Detrazioni per le scuole paritarie? No, grazie!

«Non bastavano le già cospicue risorse che ogni anno escono dalla casse dello Stato per il finanziamento delle scuole paritarie — per l’anno in corso il governo ha previsto finanziamenti per 472 milioni di euro, non bastavano i quasi 700 milioni di euro erogati dalle amministrazioni locali e di cui nessuno parla, non bastava l’esenzione Imu-Tasi! Ora ci toccherà aggiungervi anche il costo delle detrazioni per le famiglie che decidono di mandare i propri figli alle private».

Ha commentato così Raffaele Carcano, segretario dell’Uaar, le novità relative alle scuole paritarie contenute nel ddl di riforma del sistema scolastico approvato dal Consiglio dei ministri il 12 marzo.

«D’altronde — ha proseguito — non dovremmo sorprenderci: ben 44 parlamentari della maggioranza che sostiene il governo hanno scritto al premier Renzi nei giorni scorsi per chiedergli un intervento in questo senso. Ed è ben nota la simpatia della ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, per la “causa” delle scuole paritarie. Fresca fresca di nomina la ministra pensò bene di mettere i puntini sulle i dichiarando che “la libertà di scelta educativa è un principio europeo” di “grande civiltà” e che dunque paritarie e statali devono avere “uguali diritti”. Posizioni che ha ribadito a più riprese lungo l’arco di quest’anno che l’ha vista alla guida del Miur».

paritariaw

«Si sostiene che le scuole paritarie costituiscono un evidente risparmio per la finanza pubblica — prosegue il segretario dell’Uaar — ma questo è falso. Ammesso e non concesso che gli studenti delle paritarie, qualora le amministrazioni pubbliche cessassero i loro munifici versamenti, tornino in massa alle vere scuole pubbliche, l’impatto sarebbe minimo. Perché gran parte dei costi pubblici sono fissi (stipendi degli insegnanti e mantenimento degli edifici) e non variabili. Di questo passo tra non molto si proporrà di abolire anche il trasporto pubblico: così il risparmio per lo Stato sarebbe eccezionale!».

«Per altro — sottolinea ancora Carcano — come ha notato anche l’ex ministro Luigi Berlinguer, ideatore della legge sulla parità scolastica, non si è ancora effettuato alcun controllo sulle scuole paritarie. E allora che senso ha finanziare scuole che, come abbiamo denunciato alla Commissione europea, discriminano studenti e disabili, sottopagano insegnanti, hanno una qualità di insegnamento più bassa di quelle pubbliche?».

Insomma, l’Uaar torna a ribadire quel che ha sempre detto: le scuole private non potranno mai, per definizione, essere la scuola di tutti. Rappresenteranno invece sempre progetti educativi di parte: la cui esistenza è garantita dalla Costituzione, purché «senza oneri per lo Stato». I cittadini che lo vogliono sono liberi di destinare soldi a istituti meno competitivi di quelli statali. Ma non chiedano soldi alle tasche, sempre più vuote, di tutti gli altri.

Approfondimenti su icostidellachiesa.it

Comunicato stampa Uaar

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80 commenti

RobertoV

Per quello che ho letto, rapporto della Cisl ed altri, le scuole private prendono complessivamente circa 1.5 miliardi di €, di più di quanto indicato nell’articolo. Per esempio negli ultimi anni la Regione Trentino Alto Adige eroga direttamente i fondi alle proprie scuole paritarie che così sono scorporati dalla quota statale e dovrebbero arrivare a quasi 100 milioni. La regione Lombardia concede detrazioni fiscali fino al 50% della retta, e così via.
A questo va aggiunta l’agevolazione che per legge le scuole paritarie possono utilizzare fino al 25% di personale volontario, venendo di fatto autorizzate ad evadere le tasse, sfruttare professori che hanno bisogno di punteggi per i concorsi pubblici ed utilizzare personale già pagato con altre fonti che non risultano in bilancio (tipo preti, suore, ecc.).
Da quanto fornito dalle stesse scuole paritarie cattoliche nelle loro scuole ci sono circa la metà di portatori di handicap ed immigrati rispetto alle equivalenti statali, con conseguente riduzione dei costi.

E’ abbastanza assurdo che uno stato che ha difficoltà economiche a finanziare le proprie scuole, elargisca così tanti soldi a quelle private penalizzando le proprie. Il presunto risparmio è un mito creato propagandisticamente giocando sui costi medi, non sui reali costi marginali e non confrontando situazioni a parità di condizioni. Anche abolire i trasporti pubblici o la sanità pubblica e farli passare al privato è “un risparmio” per lo stato.
Lo dicano chiaramente: le sovvenzioni sono sostegno ad un settore in crisi, settore che senza le sovvenzioni sarebbe in fallimento, visto le numerose chiusure, ed ha bisogno di mantenere i propri guadagni, senza controlli e con qualità inferiore come riconosciuto da diverse indagini.

Francesco S.

Mi sa che le indicazioni de “La buona scuola” le hanno buttate nel cesso. Si paga anche questo per aver permesso la creazione di questo governo. Che la responsabilità politica e storica di ciò ricada su chi l’ha permesso anche per ottusità.

Federix

Riguardo alla denominazione “Buona scuola” (e molte altre che caratterizzano il governo Renzi, quali “contratto a tutele crescenti”, ecc.) essa, di fatto, significa semplicemente il contrario di quello che sembra significare. In questo, il governo Renzi (ma anche altri prima) hanno fatto proprio il perverso insegnamento di “1984” di Orwell, dove si descrive la “neolingua”: “libertà è schiavitù”, ecc.

Francesco S.

Io ho notato anche che tende ad usare neologismi in inglese per chiamare certi provvedimenti che ce lo mettono in quel posto, in modo da addolcire la pillola.

Gérard

Francesco s.

Ma anch’ io, come ogni persona di buon senso ( Ce ne sono ancora ? ) avrà notato questo vizio di usare una parola inglese dove non c’è ne sarebbe bisogno ( provincialismo ? ) . Se viene espresso in inglese, è per forza una cosa moderna e progressista …vero ..?! E chi non lo capisce e retrogrado e ignorante … ( Ecco il messaggio che percepisco in questo modo di parlare di Matteuccio ) .

Marco

Premetto che sono contrario al finanziamento pubblico delle scuole private (sottolineo: private, cattoliche e non), non sono molto d’accordo sulla frase “hanno una qualità di insegnamento più bassa di quelle pubbliche”. Io ho fatto le medie alle private cattoliche, e la qualità dell’insegnamento rispetto alle medie pubbliche del mio paese era imparagonabile. Del resto ci sarà pure un motivo se chi può permetterselo le sceglie. Ma anche questo è legato credo all’errata distribuzione dei finanziamenti: se lo Stato facesse il suo dovere e destinasse i soldi che destinate alle private alle scuole pubbliche, forse questa divergenza non esisterebbe..

Francesco S.

Dipende, in media pare che la qualità sia inferiore, qualcuno qui aveva postato un articolo in tal senso. E’ chiaro che ci sono sempre le deviazioni dalla media.

luca rea

concordo con queste idee ..ma aggiungo che non sono posizioni da poco visto che nascono da una vera estensione in atto dello stato pontificio fino in valle d’aosta
..se si era in svizzera già sarebbero ridicole

Diocleziano

Del resto ci sarà pure un motivo se chi può permetterselo le sceglie

Non sarà perché nelle private i pargoletti non vengono a contatto con quei bambini brutti, sporchi e, soprattutto, poveri?

RobertoV

Esistono diversi studi, anche europei, che indicano un livello medio più basso per le scuole paritarie. Non è quindi un problema di opinione, ma di fatti.
La media si fa su tutto, non sui casi singoli. Se ho 10 scuole da 10 e 990 da 4, la media fa 4.06, non 10, cioè il peso di quelle scuole buone è trascurabile sulla media.

parolaio

Non c’è bisogno di alcuno studio per sapere che in Italia le scuole private per la maggior parte sono dei diplomifici dove passa chi paga. E’ la tradizione, opposta a quella anglosassone dove vale esattamente l’opposto.

Roby GOD

Esiste uno studio della Fondazione Agnelli (non esattamente dei mangiapreti) che valuta le scuole superiori in base ai risultati ottenuti dai loro studenti durante il primo anno di unversità. Ad esempio per la mia regione, il Piemonte, tra i migliori cinquanta istituti solo uno è privato mentre tra i 20 peggiori i privati sono la metà. Guardando la classifica stilata appare chiaro come le scuole private abbiano in genere risultati peggiori delle pubbliche salvo poche eccellenze. Puoi trovare i dati qui: http://tinyurl.com/mbqw9hy (Sole24ore) e qui: http://www.eduscopio.it/ (sito della Fondazione Agnelli in cui non trovi le tabelle ma che permette di individuare le scuole migliori per settore disciplinare e area geografica)

Manlio Padovan

Sei stato fortunato. Informati di cosa è successo anni fa all’istituto Barbarigo di Padova. Conosco personalmente chi non è riuscito a diplomarsi alle scuole pubbliche ed è dovuto ricorrere ad un instituto di religiosi. Trscurando il lavaggio del cervello che nelle scuole cattoliche è in genere all’ordine del giorno per avere una borghesia ipocrita…credente solo per interesse. Se vuoi informarti, la documentazione non manca.

Frank

Dialogo della foto:

Maestra: Vediamo come vi chiamate bei bambini di questa bella scuola privata.
Alunno: Io Giulia Gelmini.
Altro alunno: Io Turi Alfano.
Altro alunno: Io Berta Giannini.
Altro alunno: Io Pasqualino Boschi.
Altro alunno: Io Mariangela Renzi.
Maestra: Mi sta sorgendo un sospetto sul perchè i nostri politici spingano per il finanziamento della scuola privata.
Crocifisso: Sono tutti figli di papà come me.
Statua Madonna: Incredibile sono passati 2000 anni è ancora ci crede, però che fantasia che avevo quando ero giovane.

acchiappa_mugugnanti

Ed alla fine parla anche il mappamondo.

Voi piccoli italioti futuri elettori e cittadini dell’italietta rimanete qui fermi con la madonna, gesù e padre pio mentre io giro vorticoso avanti sulla strada del progresso.

firmato: acchiappa_mugugnanti.

Antonio

La butto lì con una proposta volutamente provocatoria: perchè non fondare scuole private laiche che educhino espressamente al pensiero critico? Sto cominciando a pensare che per superare la Chiesa è necessario batterla al suo stesso gioco, e per fare ciò abbiamo bisogno di una classe dirigente di ideologia laica.

Francesco S.

Sì se le finanzia chi decide di frequentarle, no se si aggiunge a chi ruba finanziamenti alla scuola statale, che è per tutti.

mafalda

Problema centrato in pieno, secondo me. Lo pensavo qualche giorno fa leggendo un cartellone dell’oratorio che invitava i ragazzi a pregare e a partecipare. Se si cominciasse a fare per esempio dei “grest” estivi laici e competitivi economicamente con quelli dei preti, i genitori correrebbero a frotte. I gonnelloni andrebbero in paranoia, perché quello che gli preme sopra ogni cosa è la pubblicità. Bisogna salvaguardare la scuola pubblica il più possibile, ma se negli anni futuri diventasse un ghetto, sarà meglio battere la privata con scuole laiche all’avanguardia, senza oneri per lo stato.

Francesco S.

Se negli anni futuri la scuola pubblica statale dovesse essere distrutta a tal punto, si farebbe prima ad emigrare, uno stato che non è in grado di fornire un’istruzione pubblica statale per tutti è uno stato MORTO, neanche “scuole laiche private” in tal caso servirebbero, perché dovendo seguire logiche di mercato non potrebbero offrire l’istruzione a Tutti, si verrebbe catapultati nel 3°-4° mondo, con una massa di ignoranti crescente e chi non dotato di mezzi avrebbe come unica soluzione quella di prendere i voti per studiare, come nel medioevo. La distruzione dello stato sociale. Ecco perché l’istruzione pubblica va preservata.

Massimo Maiurana

Se si cominciasse a fare per esempio dei “grest” estivi laici e competitivi economicamente con quelli dei preti, i genitori correrebbero a frotte

La realtà è un pochino diversa. L’Uaar ha già fatto questo esperimento (http://www.uaar.it/news/2010/03/03/campo-estivo-uaar/) e i risultati non hanno suggerito affatto quello che tu ipotizzi. Del resto non è nemmeno tanto strano, se ci pensate il motivo è lo stesso per cui, ad esempio, nessun social riesce a scalzare il dominio di Facebook, nessuna piattaforma di videosharing scalza Youtube, eccetera, ed è quello della massa critica unita all’effetto gregge. La gente tende ad andare dove vanno gli altri, non va dove c’è poca gente. Il fatto che si preghi e si facciano messe non costituisce un problema per la maggior parte di loro perché alla fine “una preghiera non ha mai fatto male a nessuno”, e se accettano di sposarsi in Chiesa pur non credendo figuriamoci se possono farsi problemi a mandare il figlio al Grest dei salesiani. Per dire, gli stessi scout del Cngei hanno una frazione degli iscritti dell’Agesci che possono contare sul sostegno di una rete di parrocchie e oratori.

mafalda

Il grest dovrebbe essere allettante per le tasche delle famiglie, non solo per i contenuti. Mi pare che la cifra richiesta per il campo estivo che hai citato sia piuttosto alta. Inoltre un’esperienza isolata non ha senso, quando i preti invadono ogni comune ogni estate. Nella provincia dove abito ci sono state diverse iniziative lodevoli promosse dai musei di diversi comuni ed erano pieni di bambini. Costo bassissimo, maestre preparate, orari adeguati alle esigenze dei genitori, contenuti fantastici (arte, paleontologia, storia…).

Massimo Maiurana

Il grest dovrebbe essere allettante per le tasche delle famiglie, non solo per i contenuti. Mi pare che la cifra richiesta per il campo estivo che hai citato sia piuttosto alta.

Ma infatti quello del link non è un Grest, è un soggiorno di una settimana che presenta dei costi e che potrebbe essere competitivo con le inziative confessionali solo se ricevesse contributi pubblici. Se si tolgono agli oratori i contributi che precepiscono dalle apposite leggi laicicide e indirettamente da altri rivoli ad analoga iniziativa verrebbero applicate analoghe tariffe, ma la partecipazione sarebbe comunque imparagonabile perché, come dicevo, la massa va dove c’è massa. E da noi la massa viene catalizzata, grazie anche al sostegno pubblico, dalle iniziative parrocchiali e diocesane.

Monsieur Bovary

E che volete, avranno ben diritto di mettere i figlioletti al riparo dalla vita VERA, che è fatta di idee, persone e fatti che magari non ci piacciono ma siamo tenuti dalla civiltà a rispettare…
… e menomale che qui ancora non si è affermato (a quanto ne so) l’odioso fenomeno dello homeschooling, a cui fra l’altro l’America sembra voler garantire diritto d’asilo:

http://abcnews.go.com/US/home-schooling-german-family-allowed-stay-us/story?id=22788876

Per il resto sono d’accordo con francesco s.: in un mondo psicologicamente sano, la scuola LAICA sarebbe l’unica opzione praticabile (nel pubblico e nel privato).

Marilena Maffioletti

“Gli operatori commerciali di Roma hanno accolto con entusiasmo la notizia del giubileo che porterà a Roma milioni di persone, ecc,ecc.” La chiesa non FALLIRA’ MAI (infatti il papa è ritenuto infallibile!), non mi illudo più, non spero in un futuro laico, i romani non rinuncerebbero mai agli introiti garantiti dalla religione nemmeno se fossero tutti atei. Può sembrare una considerazione banale e marginale la mia
eppure altrettanto realistica e innegabile. Povera Italia!

Federix

Il problema è anche che ci sono tanti “diversamente intelligenti” che vanno in “pellegrinaggio” a Roma per i giubilei, durante i quali coloro che giubilano veramente sono coloro che ci guadagnano sopra. Per questo, per “laicizzare” il paese e le istituzioni occorrerebbe prima i tutto far notare ai pellegrini (e ai credenti in generale) che sono degli illusi.

Diocleziano

Figurati in quanti abbocc… hem… accorreranno dopo che il Banale ha fatto intendere di essere in fase di esaurimento: ”Sarò papa per poco… poco papa cape… papa cupo campa poco…” :mrgreen:

Federix

Forse ha imparato, dal caso di Wojtyla, che un papa in prossimità della fine è un papa che attira più creduloni!!!

Florasol

Sandra chiedo scusa in anticipo ma questa è troppo buona per non rubartela, non avertene a male 🙂

RobertoV

Una volta il giubileo era ogni 100 anni, poi sono passati a 25. Adesso lo rifanno dopo solo 15 anni! Cosa non farebbero per cercare di tenere i fedeli ed apparire. Tra un po’ lo faranno ogni anno, tanto sarà la collettività a pagare ed alcuni ci guadagneranno, basta vedere cosa è successo con l’ultimo, grazie a Bertolaso & C.
Certo che un papa può indire un giubileo senza consultarsi con Roma e lo stato italiano che poi deve garantire i servizi ed il supporto, tanto qualcuno che paga lo trovano sempre ….

Florenskij

Chissà se “La scuola di Atene” di Raffaello nelle Stanze Vaticane, con Platone ( l volto pere sia quello di Leonardo ), Aristotele e gli altri sapienti era una “scuola paritaria”.

Quanto alle spese filovaticanesche, chissà se l'”appeal” turistico e l’immagine dell’Italia come paese della Bellezza non dipenda
dall’influsso secolare ( culturale ? ) della Chiesa, così come l’attrattiva
della Francia è dovuta alle “spese folli” della monarchia francese
abbattuta dalla Rivoluzione iniziata nel 1789 alle altrettanto folli spese
dell’ipocrita e odioso Napoleone III, golpista, donnaiolo e
filocllericale, tramite i piani edilizi del barone Haussman, l’urbanista delle avenues.

Quanto alle scuole private cattoliche, alcune sono di eccellenza, come l’istituto Leone XIII dei gesuiti a Milano, altre sono o possono essere
dotate di un corpo insegnante più modesto, a causa della crisi
culturale e identitaria del mondo cattolico; diciamo che sono scuole
che assicurano un ambiente “perbenino”, scelte dai genitori con
un certo sforzo economico perchè di fatto in certe zone socialmente
disastrate il lavoro scolastico è reso difficoltoso a casa dell’alta
percentuale in ogni classe di elementi difficili e riottosi. In ogni caso il
“rendimento” di una scuola non dipende solo dalla qualità degli
insegnanti in termini di cultura, dedizione al lavoro, umanità-
humanitas, ma anche dalla rispondenza dell’ambiente. Quando
mancano attenzione e disciplina, si procede come quando il cerchione della bicicletta struscia sul gommini del freno: si pedala con fatica e si
va piano.

Quanto agli oratori, devo dire che ho due figlie che hanno dato è danno moltissimo in termini di tempo e fatica la prima agli Scout, l’altra alla parrocchia e tutto sempre gratis et amore Dei. Trovate gg
giovani volontari atei-agnostici-laicisti disposti a fare a meno della retribuzione e avrete ottime ragioni per ottenere finanziamenti.

Tiziana

Qualce anno fa, era sindaco di Roma ancora Veltroni, una comunità religiosa di antichissima presenza a Roma decise di coinvolgere uiin unprogetto i suoi giovani. Con l’accordo del sindaco e a spese intere e documentate e ancora oggi verificabili di questa comunitùà furono acquistati indumenti, un pulmino ford , allestita una cucina per portare cibi caldi la sera a dei senzacasa – in maggioranza afgani – presso la stazione ostiense. Dopo circa due mesi il sindaco pregà personalmente il responsabile di questo progetto di cessare la distribuzione perchè la Caritas vedeva diminuito il suo lavoro. Un caso, ammetto un caso , ma eclatante mi sembra

Sandra

La scuola di Atene paritaria? Non direi, il cattolico Giustiniano la fece chiudere…

Quanto a lasciti in arte, quanto dipende dalla bellezza intrinseca dell’Italia – paesaggio e clima – il fatto che la Chiesa ci si sia piazzata?

A parte scuole prestigiose come il Leone XIII – siamo all’ambiente di élite dove il meritevole è fuori a priori, c’era il cruciale problema di regali tra compagni stando la preside… ma non temere Flo, anche al Leone il regalo della Dote scuola non si rifiuta -, a mia conoscenza le paritarie non sono mai state tanto scuole d’eccellenza quanto un’isola protetta: a partire dal 68, per parte della società, la scuola privata ha rappresentato un porto sicuro (politicizzazione, scioperi) per i figli, e pazienza se gli insegnanti non erano ben preparati.

Quanto agli oratori mi sembra di ricordare che la Regione Lombardia aveva previsto una paga per gli animatori, ovviamente di tasca sua ma scelti del parroco! Per non parlare dei contributi agli oratori. Trovaci tu un gruppo qualsiasi che i politici finanzino in bianco!

Florasol

Sandra, ho abitato dai 3 ai 21 anni di fronte al Leone XIII e ahimè conoscevo frotte di gente che ci andava (compreso per due anni mio fratello). Potrei raccontare cose che voi umani non potete immaginare… brrrr…..

Sandra

immagino…. basta vedere le pagine web del Leone Xiii dove si comunica ai genitori le modalità per accedere il “buono scuola”…. e insieme leggere “apertura al mondo” e “apertura agli altri” per farsi venire il fottone.

Diocleziano

Senti Flo, le tue reiterate s†upidaggini mi stanno annoiando: i pochi volontari atei che si prestano gratuitamente lo fanno davvero gratuitamente; i volontari cattolici che lavorano gratis lo fanno per organizzazioni che a monte ricevono una valanga di soldi, quindi più che volontari li definirei gonzi.
Per l’ennesima volta ti ricordo che l’istituto* d’eccellenza che ami citare è quello dove il povero Luca Barbareschi è stato brutalizzato dai gesuiti, per un paio di annetti, mi pare.
.
*) Vedi la gratificante pagina di Wiki.

Manlio Padovan

Non solo. Negli anni ’60 lavoravano “gratis” per essere raccomandati in posti che noi non saremmo mai riusciti ad occupare e non abbiamo occupato: esami di maturità senza esami o esami fatti per modo di dire, lauree senza esami o esami farsa, lavori presi per raccomandazione o, come dicono i borghesi, per conoscenze:picciotti di una cupola sempre efficiente.
Non mi pare che le cose siano cambiate. Così le figlie del nostro hanno già pronte le credenziali…sempre a danno di altri più sinceri.

Diocleziano

MP
Sottolineando anche il fatto che i volontari laici non hanno nemmeno organizzazioni per cui lavorare, essendo prosciugati tutti i canali di finanziamento. E qui il nostro dirà che le organizzazioni benefiche atee dovrebbero essere finanziate dalle tasche dei laici: bene, allora dicci quale organizzazione cattolica sta in piedi con i soldi dei fedeli. Te lo dico io, Flo: NESSUNA! il braccino corto dei cattolici è ormai proverbiale e fare beneficenza, per la chiesa, non ha senso se non c’è guadagno.
Allora, Flo, compito a casa: scrivi cento volte la frase ”I volontari lavorano gratis, ma tutti i soldi li ha presi la chiesa”.

RobertoV

Diocleziano
Poco tempo fa avevo visto un’indagine fatta in ambito cattolico dove si lamentava proprio questa cosa. Si diceva chiaramente che le donazioni dei fedeli sono scarse e che non sarebbe possibile mantenere i preti con tali donazioni e che quindi hanno assoluto bisogno dell’otto per mille, otto per mille che tra l’altro in termini reali è aumentato di 2.5 volte circa rispetto a trent’anni fa, regalando ancora più soldi ad una chiesa in calo di fedeli e sacerdoti, che si trova con molti più soldi da poter utilizzare nel sociale e che utilizza in minima parte.
E’ di pochi giorni fa l’uscita del cardinale Scola che parlava degli oratori della diocesi ambrosiana frequentati da tanti ragazzi, parecchi musulmani. Certo la regione finanzia solo quelli ed ha impedito un’alternativa. I costi delle alternative sono ovviamente decisamente superiori, ma la gente bnon si rende conto che il costo effettivo degli oratori è decisamente superiore a quanto pensano di pagare direttamente. All’estero ho visto indagini che dimostrano come le chiese si facciano pagare bene dallo stato per ogni cosa che fa.

Gianfranco

@ Diocleziano. Non tutti siamo ( siete ) allo stesso livello: come risposta lei mi ha insultato (blandamente, c’è di peggio ) mentre Sandra mi ha rigirato contro la battuta in modo eccellente. Quanto alla chiusura della Scuola di Atene da parte di Giustiniano, devo dire che questo fatto mi ha sempre disturbato; è l’occasione buona per impegnarmi a capire quale fosse il livello di invasivita del regime cesaropapista di Costantinopoli. Tra l’altro Sandra con la sua obiezione a
proposito del corale di Bach da canzonetta mi ha spinto a iniziare ricerche specifiche sulla
contiguità e continuità fra amor sacro e amor profano nel Medioevo e seguenti. Rimane il fatto
che la dogmatica cattolica si formò utilizzando le categorie del pensiero greco, che durante il
periodo umanistico e anche prima ( già nel XIII secolo ) i pensatori cristiani d’Occidente erano
affamati di pensiero greco, e che sotto i Medici, uno dei quali divenne papa Leone X , il papa di
Raffaello, venne promosso un autentico revival platonico. Di fronte all’affresco della “Scuola di
Atene il maestro di Urbino dipinse “La disputa del Sacramento”. I grandi iniziatori della
rivoluzione astronomica, come Copernico, erano implicati nel sistema di studio cristiano, che
evidenemente non rifiutava l’apporto del razionalismo greco, anzi.
Quanto al braccino rapace, sono ben consapevole che il patrimonio ecclesiastico si rimpolpò nei
secoli anche grazie alle donazioni di sovrani e feudatari, nei casi peggiori sul tipo del principe
padre della Monaca di Monza; inoltre con eredità di gente che voleva farsene scudo in vista del
giudizio di Dio nell’aldilà… ma non sempre; c’erano anche donazioni e lasiti “puliti”. Però sarebbe
il caso di ricordare anche l’enorme spoliazione di beni ecclesiastici sotto Napoleone e sotto i
governi italiani, a partire dal Piemonte post ’48.
Non ho difficoltà a credere che ben poche delle iscrizioni al Leone XIII abbiano motivazioni
strettamente religiose, però rimane il fatto che in questo caso come in altri i “preti” sono riusciti a metter su una scuola di eccellenza.
Scandaloso quanto successo a Barbareschi; ma siamo sicuri che in collegi e scuole di ambito laico non siano successi fatti gravi e che una delle componenti del bullismo nelle scuole laiche non sia la mancanza di formazione interiore (“Non c’è più religione!”) ?
Ai tempi i miei avevano una mezza idea di iscrivere mio fratello minore al Leone. Li dissuademmo
perchè non volevamo che frequentare una scuola ideologicamente monocorde; risultato? Si
iscrisse a un liceo statale il cui il livello dello studio rimase ai minimi per le fervide iniziative
pseudo demo pedagogiche e sciperaiole dei contestatori in rosso. Venne perfino minacciato per
aver distribuito manifestino di area liberale.
Chi ha detto che non voglio contributi per i volontari atei? Ho detto solo: trovateli, e in numero sufficiente. Entusiasmare la gioventù è dato ai movimenti emergenti ed emotivamente coinvolgenti.
Quanto allo spadroneggiare e maramaldeggiare dei democristiani e accoliti vari, ho da proporre quanto detto da una signora a proposito di una città non lontana dall’Adriatico in cui un giovane
non avrebbe potuto ( uso il condizionale ) occupare il posto alla Centrale del Latte per il quale era
stato assunto per essersi rifiutato di prendere la tessera del partito in rosso. Un caso isolato?

Giorgio Pozzo

Trovate giovani volontari atei-agnostici-laicisti disposti a fare a meno della retribuzione e avrete ottime ragioni per ottenere finanziamenti

Флоренский,

Lei ci fa un torto colossale.
Le rammento che il circolo UAAR di Torino da parecchi anni ha organizzato dei volontari per assistenza gratuita negli ospedali. Si tratta del cosiddetto servizio AMNC, che ora si sta estendendo a tutta Italia (sempre in modalità GRATIS: i nostri volontari si pagano il biglietto del tram per andare in ospedale).
La sfido, in via del tutto amichevole, a negare che questa sia un’ottima ragione per ottenere finanziamenti. E la sfido pure, sempre amichevolmente, a considerare il divario di proporzioni galattiche che esiste tra la “concorrenza” dei preti, che sono imposti dalla CCAR agli ospedali, che sono pagati a livelli di primari, e che vantano comunque l’appartenenza ad una potenza economica di livello mondiale, di parecchi ordini di grandezza superiore all’UAAR.
Se non le è chiaro il divario di mezzi e potenza, consideri la metafora galattica alla quel accennavo: la CCAR sta all’UAAR come la Galassia di Andromeda sta alla nostra Luna.
Nell’ambito scolastico, la prego di considerare questa come una ovvietà, il divario di potenza risulta quasi incolmabile, in quanto, a differenza dell’ambito del volontariato ospedaliero, il divario stesso vede le componenti politiche ed economiche totalmente soverchianti. Mettere su una scuola possiede complicazioni che, perlomeno, gli ospedali non mettono in campo, o lo fanno in misura nettamente minore.

Florenskij

@ Tiziana. Riprovevole il comportamento della Caritas, se l’informazione corrisponde al vero; ma chi le faceva concorrenza era una comunità religiosa “di antichissima presenza”, dunque risalente al cupo Medioevo, non una comunità di atei.

RobertoV

Nel medioevo gli atei non potevano esistere per legge proprio grazie alle religioni dominanti e non potevano certo accumulare tutte le ricchezze ed i privilegi che oggi permettono alla chiesa di operare nel sociale a costi “apparentemente” contenuti.
Ma questo è successo anche di recente nel secolo scorso: per esempio in Austria i Freidenker erano quasi 100 mila prima che la chiesa cattolica tramite gli austrofascisti al potere li sciogliesse e perseguitasse confiscandone i beni e dopo la guerra la chiesa cattolica si oppose alla loro ricostituzione ed alla restituzione dei beni.
Non mi pare che in Italia le cose siano andate in modo molto differente visto che anche il solo concetto degli altri rispetto alla chiesa cattolica è un concetto ancora difficile da digerire e fino a 30 anni fa la religione cattolica era religione di stato ed ancora oggi il potere politico e le istituzioni si comportano come se nulla fosse cambiato dando precedenza nel sociale per esempio solo alla chiesa cattolica come se gli altri non esistessero ed evita di consentire la concorrenza.

Sandra

Direi prima ancora, la comunità ebraica era a Roma da molto prima del Medioevo.

RobertoV

L’impero romano pur avendo causato la diaspora degli ebrei per motivi politici, riconosceva agli ebrei il diritto alla loro religione ed i rabbini godevano dei privilegi concessi ai sacerdoti. Dopo nel medioevo sono stati discriminati e perseguitati, chiusi nei ghetti ed ostacolati nella loro religione e nelle loro attività. Con lo statuto albertino le altre religioni, ebrei inclusi sono state tollerate ed il ghetto di Roma è stato aperto durante la Repubblica, ma la chiesa li ha rinchiusi nuovamente e si è opposta alla tolleranza per le altre religioni.

bruno gualerzi

OT (che però può contribuire a capire perchè la chiesa – che, direttamente o indirettamente, gestisce la stragrande maggioranza delle scuole cosiddette paritarie – avrà sempre vita facile da queste parti)

Si provi a leggere l’editoriale dei Eugenio Scalfari… il sedicente ‘non-credente’ Scalfari… che compare oggi sul sito di Repubblica! D’accordo che si tratta ormai di un caso clinico (la vecchiaia fa brutti scherzi), ma quanto vi si legge è pur sempre uno specchio nel quale si riflette il livello della laicità di questo paese.
Se questo è un ateo…

Sandra

Il titolo è interessante – Quel che Francesco può dire all’Europa dei non credenti -, ma lo svolgimento è misero, non offre nessun approfondimento sul tema. E’ una predica, si parla di anima e misericordia, di ingiustizia sociale, di illuminismo, e di celibato dei preti, come se fosse questo il problema della Chiesa cattolica: ma Scalfari sa che solo in Germania molti la stanno abbandonando perché questa si è accordata per farsi attribuire come tassa ecclesiastica anche la percentuale sui guadagni finanziari – tipo fondi pensione?
Io ne ricavo che non solo che Scalfari sta invecchiando male, ma che deve averne combinate, per aver tanta paura di morire…

Engy

Pensa Bruno, quando ti vedremo (e ti leggeremo) ultranovantenne come Scalfari, tessere le lodi di chi a quel punto sarà papa (forse lo stesso Bergoglio, chissà) ! 🙂

bruno gualerzi

A quel punto tesserò le lodi del papa… solo se il papa sarò io! Dopo aver scartato i soliti Napoleone e Cesare.

RobertoV

Scalfari un presunto ateo e laico estremamente riverente verso il papa imperatore ed il cattolicesimo quanto sgradevole nei confronti dei protestanti e nel caso specifico dei valdesi che in quanto ad aiuto al prossimo battono nettamente la ricca chiesa cattolica, idem sulla misericordia verso gli altri.
Fosse veramente un agnostico ed un laico dovrebbe essere più obiettivo nel valutare le diverse religioni ed invece è estremamente ossequioso verso il papa imperatore e gli attribuisce meriti che non ha e rivoluzioni solo propagandate.

Florenskij

@ Una domanda che ho posto già diverse volte: ma la seconda “A” di UAAR che ci sta a fare? Tutti atei e nessun agnostico, nel senso di anticlericale o aclericale, ma quanto ai massimi problemi, ai “problemi abissali””ignoramus et ignorabimus”. E se Scalfari fosse agnostico, non avrebbe diritto di cittadinanza?

brunogualerzi

@ Florenskij
Solita capziosa distinzione. Un ‘agnostico’ come si sta rivelando Scalfari (e chissà quanti altri) non può più definirsi ‘non credente’, dal momento che si pone sulla stessa lunghezza d’onda, oltre tutto, non di un credente qualsiasi, ma del capo assoluto di tutti i credenti, le cui azioni pertanto non possono certo prescindere da questa sua figura… come invece tanti laici come Scalfari non tengono in considerazione, suggestionati dalle pretese ‘rivoluzioni’ che questo papa sta attuando. Comunque un agnostico che… pur dichiarandosi non credente… sostiene ciò che sostiene Scalfari, si è già di fatto ‘aperto alla verità’, ha già di fatto identificato la vera fonte cui ispirarsi. Un non credente – se si ritiene veramente tale – può essere agnostico o ateo, ma non può trovare il senso da dare alla propria esistenza in un credente. Sarebbe più onesto se si convertisse… e amen.

RobertoV

Fosse veramente un agnostico ed un laico mi aspetterei una maggiore obiettività nel valutare le diverse religioni ed invece è stato estremamente sgradevole e prevenuto nei confronti dei protestanti ed in particolare dei valdesi (che già fanno ciò che lui attribuisce al nuove papa), mentre è estremamente ossequioso verso il papa imperatore e gli attribuisce meriti che non ha e rivoluzioni solo propagandate.

parolaio

Scusa Bruno, di solito ti leggo con interesse. Ma il far riferimento al “del capo assoluto di tutti i credenti” è… un’eresia!

Giorgio Pozzo

Ergo, Scalfari potrebbe essere definito un “agnostico devoto”….
Oppure, meglio, un “non credente devoto”.
Tra l’altro, vorrei far notare come esistano credenti più laicisti di certi non credenti (atei o agnostici o ignostici che siano). Provate a parlare, solo per fare un esempio, a dei Valdesi o degli Ebrei.

Sandra

Giorgio,
l’onestà intellettuale è merce rara, ragion per cui è molto più difficile imbattersi in “credenti laicisti” che in “non credenti bigotti”. Basta leggere quello che un altro direttore di quotidiano, candidamente in una lettera ad Avvenire, scrive di sé: “il fatto di non avere il dono della fede non mi impedisce di considerarmi cattolico”.
da Quei-confessionali-messi-in-pagina-Cangini-ma-io-non-sono-anticattolico, 13-3-15

Engy

ma al di là dei leccaculo e dei servi che mai mancano e che magari ne sono in parte inconsapevoli, non può esistere in questo rigido schema mentale l’idea di un ateo che apprezzi, e lo scriva, l’operato di un credente, papa o non papa, senza rischiare di essere immancabilmente etichettato come ateo-devoto?

Frank

“ma al di là dei leccaculo e dei servi che mai mancano e che magari ne sono….. in parte inconsapevoli,”

Stai tentando di giustificarti con l’inconsapevolezza?

“non può esistere in questo rigido schema mentale l’idea di un ateo che apprezzi, e lo scriva, l’operato di un credente, papa o non papa, senza rischiare di essere immancabilmente etichettato come ateo-devoto?”

Quella che ha uno schema mentale rigido sei tu, qui “in generale” nessuno è convinto che chi apprezza un credente o un papa sia come te.

Giorgio Pozzo

Engy, quanto ai devoti, credenti oppure no, i quali apprezzano (anzi, enfatizzano) quello che il papa pugile fa, ad essi preferisco quelli che lo criticano per quello che non fa. Per il semplice motivo che il 99% di quello che dice o fa è piuttosto banale, mentre abbiamo tutta una serie di comportamenti che sarebbero benvenuti, ma non si sogna di fare.
Esempi ce ne sono a dozzine: valga per tutti la non condanna dell’attentato a Charlie Hebdo. Invece di stigmatizzare, si premurava di spiegare che “se l’erano cercata”. Da qui il mio definitivo “pollice verso”.

ALESSIO DI MICHELE

Noto una volta di più, con dispiacere, che sembra non esistere in Italia un “mangiapretismo” non statalista: la scuola non deve essere privata e pagata dallo Stato (sì pagata, non “finanziata”, ma sopravvoliamo di ciò), ohibò: lo Stato paghi, organizzi, (si) valuti, dia i diplomi, faccia i programmi, stabilisca i punteggi dei professori, …, porti pure i maritozzi. Parliamo di un paese incomparabilmente più civile di noi, LA SVEZIA: il ministero della p.i. svedese disse: a noi uno studente costa, per dire, 10.000 corone all’ anno; se voi appaltatori ci fate pagare 9.999 corone max all’ anno, noi vi diamo l’ appalto, sempre che ci siano garanzie minime di programmi, tutele dei bimbi minorati, delle diverse credenze o non credenze, ecc. Morale della favola: studenti più preparati (gli svedesi sono passati dal molto buono all’ eccellente), stato che risparmia all’ andata ed incassa tasse al ritorno. Non c’ è certo il pericolo da quelle parti, ma appena il pastore protestante svedese prova ad interloquire, il privato svedese lo spernacchia, se non altro perché deve produrre utili per sé, se no chiude, e qualità per gli studenti (se no è finito l’ appalto), ma non certo voti; ah, dimenticavo, questa sterzata l’ hanno fatta i socialdemocratici. Qua invece volete tutti Stato, Stato e Stato: salvo poi lamentarsi perché lo Stato è infiltrato dai preti ed ad essi porge anche la Scuola. Certo, quando lo Stato è così efficiente … Spiegatemi solo come pensate di essere laicisti e statalisti, soprattutto dopo il 20° secolo.

bruno gualerzi

” (…)il ministero della p.i. svedese disse: a noi uno studente costa, per dire, 10.000 corone all’ anno; se voi appaltatori ci fate pagare 9.999 corone max all’ anno, noi vi diamo l’ appalto, sempre che ci siano garanzie minime di programmi, tutele dei bimbi minorati, delle diverse credenze o non credenze, ecc.”

Ci risiamo. Non si può continuare a paragonare il rapporto tra stato e religione vigente in Svezia con quello vigente in Italia. ‘Appaltare’ la scuola a enti privati, la maggioranza dei quali è gestita da cattolici, non offre nessuna garanzia, anzi!, che vengano messe sullo stesso piano e rispettate le varie credenze religiose. Non si appalterebbe un servizio (come anche qui si sostiene da più parti, e come avviene in Svezia), ma si rinuncerebbe semplicemente alla laicità dello stato. In nome di un vantaggio economico? Non credo si sia ‘statalisti’ ritenendo questo ‘baratto’ improponibile… e, comunque non è possibile, da tanti punti di vista, proporre in generale come modello i paesi scandinavi, la cui popolazione complessiva è più o meno quella della sola Italia, con una storia ugualmente non paragonabile proprio in termini di storia culturale perchè da quelle parti la riforma ha dato certi frutti mentre l’Italia è stata, e sembra ancora essere, la patria della controriforma. Ed è con questa che bisogna ancora e sempre fare i conti.
Ma non solo. Se si considera la scuola proprio anche in termini di ‘resa economica’ (ciò che personalmente per tante ragioni non condivido affatto… ma questo è un altro discorso), non credo che, constatando il livello generale della scuola privata, questa costituisca, a tempi nemmeno tanto lunghi, un vantaggio per lo stato tale da bilanciare la spesa necessaria per sostenere – secondo il dettato costituzionale – la scuola pubblica.
(Tutto ciò – almeno per quanto mi riguarda – non entrando nel merito dei parametri secondo i quali si stabilisce la classifica delle varie scuole nazionali.)

ALESSIO DI MICHELE

Traduzione: poiché abbiamo definitivamente abdicato al principio del controllo, cioè una volta dato l’ appalto è inevitabile che lo Stato italiano si disinteressi di come l’ appaltatore lavora, visto che facciamo tutti i cattolici, e cioè il male lo vogliamo prevenire con diecimila burocrazie e ventimila norme, anziché controllare e reprimere quando si verifichi, perché questo si può fare solo scollando il culo dalla sedia, ALLORA diamo per scontato che avremo uno Stato di serie c, e quindi gli facciamo fare tutto: riscuotere le tasse, usarle per la scuola, “formare” i professori, stabilire le graduatorie, stabilire i programmi, valutare il sistema e tuto il resto. L’ unica cosa in cui lo Stato italiano non entra sono i test PISA: ed infatti i nostri alunni ci fanno delle figure barbine, tutti, delle scuole pubbliche come di quelle private.

Francesco S.

Io metto in dubbio anche il risparmio economico, da un punto di vista semplicemente matematico. Se un privato ti fa spendere per un servizio essenziale e sociale X in cui è compreso il suo utile Y, potenzialmente lo stato per quel servizio se lo offre da sé può spendere solo X-Y, visto che non è interessato a farci utile, anzi potenzialmente allo stesso costo può offrire un servizio minore. Intelligentemente dovrebbe eliminare le inefficienze che portano a non sfruttare a pieno il suo vantaggio che è quello di non aver bisogno di fare utile. Intelligentemente in Svezia dovrebbero indagare sulle inefficienze che avevano prima di appaltare al privato, perché possono risparmiare sulla quota parte di utile. Per il resto vale ciò che ha detto Bruno su chi vincerebbe eventuali appalti in Italia e la qualità offerta la scuole paritarie in Italia è mediamente più bassa, come dimostrano gli studi linkati dagli altri utenti.

bruno gualerzi

@ ALESSIO DI MICHELE
Scusa, ma dove le trovi in Italia le scuole private che possano effettivamente essere ‘controllate’ come si richiederebbe? Le istituisci, tanto per parlare di autorità, con un intervento… ‘statalista’?
Secondo la nostra Costituzione (che può piacere o non piacere… ma a me piace) così recita l’art. 33:
“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
E’ prescritto un esame di Stato per l’ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l’abilitazione all’esercizio professionale.
Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello stato”
Ho citato per intero – e per l’ennesima volta dai tanti partecipanti al blog – questo art.33, per sottolineare che l’ordinamento scolastico italiano non è per niente statalista… e che combattere la scuola privata in Italia (non in Svezia) per quanto detto sopra e che non mi pare tu abbia ben considerato, significa nè più nè meno che difendere la libertà di pensiero. E l’anticlericalismo in Italia non è statalista, ma solo la necessità, per un laico, di vivere in uno stato laico.
E se il dettato costituzionale non viene rispettato non è per colpa di un presunto statalismo, ma per un deficit culturale che naturalmente riguarda anche il corpo insegnante, perchè – parlo da insegnante – gli spazi per contribuire a formare, attraverso il sapere, coscienze il più possibile libere (per me il compito primario della scuola… ciò che i parametri internazionali non credo considerino più di tanto), ci sono tutti. Bisogna conquistarli e difenderli… ciò che per altro molti insegnanti, pur tra mille ostacoli burocratici e incomprensioni, riescono a fare.

Per tornare al livello infimo in cui viene collocata la scuola italiana, cosa posso dire? Intanto, da insegnante, ho potuto verificare come alcuni miei allievi che hanno trascorso un intero anno scolastico in una classe pubblica equivalente americana (non del terzo mondo), sono tornati sconcertati dall’averne verificato il livello veramente scadente. E’ vero che là, chi può permetterselo, può accedere a scuole private di alto livello… ma come mai i laureati italiani soprattutto di preparazione scientifica sono così ricercati all’estero (la famosa m’fuga dei cervelli’) se la nostra scuola italiana non è in grado di formarli? E non credo – salvo le solite accezioni – che siano usciti da scuole paritarie. Sono dovuti ’emigrare’ per ragioni che con la scuola pubblica (tra parentesi: scuola che la classe politica fa di tutto, ‘riforma dopo riforma’, per danneggiare) non hanno molto a che fare.

RobertoV

Gualerzi
La tesi del livello infimo della scuola statale italiana è un luogo comune, argomento di propaganda dei detrattori che cercano di giustificare i pesanti tagli e favorire il privato (perchè si sa per definizione “il privato è bello”….). Che la scuola abbia parecchi problemi e che vi siano dei professori scadenti è un dato di fatto, ma che questa situazione sia generalizzabile è offensivo nei confronti di quei professori che tra mille difficoltà cercano di fornire un servizio decente. Nella scuola media di mio figlio, a Milano, pur essendo una scuola nota per il suo buon livello ha ricevuto tagli del 60% sull’offerta formativa.

Ed il livello degli studenti italiani non può essere così scarso se vanno all’estero senza problemi. Al Cern dopo Rubbia abbiamo la fisica Gianotti per esempio.

Sandra

“Morale della favola: studenti più preparati”

Sicuro sicuro? Se l’obiettivo è diminuire i costi, non è che la qualità ci guadagni, di solito.

w w w.economist.com/news/europe/21588959-swedish-pupils-have-fallen-behind-their-international-peers-fixing-swedens-schools
w w w.reuters.com/article/2013/12/10/us-sweden-schools-insight-idUSBRE9B905620131210

RobertoV

Solo poco più del 10% degli studenti va in queste scuole indipendenti. Quindi il miglioramento del livello degli studenti è solo parzialmente ascrivibile a queste scuole.
Inoltre queste scuole non possono percepire una retta extra rispetto a quanto ricevono dallo stato, con un tetto di spesa coperta (quindi tanto private non sono e lo stato pone vincoli e controlla), ma possono ricevere donazioni da cittadini, quindi direi che il guadagno è dovuto probabilmente a queste donazioni. Non mi sembra una dimostrazione di efficienza, si ritrovano con più soldi a disposizione di quelle statali. Inoltre non possono escludere, non possono selezionare gli studenti.

In Italia privato vuol dire guadagni privati e debiti pubblici, privato assistito e assenza di regole. In Svezia gli stessi miliardari dicono che è giusto pagare le tasse (e che tasse) e redistribuire la ricchezza, vi sono dei vincoli limitanti ai guadagni eccessivi, un altro mondo.

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