Dramma intorno ai concubini di Prato

Cinquantuno anni fa. Era il 1956. Mauro Bellandi e Loriana Nunziati furono definiti ‘pubblici concubini e peccatori’ dal vescovo di Prato Pietro Fiordelli per essersi sposati col solo rito civile. Gli sposi lo denunciarono per diffamazione. Il vescovo fu condannato in primo grado e poi assolto in appello. Il processo vide l’Italia spaccata in due: chi difendeva il vescovo, sostenendo che egli aveva compiuto il suo dovere religioso, chi invece lo voleva punito, perché nella censura del prelato vedeva una crociata della Chiesa contro i matrimoni civili, tutelati dalla Costituzione. Per questa denuncia Mauro Bellandi si trovò isolato da tutti e non ricevette più prestiti dalle banche; commerciante, fu costretto a chiudere la sua attività; per la tensione a cui lo sottopose lo scandalo – il fatto ebbe risonanza non solo nazionale – si ammalò gravemente. Come la moglie Loriana, visse tristi vicende e in qualche modo fu costretto all’esilio.
Una storia che crediamo attuale.

DRAMMA INTORNO AI CONCUBINI DI PRATO
scritto e interpretato da Maila Ermini, e con Gianfelice D’Accolti
Prato, Spazio Teatrale “La Baracca”, Via Virginia Frosini 8

Sabato 10 e domenica 11 novembre 2007
Sabato 17 e domenica 18 novembre 2007
Orario: ore 21; festivi ore 16,30.

Si consiglia la prenotazione al numero di telefono 0574-812363 oppure 3332713136.
labaracca@tin.it – www.teatrolabaracca.com

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Nota dell’autrice alla rappresentazione
L’idea che ha mosso Il dramma intorno ai concubini di Prato è stata quella di rappresentare un fatto che ha avuto una valenza simbolica e politica nazionale.
Questa volta non si trattava di raccontare e basta – i fatti relativi ai ‘concubini’ sono noti, almeno in parte -, ma di rappresentare una vicenda simbolo del conflitto costante e attuale nel nostro paese fra Stato e Chiesa, che, pur con le molteplici varianti, non accenna a risolversi.
A livello teatrale si può definire un dramma storico, polifonico, con il coro (come nella tragedia antica) a commentare la vicenda; i protagonisti sono, oltre a Mauro Bellandi e Loriana Nunziati, il Vescovo Fiordelli ed il Parroco Aiazzi; ci sono poi altri personaggi di contorno, alcuni d’immaginazione, che tuttavia servono a situare i fatti nel tempo.
La vicenda è rappresentata dal suo inizio nel 1956, dallo sposalizio degli allora giovani Mauro e Loriana; tratta lo scontro con il Vescovo ed il Parroco, il drammatico processo che vide per la prima volta, dai Patti Lateranensi, un dignitario ecclesiastico condannato; e arriva fino al 2000, con uno squarcio su quello che è accaduto dopo lo scandalo ed il processo, e dopo la fine delle ideologie del Novecento.
La messa in scena è semplice, si unisce la lettura recitata alla rappresentazione classica; l’intento non è quello di offrire un prodotto teatrale ‘confezionato’, ma, attraverso l’attore e il testo, recuperare la funzione principe del teatro, che è quella di rappresentare situazioni problematiche– inventate o meno – e discuterne all’interno della polis: quello che oggi, a livello teatrale ma non solo, appare difficile a farsi.
(M.E.)

Gli interpreti
Maila Ermini (Quarrata, Pistoia) autrice, regista, attrice. Allieva di Oreste Macrì. Ha fondato il Teatro La Baracca di Prato (1994), che fa parte del circuito Sipario Aperto (piccoli teatri della Toscana). Vincitrice del XIV Premio Fondi La Pastora per il teatro con la commedia Matilda. Tra vari altri riconoscimenti, ha vinto il premio Leopardi per la poesia. I suoi ultimi lavori drammatici, da lei anche interpretati, L’infanzia negata dei Celestini, sul noto orfanotrofio pratese e Cuori di donna, hanno riscosso successo di pubblico e critica. L’infanzia negata dei Celestini, pubblicato da Carlo Zella Editore, ha vinto il Premio Selezione de “Lo Scrittore dell’Anno 2006” bandito dalla Regione Toscana. Nel 2003 e 2007 l’Enap premia la sua produzione drammatica.
Gianfelice D’Accolti (Matera). Attore, autore, regista. Ha conseguito il diploma alla “Scuola di Espressione ed Interpretazione Scenica di Bari” con Orazio Costa Giovangigli. Interprete di autori classici e contemporanei in diverse compagnie italiane, ha sublimato l’amore per i classici e la prosa nella trasposizione scenica di opere come Moby Dick di Melville, La marescialla della nobiltà di Cechov, Le memorie del sottosuolo di Dostoevskij, Il viaggiatore incantato di Leskov. Ha tradotto scenicamente le tensioni civili e politiche del mondo del lavoro in Fabbrica -de mentis humanae fabrica e in L’ingegnere va alla guerra; l’ascesi poetica ed immaginifica del vino in Bottiglie: resoconti dal mio quartiere ed alcune istanze del teatro religioso in Passione di Cristo e di Padre Massimiliano Kolbe.

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14 commenti

Felix

Ricordo bene la vicenda, anche se allora ero soltanto un ragazzino.

Kundalini444

Se i “concubini” non fossero stati battezzati, nessun tribunale avrebbe potuto riconoscere al vescovo l’autorità a fare quel rimprovero. Un motivo in più per sbattezzarsi: non essere riconosciuti (anche LEGALMENTE come il caso Prato ci insegna) sottoposti all’autorità religiosa.

tito

ai miei andò meglio: si sposarono solo in comune solo 5 anni dopo (nel 1961) a Milano, ma nessun vescovo disse nulla. forse in cinque anni qualcosa cambiò, grazie anche ai due pratesi, o forse a quei tempi Milano era veramente città all’avanguardia (ora non credo lo sia più…)

lacrime e sangue

Negli anni ’50 la chiesa era fortissima in Italia: per trovare lavoro in molte zone del veneto serviva la raccomandazione del prete, che come poteva farti assumere così poteva farti licenziare.
Testimoni mi raccontano che il parroco del loro paese alzava le gonne alle donne per controllare che non avessero le calze di nylon con la giarettiera: chi veniva beccata con tale “instrumentum diaboli” era “detta” in chiesa, ovvero nome e cognome venivano letti durante la messa e la poveretta definita una pubblica meretrice. Nessun “bianco” (=parrocchiano della DC) o “rosso” credente l’avrebbe sposata. Le restavano solo i comunisti atei che non andavano in chiesa.
Ratzy spera di riuscire a ritornare a quei bei tempi con l’aiuto di Islam e adesso anche degli ortodossi.

Andre1

@ lacrime e sangue
Sembra un racconto fantapolitico, potrebbe entrare benissimo in un racconto di Orwell, invece è la realtà da cui non ci siamo distanziati quasi per nulla.

cartman666

e’ uno schifo essere stati dominati da questa gente immonda, sono peggio della peste, anche in
Sicilia essere raccomandati dai preti, significava avere la possibilità di trovare un lavoro.

Pietro2

Ecco una delle delle tante ragioni del mio “SBATTEZZO”
Ho creato le premesse affinchè questi malefici inquisitori non mi possano nuocere, non essendo più un battezzato non hanno alcun potere di intervento sulla mia persona.
Sono stato assalito da un senso di sgomento leggendo la lettera che questo vescovo ha scritto al prete della parrocchia, cose da matti, certi comportamenti sono tribali e paragonabili ai riti più macabri.
Domando ai vescovi di Bologna, di Roma, di Milano, perchè non scrivete la stessa lettera al prete della parrocchia dell’On. Casini, dell’On. Fini, dell’On. Berlusconi, anche questi sigg. si sono sposati con rito “non proprio consono ai dettami di santa chiesa apostolica romana”, perchè non la scrivete una bella letterina?
sarebbe interessante averne un’eco.

Daniele Gallesio

# Kundalini444 scrive:
15 Novembre 2007 alle 18:59

Se i “concubini” non fossero stati battezzati, nessun tribunale avrebbe potuto riconoscere al vescovo l’autorità a fare quel rimprovero. Un motivo in più per sbattezzarsi: non essere riconosciuti (anche LEGALMENTE come il caso Prato ci insegna) sottoposti all’autorità religiosa.

Sottoscrivo al 100%

pietro

s’è detto “sbattezzo = cancellazione degli effetti civili del battesimo.”
Me ne se potrebbe dire uno di questi effetti civili ? il battesimo è un sacramento della religione cattolica e non un atto dello stato. Altrimenti il vostro “sbattezzo” dovreste farlo all’ufficiale di stato civile e non al sacerdote.

Raffaele Carcano

@ pietro
Il vescovo di Prato fu assolto proprio perché i coniugi Bellandi non si erano “sbattezzati”, e lui aveva dunque il potere di denigrarli.

Lucy

Ho visto il Dramma sui concubini in quel teatrino di legno che è La Baracca a Prato. Dovrebbe girare in tutta Italia il testo dell’Ermini, solo che questi artisti coraggiosi sono praticamente lasciati soli da tutti. Quale teatro avrà il coraggio di prendere quest’opera che pure è artisticamente molto valida?Dopo il Dramma, realizzato benissimo, c’è stato il dibattito con il pubblico. Cosa ormai impossibile, l’ho visto solo lì.
Hanno detto che lo replicheranno. Non ve lo lasciate sfuggire.
Un saluto.
Lucy, Prato.

Lotario Innocenzo

“Mauro Bellandi e Loriana Nunziati furono definiti ‘pubblici concubini e peccatori’ dal vescovo di Prato Pietro Fiordelli per essersi sposati col solo rito civile.”

In Italia nel 2007 non sia più così.

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