L’ateismo in Egitto… sulla radio svizzera

La rivoluzione del 2011 in Egitto, oltre a grandi cambiamenti politici, ha fatto emergere un fenomeno rimasto sempre sotto traccia nel mondo arabo: la non credenza. Soprattutto grazie ai social network sono sempre di più le persone che professano apertamente il proprio ateismo. Ma non sono mancati casi di arresti e condanne, sia sotto la presidenza dell’islamista Morsi sia con il generale Al-Sissi, che ha represso con la forza i Fratelli Musulmani ma non ha modificato l’approccio confessionale della Costituzione.

C’è chi pone anche la questione del diritto d’asilo per i non credenti che, come i cristiani, subiscono vessazioni e condanne nei paesi musulmani, ma non hanno uguale risonanza né attenzione dalla comunità internazionale. Sebbene qualcuno, come recentemente ha fatto Ernesto Galli Della Loggia su Il Corriere della Sera, lamenti addirittura una “indifferenza che uccide”, dando la colpa anche alla secolarizzazione. Cosa che nei fatti non sussiste, se non in una rappresentazione distorta e vittimistica a uso dei più clericali. È vero il contrario: è anche grazie alla secolarizzazione e alla diffusione di una mentalità universalistica che promuove i diritti umani — a prescindere da tifoserie confessionali — che oggi, molto più di ieri, si parla di minoranze religiose perseguitate, c’è indignazione ed empatia per le loro condizioni e ci si attiva per tutelarle (e lo fanno anche, guarda caso, i tanto vituperati atei).

Degli increduli invece non si parla praticamente mai, né ci sono governi che ad esempio mettono a disposizione aerei per trasportare rifugiati o lanciano appelli e attivano canali diplomatici contro la persecuzione. Per sentire qualcosa nella nostra lingua dobbiamo sintonizzarci su una emittente svizzera: il programma Laser di Rete Due della Radiotelevisione Svizzera Italiana ha dedicato il 21 luglio una puntata all’ateismo in Egitto condotta da Marco Alloni.

Dichiararsi atei in Egitto è tuttora un tabù più grave dell’omosessualità, perché è ritenuto un’offesa alla religione islamica che imbeve profondamente la società araba. Laser intervista Munir Adib, che nel suo libro I seguaci dell’ateismo nella società musulmana per la prima volta ha tratteggiato il fenomeno con piglio da studioso. Il numero degli atei in Egitto “non è limitato”, anche se non ci sono stime precise. Paradossalmente, fa notare, la conquista provvisoria del potere da parte degli islamisti ha portato a una diminuzione della pratica religiosa (ad esempio nel seguire il digiuno del Ramadan). Perché i Fratelli Musulmani hanno fatto un “grande errore”: “non hanno fatto una chiara distinzione tra il discorso politico e il proselitismo”. Il loro fallimento politico si è quindi riverberato sul piano religioso.

Abid si professa credente, ma ha usato un approccio diverso da Mustafa Mahmud, che qualche decennio fa affrontò l’ateismo ma esortò ad abbandonarlo: “non ho voluto convertire gli atei alla fede ma soprattutto ascoltarli, capire le loro idee, riportarle nel mio libro”, intervistandone molti e raccogliendone la testimonianza diretta, spiega. L’ateismo in Egitto è diventato visibile solo dopo il 2011 perché la protesta contro il sistema politico ha coinvolto “tanti altri aspetti della nostra società”, quindi molti hanno contestato i valori religiosi e sono entrati “nella fase del dubbio”. Non a caso tra i movimenti più attivi fin dall’inizio della rivoluzione c’erano proprio quelli formati da giovani laici. Per la prima volta, sebbene “fossero già presenti nella società egiziana”, i non credenti “hanno cominciato a esprimere se stessi in modo chiaro ed esplicito” poiché “tutti hanno cominciato a sentirsi nel diritto di esprimere le proprie opinioni”.

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Non ci sono dati ufficiali sul numero di atei e agnostici: “forse questo dipende da una ragione religiosa: […] la nostra società ha infatti un problema psicologico nel riconoscere che esiste l’ateismo”. A complicare le cose, il fatto che molti non si dichiarano: anche tra le élite e i politici, ma non ne parlano per il rischio di subire critiche, perdere potere e lavoro. Altro aspetto “importante” è che “la maggioranza degli atei sono giovani, 27-28 anni, ragazzi che studiano in università prestigiose”, “alcuni di loro fanno il master e la maggior parte di loro sono molto colti”.

Tra le ragioni che portano all’ateismo, spiega Abid, c’è l’inadeguatezza da parte della famiglia che “non è in grado di rispondere alle domande religiose dei figli”. Racconta l’aneddoto di una ventunenne, che studia legge all’università sunnita di Al-Azhar. Per lei l’ateismo è stato “un percorso progressivo” dal liceo: “chiedevo spesso a mia madre diverse cose sulla religione e lei mi rispondeva sempre con questo versetto del Corano: ‘Non chiedete queste cose, se le capite vi faranno del male'”. L’educazione rigida e schematica impartita da scuola, famiglia e moschea sicuramente non aiuta. Secondo Abid, la differenza rispetto agli atei occidentali sta nel fatto che quelli egiziani sono per così dire “religiosi”: racconta di alcuni che si recano a sedute sufi e che subiscono il fascino di queste pratiche.

Quando si arriva al punto dolente della libertà degli atei e delle condanne per apostasia, Abid mostra purtroppo il suo lato più rigido. “Verrà un giorno in cui si potrà professare liberamente atei?”, gli chiede l’intervistatore. Stavolta il ricercatore sostiene che la colpa sia degli atei, descritti in maniera caricaturale: “hanno creato una sorta di esilio sociale psicologico tra loro e la società: per cui essere ateo, qui, equivale in qualche modo a non fare altro che insultare le religioni, Cristo, Dio, tutto”. E arriva persino a giustificarne la repressione: “io, come stato, come costituzione, sono obbligato a controllarti con la legge”. Sarebbero quindi loro a cercarsela. È vero che c’è una componente di atei che passa il tempo, specie sui social network, a criticare aspramente la religione. Ma purtroppo sfugge che, in ambito islamico, la semplice espressione della miscredenza comporta giocoforza affermare che Allah non esiste e che il Corano non è un libro sacro: ciò già di per sé viene giudicato offensivo e blasfemo, quindi aspramente condannato.

Il confine tra espressione di ateismo e offesa alla religione è molto labile, per molti inesistente. Ciò costringe quindi al silenzio i non credenti, per paura di essere colpiti. Come spiega Sherif Abuhmila, un egiziano che ha vissuto 10 anni negli Usa ma ha iniziato ad essere ateo già nell’adolescenza in Egitto, intervistato da Laser dopo Abid. Abuhmila racconta in prima persona la condizione difficile in cui vive. “Non ho molta libertà per esprimere i miei convincimenti religiosi”, spiega, tanto che solo parenti e amici più stretti sanno che è ateo.

Dal 25 gennaio 2011 in Egitto sono stati riportati 63 casi di “apostasia” (59% in famiglie di origine musulmane, 41% cristiane), riporta il conduttore, con una impennata del 100% sotto Morsi. Questa è la tipica accusa che colpisce non solo l’insulto alla religione ma anche la semplice espressione di dubbi in merito all’esistenza di Dio. Alla domanda su cosa pensa delle persone che fanno “un così facile accostamento fra espressione del proprio ateismo e vilipendio della religione”, Abuhmila risponde di provare “pietà” per loro. Perché “questo è il modo in cui viene insegnato loro il Corano”: “devono prendere alla lettera tutto quello che è scritto” perché “si tratta della parola di Dio”. “Quello che lì è scritto è da considerarsi fuori da ogni discussione”, spiega, “prendono ogni cosa per come è, senza senso critico, e se provi a discuterne con loro ti dicono che questo è proibito, haram“.

L’ateo ha trovato una “enorme differenza” rispetto all’America — sebbene lo stigma sopravviva ancora — dove ci si può esprimere e “chiunque io conosca solitamente non bada ai miei convincimenti”. Invece in Egitto “non c’è alcuna libertà, soprattutto quando si tratta di religione”. Nel caso facesse coming out infatti avrebbe problemi con famiglia e amici, almeno “quelli non open minded“. Peggio ancora, “se poi dovessi imbattermi in qualche fanatico […] potrei persino essere ammazzato”. In sostanza “potrei quindi essere rifiutato da alcune persone e ucciso da altre: questa è la situazione. Quindi naturalmente sarebbe folle se io mi esponessi”. È un problema comune a tutte le religioni, perché ognuna “ha i suoi fanatici” e “tutti i fanatici sono uguali”.

L’Egitto sconta un approccio condizionato dall’islam nell’affermazione della libertà di culto: solo i tre monoteismi sono ammessi, mentre altre fedi e l’ateismo sono messi al bando, perché il Corano riconosce solo ebraismo e cristianesimo di cui l’islam è considerato il compimento. Una situazione che dovrebbe cambiare, sulla base di un approccio laico. “Per qualcuno come me che non crede in nessuna religione si tratta di un nonsense“, fa presente: “naturalmente non è giusto” che ci siano certe limitazioni nella libertà religiosa.

Abuhmila spiega come è diventato ateo: anche lui “gradualmente”, fin dai 18 anni: prima “tenevo quel tipo di pensieri per me”, “perché tutte le persone intorno a me erano religiose”. Poi conosce altre persone che esprimono scetticismo. Come si sa, ciò è contagioso e crea un meccanismo virtuoso: “così ebbe inizio il mio parlarne con altri, almeno con gli amici più stretti, e il mio poter dire ‘sono d’accordo con il vostro pensiero, non credo nelle religioni'”. In conclusione, Abuhmila risponde che la cosa che non gli piace delle religioni è l’esclusivismo: “per i cristiani, se non sei cristiano non ti apprezzano; per gli ebrei vale lo stesso, per i musulmani ancora peggio. Quindi la cosa peggiore in tutte le religioni è che se non sei come loro non ti accettano”.

È raro trovare programmi che parlino delle difficoltà che hanno i non credenti in maniera equilibrata. Ma è un fenomeno che i media iniziano ad affrontare e che non possono più ignorare, vista la sua consistente diffusione nel mondo. La speranza è che anche i mezzi di informazione italiani inizino a trattare in maniera non stereotipata ateismo e agnosticismo, senza ad esempio la necessità di mettere un qualche rassicurante prelato a “spiegare” o sminuire le loro concezioni. I mass media e la Rai in particolare — teoricamente servizio pubblico, ma praticamente colonizzato da ambienti vaticani e clericali — dovrebbero avere il coraggio di dare spazio anche alle storie, alle sensibilità e alle ragioni delle tante persone che non si riconoscono in una religione. La nostra associazione si è attivata anche su questo, chiedendo formalmente ad Agcom e commissione parlamentare di vigilanza radiotelevisiva il rispetto del pluralismo su religione e ateismo, dato l’attuale monopolio cattolico.

La redazione

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25 commenti

Aristarco

Il messaggio che i monoteisti cercano di far passare come un mantra, è che se credi al Dio sbagliato, sei soltanto uno stupido che va compatito e, possibilmente, convertito, ma se sei un Ateo, allora devi essere fatto bersaglio di ogni condanna sociale.
Qualcosa del genere mi è capitata diversi anni fa quando, discutendo con alcuni Testimoni di Geova, che credevano fossi cattolico, gli ho spiegato che sono Ateo e che Dio non è che un’ invenzione degli uomini.
Le urla di orrore si sentivano fin nell’ androne del palazzo.

Gianluca

Aristarco

“Le urla di orrore si sentivano fin nell’ androne del palazzo.”

Purtroppo a me questa gioia non è mai successa… 🙂

Secondo me quello che inconsciamente o meno non va loro giù è che uno usi l’intelligenza. Per cui se io divento buddista o induù loro sono dispiaciuti, e però è fede, che ci vuoi fare, se io dico che con la mia intelligenza sono arrivato alla conclusione che non esiste nessun dio si incazzano come le bestie, come se dicessero: “Ma come si permette questo di cercare di capire i disegni di dio che sono imperscrutabili e pretendere anche di aver capito?”

alessandro pendesini

Devo comunque sottolineare -pur non condividendo il loro credo- che i TdG in Belgio (e non solo) non ammazzano e non fanno guerra a coloro che non condividono la loro ideologia, pagano le tasse, non sfruttano le casse erariali, l’incidenza della disoccupazione dei loro membri tende verso zero, dovrebbe succedere raramente che uno di loro sia condannato per motivi gravi (mai sentito via fonti ufficiali, anche se questo non significa che non esistano) cosi come penso sia raro trovarne in prigione ! Non potrei affermare la stessa cosa per le altre religioni monoteiste, cristiane, cattolica, ebraica e particolarmente quella musulmana…. Quanto scritto non mi impedisce di affermare che attualmente il fondamentalismo/integrismo religioso monoteista affligge il nostro pianeta così come l’integrismo politico e l’ultraliberalismo economico.

Francesco s.

@Alessandro

Credo dipenda dal fatto che al di là della predicazione (leggasi suanare ai citofoni) tendano a ridurre al minimo i contatti con i non testimoni di Geova.

Gianluca

@ alessandro pendesini

Sai perchè i TDG sono discreti e tutto quello che hai detto?
Perchè sono 4 gatti. Se cominciassero ad acquisire un peso rilevante nella popolazione diventerebbero peggio della chiesa cattolica.

Ci metterei la mano sul fuoco.

Giuristateo

@ Aristarco

Capito’ qualcosa del genere anche a me quando frequentavo ancora l’universita’, non con i testimoni di geova ma con i ben piu’ invadenti Gideons.
Ero seduto su una panchina nel parco vicino all’Universita’ di Milano aspettando un amico per andare a lezione insieme. Ad un certo punto mi si avvicina un tizio che mi chiede se puo’ disturbarmi. Immaginando che si trattasse della solita rottura commerciale gli risposi, incautamente di si. Mi porse un libricino e mi disse “volevo lasciarti questa Bibbia. Se sei un vero cristiano non puoi rifiutare.” (Notare il tono vagamente mafioso/inquisitorio della proposta). Gli risposi che con me cascava male perche’ ero ateo. Alla parola “ateo”, attacco’ una filippica di 20 minuti condita di tutti i piu’ classici cliche’ sui non credenti. Lo ascoltai fino all’arrivo del mio amico, dopodiche’ mi alzai ed in 5 minuti, rimanendo perfettamnte calmo, gli smontai tutta la montagna di sciocchezze che aveva proferito sino a quel momento. Lui rimase interdetto, probalmente scioccato dal fatto che un “miscredente” avesse avuto l’ardire di contraddirlo. Una delle piu’ grandi soddisfazioni della mia vita! 🙂

Aristarco

Gideons ?
E ki kaz sono ?
In compenso posso raccontarti della volta che il mio secondogenito ebbe un contatto ravvicinato con Scientology e della conseguente fantastica presa per il kul da parte di mio figlio.
Quando me la raccontò ridemmo per un quarto d’ ora.

Gianluca

A me il massimo che sia successo è quando sono stato fermato per strada da una ragazza (immagino TDG, ma non saprei) che mi ha educatamente chiesto:” Scusi, posso parlarle di Gesù Cristo?” E io: “No, grazie, non mi interessa”. E’ rimasta stralunata, chissà, forse si aspettava una scusa tipo: “Mi dispiace, vado di fretta” o “Non posso, sono in ritardo”, fatto sta che è riuscita solo a mormorare un “Ah… Non le interessa… Va bene…” e io “Di niente, buonasera”.

RobertoV

Fino a qualche anno fa vedevo la TV Svizzera italiana e l’avevo sempre apprezzata come una buona TV, equilibrata, dove le discussioni erano pacate e costruttive e l’informazione era corretta, col tentativo di essere superpartes: che differenza con quella italiana!
Dubito fortemente che in Italia si possa fare qualcosa di analogo: tempo fa avevo assistito ad una trasmisione sulla fede e pur avendo invitato un pastore protestante valdese per darsi un tono pluralista, non riuscivano a concepire altre religioni se non quella cattolica ed in 3 h di trasmissione hanno concesso solo 1′ al pastore protestante facendogli domande insignificanti.
Sono convinto che una trasmissione sull’ateismo la farebbero fare ad un vescovo o prete o al massimo ad un ateo devoto.
Sui media si sente solo parlare delle persecuzioni contro i cristiani.

mocipenso

Non che la testimonianza di Munir Adib sia particolarmente apprezzabile, anzi! Mi pare che, fosse per lui, si eviterebbero carcere e lapidazione, ma una “sana” rieducazione degli atei verso la religione sarebbe scontata (e obbligatoria). Tutto sommato gli atei possono essere tollerati se stanno zitti e se ammettono la loro inconsistenza filosofica: se reclamano dignità e si permettono di dire che la religione è un’invenzione (non parliamo di blasfemia), be’, se la sono cercata! 🙁

alessandro pendesini

…. Se cominciassero ad acquisire un peso rilevante nella popolazione diventerebbero peggio della chiesa cattolica…..
@Gianluca :
Per il momento i TDG non (mi) danno fastidio più di tanto (salvo quando suonano il campanello…) e creato nessun problema maggiore; ma se un domani dovesse succedere cambierei immediatamente di paradigma ! Non posso inoltre ritenerli responsabili della loro relativa ignoranza in diverse branche. Anche loro, come tutti noi, sono nati con un cervello cognitivo “tabula rasa”….. Vorrei inoltre aggiungere che senza questo alto livello di coscienza umana, non potremmo risentire una certa ansia o evocare una certa angoscia. Ciò che ignoriamo, non ci può far male…. P.S. Mi chiedo, nella peggiore delle ipotesi, cosa potrebbero causare di peggio della chiesa cattolica particolarmente durante il periodo dell’inquisizione !

Sergio

Giuste le tue osservazioni sui T.d.G. e anche quella di Gianluca, solo che i T.d.G. non raggiungeranno mai la massa critica per imporre qualcosa alla collettività: sono dei poveri di spirito, poveretti, e quasi nessuno li prende sul serio. È anche vero che sono un po’ invadenti e scocciatori (mi sono lasciato scioccamente irretire in una discussione con loro perché non volevo essere scortese, chiudergli subito la porta in faccia, ma è proprio tempo perso). Però, come osservi tu, sono in genere brave persone, rispettose, non delinquono. Ho due T. d. G. rumeni come vicini, ma discretissimi, in quattro anni non mi hanno mai coinvolto in una discussione. Resta il fatto che manca loro una rotella o due. Nell’ultima “discussione” ho comunque appreso che i T.d.G. non credono nell’inferno, sarebbe una balla cattolica … To’, mi son detto, questi sono malgrado tutto più avanti di Tommaso d’Aquino e Ratzinger …

Gérard

Fuori delle discussioni a scopo di proselitismo, i Testimoni rimangono fra di loro e evitano di stare con i Non-Testimoni. Una vera setta dunque …

gmd85

Io mi sono invece stupito di sapere che ci siano testimoni di geova nel consiglio scientifico della struttura dove è stata operata mia madre. Struttura ottima e con personale preparatissimo. Sta di fatto che questo signore – con moglie annessa – mi ha fermato per consegnarmi un volantino e chiedermi se volevo partecipare a un evento. Non ero d’aria per mettermi a discutere e d’altro canto sie era dimostrato cortese, quindi dato che non ha insistito, il discorso ha virato su altro, ovvero sulla struttura in questione. Quando mi ha detto che era nel consiglio mi è sembrato piuttosto strano. Insomma, cosa dovrebbe consigliare un TdG in ambito medico/scientifico? 😕 :-8

mauro

In base all’Accordo Stato Regioni del 2012, le Aziende Ospedaliere che abbiano acquisito il titolo di “Provider”, si sono dovute dotare di Comitati Scientifici ECM (Educazione Continua in Medicina).
I Comitati durano in carica tre anni.
I compiti dei Comitati Scientifici sono quelli legati alla valutazione e progettazione di offerte di eventi rivolti sia a soggetti interni che esterni all’Ospedale, con attribuzione di crediti formativi ai partecipanti.
I componenti dei Comitati Scientifici rappresentano le più diverse professioni, ovviamente con comprovata esperienza nell’ambito della formazione continua, ad esempio inferimieri, farmacisti, naturalmente medici, ingegneri clinici, tecnici di laboratorio, tecnici informatici, ecc.
Gli Ospedali non discriminano i loro vari interlocutori in base a sesso, razza, orientamento sessuale, convinzioni politiche e religiose, nazionalità, ecc.

Gérard

E strano quello che lego qui in merito agli Testimoni di Genova .
Le urli che hanno fatto ad Aristarco mi sembrano strano in quanto ho spesso ricevuto le loro visite e mai ho trovato gente stupita per il fatto che sono ateo ( Anche attorno a me tutti lo sanno ma non ho mai avuto problemi ) . Mi hanno lasciato riviste in lingua francese e perfino in arabo come se avrei potuto cambiare opinione, leggendo in un altra lingua quello che mi stavano propinando verbalmente in italiano .
Ultimamente mi hanno mandato una signora francese che alla fine ho messo piuttosto in imbarazzato e che dopo avra probabilmente avuto bisogno di parlare con altri ” Testimoni ” per consolidarsi la sua fede…
E ovvio, sono ancora pochi ma come tutte le religioni, piu diventono forti, piu diventono pericolosi .
Einstein ha detto qualcosa di molto vero sull’ infinito della stupidita umana e quando uno si informa come sono nate le religioni e come nonostante la loro stupidita sono cresciute ( Conoscete per caso la storia di J. Smith, il fondatore dei Mormoni ?? E allucinante e pure ha milioni di fedeli …!! ) si puo dire che Einstein aveva tanto ragione !

Aristarco

Secondo me la storia del mormonesimo e di J. Smith andrebbe insegnata a scuola durante l’ ora di religione, proprio con lo scopo di far capire come sia possibile per una scempiaggine diventare una fede che coinvolge milioni di persone, molte di cultura superiore alla media.

Gérard

Aristarco

Spero che nel fratempo avrai pottuto informarti sugli Gideons ( dal nome di Gideone, personaggio biblico famoso ) .
Non è una religione ma un semplice movimento evangelico ( religione che ne ha tanti ) e non ha niente a che fare con i Testimoni . Non capisco perchè Giuristateo gli giudica peggio di loro ? Non vogliono convertire ma incitare la gente a leggere la bibbia . Si limitano a distribuirla gratis sopratutto negli alberghi e ospedali ( In Italia ne dubbito visto che non è un movimento cattolico…) . Molto spesso, sono arrivato tardi la sera in un albergo e cercavo qualcosa per passare il tempo ( leggere qualcosa messo in camera dall’ albergatore : giornale, rivista, programmi o lista di ristoranti nella zona etc ) e spesso ho trovato soltanto un esemplare della bibbia messo lì da “Gedeoni” ( sulla prima pagina si trova la storia del loro movimento) .

Gérard

Insomma, come lo scrive Mocipenso, il discorso del Sig. Munir Adib non mi convince del tutto, anche se bisognerebbe leggere il suo libro .
E giusto, anzi giustissimo poter dire quando c’è bisogno, che uno è ateo .
Penso che questo sia piu facile in paesi come la Tunisia o il Marocco che hanno avuto una penetrazione occidentale molto piu forte che l’ Egitto . L’ Algeria naturalmente ancora di piu ma ci fu dopo l’ indipendenza un gran rigetto di tutto che non era arabo ( almeno ufficialmente ) . Nel caso dell’ Egitto, fuorché Alessandria e il Cairo ( prima di Gamal Abd El Nasser ) non hanno conosciuto questo : sotto dominio inglese, il contatto della popolazione con loro era veramente scarsa ( l’ Inglese non si mescola con chi è diverso di se ).
Personalmente ho conosciuto tante persone, grandi e piccoli, in Marocco che non avevano nessun problema a parlare dei loro problemi con l’ Islam e il credere in generale .
Molte persone di un certo livello vorebbero una separazione fra stato e religione, di tipo francese ma penso che sara difficile : sia il re del Marocco che altri sovrani, despoti o dittatori pongono il loro potere sulla loro religiosita ( esterna… ) . Mohammed VI ( Emm Six per gli intimi …) é discendente del profeta dell’ Islam ( !!??) e perciò si proclama Amir Al Mouminin , cioè il capo degli credenti .
Però, se la maggior parte degli marocchini non ama molto il re, preferiscono tenerselo per non aver dopo una situazione dove si precipiterebbero tutti al qaidisti, aspiranti al califato e islamisti di tutti bordi…

Francesco s.

Quando hai parlato di “penetrazione occidentale” non ho bene inteso, dopo con l’esempio degli inglesi ho capito. 😆

Gérard

E tutto quello che ti ha ispirato il mio commento ???
Io mi interessa molto questo tema dell’ ateismo nei paesi musulmani e ho un contatto con un attivista ateo ,ma vedo che qui sono forse l’ unico ..
( Tutti commenti OT salvo uno )

MASSIMO

Ognuno di questi da una importanza fondamentale alla propria religione.
Consiglio a tutti gli amici atei di rispondere così ai credenti “Abbraccerò la tua fede il giorno che mi spiegherai a cosa serve”.
E loro cominceranno a fare tanti giri di parole senza mai arrivare ad una conclusione. Perché l religioni non servono assolutamente a niente.
O meglio servono solo a far guadagnare soldi e potere alle organizzazioni che le gestiscono e a far diventare intollerante la gente.

Gianluca

“Abbraccerò la tua fede il giorno che mi spiegherai a cosa serve”.

Bella domanda, ma loro si trovano in difficoltà perchè non si sono mai posti questa domanda, la religione non è una cosa che “serve”, la religione è così e basta, non hanno mai posto loro la cosa in termini di utilità, ma solo di obbedienza, morale o meno. Ovviamente parlo dei credenti osservanti dogmatici del “si fa così perchè si fa così”.

Gérard

O si che serve la religione… eccome !
Serve sopratutto ai potenti per controllare le masse . Cosi ha fatto Costantino e anche Napoleone, il quale ha autorizzato di nuovo il culto cattolico in Francia ( vietato da diversi anni ) perchè serviva al suo potere ( Si dice che abbia detto – ” Non credo in Dio ma gli uomini hanno bisogno della religione : senza di essa, il povero ammazzerebe il ricco ..” .
Poi è una consolazione alla durezza della vita per chi è povero ) E la stragranza maggioranza dell’ Umanita è povera !!
E una medicina contro la paura della morte ..
Poi la religione puo essere un ideologia fortissima ( come il nazionalismo ) per mandare i popoli alla guerra : vedete anche cosa succede in Syria e in Irak …!

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