Il Fec, l’otto per mille e l’ennesima norma “ad ecclesiam”

Il Fondo Edifici di Culto (Fec) e l’otto per mille possono essere considerati fratelli gemelli. La loro data di nascita è il 20 maggio del 1985 e la madre che li ha partoriti è la legge 222/85, successiva di due mesi alla legge 121/85 di ratifica degli accordi di revisione del Concordato lateranense sottoscritti da Craxi e Casaroli. Di fatto anche la legge 222 fa parte a pieno titolo del processo di revisione concordataria perché attuativa di un protocollo addizionale sottoscritto il 15 novembre 1984, avente come oggetto gli enti e beni ecclesiastici e il sostentamento del clero. Al Fec, fondo amministrato dal ministero dell’Interno il cui Consiglio di amministrazione è composto per un terzo da persone designate dalla Cei, appartengono oltre 700 edifici religiosi di pregio che sono diventati proprietà dello Stato negli anni in cui si concretizzarono l’unione politica dell’Italia e la fine dello Stato della Chiesa.

Il funzionamento del fondo è estremamente semplice: le entrate sono costituite dai proventi derivanti dallo sfruttamento degli edifici, mentre le uscite sono le risorse investite nella loro conservazione. Forse fin troppo semplice, perché in effetti buona parte di questi edifici vengono concessi in uso gratuito per esigenze di culto, quindi le entrate sono nettamente inferiori a quelle che ci si potrebbe aspettare. E poiché anche il Fec val bene una messa già nella stessa legge 222 (art. 58) si prevedeva l’integrazione dei proventi del fondo, ovviamente a carico dello Stato e altrettanto ovviamente per la gioia dei religiosi che hanno a disposizione l’immobile a costo zero e costantemente sotto manutenzione.

Adesso, a distanza di quasi trent’anni, le strade del Fec e dell’otto per mille tornano a incrociarsi. La rimpatriata, per così dire, è avvenuta nel decreto che aggiunge gli interventi in favore dell’edilizia scolastica quale ulteriore possibilità di destinazione per i proventi dell’otto per mille a diretta gestione statale, quelli cioè derivanti dalle scelte espresse in favore dello Stato. Una novità importante per l’Uaar che infatti ci ha basato la sua campagna Occhiopermille di quest’anno nell’ambito della quale, tra le altre cose, ha chiesto alle pubbliche amministrazioni di presentare domanda per ottenere dal governo contributi da destinare alle calamità naturali e, appunto, all’edilizia scolastica. A questo punto ci si chiederà cosa c’entra con l’edilizia scolastica un fondo costituito da edifici religiosi, visto che almeno in apparenza sembrerebbero due cose completamente diverse. Per il governo c’entra, perché tra i possibili oggetti dei contributi ha stranamente inserito, oltre agli edifici scolastici di proprietà dello Stato e degli enti locali, anche gli immobili del Fec destinati a uso scolastico.

logo fec

La cosa non è tuttavia passata inosservata in commissione bilancio. Ad accorgersene un deputato del M5s, Francesco Cariello, che ha subito diramato la notizia che il Fec avrebbe messo le mani su denaro destinato a essere impiegato per la sistemazione delle disastrate scuole italiane. L’Uaar ha a sua volta rilanciato con un comunicato stampa in cui, pur prendendo atto che comunque di scuole si parla, ha chiesto al governo di fare chiarezza, in particolare dicendo quante e quali sono le scuole in edifici del Fec e se si tratta di scuole statali o paritarie. Recentemente è arrivata la risposta del governo in commissione bilancio: l’edificio in questione è solo uno e si trova a Monreale (PA). E trattandosi di un singolo edificio in un piccolo comune risulta anche facile capire qual è, perché nel comune di Monreale esiste un solo edificio di proprietà del Fec: l’abbazia benedettina situata nella frazione di San Martino delle Scale. Che guardacaso ospita una sezione distaccata dell’Istituto Comprensivo “Guglielmo II”.

La vicenda solleva numerosi interrogativi. Prima di tutto stupisce il fatto che per un solo edificio sia stato ritenuto necessario modificare una norma più generale. È ovvio che diversamente non ci sarebbe stata possibilità di destinare contributi dall’otto per mille a quell’edificio perché il Fec non è lo Stato, è solo amministrato dallo Stato, quindi gli edifici di sua proprietà non sono automaticamente proprietà dello Stato. Ma ancora di più stupisce il tentativo di dirottamento di fondi da edifici scolastici pubblici ad altri la cui manutenzione dovrebbe ricadere interamente sul fondo che li possiede, come dimostrano i tanti bandi per opere finanziate appunto dal Fec. Dovrebbe, appunto. Nei fatti, anzi, nelle delibere viene fuori che invece l’abbazia benedettina è stata foraggiata anche con fondi pubblici, come ad esempio dal ministero dei Beni Culturali che nel 2005 ha scucito quasi due milioni e mezzo.

Come se non bastasse, poiché lo stesso Fec ha chiesto al comune di liberare i locali per via di imminenti lavori complessivi di ristrutturazione dell’abbazia, il Comune ha dovuto spostare le classi in altri locali adiacenti facendosi carico di ulteriori spese: più di 25 mila euro per l’adeguamento dell’impianto elettrico e oltre tre milioni stanziati per opere di manutenzione straordinaria. Stanziati ma forse non ancora eseguiti, perché pare che addirittura la stessa scuola abbia dovuto intervenire urgentemente con l’acquisto di materiali messi in opera dagli operai comunali. La temporanea situazione di disagio, che non si sa quando avrà termine, viene descritta nei dettagli anche in un articolo scritto da due alunne e pubblicato su un portale monrealese.

Quindi, ricapitolando: con l’otto per mille statale da destinare alle scuole si dovrebbe finanziare un edificio religioso, di proprietà non statale ma di un fondo autonomo, che finora ha ospitato una scuola pubblica, che adesso è stata costretta a sistemarsi altrove, con spese di adeguamento che ricadono sul Comune e sulla stessa scuola e tra i disagi patiti da chi la scuola la vive quotidianamente. In pratica l’ennesimo favore clericale a spese di tutta la cittadinanza.

La redazione

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22 commenti

Padre Giacobbo da Voyager

qui più che un favore clericale, secondo me è un favore politico simile alle leggi mancia

qualche politico di quelle parti che vuole farsi bello ha chiesto di inserire anche il FEC per poter dirottare soldi in zona con la scusa di quel edificio soclastico

Sandra

Mille giorni per tutti, ma per quelli più uguali sono molto di meno, eh renzi?

L’abbazia è stata sicuramente ben restaurata, a giudicare dalla carrellata fotografica:
ht tp://w w w.cucinartusi.it/Articoli-su-aziende-e-prodotti/a-san-martino-nasce-la-prima-birra-d-abbazia-siciliana.html
Muri bianchi, arredi e porte in legno, sembra tutto perfetto. Si vede che avevano lasciato indietro proprio quella parte di abbazia, a cui ha provveduto il comune. Il priore che benedice la birra è impagabile…. dice che il monastero ha l’esclusiva di vendita per Palermo (nella bottega si acquistano anche miele, vino e creme di bellezza).

Vedo che la lista di edifici del Fondo situati in Sicilia sono più di 250, un terzo del totale, nessuno in Lombardia, nove in Piemonte: il trionfo della massima gattopardesca… piangono per gli espropri, ma poi ci vivono senza spese, predicano, benedicono, e vendono. Cry and Fec.

francesco s.

Però l’articolo si contraddice verso la fine dice che gli edifici del FEC non sono proprietà dello stato invece all’inizio dice che lo sono. Ci fanno parte anche caserme e boschi oltre che chiese monumentali tipo la basilica di Santa Croce – quella delle tombe famose.

Io dico la mia. Trattandosi di edifici dello stato frutto di espropriazioni alla chiesa è perfettamente legittimo che lo stato finanzi e ristrutturi tali edifici, trattandosi molti di veri e propri monumenti, in partsicolare l’abazia.

Mi sta anche bene che in un’abazia monumentale ci siano i monaci, fanno parte della scena. L’unica cosa che non mi va e che non si chieda un affitto congruo e che nel fondo ci siano membri nominati dalla CEI. Ma il fondo amministra beni dello Stato Italiano quindi l’8×1000 statale può essere usato per finanziarlo, il vero problema è gestionale, quei beni vanno sfruttati meglio, facendo pagare gli affitti ed eliminando dalla gestione i membri nominati dalla CEI.

RobertoV

Il Ministro dell’Interno ne è il legale rappresentante ed è coadiuvato da un Consiglio di Amministrazione.
E’ infatti amministrato, secondo il disposto della legge 20 maggio 1985 n. 222, dalla Direzione Centrale per l’amministrazione del Fondo Edifici di Culto, in sede centrale, e dalle Prefetture – Uffici Territoriali del Governo a livello provinciale.
Alla conservazione e al restauro si procede attraverso numerosi interventi realizzati in collaborazione con il Ministero per i beni e le attività culturali, che vengono finanziati direttamente dal FEC o mediante sponsorizzazioni. Formalmente devono finanziarsi con un fondo ottenuto dalle attività di promozione e da sponsor, ma poi alla resa dei conti deve intervenire lo stato.

Visto che è stato il comune a spendere i soldi per lo spostamento/ristrutturazione della scuola (causate da scelte dei monaci) non c’era bisogno di inserire il FEC, un ente che qualche anno fa era finito sotto inchiesta per dirottamento di fondi.

E’ assurdo che non paghino l’affitto ed è assurdo che per legge tre consiglieri siano ecclesiastici che decidono su spese dello stato per proprietà dello stato.
Al massimo potrebbero fare i consulenti tecnici, ma nessun inquilino può decidere sulle spese dei proprietari, proprietari che quando ristrutturano si rivalgono sui loro inquilini.

Di edifici storici ce ne sono tantissimi da ristrutturare, visto come stanno andando le cose non vedo perchè quelli di culto debbano avere un trattamento di favore e di urgenza. Basta vedere cosa sta succedendo a Pompei.

Massimo Maiurana

Gli edifici del Fec sono di proprietà del fondo, quindi non sono beni dello Stato ma solo amministrati dallo Stato. Erano dello Stato prima che venisse istitituito il Fec e i fondi che lo precedevano.
Ma del resto già il fatto che sia stato aggiunto nell’emendamento significa che non sono proprietà dello Stato, perché gli edifici di proprietà dello Stato erano già menzionati a parte insieme a quelli degli enti pubblici.

Francesco s.

@Maiurana
sul sito del ministero degli interni si dice che il fondo riguarda beni dello stato italiano e il fondo è dello stato italiano, il rappresentante legale è il ministero degli interni. Fino a prova contraria sono beni della Repubblica italiana. Gli ecclesiastici che vi dimorano sono inquilini, il padrone è lo stato italiano, quindi noi tutti.

Sempre che la legge che ha istituito il fondo non abbia assegnato la proprietà a enti che non dipendano dallo stato italiano. Sinceramente ne dubito.

Francesco s.

Mi sono andato a leggere la legge n. 222/1985 è mi pare che si tratti di beni dello stato italiano in particolare gli artt. 56 e 65 dicono che si applicano le norme vigenti per i beni dello Stato.

Massimo Maiurana

Ma la proposta di legge parla di immobili “di proprietà pubblica dello Stato, degli enti locali territoriali e del Fondo edifici di culto”, quindi evidentemente dal puno di vista amministrativo non sono di proprietà dello Stato ma del fondo. Se fosse come dici tu l’inserimento del Fec sarebbe stata un’idiozia, i suoi edifici sarebbero rientrati comunque tra quelli dello Stato.

francesco s.

Massimo evitiamo questioni di lana caprina, la legge che istituisce il fondo assoggetta le proprietà che fanno che ne fanno parte alle norme sui beni dello stato. A meno che tu non mi citi una legge che dice che non sono beni dello stato. L’8×1000 può benissimo andare a proprietà dello stato.
Il problema sono l’affidamento gratuito e i membri nominati dalla CEI.
Stiamo parlando di beni di interesse storico e artistico di proprietà dello stato italiano. Dove sta scritto che volendo lo stato non può finanziarli? Finanziare proprietà A o B dello stato non riguarda la laicità. Si può discutere che è meglio finanziare le scuole ma questa è politica. Ciò che riguarda la laicità sono i privilegi riconosciuti ai religiosi a cui questi beni sono affidati a titolo gratuito. Dire che le proprietà del fondo non sono dello stato italiano è un’idiozia alla luce della legge che istituisce il fondo.

Massimo Maiurana

Si può discutere che è meglio finanziare le scuole

Ma guarda che è proprio di questo che si sta discutendo: abbiamo una categoria laica tra quelle finanziabili dall’8pm e c’è un cavillo che ne dirotta una parte verso immobili (al momento uno solo) che sono già compresi in un’altra categoria molto meno laica, quella dei beni culturali. Certo che lo Stato può finanziarli, e se è per questo lo fa già (leggi l’articolo e segui il link che parla dei due milioni e mezzo dal Mibac), ma questo che significa? Forse che la possibilità di farlo preclude a priori il diritto di indignarsi? Semmai lo rafforza, secondo me. Tu poni delle obiezioni che sono valide, quelle sull’affidamento gratuito e sulla composizione del Cda, ma che non hanno nulla a che vedere con la faccenda di cui si sta discutendo che è la normativa sull’8pm.
E comunque, sarà un’idiozia ma lo ribadisco: i beni del Fec non sono strettamente proprietà dello Stato, anche se assoggettati alle norme sui beni dello Stato, perché la loro proprietà è stata trasferita (temporaneamente? amministrativamente? formalmente?) a un fondo autonomo. Diversamente non avrebbero avuto bisogno di citare esplicitamente il Fec nella proposta di legge.

francesco s.

Ovviamente è un tuo parere che finanziare i beni culturali con 8×1000 è meno laico che finanziare scuole, a me la cosa non pare così ovvia. Secondo me le 2 cose sono complementari: se le scuole sono i luoghi dove la cultura si diffonde, i beni culturali sono una parte di quella cultura. Nel caso di specie perché di quello parlava il decreto i due luoghi coincidevano.

Il fatto che si sia fatto un decreto per aggiungere i beni del fec che hanno uso scolastico tra i beneficiari dell’8×1000 non vuol dire che non si tratti di beni dello stato. Il decreto è stato fatto perché il regolamento del fondo non prevedeva 8×1000 come fonte di finanziamento.

Secondo me stai sbagliando obiettivo, non è il finanziamento di beni statali di interesse culturale ma la destinazione e amministrazione di tali beni a costituire un problema per la laicità.

francesco s.

Leggo che dalla proposta di modifica che i beni culturali erano già nelle precedenti disposizioni, invece non erano inclusi gli edifici scolastici. Quindi secondo il ragionamento che hai fatto si dovrebbe dedurre che gli edifici scolastici statali non sono proprietà dello stato? Il che ovviamente è assurdo visto che lo sono.

francesco s.

Chiedo scusa dei refusi. È tardi e lo smartphone non aiuta.

Massimo Maiurana

Effettivamente il post precedente era errato.

Non vedo invece il collegamento tra la precedente normativa e la proprietà degli edifici. Sì, i beni culturali c’erano da prima, ma non c’era nessun vincolo sul proprietario dell’edificio nel senso che potevano essere finanziati anche beni non statali, cosa che in effetti avveniva puntualmente coi beni di proprietà della Chiesa. Il requisito della proprietà dello Stato invece è inserito nella categoria degli edifici scolastici, e per farci rientrare quello del Fec hanno dovuto scriverlo esplicitamente perché, evidentemente, in mancanza non vi sarebbe rientrato. Per questo dico che i beni del Fec non sono tecnicamente proprietà dello Stato, non c’entrano nulla i beni culturali dove invece il Fec può rientrarci a prescindere visto che non è richiesta la proprietà dello Stato.

Oppure non ho capito cosa volevi dire 🙁

francesco s.

Massimo siccome dicevi che la necessità della modifica dimostra che non sono beni dello stato allora ho detto che ragionando in quel modo si dovevano ritenere gli edifici scolastici non di proprietà dello stato. Invece la necessità della norma deriva dall’ assimilare alcuni beni del FEC a edifici scolastici se contengono al loro interno sedi scolastiche statali per accedere al fondo in quanto scuola non come monumento. Non c’entra la proprietà dell’immobile che comunque mi pare statale almeno stando alla legge che istituisce il fondo. E credo che possa concludere.

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