I diritti calpestati in Siria, Turchia, Egitto, Tunisia

Dopo la cosiddetta “primavera araba”, dopo l’ascesa al potere dei partiti islamisti, dopo le manifestazioni di piazza laiche, qual è il futuro dei numerosi (e popolosi) paesi mediterranei a maggioranza musulmana? Se si scorrono i paesi dove vi sono turbolenze, si nota che siano formalmente “laici” ma caratterizzati da derive autoritarie.

In Siria è esplosa nel 2011 una guerra civile che vede contrapposti il regime del presidente alawita Bashar al-Assad e i vari gruppi di insorti, tra cui diversi islamisti che vogliono imporre la sharia, e per giunta a loro volta in lotta con le frange più democratiche dell’opposizione. Proprio in questi giorni è stato reso noto che un padre gesuita, Paolo Dall’Oglio, è stato rapito sembra da miliziani islamisti dell’opposizione. Il religioso era già stato espulso l’anno scorso dalla Siria perché contro il regime, ma era tornato durante la guerra civile e si era messo a fare da mediatore. Forse non del tutto consapevole dei rischi che poteva correre, tenendo presente la sua duplice funzione religiosa e “politica”.

In Turchia, con il crollo del sultanato già nel 1923 fu imposta dai militari una repubblica autoritaria fortemente laica con Kemal Ataturk , ma negli ultimi anni si è vista l’ascesa al potere del partito islamico di Erdogan che sta smantellando il sistema laico e intaccando pesantemente i diritti civili. In risposta, da mesi ci sono proteste di piazza, specie con il caso dell’abbattimento di Gezi Park per far posto a varie strutture, tra cui una faraonica moschea.

In Tunisia, dopo l’indipendenza nel 1956, si afferma il governo autoritario di Habib Bourghiba che dà il via ad alcune riforme laiche (parità femminile, divieto del velo nelle scuole, apertura ad aborto e contraccezione) ma reprime duramente con la forza le contestazioni, sia degli islamisti sia delle forze laiche socialiste. Nel 1987 il potere passa al militare Zine el-Abidine Ben Ali, mentre cresce l’opposizione dei Fratelli Musulmani. Nel 2011 Ben Ali è costretto alla fuga e si afferma il partito Ennahda, emanazione proprio degli integralisti islamici che avevano combattuto il regime precedente. Il nuovo governo tenta di imporre delle contro-riforme confessionaliste e una stretta nella società, alcuni atei vengono condannati e frequenti disordini vengono scatenati dagli estremisti salafiti in occasione di episodi di presunta “immoralità”, come la proiezione del film laico dell’attivista Nadia El Fani. A questa deriva si oppongono gli altri partiti con imponenti mobilitazioni (anche questi giorni), ma non mancano scontri e uccisioni di leader d’opposizione.

turchia

In Egitto, con il crollo del regime autoritario e pseudo-laico di Hosni Mubarak a seguito della rivoluzione di piazza Tahrir spalleggiata dall’esercito, sale al potere il partito Libertà e Giustizia. Ovvero l’emanazione dei Fratelli Musulmani, forte della sua radicata e capillare rete di organizzazioni sociali e nonostante la repressione del governo. Mohamed Morsi, esponente degli islamisti, viene eletto presidente e con il suo governo prende il via il consueto smantellamento della laicità dello stato e dei diritti civili (specie quelli delle donne) che è nell’agenda degli integralisti religiosi. Sono diversi i casi di incriminazione per offesa alla religione e anche il blogger ateo e attivista politico, Alber Saber, viene condannato ed è costretto all’esilio. Continuano però le manifestazioni dell’opposizione tamarrod contro la deriva islamista e l’attribuzione di eccessivi poteri al governo. Seguono altri scontri e anche i militari intervengono, stavolta per deporre Morsi e dar il via a una transizione che esclude, con un golpe, i Fratelli Musulmani. Il rischio di una deriva militare è palpabile e desta le proteste della comunità internazionale, le proteste di piazza degli integralisti islamici vengono represse duramente con decine di morti.

Ieri Ian Buruma su Repubblica ha riproposto il sempiterno dilemma dei democratici, parlando proprio delle turbolenze nel mondo arabo. Fa notare che la repressione militare degli integralisti islamici crea un grave vulnus alla democrazia. Non solo, può infatti alimentare instabilità perché chi subisce la repressione potrebbe a sua volta scegliere strade violente per imporsi. Conveniamo sul fatto che anche gli estremisti abbiano un seguito di milioni di persone di cui bisogna tener conto, ma ci pare che Buruma sottovaluti i danni e i rischi dagli integralisti islamici (“forse non si trattava di perfetti democratici, né di individui particolarmente tolleranti verso chi ha delle opinioni diverse dalla loro”) e Morsi (le cui “tendenze dispotiche hanno forse danneggiato la democrazia”).

Interessante che faccia riferimento al divario esistente nei paesi in via di sviluppo tra “élite urbane, laiche e più o meno occidentalizzate” e “i poveri delle zone rurali”. Ne avevamo accennato parlando tempo fa del Bangladesh, come elemento utile per comprendere come le rivoluzioni che partono dalle città in questi paesi vengano poi “normalizzate” e confessionalizzate dalle componenti rurali più conservatrici. “Imporre un processo di modernizzazione secolare senza tener conto dei poveri e delle organizzazioni religiose” non funziona, fa notare Buruma. “In alternativa, si potrebbe lasciare che la democrazia faccia il proprio corso” e “consentire qualche forma di espressione religiosa nella vita pubblica”, perché in Medio Oriente “nessuna democrazia che non prenda in considerazione l’islam potrà mai funzionare”. Ma ricorda che bisogna anche garantire le libertà di opinione e i diritti che gli integralisti religiosi cercano sistematicamente di soffocare: “molti islamisti” “preferirebbero una democrazia illiberale a una democrazia liberale”. L’alternativa è “tornare alla tirannia illiberale”.

Buruma offre spunti interessanti sulla necessità del bilanciamento tra democrazia, libertà e diritti, ma non risponde alle domande fondamentali: può un sistema democratico accettare che al confronto elettorale partecipino anche coloro che vogliono abbatterlo, infiltrandosi nelle istituzioni grazie al voto e poi smantellandole dall’interno per imporre un regime dispotico? L’ascesa al potere del nazismo nel 1933 è un’eccezione alla regola, o un rischio sempre presente? Anche i nazisti purtroppo avevano un nutrito seguito nella società e hanno ottenuto un largo sostegno popolare, il tutto condito con diffuse violenze. Una volta eletto, Hitler ha demolito la democrazia e soffocato libertà e diritti, dando vita ad un regime totalitario che prevedeva l’eliminazione fisica di qualunque oppositore al suo progetto folle. Quindi se e quanto si può essere tolleranti con chi è strutturalmente intollerante?

Non è facile rispondere, né in un senso né nell’altro. Quel che è certo è che noi ci sentiamo “naturalmente” dalla parte dei giovani che scendono in piazza chiedendo che i loro stati siano democratici, laici, civili, rispettosi dei diritti umani. Quei giovani, molto probabilmente, rappresentano soltanto una minoranza nelle urne elettorali, e forse persino nella loro stessa fascia d’età. Ma rappresentano anche la parte più bella, e probabilmente anche l’unica vera speranza di quei paesi per uscire dall’integralismo e dal sottosviluppo.

La redazione

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14 commenti

Federix

Dall’Ultimissima: “può un sistema democratico accettare che al confronto elettorale partecipino anche coloro che vogliono abbatterlo, infiltrandosi nelle istituzioni grazie al voto e poi smantellandole dall’interno per imporre un regime dispotico?”
E mi ritorna in mente l’ UFFICIALMENTE CRIMINALE Berlusconi e tutti i suoi sostenitori, demolitori delle leggi civili e prossimamente anche della Costituzione, se nessuno glielo impedisce.
Scusate l’OT.

Diocleziano

Rammentiamoci come certa stampa da cessi alla turca manipola l’opinione pubblica: la Josepha Idem è stata cacciata (giustamente) dal suo posto di ministro per evasione fiscale sull’onda di una campagna martellante sostenuta soprattutto dalle testate vicine all’ex cavaliere; le stesse testate che ora vorrebbero la grazia per un evasore fiscale da milioni di euro e con altri processi pendenti.

Gérard

Il Presidente Napolitano non ha concesso la Grazia a Berlusconi perchè questo Signor intendeva fare il Bunga Bunga anche con lei…

Francesco S.

Al di là dell’ot sull’evasore Berlusconi, ot che condivido, la nostra costituzione da una rsposta a quella domanda negando la possibilità di partecipazione alle elezioni di partiti fascisti, e pensare che c’era qualcuno che voleva cancellare quella disposizione.

Federix

Alcuni decenni fa ci fu un congresso, forse dell’allora MSI-DN ma non ne sono sicuro, intitolato “Superamento dell’antifascismo e rifondazione dello Stato”.
Orripilante il fatto che anche all’epoca nessuno fu nemmeno inquisito per questo.

Giuliano

Molti di noi di noi, spesso in buona fede, a causa dell’imprinting culturale, pensano che il loro modo di agire e pensare sia quello corretto. C’è una fedeltà correlata antropologicamente a chi ti ha allevato, ce n’è una legata all’acculturamento sociale, una che viene agglomerata ai rapporti sentimentali, etc.
Ciò fa si che il più delle volte i competitors siano tutti animati da buone intenzioni e che persino l’atto coercitivo venga visto in un contesto del “far bene all’altro” che non riesce a comprendere la bontà del messaggio. Una società democratica compiuta dovrebbe avere in sè i meccanismi per districare l’arcano e far comprendere a chi sbaglia che ciò che sta facendo è un sopruso. Ovviamente in una società secolarizzata la cosa è molto più semplice che in una permeata da una religione e probabilmente il passaggio dalla teocrazia monoteista ad uno Stato laico dovrà transitare per una forma politeistica, ma questo è un altro discorso.

whichgood

” Una società democratica compiuta dovrebbe avere in sè i meccanismi per districare l’arcano e far comprendere a chi sbaglia che ciò che sta facendo è un sopruso. ”

Infatti, nella nostra società risulta ovvio che la Chiesa ruba in buona fede, si riesce a comprendere benissimo che lo fa per amore e per il bene dell’umanità, anzi, dell’uomo. Lo capiscono bene soprattutto i cani di Pavlov (che salivano al suon delle campane di San Pietro) che siedono nel nostro Parlamento e che dando per scontato i buoni fini di santa romana Chiesa regalano i nostri soldi per il nostro bene. Ah, che bella democrazia laica!.

alessandro pendesini

La violenza è ampiamente accettata, perché radicata e santificata nei libri sacri ispirati da dio !, quindi appare abbastanza “normale” o “logico” -a certe ideologie- di utilizzarla in un mondo relativamente -o subdolamente- violento. Dio lo vuole, dicono……

Il voler imporre la “verità assoluta” -che ogni religione monoteista impone come la sola ortodossa possibile (sic!)- non sarebbe la grande patologia dell’Homo Sapiens, che, secondo il filosofo Edgar Morin, esita nel definirlo Homo Demens ?

Giorgio Pozzo

Quindi se e quanto si può essere tolleranti con chi è strutturalmente intollerante?
Non è facile rispondere, né in un senso né nell’altro.

Secondo me invece, è facilissimo, e basta rifarsi a Popper: bisogna essere tolleranti al massimo, ma intolleranti verso gli intolleranti. E Popper si definiva liberale. E secondo me lo era veramente: d’altronde, aveva previsto l’uso nefasto e illiberale della televisione quando pilotata da qualcuno.

Oppure, guardare alle democrazie evolute, che appunto negano la democrazia a chi nega la democrazia. Per quel che ne so, in queste democrazie non tutti sono ammessi alla vita democratica: partiti antidemocratici, che si rifanno a dittature di destra o di sinistra, sono banditi.

Democrazia non significa affatto che chiunque possa fare quello che gli garba, alla faccia delle minoranze. Demorazia non significa affatto che si possa fondare un partito qualunque con qualunque statuto. Democrazia illiberale non significa essere illiberali in assoluto, ma non esserlo con chi non lo è. In una democrazia dove ci fossero otto lupi e due agnelli, che cosa succederebbe ai due agnelli? Sembrerebbe che la democrazia liberale acconsentirebbe alla maggioranza degli otto lupi di fare quello che vuole, ma non è affatto così. In una democrazia liberale, nulla farebbero gli otto lupi ai due agnelli, anzi, i lupi liberali dovrebbero fare di tutto per rispettare i diritti degli agnelli.

E democrazia significa che i tre poteri dello stato devono essere divisi e indipendenti. Guardiamo alla Grecia antica, e non all’Impero Romano. Chiunque voglia trasgredire a questi principi semplici e antichi, deve essere segato il più presto possibile. E non si tratta di democrazia illiberale, anzi. Illiberale è permettere a un uomo solo di concentrare tanto potere.

antoniadess

condivido! appoggiare i laici di questi paesi significa semplicemente riaffermare la laicità come condizione imprescindibile della democrazia, di tutte le democrazie che si definiscono tali, il consenso non basta, non si deve tollerare che questo giustifichi la libertà di… negare libertà altrui 🙁

Marcus Prometheus

Contrastare la islamizzaziione non e’ razzismo e’ umanesimo, liberalismo femminismo

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