniche

I primi sette miracoli riconosciuti a Lourdes sarebbero avvenuti tutti nel 1858 e consisterebbero nella guarigione “istan­tanea” di malattie apparen­te­men­te ben definite (paralisi e cecità post-traumatiche, emiplegia, asces­so tubercolare); tutto al contrario degli ultimi, che sono guarigioni lente di malattie complesse. La guarigione “istantanea” della paralisi ulnare di cui soffriva da due anni Catherine Latapie è il primo miracolo ufficiale di Lourdes ed uno dei pochi che rispetterebbe i criteri del cardinale Lambertini; sennonché, dal punto vista della attuale conoscenza dei meccanismi di riparazione nervosa, tale miracolo non potrebbe certo essere avvenuto sfruttando dei meccanismi naturali di guarigione, in considerazione della lunghezza dei tempi di recupero della funzione di un nervo andato verosimilmente in degenerazione.
Secondo molte analisi critiche, gran parte dei sintomi guariti a Lourdes erano puramente funzionali e colpivano tipicamente donne con temperamento isteroide; nulla da stupirsi dunque se siano scomparsi improvvisamente. In altri casi ritenuti miracolosi (ad esempio la spondilite di Gabrielle Clauzel e la cecità di Francis Pascal) la guarigione è consistita semplicemente in una “sparizione” dei sintomi, senza che fossero venute meno le lesioni anatomiche che avrebbero dovuto spiegare quei sintomi.

Analoghe perplessità suscita la presunta guarigione istantanea delle fistole tubercolari, che costituisce uno degli eventi miracolosi più frequentemente reclamati a Lourdes. Per molti di questi pazienti la diagnosi di malattia tubercolare non era supportata da dati radiologici e batteriologici. In questi soggetti si sarebbe avuta piuttosto la guarigione di una lesione cutanea, senza nessun elemento che la rapportasse alla guarigione contemporanea delle altre lesioni tubercolari; e la contemporaneità con la presenza a Lourdes può essere stata solo una mera coincidenza. In tali casi, oltretutto, non esistono testimonianze mediche dirette sul momento della guarigione, e nessuno può obiettivamente inferire da quello che vede “dopo” la guarigione, ciò che esattamente vi fosse “prima”.

Nel caso di Vittorio Micheli c’è, invece, un evidente sfasamento temporale fra il miglioramento soggettivo percepito dopo l’immersione nella piscina di Lourdes e la riparazione dell’articolazione coxo-femorale verificata radiologicamente sei mesi dopo. Esaminando il caso, la Commissione Medica di Lourdes ha sottolineato il fatto che le prime radiografie eseguite dopo il viaggio a Lourdes sarebbero state male interpretate e non sarebbero stati notati dei segni di miglioramento già presenti. In pratica, secondo la Commissione Medica Internazionale, in questo caso il miracolo consisterebbe in una “guarigione in un tempo di molti mesi”, a meno che non si voglia considerare come miracolo “istantaneo” proprio l’inizio della guarigione.

Nel caso di Delizia Cirolli, i primi sintomi soggettivi di miglioramento risalirebbero a circa sei mesi dopo il pellegrinaggio a Lourdes, ma un significativo miglioramento dello stato clinico avvenne solo settimane dopo. Nel caso di Marie Bigot la guarigione sarebbe consistita in una successione di “eventi miracolosi”: comincia a camminare durante il suo secondo pellegrinaggio nel 1953, a sentire normalmente durante un terzo pellegrinaggio nel 1954 ed a vedere qualche giorno dopo. Ma nella pubblicistica di Lourdes ognuna di queste storie viene quasi sempre esemplificata e l’inizio “soggettivo” della guarigione diviene spesso sic et sempliciter la guarigione completa.

Secondo i criteri del Cardinale Lambertini, la guarigione miracolosa deve invece essere istantanea (“ut sanatio sit subita, et momentanea”). Ma nessuna guarigione miracolosa in tempi moderni rispecchia tale criterio; e non a caso la normativa applicata a Lourdes dal 1983 ha modificato ad hoc questo criterio, prescrivendo che per guarigione “immediata” si debba intendere un recupero molto rapido in proporzione ai tempi medi di recupero per patologie identiche o similari. Ed opportunamente, oggi, i medici credenti sostengono che la guarigione miracolosa procede attraverso processi naturali e che la sua eccezionalità consiste in gran parte proprio nella inusuale rapidità. Il Prof. Patrick Tellier, attuale direttore del Bureau Medical sostiene in proposito che: “Un malato non può guarire se non da una malattia suscettibile di guarigione. Il miracolo non forza la natura. Non si è mai visto un soggetto Down guarire a Lourdes. In definitiva, ciò che io chiamo miracolo può essere qualificato in medicina come remissione spontanea. Da parte mia, credo che il miracolo utilizzi le vie della natura, ma con delle modalità ancora non conosciute dalla medicina”. Dunque, non a caso, i miracoli non comprendono disabilità psico-motorie, distrofie muscolari o altre malattie genetiche, che sarebbero davvero tali agli occhi di tutti.

Tipi e modalità di guarigione

Fra i “miracoli” di Lourdes, laddove esisteva una reale malattia poi guarita, non solo la guarigione segue comunque sempre dei processi naturali ma, come nella patologia ordinaria, lascia dei segni residui o degli esiti anatomo-funzionali. Questi (e ciò sembra ovvio, sulla base del criterio del Cardinale Lambertini: “In quinto luogo è necessario che la guarigione sia perfetta, e non difettosa o parziale”) non vengono descritti nei primi casi storici, ma sono progressivamente più evidenti avvicinandoci ai giorni nostri, fino al paradosso che un evento è celebrato come miracoloso tanto più quanto maggiormente è evidente il segno residuo della precedente malattia: una sottolineatura ad hoc per mascherare quella che un tempo sarebbe parsa piuttosto una incongruenza teologica.

La guarigione di Marie Birè (nel 1908) è il primo caso (dopo 36) in cui è segnalato che alla guarigione funzionale non corrisponde, almeno immediatamente, una guarigione anatomica. La sua “cecità di origine cerebrale con atro­fia papillare bilaterale” sarebbe scomparsa improvvisamente e definitivamente dopo il bagno nelle piscine di Lourdes, mentre l’atrofia ottica rimase evidente per qualche altra settimana. Nei casi successivi, la persistenza di alterazioni anatomiche, laddove attentamente ricercate, è sempre più frequente e consente di rigettare pressoché del tutto l’illusione della “guarigione istantanea”. Malattie più gravi (come i tumori di Delizia Cirolli e di Vittorio Micheli) guariscono lentamente; malattie con più risvolti clinici (come nel caso di Marie Bigot) guariscono a tappe.

Ma anche la “guarigione completa” si dimostra essere concetto non praticabile. Si vedono, infatti, esiti in un certo senso difformi dallo stato originale (nel caso di Vittorio Micheli, la neoformata cavità articolare per il femore si è formata più in alto di quella originale) o vistosamente difettosi (nel caso di Delizia Cirolli, è residuata una limitazione funzionale che ha reso necessari diversi interventi chirurgici correttivi). Tutto ciò ovviamente contrasta con i tradizionali criteri del XVIII secolo. Se si continuasse a fare riferimento ad essi, senza uscire dal paradigma della contrapposizione fra naturale e soprannaturale, sicuramente si dovrebbe porre fine alla storia della “miracolosa” Lourdes.

Il Dott. Mangiapan, penultimo direttore del Bureau Medical, si è sempre dichiarato convinto del fatto che la valutazione delle guarigioni inspiegabili fatta a Lourdes sia più obiettiva di quel­la, necessariamente positivista, praticata in qualunque altro ospedale e che almeno dopo la costituzione della Commissione Medica Internazionale la dimostrazione dell’intervento divino sia stata sempre dimostrata con certezza. Non sottolinea tuttavia, abbastanza, che proprio per questo motivo esse si sono oramai pressoché azzerate. Così la pensa anche il suo successore Patrick Theillier, che è un credente praticante ed anche (lo si tenga presente per una più chiara idea del suo atteggiamento verso il mistero) convinto assertore della Creazione divina e favorevole all’agopuntura, all’omeopatia ed alle medicine tradizionali cinesi ed africane. Per lui, a Lourdes, il miracolo è permanente, senza manifestazioni stra­ordinarie; ed in quanto a quelli fin qui dichiarati, non occorre riesaminarli, essendo stati studiati molto bene.

Scienza contro fede

Per i miracoli di Lourdes si ripropone il conflitto fra fede e ragione sollevato dall’esegetica biblica razionalista: cosa c’è di storico in quanto narrato? I fenomeni descritti dai testimoni, soprattutto in passato, sono autentici? La questione però dovrebbe essere posta in altri termini: nel caso di guarigioni supposte miracolose, qual era l’esatta diagnosi, non precisabile in base alle conoscenze mediche ed alle possibilità diagnostiche del tempo?

Non va inoltre taciuto un problema quasi insormontabile: la sottomissione più o meno tacita dei medici cattolici che partecipano alle varie commissioni mediche chiamate a decidere sulla inspiegabilità dei fatti presentati. A loro si chiede di valutare ogni possibile spiegazione scientifica, ma allo stesso tempo di non eccedere in “scientismo” e “positivismo”, sulla base dell’assunto che non spetta alla scienza affermare se Dio interviene nelle nostre vite. Secondo i credenti, i medici sono sconcertati dal miracolo e per questo motivo i casi di guarigione inspiegabile non vengono riportati sulle riviste mediche. Per taluni, ciò è perfettamente spiegabile con il fatto che il mondo scientifico rifiuta aprioristicamente il miracolo e non sa che farsene di un racconto senza spiegazioni che in qualche misura accoglie spiegazioni basate sul mistero.

Per i miracoli di natura medica si può dibattere se essi siano o meno spiegabili alla luce delle attuali conoscenze; ma quasi sempre è difficile sostenere che gli eventi descritti vadano in conflitto con le leggi scientifiche, giacché in medicina (o meglio, in biologia) è difficile indicare delle leggi inderogabili. La guarigione spontanea di un cancro, per quanto altamente improbabile, non è un miracolo, essendo stata descritta molte volte ed anche se la causa di questa guarigione resta al momento igno­ta. L’intervento straordinario di Dio, nel miracolo, dovrebbe eccedere l’ordine naturale; ma chi può stabilire l’ordine naturale in medicina? Mentre per i primi casi di Lourdes si ritenne da parte dei medici stessi che mostrassero un “carattere soprannaturale evidente”, per gli ultimi si sono aperti dibattiti che hanno visto pareri notevolmente divergenti. Si può infine sostenere (utilizzando un criterio “negativo” che è contrario alla logica teologica) che avvengono dei miracoli solo perché la scienza non è in grado di spiegare ciò che i testimoni affermano senza contraddittorio o ciò che in alcuni casi appare effettivamente non spiegabile al momento?

Da L’ATEO 4/2010