Negli Usa si comincia a discutere dei costi pubblici delle Chiese

Negli Usa la stampa ha preso sul serio le stime fatte da parte laica, come l’indagine pubblicata sul Free Inquiry che parlava di 71 miliardi di dollari di esenzioni a favore delle confessioni religiose. Privilegi contro cui si sono impegnate associazioni come la Freedom from Religion Foundation, impegnata in un recente contenzioso che ha mostrato le contraddizioni del sistema americano, dove formalmente c’è separazione tra Stato e Chiese ma in cui queste hanno forte influenza e potenti interessi. Ora anche la rivista Newsweek si chiede se le Chiese non rendano l’America “più povera“.

Anche la Secular Coalition for America, organizzazione statunitense di non credenti, si sta muovendo per contestare le esenzioni fiscali alle confessioni. L’ente fiscale americano, l’Internal Revenue Service, classifica infatti le comunità di fede come associazioni senza scopo di lucro che possono godere di esenzioni (codice 501(c)(3)), sebbene spesso non lo siano affatto ma anzi promuovano candidati politici o usino i fondi per scopi lucrativi e non caritatevoli. Per questo, secondo le stime della SCA, se il fisco facesse rispettare in maniera più stringente i criteri, potrebbero entrare nelle casse federali più di 16 miliardi di dollari all’anno. La Coalition si sta impegnando affinché il Congresso faciliti le procedure di controllo sulle confessioni religiose da parte dell’IRS, che tuttora richiedono l’ok da parte del Tesoro. Lauren Anderson Youngblood, portavoce della SCA, chiarisce che l’iniziativa non è un “attacco alle Chiese o alla religione”: si tratta di far notare alle istituzioni che in un momento di crisi come questo occorre essere “imparziali”. Anche le organizzazioni a carattere religioso dovrebbero pagare le tasse se hanno attività lucrativa, nonché rispettare gli obblighi validi per le altre (come la compilazione del Form 990), quindi non si tratta di far versare le imposte alle Chiese in quanto tali o per le attività di charity, ma di eliminare privilegi.

Spesso le esenzioni vengono giustificate con il luogo comune che le Chiese fanno soprattutto carità, ma non è vero: sebbene il pregiudizio pro-religione sia diffuso, a conti fatti pesano piuttosto i costi di mantenimento per strutture e impiegati. Come fa notare Ray Cragun, sociologo che ha partecipato alla ricerca pubblicata sul Free Inquiry e autore del già citato What You Don’t Know about Religion (but Should), che snocciola alcuni dati. Nelle 271 congregazioni negli Usa in media i costi di gestione ammontano al 71% e la maggior parte finisce per gli stipendi dei ministri. Mentre per esempio la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (i mormoni) tra il 1985 e il 2008 hanno spesso solo lo 0,7% per la carità. Per fare un paragone, ogni anno la catena di supermercati Wal-Mart dona 1,75 miliardi in cibo alle charity, quasi il doppio di quanto non abbiano mai donato i mormoni Usa in 25 anni. Mentre la Croce Rossa americana spende il 92,1% dei suoi introiti per prestare dei servizi di assistenza e il 7,9% per i costi di gestione.

churchtax

Le Chiese sono anche molto attive a livello politico, cosa che stride con lo status di 501(c)(3). La conferenza episcopale statunitense potrebbe vedere il proprio status revocato per la sua ingerenza in politica. Ma le confessioni, nel timore di perdere ricche prebende, sono sul piede di guerra: il Pulpit Freedom Sunday, organizzato dall’Alliance Defending Freedom (già Alliance Defense Fund, gruppo legale cristiano integralista) e che vede pastori da tutti gli Usa rivolgersi ai candidati per condizionarli, lamenta i controlli dell’IRS. Parla addirittura di “intimidazioni e minacce” perché le Chiese hanno “diritto costituzionale di parlare liberamente e onestamente (anche su candidati e voti) senza dover temere la perdita dell’esenzione fiscale”.

Anche per l’Italia l’Uaar ha documentato in maniera dettagliata quanto pesa sulle tasche dei cittadini la Chiesa cattolica. Una stima che supera i 6 miliardi di euro annui, emersa dall’inchiesta I Costi della Chiesa pubblicata anche per Nessun dogma. Come già spiegato, l’argomento secondo cui la Chiesa fornisce servizi per un valore maggiore non regge, oltre a servire da apripista per lo smantellamento del welfare pubblico e laico a favore della sussidiarietà cattolicamente orientata (con tutte i problemi già noti e la mancanza di trasparenza, specie in regioni come la Lombardia).

Il problema dei costi delle Chiese esiste e Newsweek lo evidenzia fin dal titolo. Se non ci fossero gli atei a impegnarsi per queste denunce forse nessuno lo farebbe, nonostante le cifre ingenti. C’è da chiedersi perché, vista anche la crisi economica ancora in corso, e che le Chiese non stanno certo contribuendo a risolvere rinunciando alle loro prebende. Al massimo fanno sapiente marketing sui palliativi che forniscono le parrocchie e le strutture annesse, sempre ampiamente foraggiate da denaro pubblico, tra otto per mille e altri stanziamenti con i soldi di tutti. Certamente lodevole l’impegno di tanti volontari, spesso ignari di come viene gestito il fiume di denaro che ricevono le organizzazioni per le quali prestano servizio, ma non va dimenticato che la carità non è affatto gratuita per i cittadini e lo stato, né disinteressata e che rappresenta una parte minoritaria di quanto spendono le Chiese. Quello dell’assistenza è un vero e proprio business, che assicura alle confessioni religiose non solo ampi margini di guadagno per il giro di donazioni e finanziamenti, ma anche un investimento per la costruzione di una immagine positiva.

Ma ci sono dei lati oscuri, come dimostrano ad esempio le polemiche in Germania sui bassi stipendi assicurati dalla Caritas, gestita dalle ricchissime diocesi. Mentre sempre in Germania ha suscitato indignazione la spesa di 31 milioni di euro per la faraonica dimora del vescovo di Limburgo, monsignor Franz-Peter Tebartz van Elst. Anche di questo da noi non si parla e i bilanci delle diocesi e delle Caritas annesse non sono certo trasparenti quanto quelli Usa e tedeschi.

La redazione

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10 commenti

Diocleziano

”…l’argomento secondo cui la Chiesa fornisce servizi per un valore maggiore…”

Questa scemenza equivale ad affermare che sia possibile realizzare un motoperpetuo.
Non mi dilungo nelle spiegazioni.

laverdure

@Diocleziano
Incolto,Santa madre Chiesa ti garantisce nientemeno che una vita eterna !
Qualcuno e’ forse mai tornato a lamentarsi per la scarsa qualita del servizio ricevuto ?
E questo,nota bene,in un paese dove la gente e’ capace di fare causa alla Esso per lesioni dopo che gli e’ cascato un sigaro acceso nel sebatoio mentre faceva il pieno.
Se questo non dimostra la serieta della Chiesa !

giuseppe

Ma perché avete cancellato il mio post ? Paura della verità, del confronto ? Paura di dovere ammettere tutto il bene che fa la chiesa ? Certo che questo non vi fa onore.

Tiziana

Roma sicuramente col papa si impoverisce. Basti pensare al casino di ieri col papa al Verano. Inoltre la preghiera del papa ai morti è stata la prima notizia del tg regione ieri alle 19.30.

gmd85

@peppino

Quante volte te lo devono dire che scatta in automatico se non si rispettano certi criteri, molti dei quali puramente tecnici? Sempre al complotto, mi raccomando.

Luca

In parte le posso dare ragione, ma non so che cosa ha scritto – a prescindere su che cosa tratti, nello specifico. Poiché però polemizza, mi permetto di risponderle io, chiedendole: se in questa sede (per quanto telematica, s’intende) vi sono organi di moderazione che scelgono cosa pubblicare o meno, e lei contesta, le domando se io – inteso come tizio, non Luca, ndr – volessi dire la mia sul bene dell’ateismo, magari in chiesa e durante la predica del prete, come verrei accolto…? Probabilmente, forse anche peggio di lei, che pure ha la facoltà di dire la sua, su questo spazio web. E mi permetto di ricordarle come, in tempi non sospetti, coloro che dicevano cose scomode venivano messi al rogo: su questo argomento, cosa ne pensa, razionalmente parlando…?

giuseppe

Era perfettamente il tema, anche se con una breve citazione.; La censura non dovrebbe essere cosi rigida in un circolo di razionalisti!

gmd85

@peppino

Conoscendo il tuo approccio, dubito. Se è scattata automaticamente (si, genio, non è che c’è qualcuno in attesa di vedere cosa scrivi per bloccarti, sai), è stata solo colpa tua. Non so neanche se credere al fatto che tu l’abbia scritto. No, perché potresti anche ripostarlo, riformulandolo, nulla te lo impedisce. Puoi anche contattare lo staff e chiedere lumi. Quando succede a me (toh, guarda, anche a me, si), la prassi che seguo è questa. ma tu continua a frignare.

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