La clericalata della settimana, 45: Davide Bendinelli

Ogni settimana pubblichiamo una cartolina dedicata all’affermazione o all’atto più clericale della settimana compiuto da rappresentanti di istituzioni o di funzioni pubbliche. La redazione è cosciente che il compito di trovare la clericalata che merita il riconoscimento sarà una impresa ardua, visto l’alto numero di candidati, ma si impegna a fornire anche in questo caso un servizio all’altezza delle aspettative dei suoi lettori. Ringraziamo in anticipo chi ci segnalerà eventuali “perle”.

La clericalata della settimana è di Davide Bendinelli (Forza Italia), assessore regionale veneto alle politiche sociali, che

“accogliendo positivamente le richieste” ha assegnato 42 milioni di euro di finanziamenti regionali alla Federazione italiana delle scuole materne (cattoliche)

bendinelli

A seguire gli altri episodi che segnaliamo.

Claudia Firino (Sel), assessore regionale sardo all’istruzione e alla cultura, ha concesso 18 milioni di euro alle scuole private per l’infanzia.

Il testo del disegno di legge su affido e adozioni, approvato dalla commissione giustizia del Senato, discrimina ancora una volte le coppie di fatto.

Il Nuovo Centrodestra ha organizzato una manifestazione di “sostegno alla famiglia” chiedendo che sia concesso il voto plurimo ai genitori di minori, permettendo dunque loro di votare anche per ogni figlio.

Giuseppe Cuomo, sindaco di centrodestra di Sorrento (NA), ha emesso un’ordinanza con la quale ha stabilito che l’accattonaggio è vietato e che le relative sanzioni comminate devono andare alla Caritas locale.

Vito Antonio Antonacci (Pd),sindaco di Adelfia (BA), durante la festa patronale ha portato in spalla la statua di san Trifone con tanto di fascia tricolore.

Il consiglio comunale di Castel d’Azzano (VR) ha approvato una delibera con la quale si autorizza la costruzione, su suolo pubblico comunale, di un capitello votivo con la statua della Madonna.

La redazione

41 commenti

Diocleziano

Giuseppe Cuomo, sindaco di centrodestra di Sorrento (NA), ha emesso un’ordinanza con la quale ha stabilito che l’accattonaggio è vietato e che le relative sanzioni comminate devono andare alla Caritas locale.

Geniale!
Ci terrei tanto che il sindaco ci informi ogni volta che succederà che un accattone paghi una multa. A meno che non se ne faccia carico il comune… 😎

FSMosconi

Classica impostazione classista, nascosta dall’etica del decoro giustificata col clericalismo esplicito.
Poi quelli dell’NcD dicono di non essere fasci…

gmd85

Hai voglia a parlare di Buona Scuola…

NCD e Sacconi sono incommentabili 😆

francesco s.

Credo che l’assessore sardo Claudia Firino debba essere espulsa dal partito di SEL, è incompatibile con la mission di quel partito, tra l’altro sembra davvero convinta della cosa da quello che leggo sulla sua pagina pubblica di facebook e non è frutto di ordini dall’alto della giunta.

Nosocomio

Difficile essere contro la mission di un partito il cui capo ha, tempo fa, affermato che religione e scienza hanno lo stesso valore, lo trovi in qualche news addietro.

francesco s.

Vendola può dire e pensare quello che vuole a livello personale, poi ci sono i programmi politici che vanno seguiti, il programma nazionale di SEL non prevedeva il finanziamento alle scuole paritarie, tant’è che a Bologna si schierò a favore del referendum sulla scuola pubblica coerentemente con il programma, Vendola incluso suscitando le rimostranze del sindaco di Bologna. Ecco perché dico che dovrebbe essere espulso.

Sandra

Se anche una non affermazione o un non atto può essere una clericalata, allora aggiungerei il silenzio del ministero dell’istruzione o del provveditorato di Milano o di una qualunque associazione di insegnanti sulla lettera della curia di Milano agli insegnanti di Irc.
Vorrei poi sapere se le comunicazioni vescovi-docenti possano essere confidenziali, quando i docenti sono pagati dallo stato, considerando che gli stessi vescovi non hanno problemi a estendere alla scuola statale missive su eventi di natura religiosa (tipo concorso sulla sindone), che potrebbero benissimo essere confinati all’insegnamento dell’irc.

RobertoV

Ma se per le lamentele della chiesa hanno ritirato subito gli opuscoli informativi nelle scuole ….
Ha già parlato Giovanardi per loro ……
Uno stato che fa incontri segreti col Vaticano per discutere dei suoi interessi e tutelarli …
Sarei sorpreso se lo facessero, col potere che ha CL poi in Lombardia ……..

RobertoV

Quando si parla dei finanziamenti alle scuole paritarie le scuole paritarie si lamentano dei “solo” circa 500 milioni che ricevono dallo stato, ma in realtà tacciono su tutti i finaziamenti che ricevono da comuni, regioni e provincie (come si vede nel caso sardo), spesso non così agevoli da rintracciare, comuni, provincie e regioni che riducono contemporaneamente i finanziamenti alle scuole pubbliche. Chi si è messo a fare i conti ha scoperto che la cifra finale va triplicata e si arriva a complessivamente quasi 1.5 miliardi di € di finaziamenti pubblici che coprono una quota significativa dei costi del privato.

Per esempio ho visto un decreto del 2010 della provincia di Bolzano che dava 15000 €/sezione con altri 1000 €/bambino per la scuola dell’infanzia, cioè quasi 2000 €/bambino, mentre contemporaneamente riduceva di alcuni milioni di € il finanziamento delle scuole pubbliche.

Cose analoghe con gli insegnanti di religione che negli ultimi 10 anni sono aumentati di 3000 unità nonostante il calo degli studenti avvalentesi, mentre nella scuola pubblica si tagliavano 10 miliardi di finanziamenti ed il personale. Ed in prospettiva ci sono almeno altre 2000 assunzioni almeno.

Diocleziano

Il Nuovo Centrodestra ha organizzato una manifestazione di “sostegno alla famiglia” chiedendo che sia concesso il voto plurimo ai genitori di minori, permettendo dunque loro di votare anche per ogni figlio.

Quando capiranno cosa voleva dire ”proletari” riferito alle classi povere e per lo più di sinistra, il genio che lo ha proposto verrà congedato con una raffica di calci in c**o.

John

Diocleziano:
dunque, penso che tu abbia ragione, e in relazione a ciò vorrei fare una riflessione sulla questione “voto ai figli”.
Devo premettere che sono quanto più lontano possibile dal “nuovo centrodestra” e da tutte le destre in generale.
Però, cercando di vederla in modo asettico, e facendo finta di non sapere chi l’ha proposta, la questione “voto per i figli minori” risponde comunque ad una sua logica che non riesco a respingere di default; se non altro mi viene da pensarci a lungo prima di pronunciarmi. Quindi, con ordine:
– non riesco a vedere un nesso chiaro tra l’avere molti figli e l’essere credenti o cristiani o cattolici, sul piano strettamente pratico. Conosco famiglie atee con molti figli, famiglie cattoliche con uno o zero figli… non dico che trovo un nesso inverso ma quasi…
– il discorso, portato su un piano puramente laico, una sua logica, l’ha. Il genitore ha giustamente una tutela sui suoi figli relativamente a molti aspetti del vivere civile: gestione di beni, di eredità, di percorsi educativi ecc., tutti casi in cui effettivamente l’adulto prende decisioni per conto del bambino, quindi se non altro mi viene da riflettere sulla possibilità che tale meccanismo si possa avere anche in sede di voto.
– È una norma che avvantaggerebbe i cattolici-clericalisti? Sono praticamente certo di no. Penso che avrebbe un effetto boomerang per loro. Per il motivo che dicevo all’inizio. Sono moltissimi i cattolici con pochi o zero figli (a partire da sacerdoti e suore), e moltissimi i laici e atei con nuclei familiari stabili (spesso più di quelli dei cattolici) e un numero di figli non inferiore alla media.
Quindi, dimenticandoci chi ha proposto la legge e l’intenzione perversa che poteva esserci dietro, l’argomento visto da un’ottica più equidistante appare se non altro interessante da discutere, anche nell’ottica più laica possibile.

Frank

Parli proprio tu che sei la dimostrazione vivente che non dovrebbe bastare solo essere maggiorenni per poter votare e a maggior ragione anche per i propri figli. 😆

Diocleziano

Infatti, volevo proprio sottolineare che chi l’ha proposto non ha riflettuto su quali potrebbero essere le conseguenze per la sua parte politica. Sul fatto che possa avvantaggiare la sinistra è puramente una mia illazione.
(Non sono di sinistra, ma non voterò mai un partito di destra).

Lo Spaghettoso mi reclama all’ara sacra…

francesco s.

Dal mio punto di vista c’è poco da discutere, mi sembra una proposta provocatoria. Presa seriamente è semplicemente antidemocratica perché in democrazia un voto dovrebbe valere uno a prescindere da condizioni materiali o immateriali del votante.

John

Francesco s:
vorrei assolutamente chiarire ciò che volevo dire prima:
io distinguo nettamente tra il fatto che, nell’intenzione di chi lo ha detto, era effettivamente una proposta provocatoria, e il fatto che per ragioni totalmente indipendenti da quelle di chi l’ha proposto, invece la possibilità potrebbe essere almeno analizzata prima di essere respinta.
Qui secondo me la logica del “c’è poco da discutere” non ci sta… (anche se il fatto che la proposta provenga da un destrorso-clericalista indurrebbe anche me a respingerla a priori, però sto cercando di vederla in tutt’altra ottica). La discussione può portare o a nuove aperture inattese (la nostra democrazia rappresentativa è perfettibile, questo lo dice chi la studia), oppure a respingere definitivamente l’idea, però stavolta in modo non aprioristico.

FSMosconi

@John

Un problema sorge invece: se il figlio è abbastanza cresciuto per farsi un’opinione perché non vota direttamente lui? Che diritto avrebbero i genitori per decidere per lui, a maggior ragione quando non può obiettivamente decidere (che poi è lo stesso problema del battesimo in età infantile e, meno evidente, della cresima e della comunione in età dello sviluppo)?

FSMosconi

@John

Difficile vedere una proposta in modo oggettivo, dato che le proposta hanno una gestazione e una storia legata a chi la pensa.
Non è logica: è politica, anche la costruzione della proposta ha certe implicazioni. Per esempio quello fatto notare sopra (scusa se mi auto-cito): se non viene considerata l’idea che i bambini possano votare e che sia il genitore a doverlo fare a prescindere, implica accettare la considerazione la scelta politica come espressione di un bene oggettivo e non espressione di interessi di una singola parte. In sintesi: io decido cosa è assolutamente bene per te a prescindere della tua volontà. E questo se permetti non mi pare privo di conseguenze…

La storia dell’obiettività è difficilmente valida, il “né né” è più spesso un’illusione, pericolosa peraltro perché assolutizza la visione di una parte (nemmeno Marx, teorizzatore del socialismo scientifico [n.b.: in epoca di positivismo], aveva la pretesa di prendersi carico degli interessi generali in quanto tali).

John

FSMosconi
Fermo restando che non sto sostenendo neanche io la tesi a favore del voto per i figli, ma sto solo cercando di capire se mai possa avere delle possibili ragioni valide,
Diciamo che, se volessimo trovare qualche elemento di risposta ai tuoi quesiti, si potrebbe osservare che giuridicamente i genitori prendono già decisioni importanti per i figli minorenni, e lo fanno senza che nessuno metta in discussione ciò. Come già dicevo, decidono come amministrare i loro beni immobili, il loro denaro (i minori non hanno stipendio ma ricevono eredità o donazioni), a quali scuole iscriverli, e così via. Per cui si tratterebbe di capire se anche nel caso del voto si possa avere una simile forma di rappresentanza del minore da parte del maggiore-tutore, e se ciò addirittura (ma lo dico a me stesso in termini interrogativi) possa configurare forme di democrazia rappresentativa addirittura più compiute di quella molto imperfetta che abbiamo ora.
Invece, escluderei da qua il discorso su battesimo, cresima e simili. Sto ponendo un problema di estensione al voto di forme di rappresentanza legale che già esistono nel nostro codice civile, nell’ordinamento italiano. La religione e il diritto canonico qui lasciamoli da parte. Ponevo un discorso del tipo totalmente laico e asettico rispetto alle questioni religiose.
Ultima considerazione di tipo giuridico-laico. Il voto ponderato esiste in certe circostanze, assolutamente ammesso, per esempio nelle assemblee delle società per azioni, dove non vale la regola dell'”una persona un voto” eppure nessuno nega che tali assemblee rappresentino effettivamente i soci. Insomma, mi piace semplicemente provare a sondare tutte le ipotesi per capire meglio e, casomai, come dicevo, alla fine, se si respinge, farlo in modo rafforzato.

Diocleziano

John
Difficoltà pratiche sorgerebbero quando ci si rendesse conto che, seppur minorenni, i figli non la pensano come i genitori.
Il problema si complica proprio alla luce dell’altro esempio che hai portato: se è legittimo in una assemblea di azionisti far valere il proprio ‘peso’, (come diceva Cuccia: “Le azioni si pesano, non si contano”) così nelle votazioni politiche è lecito che un nullatenente disponga di cinque o sei voti, contro un voto di un industriale senza figli? Su questo varrebbe la pena discutere.

paniscus

Per non parlare delle valanghe di contestazioni che si avrebbero quando i genitori separati (e magari separati malissimo e pieni di rancore l’uno verso l’altro) non risucissero a mettersi d’accordo su quale voto dare a nome del figlio che è di entrambi….

Ma l’estensore di questa genialata, a ZAPPARE, proprio no??????

L.

francesco s.

John

Io voglio sottolineare che la proposta è antidemocratica a prescindere da chi l’abbia detto, perché presa sul serio vorrebbe dire che non tutti i cittadini sono uguali, alcuni valgono di più, poi i voti verrebbero contati a doppio, una volta per il padre, una volta per la madre, vengono discriminate le coppie sterili, chi è single, inoltre non è detto che i figli siano d’accordo coi padri e comunque il loro voto è valido alla maggior età. Una persona intelligente neanche la prende sul serio una simile proposta. Lo stato non è una società per azioni, non deve produrre utili che vanno divisi.

FSMosconi

@John

Diciamo che, se volessimo trovare qualche elemento di risposta ai tuoi quesiti, si potrebbe osservare che giuridicamente i genitori prendono già decisioni importanti per i figli minorenni, e lo fanno senza che nessuno metta in discussione ciò. Come già dicevo, decidono come amministrare i loro beni immobili, il loro denaro (i minori non hanno stipendio ma ricevono eredità o donazioni), a quali scuole iscriverli, e così via.

Mi sa che stai facendo confusione: non mi risulta che giuridicamente un minore possa gestire il proprio denaro o i propri immobili, che de facto non gli appartengono (pragmaticamente parlando: tra avere una cosa e non poterla usare e non averla non passa molto);
sull’istruzione la confusione è ancora maggiore, perché entro un certo grado la scuola, anche se privata metti caso, è legalmente tenuta a seguire degli standard, a non essere così diversa: l’istruzione dovrebbe essere la stessa a prescindere, di base. E solo ad una certa età che il bambino può decidere [lui, non i suoi genitori] quale percorso seguire.
Non so se mi spiego…

Per cui si tratterebbe di capire se anche nel caso del voto si possa avere una simile forma di rappresentanza del minore da parte del maggiore-tutore, e se ciò addirittura (ma lo dico a me stesso in termini interrogativi) possa configurare forme di democrazia rappresentativa addirittura più compiute di quella molto imperfetta che abbiamo ora.

In base a cosa: come ti hanno e ti ho già fatto notare, altri più esplicitamente, che garanzia abbiamo che la volontà del tutore sia quella del minore? Su quali basi?

Il voto ponderato esiste in certe circostanze, assolutamente ammesso, per esempio nelle assemblee delle società per azioni, dove non vale la regola dell’”una persona un voto” eppure nessuno nega che tali assemblee rappresentino effettivamente i soci.

Ma lo Stato NON è un’azienda, NON ha i fini dell’azienda, e nemmeno la forma (il più delle volte, checché se ne dica, lo Stato è di parecchio più democratico di qualsiasi s.p.a. e/o corporazione).
Anche qui: su quali basi dovremmo prendere questi principi neoliberisti per buoni e non altri?

gmd85

@John

La proposta del voto per i figli minorenni è stupida, da qualunque parte provenga. Le decisioni che i genitori prendono per i figli riguardano ambiti che per i figli sono importanti. Di solito, più i figli crescono, più li si interpella, a meno di non essere padre padrone. A 16-17 anni un minore ha sufficienti capacità mentali per farsi una propria opinione, anche in merito alla politica, opinioni che potrebbero essere differenti da quelle dei genitori. Quindi, nell’ottica della proposta di Sacconi & co. i genitori potrebbero addirittura limitare la libertà decisionale dei figli. Direi che non funziona.

John

FSMosconi.

Sono sostanzialmente d’accordo con te.
Tu mi dici “fai confusione”; in realtà sull’uso dei beni sostenevo un concetto non molto dissimile dal tuo:
Che il minore non può amministrare nulla e infatti i suoi beni li amminista il tutore. Tu stesso dici che non lo possiede “di fatto” e quindi non di diritto.
Però, dal momento che me lo dici con tanta sicurezza e in modo così diretto, magari è vero che ho fatto confusione. Prima di dire al mio interlocutore che sbaglia lui ce ne passa; penso che occorra la precedenza alla ricerca dell’errore nel proprio ragionamento, e così faccio.
Per il resto delle tue obiezioni, ti do ragione su tutto (e anche agli altri che sono intervenuti). Da subito ho detto di non sottoscrivere la tesi del voto per i figli, ma di volerla capire in modo non aprioristico, e ciò comporta anche l’immedesimarmi in chi la sostiene e fare l’esercizio di vagliare i possibili elementi a suo favore (da qui forse è nata la tua impressione che io stessi facendo confusione).
Alla luce di tutto però trovo convincenti le considerazioni tue e degli altri, e quindi chiuderei qua la questione; avete ragione e sono d’accordo (a posteriori) con voi.

RobertoV

La proposta di poter votare per i figli minori oltre ad essere antidemocratica ha una visione patriarcale ed autoritaria della famiglia.
I genitori possono votare tranquillamente per due partiti distinti, anche all’insaputa dell’altro, visto che il voto è segreto, quindi in che modo si voterebbe per i figli? Questo problema si presenta non solo per i separati/divorziati, ma anche per le coppie stabili.
In genere dalla scuola secondaria superiore, cioè dai 14 anni, sono i figli a decidere, non i genitori, ma anche per la scelta per la media non è detto che siano i genitori a decidere tutto. Quindi i figli vengono interpellati anche se minori. A questo punto perchè non interpellarli anche per votare, ma in tal caso non verrebbe rispettata la segretezza del voto.

Esisterebbe il rischio di abusi con famiglie ideolocizzate che punterebbero a fare tanti figli per fini politici.

Fino a qualche decennio fa le statistiche indicavano un numero maggiore di figli per i cattolici: oggi questa differenza è scomparsa (ma non si è certo invertita come dice John): in realtà sono i fondamentalisti che per motivazione ideologiche fanno più figli ed è su questo che punta la proposta. Per esempio in Israele gli ebrei ortodossi hanno in media 6 figli a testa, contro una media nazionale di 3 (inclusi gli arabi israeliani). Non so quali siano i dati per i ciellini, ma per quello che posso osservare sono al di sopra della media).

Frank

Il Johnny pensiero parte seconda.

Dopo averci “spiegato” che il clericalismo in Italia è colpa dell’atei. Ora il buon John ci “spiega” come siano sempre gli atei che trombando come dei conigli e dovendo obbedire ai propri dogmi, niente contraccezione, solo metodi naturali e comunque in caso di gravidanza niente aborto, perché questi sono dogmi atei mica cattolici! Abbiano famiglie numerose. Quindi è ovvio che il “buon John” si meravigli nel pensare che alle famiglie cattoliche si possa associare una prole numerosa quando è “chiaro” che sia una caratteristica tipica delle famiglie “atee”.
Grande John, cosa faremmo senza di te. 😆

John

RobertoV:
d’accordo su tutto: come ho detto il mio scopo era provare a prendere sul serio la tesi per destrutturarla, e direi che l’obiettivo è raggiunto.
Una sola osservazione: non ho voluto dire scientificamente che il rapporto fra religiosità e numero dei figli si è invertito. La mia affermazione era “non dico che trovo un nesso inverso ma quasi…”, da leggersi sul filo del paradosso, nel senso che guardandomi attorno, senza nessuna pretesa statistica, ho quasi l’impressione di vedere più atei con figli che cattolici, ma poi so benissimo che statisticamente è come dici tu: la differenza si è pressoché azzerata senza inversione (poi non so, non sono uno statistico, ma mi chiedo se incida la presenza di sacerdoti, religiosi, e suore nella media dei figli dei cattolici, ma penso numericamente poco).
Certo, poi, se entriamo nel fantadiritto, una volta scartata l’ipotesi del voto ai genitori, il problema della rappresentatività dei figli minori rimane… in fondo c’è un margine di antidemocraticità nel fatto che – tolti i bambini – giovani perfettamente senzienti siano esclusi da ogni forma di rappresentanza… penso che ci potrebbero essere soluzioni hanno nulla a che vedere con la proposta di Sacconi. Escluderei un voto ponderato “in negativo” per i minori (anche se è fantapolitica attraente: il voto di un sedicenne vale 1/2, quello di un quattordicenne 1/4…); invece, si potrebbero magari istituzionalizzare un po’ di più le forme che nascono un po’ per gioco in certi comuni (i “consigli comunali dei ragazzi”), dandogli dei budget e dei poteri congruenti, facendole diventare istituzioni necessarie, e magari individuando qualcosa anche a livello più ampio che comunale. Ecco, questo non lo vedrei male, e potrebbe definitivamente mettere una pietra sopra ogni proposta di “voto per conto dei figli”.

Diocleziano

Esatto. Per duplice impedimento: è di destra e di sinistra contemporaneamente. Un orrendo mostro bicefalo.

giovanni da livorno

Quando sento una tale sequela di clericalate a cominciare da quella delle sanzioni amministrative agli accattoni (come se potessero pagare o se potessero essere soggetti a pignoramento) fino a quella del voto plurimo ai genitori (che mi ricorda il voto plurimo stabilito a favore delle ceti privilegiati, nel 1905, per le “elezioni” nella Russia zarista), mi rendo conto che siamo arrivati “all’omaggio feudale” nei confronti della CCAR. Non ha importanza che le proposte avanzate abbiano serie possibilità di attuazione o che procurino danno all’erario, basta che sia prestato l’atto di “vassallaggio”!
Leggendo le clericalate arrivo a spiegarmi Cromwell in Irlanda, la Rivoluzione Francese in Vandea, la “cristiada” in Messico (a spiegarmi, beninteso, non, a giustificare quegli eccidi), e questo perchè il clericalismo è un’entità “irriducibile”.
Saluti. GdL

“Gli uomini sono così perversi che la sola speranza e persino il solo desiderio di correggerli, di vederli finalmente ragionevoli e onesti, è un’assurdità, un’idea romanzesca che si perdona soltanto all’ingenuità della prima giovinezza”.
(N. de Chamfort)

FSMosconi

Non era Gramsci a dire che i cattolici in realtà vogliono tutto per sé?

francesco s.

Giovanni
proprio a quello pensavo circa la proposta sciocchezza del voto plurimo.

giovanni da livorno

@ FSMosconi che scrive:

– Non era Gramsci a dire che i cattolici in realtà vogliono tutto per sé? –

Gramsci coglieva esattamente nel vero. Infatti c’è una frase che i cattolici integralisti ripetono spesso (e sotto sotto, anche i cattolici moderati, condividono): “restaurare omnia in Christo”. Per loro non ci deve essere NULLA sul piano politico, economico, scientifico, morale, culturale, artistico, privato (almeno per quel che riguarda gli aspetti più appariscenti di quest’ultimo) che sfugga ad una regolamentazione basata sui principi del cattolicesimo, o perlomeno in accordo con essi. Nulla in questo mondo deve essere contro o fuori dai principi del cattolicesimo (alla faccia di gente che non dovrebbe essere “di questo mondo”…..).
Non esistono inezie o minuzie che non siano degne di attenzione. Questo vale soprattutto per l’Italia.
E’ per questa ragione che i clericali, nonostante abbiano ampi spazi sulla stampa e ancora più ampi in televisione (trasmissione di apologetica come “a sua immagine” in orari strategici, continue fiction su santi e beati, partecipazione massiccia di preti e apologeti a tutti i talk show ecc. ecc.), ogni qualvolta compare un film o un libro o viene espressa in TV un’opinione, a loro avversi, si lamentano di essere oggetto di una “campagna denigratoria” e di un’informazione “parziale e tendenziosa”. Per forza! Se io voglio TUTTO, basta che qualcun altro abbia QUALCOSA, perché io mi senta pericolosamente MANCHEVOLE!
Anche se i cattolici sembrano ammettere la “libera espressione di tutte le opinioni”, ci si accorge, se si approfondisce il discorso e si entra nel merito, che pongono tutta una serie di limitazioni a tale libertà (“rispetto per la verità storica”, “rispetto per le persone”, “rispetto per i simboli religiosi”, “rispetto per il sentimento religioso” ecc. ecc.) le quali fanno diventare la libertà di espressione del pensiero, più teorica che pratica. Certo, i cattolici integralisti calcheranno più la mano, ma anche quelli più moderati qualche limite lo porranno.
Poi ricordiamo che le libertà di opinione e di espressione (rifiutate dal Sillabo di Pio IX) sono state accettate, obtorto collo, dai cattolici, in forza di 2 secoli di rivolgimenti politici, spesso contro di loro (insomma, DOPO parecchi calci).
Basta vedere (io lo faccio spesso) il sito della benemerita unione cr. cattolici razionali, per vedere con quanta stizza e prontezza attaccano un film, un libro, una trasmissione, un articolo che muova una critica, più o meno esplicita, a s.romana chiesa. E il bello è, che è logico: dovendo “restaurare omnia in Christo” , non soffrono opposizioni (come il Don Giovanni di Mozart).
Saluti. GdL

“Il papa è il capo dei cristiani […] Egli si dice successore di uno dei primi cristiani, chiamato san Pietro, e la sua è certo una ricca successione, perché ha immensi tesori e un vasto territorio sotto il suo dominio.”
(C. de Montesquieu)

RobertoV

Montesquieu sbagliava nel considerare il papa il capo dei cristiani.
Il papa non è il capo dei cristiani, ma solo dei cattolici (ed oggi direi per fortuna solo di una parte dei cattolici).
Il papa si sente e vorrebbe essere il capo dei cristiani, chiedendo atti di sottomissione alle altre chiese, ma neanche i più simili ortodossi, quelli in rapporti più amichevoli, sono disposti a tale passo.
Lutero definì il papa l’anticristo e proprio su questa affermazione qualche anno fa in Germania i capi luterani e cattolici si sono scontrati, coi luterani che si sono rifiutati di sconfessarla pubblicamente.

FSMosconi

@GdL
@RobertoV

privato (almeno per quel che riguarda gli aspetti più appariscenti di quest’ultimo)</

Hai fatto bene a specificarlo, dato che la CCAR in quanto aggregato di monopoli-sette di vario genere – e qui mi riferisco in particolar modo a quelli più evidenti come Opus Dei e CL, i cui ambiti e interessi in conflitto sono più evidenti – ha sempre avuto un atteggiamento altalenante. Anche per quanto già detto.

Secolarizzatasi dall’interno infatti mi pare che il cattolicesimo si sia strutturato in tre culti distinti, e questo un po’ per continuare il discorso di Roberto:

Il livello degli appartenenti-tipo nei Paesi europei: tolte le differenze regionali e particolari condizioni, nulla li distingue dai protestanti fuorché il clero (per parafrasare una tesi dei Quaderni). Tendenzialmente indifferenti e mancanti di mordente perché consci della mancanza democraticità tra gregari e dirigenti. Di dottrina pressoché assente o palesemente eterodossa (per non dire dichiaratamente eretica). Idee politiche qualsiasi.

Livello del gregario di un movimento ecclesiale: praticamente l’appartenente ad una setta. Oscilla tra l’eterodossia e l’eccesso di ortodossia al punto di proclamare una riforma interna (spesso le due cose coincidono), tendenzialmente di destra. Il culto del gruppo e le dottrine sociali-economiche spesso testimoniano quello che sulla scia di Walter Benjamin possiamo chiamare culto del Capitale o Debito-Schuld da pagare con le proprie forze alla comunità [vd. le estorsioni materiali e/o “morali” cui CL, Opus, Dei, Catecumanali obbligano i propri aderenti]. Estremizzazione della morale Calvinista, ancorché collettivizzata.

Livello del dirigente di un movimento ecclesiale (più o meno laico): estremizzazione della Morale Calvinista, culto delle dottrine liberiste sostituito alla dottrina vera e propria che offre semmai una vaga giustificazione. In quanto parte di una classe piuttosto varia sul livello ideologico, si scontra nei luoghi di potere con le altre per questioni eminentemente materiali, ma spesso le giustificazioni di queste si sostituiscono ad una volontà di riforma interna del cattolicesimo squisitamente Tardo Medievale(?).

Gerarchie vere e proprie: fusione pratica dell’integralismo con gesuitismo a seguito degli eventi del Dopoguerra. Di sostanza integrale, di forma gesuita. Preoccupati dell’amministrazione e dei possibili sfaldamenti interni, la preponderanza dell’aspetto politico li ha insteriliti sull’aspetto dottrinale, con conseguente riduzione di questo a dottrine morali di comodo.

[Ovviamente possono esserci vie intermedie a seconda del Paese e della situazione]

I cattolici pur arrogandosi sempre il primato tra le varie sette cristiane stentano a contenere la disgregazione nel proprio, per cui questa pretesa di trasforma più in una questione di principio che un intento reale dai fini anche solo lontanamente attuabili. (Anzi: quante volte i cattolici non distinguono più tra essi ed i protestanti ed anglicani? Quante volte si appoggiano a vicenda?)

FSMosconi

Scusate, posto di nuovo, maledetti tag:

privato (almeno per quel che riguarda gli aspetti più appariscenti di quest’ultimo)

Hai fatto bene a specificarlo, dato che la CCAR in quanto aggregato di monopoli-sette di vario genere – e qui mi riferisco in particolar modo a quelli più evidenti come Opus Dei e CL, i cui ambiti e interessi in conflitto sono più evidenti – ha sempre avuto un atteggiamento altalenante. Anche per quanto già detto.
Secolarizzatasi dall’interno infatti mi pare che il cattolicesimo si sia strutturato in tre culti distinti, e questo un po’ per continuare il discorso di Roberto:
Il livello degli appartenenti-tipo nei Paesi europei: tolte le differenze regionali e particolari condizioni, nulla li distingue dai protestanti fuorché il clero (per parafrasare una tesi dei Quaderni). Tendenzialmente indifferenti e mancanti di mordente perché consci della mancanza democraticità tra gregari e dirigenti. Di dottrina pressoché assente o palesemente eterodossa (per non dire dichiaratamente eretica). Idee politiche qualsiasi.
Livello del gregario di un movimento ecclesiale: praticamente l’appartenente ad una setta. Oscilla tra l’eterodossia e l’eccesso di ortodossia al punto di proclamare una riforma interna (spesso le due cose coincidono), tendenzialmente di destra. Il culto del gruppo e le dottrine sociali-economiche spesso testimoniano quello che sulla scia di Walter Benjamin possiamo chiamare culto del Capitale o Debito-Schuld da pagare con le proprie forze alla comunità [vd. le estorsioni materiali e/o “morali” cui CL, Opus, Dei, Catecumanali obbligano i propri aderenti]. Estremizzazione della morale Calvinista, ancorché collettivizzata.
Livello del dirigente di un movimento ecclesiale (più o meno laico): estremizzazione della Morale Calvinista, culto delle dottrine liberiste sostituito alla dottrina vera e propria che offre semmai una vaga giustificazione. In quanto parte di una classe piuttosto varia sul livello ideologico, si scontra nei luoghi di potere con le altre per questioni eminentemente materiali, ma spesso le giustificazioni di queste si sostituiscono ad una volontà di riforma interna del cattolicesimo squisitamente Tardo Medievale(?).
Gerarchie vere e proprie: fusione pratica dell’integralismo con gesuitismo a seguito degli eventi del Dopoguerra. Di sostanza integrale, di forma gesuita. Preoccupati dell’amministrazione e dei possibili sfaldamenti interni, la preponderanza dell’aspetto politico li ha insteriliti sull’aspetto dottrinale, con conseguente riduzione di questo a dottrine morali di comodo.
[Ovviamente possono esserci vie intermedie a seconda del Paese e della situazione]
I cattolici pur arrogandosi sempre il primato tra le varie sette cristiane stentano a contenere la disgregazione nel proprio, per cui questa pretesa di trasforma più in una questione di principio che un intento reale dai fini anche solo lontanamente attuabili. (Anzi: quante volte i cattolici non distinguono più tra essi ed i protestanti ed anglicani? Quante volte si appoggiano a vicenda?)

FSMosconi

Ovviamente ho escluso per semplicità fenomeni “popolari” come le sette delle varie Madonne per semplificare il discorso. Anche se si potrebbe parlare di un fenomeno di fanatismo indotto (o un residuo di esso).

giovanni da livorno

@ RobertoV

Hai ragione: il papa non è il capo dei cristiani anche se vorrebbe esserlo (e pur considerandosi tale), ma mi piaceva l’apparente ingenuità della frase.
Saluti. GdL

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