Strasburgo conferma: i docenti di religione sono agli ordini dei vescovi

Sono pagati dallo Stato. Ci si attenderebbe pertanto che lo Stato abbia voce in merito all’assunzione e al licenziamento dei docenti di religione cattolica, ma non è così: le decisioni spettano esclusivamente ai vescovi, e lo Stato non ci deve mettere becco. Accade in Spagna e, in seguito a un’autorevole sentenza della Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, vale anche per l’Italia, dove vige una disciplina analoga. La sentenza ha sancito che l’autonomia della Chiesa è prioritaria rispetto non solo allo Stato “pagatore”, ma anche alle opinioni dell’individuo, confermando così che l’ora di religione è uno spazio confessionale in cui l’insegnamento deve essere tassativamente conforme alla dottrina cattolica. Il provvedimento, va detto, è passato di stretta misura: è stato decisivo il voto del giudice italiano Guido Raimondi, che già votò a favore della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche in occasione del ricorso presentato dalla socia Uaar Soile Lautsi.

I fatti. Nel 1991 Antonio Fernández Martínez era in pratica già un ex sacerdote: si era sposato civilmente e aveva avuto dei figli. Fu tuttavia chiamato a ricoprire l’incarico di docente di religione. Nel 1997 apparve su un giornale spagnolo un articolo, corredato da una sua foto, di sostegno al Meceop (Movimento per il celibato opzionale), in cui si criticavano le posizioni della Chiesa cattolica su famiglia e sessualità. La Chiesa reagì accordandogli la dispensa dal celibato (chiesta ormai trent’anni prima) motivandola, Codice di diritto canonico alla mano, con lo “scandalo” provocato. Soprattutto, chiese e ottenne dal ministero dell’educazione la sua rimozione dall’insegnamento. Fernández Martínez presentò ricorso. Sconfitto nelle aule spagnole si rivolse a Strasburgo, che nel 2012 respinse il suo ricorso con sei voti contro uno. Ora la conferma, definitiva. La sentenza sostiene che non è irragionevole che la Chiesa si attenda una particolare fedeltà dagli insegnanti di religione, dato che costoro possono essere considerati come suoi rappresentanti. Perché ogni divergenza di opinioni tra la dottrina e chi la insegna può causarle “un problema di credibilità”. Pertanto, sostiene la Corte, la libertà della Chiesa di poter scegliere rappresentanti di propria fiducia deve essere preservata, ed è del resto riconosciuta dall’accordo tra lo Stato spagnolo e la Santa Sede stipulato nel 1979.

Gli otto giudici contrari hanno diffuso un parere di minoranza, che evidenzia come uno Stato non può venir meno agli impegni sottoscritti con la Convenzione europea sui diritti dell’uomo a causa di obbligazioni contratte con realtà non statali. Tale è infatti la condizione del ministero spagnolo: può scegliere gli insegnanti di religione soltanto tra quelli selezionati dall’autorità ecclesiastica. L’autonomia delle comunità religiose non deve poi essere considerata assoluta, e tale da interferire nella vita privata e familiare delle persone: a maggior ragione se si tratta di insegnanti alle dipendenze del ministero e con un contratto con esso. Il ministero non ha nemmeno valutato la possibilità che Fernández Martínez, oggi settantasettenne, potesse continuare a lavorare per il sistema educativo statale.

Va detto che in Italia avrebbe potuto farlo: la legge 186/2003, infatti, stabilì non solo le modalità per l’entrata in ruolo degli insegnanti di religione, ma anche il loro passaggio ad altro incarico se non riscuotono più il gradimento del vescovo. Una doppia arma in mano alla Cei: le consente di evitare ricorsi legali e, nel contempo, di immettere propri quadri nella scuola italiana. Una contraddizione evidente, ma non certo l’unica, se si pensa che persino la sentenza della Corte Costituzionale che nel 1989 riconobbe la laicità quale supremo principio costituzionale, stabilendo che non vi è alcun obbligo di frequentare né l’ora di religione, né l’ora alternativa, ha sancito la compatibilità con uno stato laico dell’insegnamento — pagato con fondi pubblici — di una (sola) confessione religiosa.

La Corte di Strasburgo, come già per il crocifisso, ha dunque scelto di riconoscere agli stati membri il margine di apprezzamento: sono in pratica liberi di violare la Convenzione sui diritti dell’uomo in nome della propria autonomia organizzativa. Come per il crocifisso, le ragioni addotte non sono certo spirituali: uno stato che decidesse di insegnare il satanismo godrebbe delle medesime prerogative. Ma è una ben magra soddisfazione: l’imposizione per via politica della propria dottrina si conferma la strada maestra scelta dalla Chiesa cattolica. Anche l’unica efficace, parrebbe.

Alla luce di tale sentenza, tuttavia, sarebbe opportuno cominciare ad astenersi dal magnificare l’ecumenismo e l’apertura dell’ora di religione. Cosa che fanno anche e soprattutto i vescovi, quando si tratta di raccogliere iscrizioni: quando si tratta di istruire i docenti, però, essi non possono e non devono valicare le colonne d’Ercole della dottrina e dell’obbedienza alle autorità (e soltanto a quelle ecclesiastiche, ovviamente). Nessuno mette in dubbio la libertà delle confessioni religiose di silenziare il dissenso, quando viene garantita un’effettiva possibilità di non farne più parte, ma non quando questa libertà viene esercitata nelle scuole dello Stato e a spese dello Stato.

È un atteggiamento diametralmente contrario a quello che dovrebbe essere l’insegnamento. Se è giusto che agli studenti siano fornite adeguate nozioni sulle religioni (ma anche sull’ateismo), se è già alquanto dubbio che per farlo occorra un corso appositamente allestito, se non è per nulla laico e democratico che tale corso sia riservato al solo insegnamento della variante cattolica del cristianesimo, lo è se possibile ancora di meno che i docenti siano scelti da coloro che sono oggetto di studio. Cosa direbbero, i cattolici, se la scelta di coloro che devono insegnare il nazismo fosse riservata a qualche esponente di Alba Dorata? L’insegnamento deve essere laico e scientifico, l’ora di religione cattolica non lo è. Ammetterlo sarebbe quantomeno onesto, da parte di chi spesso rivendica il possesso della Verità.

Raffaele Carcano

Pubblicato nel blog UAAR di MicroMega il 19 giugno 2014.

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27 commenti

Stefano Grassino

L’ora di religione, se è sotto forma di catechismo, non deve esistere a scuola; per quello ci sono le parrocchie. Se è perché fa parte della nostra storia (il Medio Evo è stato interamente cristiano) risulta un inutile doppione.
Questa materia serve solo a far avere una sussistenza (niente male) al clero e non certo ad istruire gli studenti.
Qualcuno mi deve anche spiegare il perché di un concordato. La chiesa è una associazione privata, libera di svolgere la sua attività (nessuno questo glielo nega) a proprie spese assieme al sostegno dei propri fedeli. Se la suonassero e se la cantassero senza mettere di mezzo il sottoscritto che di quella parrocchia non fa parte.

bruno gualerzi

Non capisco certe lamentele di tanti laici (in realtà laicisti) che rimproverano lo stato italiano perché paga insegnanti nominati dai vescovi! Invece di ringraziare la chiesa che offre per pochi soldi un servizio che in realtà non ha prezzo (non si è detto – e da parte dei massimi organi dello stato – che il nostro paese ha la straordinaria fortuna di ‘ospitare’ sul suo territorio la ccar, un’istituzione del cui magistero morale e spirituale tutti possiamo beneficiare?), vorrebbero togliere all’autorità religiosa il diritto – per il bene di tutti – di scegliere gli inseganti deputati ad un così alto e delicato incarico. Lo stato paga gli inseganti, ma è direttamente il Vaticano che dovrebbe pagare per questa supplenza che – ripeto – non ha prezzo.
Anzi, direi di più: visto che ‘non ha prezzo’, non dovrebbe pagare proprio!

bruno gualerzi

@ Diocleziano
Non farti sentire… non tanto dai devoti… quanto dagli atei devoti. Cosa costa rinunciare ad un po’ di obsoleto anticlericalismo per poter essere invitati – realmente o idealmente – ai party allestiti nel Cortile dei Gentili e partecipare di tanta ricchezza? Spirituale, ovviamente.

Diocleziano

”… Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo…”
Caspita! scritto così sembrava addirittura una cosa seria…

ALESSIO DI MICHELE

“Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”: che ingenui ! E’ evidentemente una camera da letto, dove risiedono i diritti dell’ Uomo, “vestiti” sicuramente da bambini e dove la Chiesa può entrare quando vuole …

Stefano Grassino

@ Bruno Gualerzi

Meglio un sincero nemico che un falso amico. Tu Bruno parli degli atei devoti; io li chiamo altei indolenti, ignavi o inconsapevoli a secondo delle circostanze.
Credo che alla fine siano più dannosi dei cattolici più integralisti.

bruno gualerzi

Concordo senz’altro. Nel termine ‘devoti’ – proprio perché riferito ad atei – ci sta tutto ciò che attribuisci loro… con l’aggiunta, per tanti, della disonestà intellettuale.

paniscus

Basterebbe che la gente smettesse di iscrivere i figli all’ora di religione anche senza essere convinta, e il problema scomparirebbe da solo.

Se ad avvalersi dell’insegnamento confessionale della religione cattolica fossero SOLO quelli che ci credono davvero e che ci tengono moltissimo a dare ai figli una formazione in tal senso…

…in quelle ore le aule si svuoterebbero, e ci rimarrebbero talmente quattro gatti (ma quattro gatti realmente conclamati, o in qualche caso un solo gatto evanescente che non si sa con certezza se c’è o non c’è, come quello di Alice nel Paese delle Meraviglie o quello della scatola di Schroedinger), che il problema dell’inopportunità del mantenimento di tale corso, a livello politico e amministrativo, dovrebbe essere affrontato per forza.

Ma se questo non succede, non è per colpa del complotto clericale che fa il lavaggio di cervello alla gente. E francamente, non penso nemmeno che sia colpa di quei quattro gatti cattolici che continuano a crederci e che sono realmente in buona fede.

La colpa principale è di chi continua ad avallare questo sistema PUR NON CONDIVIDENDONE I PRESUPPOSTI…

…ossia di tutti quelli che non sono per nulla cattolici convinti, che non vanno in chiesa, non pregano, non conducono vita da cattolici, non hanno il minimo interesse verso la spititualità cattolica, ma che iscrivono i figli a religione lo stesso.

Prendiamocela con loro, una buona volta.

Lisa

bruno gualerzi

@ paniscus
E’ in gran parte da condividere il tuo discorso, ma, a mio parare, non tiene sufficientemente conto di un dato, difficile da quantificare, ma non trascurabile. L’adesione all’ora di religione cattolica per i propri figli anche da parte di coloro che non ne condividono i presupposti o comunque li lasciano del tutto indifferenti come scelta di vita (e che sono – concordo – la maggioranza), è certamente dovuta a conformismo… il quale conformismo però spesso trova la sua origine in due spinte più o meno inconsce: da un lato l’ossequio ad una chiesa che rappresenta pur sempre un potere secolare che ha dettato legge per tanti secoli e a suo modo lo fa ancora (e questo vorrà pur dire qualcosa!), e dall’altro una paura atavica nei confronti di un ‘aldilà’ che è meglio non sfidare troppo, non si sa mai! (la religione come superstizione). In realtà poi questi due atteggiamenti si alimentano a vicenda.
Siamo pur sempre il pese della controriforma, dove la religione è – più che altrove – ‘instrumentum regni’

Giorgio Pozzo

Chiedo scusa, ma io invece non condivido proprio.

Non si può, e non si deve, fare il processo alle intenzioni. Non si può quantificare la solidità di una fede o la profondità di una convinzione. Anche perchè ci sono parecchie dimensioni che andrebbero valutate in qualche modo, come per esempio la buona fede (uno potrebbe essere fortemente convinto di essere ortodosso, mentre di fatto non lo è, o viceversa). Non ha senso.
Se lo stato democratico venisse soppiantato dal fascismo, dovremmo prendercela con i fondatori del partito fascista, e non con tutti quelli che hanno -ad esempio- indossato la camicia nera per opportunismo o paura.

L’ora di religione va eliminata e basta. Punto. Che siano quattro, o quattro milioni, i gatti frequentatori. Non è ammissibile che sia considerata materia di insegnamento pubblico. Oppure, i preti permettano che io vada a messa a spiegare fisica o chimica tra un paternoster e una ave maria.

Stefano Grassino

Giorgio secondo me la tua è la giusta risposta dell’uomo delle istituzioni. Risposta più che corretta in osservanza al codice civile ma ancor prima alla “Costituzione Italiana”.
Bruno invece ne fa un discorso di costume, culturale. Sono due posizioni tanto diverse quanto rispettabili e valide che si accavallano in un paese civile………………. già, in un paese civile 🙁 🙁 🙁

bruno gualerzi

@ Giorgio Pozzo
Non so se ti riferisci a me, ma io cercavo solo di trovare un movente in grado di spiegare un dato di fatto, cioè l’iscrizione dei propri figli all’ora di religione da parte di tanti genitori che non lo fanno certo – come rileva paniscus – per motivi coerentemente religiosi.
La mia interpretazione di questo che, ripeto, ritengo sia un dato di fatto, può non essere condivisa, ma è mia convinzione che abbia contribuito – ovviamente non da solo – a ritenere plausibile l’ora di religione a chi l’ha voluta.
E’ vero che la sudditanza alla ccar – per la scuola come per tanto altro – ha i principali responsabili nelle classe dirigente… la quale però a sua volta può contare su un consenso di cui ho provato – non da ora – a capire l’origine.

Florasol

ogni divergenza di opinioni tra la dottrina e chi la insegna può causarle “un problema di credibilità”

ehm… QUALE credibilità? 😆

Federix

I docenti di religione (come anche tutto il clero) sono mercenari dell’esercito vaticano di invasione+depredazione degli Stati del mondo.

Frank

Strasburgo conferma: i docenti di religione sono agli ordini dei vescovi e la Terra è sferica (quasi).

whichgood

Credibilità?.
Sentite questa dichiarazione:

mons. Tomasi ha affermato che la Convenzione si applica allo Stato della Città del Vaticano – che non possiede una prigione ma solo due celle di detenzione – e che la Santa Sede “non ha giurisdizione” su “ogni membro della Chiesa cattolica”.

Lo ripeto: LA SANTA SEDE NON HA GIURISDIZIONE SU OGNI MEMBRO DELLA CHIESA CATTOLICA.

http://www.huffingtonpost.it/2014/05/05/preti-pedofili-comitato-onu-vuole-risposte_n_5267242.html

http://www.news.va/it/news/mons-tomasi-santa-sede-fortemente-impegnata-contro

E’ come la risposta del tipo del banco alimentare che voleva il mio contributo al suprmercato: ‘ il Banco Alimentare è un’associazione cattolica. Cosa c’entra la Chiesa? ‘

fab

A Strasburgo delirano.
D’altronde, non è una novità: il diritto serve soltanto a dirimere questioni fra parti con potere sociale paragonabile; fra parti con una grande differenza di potere, il diritto è probabilmente meno utile della più destrutturata delle coscienze individuali.

Stefano Grassino

La lotta alla superstizione istituzionalizzata sarà lunga e difficile. Una lotta combattuta su due fronti terribilmente potenti quali quello mentale (paura dell’ignoto) e quello politico (potere e denaro) che essa, non nascondiamocelo, possiede e sa purtoppo gestire al meglio.

Stefano Seguri

Una delle incarnazioni (che va sotto il nome di CEDU) di quella sostanza metastorica chiamata dai suo adoratori “democrazia liberale” (nella sua versione più spiritualizzata, per dirla con Hegel, diventa una teologia trasposta in abiti laici denominata “diritto borghese”) dopo l’assoluzione in seconda istanza della crocifissione delle aule dei pubblici edifici ora dispensa un’altro intendimento della sacre scritture dei fresconi liberali:

“l’autonomia della Chiesa è prioritaria rispetto non solo allo Stato “pagatore”, ma anche alle opinioni dell’individuo”.

Ed ora lasciamo i piccoli-borghesi “radical- progressisti, con la puzzetta accademica sotto il naso, andare in pellegrinaggio penitente ai loro santuari del miracolismo democratico liberale “super partes” …..a chiedersi: “perchè ci fai questo?”

Marco Tullio

“La lotta alla superstizione istituzionalizzata … ” Bello!
E con che cosa la sostituiamo la democrazia liberale? Facciamo il Seguri Imperatore del Mondo?

gmd85

Una superstizione imposta. Non lamentarti della democrazia, quindi.

Stefano Seguri

# Marco Tullio (Cicerone? o Piscitelli, cioè l’ex secondino della mia cella?)

Io la democrazia liberale la sostituirei con la democrazia proletaria (che, tra le altre cose, tassi ed espropri i beni del capitalismo confessionale abbattendo lo Stato borghese, che è il garante del privilegio legale della dittatura dell’idea di Dio) . Ma questa cosettina non piace agli accademici liberali “atei” e ai loro discepoli: andrebbe fuori dai canoni scritturali del “diritto borghese” che sancisce la superiorità sacerdotale della “classe imprenditoriale” nella direzione dello Stato e dell’economia. Ordinamento sancito da un decreto del dio “Natura” (teologia trasposta)…. Ma tant’è; la dialettica contradditoria della storia va avanti a prescindere dai nostri gusti e dalle nostre consapevolezze. Per un essere pensante e critico, che magari si orienta per mezzo di una filosofia della prassi, si tratta solo di individuare su quali delle parti sociali materiali attivanti il processo storico si vuole costruire la propria azione, e quindi il proprio sviluppo futuro. Poi accada quello che può.

Diocleziano

Più ci penso e più non riesco a farmene una ragione di questa ‘sentenza’.
La chiesa, struttura anomala e autoreferente, non ha alcun reale potere sancito dallo stato
e in forza di ciò non deve essere considerata una controparte con cui venire a patti. (In pratica niente più di una qualunque società calcistica: gioca come ti pare, compra i giocatori che vuoi e rispetta le regole dello stato).
Così facendo, la Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (e de’ me’ cojjonı ce lo vogliamo mettere?) riconosce alla chiesa una posizione di supremazia. Decisione assurda per sé, in quanto organo decisionale che non deve riconoscere altre autorità che quella dell’Unione, e assurda perché imposta a stati sovrani.
Si è mai visto un tribunale sottomettersi a organizzazioni non statali? Mafia esclusa, s’intende…

Marco Tullio

Se lo Stato promette ai cittadini che lo desiderano di fare insegnare a pubbliche spese ai loro figli “la religione cattolica” è ovvio che i docenti debbano essere soggetti all’autorità (di per se stessa – qui hai ragione – “privata”) della Chiesa. Giustissimo il paragone con lo sport, e si può applicare anche a questa questione: l’autorità sportiva, in sé, è un fatto privato, ma se uno Stato pagasse degli allenatori per insegnare a chi lo desidera un determinato sport, evidentemente gli utenti avrebbero diritto di pretendere la conformità di ciò che viene insegnato alle regole di quella Federazione Sportiva.
Ah, ma scusate … quando pensavate d’avere ottenuto la rimozione di Crocifissi dai luoghi pubblici non avevate tanta stima della Corte Europea?

gmd85

La federazione sportiva non è extrastatale e non opera in ambito scolastico. Cosa cambia fra catechismo e IRC?

francesco s.

In realtà la corte non poteva far altro è il concordato/convenzione che rende ” l’autonomia della Chiesa prioritaria rispetto non solo allo Stato “pagatore”, ma anche alle opinioni dell’individuo”.

IL PROBLEMA è il concordato/convenzione.

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