Il crac della sussidiarietà

Diventato un cardine della dottrina cattolica nell’ultimo secolo, dal 2001 il principio di sussidiarietà è entrato anche a far parte della nostra Costituzione. Dando vita a un autentico assalto alla diligenza. Dopo cinque anni di pesante crisi economica, però, la disponibilità di risorse pubbliche va ormai quasi esaurendosi, e i nodi cominciano ad arrivare al pettine. La diligenza è stata depredata troppe volte ed è improbabile che possa ancora fruttare qualche bottino ragguardevole. Chi campava (e bene) di sussidiarietà rischia di fare fallimento.

A cominciare dalla sanità in convenzione. Secondo Repubblica, la sanità in convenzione nel Lazio è ormai sull’orlo del crac. Anche perché oltre 250 milioni di crediti, una cifra enorme, sono stati cancellati dopo i controlli della Regione “su appropriatezza e congruità delle prestazioni”. A rischio è in particolare la sanità religiosa, e in particolare l’ospedale Fatebenefratelli, nome popolare del nosocomio dell’Ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio: il piano di salvataggio è il solito, tagli ed esuberi, “lacrime e sangue”. Anche i tanti scandali che hanno coinvolto la sanità privata religiosa romana, dall’Idi fino all’Israelitico, non aiutano certo a uscire dal tunnel. Pongono semmai ulteriori domande sull’aprioristico entusiasmo e l’assenza di critiche nei confronti della sussidiarietà.

sanraffaele

Non diversamente va nel comparto scolastico. Le scuole cattoliche del Friuli – Venezia Giulia hanno recentemente lanciato l’allarme: senza contributi, “pericolo chiusura”. Anche in questo caso, non abbiamo mai capito quale sarebbe il vantaggio nel finanziare le scuole private, in particolare quelle religiose. Si suol dire che “così fan tutti”, in Europa. Ma le notizie che giungono dalla Gran Bretagna, dove il favore governativo per le faith schools non ha eguali, sono semplicemente terrificanti: scuole-ghetto dove i genitori fanno crescere i propri figli in una cultura identitarista che ripudia la convivenza con chi non la pensa allo stesso modo.

Non sta scritto in nessun cielo, e non è dimostrato da alcuno studio che “meno Stato, più fede” significhi anche più efficienza. Frequentemente, anzi, significa minori diritti e condizioni di lavoro peggiori per chi vi lavora. I fatti riportati mostrano con chiarezza che tali realtà campano soltanto grazie ai contributi statali, e il sistema funziona soltanto perché e fintantoché c’è una vacca pubblica da mungere. Il modello è Comunione e Liberazione, che dopo aver spolpato la Lombardia è ora presente in massa nei governi delle larghe intese, nonostante Formigoni & compagnia ciellante siano sotto processo proprio per corruzione e scambi di favori con la sanità sussidiata. I risultati sono dunque quelli che si potevano facilmente prevedere e sono sotto gli occhi di tutti. Tranne di chi guarda esclusivamente al tornaconto della propria tribù.

La redazione

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15 commenti

John

Secondo me il discorso “sussidiarietà” va sviluppato su due versanti.
Sono del tutto contrario alla lettura di CL e in generale all’interpretazione in chiave clericale del princìpio, per cui, in questo, concordo con voi.
Però non rifiuto in toto la positività del principio in sé, così come formulato nell’art. 118 u.c. della Costituzione, che può assumere una valenza laica, a-religiosa e sicuramente più equilibrata.
Certo: se per sussidiaritetà intendiamo (nella visione distorta di CL) il favorire un monopolio religioso delle realtà sociali, il principio è da bocciare.
Ma se intendiamo il fatto che lo Stato non deve essere “totalizzatore” del welfare e si alleggerisca in favore della responsabilizzazione dei privati (di qualunque orientamento), senza necessariamente sborsare miliardi, penso che la formulazione dell’art. 118 sia un buon passo evolutivo. E non penso a realtà religiose, ma a tutti… per capirci: anche l’Uaar organizza le proprie vacanze con educatori per i più giovani, ha una biblioteca, istituisce momenti culturali, e quindi può rientrare in tutto ciò, come ci rientrano piccole realtà religiose non intrallazziste e molto meno esose. Credo che anche l’Uaar abbia da guadagnarci da uno stato meno totalizzante nel sociale, se si interpreta l’articolo 118 con spirito laico.
Vi assicuro, lungi da me difendere i fautori della sussidiarietà sperperatrice: il fatto che io sia credente non mi porta neanche minimamente ad avere posizioni filo-clericaliste in questo discorso.

FSMosconi

Hai centrato il punto: responsabilizzazione.
Dunque non si capisce perché a quello stesso anno in cui fu approvata l’articolo 118 (2001) risalga anche la depenalizzazione del falso in bilancio. Deregolamentazione bella e buona e de facto incentivo all’azzardo morale.
Senza contare che il possibile – già avvenuto – danno che ne conseguirebbe non danneggerebbe solo il Mercato, cioè i singoli venditori e compratori, ma lo Stato in sé, che si fa garanzia di essi.
Per giunta, già dal Trattato di Maastricht, cosa che non si nota nel nostro articolo di legge, si sottolinea l’ eccezionalità dell’applicazione di tale principio:

La Comunità agisce nei limiti delle competenze che le sono conferite e degli obiettivi che le sono assegnati dal presente trattato.
Nei settori che non sono di sua esclusiva competenza la Comunità interviene, secondo il principio della sussidiarietà, soltanto se e nella misura in cui gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni o degli effetti dell’azione in questione, essere realizzati meglio a livello comunitario.

http://it.wikisource.org/wiki/Trattato_sull%27Unione_Europea_-_Trattato,_Maastricht,_7_febbraio_1992/Trattato
Ora, non so come l’ha pensata il Berlusca quando ha proposto quella legge, ma non mi pare che offrire delle garanzie [in nome dell’articolo 3] non sia un compito di competenza dello Stato. Al più che ha fatto le cose a metà facendo rimanere parte dell’insegnamento statale, a questo punto bastava che la legge riguardasse il non totale monopolio dei servizi da parte dello Stato invece che l’incentivo all’iniziativa privata…

Insomma, facile essere neoliberisti a spezzoni.

Diocleziano

La sussidiarietà avrebbe un senso se effettuata in casi particolari, non sistematicamente. Soprattutto avrebbe senso se fatta con propri mezzi, perché se tutto si risolve col chiedere soldi allo stato, farci la cresta e quel che avanza impiegarlo in una carità pelosa… ebbe’, ne facciamo a meno.
Ma la ‘carità’ non era una delle virtù cristiane? Farlo con i soldi pubblici si chiama in un altro modo; il cristiano sincero certamente si vergognerebbe di farsi bello con questa ‘carità’, cioè facendo credere di aver dato del proprio, o no?

John

Sono pienamente d’accordo. L’art. 118 dice che lo Stato e gli enti pubblici «favoriscono» l’autonoma iniziativa dei cittadini, ma mi sento di dire che quel “favoriscono” non vada inteso in senso economico, sotto forma di sussidi (altrimenti la Costituzione non direbbbe l’«autonoma» iniziativa. Mi pare abbastanza evidente. «Favoriscono» vuol dire che gli enti pubblici fanno un passo indietro dove i privati sono in grado di auto-organizzare il proprio benessere, e, al limite, può voler dire che ci sono agevolazioni di tipo burocratico e fiscale verso le attività realmente portatrici di beneficio collettivo, ovviamente non indiscriminatamente, a senso unico verso soggetti privilegiati… penso anche all’ampio settore del no-profit laico. Anche perché l’articolo 118 dice che viene favorita «l’iniziativa», non «i soggetti». La norma, insomma, non è viziata… lo sono alcuni suoi interpreti.

FSMosconi

@john

Ok, ritiro quello che ho detto, almeno in parte.
Detta così è molto più chiaro. Sostanzialmente è ciò che intendevo io. Più o meno.

RobertoV

John
Sta facendo un po’ di confusione, come fa la chiesa. Una cosa è il volontariato che non ha fini di lucro, un’altra attività private lucrative sui bisogni delle persone. Non può mettermi sullo stesso piano un ospedale o una scuola con una mensa per i poveri.

Ospedali, cliniche, scuole, asili e alberghi sono attività lucrative e vengono chiuse se non rendono, scaricandole sulla collettività. Il fatto che siano di proprietà della chiesa o gestite da essa non le trasforma in attività di beneficienza o di volontariato, né che facciano riferimento a bisogni sociali.

La chiesa ha chiuso 4000 scuole su 11000 negli ultimi anni proprio perché non rendevano ed ha bisogno di sempre più finanziamenti per poter ridurre questo fenomeno. Stessa cosa con le varie cliniche ed ospedali. Gli ospedali convenzionati vivono e lucrano proprio sui pagamenti dello stato che non coprono i semplici costi vivi dell’attività. E spesso lo stato deve subentrare quando non rendono più.

Diverso il discorso dell’attività volontaria, attività molto importante in diversi settori. Basti pensare allo sport (non quello di vertice) che non potrebbe sopravvivere senza l’attività di tanti volontari.
L’UAAR è un’associazione senza scopo di lucro e quindi anche le sue attività non hanno come obiettivo il guadagno, come per le varie associazioni di volontariato tipo Medici senza Frontiere, la Caritas (in realtà ho visto loro bilanci con utili e da indagini fatet all’estero è dubbia la sua connotazione come onlus), la Croce Rossa, ecc.

Quando si parla della sussidiarietà non ci si riferisce al volontariato, ma alle attività economiche vere e proprie che per esistere devono essere pesantemente finanziate dallo stato a scapito dello stato stesso, privilegiate, non messe a concorrenza e con standard qualitativi differenti, sia per i lavoratori che per i clienti e senza controlli adeguati.

Engy

qualche fonte sulle 4000 scuole chiuse e sul volontariato “A” scopo di lucro, grazie.

John

RobertoV,
scusami, davvero credo di essermi spiegato male se è sembrato che volessi difendere la chiesa. La mia posizione non era di difesa della chiesa, ma della lettera della Costituzione, anche contro la chiesa, in questo caso (rectius: a quella parte della chiesa che si ostina a voler considerare il principio di sussidiarietà in modo distorto in proprio favore).
Relativamente all’art. 118, non sono io a dirlo, ma è l’interpretazione generale dei costituzionalisti che sostiene che la sussidiarietà sia applicabile sia all’attività lucrativa che al volontariato. Sono due declinazioni diverse del princìpio, e la lettera della norma costituzionale le comprende entrambe, usando l’espressone, giuridicamente neutra, di “attività di interesse generale”.
Tutta la nostra Costituzione risente di un forte gap fra la lettera della norma (ottima) e la sua interpretazione (distorta), e l’art. 118 u.c. non fa eccezione. I problemi che tu lamenti non risiedono nel disposto dall’art. 118. che nella sua essenzialità segue l’ottica di un passo indietro dello Stato, non di un passo avanti. “Sussidiario” deve significare che lo Stato interviene, e lo fa direttamente, dove il privato non riesce; dove invece il privato riesce (perché ha già le risorse), lo lascia fare senza né interferire, né finanziarlo.
Questa è la lettura della norma secondo me più consona allo spirito costituente (è vero che la norma è del 2001, ma la chiave di lettura deve rimanere quella del ’48).
Questa è la mia lettura: nessun distinguo a favore della Chiesa. Pensavo di averlo già chiarito prima, ma se non l’ho fatto (mi par di capire dalle tue critiche) lo ribadisco ora.

RobertoV

Per le scuole cattoliche basta guardare su wikipedia:
“La gran parte delle istituzioni scolastiche non amministrate dallo stato sono cattoliche. Nell’anno scolastico 2008/2009 le scuole cattoliche erano 7.116, per cui è da ritenersi che costituiscano circa il 57% del totale delle scuole private. Le scuole cattoliche sono in progressiva riduzione, essendo calate da 11.121 nel 1991 a 8.472 nel 2004, fino a 7.116 nel 2008.”
http://it.wikipedia.org/wiki/Scuola_cattolica

In Germania la Caritas (anche la Diakonie protestante) è una potente multinazionale con un fatturato di diverse decine di miliardi di € e si fa finanziare per ogni cosa dallo stato, ma funziona senza rispettare le regole sindacali valide per gli altri . E’ stata fatta recentemente un’indagine e ci sono diversi processi in corso.
In Austria il direttore della Caritas è cofondatore del 2° più grande gruppo di media austriaco, che è cattolico.
La Caritas di Zurigo su un fatturato di 9 milioni di € ha un utile di 480 mila € come da suo bilancio.
In Abruzzo la Caritas ha raccolto oltre 35 milioni di € per il terremoto, ma a 5 anni di distanza ne ha spesi solo poco più di 31, i 4 rimanenti se li è tenuti per indefiniti progetti futuri. Se si vanno a vedere i progetti già finanziati è piuttosto dubbio che siano tutti per la ricostruzione.
Se si guardano i costi per pasto presentati da varie Caritas si capisce che non sono caricati i semplici costi.

RobertoV

Per chi sa il tedesco ecco un’indagine su come si fanno pagare dallo stato la Caritas e la Diakonie in Germania per i loro “servizi”:
http://www.wiwo.de/politik/deutschland/wohlfahrtsverbaende-caritas-und-diakonie-bedienen-sich-beim-staat/7397380.html

Riguardo alla Caritas di Zurigo che ha un fatturato di circa 9 milioni di Franchi (ed un utile di 480 mila): nell’intervento precedente avevo parlato erroneamente di €.
http://zh.kath.ch/service/medienspiegel/2013/06/caritas-zuerich-steigert-umsatz-dank-eigener-betriebe-kipa

Per L’Abruzzo:
http://www.caritas.it/home_page/tutti_i_temi/00001323_Abruzzo__la_costante_presenza_della_Caritas.html

Per le scuole cattoliche italiane:
http://www.lescuoleparitarie.com/le_scuole_cattoliche.html
Purtroppo non ho trovato dati più aggiornati del 2008.

RobertoV

Engy
Mi fa piacere e mi stupisce che una cosa del genere sia visibile anche in Italia, anche se non sui media principali.
Perchè per esperienza in genere ben poche informazioni vengono dalla Germania o spesso vengono filtrate o distorte: spesso il problema è la lingua visto che in pochi conoscono il tedesco e c’è una maggiore attenzione per il mondo anglosassone. Per questo essendo italo-austriaco sono abituato a rivolgermi alla fonte e faccio riferimento a link tedeschi, anche se purtroppo incappano nel moderatore e vengono in genere bloccati per ore (per questa ragione li separo dal testo).

I 19 miliardi di € citati vengono in parte (9 miliardi di €) direttamente dalla Kirchensteuer, paragonabile all’otto per mille, gli altri 10 poi dai costi per gli stipendi di preti e vescovi pagati dallo stato, le ore di religione, finanziamenti vari dello stato per scuole ed edifici, ecc.).

Carsten Frerk è un’autorità in materia e viene addirittura citato sul sito della chiesa cattolica tedesca dove riguardo all’ammontare delle ricchezze della chiesa si trincerano dietro la difficoltà a venirne a capo e citano come riferimento la stima di Carsten Frerk di circa 120 miliardi di € come fatturato complessivo in Germania delle due chiese cristiane considerando tutte le loro attività (per confronto la Fiat è attorno ai 75 miliardi di €). Frerk stima anche in 500 miliardi di € il patrimonio immobiliare di entrambe le chiese (270 la chiesa cattolica contro 230 per quella protestante).

Nell’articolo che avevo linkato si parlava proprio di come sia la Caritas che la Diakonie si approvvigionassero presso lo stato per la loro attività, sono riusciti a farsi pagare anche alcuni milioni di € per 6 dipendenti operanti come consulenti energetici.
Purtroppo una sentenza della corte europea d qualche anno fa aveva riconosciuto alle chiese di poter operare senza rispettare gli accordi sindacali validi per altri.

Mi piacerebbe vedere analisi ed indagini di questo tenore anche in Italia, ma qui non lo fanno neanche sul numero dei fedeli.
In Austria, nazione con ancora il 62.5 % di cattolici (dati 2013) l’ORF, l’equivalente della RAI, poche settimane fa aveva fatto una trasmissione/dibattito proprio sulle ricchezze della chiesa: fantascienza in Italia.

Sandra

Engy,
non ho letto tutto, mi sono fermata qui:
“Ma la storia che più ha scioccato i tedeschi è successa all’ “Heilig Geist”, un ospedale di Colonia. Lo scorso Natale la clinica cattolica ha rifiutato il soccorso a una 25enne che, vittima di violenze sessuali, voleva abortire.
«Per interventi del genere», ha spiegato Sylvia Klauser, portavoce dell’ospedale, «il paziente deve rivolgersi altrove». “

La notizia riportata è sbagliata e incompleta, le cliniche cattoliche interpellate furono due, e la ragazza non voleva abortire, l’avevano violentata la sera prima!, aveva chiesta la pillola del giorno dopo. Dopo le proteste, la Chiesa cattolica tedesca ha stabilito che anche nei propri ospedali la pillola del giorno dopo possa essere prescritta in caso di violenza.

FabioFLX

Se in Italia ci fosse una maggioranza di enti puliti, in cui il sussidio permettesse allo Stato di elargire servizi che gli sarebbe altrimenti troppo esoso iniziare a fornire partendo da zero, allora questo meccanismo non sarebbe affatto da scartare a prescindere.
Il vero problema sono le persone che mettiamo al Governo che, forti di spartizioni economiche, continuano a distribuire i nostri soldi a entità i cui servizi servono più mitigare il lezzo che a supportare davvero i cittadini.

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