Di religiosi presepi e laiche istituzioni

Il Natale è pur sempre una festa cristiana, lo stesso nome è lì a testimoniarlo. Tuttavia le festività natalizie sono anche caratterizzate da aspetti più o meno laici, vuoi per la concomitanza del passaggio al nuovo anno, vuoi per quei simboli provenienti da culture nordiche che nulla hanno a che vedere con la nascita di Cristo, albero di Natale e Babbo Natale su tutti, e vuoi soprattutto per la momentanea impennata dei consumi le cui cause non hanno praticamente nulla di religioso. C’è però un simbolo in particolare su cui ricade la responsabilità di tenere alta la bandiera del cristianesimo: il presepe, rappresentazione diretta della natività che in un certo senso “grida vendetta” contro la secolarizzazione del Natale e che, giocoforza, si ritrova sempre a essere oggetto di dispute ideologiche.

Quest’anno le cronache a riguardo hanno registrato in particolare due episodi, apparentemente simili ma in realtà molto diversi tra loro. Nel salernitano, precisamente nell’Istituto Froebel di Pastena, era stato rimosso un presepe precedentemente allestito proprio nell’androne dell’edificio. Un gruppo di genitori si è quindi recato dalla dirigente scolastica per chiedere spiegazioni, minacciando altresì di trasferire i propri figli in altri istituti rispettosi delle loro tradizioni. La dirigente ha spiegato loro che la decisione di rimuovere il presepe era stata presa dopo che un genitore ateo ne aveva sottolineato l’inopportunità in quanto simbolo religioso di parte, assicurando che il presepe sarebbe tornato al suo posto. E qui siamo davanti a un paradosso. La scuola, secondo l’interpretazione di quei genitori ma anche della dirigente che è tornata sui suoi passi, diventa rispettosa nel momento in cui concede gli spazi comuni alla cultura dominante, e non invece quando accoglie l’invito di altri a essere ciò che qualunque istituzione pubblica dovrebbe essere, cioè laica e pluralista. Inutile dire che noi abbiamo un concetto del rispetto decisamente diverso, questo sembra provenire direttamente dallo Stato Pontificio di qualche secolo fa. O se preferite, dagli stati teocratici del mondo islamico.

A distanza di pochi giorni il presepe è nuovamente foriero di discordia, sempre in ambito scolastico ma stavolta nel bergamasco. A finire sulla graticola è stato il dirigente dell’Istituto De Amicis del quartiere Celadina, Luciano Mastrorocco, trovatosi suo malgrado nelle cronache locali, e in seguito nazionali, per aver semplicemente detto di no a un genitore, rappresentante di classe di una terza elementare, che chiedeva di poter allestire un presepe. Mastrorocco ha in seguito precisato di aver sempre tenuto la stessa linea a riguardo da quando, ormai otto anni fa, ha iniziato a dirigere la scuola, senza che mai nessuno abbia avuto da ridire. Per Mastrorocco ammettere il presepe significherebbe creare un’occasione di discriminazione in una scuola i cui studenti non italiani sono il 30% del totale, con picchi che in alcune classi arrivano al 50%. In realtà i simboli religiosi dovrebbero stare fuori dai portoni delle scuole a prescindere dalla composizione delle classi, nessuna giustificazione può essere addotta per far venir meno il carattere laico dell’istituzione pubblica, ma al genitore in questione non interessava affatto la motivazione del rifiuto. A lui interessava solo che gli si consentisse di piazzare la sua bandierina cristiana. È stato anche obiettato che lo scorso anno era stato allestito un presepe, ma Mastrorocco ha precisato che quello non era affatto un presepe perché privo di figure cristiane, si trattava piuttosto di un generico paesaggio agreste.

presepe-scuola

Alla fine il genitore non ha digerito il divieto e ha pensato che fosse necessario farne un caso. E il caso effettivamente c’è stato, i nuovi crociati non hanno mancato di far sentire la loro voce tuonante, a cominciare dal fronte politico che ha risposto in maniera insolitamente compatta. In prima linea gli esponenti leghisti, tutt’altro che insospettabili difensori di tradizioni in cui spesso non si identificano nemmeno loro, che giusto per cavalcare l’onda hanno pensato (male) che fosse il caso di montare un presepe proprio davanti alla scuola, condendo il tutto con dichiarazioni reazionarie e luoghi comuni triti e ritriti. Il “dagli all’untore” è stato servito, criticato perfino dal parroco del quartiere. Dietro ai leghisti tutti, ma proprio tutti, gli altri, compresi socialisti e pentastellati, sebbene con toni e argomentazioni diverse. Fino al sindaco Giorgio Gori che su Facebook ha scritto: «Laicità non è azzerare le differenze, ma dare voce a tutti. Un presepe non offende nessuno». Il problema, caro sindaco, è proprio il fatto che la voce non viene affatto data a tutti.

Un presepe in sé non offende nessuno, è vero, ma quando le uniche manifestazioni culturali e tradizionali consentite sono quelle cristiane, spesso specificamente cattoliche, allora la stessa scuola, come tempio della cultura e delle culture, come educatrice al rispetto e all’inclusività, nella sua funzione di fucina della società futura, ne esce mortificata. E la politica in questi casi dovrebbe difendere la scuola, non le tradizioni di una parte, pena l’esacerbazione degli animi che rischia di sfociare poi in episodi di pura intolleranza. Cosa puntualmente avvenuta con l’apparizione di scritte intimidatorie clericali sulla finestra dell’ufficio del preside.

Sarebbe pure estremamente semplice risolvere il problema partendo proprio dal principio di valorizzazione delle differenze. Oggi si fa il presepe cristiano, domani una rappresentazione di mitologia greco/romana, che di certo catturerebbe l’interesse dei ragazzi, poi una della rivoluzione francese, e così via. E invece no, si tende a fare esattamente il contrario, perché al presepe cristiano seguirà magari una Via Crucis. E guai a voler parlare, ad esempio, di Halloween perché si rischierebbe una levata di scudi contro quella che viene percepita, o meglio, viene stigmatizzata dai soliti noti come festa macabra, come elogio di quel “relativismo culturale” spesso connotato negativamente e che invece dovrebbe essere la normalità in una società realmente laica, che appunto non azzera le differenze ma dà voce a tutti. Del resto le proteste nacquero perfino quando la città californiana di Santa Monica decise di sorteggiare degli spazi che fino a quel momento erano stati utilizzati per i presepi cristiani, il tutto in un’ottica di inclusione, e per un caso fortunato 18 spazi su 21 finirono agli atei locali.

Ovviamente non manca nemmeno chi prova a sminuire il significato religioso del presepe, come l’antropologo Marino Niola, autore tra l’altro proprio di un libro sul presepe, che dalle colonne di Repubblica descrive i presepi privi di personaggi evangelici, come quello allestito lo scorso anno nella scuola bergamasca, per dire che i presepi non religiosi sono comuni e testimoniano la sua evoluzione come manifestazione squisitamente culturale e artistica. E chi dice il contrario? Anzi, molti di noi rimarrebbero affascinati da un bel presepe, ma ciò non vuol dire affatto che le scuole debbano allestirne uno. Quella è un’altra storia, un contesto diverso. Come non vuol dire nemmeno che negarne l’ingresso a scuola porterebbe, come dice a chiare lettere Niola, all’eliminazione delle opere d’arte con figure religiose. È la nota fallacia logica del piano inclinato, utilizzata su La Nazione anche dal prof. Roberto Pazzi in un commento, presente solo sull’edizione cartacea, a cui ha replicato in maniera efficace il gruppo Uaar giovani di La Spezia. Noi sappiamo benissimo che chi si erge a strenuo difensore delle tradizioni spesso non si basa affatto su questioni meramente religiose, anche quando l’oggetto è effettivamente religioso. A volte è perfino ignorante in materia religiosa. Basti leggere gli articoli che parlano delle scritte sulla finestra del preside dicendo che vi hanno disegnato un crocifisso; per favore, qualcuno spieghi loro che un crocifisso cattolico è tale quando c’è il Cristo attaccato sopra, altrimenti è una croce e basta.

Massimo Maiurana

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86 commenti

gabrielik

Il problema, e anche la cosa che mi fa più arrabbiare, è che questi personaggi stanno facendo una contrapposizione tra italiani, cattolici, e immigrati, di altre religioni. Così facendo dicono “queste sono le tradizioni nazionali, adeguatevi.” Ho letto anche gente che, pur di arrivare a questa conclusione, lo svuoterebbe di ogni significato religioso. In realtà, la scuola deve ribadire la propria laicità, non deve diventare megafono delle religioni perché è di tutti e non solo della maggioranza cattolica che, secondo il Censis, è il 63,8% degli italiani, non il 100%.

Gianluca

“Così facendo dicono “queste sono le tradizioni nazionali, adeguatevi.” ”

Al che io rispondo: “Quindi se tra 30 anni la maggioranza delle persone in italia sarà islamica e le tradizioni saranno quelle islamiche, tu ti adeguerai? Non avrai problemi a far uscire tua moglie e tua figlia velate?”

Alessandro

è il tuo commento ad essere inadeguato. Non coglie proprio nel segno. Ma capite i post ai quali rispondete almeno?

Monsieur Bovary

@ Alessandro

Gianluca sta rispondendo a chi dice: <>. Non credo proprio stia sposando questo atteggiamento miope.

Ultimamente la capacità di comprensione dell’ironia (ma anche la capacità di comprensione tout court scarseggia fra i commentatori, eh…

gabrielik

risposta che dò sempre anche io, alla quale non sanno rispondermi, non lo vedi che in paesi in cui i cristiani sono decine di migliaia e sono perseguitati improvvisamente diventano paladini delle minoranze?

Monsieur Bovary

Qualche considerazione sparsa:

– Il consueto immischiarsi dei rappresentanti politici in queste e simili bagarre, che tentano con sempre minor successo di coprire con alti lai pro-tradizione l’assordante silenzio riservato invece a ben più reali tragedie: la mancanza di lavoro, di tutele, di assistenza socio-sanitaria;

– anche fra coloro che tentano di opporsi al predominio cattolico, l’argomento più sfruttato non è quello fondamentale della laicità dello Stato e delle sue istituzioni (quindi, anche le scuole pubbliche), bensì uno smielato invito al volemose bene: non solo Gesù Bambino, ma anche Maometto, Buddha, Sai Baba, Grande Demone Celeste eccetera.
Che molta gente – anche, anzi soprattutto italiana (con buona pace dei forcaioli nazionalisti di turno) – non abbia un altra religione, ma proprio non ne abbia è una realtà che non riescono proprio a digerire;

– a scuola si va per studiare. Ricordo ancora con insofferenza le due/tre messe annuali, i coretti e i disegnini natalizi che ci erano somministrati alle scuole elementari (pubbliche). D’altronde, molti maestri appartenevano all’Unione maestri cattolici… 🙁
Ma penso che ci siano nella natura, nella storia tante aspetti affascinanti e anche divertenti per i piccoli alunni… perché ricorrere sempre a queste cosucce religiose?

francesco s.

Riporto anche le parole di Corrado Augias, che si uniscono al coro di coloro che difendono la presenza a scuola del presepe:

Concordo con quanto scrive il professor Tesio e, pur non essendo cattolico, faccio mie le sue parole. Il presepio nasce da una leggenda che può (anzi: dovrebbe) essere fatta propria da ognuno, indipendentemente dal suo credo religioso o civile. Si concentrano su quelle figurine una quantità di miti e funzioni vitali che, volendo, possono essere arricchite dalla teologia e che sopravvivono però anche senza. La nascita di un nuovo essere e la maternità; l’umiltà della condizione umana perché nasciamo nude creature mortali e non c’è ricchezza che cancelli questo dato di fatto. La concordia con il mondo animale e la natura portata dalla presenza del bue e del paziente, benemerito asinello. Il preside dell’istituto De Amicis di Bergamo, Luciano Mastrocco, che ha vietato il presepio per non offendere chi appartiene ad un credo diverso da quello cristiano ha sbagliano due o tre volte. La prima perché l’ingenua rappresentazione di un evento di capitale importanza nella storia non può offendere nessuno che abbia un po’ di sale in zucca; la seconda perché quella rappresentazione porta un messaggio di pace e fratellanza; la terza perché il presepio appartiene ad una radicata tradizione di questo Paese, che , ripeto, coinvolge anche chi come me a quella religione non appartiene. Chi arriva qui venendo da PAESI lontani ha il diritto di mantenere le proprie usanze – ma è anche tenuto a rispettare , e a conoscere, gli usi del Paese in cui è venuto a vivere.

-Corrado Augias, la Repubblica, 7 dic 2014

A me pare un’arrampicata sugli specchi, mi sembra che Augias non abbia capito il punto del perché il presepe sta bene fuori dalle scuole pubbliche e meglio nelle chiese e nelle case degli italiani

RobertoV

Leggo sulla storia del presepe che la tradizione lo fa risalire a Francesco d’Assisi, ma senza le figure principali della storia. Cioè per 1000 anni i cristiani hanno fatto a meno del presepe.
Solo dal ‘700 c’è la vera diffusione dei presepi nelle chiese e case dei nobili e nelle piazze avvicinandosi alla forma attuale. Cioè la tradizione non è connaturata col cristianesimo ed è di sviluppo recente.
Anche in questo caso c’è una tradizione pagana precedente che è sopravvissuta fino al XV secolo, quella dei lari con addobbi da festa proprio al solstizio d’inverno.

Inoltre nell’impero absburgico, quindi anche nei territori italiani, l’imperatrice cattolica Maria Teresa d’Austria proibì i presepi pubblici e solo dal 1825 furono progressivamente rimossi i divieti, ma questa volta con la crescita della concorrenza dell’albero di Natale.

Non mi sembra quindi che ci sia dietro tutta questa tradizione.

Tiziana

Tra l’altro fare il presepio o l’albero a scuola sottrae tempo alle lezioni. E francamenta pensare che la scuola italaina è di pari livello con quella dell’Occidente mi sembra troppo

gabrielik

Quindi se io dico certe cose a mio figlio sulla religione e lui dovesse ripeterle a scuola, non si offenderebbe nessuno? Ho come l’impressione che verrei chiamato dalla direttrice.

serlver

Fossi nel preside accontenterei le menate religiose di ogni genitori, fino a far diventare al scuole luogo di proselitismo di ogni demenza, vediamo poi i tanto tolleranti genitori cattolici che cosa dicono.

Monsieur Bovary

Ma la tolleranza vale solo e soltanto per la religione cattolica, che è quella giusta, ça va sans dire 😛… come se per far piacere ai sostenitori del sistema tolemaico (che erano…. i cattolici forse?) si coprissero mappe e modellini del sistema solare…

MASSIMO

@ Monsieur Bovary

Ancora non ci hai spiegato il motivo per cui ritieni la religione cattolica “quella giusta” e pertanto le altre sono tutte sbagliate.
Siamo ansiosi che ce lo dici.

francesco s.

Ehm, Massimo credo che Monsieur Bovary stia facendo del sarcasmo, non vedi l’enfasi su “giusta”?

gmd85

La motivazione del preside non mi piace, nel senso che, a monte, il presepe a scuola non è un atto dovuto, né tanto meno fondamentale all’esecuzione delle attività. Così come non sarebbe un atto dovuto, per chi è di religione diversa chiederne la rimozione. Non dovrebbe esserci e basta. Queste sono le vicende in cui si nota come l’essere cristiani, spesso, si traduce semplicemente nella simbologia. Poi ci si può comportare ad m.inchiam nella vita di tutti i giorni. Eh, la coerenza…

Ateo64

Infatti! Anche se devo ammettere che comunque la sua iniziativa è sicuramente meritoria della mia approvazione.
Il punto è che non è facile far capire e digerire certe argomentazioni di principio a persone che ragionano per dogmi.
Anche se il suo pensiero potrebbe essere improntato ad un discorso più laico e generale, credo che la sua impostazione è in fondo la via più semplice per far ingoiare la pillola ai fondamentalisti.
Penso che se non avesse potuto appellarsi al fatto che solo il 30% degli alunni è cattolico lo avrebbero arso vivo.
In questo modo, forse, le persone più moderate capiscono il messaggio e sono portate a chiudere un occhio per mostrarsi tolleranti.

gmd85

I fondamentalisti non ingoieranno mai la pillola. Sono convinto che puntare ora su presepi e crocifissi sia inutile. Più importante sarebbe concentrarsi sulla laicità a monte, ad esempio in materia di privilegi, etica e via dicendo. Se si riesce nell’intento e santa mamma chiesa perde mordente, sul lungo periodo si potrà pensare ai simboli.

Frank

Dialogo della foto.

l’innocenza dei “regazzini”.

Regazzino mentre osserva il presepe: Hai visto come guarda suo figlio?
Altro regazzino: E direi! Per colpa sua è costretta a rimanere per sempre vergine.
Regazzino: Per me lo ammazza a martellate o lo strozza con una fascetta di plastica.

Laverdure

“Per Mastrorocco ammettere il presepe significherebbe creare un’occasione di discriminazione in una scuola i cui studenti non italiani sono il 30% del totale, con picchi che in alcune classi arrivano al 50%.”
Quando si sentono uscite simili, e questa e’ solo la piu’ recente di una lunga serie ( e non certo l’ultima),viene da pensare che il servilismo verso gli stranieri sia largamente e irrimediabilmente diffuso nel dna del popolo italiano, a dispetto dei miti passati e presenti con cui cerchiamo di nascondere la cosa :risorgimento,reisistenza ecc.
E non riguarda certo solo i simboli religiosi,almeno da parte nostra :basti pensare alle mense scolastiche dove si e’ voluto abolire il maiale o altri cibi non “corretti” per gli stranieri che ci fanno l’onore di venire ( non invitati)nel nostro paese a godere (e spesso abusare) della nostra solidarieta.
Tra un po non manchera’ la proposta di proibire vengano serviti cibi nei locali pubblici dei quartieri a forte presenza di immigrati durante le ore del ramadan,o di evitare l’uso di autisti di sesso femminile nei veicoli pubblici.
E pensate un po’: la stampa ha riportato ultimamente l’opinione di diverse fonti secondo la quale tutto questo alla lunga tenderebbe a favorire il razzismo , o comunque l’antipatia verso gli immigrati da parte degli “autoctoni”
Dove le tireranno fuori certe idee cosi “politicamene scorrette”,dico io.
Non sanno che il nostro e’ un popolo di santi ?

Gérard

Il ” problema ” è lo stesso in Francia ma è visto e vissuto in un modo un po diverso .
I francesi rimprovano agli musulmani di invadere con modi non laici tutte le strutture pubbliche del paese .
In Italia la facenda è diversa : le strutture non sono laiche ma vengono confrontate con realta religiose diverse .
In Francia corre la leggenda che tutti cibi che vengono serviti nelle mense scolastiche sono in realta hallal o kosher . Ma questo è falso . Ci sono in realta citta, sopratutto nelle banlieue delle grande citta zone dove i francesi di lontana origine ( 1 francese su tre ha in realta sangue straniero nelle vene ..) sono un minoranza infine e dunque non c’é carne di maiale nelle mense . L’ estrema destra pretende che si servono anche cibi hallal o kosher ma questo risulta falso . Per legge è vietato servire nelle mense statale cibi con connotazione religiosa . Alcuni sindaci invece, con la scusa della laicita , proibiscono di servire nelle mense un alternativa al maiale . Argomento falso perchè si puo anche non mangiare il maiale perchè non piace ! Basta che non venghino servite vivande hallal !
Caro Laverdure, se ci sono pochi alievi di religione diverse nella scuola, non si deve cambiare nulla perchè ci sono loro . Se invece si arriva a 50% o piu o di due cose una : o si toglie crocefisso e presepi ( che anche se non ci sono stranieri non sono al loro posto in un luogo che deve essere il santuario del sapere e non del credere !! ) oppure si fa un posto anche a loro credenze ( con tutti problemi di intolleranza che arriverano, te lo prometto …!! )

benjamin l'@sino

Mi è capitato più volte di imbattermi, in questa rubrica, in pagine nelle quali si ricordava con una punta di (più che legittima e motivata) invidia il sistema tedesco, per il quale chi sostiene una certa religione è l’unico a pagare “di tasca” per sostenerla. Ebbene, applicherei lo stesso principio all’accoglienza verso i forestieri: contribuisca direttamente e volontariamente solo chi intende farlo, sgravando gli altri da qualsiasi onere (col che intendo: senza far sì che i soldi vadano comunque a qualcun altro, Stato incluso). Dopo, e solo dopo (una volta contato il gruzzoletto raggranellato nel borsino delle offerte) riparliamo di quanto davvero gli Italiani vogliono o non vogliono essere accoglienti personcine dal cuore d’oro? E, di conseguenza, della misura in cui quelli che dovrebbero essere i rappresentanti degli Italiani stanno effettivamente rappresentando chi millantano di rappresentare? Dal che consegue il ripensare, in un senso o nell’altro, le politiche in materia.

Diocleziano

Adesso si capisce bene da dove arrivavano le pressioni per ”l’accoglienza”…

Luis

Ma, scusate, il Natale non è forse la festa della nascita di Gesù? E allora perché si vorrebbe sostituire il presepe con qualcos’altro?

nightshade

A scuola si festeggia il natale nello stesso identico modo in cui si festeggia halloween : cioè unicamente nei suoi aspetti LAICI e non in quelli religiosi (cristiani per il Natale, pagani per halloween)

Luis

@ nightshade

Ma Natale ha un significato preciso, come vorresti festeggiare la nascita di un bambino? Halloween si festeggia con zucche e streghe, Natale col presepe.

Gianluca

Luis

” E allora perché si vorrebbe sostituire il presepe con qualcos’altro?”

Infatti, il presepe non dovrebbe esserci proprio.

Luis

@Gianluca

Perché il presepe non dovrebbe esserci, visto che si sta festeggiando il natale?

Ateo64

No! O almeno non solo! E’ anche e sopratutto la festa del dio sole.
E a dirla tutta all’inizio del cristianesimo il natale, inteso come lo si intende oggi, non esisteva dato che da nessuna parte dei vangeli si parla della nascita del vostro mito il 25 dicembre.
In ogni caso è una festa/farsa religiosa e ognuno ha la possibilità di festeggiarsela ampiamente come e dove vuole ma i tribunali, le scuole ed altri organi pubblici aperti a tutti i cittadini e quindi a tutte le credenze e non credenze che essi rappresentano dovrebbero astenersi dal festeggiare in senso religioso per avere una giusta equidistanza e rispetto verso tutti.
E’ chiaro cosi?

Luis

@ Ateo64

Non tanto.
La scuola a Natale resta chiusa per festa, quindi si tratta di una celebrazione lecita. Che senso ha farla senza il “festeggiato”? Chi non vuole festeggiarla si asterrà, nessuno glielo impone.
Il Natale che festeggiamo è la nascita di Gesù, non la festa del dio sole. Che, poi, anticamente, le due feste coincidessero come data non ha oggi molto significato.

Diocleziano

Se la scuola festeggia questo mito, perché chiuderla? Dovrebbero anzi tenerla aperta, no? La chiudono affinché i festeggiatori del mito festeggino a casa loro. Che senso ha lasciare solo il festeggiando nel giorno della sua festa nei locali tristi e vuoti di una scuola?

Ateo64

La scuola resta chiusa, come tanti altri uffici pubblici e non.
Questo non significa aver la liceità di trasformarla in una costola della parrocchia. Prendi i tuoi figli e và… và dove ti pare è pieno di presepi e di chiese, in Vaticalia non è certo una cosa di cui possiamo lamentare la carenza!
Rispetta il tuo prossimo e non imporgli la tua visione della vita.

Saluti

Luis

La scuola e gli uffici pubblici restano chiusi per un preciso motivo. Non vedo cosa ci sia di male ricordare con alberelli, stelline e presepio questa motivazione.

Ateo64

Quindi quando si chiude per il 25 aprile cosa ci mettiamo?
E il 2 giugno? E il 1novembre? E l’otto dicembre?
Inoltre per le scuole il discorso è anche un pò a parte.
Dato che i giorni di chiusura scolastica vanno ben oltre i giorni festivi. E’ come voler dire che i giorni di vacanza estivi sono per festegggiare il 15-agosto.
Ogni giorno ci avreste un santo da commemorare ma non mi sembra che questo si faccia nè nelle scuole nè in altri uffici pubblici perchè non siamo in epoca medievale dove vigeva una certa visione, come dire, molto teocratica della società.
La società si è secolarizzata e come voi vi siete appropriati delle festività pagane anche la moderna società può decidere di mantenere le festività cristiane ad uso e consumo della stessa senza però condividerne il messaggio.
Anche perchè di fatto le feste natalizie sono quanto di più pagano esista!

Saluti

Monsieur Bovary

@ Luis

Non c’è proprio nulla di male, finché lo si fa nei tempi e modi opportuni (no orario scolastico / lavorativo; no scuole – uffici – tribunali – officine – camere di commercio ecc. ecc.).

francesco s.

@luis
senza andare a scomodare discorsi sulle feste pagane, la scuola resta chiusa durante il Natale, che ognuno se lo festeggi a casa come gli pare, ma la scuola è un luogo neutro rispetto alle festività religiose. Il presepe si può far benissimo in tutti a casa, in chiesa, ed esercizi commerciali di privati.

Gianluca

Luis

Anche il primo maggio è festa. Non per questo 15 giorni prima si addobbano le scuole con bandiere comuniste. Poi, che qualcuno a casa propria lo possa fare non ci piove. E siamo sempre allo stesso punto: un abuso quando è perpetrato per tanto tempo diventa la norma, e a chiederne la rimozione si passa dalla parte del torto

RobertoV

La diffusione del presepe a livello pubblico è avvenuta solo negli ultimi tre secoli della cristianità e soprattutto in Italia, cioè per almeno 1000 anni di cristianità non c’è mai stata la necessità di un presepe e per altri 400 anni è stata un’esigenza poco sentita.

La chiesa cattolica ha sovrapposto a fatica nei secoli le sue feste a quelle pagane per cancellarle, ha sovrapposto l’usanza del presepe all’usanza pagana dei lari (sopravvissuta fino al XV secolo)e solo da 1-2 secoli si è diffusa l’usanza nordica dell’albero di Natale, anch’essa di provenienza pagana.

Insomma la chiesa cattolica può cancellare e modificare le feste altrui, modificare le proprie feste a piacimento inglobando usanze di altri, può distruggere e modificare le tradizioni altrui, ma una volta decise le sue feste e le sue tradizioni imposte durante l’epoca della religione di stato, non possono più essere modificate nel senso e nelle modalità per i cambiamenti nella società, vanno conservate per l’eternità da parte dello stato, anche se da 30 anni non è più religione di stato ed i fedeli cattolici calano.
Una cosa sono le pratiche pubbliche (e la scuola è pubblica), un’altra quelle private.

Gérard

@ Luis
In altri paesi, le scuole chiudono per le ferie d’ inverno e per quelle di primavera .

Giorgio Pozzo

Il Natale che festeggiamo è la nascita di Gesù, non la festa del dio sole

Tu parla per te, io invece festeggio proprio il solstizio d’inverno, e la rinascita del dio Sole. Guarda un po’.

Che, poi, anticamente, le due feste coincidessero come data non ha oggi molto significato

No, non è che coincidessero: una fu plagiata dall’altra. La festa cristiana è l’ultima arrivata, e si è sostituita a quella pagana.

Tra l’altro, esattamente come Halloween. Ce l’avete tanto con questa festa, ma è successo esattamente come con il Natale. Oltretutto, “Halloween” viene da “All Hallows’ Eve”, vigilia di Ognissanti, e trattasi di festa cristianissima con nome cristianissimo. Prima rubate le feste agli altri, gli date un vostro nome, e poi dite che non bisogna festeggiarle e ne disconoscete pure il nome? Abbiate almeno un minimo di ritegno, per favore…

gmd85

@Luis

Le feste religiose a scuola non sono atto dovuto. O dobbiamo pensare che per essere cristiani avete bisogno di vedere simboli dappertutto?

Stefano Seguri

Lo stato italiano è portatore legale del cattolicesimo di Stato:
il calendario ufficiale ha i giorni intitolati secondo l’agiografia cattolica;
molte feste religiose cattoliche sono feste nazionali (su tutte: Natale, Pasqua, Capodanno, Ferragosto). Non si festeggiano feste di altre confessioni. L’abolizione del carattere nazionale di queste feste (magari sostituendole con delle laiche) deve essere una rivendicazione seria della resistenza laica;
gli insegnanti dell’IRC sono funzionari statali (nessun rappresentante religioso di altre confessioni lo è );
le forze armate e tutti gli altri corpi militari sono inseriti ufficialmente in circoscrizioni spirituali cattoliche (Ordinariato militare ecc.) e sono accreditate, sempre ufficialmente, di patronati cattolici santificati;
la circolare ministeriale mussoliniana che impicca i crocefissi dentro gli edifici pubblici (incluse el aule giudiziarie che così diventano aule dello Stato pontificio, stato “anti-italiano”, ndr) è più forte della Costituzione “laica” repubblicana.
In pratica: la chiesa cattolica è a tutti gli effetti un apparato dello Stato italiano.
Bastano questi pochi esempi per far emergere che il fatto di ricorrere mitologicamente agli ambigui balbettii del dettato costituzionale in materia di laicità delle pubbliche istituzioni è come voler coprire l’apparato genitale di un elefante con un perizoma per umani di taglia small.
La laicità delle istituzioni è intesa, dalla pratica statale (ed è quella che conta) come mera facoltà di non riconoscersi pubblicamente nel cattolicesimo di Stato, ma non di eliminare il cattolicesimo come apparato statale. Contro le pretese del cattolicesimo di Stato la resistenza laica potrà vincere, qualche volta, in prima istanza (a volte in seconda), ma sarà sempre una vittoria a termine.
Proprio perché il cattolicesimo è apparato di Stato.
Le lotte della resistenza laica, come tutte le lotte, acquistano un senso concreto nella misura in cui si rivelano portatrici di significato pedagogico e propedeutico. In tal senso esse devono essere intese. Propedeutico verso cosa? Ovviamente alla netta separazione tra Stato e chiese e tra pubblica istruzione e religione. Ma deve essere chiaro che affinchè questa separazione avvenga è necessario lo smantellamento di questo Stato e la sua sostituzione con un altro. Al di fuori di questa bussola orientativa generale non vi può essere approccio concreto alla questione. Non entro nel merito, per ovvi motivi, su quale blocco sociale, e a quali attori politici, storicamente, spetterebbe questo compito di rivolgimento, anche perché la questione va ben al di là della sovrastruttura ideologica e politico-giuridica del cattolicesimo di Stato. Quest’ultimo è la versione spirituale dell’unità patriottico-economica della “Azienda Italia” (tutti uguali nel “popolo dell’economia capitalistica” come nel “popolo di Dio”) in nome della quale viene condotta la guerra economica, finanziaria e legislativa dei poteri bacnari e padronali contro la classe lavoratrice e la popolazione povera in generale.

Engy

Seguri,
quando dici “Non entro nel merito, per ovvi motivi, su quale blocco sociale, e a quali attori politici, storicamente, spetterebbe questo compito di rivolgimento, anche perché la questione va ben al di là della sovrastruttura ideologica e politico-giuridica del cattolicesimo di Stato”, cosa intendi? I motivi “ovvi” sono legati all’avverbio “storicamente” giusto? In questo senso sì, sono ovvi.
Ma anche senza bisogno di entrare troppo nel merito, oggi ci sono o non ci sono questi attori per te?
E comunque, alla fine della fiera, alla fine di un discorso come il tuo – non nuovissimo peraltro, ma che continua a mantenere una sua logica e una sua attrattiva – che si fa?

gmd85

@E.n.g.y

Uh, per esempio, smetterla di farsi venire le sincopi per la papalina smossa dal vento. Allora ci si può spostare su altri livelli.

Monsieur Bovary

La domenica come giorno “di riposo”, è vero, è un retaggio dei tempi in cui virtualmente il 100% degli italiani era (o meglio, si professava) cattolico… potendolo fare, credo che non pochi impiegati pubblici (be’, almeno alcuni 🙂) preferirebbero lavorare di domenica/giorni festivi, usufruendo di un più utile giorno libero feriale.
Così facendo, inoltre, si garantirebbe il servizio in modo più continuativo (pensiamo a pratiche, certificati, tasse… come fa chi lavora 6 gg su 7? —> a maggior ragione, uscire dal dogma della domenica libera è una necessità – ovviamente non intendo dire che tutti dobbiamo vivere incatenati 24/7 al posto di lavoro….)

paniscus

Così facendo, inoltre, si garantirebbe il servizio in modo più continuativo (pensiamo a pratiche, certificati, tasse… come fa chi lavora 6 gg su 7? —> a maggior ragione, uscire dal dogma della domenica libera è una necessità – ovviamente non intendo dire che tutti dobbiamo vivere incatenati 24/7 al posto di lavoro….)
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Scusa, ma su questo non sono d’accordo.

La fluidità assoluta degli orari di lavoro per garantire produttività 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 è una fregatura per tutti, indipendentemente dalla religione.

La gente normale ha anche bisogno di poter contare su un minimo di certezza di un ritmo di vita regolare, per potersi dedicare alla vita privata, agli affetti familiari e agli interessi personali.

Non mi sembra che un modello di società in cui tutti lavorano su turni imprevedibili che cambiano da una settimana all’altra sia rispettoso dei diritti umani.

L.

Monsieur Bovary

Non vedo il punto sui “turni imprevedibili”, né mi sembra di aver scritto che tutti debbano accantonare i propri spazi privati per riposo, viaggi, interessi personali, marmocchi (c’è chi si infligge anche questo 🙂) ecc.
Il rischio di pervertire la flessibilità oraria al culto della produttività 24/7 c’è, ne convengo, ma resto dell’idea che, nei limiti del possibile, molti preferirebbero usufruire di orari meno standardizzati —> appunto, per facilitare la conciliazione vita/lavoro.
Capisco ad esempio il problema di chi ha figli (le scuole sono chiuse di domenica, e spesso anche di sabato), ma non si può adottare sempre un’ottica famiglia-centrica…

Engy

Monsieur,

“Il rischio di pervertire la flessibilità oraria al culto della produttività 24/7 c’è ……. ma non si può adottare sempre un’ottica famiglia-centrica”.
Trovo sconcertante questo tuo intervento, primo perchè il rischio di flessibilità orarie assurde e schiavizzanti non è un rischio ma una triste e annosa realtà; secondo, i negozi (non solo i centri commerciali) sempre più tendono a tenere aperto anche la domenica, le scuole ancora no, ma mi sconcerta ancora una volta e ancor più la tua speranza di vedere le scuole aperte la domenica, per appagare soprattutto il tuo desiderio di “smarcarti” da un retaggio culturale che ha imposto di riposare la domenica, in mome di un superamento dell’ottica famiglia-centrica: il problema è che le famiglie esistono e per fare quello che dici tu bisognerebbe rivoluzionare tutto il mondo del lavoro.
Concludendo, mi sembra molto puerile e anche fine a se stessa, per dar aria ai denti questa polemica sulla domenica come giorno di festa da sostituire con un altro giorno feriale.

Monsieur Bovary

@ Engy

Opinioni. Mi limito a riportare ciò che io – e anche altri – pensano: un giorno libero feriale sarebbe più utile.
Chi ha famiglia può continuare a usufruire del sabato e/o domenica; ma non dovrebbe essere imposto a tutti.
Che il rischio schiavitù sia concreto me ne rendo conto benissimo, non vivo nel vuoto pneumatico; solo, situazioni di sfruttamento esistevano (gravi quanto e più di ora) anche un secolo fa, quando si “pretendeva” anche il sabato di riposo, e non solo la domenica (ovviamente per sentire messa).

francesco s.

Da un punto di vista laico trovo irrilevante cambiare la domenica con un altro giorno di riposo in settimana. Ma bisogna tener conto che l’uomo è un animale sociale e ha bisogno di momenti di libera aggregazione e un giorno comune in cui convenzionalmente più persone non lavorano per dedicarsi ad attività di socializzazione serve ad una normale rigenerazione mentale. In pratica se tutti si avesse un giorno di riposo ad minchiam si limiterebbero le occasioni per fare qualcosa con le proprie amicizie insieme, in pratica si avrebbero giorni di riposo in “solitaria”, questo vale a prescindere se si ha famiglia o meno. Questo vale attualmente anche per chi lavora anche di domenica per esigenze di servizio come le forze dell’ordine, che con la turnazione alternano le domeniche di riposo, e non lo fanno mica per andare a messa. Anche gli atei se possibile il fine settimana si svagano coi propri cari o amici, a prescindere se sono se “c’hanno famiglia” o meno.

francesco s.

Poi se si vuol aumentare la produttività si può sempre assumere qualcuno che lavori solo nei fine settimana, almeno si assume più gente.

paniscus

Devo ammettere che io (che comunque parlo da laica, e che ho dato un’impostazione laica a tutta la mia vita personale, famiglia ed educazione dei figli comprese) mi sarei abbastanza scassata le scatole di sentir sbandierare come “valore laico” il disprezzo per chi ha figli, per chi ha famiglia e per chi ha legami affettivi a lungo termine, e il principio secondo cui l’unico modo per essere ganzi, moderni, progressisti e veramente laici sarebbe quello di fare una vita esclusivamente individualista senza mai stabilire nessun impegno affettivo con nessuno, o comunque sacrificandolo a qualsiasi altra cosa che debba venire prima.

Faccio presente che anche i preti non hanno figli (almeno, non riconosciuti legalmente) e non hanno legami di coppia fissa mostrati in pubblico, eppure non mi sembrano tutti ‘sti campioni di mentalità libertaria e di aver-capito-tutto-della-vita.

L.

paniscus

…e aggiungo: faccio presente anche che una gestione umana dei ritmi familiari e scolastici è soprattutto un diritto DEI BAMBINI, non “un diritto degli adulti che hanno famiglia”, e che in tal modo andrebbero a minacciare il diritto alla libertà individuale di quelli che invece si sentono più fighi perché non ce l’hanno.

Visto che i bambini (e gli adolescenti e i minori in generale) esistono, e sono persone anche loro, e sono titolari di diritti umani anche loro… mi sembra veramente ipocrita stare a spostare il problema sulle eventuali differenze di diritti tra adulti che hanno famiglia e adulti che non ce l’hanno.

L.

Monsieur Bovary

@ francesco s.

Poi se si vuol aumentare la produttività si può sempre assumere qualcuno che lavori solo nei fine settimana, almeno si assume più gente.

Giustissimo. Purtroppo non viviamo nel mondo delle fiabe… e i datori di lavoro tenderanno a massimizzare le risorse che hanno, anziché sprecare tempo e denaro per ricercarne e formarne di nuove. E’ una triste realtà che sperimento ogni giorno sulla mia pelle, da uno stagetto/lavoretto all’altro…

@ paniscus

Libera lei di sentirsi “scassata” quanto sono libero io di esprimere quello che penso realmente… non esiste una sola mentalità laica, e la mia è di segno piuttosto anti-familista —> fra l’altro (osservazione puramente personale) penso che tutto questo livore verso chi ha valori differenti esprima quello che mi piace chiamare “fastidio per l’alternativa”: se una persona è felice di aver figli, perché sbraitare contro chi tutta ‘sta gioia non la vede, e se ne tiene ben lontano?
Fra l’altro, io parlavo di mere ricadute pratiche, non del valore della scelta in sé: ognuno faccia ciò che crede, purché ne tolleri lo conseguenze, o si dia da fare per spostare l’ago della bilancia in proprio favore.

benjamin l'@sino

Pur da ateo, ritengo altrettanto pernicioso chi adora il dio uno e trino di chi adora il dio quattrino.

Personalmente, più che mettere in discussione la domenica libera [1] metterei in discussione la necessità di continuare a lavorare così tanto, anzi sempre di più, per far circolare merci delle quali non abbiamo bisogno, molte delle quali sono pattume puro. Senza contare che gran parte di quel che produciamo lavorando così tanto viene sperperato ad minchiam [2] tanto dai privati “d’alto bordo” quanto da quelle istituzioni [3] che dovrebbero rappresentarci e che invece ci mettono sotto al torchio.

[1] per chi ce l’ha, che non sono certo tutti
[2] quest’espressione non mi è propria, in effetti l’ho copiata da un commento poco sopra
[3] in realtà, non dalle istituzioni, ma dalle persone in carne ed ossa che se ne sono appropriate.

Giorgio Pozzo

per far circolare merci delle quali non abbiamo bisogno, molte delle quali sono pattume puro

Saranno anche pattume, ma, se circolano, è perchè c’è gente che le compra.

Monsieur Bovary

@ benjamin l’@sino

Innanzitutto, sposo in pieno la replica di Giorgio Pozzo.

Monsieur Bovary

In secondo luogo, il lavoro è anche (per i più fortunati) realizzazione personale… poi ovvio che nessuno lavori gratis et amore Dei (per quest’ultimo poi 🙂)… ciò che distingue un lavoratore che ama ciò che fa è la passione e il talento.
Poi se qualcuno ha in mente un grande piano sovversivo per ribaltare il consumismo imperante mi faccia un fischio, sarò volentieri della partita…

Laverdure

Secondo me pretendere l’eliminazione del presepe e’ un grave errore tattico da parte dei laici ( di cui faccio parte a pieno titolo),ancora di piu’ della richietsa dell’eliminazione del crocefisso.
Si offre cosi alla Curia l’ennesima occasione di recitare la parte del martire “oppresso dall’intolleranza altrui”,la quale (secondo loro)non ha scrupolo di scagliarsi contro una tradizione cosi innocua e cosi inserita sa secoli non solo nella religione ma anche nel folklore e nelle tradizioni nostrane,(come lo stesso Natale del resto,se ci si pensa un attimo).
Quando poi la motivazione ufficiale esprime addirittura un vero e proprio servilismo verso individui
stranieri immigrati,magari senza nemmeno lamentele in tal senso espresse da parte loro,la cosa diventa veramente rivoltante.

Monsieur Bovary

Concordo pienissimamente sull’ultima considerazione… il motivo per cui chiedere l’astensione a scuola da presepi ecc. non è tanto un malinteso e un po’ servile rispetto verso chi ha altre credenze, ma l’affermare la laicità delle istituzioni statali.
Anch’io a volte tendo a pensare: “ma sì, in fondo il crocifisso/il presepe sono innocui…”, ma credo anche siano un simbolo delle ingerenze clericali nella cosa pubblica.
Penso che nessuno voglia abolire il Natale, lapidare i cristiani, convertire le chiese in supermarket (alcune lo sono già, con merchandising sacro) ecc; solo, lo si festeggi nei tempi e nei luoghi dedicati.
Per quanto mi riguarda, sono contrario anche a Babbo Natale e compagnia commerciale cantante nelle scuole: finché c’è lezione si lavora; durante le ferie si festeggi pure quel che si vuole.

Gérard

Secondo me, gli insegnanti che evocano il motivo degli stranieri sono insegnanti che non hanno il corraggio di esprimere la loro laicita e scelgono il pretesto degli emigrati per poter eliminare i simboli religiosi . Personalmente, non credo che nessuno cambierebbe delle cose che alcuni ritengono fondamentali ( gli ignoranti …) per via d’ uno o due figli di emigrati nella scuola .

gabrielik

Secondo me lo fanno perché i fondamentalisti cattolici di casa nostra non concepiscono che ci siano loro connazionali non cattolici. Eppure i dati ISTAT sono lì da vedere: 68% si professa cattolico e meno del 40% è praticante. Allora si sposta il discorso erroneamente sulla non discriminazione di chi è di altre religioni.

Laverdure

@Gerard
E secondo me invece a molti di quegli insegnanti e presidinon interessa niente ne’ della religione ne’ della laicita.
la loro motivazione e’ semplice opportunismo e amore del quieto vivere :persino in totale assenza di minacce la presenza di un numero crescente di extracomunitari in buona parte islamici gli incute timore e li spinge a ostentati servilismi “preventivi”.
A meno che ( ed e’ anche peggio)non si tratti dell’ennesima manifestazione di esibizionismo
“politicamente corretto “e a buon mercato ,come se ne vedono a tutti i livelli : ricordate lo sproloquio della Boldrini contro i lussi offerti ai turisti e non agli immigrati ?
Qualcuno dovrebbe spiegarle che l’industria del turismo e’ una voce importante nella nostra (dissestata) economia,e che ai turisti stranieri non mancano certo alternative !

paniscus

Ma il punto è che tutto il marasma mediatico sembra essere stato costruito su un presupposto FALSO!

Ovvero, non è che in quella scuola sia stato rimosso un presepe che c’era già, o che sia stato vietato per la prima volta di allestire un presepe che negli anni scorsi c’era sempre stato!

Semplicemente, a quanto ho capito io, in quella scuola il presepe non si era MAI fatto, per parecchi anni nessuno l’aveva mai richiesto e nessuno ne aveva mai sentito la mancanza, e il caso è scoppiato solo adesso perché un piccolissimo gruppo di genitori, di propria iniziativa, senza nemmeno concordare con gli insegnanti, per la prima volta ha richiesto di farlo e si è sentito rispondere di no, proprio per mantenere il profilo che era sempre stato tenuto dalla scuola negli anni scorsi!

Che c’entra con le rimozioni, le censure o i divieti autoritari??????

L.

Sandra

Io ricordo sempre l’ottima insegnante della scuola dell’infanzia dei miei figli, sulla religione non si imponeva, pur dicendo di se stessa di credere, nel periodo prenatalizio facevano lavorare i bambini sull’amicizia e l’accoglienza. Il Salvini che difende la rappresentazione di una famiglia di poveri palestinesi è comico, se li ritrovasse in carne ed ossa sotto casa li farebbe rimpatriare a calci.

A me sembra poi che il presepe sia un oggetto con una dimensione religiosa, per cui sta bene in chiesa, o familiare: da bambina mi piaceva, non c’era il playmobil, e ci si divertiva a muovere le figurine avanti e indietro, un po’ alla mister bean ai grandi magazzini. Ci sono famiglie che la statuina di gesu bambino fa la sua comparsa solo il 25. Ma in una scuola è solo un oggetto usato per marcare il territorio, e allora, un’altra volta, mi chiedo chi vogliono convincere questi quando dicono di essere credenti, se non hanno nemmeno rispetto per la loro religione. I puritani in inghilterra e colonie americane eliminarono i festeggiamenti di natale perché li ritenevano, con spirito letteralmente evangelico, una manifestazione immorale. Del resto la vera festa cristiana dovrebbe essere ed era la pasqua, e non il compleanno, che mi sembra fosse considerato nei primi secoli di cristianesimo una festa da pagani. Ma come per altre cose il cristianesimo ha fagocitato l’eredità dei romani e se ne è impossessata, ripresentandola come propria. A differenza di solo pochi anni fa si sa molto di più oggi di quanto sia stato cancellato, omesso o nascosto.

Nel nord europa c’è l’usanza della corona dell’avvento, ma non la si ritrova nelle classi scolastiche in germania o in svizzera. In fondo anche gesù come ebreo osservante più o meno in questo periodo dell’anno avrà acceso le candele della festa ebraica (e non in luoghi pubblici!). Il presepe è un simbolo identitario italiano, utilizzarlo così ha un po’ valenza di sentimento religioso di esporre panettoni o cotechini.

Monsieur Bovary

Il Salvini che difende la rappresentazione di una famiglia di poveri palestinesi è comico, se li ritrovasse in carne ed ossa sotto casa li farebbe rimpatriare a calci.

Questa osservazione centra un punto importantissimo e vero.

Questi cristofili da parata difendono con unghie e denti le tradizioni, ma si guardano bene dal mettere in pratica gli insegnamenti attribuiti a Gesù – che molti laici (non dico tutti, ma molti) praticano ogni giorno per scelta, con impegno e talvolta con fatica, senza alcuna ricompensa che non sia il sentirsi bene con se stessi e con gli altri.

Giorgio Pozzo

Ma chi vuole eliminare il presepe? La faccenda invece è che la scuola pubblica deve rimanere un luogo pubblico, e in un luogo pubblico non ci devono essere simboli religiosi.
Prendiamo la carta igienica, ad esempio. Nulla contro di essa, anche se uno è certamente libero di utilizzare la carta vetrata al suo posto, ma deve rimanere in bagno. Se mia moglie mi mettesse il rotolo di carta igienica sul comodino, avrei qualcosa da ridire.
Bellissimi certi presepi, ma restino nelle chiese.
La scuola è laica.

Blaze in the northern sky

Magari chiamiamo Varg. Darebbe la soluzione che in molti vorrebbero. Il punto e’: il presepe non da fastidio a nessuno. Dagli atei, ai cattolici aimussulmani e qualsiasi altra religione.
2. Dare spazio a tutti, vuol dire anche dare spazio ai credenti. Questo e’ il principio della democrazia. In piu’ qui si parla di un simbolo (presepe) che puo’ essere interpretato anche in modo non strettamente religioso ma culturale-folkloristico. Fa’ parte della tradizione italiana, della cultura. Quindi puo starci benissimo. Se da tanto fastidio ad atei e praticanti altre religioni…peccato, ma devono riconoscere la sua importanza almeno come simbolo culturale importante. Se li disturba che non lo guardino. Anche a me da’ fastidio vedere gente col burqa, proprio perche’ non fa parte della mia tradizione e cultura. Capisco il fastidio. Ma come io rispetto la decisione cultural-religiosa di indossare il burqa, atei et simili devono rispettare la mia volonta di vedere un presepe. In fondo il 67% e’ la maggioranza, e la maggioranza vince sempre. Non e’ giusto in nome della secolarizzazione e pseudo-eguaglianza e inclusivita’ escludere un determinato gruppo di persone.
Ps, conosco atei che allestiscono il presepe in casa, senza simbolismi religiosi ma in onore delle nostre radici.
Le radici sono la partepiu’ importante dell’albero. Sono quelle che lo sorregono e nutrono i suoi rami e le sue foglie, aiutandolo a crescere. Se sradichiamo le radici quello che resta non e’ piu’ un albero(dal discorso recente del mio rettore). Quindi rispettiamo le radici, aka, tradizioni culturali e popolari del nostro paese. Valoriziamole. Presepe incluso. Vi renderete conto che non e’ un processo contrario alla inclusivita’, democrazia ed uguglianza. Tutt’altro.

francesco s.

secondo me è avvilente per un cristiano ridurre il presepe a simbolo culturale ecc, io pensavo che fosse un simbolo di sincera devozione e ricordo della natività del Salvatore. Cosa c’entra la valorizzazione di questa tradizione con il propinarlo a scuola? Il presepe si è liberi di guardarlo in casa, in chiesa o nelle rappresentazioni accessibili al pubblico dove i comuni concedono spazi come per qualsiasi altra tradizione del folklore. Spesso anch’io, ateo, sono andato a visitare alcune di queste rappresentazioni nei luoghi che ho indicato, ma a scuola non hanno senso. L’assenza del presepe a scuola non limita la libertà di nessuno di guardarlo nei luoghi che gli sono consoni.

Che visione alterata della libertà ha sig. Blaze in the northern sky.

Diocleziano

Blaze
Ma quanto siete democratici quando vi conviene!
Ti faccio notare che se foste stati sempre così coerenti e rispettosi del sistema democratico, la vostra religione non sarebbe mai nata. Leggiti la storia e le azioni per assicurarsi il potere di quel teppis†a di nome ambrogio, altro che democratici!

gmd85

@blaze

conosco atei che allestiscono il presepe in casa, senza simbolismi religiosi ma in onore delle nostre radici.

Parlare di atei devoti qui è inutile.

Come al solito quelli la cui volontà è limitata sono sempre i poveri cristiani, quelli che sono dappertutto, che vogliono i simboli dappertutto e che pretendono che la società funzioni come dicono loro. Azz, quanto siete limitati. Il tuo commento è un tantinello ipocrita. parli di rispetto reciproco, ma le opinioni di chi critica i simboli religiosi nei luoghi pubblici sono automaticamente sbagliate. Coerenza a pacchi.
Parli di radici culturali? Allora mettiamo anche riferimenti delle varie tradizioni locali, folletti compresi. Ti garba?
Piantatela di pensare che ciò che è religione sia atto dovuto dappertutto.

paniscus

blaze:
Ps, conosco atei che allestiscono il presepe in casa, senza simbolismi religiosi ma in onore delle nostre radici.
———————————–

Appunto, l’hai detto tu stesso: lo fanno IN CASA.
Che c’entra la scuola?

L.

giovanni da livorno

Vorrei fare un’osservazione a cui mi piacerebbe rispondessero i partecipanti cattolici a questo blog. Anni fa, BXVI, ebbe a dire che il documento più antico il quale conferma la celebrazione del natale il 25 dicembre è il “commento a Daniele” di Ippolito da Roma, databile intorno al 204 d.c., quindi PRIMA di Eliogabalo che introdusse il culto del sole invitto a Roma nel 220 d.c. (e di Aureliano che lo ri-introdusse nel 274). Per cui, secondo Ratzinger, la festa del natale cristiano sarebbe antecedente a quella del sole invitto. PERO’ NON C’E’ PROVA CHE LE COSE STIANO COSI’. Perchè non abbiamo un manoscritto del 3° secolo dell’opera di Ippolito, ma copie molto più tarde (e di secoli!), inoltre, tali copie non danno TUTTE la data del 25 dicembre. Quindi, chissà quali interpolazioni di amanuensi cristiani ci saranno state!

Poi, vorrei porre una domanda a tutti: l’inopportunità del presepe negli uffici pubblici e nelle scuole pubbliche, non dovrebbe valere (almeno mi sembra) per l’albero di natale, in quanto, quest’ultimo ha perso ogni connotazione religiosa originaria ed è diventato un ornamento fine a se stesso.
Quindi non ci sarebbero problemi, se negli uffici e nelle scuole suddette, al posto del presepe, venisse allestito l’albero? O no?
Saluti. GdL

paniscus

Oltretutto non mi risulta che l’albero di Natale sia un’usanza di origine cattolica, per niente. Viene da tradizioni del Nord Europa, risalenti a molto prima della cristianizzazione.

Ma il cattolico becero medio italiano mica lo sa, e quindi se la prende contro i laicisiti relativisti terzomondisti kattivi che “vogliono toglierci anche l’albero di Natale per far piacere ai muSSSSulmani”.

Poi magari sono gli stessi che se la prendono contro le zucche di Halloween perché sono pagane, mentre l’albero di Natale va bene 🙂

L.

Sandra

Sicuramente bXVI conoscerà il de idolatria di Tertulliano, ca 210, la sua condanna di tutte le feste ebraiche e pagane, come i natali degli imperatori (per i quali si decoravano le porte di alloro e luci), i saturnalia, le matronali, l’inizio dell’inverno…. per una comunità che era ancora malvista si poneva il problema se partecipare rischiando l’idolatria, o astenersi e rischiare l’accusa di non volersi integrare con gli altri. Tertulliano è abbastanza severo, proibisce addirittura ai cristiani di insegnare nelle scuole romane, perché non potrebbe evitare in quanto docente la partecipazione a “solennità del demonio”. Le uniche feste che il cristiano come si deve festeggia (ma con moderazione beninteso) sono le domeniche e pentecoste.

Tutto il resto è pagano, ma ancora di più, era semplicemente umano, non c’è un popolo che ha il copyright sul solstizio di inverno e i rami sempreverdi, sono tradizioni dell’umanità di fronte all’inverno, quello dell’emisfero boreale (nell’altro in un’altra storia i cristiani festeggerebbero natale in giugno!).

Diocleziano

In effetti l’albero di natale non ha nessun aggancio con la religione (a parte l’indicazione ”di natale”, ma poteva anche chiamarsi ”di zio Luigi” 🙂 )

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