L’epoca degli atei

Nel mondo, la crescita dell’ateismo continua, in quantità e qualità. Tanto che non si può ignorarla. Tanto che si moltiplicano le opere che cercano di sistematizzarla. Tanto che tali opere crescono a loro volta anche in qualità. Tre di queste, pubblicate quest’anno, si segnalano in particolare per il loro valore.

Peter Watson, storico e saggista inglese, ha pubblicato per Simon & Schuster The Age of Atheists: How We Have Sought to Live Since the Death of God. E proprio dal concetto di “Morte di Dio”, e quindi da Friedrich Nietzsche, parte per documentare 130 anni di ricerca intellettuale intorno all’esistenza di Dio e all’esistenza di coloro che vivono prescindendone. Un testo denso che mostra quanto la storia del pensiero umano nell’ultimo secolo possa andare di pari passo a una storia del pensiero non credente: gli intellettuali di livello dichiaratamente credenti vanno rarefacendosi, così come la capacità di incidere da parte della religione sul mondo della ricerca, filosofica e non. “La devozione, l’impulso religioso, ormai può essere compresa meglio come un fenomeno sociologico, piuttosto che teologico”, ha sostenuto Watson nel corso di un’intervista di Sam Harris.

L’impostazione non è dissimile in un altro libro ragguardevole, Imagine There’s No Heaven: How Atheism Helped Create the Modern World, scritto dal docente di giornalismo e saggista statunitense Mitchell Stephens e pubblicato da Palgrave MacMillan. Anche in questo caso siamo in presenza di una storia dell’ateismo, raccontata però su un arco temporale più esteso, dall’antica India al mondo contemporaneo. L’autore si sofferma in particolare sugli uomini e le donne che si sono battuti per un mondo migliore. Riuscendoci quantomeno in parte: è anche grazie a loro se il mondo in cui viviamo è per diversi aspetti migliore delle epoche precedenti.

imagine

Buon ultimo, ma non certo per importanza, è The Oxford Handbook of Atheism. Monumentale nella mole e nel prezzo, è una summa senza precedenti dal punto di vista scientifico, superando anche il pregevolissimo The Cambridge Companion to Atheism, “vecchio” ormai di otto anni. Il volume, curato da Stephen Bullivant e Michael Ruse, è già diventato di fatto il punto di riferimento di ogni trattazione sistematica dell’ateismo, analizzando pressoché ogni aspetto della non credenza e affidandone la trattazione agli studiosi con la più ampia preparazione su ogni specifico argomento.

Molti atei non sono nemmeno consci della grande storia che hanno alle spalle, e di cui dovrebbero giustamente andare orgogliosi. Né sono consapevoli di quanto il fenomeno ateistico si stia ulteriormente espandendo, emergendo e talvolta prefigurando un cambiamento concreto anche in regioni fino a poco tempo fa considerate impensabili, come il Medio Oriente (Paesi del Golfo, Yemen, Iraq…) o l’Africa (Nigeria, Ghana, Sudafrica…). Gli atei hanno contribuito a costruire un mondo migliore e in numero sempre maggiore lo stanno concretamente cambiando, anche in questo preciso istante. Non siamo deterministi, ma il futuro di un’umanità più laica e razionale non è un sogno, è un obbiettivo realizzabile. Non occorre “crederci”, occorre impegnarsi per ottenerlo. Se ognuno ci mettesse una piccola parte del proprio tempo…

La redazione

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54 commenti

bruno gualerzi

Intanto noto con piacere che – almeno nei titoli delle opere citate – si parla sempre di ateismo e non di agnosticismo… a meno che (la mia conoscenza – si fa per dire – dell’inglese non mi offre alcuna indicazione in merito) col termine ‘atheism’ non sia compreso anche l’agnosticismo, oppure che sia sinonimo semplicemente di ‘non credenti’
E a questo proposito mi interesserebbe sapere se in queste opere ci si riferisce esclusivamente alle religioni storiche, istituzionalizzate, oppure anche ad altre forme di alienazione para-religiosa.

Luca Casartelli

Perché Bruno affermi “Intanto noto con piacere che – almeno nei titoli delle opere citate – si parla sempre di ateismo e non di agnosticismo” ?

bruno gualerzi

Perché – come ho più volte sostenuto… e, come mi pare di capire, anche questi testi sostengono – ‘ateo’ ha una sua storia che nessun altro termine rende con la stessa efficacia. E proprio perché storicamente gli atei sono sempre stati discriminati e perseguitati come tali. Agnosticismo – sempre storicamente, ma anche per il senso comune – è un termine più… ‘specialistico’.
(Poi anche per altre ragioni che adesso non sto a ripetere)

Otzi

“Molti atei non sono nemmeno consci della grande storia che hanno alle spalle”
Vero.
Due volte vero se si pensa che troppo spesso anche l’ateo, seppur involontariamente o per civile laica reazione, si sofferma sulle triplici imposture di rivelazione che hanno condizionato per secoli le culture con la Forza del Potere. Sempre sorge un nuovo giorno….

Otzi

…. e sempre uno ne tramonta, come quello di ieri che ha visto un fondo di Vito Mancuso su “Repubblica”: Che ne sarebbe della Chiesa se fallisse Francesco. Sarebbe – per dirla con parole di Nietzsche – il sepellimento abortivo di nuove divinità fondanti nova auctoritas, visto che il vecchio deposito dottrinale petrino, Vito pensa che sia stato sepellito da Francesco, il gesuita.

MASSIMO

“Molti atei non sono nemmeno consci della grande storia che hanno alle spalle”

E io dico:
“Molti cristiani non conoscono la storia e non sanno che la loro religione è così importante solo perché il potere l’ha imposta con la forza”.

diego

i cristiani non conoscono ne la storia ne la loro religione, altrimenti sarebbero atei, oppure dei pazzi furiosi.

lorenz

“… quanto la storia del pensiero umano nell’ultimo secolo possa andare di pari passo a una storia del pensiero non credente: gli intellettuali di livello dichiaratamente credenti vanno rarefacendosi, così come la capacità di incidere da parte della religione sul mondo della ricerca, filosofica e non. “La devozione, l’impulso religioso, ormai può essere compresa meglio come un fenomeno sociologico, piuttosto che teologico”

frasi da incorniciare!
Non capisco però perchè si parli solo dell'”ultimo” secolo. Il pensiero umano ha da sempre spiccato il volo quando ha saputo scrollarsi di dosso le pastoie intellettuali delle religioni … senza scomodare Lucrezio, basta pensare alla rivoluzione scientifica del Seicento o, almeno, a quel tipo barbuto e al suo famoso librio del 1859, che sono 150 anni e passa fa!

ateo

È UN PECCATO CHE SIANO LIBRI IN INGLESE, SI PUÒ SPERARE IN UNA LORO TRADUZIONE IN ITALIANO?

Admin

Con “Nessun Dogma” l’Uaar ha cominciato a tradurre e pubblicare libri importanti scritti all’estero
http://www.nessundogma.it
Ora però il progetto deve essere sostenuto dagli acquisti :-)…

Florenskij

“NON SIAMO DETERMINISTI” ( quart’ultima riga del post )… ma come? Il determinismo meccanicista nella sua forma più rigorosa non è il presupposto della scienza moderna, dal ‘600 in poi, e delle sue applicazioni tecnologiche? Laplace, per il quale non c’era alcun bisogno dell’ipotesi di Dio per spiegare il funzionamento dell’universo, sosteneva che una mente capace, per ipotesi, di conoscere la posizione di ogni singola particella del cosmo, delle forze ad essa applicate e delle leggi della fisica avrebbe potuto prevedere lo svolgersi del futuro in ogni minimo particolare. Totalmente determinati i movimenti della materia , da quelli dei pianeti e delle masse continentali a quelli più piccole fibre neuroniche di ogni singolo cervello, che ha la sensazione illusoria di essere libero, ma in realtà è determinato nelle sue volizioni . Dunque, dal Big Bang in poi, tutto quello che è successo, non poteva non succedere ( comprese Inquisizione, Shoah, Gulag ), e lo stesso potrà dirsi fra mille anni o un milione di anni degli eventi per noi futuri e che allora saranno da considerare passati. Una versione materialista del Fato. Idem se anche non ci fosse stato il Big Bang: un universo di durata infinita, ma sempre con movimenti dominati dal causalismo meccanicistico. Ovvero: il cosiddetto caso è solo la misura della nostra ignoranza. Esiste solo la necessità.
Certo, l’autore del post intendeva riferirsi ( negandolo ) al “determinismo” di certe concezioni storicistiche che prevedono fasi di sviluppo ferree, come dall’embrione all’individuo adulto; però, se la storia è fatta dagli uomini, e gli uomini sono fatti di materia, da dove far uscire fuori la libertà e la “buona volontà” di progredire presupposte nello scritto? C’è ogni tanto qualche immissione di “qualcosa” dal nulla?

Gianluca

Florenskji

Lei è rimasto alla fisica classica. La fisica contemporanea non è affatto deterministica, basti citare il dualismo onda-particella del comportamento del quanto di luce (o elettrone) nella meccanica quantistica. Si aggiorni. Chissà perchè sono gli stessi esempi di quando tira in ballo Darwin e l’evoluzione dimenticando i passi in avanti fatti da allora.
A quando citare Galileo per controbattere a chi chiama in causa Stephen Hawking?

Giorgio Pozzo

Esiste solo la necessità

Ahi: qui credo che qualcuno abbia fatto un’autorete, o quantomeno, un passaggio azzardato in area, dal quale scaturisce un tiro in porta piuttosto secco del nostro Florenskij.

Meno male che il tiro però si può facilmente deviare in corner.

Certamente, il meccanicismo è deterministico, ma non si può negare che, ad esempio, la meccanica quantistica dia un duro colpo al determinismo. Laplace non sapeva che è impossibile misurare contemporaneamente posizione e quantità di moto di un quanto.

Diciamo che, come sempre, non bisogna essere dei “dualisti”. Dualisti in senso lato, cioè considerare due posizioni escludentesi a vicenda. Non possiamo essere completamente deterministi, nè completamente indeterministi.

L’universo non è completamente necessario, nè completamente contingente. La prima posizione dualistica risulta insostenibile, in quanto, come diceva Hume, il futuro non ricalca mai esattamente il passato. E la seconda risulta anch’essa insostenibile in quanto, come diceva Kant, la scienza ha bisogno di giudizi sintetici, universali, a priori (ma nemmeno questi possono esatti: sono sufficientemente approssimati).

Giorgio Pozzo

Scusate: intendevo scrivere che l’universo non è completamente necessario, nè completamente casuale (infatti, è contingente).

FSMosconi

@Flo’

Quando si accorgerà di star parlando solo a se stesso sarà tardi.
Senza rancore eh: è ciò che succede quando si discute con chi non porta argomenti. In sintesi: con lei non c’è niente da controbattere.
La sua stessa ossessione di far apparire la sua cianfrusaglia reazionaria come “rispettabile” la tradisce: evidentemente è incapace di concepire il fatto di poter fare previsioni (ad es. con la statistica) con un universo non del tutto determinato (di nuovo: la statistica), laddove il determinato è uguale al determinante (Rasoio di Occam: il perché un corpo si comporta in un modo va ricercato nel corpo stesso). Di più: è incapace di attribuire al ciclo azione-reazione un valore non morale.
Pochi elementi che la tirano già fuori ipso facto da qualsiasi discorso di natura scientifica.

Florenskij

@ Giorgio Pozzo. Questa non è una sfida, ma una domanda: che cosa vuol dire esattamente “casuale”? Un evento che non ha causa proporzionata all’effetto? Un incontrarsi di catene causali che produce un effetto “strano”, positivo, negativo o indifferente per la nostra vita?
Altra domanda: in che senso si parla di “indeterminismo”? Nel senso che con l’azione stessa dell’osservare, “turbiamo” lo svolgersi dell’evento ( microevento ), per cui di fatto non riusciamo a misurarlo ( anche se potremmo farlo “di diritto” ), oppure che l’evento non ha nessuna causa, oppure ancora che ha una causa alla quale si unisce a un “quid” di stranemente spontaneo e imprevedibile? ( Come il comporsi di un vettore determinato e di un altro vago, improvviso e imprevedibile ?)
Quanto a Hume, la sua affermazione sul futuro che non ricalca mai esattamente il passato si adatta benissimo alle cosiddette “scienze umane”; ma quanto alla tecnoscienza senza la quale sono impensabili le istanze epocali-progressiste dell’Illuminismo, del Positivismo o di come lo si voglia chiamare, il principio di “regolarità” del ripetersi di effetti uguali da complessi di cause uguali non ne è un pilastro imprescindibile?
@ FS Mosconi. Sì. è vero, illustre dott. Mosconi, testa dura e cianfrusaglia reazionaria: ma l’uso di questo aggettivo ha un qualche valore nel campo rigoroso della logica? A me sembra piuttosto uno stile argomentativo staliniano, dalla tonalità insieme moralistica e politica.
@ Gianluca. mentre spagnolescamente le “umilio” i sensi della mia ignoranza le chiedo: il dualismo onda – particella implica un modo di vedere diverso, oppure un “salto” oggettivo che implica una modificazione del rapporto causa-effetto ( nel senso che dall’onda deriva xx, dalla particella deriva xy )?

Il quesito nasce da una riflessione su un filosofo caro al prof. Gualerzi ( ma per molti versi anche a me ): Scopenhauer, secondo cui il libero arbitrio è una pura illusione: l’individuo crede di volere liberamente una cosa, mentre in realtà è determinato dalle sue volizioni. Se ciò fosse vero, ci sarebbero notevoli conseguenze nel campo dell’antropologia, dell’etica, del diritto penale.

Stefano ™

@ Florenskij

il libero arbitrio è una pura illusione: l’individuo crede di volere liberamente una cosa, mentre in realtà è determinato dalle sue volizioni. Se ciò fosse vero, ci sarebbero notevoli conseguenze nel campo dell’antropologia, dell’etica, del diritto penale.

E io le chiedo: ma lei pensa che il “libero arbitrio” sia incausato? Quindi Dio – nel suo sistema – non sarebbe la sola causa prima?

Gianluca

Florenskji

“… le chiedo: il dualismo onda – particella implica un modo di vedere diverso, oppure un “salto” oggettivo che implica una modificazione del rapporto causa-effetto ( nel senso che dall’onda deriva xx, dalla particella deriva xy )?”

No, per dualismo onda-particella si intende il “comportamento” di un elettrone, che se l’osservatore lo cerca come un’onda esso si rivela un’onda, se lo si cerca come particella si rivela particella. E’ come se l’elettrone “sapesse” come l’osservatore si aspetta di trovarlo… e si “comportasse di conseguenza”. Quindi in un certo senso, “la realtà è in parte influenzata dall’osservatore”. Assurdo, no? Sì, almeno intuitivamente, ma più aumenta la conoscenza scientifica più si comprende come la realtà sia altamente controinutitiva, un po’ come guardare il sole che sorge e pensare controintuitivamente che esso si muova e noi si stia fermi, perchè ci si sente fermi su un pianeta che sembra fermo, mentre il sole si muove.

Ferrer

Dalla Treccani

Libertà: Capacità del soggetto di agire (o di non agire) senza costrizioni o impedimenti esterni, e di autodeterminarsi scegliendo autonomamente i fini e i mezzi atti a conseguirli.

Quindi la frase: “l’individuo crede di volere liberamente una cosa, mentre in realtà è determinato dalle sue volizioni.” è priva di senso poiché se un individuo è “determinato dalle sue volizioni” è libero, mentre non lo è se le sue volizioni sono inbite o deviate da fattori esterni (violenza, paura, falsa rappresentazione della realtà, ecc…). In realtà, l’errore è dato dal fatto che non esiste un “io” metafisico le cui volizioni vengono determinate, ma di fatto la personalità individuale coincide con il complesso delle cognizioni e delle volizioni…

Analogamente, nell’ambito del diritto, se uno commette un reato sotto l’influsso di fattori esterni che ne deviano la volontà, la responsabilità può essere attenuata o assente (se agisce in caso di assoluta necessità), mentre è pienamente responsabile se l’azione è stata determinata dalla volontà interna del soggetto (e.g. è scusabile chi ruba per fame o sotto minaccia non chi ruba per propria personale avidità).

FSMosconi

@Flo’

Non instilli non sensi: ha confermato semplicemente ciò che le si ripete da anni.
Se non riesce a capire non glie ne faccio una colpa; se non vuole capire dovrei rigirarle la domanda: dove la logica?; se è disinteressato a capire, si torna punto e accapo: la sua incapacità sistematica di comprensione non è un problema di altri se non di lei solo.

E la pianti di portare continuamente in ballo Stalin e gli stalinisti. E poi con che coraggio politico: non è lei quello che propriamente si definisce un reazionario e autoritario?

alessandro pendesini

…“NON SIAMO DETERMINISTI”… : questo significa, se interpreto correttamente il significato di questa frase, che NON SIAMO DETERMINATI ( o predestinati) AD ESSERE QUELLO CHE SIAMO ! Il determinismo à livello barionico, non è sinonimo di predestinazione !
Credo che Florenskij abbia qualche difficoltà a distinguere il mondo barionico (determinista) con quello subatomico (indeterminista). Confonde allegramente relatività generale e meccanica quantistica !
P.S. -Fatta eccezione per la fisica soubatomica, la ragione per la quale un corpo di materia barionica si comporta in modo particolare e deterministico, dobbiamo cercarla in tutti gli elementi e le condizioni che circondano e interagiscono con il corpo stesso (contingenza). -La formazione dei fiocchi di neve, ma anche il funzionamento del nostro encefalo, sono degli esempi lampanti !

DucaLamberti74

Per i vari cattotrollici assortiti…

Volete che il vostro amico dio azzeri in uno solo colpo lo ateismo ?

Semplice…appaia una volta per tutte in mondovisione su tutti gli schermi e su tutti i siti web (del resto è onnipotente) a tutti quanti …ed annunci la sua esistenza.

E noi atei, agnostici di ogni tipo…ammetteremo razionalmente la esistenza di dio.

DucaLamberti74

Tiziana

Se si fa una vita normale, cioè in ufficio sull’autobus al supermercato, è palpabile che la maggioranza delle persone o sono atee o , ancora di più, proprio non si pongono il problema. le cose cambiano totalmente se si apre un quotidiano o si accende la tv dove tutti fanno mostra di una religiosità che sappiamo bene non appartenergli. Se fossero credenti avrebbero anche il rispetto ma così non è. Recentissimamente sono stata colpita dalla figlia di una mia amica che si poneva se era il caso di battezzare il neonato , se avrebbe avuto difficoltà magari col nido. E’persona normale, se si chiede qualcosa (è legittimo che una madre si ponga domande per il suo bambino) vuol dire che c’è qualcosa di molto marcio nel nostro Paese.
Non giudico chi lo fa, ma basisco che qulacuno preferisca dare il suo otto per mille ai valdesi piuttosto che allo stato.

DucaLamberti74

@Tiziana:

Mi sento chiamato in causa in quanto agnostico e firmatario per i valdesi.

Io vedendo quanto dicono i valdesi (http://www.ottopermillevaldese.org) vedo che con i soldini che arrivano a loro…

NON dedicano nessun euro a spese di culto.
I progetti che fanno mi sembrano sinceramente di sinistra.

Premetto che da quel che so io i valdesi non sono mai finiti sotto inchiesta giornalistica o giudiziara per utilizzo illecito di tali fondi.

Darli allo stato…io lo farei ben volentieri se fosse per progetti specifici e ben individuati e NON in una voce di calderone generico che non sai mai a chi vanno a finire.

Sia chiaro…Lungi da me il difendere l’otto x mille (dove la parte più italiota che chi non firma…la quota viene ripartita tra il conteggio delle firme esistenti … bel magna-magna regalato alla chiesa cattocolica).

Però secondo mio parere i progetti dei valdesi mi sembrano più orientati ad un mondo migliore che non il dare i soldi alla repubblica dell’italietta che non sai mai dove vanno a finire e magari vengono utilizzati per alimentare la caldaia dello spreco di qualche statalificio italiota.

DucaLamberti74

Tiziana

Duca lamberti

molte religioni elle intese non usano per il culto e hanno bilanci trasparenti o comunque visibili a differenza della Chiesa cattolica . Il 4 per mille va anche ai valdesi e presto anche agli altri.
Io non ho nulla contro i valdesi, finanziano anche un progetto ryder onlus per malati terminali che ho avuto l’opportunità purtroppo di conoscere e alla quale do il 5 per mille e altro.
Io ho pochissime idee e le voglio comunque sostenere. I soldi delle mie tasse vanno allo Stato che incoraggio

Luca Casartelli

@Tiziana = finalmente qualcuno che parla semplice.
Mi leggerò i commenti acculturati degli altri .. 🙂

Sull’8xmille, anche io preferirei darlo allo Stato, peccato che questi poi lo giri alla chiesa cattolica…

Ciao

Tiziana

@Luca Casartelli
grazie, non so se stai parlando sul serio, ma parlare semplice sarebbe un mio obiettivo. soprattutto in sintonia col mio lavoro.

Florenskij

@ Gianluca. Istruire gli ignoranti è un’opera di misericordia spirituale che può avere anche la sua versione laica: invito dunque lei e altri a perseguirla con pazienza.
E’ come se l’elettrone “sapesse”… e si “comportasse di conseguenza”. Quel “COME SE” e quelle virgolette “” ; quell”ASSURDO, no?… ma più aumenta la conoscenza scientifica più si comprende come la realtà sia ALTAMENTE CONTROINTUITIVA”.
Non le se sembra che tutte queste espressioni sospensive – dubitative siano in contraddizione con un certo trionfalismo scientistico, per il quale la scienza ci fornisce ormai le solide certezze su cui costruire una nuova società e in connessione una nuova antropologia e una nuova morale capaci di liberare l’umanità dai lacci delle religioni irrazionali? ( Ove per “religioni” intendo anche e soprattutto i trentativi o, se preferisce, i “conati” di “teologia razionale” nel genere delle “cinque” vie di san Tommaso ). Io ho l’impressione che, spazzati via i “misteri” della religione, rimangano gli “enigmi” dei razionalisti laici, che però rimangono solitamente nelle stretta cerchia degli “addetti ai lavori”. All'”uomo della strada” l’ateismo laicista viene presentato come una costruzione ormai solida come se fosse fatta interamente in cemento armato massiccio, praticamente infrangibile.

@ A. Pendesini. “Confonde ALLEGRAMENTE”: è un avverbio usato a fini sarcastici che poteva risparmiarsi, dal momento che a un laureato in Lettere con alcune ( non molte ) conoscenze filosofiche e qualche aspirazione a tappare i buchi in campo scientifico può, con un minimo di fair play, concedere un minimo di indulgenza, come ha fatto Giorgio Pozzo. Oltretutto la problematica dello scarto fra materia soggetta a determinismo ed entità “indeterministiche” mi era già approssivativamente nota. O in sede UAAR hanno diritto di critica ( magari interrogativa e non apodittica ) soltanto i laureati in Fisica?
Se non ho capito male, l’indeterminismo a livello microfisico diventa irrilevante a livello macrofisico, per il contobilanciarsi “statistico”delle variazioni. A me ( ignorante ) viene da pensare che allora il mondo in cui viviamo è da considerarsi comunque retto da causalità deterministica, per cui ragionando filosoficamente, tutto il processo universale è predestinato.
Non capisco il PS sui fiocchi di neve. Il fatto che si incontrino sequenze di eventi diversamente direzionati non significa che il loro incontro-scontro sia indeterministico. Se un treno si scontra con un TIR a un passaggio incustodito e senza sbarre, non vuol dire che gli effetti dello scontro sulle rispettive strutture non siano causati rigorosamente.
In questo senso continuo a non capire il significato effettivo del termine “caso” nell’espressione “il caso e la necessità” lanciato da Jacques Monod. Il “caso” è tale solo per la limitatezza della nostra capacità conoscitiva, ma oggettivamente non esiste. O forse continuo a impuntarmi come un mulo?
Quanto al livello barionico, sempre chiedendo scusa per la mia ignoranza, le cito un brano ahimè tratto per motivi di fretta da Internet, con titolo “La materia oscura non barionica”: ” … complesso discorso riguardo alla possibilità di una massa “mancante” nell’Universo che dovrebbe in termini percentuali dominare la densità della massa totale…” Insomma: tra livello subatomico e livello barionico c’è un rapporto significativo?
Non sono sicuro che c’entri, ma mi sento di segnalare un articolo in cui Umberto Eco polemizzava con Hawking, sostenendo che l’illustre inglese, dopo aver affermato che la scienza ormai ha spazzato via la problematica con taglio filosofico, affronta egli stesso i massimi problemi cosmologici con taglio filosofico. ( “La filosofia è morta? Eco risponde ad Hawking” sul blog UAAR 15/4/2011 con 111 interventi ).

Stefano ™

@ Florenskij

Non le se sembra che tutte queste espressioni sospensive – dubitative siano in contraddizione con un certo trionfalismo scientistico, per il quale la scienza ci fornisce ormai le solide certezze

Le si è già detto che la scienza non fornisce certezze ma conoscenze attendibili. E che esse rimangono provvisorie per principio: fino alla nuova scoperta. Il “trionfalismo” non c’entra niente: casomai c’è l’ovvia distinzione tra risultati sudati e rivedibili e “pensate” fuori dal mondo…

Stefano ™

@ Florenskij

Non capisco in cosa consista il problema che eventi casuali (quindi che si producono senza una regola) possano produrre eventi che hanno regolarità.
In altri termini che indeterminatezza ad un certo livello possa produrre effetti determinati ad un altro.

Giorgio Pozzo

Флоренский,

allora il mondo in cui viviamo è da considerarsi comunque retto da causalità deterministica

Sì e no.

Secondo me non dobbiamo impegolarci in un discorso dualistico, anzi, dicotomico, di celodurismo deterministico-indeterministico. Da un lato, il determinista purosangue che vuole dimostrare che esiste un dio-creatore che ha pianificato tutto e tutti, e dall’altro l’indeterminista purosangue che vuole dimostrare il contrario esatto. E si menano a ceffoni metaforici. Semplicemente, diciamo che l’universo si evolve, e mutando configurazione ci sembra che per certi aspetti si comporti deterministicamente, mentre per altri ci sembra indeterministico. Ecco che cosa intendeva Monod: l’evoluzione, quella biologica, ma il discorso si estrapola a tutta la natura, presenta aspetti caotici e aspetti deterministici. Il mondo quindi non è necessario nè casuale, ma contingente.

Inoltre, consideri che in matematica esiste quello che si chiama “caos deterministico”. Potrebbe forse sembrare un ossimoro, ma in realtà si vuole solamente spiegare come il caos possa essere generato da equazioni (o relazioni) perfettamente deterministiche. In modo duale, opposto, possiamo vedere come l’ordine possa essere generato dal caos. Non ho tempo adesso, ma se vuole le porto esempi esplicativi.

bruno gualerzi

“Semplicemente, diciamo che l’universo si evolve, e mutando configurazione ci sembra che per certi aspetti si comporti deterministicamente, mentre per altri ci sembra indeterministico”

Di fronte a questa conclusione… e ad altre analoghe di cui parla la scienza… possiamo trarne la conseguenza che in fatto di libertà e/o determinismo non ne sappiamo in realtà nulla se non – come dici tu – ‘forzando’ in un senso o nell’altro? Con l’ulteriore conseguenza, dal punto di vista esistenziale (in realtà io parto da qui), che possiamo ritenerci DI FATTO liberi, nel senso che possiamo SCEGLIERE di essere liberi o determinati assumendocene la responsabilità? Cioè delineando la vera dimensione all’interno della quale si gioca l’eticità.

Giorgio Pozzo

Non direi che non ne sappiamo nulla, ma che dobbiamo stare attenti a non essere riduzionisti, sia nel senso deterministico (tutto sta scritto e pianificato dal demiurgo-destino) che nel senso indeterministico (nulla è scritto).

Ergo, noi non siamo completamente liberi e non siamo completamente legati. Io posso scegliere se buttarmi dal balcone o dalla finestra, ma non posso scegliere di volare come un uccello.

bruno gualerzi

“Ergo, noi non siamo completamente liberi e non siamo completamente legati. Io posso scegliere se buttarmi dal balcone o dalla finestra, ma non posso scegliere di volare come un uccello”

Può sembrare stia giocando con le parole… ma “il non essere completamente liberi e non completamente legati” lascia proprio quel margine di indeterminatezza nel quale ci si può muovere ‘relativamente liberi e relativamente determinati’: determinati dalla natura (non posso scegliere di volare), ma liberi, ENRO QUESTI LIMITI, di scegliere come comportarmi (scegliere di buttarmi dal balcone).
Ed è nella possibilità di questa scelta che posso decidere come comportarmi, cioè stabilire quei criteri di comportamento che costituiscono il mondo morale.

alessandro pendesini

@Florenskij
“Se vogliamo sapere quello che pensano veramente certe persone, dobbiamo essere in grado di provocarle, molto gentilmente, ma provocarle”… Disse un mio maestro qualche tempo fa, e, poiché il metodo funziona, non posso fare altro che continuare…..

Non sembra avere capito cosa intendo dire con l’esempio dei “fiocchi di neve” ! Se non mi sbaglio lei conosce bene il francese. I miei chiarimenti si trovano in questo commento :
-Qu’en est-il si les processus matériels ne sont ni inertes ni même chaotiques, mais possèdent des capacités intrisèques d’auto-organisation ? Afin de comprendre comment une régularité morphogénétique peut exister sans qu’il y ait de « programme », il sera utile de commencer par un exemple qui relève précisement du registre inorganique. Les FLOCONS de NEIGE sont dotés d’une structure remarquable. Chaque flocon possède six bras, dont chacun est muni d’une structure dentelée et crénelée d’une telle richesse qu’il n’y a jamais eu deux flocons identiques. Pourtant, à l’interieur d’un flocon donné, chacun des six bras est remarquablement similaire aux cinq autres (sans que les six bras soient absolument identiques). Comment cela est possible ? Comment chaque bras peut-il « savoir » quelle forme est prise par les autres afin de s’y conformer ? La tentation est presque aussi grande que dans le cas de l’ontogenèse biologique de supposer qu’il doit y avoir un « programme » quelque part, extérieur aux bras eux-mêmes, qui les « informe » sur la morphologie qu’ils doivent prendre. Mais dans le cas du flocon de neige, on sait parfaitement qu’un tel « programme » n’existe nulle part : ni au centre du flocon, ni dans l’environnement qui l’entoure. L’explication semble en fait être la suivante (Begley & Carey, 1983). Le processus de cristallisation de la glace est extrèmement sensible aux conditions précises et combinées de température, de pression et d’humidité. Si les six bras sont presque identiques, c’est parce qu’ils partagent la même histoire de fluctuation du microclimat dans lequel le processus de leur croissance se déroule.
En clair, l’étonnante similitude des six bras n’est rien d’autre qu’une application stricte de ce principe scientifique par excellence, selon lequel les mêmes causes produisent les mêmes effets.
L’exemple des flocons de neige illustre bien la capacité des processus matériels à s’AUTO-ORGANISER en donnant lieu à des formes éventuelles « complexes ». Or, à bien y réfléchir, les bases physiques de la morphogenèse materielle sont nécessairement les mêmes chez les organismes vivants que dans des processus inorganiques. Dans les deux cas, les seules forces qui soient capables de faire bouger la matière sont des forces physiques -des forces mécaniques comme la pression hydrostatique ou la viscosité, des forces électromagnétiques comme l’attraction ou la répulsion électrostatique, les forces de Van des Waals, la polarité hydrophile-hydrophobe, etc…Il n’y a rien dans les processus du vivant qui fasse intervenir des forces autres que celles des lois physico-chimiques. Si « programme » il y a, il n’est localisé nulle part ; il est « distribué » sue l’ensemble des éléments qui entrent en interaction au cours du processus, sans en privilegier aucun. En second lieu, ce « programme » ne préexiste pas aux processus en question ; l’ « information », si l’on tient à garder ce concept, est créée au fur et mesure, en temps réel, par le processus même qui l’« exprime ».

Bien à vous

Florenskij

@ Giorgio Pozzo. Secondo me l’espressione “caos deterministico” non SEMBRA, ma E’ in effetti un OSSIMORO. Tenga presente che su questo blog ( suppongo per imitazione di Dawkins, bi9ologo ma non esperto di retorica ) si equivoca perennemente tra la “contraddizione” ( razionalmente insostenibile ) e “ossimoro” ( in prima istanza una vistosa contraddizione, che però considerata a un livello più profondo contiene una verità estremamente significativa: esempio magnifico quello offerto dall’autore del “Gattopardo”: “Tutto deve cambiare perché tutto rimanga come prima” ).
Una domanda ( forse ripetuta ): all’interno di una concezione razionalistica – materialistica che cosa vuol dire esattamente “CAOS”? Forse una forma o un processo non armonico? Ma quello di armonia è un concetto relativo alla percezione e al gusto di un soggetto senziente; se l’insieme di enti che chiamiamo natura è costituito solo da materia, che “interesse” ha la materia ad avere questa o quella configurazione? I ferri contorti di quel treno e di quel TIR non sono più caotici di quello che sarebbe se lo scontro non si fosse verificato: le contorsioni e “deformazioni” sono dovute alle leggi esatte della dinamica… o sbaglio?
Tornando a Monod: se tutti i moti delle particelle dell’universo derivano da un unico Big Bang ( magari successivo a una precedente contrazione cosmica ) quelli cosiddetti “casuali” non sono meno “determinati” o “necessitati” degli altri. Ovvero: tutto era contenuto “in nuce” nell’esplosione iniziale.
Quanto al Big Bang mi sembra che tanto l’amenità toscanaccia della buonanima prof. Hack quanto la non risposta della naturalista prof. Tadolini, relatrice UAAR ( “Si tratta di una specie di Peccato Originale” ) rivelino la consapevolezza di un enigma non risolto.
Tenga presente che ho letto quanto ho potuto capire di Prygogine e che tengo in biblioteca, in attesa di capirci qualcosa, il libro “Modelli matematici della morfogenesi” di René Thom ( con la sua “teoria delle catastrofi”).

firestarter

Caro Pretenskji,

se ha voglia di studiarsi un po’ di teoria dei sistemi dinamici trovera’ la precisa formalizzazione del concetto di Caos, ovviamente nell’ambito che le ho appena menzionato. Una lettura non troppo tecnica e’

Strogatz – Nonlinear Dynamics and Chaos

Altrimenti lasci perdere i soliti giochetti semantici alquanto imbarazzanti. I suoi interventi sono un manuale di teologia della peggiore specie, in cui tutto vuol dire tutto in un tripudio di linguaggio volutamente impreciso e fumoso che nasconde superficialita’ e poca voglia di approfondire (o di evitare di parlare di cio’ che non e’ alla propria portata).

Giorgio Pozzo

Secondo me l’espressione “caos deterministico” non SEMBRA, ma E’ in effetti un OSSIMORO

L’espressione è volutamente contradditoria, ma quello che conta non è l’etichetta (potremmo chiamarla Luisa), quanto piuttosto il concetto. Per farla semplice, possiamo dire che delle equazioni, che sono quanto più di deterministico esista, possono essere tali da generare invece soluzioni caotiche. Ad esempio, l’equazione del moto di tre corpi soggetti a pura forza di gravità, in certe condizioni provocano orbite caotiche (un groviglio di traiettorie che non si ripetono mai) invece che ellittiche o iperboliche. Se uno confronta certi risultati “puliti” come le orbite chiuse e periodiche, rispetto alle traiettorie “caotiche” appunto, fatica a credere che siano generate dalle stesse equazioni.

che cosa vuol dire esattamente “CAOS”?

Il termine può significare molte cose, ma, per dirla con la teoria dell’informazione, che mi sembra il modo più semplice o almeno “semplificabile”, si ha ordine quando l’informazione che lo genera può essere compressa, o riassunta, in modo semplice; mentre si ha caos quando non è possibile comprimere o accorciare l’informazione che lo genera. Ad esempio, se io considero 44444444444444444444 posso comprimere l’informazione dicendo “venti volte 4” (questo è ordine), mentre se io considero 2958103986413928 non riesco a comprimere e semplificare, e l’informazione deve essere esattamente la ripetizione 2958103986413928 (questa è caos).

Al contrario, invece di avere caos generato in modo deterministico, io posso avere ordine generato dal caos. Basta pensare che magari, alla roulette (che ipotizzo perfettamente casuale), io gioco venti volte di fila il rosso, e esce venti volte di fila il nero (e perdo tutto). Oppure, e questa è una cosa ben più profonda di quanto sembri, nelle cifre decimali di Pi greco, che sono causali e quindi caotiche, essendo infinite, posso trovare, in aggiunta alle serie casuali-caotiche, una serie di cifre che ripetono esattamente i Promessi Sposi, o qualunque libro scritto, o anche non ancora scritto. Ecco, forse l’esempio di Pi greco spiega, con un metodo matematico, quello che intendo quando dico che il mondo è un miscuglio di determinismo-ordine e indeterminismo-caos.

alessandro pendesini

Una precisazione :
Il corso della meccanica è completamente determinato, per lo più prevedibile, se scriviamo tutte le sequenze e condizioni del sistema, ed il luogo ambientale in cui è immerso. La meccanica è dunque deterministica e prevedibile: possiamo conoscere in anticipo quale sarà la posizione esatta di un ingranaggio di un orologio se sappiamo che è caricato, e che conosciamo, al momento in cui ci poniamo la domanda, la posizione di questo ruotismo. Ma le cose sono fondamentalmente differenti nel caso di sistemi programmati quando diventano complicati o soprattutto caotici. Questa modalità di costruzione, anche se perfettamente deterministica, può avere risultati imprevedibili, in quanto sono conosciuti “reali” solo dopo lo svolgimento effettivo di tale programma. Da questo risulta che sono contemporaneamente deterministici e imprevedibili.

Giorgio Pozzo

I ferri contorti di quel treno e di quel TIR non sono più caotici di quello che sarebbe se lo scontro non si fosse verificato

Al contrario: prendiamo un grandissimo numero di TIR, tutti uguali, e facciamoli scontrare a due a due, con la stessa velocità. Non avremo mai dei rottami uguali.

Questo è il principio dell’entropia del quale parla Stefano™: da una configurazione ordinata possono generarsi una moltitudine enorme di configurazioni disordinate, tutte disordinate in modo differente. Prendiamo un mazzo di carte, e abbiamo un solo modo di ordinarlo, a fronte di una caterva di modi differenti di essere mescolato. Altro esempio significativo: io avevo un solo modo di scrivere questo post in maniera esatta, mentre avevo miliardi di modi differenti di fare un errore di battitura.

Stefano ™

@ Florenskij

che cosa vuol dire esattamente “CAOS”? Forse una forma o un processo non armonico?

Caos: concetto riferito alla tendenza al disordine (entropia) dei sistemi fisici (wikipedia…)

Caso – invece – qui (http://it.wikipedia.org/wiki/Caso_(filosofia))

Diversamente dal determinismo, l’indeterminismo riconosce l’esistenza del caso accanto alla necessità, vedendo l’evoluzione cosmica come una loro alternanza con la quale il caso innova e la necessità conserva.

rivelino la consapevolezza di un enigma non risolto

Che è esattamente il motore della scienza. Che gli enigmi cerca di risolverli, invece di adorarli.

su questo blog ( suppongo per imitazione di Dawkins, bi9ologo ma non esperto di retorica ) si equivoca perennemente tra la “contraddizione” ( razionalmente insostenibile ) e “ossimoro” ( in prima istanza una vistosa contraddizione, che però considerata a un livello più profondo contiene una verità estremamente significativa

Chi partecipa a questo blog ha ben presente la differenza tra contraddizione e ossimoro. Sono altri che non l’hanno presente o meglio, trattando di cose, entità o “verità” non ben definite e infalsificabili, tentano di far passare contraddizioni per ossimori.

Florenskij

@ Stefano. Mi dispiace di non poter ammirare con la vista lo splendore della lancia che lei tiene sempre in resta, lucidissima per l’ uso rapido e veemente che ne fa.
Una domanda veloce. Su youtube si può seguire una conferenza in cui Richard Dawkins presenta Lawrence Krauss, autore del libro “L’universo dal nulla” ( appena introdotto nella biblioteca UAAR ). ( Da notare che Dawkins è un bell’uomo, Krauss un uomo arguto, cose che non guastano ).Certamente mi impegnerò a seguire l’intervento pubblico e a compulsare il libro; però da quanto ho letto finora, secondo parecchi critici il “nulla” di Krauss è un “quid” contenente delle possibilità di formazione di leggi fisiche e di concrezione di enti ( sia indulgente verso il linguaggio di un povero letterato ). Dunque un “nulla” che non è affatto un nulla, che parlando rigorosamente corrisponde a uno zero assoluto. Krauss, a sentire una certa vocina, avrebbe accettato per motivi pubblicitari il titolo, proposto dall’editore perchè molto appetitoso rispetto a un altro più generico. Fatto analogo a quanto accaduto per “La scienza non ha bisogno di Dio” del prof. Edoardo Boncinelli.
Secondo lei l’espressione “L’universo dal nulla” è una contraddizione o un ossimoro ?

Stefano ™

@ Florenskij

Ho letto il libro di Krauss, invero piuttosto ostico.
All’inizio l’autore spiega in cosa consista il suo “nulla”.
E’ stato criticato in quanto non corriponde al concetto filosofico. Passi. Ma lo definisce comunque, utilizzando concetti della fisica, E dà, dalla definizione in poi, la possibilità di rilevare contraddizioni e/o falsificare i suoi argomenti.

Cosa che i credenti si guardano bene dal fare. Nessuno si è avventurato a definire se non in modo approssimativo divinità, magari appioppando loro l’esistenza per definizione. E ma, dico mai, prevedendo cosa costituisca ossimoro o contraddizione.

Anzi escludendo per principio le contraddizioni che al minimo sentore possono essere “lanciate splendidamente” nel corner di un (adorabile) mistero. Dove il mistero, oltre a consentire la suddetta utilitissima manovra, permetterebbe – secondo costoro – di fare pulci ad altri evitando di farsele fare.

Stabilito quindi che Krauss ha definito (opportunamente o meno è altra cosa) in cosa consista il suo “nulla” lei è ben lontano dall’aver dimostrato che né lui né Dawkins non conoscano la differenza tra ossimoro e contraddizione.

Purtroppo per lei si dà il caso che uno degli ultimi libri di Dawkins si intitoli “The Magic of Reality”: il che per le persone oneste cosituirebbe una confutazione, per quelle che invece hanno agende precise non saprei. Che dice, Florenskij?

E allora Florenskij, si dedichi a sgranocchiare ossimori, lasci le contraddizioni a chi le prende sul serio. Se proprio volesse iniziare ad esercitarsi qui trova qualche esempio:

http://www.philoonline.org/library/drange_1_2.htm

E ora, consenta a me la domanda:

La proposizione Dio ha creato l’universo dal “niente” è una contraddizione o un ossimoro?

E dal niente deriva niente per lei è da intendersi come affermazione sintetica o analitica?

El Topo

Curioso come il post sia sviluppato sul piano del dibattito scientifico con interventi pregevolissimi ed il solito noto i cui ragionamenti procedono a partire dalla fede incrollabile che lo caratterizza ( non le pare caro Flo che si rasenti un dialogo tra sordi in cui la discriminante è il credere o meno? Con estenuanti argomentazioni il cui fine sarebbe la dimostrazione dell’esistenza o meno dell’eventuale/i divinità, e ricordo al riguardo l’inderogabile principio dell’onere della prova…).
Detto questo mi ricollego in qualche modo a quanto diceva alcune pontificazioni sopra Tiziana, per mia esperienza ho effettivamente constatato che parecchia gente non affronta in alcun modo questioni religiose rivelando la propria solo se messa alle strette e quasi con una sorta di vergogna. Spesso ho ascoltato frasi del genere “Sì sono andato a Messa ma sai ogni tanto mi tocca”,” ho battezzato mio figlio/a ma sai dopo a scuola non vorrei che si sentisse diverso/a dagli altri bimbi” e via discorrendo. A me non pare che questi siano gran segnali per le grandi religioni n’est-ce pas? Il rovescio della medaglia è il confluire di questo “senso religioso” in oroscopi, maghi e venditori di pozioni, tra l’altro tra i più assidui lettori di oroscopi sono proprio i credenti (che in tal modo commettono pure peccato!).

alessandro pendesini

Ritengo necessario tradurre l’ultima parte del mio commento indirizzato a Florenskij (see 17 marzo, ore 14:56), al quale -stranamente- non ha ritenuto necessario rispondere…

. L’esempio dei fiocchi di neve illustra benissimo la capacità dell’autoorganizzazione dei processi materiali dando luogo a diverse forme ” complesse ” possibili . Tuttavia, riflettendoci bene, le basi fisiche della morfogenesi materiale sono necessariamente le stesse sia negli organismi viventi che nei processi inorganici . In entrambi i casi , le sole forze sono in grado di muovere la materia sono forze fisiche – forze meccaniche come la pressione idrostatica o viscosità , forze elettromagnetiche come l’attrazione elettrostatica o forze di repulsione di Van Waals, cosi come la polarità idrofila – idrofoba , ecc … Non c’è nulla in processi vitali che coinvolgono forze diverse da quelle delle leggi fisico-chimiche . Se il “programma” esiste non si localizza in nessuna parte; viene ” distribuito ” su tutti gli elementi che interagiscono nel corso del processo, senza privilegiarne alcuno . In secondo luogo , questo ” programma ” non preesiste prima del processo in questione; l’”Informazione,” se desideriamo mantenere questo concetto, è creata , progressivamente in tempo reale dallo stesso processo che l’” esprime ” .

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