Mea culpa ipocriti

di Maria Turchetto, Pisa

Caro direttore,
non mi piace parlare in nome e per conto di chicchessia, ma dal momento che domenica 12 marzo papa Wojtyla ha chiesto pubblicamente perdono alle donne, visto che sono una donna vorrei in qualche modo far sapere pubblicamente che, per quanto mi riguarda, non lo perdono affatto. Primo, perché la Chiesa le ha fatte troppo grosse. Secondo, perché per essere perdonati bisogna almeno ravvedersi. Invece papa Wojtyla e quel suo branco di maschi scapoli senza prole continuano a far di tutto per vietare aborto e contraccezione, negando alle donne il diritto a una maternità consapevole: in altre parole, continuano imperterriti a fare quei «peccati che feriscono la dignità della donna» che Wojtyla ha confessato. Si ravvedano, cambino idea, facciano la loro brava abiura e potremo riparlarne. Per ora, non se ne parla proprio. Tanto più che Wojtyla non solo è imperterrito, ma pure sfacciato. Perfino nell’occasione del mea culpa ha ribadito la condanna all’aborto, con la formula assurda «confessiamo i soppressi nel seno materno». Confessiamo chi? Papa Wojtyla ha abortito? La Chiesa ha abortito? Chi crede di prendere in giro? Voleva dire: «confessate, se no state fresche!». Che senso dell’opportunità, che tocco di classe! È un po’ come se il capo del Ku Klux Klan dicesse pubblicamente: «Mi pento per gli orribili crimini commessi dalla mia organizzazione. Capito, brutti negracci? E se vi becco un’altra volta nei bar riservati ai bianchi, vi concio!». Voi lo perdonereste? Io no.