Satiratea

di Maurizio Di Bona

 

Ogni volta che prendo in mano la matita e guardo il foglio bianco, quel maledetto di Baudelaire mi sussurra all’orecchio che: “se le cose non vengono deformate non hanno un volto percepibile”. Così la carta comincia a riempirsi di linee semitrasparenti che acquistano tonalità e spessore quasi da subito, mentre l’occhio fa la sua parte e vede già il risultato finale. Perché occorre distorcere, scombinare, smontare, fare a pezzi, sovvertire gli ordini, invertire i poli, abbassare le creste, mettere lo zucchero nel barattolo del sale e il sale … nella zucca! Ecco, non so se rendo l’idea.

Lo sappiamo, il potere è abile nel mascherarsi e a mimetizzarsi come un dannato camaleonte. Si trucca, calza strambi copricapi per impressionare (un po’ come fa il gatto quando inarca la schiena e drizza il pelo per sembrare più grosso), si affaccia al balcone, si veste da carnevale tutto l’anno con colori orripilanti, anelli e catene da drag queen, manco fosse un’orchidea carnivora che deve abbacinare api e vespe, sentenzia dal pulpito, promette posti in prima fila nell’aldilà, posti di lavoro a vanvera nell’aldiqua e intanto tiene ben salde le terga su troni, scranni e poltrone benedette dall’alto.

Come un 118 non autorizzato, interviene allora la satira a sirene spiegate, che non solo deve strappargli via ogni sovrastruttura, ma fargli un lifting al contrario, ridimensionarlo in lungo e in largo e mostrarlo in tutta la sua reale pochezza e mediocrità. Se questo fosse un Paese normale, e oggettivamente lo è poco, sospesi tra una teocrazia sottotraccia e una videocrazia di rimbambiti per rimbambiti, queste ambulanze della satira potrebbero scorrazzare su e giù e sanare il sistema, come un buon bicchiere di vino a pasto contribuisce a ripulire vene e arterie dal fottuto colesterolo. Invece tocca sempre dover inventarsi escamotage, strategie, percorsi alternativi, lavorare in cantina, quasi sempre senza fondi e mezzi, per poter obiettare, dissentire, scombussolare piani, scardinare dogmi, rivoluzionare conservatorismi di impronta tolemaica, spalancare le finestre e fare entrare anche un solo raggio di sole in certi armadi pieni di scheletri e muffa. In poche parole fare gli eretici. I cattivi!

Mostrare il re nudo? Non basta più. La gente è assuefatta anche a certe denunce. Rassegnata al proprio ruolo subalterno. Non riesce ad immaginare condizioni di vita diverse e migliori. Lo status quo calatogli dall’alto tutto sommato può andare, qualunque esso sia. Il peggio non è mai troppo.

“Bisogna dare la sveglia alla gente. Rivoluzionare il loro modo di vedere le cose. Creare immagini inaccettabili!” tuonerebbe invece il vulcanico Picasso ed infatti con la sua pittura altro che “deformare per rendere le cose percepibili” a chi ormai cieco e sordo non vuole né vedere né ascoltare. I politici rubano; ma è sempre stato così … I preti pedofili; povere pecorelle smarrite … Affari loschi e Vaticano; e vabbe’ ci penserà Dio a punirli … Stato corrotto; ovvio, ma lei in che mondo vive? Nepotismo a 360°; e perché discriminare solo per lo stesso cognome … Un mondo alla rovescia dove chi ha il coltello dalla parte del manico riuscirebbe a dimostrare che non è la mela a cadere dall’albero, ma l’albero a staccarsi da quella o addirittura il suolo a spiaccicarsi sotto di lei!

E quindi una volta che il re è spogliato, si proceda. Via al bombardamento a tappeto con le radiazioni, manco fosse una Drosophila melanogaster (mi adeguo al taglio scientifico della ricercata rivista, le cui copertine mi fregio di lordare da anni con scarabocchi indegni). Dicevo, il volgarmente detto “moscerino del vino”, “dell’aceto”, “dagli occhi rossi” o “della frutta”. Sì insomma lui, quel povero cristo stordito con i raggi X (come se non bastassero già i fumi delle vinacce a renderlo sbilenco come un ragionamento di Giovanardi), per avvalorare ipotesi di Mendel, tesi di Darwin, combinazioni genetiche, incastri cromosomici e bla bla bla.

La satira fa questo, fa altro “… e fa quel cazzo che gli pare” aggiungerebbe Daniele Luttazzi, tanto per sgombrare il campo da fasulli distinguo e pretestuosi paletti. “Guesta non è sadira, solo guella di Fiorello lo è!” cannoneggiava roco, come un lavandino non completamente sturato, l’ex ministro della difesa La Russa (ex, che bella parola!), seguiva la spalla Gasparri, ex della propria ombra che continua invece a lanciare jatture su Beppe Grillo, reo di non far satira ma politica, quindi Ferrara che pettina i riccioli ribelli della Guzzanti con la clava, perché la bambina così spettinata non può andare in tivvù. E non torniamo sul fronte degli omini nerovestiti, porporati o rossopradacalzati, per carità! Questo spiringuacchio è blasfemo, quel groviglio di linee è da scomunica, qui c’è una bestemmia, lì ce n’è un’altra, questa bozza ti costerà l’interdizione dai luoghi di culto nazionali ed esteri, scherza coi fanti ma lascia stare i santi, brucerai all’inferno, un fulmine ti arrostirà … pèntiti!!

Del resto quando dittature, potere e regnanti si autoalimentano e si autolegittimano grazie a paura e terrore nei secoli, si può facilmente comprendere quanto la commedia e la satira abbiano da sempre rappresentato un pericolo da arginare, limitare e annientare. Mi sembra di vederli ancora all’opera, Papa e Papi, arrovellarsi per vietare intercettazioni telefoniche, limitare il raggio d’azione dei magistrati ficcanaso, spezzare matite e penne a disegnatori, dissuadere, screditare, confezionare bavagli ad hoc, insabbiare scandali, tassare l’inchiostro, strozzare i giornali, distogliere l’attenzione con colpi ad effetto come consumati prestidigitatori.

Ah se un bel pernacchio di eduardiana memoria, reiterato e declinato in tutte le varianti a seconda del personaggio e del contesto, squarciasse le nubi e si facesse sentire come l’annuncio dell’imminente giudizio universale nel film omonimo! Orsù, fracassiamo tutti insieme l’enorme lente d’ingrandimento che il pidocchio si è fatto costruire tutto intorno per sembrare ingombrante quanto un mammuth. Sia lodato Baudelaire!

 

 

Maurizio Di Bona è un cartoonist napoletano. Si occupa in ordine sparso di filosofia, rockstare fumetti. Collabora con Beppe Grillo, Chiarelettere, il Fatto Quotidiano, L’Ateo e Il Ruvido. Ha pubblicato per Mimesis Chi ha paura di Giordano Bruno.