Nuova recensione sul sito: “La lezione di Martini”, di Giulio Giorello

Una nuova recensione è stata pubblicata nella sezione Libri del sito UAAR. Il volume è La lezione di Martini. Quello che da ateo ho imparato da un cardinale di Giulio Giorello (Piemme), presentato da Stefano Marullo.

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23 commenti

Felix

Non so in che data, ma ricordo bene l’ accusa che pontifex fece a Martini di essere ateo.
Oramai in fin di vita aveva commesso il “terribile crimine” di trovare consolazione nella musica di Mozart e non in letture “edificanti” tipo scritti dei padri della chiesa.
Fu da quel momento che iniziai a provare per costui una notevole simpatia.

stefano marullo

@ John

Ordinalo on line così dai una mano all’UAAR. Grazie per i complimenti.

gmd85

@stefano

L’acquisto da Feltrinelli funziona ancora? Se si, l’aiuto funziona solo con l’acquisto on line o basta essere socio Feltrinelli e acquistare con la tessera?

stefano marullo

@ gmd85

Con Feltrinelli c’è una discussione in corso quindi conviene provare direttamente dal loro sito. Formalmente l’accordo non è stato stralciato ma ho chiesto lumi allo staff. Bisogna comunque fare l’acquisto solo on line per assicurare il contributo all’UAAR. Con IBS vai a colpo sicuro.

Admin

@gmd85
La convezione è bloccata a causa di una richiesta tecnica di Feltrinelli che non siamo per il momento in grado di assecondare.

bruno gualerzi

Stefano, già tempo fa nel blog si era aperto un dibattito sulla figura del cardinal Martini dove, per quanto mi riguardava, ritenevo di dovere, da ateo, considerare positivamente il personaggio, anteponendo la sua dimensione umana alla appartenenza ad un’istituzione dalla quale – per quanto critico – non si dissociava certo. Portando in questo modo – si argomentava – pur sempre acqua al mulino di detta istituzione. Argomento non peregrino… ma molto teorico, diciamo pure ‘ideologico’, da ‘atei duri e puri’. Per me prima di tutto viene sempre l’uomo.
Ciò che invece non condivido della tua recensione è la considerazione in cui tieni i ‘dialoghi’ che in questi ultimi tempi intercorrono tra credenti e non credenti di un certo tipo. Non mi pronuncio sul libro di Giorello, che naturalmente non ho letto, ma in merito al dialogo papa-Scalfari (che avevo letto) così scrivevo.

“Non c’è che dire, si tratta proprio di uno scambio al massimo livello: il padre nobile del giornalismo italiano, il laicissimo non credente, e il padre santo per definizione. Che poi le domande e le risposte siano, nella sostanza, poco più che scontate, fa parte di quelle ovvietà che, se escono dalla bocca (dalla penna) di figure cosiddette carismatiche, assumono subito il rilievo che meritano i grandi eventi. E le analisi si sprecano, e il battage pubblicitario tiene – almeno per un po’ – alta la tensione.
In realtà sembra proprio una riedizione ‘al vertice’ del Cortile dei Gentili, mentre il possibile ‘incontro’ tra le due posizioni dovrebbe avvenire in quella coscienza che (come bene rileva anche Odifreddi oggi nel suo blog in Repubblica) è quanto di più ambivalente si possa immaginare. Quando il dialogo intende confrontare davvero le rispettive posizioni sul piano dei principi… dopo aver fatto tutte le concessioni possibili ed essersi spesi nei convenevoli d’obbligo… non può che diventare – se si è coerenti – un dialogo tra sordi, il tentativo di conciliare l’inconciliabile che nessun compromesso può scongiurare. Non parliamo poi degli eventi storici che vedono impegnata l’istituzione che il papa rappresenta. C’è sempre un papa per tutte le stagioni.
Più in generale, mentre il papa ‘apre’ quel tanto che basta per mettere in luce la sua missione pastorale, il non credente di turno… sarò prevenuto, ma a me dà sempre l’impressione di essere – al di là della difesa d’ufficio del proprio ateismo -una specie di ‘orfano di dio’. E la chiesa, si sa, è sempre premurosamente materna nei confronti degli orfani…

PS. Scalfari è poi uno di quei laici che – affermando di ricredersi rispetto al suo passato – ritiene che sia ora di considerare l’istituzione chiesa… in sostanza il Vaticano anche come stato straniero… un presenza insostituibile che svolge un ruolo prezioso nella società italiana. Non tanto i cattolici, quanto proprio la chiesa come istituzione.”

Poi, sempre nello stesso post, replicando ad un altro intervento, così precisavo il mio pensiero:
“Quando si parla del rapporto tra credenti e non credenti per me la parola chiave – e per questo sottolineata – è ESIGENZA: esigenza che come tale è comune a credenti e non credenti… ed è il terreno sul quale può avvenire un dialogo costruttivo, comunque vero. Non tanto basato cioè su un confronto dei principi, un dibattito ‘teologico’ (come quello tra papa e Scalfari, a parte altre considerazioni)… che si può fare, ma che, a mio parere, se condotto in modo intellettualmente onesto, non motivato da secondi fini, non può che tradursi in un dialogo tra sordi.
Diverso il discorso se il confronto avviene invece con riferimento alla originariamente COMUNE condizione umana: deve essere un confronto individuale, in un certo senso ‘privato’, uno scambio di esperienze esistenziali del tutto personali, non generalizzabili, non trasferibili, che le rispettive scelte hanno comportato e comportano.”
Con stima

gmd85

Non posso che concordare. Gli ultimi scambi avvenuti sono stati un tantino insipidi.

stefano marullo

Caro Bruno, tengo sempre in grande considerazione le tue critiche, stimolanti e mai ovvie. Seguo sempre i vostri interventi sul blog, ma non ho quasi mai tempo per intervenire e dire la mia; d’altronde concordo quasi sempre con quanto scrivi tu, Grendene, Diocleziano o Kaworu per fare qualche nome. Hai ragione sull’individuo che viene prima di ogni appartenenza. Non saprei dire se Martini portasse “acqua al mulino” della istituzione CCAR; avendo parenti nella zona del milanese mi riferiscono che del cardinale in ambienti curiali si dicesse persino che fosse “posseduto dal demonio”. Ho rispetto per la grande solitudine di quest’uomo che alla fine della sua vita si rende conto che è proprio la Chiesa Cattolica l’ammalato da guarire e la sua missione pastorale la rivolge “ad intra” piuttosto che “ad gentes”. Parlo del “confronto” tra atei e credenti ma senza esprimere giudizi di merito: registro un fatto, inedito, poi ognuno può strumentalmente darne l’interpretazione che vuole. Ti rassicuro però: non sono un fan di questo papa e aborro la francescolatria corrente. Giusto per precisare http://www.uaar.it/ateismo/contributi/inganno-riabilitazioni-postume. Un caro saluto e ricambio la stima.

Diocleziano

Bruno Gualerzi
È di oggi un ulteriore appello di Sua Banalità al dialogo, con gli atei e le altre religioni.

Concordo calorosamente con il ”…[dialogo] che si può fare, ma che, a mio parere, se condotto in modo intellettualmente onesto, non motivato da secondi fini, non può che tradursi in un dialogo tra sordi…”. Conoscendo ormai il soggetto, gesuiticamente furbesco, non vorrei che il dialogo con certi atei da cortile sia solo il cavallo di T.roya per attirare nella propria scia gli ingenui che mai seguirebbero i preti, ma potrebbero fidarsi di atei ritenuti affidabili. L’unico dialogo costruttivo con la chiesa è quello diretto a restringerne l’invadenza.

Francesco S.

Sono stato sempre critico verso questa figura. Qualcuno dice che bisogna mettere davanti l’uomo, ma io non ci riesco e pur sempre stato un alto gerarca (termine usato di proposito) della Chiesa Cattolica e quindi organico ad essa. Mi riesce più facile con il piccolo “parroco di campagna” ma non con il cardinale con l’anello al dito.

Anche perché all’atto pratico non ha fatto nulla per cambiare l’organizzazione di cui ha fatto parte.

Frank

“La lezione di Martini. Quello che da ateo ho imparato da un cardinale” ovvero: come vivere da signori senza dover lavorare.

faidate

Ricordo di aver chiesto a un sacerdote, morto da poco, come facesse, con le sue idee, a essere cristiano e praticante. “Alla mia età” mi rispose “ come posso rinnegare la mia Chiesa? E’ stata ed è la mia famiglia”. Un po’ il contrario di certi “laici” che con l’età sembrano chiedersi: “Cosa mi costa credere? Male che vada, non cambia niente. Ma se ci fosse… “ Tutto da ridere!

Diocleziano

faidate
Per certuni la scommessa di Pascal è sempre vinta; ma bisogna vedere se una vita da prete, con vitto e alloggio garantiti, valga la pena di essere vissuta. Quel prete ha saputo, ancora in vita, quale parte della scommessa ha vinto (il premio di consolazione: il piatto di lenticchie).

bruno gualerzi

“(…) certi “laici” che con l’età sembrano chiedersi: “Cosa mi costa credere? Male che vada, non cambia niente. Ma se ci fosse… “ Tutto da ridere!”

@ faidate
C’è poco da ridere (si fa per dire). Credo che questi ‘laici’, che sono, se non la maggioranza, gran parte della popolazione, quando si tratta di scegliere tra la chiesa e la laicità…proprio perché ragionano in questi termini… prova a immaginare cosa scelgono? E’ molto anche sul ‘non si sa mai’, cioè su una dimensione superstiziosa che come tale accomuna spesso credenti e laici (sedicenti tali), che conta la chiesa. L’età conta, certo… ma perché è proprio con l’età che si cominciano a fare certi pensieri che prima lasciavano del tutto indifferenti. Anzi, venivano snobbati.
E se è vero che ci sono tanti credenti che non sanno nemmeno loro perché lo sono…questo vale anche per tanti non credenti che credevano di esserlo. Il guaio è che poi, quando si tratta di scegliere, scelgono allo stesso modo, cioè la religione, cioè i suoi rappresentanti. Cioè gli ‘esperti’ in materia. Non si sa mai.

bruno gualerzi

@ faidate
Forse mi sono espresso male, ma anch’io ho pensato a ‘quel’ laico. Traendone certe conseguenze che mi sembravano condivisibili anche da te.

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