“Oca pro nobis”: intervista a Cornaglia, D’Ambrogi, Turchetto

Carlo Cornaglia ha collaborato con il Fatto Quotidiano e gestisce un blog sul sito di MicroMega. Autore di opere satiriche in versi, ha scritto Sua Presidenza, Qui finisce l’avventura, Novanta personaggi in cerca di pudore, Il grande gioco dell’oca della politica italiana e Berlusconeide.

Filippo D’Ambrogi realizza e pubblica sul suo sito “Ballaiche” brani musicali di contenuto laico e anticlericale.

Walter Peruzzi, già docente di storia e filosofia e collaboratore di varie riviste, ha diretto Lavoro politico, Marx 101 e, attualmente, Guerre&Pace. Ha scritto La religione della vita. Teoria e pratica dell’omicidio nella Chiesa cattolica, Il cattolicesimo reale e, con Gianluca Paciucci, Svastica verde.

Maria Turchetto insegna Storia del pensiero economico e Epistemologia delle scienze sociali all’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Presiede l’Associazione culturale “Louis Althusser” di cui dirige le collane Althusseriana e Epistemologia per l’editore Mimesis di Milano. Autrice di numerose pubblicazioni, dirige la rivista L’ateo.

Hanno scritto insieme Oca pro nobis. Controsillabo giocoso e irriverente, con prefazione di Carlo Augusto Viano e pubblicato da Odradek Edizioni.

Acquista questo libro su IBS

ocapronobis550

Redazione: Come è nata l’idea di un progetto così particolare?

Filippo D’Ambrogi: L’idea di realizzare un’operetta snella con poesie, prose, disegni e canzoni ha preso avvio gradualmente da un mio proposito temerario: tradurre in canzonette dissacranti le osservazioni incalzanti di Walter tratte dal suo libro Il cattolicesimo reale. Ben presto però si è visto che la sagace satira poetica di Carlo, autore dei testi delle canzoni e delle poesie, non sarebbe stata sufficiente senza il puntuale supporto delle schede critiche di Walter e il conforto delle tenere e graffianti oche di Maria. E così i quattro linguaggi complementari, assemblati nel gioco dell’oca ideato da Carlo per integrare le diverse forme espressive, si alternano in una facile lettura che può procedere liberamente, di seguito o a salti, e che consente l’ascolto delle canzoni con uno smartphone o un computer connesso a Internet.

Parlate di operetta semiseria con un intento serio, quello di “mostrare quanto sia sprovvista di fondamento, anzi risibile, la pretesa della Chiesa cattolica di candidarsi a religione civile e guida morale della società”. Pensate sia più facile convincere i lettori alternando poesie, canzoni e disegni all’informazione storica? Non si corre il rischio di ripiombare nell’anticlericalismo ottocentesco?

Maria Turchetto: Qui le domande sono due. Quanto alla prima: sì, penso sia più facile convincere divertendo che annoiando con dotte dissertazioni. Quanto alla seconda: sentite, sono un po’ stufa di sentir denigrare l’anticlericalismo ottocentesco. Carlo Augusto Viano, per fortuna, lo rivaluta nell’introduzione: “relativamente libero da ideologie globali, ha potuto esprimersi con indipendenza e creatività […] Nell’anticlericalismo ottocentesco ha potuto avere pieno riconoscimento la vena umoristica e satirica, che ha smascherato e messo in ridicolo gli atteggiamenti del clero e gli strumenti usati dai preti per far valere le loro imposizioni religiose”. Secondo Viano, la cultura del Novecento (aggiungerei: soprattutto quella italiana) rappresenta in questo senso un regresso — con Croce e il suo “non possiamo non dirci cristiani” (eh! per Croce esorcizzare quel positivismo che alimentava filosoficamente l’anticlericalismo ottocentesco rappresentava una vera missione), con il fascismo e la riscossa dei preti; e anche nel secondo dopoguerra con l’anticomunismo alleato alla cultura clericale, col cattocomunismo, con tutte le cautele della sinistra… L’anticlericalismo ottocentesco ha riso dei preti, e lo ha fatto apertamente: che liberazione! Perché ridere dei preti, sapete, viene spontaneo. Certo, ci sono individui che durante l’infanzia hanno subito l’amputazione del senso dell’umorismo, poveretti — una pratica pedagogica davvero inumana. Ma per quelli che sono sfuggiti al trattamento, davvero: come si fa a non ridere dei preti? Ma tu guardali: come si vestono, con quei balordi cappellini, come sgomitolano parole a vanvera, come biascicano e salmodiano le loro formulette magiche… e come si arrabbiano se a te viene da ridere! Ridere dei preti è più che un diritto (da mettere a lettere cubitali nella carta dei diritti dell’uomo): è fisiologico.

Nella prefazione Carlo Augusto Viano lamenta “il ritorno di atteggiamenti di sottomissione alle culture religiose”, nonché il fatto che “le formazioni più o meno democratiche o di sinistra sono, nella migliore delle ipotesi, timide”. Quale spazio può dunque avere, nella società italiana attuale, la critica diretta della religione, e quindi anche un libro come il vostro?

Carlo Cornaglia: La mia collaborazione a questo libro ha uno scopo ben preciso: criticare, in termini satirici, la gerarchia della Chiesa per due ragioni essenziali. In primo luogo per ripristinare, se c’è mai stato, il principio di dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Perciò nessuna invasione di campo, visto che a quanto pare non esiste più una religione di Stato. La Chiesa si muova liberamente nel suo ambito e ciascuno sia libero di seguirne i principi e le leggi, purché non confliggano con quelli dello Stato. Lo Stato sia laico e non sia chiamato in nessun modo a finanziare qualunque attività confessionale in qualunque campo: dell’istruzione, della sanità etc. La Chiesa affarista paghi le tasse come tutti dovrebbero fare, le sue banche seguano le regole generali, rinunci all’otto per mille e si paghi tutte le sue attività e i suoi preti. Le Chiese siano tutte eguali fra loro, senza privilegi né da parte dello Stato né nei confronti delle religioni più “deboli”. In sintesi abolizione del Concordato e liberi tutti. In secondo luogo, per criticare l’interferenza della Chiesa nel campo dei diritti civili. Come io, laico, non pretendo di imporre i miei principi a chi crede, chi crede non mi deve imporre i suoi. Mi rendo conto che qui entra in ballo anche una classe politica completamente prona e che tocca agli elettori scegliersi dei politici non asserviti.

La dottrina cattolica è qui sviscerata in tutti i suoi aspetti più importanti. L’ignoranza in materia degli italiani (compresi quelli che si dichiarano cattolici), nonostante anni e anni di frequentazione dell’ora di religione a scuola, è tuttavia enorme e in continuo aumento, come mostrano sia serissime inchieste sociologiche sia i più banali quiz televisivi. Un “controsillabo” può arrivare dove non arriva nemmeno il catechismo?

Carlo Cornaglia: Sì, forse è più facile arrivarci con un controsillabo giocoso e irriverente, un’operetta snella e di facile lettura, senza tanti discorsi paludati. Senza illudersi, certamente, di cambiare il mondo. Chi ha fatto satira, ad esempio su Berlusconi, non si è mai illuso di abbatterlo con la satira. Mettiamo anche in conto l’importanza dello sfogo che vale di per sé: una valvola di sicurezza per non esplodere di rabbia

Ogni pagina del libro contiene una critica alle gerarchie ecclesiastiche, in particolare per la loro pretesa di voler imporre a tutti la loro dottrina. Ma ora c’è un nuovo papa, che nel colloquio con Eugenio Scalfari è arrivato addirittura a definirsi “anticlericale”, quando vede un “clericale”. A Jorge Maria Bergoglio avete dedicato una poesia, che in rima ricorda che “per gli evviva forse è presto / e aspettar sembra più onesto”. Lo provocherete inviandogli una copia di Oca pro nobis? Oppure aspettate anche voi una sua telefonata?

Carlo Cornaglia: Io sarei certamente d’accordo e molto grato a chi, con qualche conoscenza, ci mettesse in condizione di inviargli una copia di Oca pro nobis. Quanto al mio parere sull’attuale Papa direi che è un ottimo comunicatore, sembra avere delle buone intenzioni di correggere alcune brutture della Curia e degli affari, ma non cambierà poi molto, dopo la prima scossa all’ambiente: sia per le grandi resistenze che incontrerà e sta già incontrando, anche in termini di popolo tradizionalista, sia perché (autocitazione) “non scordar che un Papa è un Papa”.

Maria Turchetto: Santo cielo! In effetti l’altro giorno all’ora di pranzo ho ricevuto una chiamata strana… Ma credevo fosse una promozione telefonica e ho buttato giù… Vuoi vedere che era il papa? Quanto al “papa anticlericale”, la sparo grossa, ma mi suona come una “guerra umanitaria”: non ci credo!

La redazione

11 commenti

Filippo

Indiscrezione dell’ultima ora: sembra che il sedicente anticlericale papa Bergoglio voglia dare l’imprimatur vaticano a Oca pro nobis.
Agghiacciandee, direbbe Conte imitato da Crozza!

whichgood

Il Papa anticlericale?. Certo, la solita smania di mostrare il proprio masochismo clericale.
Comunque, se vero dovrebbe scriversi all’UAAR, forse possiamo aiutarlo.

Engy

ero piccola ma ricordo bene Miche Bongiorno tirato a lucido che diceva “fiato alle trombe TurchettO!” … Era la Turchetto, giusto …? 🙂
E la Turchetto oggi ci svela un segreto: è un diritto ridere dei preti. Meno male, grazie per avercelo detto!
Peccato che di preti vestiti in modo da far ridere, se non a Roma, secondo me non se ne vedono più. Avercene di pretuncoli così come li descrive lei, con la veste e tutto il resto, da poter sbeffeggiare!
Più di una volta qualche lettore/commentatore dichiarava la propria antipatia totale verso la Turchetto; d’istinto non provoca simpatia travolgente nemmeno a me e mi verrebbe da dire – troppo sbrigativamente e superficialmente – che mi pare spiritosa e accattivante quanto un anoscopio, ma di sicuro mi sbaglio: non avrebbe detto, razionalista come di sicuro è, la frase “certo, ci sono individui che durante l’infanzia hanno subito l’amputazione del senso dell’umorismo, poveretti …… ” !

laverdure

@Whichgood
“Il Papa anticlericale?”
E che c’e da meravigliarsi ?
Beppe Grillo non si era dichiarato tante volte contrario alla politica e non aveva assicurato che mai avrebbe fondato un partito ?

whichgood

Si, ma Beppe Grillo è (o era) un comico, Il Papa è comico ma non di professione (in teoria).

neverclean

Anche se non sarà “una risata che li seppellirà”, ma solo il taglio dei privilegi economici e dei beni materiali acquisiti in secoli di sfruttamento della credulità popolare e di sistematica alleanza con il potente di turno, talvolta interpretato in prima persona,
una risata ne incrina in un attimo la vuota prosopopea basata sul nulla e, soprattutto, allunga la vita a chi ride!
E se anche non la allunga, ci fa passare meglio la giornata.
W la satira anticlericale, ottocentesca, novecentesca, .. “duemilesca”, sempre!

giancarlo bonini

Cara Engy, i preti ai quali ti riferisci sono forse quelli dei martellanti spot televisivi pro 8 per mille che ( con perfetta scelta di argomenti) ci informano che ” per uno che sbaglia……).
E ce li dovremo subire per mesi|

Engy

beh, sicuramente nella mia ridente cittadina del tricolore io di preti riconoscibili, vestiti da preti, non ne vedo più da anni. Anzi ti dirò, tra i più giooovani ci stanno anche dei bei giovinotti!
Poi sai com’è, NOI ci abbiamo la sanità migliore in Italia, gli asili migliori del mondo intiero, il re dei formaggi, cioè come dire …. siamo sempre un po più avanti noi emiliani e reggiani in particolare ( 🙂 )…. inevitabile che anche i preti risentano positivamente dal clima progreditisssimo che respirano e non si vestano più da preti (forse per mimetizzarsi?) !
😆

Otzi

Sì, penso ci sia proprio adatta materia per “Oca pro nobis”. Nell’articolo poi la mia attenzione è caduta su quel “per gli evviva forse è presto / e aspettar sembra più onesto” per tal papa Francesco. A me ha colpito una particolare affermazione fatta sabato scorso durante la visita all’ospedale pediatrico del Bambin Gesù. Disse: Spesso mi son chiesto e chiedo a Dio del perchè del dolore innocente, senza mai ricevere risposta. Ma so che Dio sta a guardare, che vi guarda….
E’ ben nota l’antica critica all’onnipotenza che se può e non vuole…
Ma adesso tal dio rimodellato in aggiunta sta anche a guardare. Lo ha detto proprio lui, Francesco papa. Ma cosa possiamo mai pensare noi di Bergoglio?
Per citare Darwin: Più ci penso e più cado nello sconcerto.

Diocleziano

”… Ma so che Dio sta a guardare, che vi guarda…”
Sembra che dio sia uno di quei pensionati che passano
le giornate a guardare i lavori stradali.
E poi dovrà spiegarci come fa a sapere che dio guarda alcunché.

Commenti chiusi.