“Delitto e perdono. La pena di morte nell’orizzonte mentale dell’Europa cristiana”: intervista ad Adriano Prosperi

Adriano Prosperi è professore emerito di storia moderna presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Scrive per il quotidiano La Repubblica e per il settimanale Left. Ha pubblicato numerosi libri: tra di essi segnaliamo il Manuale di storia moderna e contemporanea (insieme a Paolo Viola) e soprattutto Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari. Il suo ultimo volume è Delitto e perdono. La pena di morte nell’orizzonte mentale dell’Europa cristiana. XIV-XVIII secolo, pubblicato come i precedenti per Einaudi.

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Redazione: Il testo ricorda che nell’antichità “l’eliminazione del corpo del condannato era il passaggio fondamentale che si ritrova normalmente nei riti”, e nella legislazione ecclesiastica “si indicavano tutte le categorie che non avevano diritto a non essere sepolte nel luogo santo dei cristiani […] gli ebrei, i pagani, gli eretici, gli spregiatori dei sacramenti, i suicidi, i neonati morti senza battesimo. […] il fatto singolare è che di queste categorie non facevano parte coloro che morivano sul patibolo”. Purché si pentissero. Secondo Roberto Bellarmino, “per morire bene bisogna aver vissuto bene”. Quanto era diffusa la convinzione, a livello popolare e non solo, del convincimento che bastasse pentirsi all’ultimo per ottenere la salvezza eterna?

Prosperi: Non bastava pentirsi. Occorreva confessarsi e ottenere l’assoluzione del sacerdote. Questo fu l’insegnamento dell’autorità ecclesiastica e questa fu la base per ottenere dai condannati nella maggior parte dei casi il comportamento remissivo e pentito.

Lei ha scritto che “l’oggetto di questo libro è la storia della cristianizzazione dell’esecuzione capitale realizzatasi nel corso del lungo Medioevo europeo”. Non è stato un percorso semplice: a suo dire, “al potere politico premeva l’esercizio di sorvegliare e punire per ragioni analoghe a quelle che avevano spinto il papato a elaborare la complessa organizzazione dei suoi tribunali: si trattava di mantenere la disciplina dei condannati e di punire i crimini e le ribellioni”. Crimini che, peraltro, le gerarchie ecclesiastiche cercavano di far coincidere con i peccati. Come ha potuto aver luogo tale cristianizzazione, peraltro in una cornice di accentuata e dualistica contrapposizione tra corpo e anima, vita terrena e futura vita spirituale?

Il fondamento di tutto questo risiedeva nella dottrina dell’anima immortale, per la quale il corpo era una prigione temporanea. Proprio la contrapposizione fra vita terrena breve e dolorosa e vita sempiterna felice nel regno dei cieli era l’argomento per convincere i condannati ad accettare la sentenza come l’occasione per guadagnarsi il paradiso. Quanto ai mezzi di persuasione, è indiscutibile l’efficacia di casi e di modelli come quello di santa Caterina da Siena che disse a Niccolò di Toldo: “giuso alle nozze, fratello mio dolce, ché testé sarai alla vita durabile!” Ma la forza degli argomenti dei confortatori non dipendeva solo dalla loro personale convinzione che questa fosse la verità. Poteva fare riferimento a convinzioni largamente diffuse dall’educazione impartita dal contesto.

Il libro ricorda che “Il linguaggio dei simboli lo disse in modo esplicito: la croce finì con l’assumere una funzione centrale nei luoghi della violenza statale, dalle insegne di guerra ai patiboli”. Lo stesso Hitler evitò di eliminare il crocifisso dal muro dei luoghi di esecuzione, e ancora oggi il crocifisso è presente pressoché in ogni tribunale. Quali sono le ragioni di un simile radicamento?

Ragioni di convenienza politica: per ottenere il consenso delle masse il potere politico ha sempre trovato utile appoggiarsi alla religione: e questo è il meccanismo che opera anche quando il potente di turno si chiama Hitler e ha col cristianesimo come religione un rapporto di profonda avversione.

Lei descrive, a riguardo degli ultimi secoli, un “contesto dominato da ripetitività delle mansioni e dei rituali”, anche se all’inizio i programmi erano più ambiziosi, e in questo influirono le esercitazioni di casuistica e la burocratizzazione promossa dai gesuiti. Le esecuzioni capitali restarono tuttavia un “teatro della devozione”, con “una funzione pedagogica: ammaestrare il popolo”. Un po’ come accade oggi nel programma televisivo cinese in cui si intervistano e insultano i condannati a morte. Eppure, Montaigne fu sorpreso dalla semplicità del rituale italiano, privo della violenza riscontrabile altrove. Dovette però giustificare davanti all’Inquisizione le sue affermazioni. Quali circostanze erano “sfuggite” al grande pensatore francese?

Montaigne, come molti viaggiatori stranieri in Italia, fondò le sue osservazioni su di una scena che vide casualmente e seguì solo in parte e sulla convinzione che gli italiani fossero meno severi dei francesi, come aveva scritto anche Gerson. Di fatto anche il bandito che vide trasportato al patibolo venne torturato lungo il percorso. Ma Montaigne colse una differenza specifica del rito delle città italiane rispetto a quello in uso in Francia: quello del carattere “religioso”, compunto e severo, del percorso verso la morte con l’accompagnamento di quella processione di incappucciati salmodianti. Il bandito Catena aveva ammazzato decine e decine di persone, ma quello che lui vide era un devoto peccatore convertito immerso nelle preghiere.

Un’attenzione particolare è rivolta alle confraternite che confortavano i defunti, “una storia italiana”. Molto italiana è pure la loro progressiva trasformazione in centri di potere, con “lo spostamento del livello sociale verso i piani alti della società”. Ancora oggi la criminalità organizzata vuole controllare le processioni religiose, vedendo in esse un’occasione per riaffermare la propria influenza. Per quale ragioni le gerarchie ecclesiastiche hanno sempre promosso, o comunque canalizzato, la devozione popolare in strutture così permeabili a influenze esterne?

Promuovere la devozione popolare è da sempre la ragion d’essere di una religione che si prefigge una missione salvifica universale come il cristianesimo. Ma nella storia dell’Italia l’assenza dello Stato o la sua debolezza hanno lasciato le redini del governo della società in altre mani e si sono formate classi dirigenti e centri di potere locale che si sono appoggiati a una Chiesa che intanto si era strutturata in forma piramidale con al vertice una gerarchia ricca e potente, rifugio di membri delle famiglie dominanti. Nel rapporto con le classi popolari questa tradizione ha creato quella speciale abitudine del potere di presentarsi come un “servizio”, che caratterizza l’Italia cattolica anche ai nostri tempi. E non è un caso che qui sia durata fino ai tempi presenti la tradizione che voleva che i nobili e i personaggi più influenti scegliessero per sé funzioni ruoli di sostegno della Chiesa e figurassero come i più devoti nei riti religiosi.

A suo avviso esiste una sorta di continuità — sia pur sotto mutate specie — tra lo spirito che informa la “conforteria”(con tutte le sue implicazioni di reciproco supporto tra autorità religiosa e autorità laica) e l’assistenza religiosa ai malati e nelle caserme i cui oneri sono in Italia a carico dello Stato, nonostante esso sia per definizione “laico”?

Credo che la continuità sia un dato di fatto indiscutibile. Quanto allo Stato italiano, nella sua Costituzione non figura la definizione “laico”, ma figura l’art. 7. La laicità è una caratteristica storica e costituzionale della Francia.

La storia si chiude alle soglie della Rivoluzione francese. La diffusione dei Lumi operò un cambio di paradigma: nascita dei cimiteri urbani, fine dell’Inquisizione, abolizione della pena di morte e delle stesse confraternite a opera di sovrani riformatori. Ha collocato Cesare Beccaria “quasi al limite estremo e conclusivo dell’età della pena crudele”, la cui opera si basa comunque anche su argomentazioni cristiane. E ricorda il caso di Pietro Verri che, “preoccupato per un possibile venir meno della paura dell’altro mondo in mezzo al popolo, aveva mostrato quanto profonde fossero le resistenze all’abbandono dell’ancoraggio religioso dell’assetto sociale”. Sono argomentazioni che ascoltiamo ancora oggi. Quanto realmente profondo è stato quel cambio di paradigma, se c’è stato?

Come avrete notato, la storia ricostruita nel mio libro non si chiude col ‘700 illuminista. La vicenda stessa dell’abolizione della pena di morte si trascinò a lungo non solo in Italia. E nella realtà degli Stati Uniti d’America dove ancora in questi giorni c’è stato un assassinio legale particolarmente orribile, la pena capitale continua ad avere un fondamento religioso nel fondamentalismo biblico della loro tradizione cristiana. Che può trovarsi in conflitto con l’altra tradizione cristiana, quella cattolica e italiana, come suggerisce la vicenda della dichiarazione di Obama in occasione dell’uccisione di bin Laden citata all’inizio del libro che fu accolta con forte disagio dal Vaticano.

105 commenti

Enrico

Ma secondo voi perchè Cristo è venuto sulla terra per i giusti o per i peccatori come il sottoscritto ed il bandito Catena?

2) Con quale logica si poteva pensare di seppellire un non battezzato in terra consacrata?

3)Perchè negare ad un sofferente come il condannato la possibilità di morire vedendo un crocefisso?

Florasol

Ma secondo voi perchè Cristo è venuto sulla terra per i giusti o per i peccatori come il sottoscritto ed il bandito Catena?

secondo me non ci è venuto affatto, quindi….

gmd85

@Enrico

Nel senso che vorresti tu, sono utili solo per quelli come te 😆

Florasol

leggere i vangeli è utile? Intanto, QUALI? ce ne sono una settantina, di cui 4 aggiustati e rimaneggiati nei secoli dalla chiesa a loro uso consumo e utilità, e comunque tutti scritti decenni dopo la presunta morte di Gesù. Hanno la stessa validità storica dei fumetti marvel (ma sono decisamente meno divertenti).

Otzi

L’intenzionalità del tuo presunto Gesù Cristo unico Salvatore, venuto sulla terra è solo e soltanto quella dei papi e della ccar docente. La volontà del tuo presunto Salvatore non conta un fico secco, anzi non ce ne aveva “altra” cioè una “personale”.
Il mito del Salvatore è solo un inganno, “un equivoco”, per l’unica salvezza che solo la ccar è e quindi pretende gerarchicamente selettivamente e antidemocraticamente dare.
Chiarissimo è il messaggio, oggi, del divino infallibile Francesco al Forum di Davos: “….. la crescità in equità esige qualcosa di più della crescita economica, benchè la presupponga, essa esige innanzitutto “una visione trascendente della persona”(Benedetto XVI), poichè senza la prospettiva di una vita eterna, il progresso umano in questo mondo rimane privo di respiro”!!!!!!!!!
Altro che apirazione ad una Democrazia umana laica sempre più perfettibile e degna dell’uomo libero ed autonomo!
Francesco è preoccupato di imporre a tutti la moneta del venale interesse della ccar a tutti. Questa è la politica del papa: quella del modo gesuitico e furbesco di star coi ricchi ed i potenti per fregare ancor più l’assetato di pane e giustizia. E un dio è un ottimo denaro. E’ preoccupato che il vaticano e le sue banche restino prive di respiro.
Vita eterna e respiro sono una dolosa impostura a servizio del dio-denaro.

Enrico

Ma secondo voi perchè Cristo è venuto sulla terra per i giusti o per i peccatori come il sottoscritto ed il bandito Catena?

2) Con quale logica si poteva pensare di seppellire un non battezzato in terra consacrata?

3)Perchè negare ad un sofferente come il condannato la possibilità di morire vedendo un crocefisso?

gmd85

@Enrico

Ma secondo te, che ci frega?

2) Non con la tua, ovvio.

3) No, la domanda è perché si uccide in presenza di esso, bestia.

4) Vai, vai…

Diocleziano

Quando mi mostrerai con certezza la differenza tra una terra consacrata
e una ‘normale’ risponderò alla domanda 2.
Vedere un crocifisso, più che una possibilità per il condannato, era una imposizione, altrimenti non la finivano più di massacrarlo di botte.

FSMosconi

@Enrico

Ti ricordo che stai parlando ad atei, vale a dire non credenti in qualsiasi divinità, ivi comprese le sue mitologie compresa l’idea del ritorno alla base del messianismo. Ergo anche delle sue implicazioni morali. Ergo: ti stai parlando addosso.

1) Anche i non battezzati fanno parte della comunità, e in senso più esteso anche i non religiosi e i credenti nelle altre religioni hanno il diritto di far parte di una comunità, comunità divisa da quelle singole delle singole religioni; non esiste più la religione imposta come nelle tribù.
2) Vedi sopra: perché negargli di confessarsi pubblicamente in una Sangha buddhista o negargli una purificazione mazdea o una richiesta di perdono confuciana o qualsiasi altro rito; o nessun rito?

Enrico

1) Ha ragione anche i non battezzati che fanno parte della comunità a scuola dovrebbero assistere alle messe in orario di lezione.

2)Ovviamente nell’europa medioevale questi erano i problemi le esecuzioni dei buddisti.

gmd85

1) Ma anche no.

2) La pena di morte esiste ancora, sai.

3) Almeno questa volta, le tue p.uttanate ce le risparmi?

FSMosconi

@Enrico

La messa non è un rito statale, civile. Cosa c’è di difficile da capire?

Oh, e comunque non puoi impuntarti nell’asserire (perché queste sono mere asserzioni a priori e non dimostrazioni) che una religione è quella comunitaria e poi glissare sui problemi creati dal trattamento delle altre religioni.
Sarebbe francamente un poco bipolare. O forse solo parac***.

Enrico

Le rispiego se un non battezzato viene sepolto in terra sconsacrata scandalo, mentre se assiste ad una messa a scuola scandalo. Decidetevi un non battezzato secondo la vostra logica và sepolto in terra sconsacrata.

gmd85

@Enrico

Presupposti diversi. Vediamo se ci arrivi da solo. Io dico di no.

Non aiutatelo.

Francesco S.

La pena di morte andrebbe eliminata da tutte le legislazioni nazionali. Essa a mio avviso e amministrabile solo da un tribunale internazionale per gravi crimini contro l’Umanità, come accaduto a Norimberga.

ALESSIO DI MICHELE

E certo, come no ! Ad esempio chi a Bologna ha messo kg. 34 di dinamite innescati con kg. 6 di pentrite lo mettiamo a cucire centrini, certo ! Chi prende e spara tra la folla perché deve uccidere un avversario e stende mamma e figlio per caso, invece, gli facciamo fare una dieta vegana !

Oppure li facciamo crepare tutti di diabete con le sciocchezze caramellose buoniste e politically correct marca “Francesco S.”.

Francesco S.

E’ pensare che credevo che qualcuno avrebbe avuto da ridirire sul 2° periodo.

Ps. La dieta vegana per me è peggio della morte, meglio la morte in quel caso.

Non mi sembra che manchino le pene per chi commettere reati contro lo stato e non sembrano neanche inefficaci visto che hanno generato molti collaboratori di giustizia che hanno permesso di distruggere quelle organizzazioni.

faber

@Alessio Di Michele
Sebbene io sia fortemente contrario alla pena di morte per varie ragioni, provo ad analizzare razionalmente la questione senza pre-concetti e vado su quello che secondo me è il punto fondamentale: qual è il ruolo della pena, non solo di morte, ma in generale? Ciascun ordinamento e ciascuna società, in base anche a quelli che sono i valori morali ed etici di una determinata fase storica, ha dato una risposta diversa.
– La pena può avere il significato di vendetta. Occhio per occhio. Fintanto che c’è un ordinamento simil-tribale, sono i clan a vendicarsi tra di loro (faide), in un ordinamento statale tale esercizio viene praticato dallo Stato. In questa ottica la pena di morte ha un senso;
– La pena può assumere il compito di deterrente. Colpirne uno per educarne cento. Teoricamente anche in questa ottica la pena di morte ha un senso. Praticamente penso di no. E questo perché tale visione parte dal presupposto che ogni individuo commetta un crimine in maniera ponderata, mettendo sulla bilancia rischi e benefici. Secondo me questa è un’interpretazione corretta per alcuni tipi di crimine “pianificati” (grandi truffe, rapine ad opera di professionisti, rapimenti ecc.), mentre è meno corretta per crimini violenti come omicidi, risse, teppismo e compagnia cantante, che spesso sono frutto di valutazioni meno ponderate;
– Possiamo vedere la pena in un’ottica di neutralizzazione della minaccia. Il condannato viene privato della possibilità di nuocere nuovamente. La pena di morte in una simile visione non ha senso, dato che a questo fine l’ergastolo rappresenta, dal punto di vista della società, la stessa cosa. Non c’entra molto con l’argomento, ma vorrei solo far notare che in una simile ottica cade il senso della progressività della pena in base alla gravità del reato in quanto tale progressività dovrebbe, semmai, basarsi sulle probabilità di reiterazione. Senza contare alcuni problemi non da poco che si creano su concetti come “infermità mentale”, “capacità di intendere e di volere” ecc. A questo proposito consiglio la lettura del libro “Il delitto del cervello”.
– La pena può assumere funzione di rieducazione. Al termine della pena, il condannato dovrebbe aver intrapreso un percorso di “riabilitazione sociale” che gli consenta di vivere in armonia con le regole che la sua società si è data. Ovviamente detta così è un’utopia, ed è evidente che una percentuale di successo del 100% è impossibile da ottenere. Ma più che come traguardo reale, questa visione deve secondo me essere interpretata come direzione di massima da seguire. E’ evidente che in tale concezione la pena di morte, così come il carcere a vita, sono delle soluzioni prive di senso.
Penso che queste siano le 4 grossolane suddivisioni che possiamo trovare. Ovviamente un sistema penale può miscelare tra di loro queste componenti in ogni misura possibile. Si può pensare che la funzione rieducativa sia efficace in alcuni casi ma non in altri. Che in alcuni casi la deterrenza sia utile ed in altri no. Che l’etica di un sistema penale possa anche avere un impatto su come la società interpreta il ruolo dello Stato (e viceversa). Che il 41 bis sia utile o disumano. Ma lungi da me dare delle risposte definitive penso che non si possa prescindere da questa domanda: che senso vogliamo dare alla pena?

Laverdure

@faber
Io come paragone efficace userei l’amputazione.
Come tutti sanno,nei secoli passati,in caso di gravi ferite
a braccia e gambe,tipiche quelle di guerra,i medici lavoravano molto di sega.
Con le conseguenze immaginabili per il paziente.
Ora invece le amputazioni ,per le stesse lesioni,sono molto piu’ rare.
E forse dovuto a cambiamenti della morale?
No,semplicemente al fatto che la ricerca scientifica (tanto disprezzata) ha creato i disinfettanti,gli antibiotici,le tecniche chirurgiche ricostruttive e qualche altro migliaio di sciocchezzuole simili che in buona parte dei casi rendono inutile l’amputazione ( ma non in tutti).
Nei secoli passati,quando non era possibile nemmeno
lavare in modo decente una ferita,rinunciare all’amputazione non sarebbe stato un buon servizio per il paziente.
E il fatto che senza il minimo dubbio certi medici “sbrigativi” amputassero arti che si sarebbero potuti salvare anche allora,non intacca il discorso di fondo.
Per cui la domanda e’ questa :abbiamo davvero i mezzi per rieducare un criminale omicida e reinserirlo nella societa , o quantomeno per segregarlo a vita ma concedendogli condizioni di vita consone ai famosi “diritti umani” ?
Abbiamo davvero i mezzi per educare i potenziali criminali a rinunciare a certe attivita senza usare il deterrente della paura ?
Viste le cronache degli ultimi decenni,in particolare le nostre,io mi permetterei almeno qualche dubbio .
Basti pensare all’ennesima proposta di indulto lagamente caldeggiata in sede di governo pwer “aleggerire” per l’ennesima volta il problema delle carceri
sovraffollate,dato che la proposta costruirne di nuove
sarebbe evidentemente scorrettissima politicamente .(mica si tratta di chiese,diamine!)

manimal

contrario alla pena di morte perché:

-si rischia sempre di provocare vittime senza ritorno di errori giudiziari.

-un boia sarebbe sempre un omicida in circolazione.

-se vendetta di stato deve essere, l’ergastolo è una pena infinitamente più atroce, soprattutto se accompagnato da pressoché nulle possibilità di socializzazione.

Laverdure

@manimal
“un boia sarebbe sempre un omicida in circolazione.”

Dato che attualmente i nostri esimi magistrati rimettono quotidianamente omicidi in circolazione a frotte,fra decorrenze di termini,licenze premio,vizi di procedura ecc,
UN omicida in piu’ non sarebbe certo un problema.
Specialmente se,come affermano in molti,il suo lavoro calmasse l’entusiasmo degli altri.

“se vendetta di stato deve essere, l’ergastolo è una pena infinitamente più atroce..”
Quindi giudichi immorale la pena di morte,ma ne approvi una che,parole tue,e’ ancora piu’ crudele.
Non mi sembra molto coerente.

francesco s.

Sicuramente c’è un aspetto etico per essere contrari alla pena di morte in generale, ma credo che il punto principale sia l’utilità. All’atto pratico è molto meglio evitare un ulteriore morto e guadagnare un cittadino che ottenere un morto in più.

Escludendo i crimini contro l’umanità, in quel caso si tratta di difendere la specie umana, la pena di morte non ha ragione di essere applicata.

manimal

@Laverdure

dove avrei esternato giudizi di moralità?

non ho mai sentito dire che gli omicidi siano minori in paesi dove si applica la pena di morte.

l’ergastolo è una pena a mio avviso tremenda, ma ha il grosso pregio di consentire di rimediare a errori giudiziari.
cosa che evidentemente non è fattibile quando vi è qualcuno che è stato giustiziato ingiustamente.

ALESSIO DI MICHELE

Dunque:

1) l’ attentato alla stazione di Bologna (mi piacerebbe fosse solo quello, mentre invece è solo un simbolo di una categoria di delitti ben lunga) non è sicuramente scattato senza determinazione e senza un’ attentissima organizzazione: tentare di accomunare reati del genere alla rissa d’ osteria od al delitto d’ impeto è fuorviante;
2) “c’ è sempre l’ errore giudiziario in agguato …”: c’ é gente con 8 ergastoli sulle spalle: cito Giusva Fioravanti, perché qualcosa di lui so, ma, ovviamente, anche a sinistra c’ è qualcuno che può competere con lui, e non crederei che abbia partecipato al 2/8/’80 manco vedendolo mettere la bomba; bene: gli altri 7 ergastoli non sono 7 errori, e lui é reo confesso, e noi lo manteniamo, anzi lo abbiamo mantenuto, PERCHE’ OGGI E’ LIBERO ! Qualcuno ha ucciso IL FRATELLO DI PATRIZIO PECI, nel cadavere di Cassarà ritrovarono 300 proiettili, …, devo continuare ? No, perché questo argomento ha una fallacia: “sono contrario al patibolo perché non c’ é ritorno in caso di errore”: sei contrario all’ applicazione in mancanza di certezza, cosa ben diversa.
3) La riabilitazione, la pena, la sofferenza, la vendetta,…blah blah: perché non diciamo qualcosa tipo “sei un mostro, sei incurabile e ti elimino “? Mica esiste solo la malattia incurabile e pericolosa del corpo, c’ è anche quella della psiche.
4) L’ ergastolo ti isola dalla società e così non puoi più nuocerle: anche qui non é così; a parte l’ ipotesi di fuga dal carcere, il mostro, da ergastolano, è uno con la pappa assicurata che non ha nulla da perdere: chiedere ad Ermanno Buzzi che ne pensa, anzi no, chiedere ai suoi parenti, perché Buzzi nelle docce credo dell’ Asinara ebbe uno scambio franco e cordiale coi 2 ergastolani Tuti e Concutelli, e da allora si è chiuso in un silenzio impenetrabile, forse perché l’ hanno strozzato (no, dico, STROZZATO, no una cosa istantanea tipo la revolverata, che mentre tiro il grilletto mi sono già pentito, ma è troppo tardi);
5) ti rieduco …: duole vedere anche in questo spazio i rimasugli dell’ Inquisizione: io non ti punisco, ma ti purifico per mezzo della punizione: ti metto al rogo dopo averti torturato, ma è per il tuo bene, per mondarti dal Diavolo. Pensare che certe persone possano essere rieducate è pilatesco, così come pilatesco è l’ ergastolo.
6) Punizione: è così difficile farci i conti ? Così terribile ? Essa è solo l’ altra faccia del premio: una società che ha terrore (a parole) della punizione giusta, avrà frequentazione della punizione ingiusta (tipo: 6 anni perchè avevi le piante di maria sul terrazzo) e terrore del premio (vedi fuga dei ricercatori); se poi aggiungi un po’ di cattolicità ed agiti prima di servire, hai fatto la frittata.

faber

Alessio Di Michele e Laverdure
1) Non riesco a capire in quale modo l’efferatezza di un qualsiasi crimine possa in qualche modo essere correlata con la necessità di eliminare fisicamente il colpevole.
2) L’argomentazione “tanto i magistrati li rimettono in libertà” è risibile e tipica di sensazionalismi giornalstici. Quanti sono? In che percentuale sul totale? E in ogni caso, il malfunzionamento di un sistema è una scusa per abbandonarlo piuttosto che chiederne il miglioramento? Come dire: se l’acqua al rubinetto non mi arriva, bevo il vino.
3) Il termine rieducazione, per quanto scomodo in quanto rievoca spiacevoli rifiuti (nel senso di immondizia) del passato, è da intendersi come: reintegrare l’individuo all’interno della società. In particolare, eliminando quelle possibile cause (ovviamente nei limiti di quelle eliminabili) che ne hanno determinato l’atto del delinquere. Se avete letto bene invece di fermarvi alle prime parole, mi sembrava di essere stato chiaro: non dico che sia sempre possibile, dico che questa è uno dei possibili obiettivi che un sistema penale può darsi, insieme agli altri che ho citato. Avete citato dei casi, io ne cito altri: lo Stato ha il dovere morale di tentare di recuperare un ragazzo di 18 anni arrestato per spaccio o per furto, almeno questo è il mio parere.
4) Se avete letto bene il mio commento, ho specificato che trattasi di un argomento spinoso, in cui non ritengo esistano risposte definitive. Sollevavo delle problematiche, in particolare sul senso e sui pro e i contro del significato che una società vuole assegnare alla pena. Ma visto che voi avete già le risposte in mano rinuncio anche a porre le domande.

Ermete

@ Alessio Di Michele.
Parlare di società, pene e proporzioni attraverso concetti come ‘punizione’ e ‘premio’ è errato in termini di concezione della società e dello Stato (una forma mentis quasi pre-Machiavelli!). Si tratta, semmai, di ragionare su concetti come ‘tutela’ o ‘incentivo’, mentre analizzarli sotto la luce patriarcale-morale di premi e punizioni mostra un’attitudine disadatta ad affrontare il problema coi metodi e i termini del razionalismo.
E Faber lo ha spiegato molto bene nel dettaglio, a me basta indicare come il punto di partenza sia più adatto a parlare del comportamento dei propri figlioli o nipotini davanti al camino con la propria moglie e un buon brulè, anzichè di rapporti sociali pensando di tenere un atteggiamento analitico, che è il fulcro del razionalismo.

marjo

Papa Francesco dice che l’internet è una grazia di Dio; quindi anche l’UAAR, qui?

Gianluca

1) La venuta di Cristo non ha diminuito o mitigato di una virgola la crudeltà che c’è nel mondo, anzi l’ha indirettamente incrementata grazie alle guerre di religione che si sono fatte sull’interpretazione delle sue presunte parole. Visti i risultati la cosa migliore per un dio onnipotente sarebbe stata non fare niente, ma dato che dovrebbe essere onnisciente già sapeva che sarebbe andata così, quindi lo ha fatto apposta a rompere i cosiddetti all’umanità.

2) Con la logica che un bimbo non ha colpa per il mancato battesimo deciso dai suoi genitori e che non è giusto che paghi per i loro errori. Almeno un dio infinitamente giusto dovrebbe pensarla così, al posto di far “pagare ai figli le colpe dei padri per l’eternità”, così come scritto nei “testi sacri”.

3) Quest’ultima domanda non ha senso: allora perchè negare ad un sofferente come il condannato la possibilità di morire vedendo un bel prato fiorito?

Perchè negare ad un sofferente come il condannato la possibilità di morire mangiando un bel piatto di pasta al forno?

Perchè negare ad un sofferente come il condannato la possibilità di morire gustando un’ultima birra ghiacciata?

E si potrebbe continuare all’infinito.

Enrico

1) Cristo è venuto per redimere noi peccatori col suo sacrificio non per toglierci il libero arbitrio e comunque la società è migliorata col cristianesimo grazie ad esempio abolendo i giochi circensi e con quella fratellanza universale proclamata da Gesù e odiata da Voltaire.

nightshade90

faccio notare che nell’impero romano l’avvento del cristianesimo ha abolito i giochi circensi (cosa che non piacque molto ai gladiatori, visto che per loro era un lavoro remunerativo che vacevano volontariamente, a differenza dei condannati a morte. che venivano invece semplicemente ammazzati in un altro modo non meno atroce sotto il dominio cristiano) per portare in cambio il sostanziale genoicidio di tutti i pagani per mano cristiana (ti dice nulla il nome ipazia?) e la distruzione di gran parte della cultura pagana (opere di autori pagani distrutte perchè “non conformi alla dottrina cristiana”, statue di dei pagani sfregiate, ecc.), distruzione che è continuata per molti secoli.

decisamente l’impero romano non ci ha guadagno come “civilizzazione” dall’avvento del cristianesimo, anzi, ha ottenuto solo di imbarbarirsi: laddove una volta era tollerante e rendeva possibile la convivenza pacifica di innumerevoli culti diversi, i cristiani risolsero la cosa con il massacro di chiunque non la pensasse come loro…..

Murdega

Enrico,molti sudditi dell’infallibile sono andati
a svernare in altri lidi, ma tu resisti,la tua
presenza sul blog è più utile che dannosa .
Vorrei segnalarti che si avvertono i prodromi
del concilio Vaticano III e per te si mette veramente
male.

Enrico

Cosa accadrebbe con questo Vaticano III

Comunque ritenete moralmente lecito uccidere per il divertimento altrui?

gmd85

@Enrico

Gladio e arena li hai messi in mezzo tu. Nessuno li ha giustificati. Ti sono stati forniti chiarimenti. Non li cogli? Problema tuo. Ma piantala.

nightshade90

uccidere avversari consenziati per il divertimento altrui sotto retribuzione? no, ma moralmente è qualccosa mille miglia al di sopra dell’uccidere popolazioni intere perchè adoratori di dei diverso dal tuo. prima nell’impero romano c’erano centinaia di fedi diverse che convivevano in pace e c’erano i giochi gladiatorii, dopo con l’avvento del cristianesimo smisero di esserci i giochi e arrivarono i massacri verso tutti i non cristiani, la distruzione di tutta la cultura non concorde con la dottrina cristiana e l’aumento sempre più progressivo dell’uso della tortura. decisamente il cambio ha portato all’imbarbarimento, non all’aumento di civiltà

Enrico

2) La salvezza ha come via maestra la chiesa e comunque qui si parla di luogo di sepoltura.

3)Secondo lei quanti condannati a morte chiedono il prato verde e quanti il crocefisso?

Solitamente veniva concesso un ultimo desiderio terreno.

Enrico

2) La salvezza ha come via maestra la chiesa e comunque qui si parla di luogo di sepoltura.

3)Secondo lei quanti condannati a morte chiedono il prato verde e quanti il crocefisso?

Solitamente veniva concesso un ultimo desiderio terreno.

nightshade90

3) solo ed unicamente tutti (ma neanche tutti, diciamo molti) quelli cristiani (che sono tali sin da prima di entrare n carcere, le “conversioni” in carcere sono molto più rare di quanto credi, e quasi sempre avvengono solo quando c’è la concreta possibilità di ottenere la grazia/arresti domiciliari/condizionale/ecc. in virtù del “guarda come mi sono pentito: mi sono convertito. ora anche il prete del carcere dice che sono cambiato e la sua parola conta tra voi giudici, vero?”). cristiani che guardacaso sono una buona percentuale tra i condannati a morte, una percentuale molto più alta rispetto ai cristiani nella società fuori dal carcere.

sarà mica per lo stesso motivo per cui i paesi occidentali fortemente cristiani (e più ancora quelli fortemente cattolici) tendano ad avere una incidenza di omicidi e crimini violenti più alta rispetto agli altri paesi occidentali? e cioè la “superiorità morale” del cristianesimo?

Enrico

Vede anche nelle trincee non vi sono atei come diceva un famoso generale, soffrire avvicina a Dio.

nightshade90

enrico
sarebbe vero se la conversione avvenisse DOPO la cattura. cosa che invece avviene raramente (e quasi sempre solo quando una conversione di facciata può portare a sconti della pena). a quanto pare ad essere cristiani in percentuali maggiori non sono quelli che soffrono (o la percentuale cambierebbe tra prima della sofferenza e dopo), ma proprio quelli che compioni crimini (che sono già cristiani all’arresto)

nelle trincee non ci sono atei (o meglio ci sono MENO atei, perchè gli atei non mancano nemmeno nell’esercito nonostante i vari fenomeni di nonnimo denunciati verso chiunque non si mostri abbastanza religioso) solo nella misura in cui gli atei sono meno propensi ad andare ad ammazzare gente solo perchè adora il dio sbagliato o solo perchè qualche autorità ha detto loro che è giusto farlo, per il resto nessuno si converte sotto trincea (anzi, non pochi perdono la fede dopo simili esperienze).

Enrico

Mai sentito pèarlare di leva militare? E comunque se lei non vuole uccidere ovvero fare il soldato per coerenza se subisce un furto non chiami la polizia che è armata.

Si noi credenti pecchiamo.

Enrico

Mai sentito pèarlare di leva militare? E comunque se lei non vuole uccidere ovvero fare il soldato per coerenza se subisce un furto non chiami la polizia che è armata.

Si noi credenti pecchiamo.

gmd85

@Enrico

Rileggiti il commento di nightshade e fai il favore di non buttare la prima fesseria che ti passa per la mente credendo che ci azzecchi qualcosa. Uff.

marjo

Il Papa in TV; perché non si può commentare liberamente tutto quello che dice? Il nostro non è un paese libero?

Diocleziano

Nel privato tutti lo possono fare, ma se aspetti
che lo facciano i tg… campa cavallo!
In questi giorni anche tutta la dirigenza Mediaset
è andata a omaggiare Sua Banalità: aspettiamoci
interminabili serie televisive con preti detective. Don Babbeo?
All’appello manca ormai solo Mentana…

whichgood

Mediaset è un’azienda privata e per me possono andare tutti insieme a leccare i piedi mummificati di padre Pio se vogliono.
Diveso è il contingente di RAI che poco fa ha organizzato una “gita” in Vaticano (e come cigliegina sulla torta ha, dopo rettificato, escluso i conviventi). Il tutto preceduto da una papolatria senza precedenti, che festeggia e trasmette ogni populismo esca dalla persona di Sua Banalità (uso la tua geniale e giusta trasformazione). Questo si è vomitevole e merita una vera accusa di peculato alla Maria Tarantola (non è una bestemmia, è il suo vero nome, santo cielo ! ).

DanielN

Spero sempre che un giorno l’umanità si scrollerà di dosso tutte la stupidità, l’infantilità, la barbarie ed il dolore che le religioni per millenni le hanno propinato.
Poche migliaia d’individui spietati, crudeli e cinici per millenni hanno prosperato sulla pelle delle persone più bisognose di aiuto e di vera solidarietà umana.
E’ proprio triste vedere che sono state proprio le vittime a creare e difendere i propri carnefici.
Speriamo dunque in quel giorno in cui guarderemo i simboli del potere cristiano (mulsulmano/ebraico etc) e penseremo: “Ma davvero gli uomini credevano che costoro fossero intermediari di un dio? Davvero c’è stato un tempo in cui gli uomini adoravano un dio che credevano onniscente ed onnipotente?”
Ho fiducia che questo accadrà perchè la storia insegna che è già accaduto per religioni con storie millenarie alle spalle!

Joséphine

Pena di morte, si potrebbe anche essere favorevoli. Ma dio o Dio strage del diluvio universale, strage di Sodoma e di Gommora , che cosa centra i bambini .Quello lo vorrei denunciare ma e latitante (Dio o dio)
Joséphine

giuseppe

La storia bisogna saperla leggerla e capirla nel contesto culturale del tempo, cogliendone anche l’evoluzione e sapendo guardare il rovescio della medaglia. Tutte cose che non puo’ fare chi é accecato dall’ideologia e non sa scorgere il contributo essenziale e positivo che il cristianesimo ha dato alla cultura occidentale.

nightshade90

certo, contestualizziamo:
impero roimano pagano: tolleranza per tutti i culti o quasi, basta che non provochino sovversioni e non incitino all’infrazione delle leggi, sostanziale pace sociale tra gli innumerevoli culti presenti al suo interno, forme di legge che sancivano una protoforma dei diritti del cittadino, grande importanza data alla preservazione di ogni forma di cultura.
avvento del cristianesimo al potere nell’impero romano: cominciano le stragi verso i pagani, in breve tempo TUTTI gli altri culti vengono prima perseguitati ed infine banditi con pena di morte, distruzione di tutta la cultura “non conforme alla dottrina cristiana” su cui riuscirono a mettere le mani (e questo vale anche per gli amanuensi nel millennio successivo, che copiavano sì le opere pagane, ma solo quelle che non trovavano contrastanti con la dottrina cristiana e distruggevano le altre), eliminazione di gran parte dei diritti dei cittadini cominciando dal diritto di religione, passando per l’abolizione del diritto di parola (non che prima fosse chissà quanto rispettato, ma purechè non si incitasse alla rivolta, si sostenesse gruppi illegali o si insultasse l’imperatore il resto era perlopiù permesso. ora qualsiasi esternazione contraria alla dottrina diviene passibile di rogo per eresia) e finendo, tempo dopo, con l’abolizione di QUALUNQUE forma di rappresentanza dei cittadini nell’ambito politico (prima vi era sì un imperatore, quindi una monarchia assoluta, ma esistevano ed erano permessi forme di rappresentanza dei cittadini, come i tribuni della plebe. capitava a volte che degli imperatori si attribuissero anche tale titolo senza alcuna elezione dei cittadini, ma non era la regola) a favore della più assoluta monarchia (che tra l’altro divennhe ben presto da puramente terrena a basata sull’investutura divina, pertanto, mentre prima l’imperatore era tenuto a fare il bene del suo popolo per essere tale, ora l’oprato del regnante diventatava insindacabile ed inoppugnabile poichè “scelto da un potere superiore che non risponde al popolo”).

dimentico qualcosa? ah, sì, durante l’impero romano la tortura si usava, ma non in modo indiscriminato e pelopiù al fine di ottenere confessioni o sotto forma di pena di morte più cruenta di un colpo secco. fu il cristianesimo a renderla un’arte (inventando innumerevoli nuovi trumenti e metodi di tortura prima sconosciuti, molti dei quali nemmeno finalizzati a far confessare il reo ma solo ed unicamente ad infliggere maggiore dolore come forma di “punizione”) ed usandola in modo indiscriminato con chiunque fosse sospettato di eresia, stregoneria, tradimento, offesa a quelache autorità o anche solo di infedeltà coniugale, sodomia, “cattivi costumi” e financo pettegolezzo (sì, esistevano strumenti di tortura inventati dai cristiani usati appositamente per punire le “pettegole” di paese)

ora che abbiamo calato il tuttoi nel contesto culturale dell’epoca, possiamo finalmente dire che il cristianesimo fù per l’impero romano peggiore della calata stessa dei barbari, come danni arrecati alla sua cultura, civiltà ed etica?

nightshade90

sottolineo un passaggio altrimenti non ben esplicato:
nell’impero romano la tortura si usava perlopiù per ottenere confessioni nel senso di “informazioni da un soldato nemico utili alla guerra/da un brigante utili a catturare la banda/da un traditore utili a porre fine al compolotto o a catturare tutti i complici”. raramente si usava la tortura al solo fine di ottenere un’autoaccusa dal reo. a differenza dei cristiani, che praticamente finirono col tempo per basare l’intero loro sistema giuridico sull'”torturalo finchè non confessa”.

Giorgio Pozzo

avvento del cristianesimo al potere nell’impero romano

A questo proposito, c’è un interessantissimo articolo su Costantino nell’ultimo numero di National Geographic.

Consiglio di leggerlo, soprattutto a quanti pensano che Costantino sia stato una specie di santo.

bruno gualerzi

@ giuseppe
“Tutte cose che non puo’ fare chi é accecato dall’ideologia e non sa scorgere il contributo essenziale e positivo che il cristianesimo ha dato alla cultura occidentale.”

Non ti è mai passato per la testa che anche il cristianesimo possa essere un”ideologia’? Quella cristiana appunto. Naturalmente per te non lo sarà, come non lo è per l’islamico, per il buddista, e per chiunque si riconosca in una qualche religione storica… e non lo sarà nemmeno per chi vive un’ideologia ‘laica’ religiosamente (il più gettonato in questi casi è il marxismo, ma non solo). Quindi, ogni ideologia, più o meno organizzata istituzionalmente, può (‘può’, ma non necessariamente) avere come modello l’istituzione religiosa. E l’ateismo… perché immagino che per te è questa l’ideologia che acceca gli atei? Nessun dubbio che anche l’ateismo possa essere vissuto ‘religiosamente’ , quindi ideologicamente… ma mentre una religione NON PUO’ CHE ESERE IDEOLOGICA, cioè basarsi su presupposti da accettare dogmaticamente, l’ateismo – nonostante i vostri sforzi per ‘dimostrare’ che è anch’esso una religione (classica proiezione sul ‘nemico’ delle proprie ossessioni) – non si basa su questi presupposti. Fattene una ragione.

PS. Si parla in genere di ideologia con accezione negativa, ma non lo è necessariamente: basta non viverla religiosamente, cioè dogmaticamente. Difficile, certo, e proprio se si procede ad una verifica storica… ma l’ateismo è l’unica ideologia – se proprio così la vogliamo chiamare – che ha come presupposto la denuncia di ogni ideologia vissuta religiosamente.

Diocleziano

Si potrebbe dire che una ideologia è direttamente proporzionale
alla dogmaticità di quanto afferma?
(Anche se per giuseppe è dogmatico negare cose inesistenti…)

bruno gualerzi

@ Diocleziano
Direi di sì… se si tratta di ideologie basate su verità assolute, che come tali – per chi intende aderirvi – esigono una fede analoga a quella che esige la religione. Ma, ribadisco, le ideologie come tali (il riferimento alle ‘idee’) – religioni escluse – non necessariamente sono dogmatiche.
Faccio un esempio, in qualche modo classico. Marx ha parlato magistralmente proprio dell’ideologia (per la verità dell’ideologia tedesca, con riferimenti ben precisi), mettendone in evidenza l’aspetto storicamente alienante… ma nel momento in cui si parla di marxismo (anzi – sembra una beffa – proprio di ‘ideologia marxista’) ecco che il pensiero di Marx può diventare (come spessissimo purtroppo è diventato) una sorta di vangelo. Però non necessariamente…

gmd85

@giuseppe

Si, si… facile arrivare quando tutto è pronto. Che poi ci siano state fasi successive è irrilevante, vero?

fab

giuseppe, sei pidiellino, lascia perdere. Limitati a ubbidire a Papi e non ti avventurare in altro, nemmeno nel comprare il pane o nell’indossare una maglietta.

Diocleziano

Dài un’occhiata al suo sito di riferimento:
nell’ultima discussione pubblicano il bignamino
delle risposte precotte da dare sul tema dell’aborto.
Vere menti indipendenti!

Otzi

Giuseppe!……………
Hubert wolf ha pubblicato un lavoro da parte tedesca di cinque anni di ricerche nelgli archivi dell’Index Librorum Proibitorum, accessibili solo dal 1998. e si è venuti a sapere il parere (che rimaneva sempre segreto) dei teologi inquisitori circa la messa all’indice della “Storia dei papi” del Ranke. Ecco quanto: “In realtà non è possibile scrivere in maniera appropriata una storia dei papi con i metodi della storiografia, dato che essa sottostà ad un criterio dogmatico che non può essere accessibile ad uno storico protestante come Ranke”.
Giuseppe, sei completamente cieco dalla tua divina ideologia. Fai di dio quello che ti piace. Tientelo! Ma non inquinare la civiltà degna di tal nome.

Losna

La religione cattolica ha purtroppo creato nel tempo la cultura del perdono e del colpevole redento. Non, purtroppo la cultura della vittima. Questo a mio modo di vedere è stato deleterio per la civile convivenza contribuendo alla impunità dei potenti e dei furbi e non a una giustizia giusta.

Otzi

Condivido. Il delitto, infatti, nella cultura ebraico-cristiana ha origine nel “Gran Finto Tonto” del cap. 4 di Genesi o almeno qui trova ideologicamente il suo fondamento sacrale: è la scelta cioè il capriccio del gusto divino che mette contro i due fratelli. Le ragioni umane per il delitto qui sarebbero completamente assenti se non fosse a causa delle sublimi e sacrali “ragioni” divine. In quanto dio non s’accontenta delle qualità e capacità personali di cui lui stesso ha dotato l’uomo. E se si legge bene il mitico testo non solo dio risulta un barbaro “Gran Finto Tonto”, ma la mano dell’uomo stesso che tali pensieri ha scritto dimostra che fondamento del delitto è la fede religiosa stessa. Per non parlare poi di Mosè che riceve ordini da quel dio stesso di passare a fil di spada padre, madre, fratello che non sia dalla sua pacifica parte credente e fedele. Nella Storia l’Onor di Dio ha fondato il gratuito, ipocrita sacrificio dell’Uomo: il delitto più crudele, irrazionale, imparagonabile ad ogni altra crudeltà in Natura.

Laverdure

Un argomento spesso usato contro la pena di morte e’il problema di trovare qualcuno che si accolli il discutibile ruolo di esecutore.
Tra tutti gli argomenti possibili questo e’ il piu’ inconsistente.
Dopotutto far parte del plotone di esecuzione di uno spacciatore che offriva droga davanti alle scuole darebbe molta piu’ soddisfazione che tirare sassi da un cavalcavia o sparare alle studentesse dalle finestre dell’universita,e’ innegabile.
Schiacciare l’interruttore che friggera i sederino ad un magnaccia che rapiva le regazze per avviarle alla prostituzione e le faceva abortire a botte e’ molto piu’ chic che accoltellare un tifoso avversario allo stadio,no ?
Vogliamo mettere poi la goduria della lapidazione collettiva di un pedofilo violento rispetto a quella di un banale stupro di gruppo ?
In questo modo dei bravi ragazzi avrebbero modo di sfogare i loro piccoli istinti senza danno per la societa ma al contrario rendendole servigi.

bruno gualerzi

Sulla pena di morte – se può interessare – facevo questa riflessione:

“Che meccanismo scatta nella mente di quanti sono favorevoli alla pena di morte? Quali motivazioni vengono date a se stessi per ritenerla ‘giusta e utile’? Utile perché giusta, giusta perché utile?
La pena di morte è utile – si dice – perché serve da deterrente; se però le statistiche smentiscono questa affermazione, si rilancia subito ricorrendo all’argomento della giustizia, per cui non è per niente giusto che chi procura un danno non rimediabile non paghi subendo esattamente lo stesso danno, così l’equilibrio sarebbe ristabilito, giustizia fatta. Ovviamente l’equilibrio delle coscienze, perché, oggettivamente, questo equilibrio ha la stessa rilevanza di un qualsiasi fenomeno naturale distruttivo i cui danni non si possono certo riparare ‘infliggendogli’ gli stessi danni… anzi l’equilibrio sarebbe ristabilito cercando, nei limiti del possibile, che il fenomeno distruttivo non si ripeta, mentre, con la pena di morte, si intende ‘bilanciare’ una o più morti con un’altra morte. L’equità quindi, per se stessa, sarebbe tutt’altro che salvaguardata, se non all’interno di una coscienza turbata dall’eventualità di un danno per sé e pacificata dalla convinzione di poterlo evitare con un deterrente. Ma a questo punto, è evidente, il discorso è già ritornato a riguardare l’utile…
Ora, tutto questo risulta riscontrabile ad una analisi oggettiva, analizzando un comportamento palese, ma la contraddizione che la caratterizza, viene tacitato dal fautore della pena di morte quasi sempre inconsciamente, come aiuta a capire la psicanalisi. La quale rileva che quando si vuole punire in modo radicale, spietato, intransigente e definitivo una colpa altrui, in realtà si vuole punire senza margini di ripensamento e di indulgenza se stessi in quanto potenziali autori della stessa colpa, eventualità che però viene rigorosamente censurata dal proprio codice morale.
Gioca poi, a favore della legittimità della pena di morte, anche il fatto che a comminarla è lo Stato, un’entità astratta che toglie ad ognuno il trauma che procurerebbe in ogni caso la responsabilità personale e l’esecuzione diretta e a freddo di un proprio simile che a noi non ha fatto niente. Un po’ come per le guerre sempre più tecnologizzate che mettono i loro autori (non tutti per la verità, ma sicuramente quelli che le decidono, come per altro è quasi sempre accaduto) al riparo dall’impatto diretto con la morte, che sembra sempre più un fatto virtuale, un passaggio di un war game (e per la verità in un certo senso ciò vale per chiunque partecipi ad una guerra, una qualsiasi guerra, tecnologizzata o no, in cui l’uccisione del nemico è resa accettabile tanto dall’anonimato del nemico quanto dal fatto che ci si convince di stare agendo per un bene collettivo, di stare ottemperando ad un dovere che trascende la propria e l’altrui singola esistenza). E così deve sentirsi anche il boia delle esecuzioni capitali: a proteggerlo c’è lo schermo della professionalità, tanto più eticamente fondata quanto più sgradevole è la delega che si riceve dalla società.
Ed è infine sempre sconcertante, ma anche illuminante, verificare come la gratificazione che comunque dà a tante persone la pena di morte faccia aggio perfino sulla fede religiosa che dicono di professare, e che espressamente (richiamandosi – lasciamo perdere con quale coerenza da parte del potere religioso lungo la sua storia – al ‘non uccidere’) condanna la pena di morte: si è talmente introiettato il senso di colpa che, pur di espiarlo, si accetta di commettere peccato grave con la prospettiva di una condanna eterna… il cui deterrente, in questa circostanza, viene anch’esso rimosso.”

gmd85

@bruno gualerzi?

Dici? Insomma, dipenderebbe da una sorta di transfert, un meccanismo di proiezione e introiezione del delitto e della pena. Non è da escludere. Io temo ricada anche tutto sulle interpretazioni contorte che ogni confessione propone in merito alla “religione madre”. Nello specifico, dottrinalmente, una critica totale alla pena di morte da parte del cattolicesimo non c’è.

bruno gualerzi

@ gmd85
“Dici? Insomma, dipenderebbe da una sorta di transfert, un meccanismo di proiezione e introiezione del delitto e della pena.”

In effetti dovevo precisare che questo transfert può valere soprattutto per alcuni… in genere per coloro che non sono coinvolti direttamente. Per altri valgono le ragioni ‘oggettive’ di cui ho scritto. Ma entrambe possono valere per lo stesso individuo.

In quanto al cristianesimo, sappiamo come il ‘non uccidere’ sia stato rispettato dall’autorità religiosa lungo la storia della chiesa, quante e quali sotterfugi dialettici si siano inventati per legittimare la pena di morte, per ‘contestualizzarla’ … e fino al punto – come giustamente richiami – che ancora oggi in proposito non mancano i ‘distinguo’.
Ma si tratta solo di una delle tante contraddizioni che fanno della chiesa l’istituzione storica che più di ogni altra si è adoperata per disattendere i principi su cui dovrebbe basarsi.

Laverdure

@Bruno Gualerzi
Nel caso del nostro paese il meccanismo psicologico penso sia semplicemente l’indiscutibile bisogno dell’uomo di avere delle “certezze”.
Tutte le volte che un onesto cittadino timorato legge nelle cronache che un pluriomicida ,autore di numerose violenze,giudicato nero su bianco “totalmente infermo di mente” dai medici ,ha ottenuto da un “generoso”funzionario una licenza premio da cui non e’ rientrato (ma pensa un po’!),ed e’ stato catturato fortunosamente dopo che se ne e’ andato in giro armato,
dopo simili notiziole ,dicevo,non puo’ fare a meno di pensare che dal cimitero tutta la malafede e l’idiozia del mondo non hanno mai fatto evadere nessuno.
E se molti soggetti trovano il modo di commettere violenze e omicidi in carcere (vedi il recentemente dismesso Vallanzasca),fra gli ospiti del camposanto vige l’armonia piu’ totale,sfido chiunque a metterlo in dubbio.

bruno gualerzi

@ gmd85
Mi devi scusare, ma da quanto affermi non ho ben capito se sei o no contrario alla pena di morte… anche se ritengo comunque che tu intenda ‘capire’ chi, di fronte a certe vicende, la vorrebbe ripristinare. Ma è proprio questo il punto: se, per tante ragioni, la giustizia non funziona (il buon Beccaria ha fissato una volta per tutte l’aureo principio per cui non è l’entità della pena che serve, ma la sua certezza), se non si individua il vero bersaglio da colpire (una gestione distorta della giustizia) si finisce per auspicare un rimedio peggiore del male. Si può ‘capire’ tutto, ma credo che non di debba mai giustificare.

gmd85

@bruno gualerzi

Sono contrario. E concordo con il tuo ultimo commento.

Engy

bravo Bruno Gualerzi!
E di fronte a uno che mi usa la bellissma espressione “fare aggio”, io capitolo proprio! 😆

Otzi

ai vari sant’Enrichi.
“Non per un omaggio esteriore oggi ho piegato il ginocchio, bensì nell’intima convinzione che una nazione possa diventare grande solo se si fonda sulla religione e la considera come una questione essenziale della sua vita pubblica e privata” Benito Mussolini a Vicenza dopo uno dei tanti assassinii locali dei fascisti.
In quel frangente, dopo l’assassinio di Matteotti, il “capo dei banditi” aveva bisogno della curia. E continuò a sentenziare: “Per me l’atto di violenza è qualcosa di profondamente morale, più morale del compromesso e dell’appianamento”. E l’Osservatore Romano scriveva dopo l’attentato al capo dei fascisti cosa mai sarebbe accaduto se fosse stato eliminato colui “che solo possiede il prestigio morale per dominare la situazione”.
Per il resto, vedere sopra cosa manca al forum di Davos per un equo progresso, secondo il pensiero di Francesco.

Enrico

Mussolini era ateo e cerco di compiacere la chiesa in vari modi, firmo i Patti Lateranensi ma lo stesso Togliatti li ritenne cosa buona e giusta.

Otzi

Non può aver Dio per padre chi non ha la chiesa per madre. Non credo che fosse così ateo facendo tanti interessi della madre…..
E poi il suo ultimo incontro col cardinale…..
Ma quanti delitti non ha fatto e avallato la gerarchia sacra!,,,,

nightshade90

mussolini era ateo nella misura in cui enrico VI di francia (tuo omonimo, guarda che caso….) era ugonotto: “parigi val bene una messa”. come il tuo omonimo, mussolini sarebbe stato pronto a rinnegare ampiamente l’atismo e dirsi financo pastafariano, se ciò avesse potuto essergli utile sul piano politico.

gmd85

@Enrico

L’ateismo di Mussolini era dei più stupidi e non c’entra comunque con la questione, è inutile che ci provi.

Togliatti ha cambiato idea tutto d’un tratto. Fai il favore…

spapicchio

“Ragioni di convenienza politica: per ottenere il consenso delle masse il potere politico ha sempre trovato utile appoggiarsi alla religione: e questo è il meccanismo che opera anche quando il potente di turno si chiama Hitler e ha col cristianesimo come religione un rapporto di profonda avversione.” (Adriano Prosperi)

Infatti, Hitler andava molto d’accordo con cattolicesimo romano e la CCAR (mons. Kaas ecc…) mentre la sua politica non funziono` con i paesi cristiani piu` evangelizzati.

alessandro pendesini

Che io sappia, nessuno ha potuto dimostrare razionalmente che la pena di morte possa avere una qualsiasi giustificazione etica, e ancora meno neuropsicologica. Se si potesse dimostrare tramite studi accademici approfonditi che la pena di morte farebbe desistere certi assassini potenziali decisi di commettere l’irreppparabile, quindi salvare gente innocente, potrebbe (eventualmente) essere ripensata.

Vorrei inoltre far notare che, stranamente, l’omicidio è condannato entro individui « nello » Stato, ma glorificato « entro » gli Stati…..La « razionalità » umana avrebbe due velocita ?…..

Diocleziano

Penso che la pena di morte abbia eminentemente uno scopo utilitario: togliere di mezzo elementi di disturbo. Rimane, ovviamente, l’inconveniente della difficoltà a rimediare agli errori. Un detenuto costa circa 3.800 € al mese, il triplo di quanto guadagna un operaio. Un ergastolano dopo trent’anni di prigione costerà quasi un milione e mezzo.

Laverdure

Qualche piccola comsiderazione per puro esercizio intellettuale:
qualche anno fa,per fronteggiare la criminalita ,in alcune citta del sud furono dispiegati alcuni contingenti dell’esercito.
Fu un provvedimento di breve durata,chiaramente di ripiego,senza nessun programma preciso,per dare insomma un “contentino” alla gente.
Eppure,a quanto si lesse,si registro un sensibile calo della criminalita durante quel breve periodo.
Perche,pensate un po’,ai criminali la presenza di uomini armati in giro
per le strade crea dei complessi ,anche se si trattava di soldatini poco addestrati.
Ora,credete davvero che la prospettiva reale di finire appesi ad una corda o davanti ad un plotone di esecuzione non calmerebbe i bollori di molti ?
Non dimentichiamo che nel nostro caso non si tratta di Hezbollah fanaticamente indottrinati e pronti a fare i kamikaze per guadagnarsi il paradiso,ma di gente spinta solo da tornaconti molto piu’ materiali,poco propensi a rischiare la pelle.
Persino la prospettiva di evitare non la morte ma semplicemente anni di galera ha
generato da anni i fenomeno del pentitismo tra i mafiosi,un tempo impensabile,cosa che purtroppo la magistratura nostrana non ha saputo sfruttare efficacemente per incapacita e corruzione.
E’ ovvio che pretendere il ripristino della pena capitale in Italia sarebbe assurdo,ma per favore,tra i possibili argomenti contrari quello della sua mancanza di efficacia e’ quello meno valido.

Francesco S.

Non è la gravità della pena che fa da deterrente, ma la certezza e lo dimostra anche l’esempio da te citato.

L’efficacia di una pena è somma di 3 fattori:
Certezza + Rieducazione + capacità deterrente

A parità di certezza la pena di morte se forse è più deterrente di certo ha una capacità rieducativa nulla, mentre una pena detentiva garantisce sia rieducazione che effetto deterrente a parità di certezza. Quindi in definitiva la pena di morte è meno efficace almeno teoricamente perchè uno dei 3 fattori è sempre nullo.

manimal

già. sicuramente la mafia è terrorizzata dalla prospettiva che i suoi picciotti rischino la forca o l’iniezione letale.

Ermete

@ Laverdure

Sono argomenti delicati, che dovrebbero essere trattati con piglio scientifico, dati e statistiche.
Tu dici che la presenza dell’esercito, a quel che si legge, fece calare la criminalità.
Sarebbe bene leggere dati, percentuali e tabelle in merito per capire se effettivamente fu un fenomeno incidente ad alto livello, o se questo calo fu dovuto -sempre nella misura in cui ci sia stato- davvero all’esercito.
Sopra invece dici che i delinquenti abituali sono tollerati ed escono presto.
Anche qua sarebbe bene, più che sentire dire in stile chiacchierata, sapere bene il numero dei recidivi o degli evasi tra coloro che beneficiano degli sconti di pensa, quali delitti (o meglio di quale gravità) ne vengono maggiormente beneficiati, sapere bene i termini delle leggi di cui si parla e fare paragoni percentuali con paesi allo stesso livello di benessere medio in cui vige la pena di morte.
Solo ragionando con dati, tabelle e percentuali si può ragionare oltre il sentito dire del quotidiano, il luogo comune o le proprie ideologie.
Dunque sarebbe bene, quando tornerai a intervenire, che ci portassi un po’ di dati per atteggiarci al problema coi metodi e i concetti che il razionalismo richiede.

LAVERDURE

@Manimal
“mafia” e’ semplicemente il nome di un fenomeno criminale.
Se invece ci riferiamo agli individui,se ai “boss” evidentemente non interesserebbe molto se i loro “picciotti” venisssero giustiziati dallo stato oltre che nei regolamenti di conti,come (fortunatamente )accade nella realta,ai picciotti invece la cosa interesserebbe.
Il fenomeno del pentitismo ne verrebbe senza dubbio stimolato.
Dopotutto un boss puo’ ammazzare la gente,ma non farla resuscitare,e non ce lo vedo un picciotto affrontare
impavido l’esecuzione al grido di “viva la mafia”,o “viva
Toto Reina” o chi per lui.
Ovviamente,questo richiederebbe uno stato e una magistratura seri ,decisi e dotati di vera professionalita,
per cui il discorso e’ puramente ipotetico.

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