Spiegare i miracoli

Interpretazione critica di prodigi e guarigioni miracolose
Maurizio Magnani
Edizioni Dedalo
2005
ISBN: 
9788822062796

“Non possiamo fare miracoli”: locuzione frequentemente usata (da artigiani, negozianti, impiegati di pubblici uffici) per dire dell’impossibilità di prodursi in un’azione che, per velocità d’esecuzione ed eccezionalità della stessa, sia apparentabile ad eventi di ritenuta origine divina. È in libreria un volume delle Edizioni Dedalo Spiegare i miracoli. Interpretazione critica di prodigi e guarigioni miracolose che dimostra come quel popolare modo di dire potrebbe, anzi dovrebbe, essere usato per onestà intellettuale anche da appartenenti ad altre categorie (santi, beati, donne e uomini di pia condotta in procinto di promozioni in area celeste) da molti ingenuamente ritenuti addetti ai lavori prodigiosi. Già, perché neppure quei santi, quei beati, ecc. possono fare miracoli e, in effetti, nonostante le apparenze, mai li producono, ma sarebbe bene lo dicessero.

Autore del libro prima citato è Maurizio Magnani. Laureato in medicina e chirurgia nel 1984, ha lavorato come medico d’emergenza e come ricercatore clinico sperimentale. È psicoterapeuta, autore di numerose pubblicazioni mediche e psicologiche, divulgatore scientifico e docente per l’industria di teorie e tecnica delle sperimentazioni cliniche. Magnani, avvalendosi delle sue competenze professionali, muovendosi cioè dalle procedure d’indagine della realtà proprie del metodo scientifico, procede allo smantellamento di molti fenomeni ritenuti (o meglio, fatti ritenere) misteriosi, inspiegabili … miracolosi. Ne fa le spese pure S. Gennaro protettore della mia città natale … sigh!

Di fronte ad immani tragedie naturali come un maremoto che distrugge decine di migliaia di vite o una pestilenza che causa la morte di intere popolazioni è legittimo domandarsi: “Signore onnipotente, perché lo permetti? Dov’è la tua mano?”. Un miracolo è per definizione teologica un evento empirico che richiede la sospensione delle leggi di natura o la loro violazione. In altri termini il divino, per intercessione della Vergine o di un santo, farebbe ogni tanto trasudare sangue da una statua, lacrimare un quadro, guarire da un’infezione un bambino. Lo farebbe però sempre in assenza di testimoni affidabili, critici o di religioni differenti e di strumentazioni tecnologiche incontestabili. Così, mentre milioni di bambini muoiono di diarrea e polmonite sotto gli occhi di tutti, un ragazzo viene miracolato in un ospedale privato e benedetto; mentre l’odio razziale insanguina la terra della ex-Jugoslavia e del Medio oriente, la volontà divina farebbe sanguinare una statuetta in un giardino italiano. Questo libro vuole difendere la ragione umana dagli attacchi di un crescente irrazionalismo alimentato dall’ignoranza di masse con potenti tecnologie, ma scarso esercizio dell’intelligenza; analizza numerosi miracoli di guarigione riconciliando il lettore con la propria razionalità, ridandogli fiducia nelle capacità delle logica e della scienza di squarciare le tenebre del mistero e della superstizione.

Ecco un libro che merita d’essere letto, regalato, diffuso. Si legge d’un fiato trascorrendo fra sangue fluido o rappreso, lacrime ora liquide ora cristallizzate, freddi sudori a gocce o in gel. Già, perché una cosa che mi ha sempre colpito in tutti questi cosiddetti miracoli è la comune matrice di terribilità alla quale tutti appartengono. Mai che risuonassero, chessoio, un’allegra risata, un fischio alla pecorara o altri fenomeni acustici o visivi che, essendo prodotti da statue, quadri, teschi, muri, stoffe, pur sarebbero da considerare fenomeni quanto meno singolari. No, piangono tutti. E tutte. Effigi, statuine, strumenti. Tempo fa appresi che perfino un oggetto presente in tutte le nostre case s’era messo a lacrimare, ce lo fece sapere Domenico Modugno: piange il telefono. Un altro miracolo?

La prefazione di Spiegare i miracoli è del grande Piergiorgio Odifreddi (forse è vicino il giorno in cui fonderò un Odifreddi Fans Club). Per la gioia dei lettori estraggo da quella prefazione, intitolata “Alla corte dei miracoli”: «di fronte ai miracoli veri che la scienza e la tecnologia quotidianamente ci forniscono, dalle medicine ai viaggi intercontinentali, quelli supposti che provocano la meraviglia, la sorpresa, lo stupore che costituiscono il significato etimologico sia del greco ‘thauma’ sia del latino ‘miraculum’, sono soltanto veri e propri ‘scherzi da prete’. E, come diceva Totò, se le cose vere le mettiamo di qua, quelle supposte dove dovremmo mettercele?».

Armando Adolgiso, da L’Ateo n. 4/2005