La sinistra non è nata per essere clericale

Ancora una volta si accentuano nel Partito Democratico le differenze tra identità, tra ex democristiani ed ex comunisti. A lanciare il dibattito è stato stavolta il segretario Guglielmo Epifani, quando ha annunciato che il prossimo congresso del Partito Socialista Europeo in calendario tra febbraio e marzo prossimi sarà organizzato dal Pd per la prima volta a Roma. Perché “è un segno di appartenenza che dice quali sono le nostre radici e i nostri legami”, ha affermato durante un incontro pubblico organizzato a Milano dal candidato alla segreteria Gianni Cuperlo.

Vari esponenti dell’ala cattolica del Pd hanno criticato Epifani, anche con una lettera di diversi parlamentari a Europa, quotidiano di riferimento dell’area teodem. Dove si lamenta che nel dibattito in seno al Pd il termine “progressista” abbia preso piede rispetto a “riformista”. “Il Pd non era nato per essere solo la sinistra”, si legge, “qui sta il tema irrisolto”. Non poteva mancare la chiosa sulla “rivoluzione di papa Francesco, che apre una nuova stagione nella Chiesa che inevitabilmente interroga anche la politica“. Tra le ragioni dello scontento, il fatto che tutti e quattro i candidati a segretario chiedono che il Pd aderisca al Pse, ritenuto probabilmente come troppo laico. Perché la vera questione, “in larga misura ancora irrisolta”, è il “rapporto tra il Pd e il mondo cattolico”: l’inadeguato “coinvolgimento del popolo cattolico” e i rapporti da migliorare “tra laici e cattolici”. Che, evidentemente, non vogliono proprio essere identificati come “laici”.

fioroni

La reazione della componente popolare mostra come il Pd non abbia ancora risolto il dilemma della propria collocazione, anche a livello europeo. Nel centrosinistra ha preso piede una “doppia tentazione”, cioè un atteggiamento meno esplicitamente confessionalista rispetto alla destra ma pur sempre tale, che viene stemperato in senso multiculturalista per venire incontro alle minoranze di origine straniera, identificate con il credo religioso. Entrambe le strade vanno a scapito della laicità, e spiegano largamente gli italici ritardi su temi quali il fine-vita, le coppie di fatto e i diritti gay, su cui negli altri paesi occidentali persino conservatori e progressisti si incontrano. L’ossequio del Partito Democratico alla Chiesa cattolica non gioca neppure a suo favore, tanto che è stato proprio un tema come i Dico a minare il governo di Romano Prodi. Quanto poi sia proficuo dal punto di vista elettorale non è dato  a sapere: si può comunque constatare che i consensi attuali del Pd non vanno granché oltre quelli che aveva raggiunto da solo il Pds.

Negli altri paesi europei non è proprio concepibile, o rimane di nicchia, un amalgama come il Pd: i credenti clericali solitamente si collocano a destra, mentre i credenti laici a sinistra. Solo in Italia si deve vedere tanto clericalismo a sinistra, ulteriormente incentivato negli ultimi mesi dall’ossequio verso Francesco. Il fatto che numerosi parlamentari Pd non si definiscano di sinistra conferma che l’anomalia è proprio il Pd. Ed è chiamato a risolverla facendosi realmente laico. Altrimenti i contrasti tra correnti andranno avanti fino all’inevitabile implosione. Una sorta di suicidio clericalmente assistito.

La redazione

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