Separazione e divorzio, la difficoltà (legale) di dirsi addio

La notizia viene dall’Istat: aumentano (ancora) divorzi e separazioni. Nonostante i tempi per ottenerli rimangano lunghi. Di fronte a un fenomeno sociale che riguarda ogni anno decine di migliaia di persone non si può infilare la testa sotto la sabbia. Tuttavia, è esattamente questo che fa la nostra classe politica. Sempre troppo solerte nell’accogliere le richieste dei sacri Palazzi.

Secondo le rilevazioni su mille matrimoni ci sono ormai 311 separazioni e 182 divorzi (dati del 2011): erano rispettivamente 158 e 80 nel 1995. Nel 2011 si sono contati quasi 88mila separazioni e 54mila divorzi e i matrimoni in media durano tra i 15 e i 18 anni. La società cambia e i matrimoni finiscono più spesso.

Il ricorso alla separazione consensuale è alto, sebbene tra il 2010 e 2011 ci sia un calo. Nel 2010 si sono concluse in questo modo l’85,5% delle separazioni e il 72,4% dei divorzi, mentre nel 2011 l’84,8% delle separazioni e il 69,4% dei divorzi. Le separazioni non consensuali (o giudiziali) sono più frequenti al Sud (19,90%) e tra i coniugi con livello di istruzione più basso (21,50%).

Fonte ISTAT

Da ormai una decina d’anni naufragano purtroppo i tentativi di far passare una legge che limiti i tempi del divorzio. Durante la XIV legislatura il deputato Franco Grillini portò in Parlamento la proposta di iniziativa popolare dei radicali e al contempo ne arrivarono in aula anche altre. In particolare una proposta dei Democratici di Sinistra firmata da Montecchi prevedeva di ridurre gli anni di separazione da tre a uno. Venne però edulcorata per trovare un consenso ampio, ma non votò l’Udc. Il testo venne ugualmente bocciato nell’ottobre del 2003, con 218 voti contro e 202 a favore.

Visto il lassismo del Parlamento, sempre più coppie si separano all’estero: la procedura è più veloce e le sentenze vengono recepite in Italia. Tanto che ormai è diventato un settore redditizio per gli studi legali che forniscono assistenza. Intanto anche su questo fronte il nostro paese rimane agli standard di Polonia e Malta. Come se non bastasse, chi ricostituisce una famiglia in attesa del divorzio diventa coppia di fatto e quindi privo di diritti, perché la legge italiana non le riconosce.

Strano che le gerarchie ecclesiastiche si stupiscano della crescente sfiducia nel matrimonio: la responsabilità è anche loro, visto che disseminano ostacoli scoraggiando le riforme politiche e rendendo una gabbia morale e giuridica quella che dovrebbe essere una responsabile avventura. Per la dottrina cattolica infatti il matrimonio è formalmente indissolubile e non è possibile sposarsi di nuovo in chiesa dopo un divorzio, né è permesso agli ex coniugi di prendere la comunione. Ma, se si hanno le risorse e le conoscenze per affrontare un processo canonico alla Sacra Rota, si può riuscire a rendere “nullo” il matrimonio, come se non fosse mai stato celebrato.

La società è assai cambiata, negli ultimi anni, e di conseguenza anche il concetto di famiglia. Non ci sono più modelli “tradizionali” a cui far riferimento, e la stessa idea di indissolubilità è ormai saltata per aria: laicamente e razionalmente, uomini e donne si rendono conto che non esistono più scelte definitive “una volta per sempre”. Bisognerebbe prenderne atto, anche perché dovrebbe essere evidente a chiunque che mantenere in vita artificialmente relazioni spesso conflittuali, e talvolta anche violente, non conviene a nessuno, in particolare ai figli e al coniuge più debole. Ma in nome dell’adorazione del dogma si può commettere questo e altro.

La redazione

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86 commenti

faber

Obiettivamente l’aumento dei divorzi non è, per come la vedo io, un dato positivo. Si tratta pur sempre di un fallimento per chi lo aveva intrapreso e significa almeno due cose: che ci si sposa con leggerezza e che ci si lascia con altrettanta leggerezza. La sensazione che ho io, in maniera assolutamente personale e dunque fallace, è questa:
– Per quanto riguarda il matrimonio, è ancora troppo diffusa la concezione che sia qualcosa da fare necessariamente non appena si lascia la vita da single per iniziare quella di condivisione. Stare insieme da fidanzati, ognuno a casa propria, non è come condividere la vita (almeno in partenza e nelle intenzioni dovrebbe essere questo il senso del matrimonio). Per questo prima di sposarsi penso che sia un’idea intelligente quella di provare a convivere per almeno un anno.
– Per quanto riguarda il divorzio, è evidente che sia un diritto inalienabile e che sia evidentemente l’unica strada quando un rapporto arriva “alla frutta” (non faccio cenni a casi di violenza e affini perchè secondo me esulano dal discorso). Quello che noto, però, è che spesso nella gestione delle relazioni affettive (matrimoni, fidanzamenti, perchè no anche amicizie) ci sia una crescente “intolleranza”, nel senso di non essere disposti alla strada del compromesso. Non è solo un problema di individualismo (che nella giusta misura è un valore aggiunto) ma, secondo me, di empatia.
In tutto ciò è evidente che la legge vada snellita (come almeno il 50% delle procedure burocratiche italiane) e che, finalmente, ci sia da mettere mano al sistema che personalmente trovo scandaloso per quanto riguarda assegni di mantenimento ed affidamento dei figli.

Francesco S.

E’ quello che penso anch’io. Senza nulla toglie al fatto che le pratiche di divorzio vadano snellite, non mi piace affatto che ci siano avvocati che lucrano sulle disgrazie altrui.

Senza contare il fatto che bisognerebbe superare la mentalità dell’affido esclusivo (spero si dica così) e il fatto che si debba garantire lo stesso livello economico al ex-coniuge di fatto impossibile visto che con la separazione raddoppiano le spese.

Giona sbattezzato

“Obiettivamente l’aumento dei divorzi non è, per come la vedo io, un dato positivo.”

Se due non si amano più che stanno insieme a fare?
Fallito è chi resta insieme anche se ha capito che la relazione è compromessa e inaridita.

faber

Ovviamente sono d’accordo sul fatto che se due non stanno bene insieme debbano lasciarsi. Intendevo dire che se aumentano i divorzi aumentano le relazioni fallite (la parola era riferita alle relazioni non alle persone) e questa per me non è una buona notizia. A maggior ragione se ci sono dei figli che in una relazione problematica sono quelli che soffrono di più (a prescindere dal divorzio, anzi a maggior ragione se si continua a stare insieme). Insomma, giusto divorziare quando necessario ma la situazione migliore secondo me sarebbe quella in cui, pur essendoci la possibilità di farlo senza i troppi problemi ancora presenti, i divorzi diminuiscano.

Laverdure

@faber
“Intendevo dire che se aumentano i divorzi aumentano le relazioni fallite…”
E’ piu’ esatto dire che aumentano le relazioni fallite che gli interessati decidono di
interrompere,anziche sopportare un rapporto sgradevole che rischia talvolta di
sfociare nella violenza,le cronache sono piene di esempi.
Diversi fattori influiscono :il crescere (sia pure lentissimo) del livello culturale medio,
l’allentarsi dei condizionamenti religiosi, e soprattutto la maggiore percentuale di coppie dove entrambi possiedono un’occupazione che gli garantisce un minimo di indipendenza.

Francesco

Nel Tribunale della Sacra Rota si sta discutendo sulla possibilità di annullamento di un matrimonio.

Primo uditore: Per questo caso non ci sono dubbi, lei era minorenne, il figlio non è di suo marito, il matrimonio non è mai stato consumato.
Secondo uditore: Eppure a me un caso simile mi pare di averlo già sentito.

Francesco

Ebbene si, il matrimonio tra Giuseppe e maria per la Chiesa dovrebbe essere nullo. 😆

Lorenzo Galoppini

“…non esistono più scelte definitive “una volta per sempre”…”

Esistono ANCHE scelte definitive. Ma non sempre.
E bisogna tenerne conto.

Francesco S.

Laicamente bisogna riconoscere che ci sono scelte non definitive e scelte definitive basta rispettarle.

Un esempio visto che si tratta di cronaca: Franca Rame e Dario Fo una vita passata insieme.

Alcuni amori finiscono altri sono definitivi.

Stefano Seguri

Ci si dimentica anche dei contratti matrimoniali sottoscritti per opportunismo di vario tipo: denaro, non avere altri mezzi per andare a vivere fuori dalla famiglia di origine, pressione di ambienti sociali ideologicamente arretrati (specie se la donna è incinta o perché educazioni religiose vietano il rapporto sessuale prima del matrimonio) ecc. ecc.

Fermo restando che il rapporto genitori-figli è una cosa e il rapporto tra i partner della coppia un’altra, l’unica via per l’emancipazione del rapporto di coppia di natura sessuale (poiché tale è) da ogni coercizione (ideologica, opportunistica) consiste nel riconoscimento giuridico della unione di fatto. Starà poi ai singoli interessati a configurarsi come “marito e moglie” o “compagni di viaggio” o altro. Questa sarà una scelta concretizzante il modo di vivere la coppia che potranno fare solo i diretti interessati, facilitando così, tra loro, la chiarezza del rapporto stesso. E qualsiasi sia la scelta che si manifesta essa dovrà avere parità giuridica delle altre.

Nella legge tribale attuale, per quanto riguarda alimenti, assegni di mantenimento, assegnazione dell’abitazione ecc., in materia di scioglimento del matrimonio, è chiaro che lo Stato italiano, essendo barbarico sul piano del welfare state (niente sussidi per disoccupati di lungo periodo, niente assegni per genitori singoli, alloggi sociali e popolari ridotti al lumicino, sanità e istruzione superiore classiste ecc.), cerca di scaricare le ammortizzazioni sociali sui portafogli dei cittadini, indistintamente: chi ha soldi si può permettere la separazione e il divorzio, chi non ce li ha (e pure senza lavoro)…magari ci fa il pensierino di eliminare il coniuge donna (e purtroppo non è una battuta).
E’ la risultanza della dittatura religiosista sull’ordinamento civile, funzionale a riprodurre la famiglia coercitiva come “cellula” aziendale del mondo gerarchico dominato dal mercato: i famosi paradigmi della scolastica economica basati sul rapporto imprese-famiglie.
A proposito del ruolo sistemico della religione.

Max

molte separazioni sono finalizzate ad ottenere benefici fiscali ….. ne conosco tropee di finte separazioni. Alcune servono anche per acquisire punteggio nell’acquisto delle case popolari in vendita …. perlomeno a Roma

gmd85

A parte il fatto che Roma non è l’italia tutta, non ho ben capito come interpretare il tuo commento. Dubito che la causa primaria di divorzio sia l’agevolazione fiscale. E comunque, appurato che questa tendenza esiste, io la vedrei come segno che la la tanto decantata famiglia tradizionale non è un modello ideale.

Max

Mi riferivo alla separazione e non al divorzio. Era una constatazione sul malcostume italiano di utilizzare tutte le cose per tirare a campare. Poi penso che il divorzio ( non la separazione che va abolita), nei casi in cui non ci siano problemi, debba essere effettuato in pochi giorni e non anni è fuori discussione.

gmd85

@Max

Ok. Avevo chiesto senza intenti di critica, non avevo davvero colto il senso del commento. Ed errore mio nel leggere divorzio invece di separazione.

tommaso

Per ulteriori notizie circa il matrimonio cattolico, con particolare riferimento alla sua “indissolubilità” chiedere al fervente PierFerdi Casini !

🙂

Roberto Grendene

non riesco a concepire una relazione sincera senza la piena libertà di uscita

e lo dico da sposato da 19 anni, e una volta sola

Stefano Grassino

“non riesco a concepire una relazione sincera senza la piena libertà di uscita”

Aggiungo che sposato dal 1984 non solo la penso esattamente come te ma, con la possibilità del divorzio, il nostro rapporto è stato oltre che sincero anche sereno.

Laverdure

E’ analogo al fatto che la vita stessa sarebbe insopportabile se non fossimo perfettamente consci di avere la possibilita di cessarla volontariamente se,come a volte purtroppo accade,si tramutasse in una agonia.
Vedi caso Welby,vedi i crescenti casi di eutanasia assistita.

Giona sbattezzato

Aggiungiamo pure che divoziare in Italia, non solo richiede tempi più lunghi ed è più complicato, ma è anche più costoso. Problemi che non si possono non ricondurre che all’influenza della chiesa sui legislatori.

Florasol

mi sbaglio o solo in Italia esiste questa cosa assurda della separazione-che-non-è-ancora-divorzio?

Michele Gaismayr

Sì, è un surrogato del purgatorio che tocca solo a noi per colpa della chiesa cattolica.

alessandro pendesini

Le statistiche in occidente dicono che oltre il 70% dei matrimoni si sono avverati un fiasco. A questo punto sarebbe interessante sapere se l’umano nasce geneticamente predisposto alla monogamia ! Da studi socioantropologici su 557 etnie umane risulta che 75% di queste sono poligame, 0,7% poliandre e solamente il 24,3% di tradizione monogama. Questo -e non solo- mi fa dire (a torto ?) che la nostra specie è per natura poligama, ma che per tradizioni, miti ed opportunismo il 24,5% desidera vivere -volente o nolente- in maniera monogama. Quindi l’invenzione del matrimonio…

-L’innamoramento non dipende dal nostro cervello razionale (neocortex) bensi dal limbico, epicentro delle emozioni e istinti ! In definitiva è lui che decide. La certezza che abbiamo di decidere razionalmente che quella donna o uomo è la persona che cerchiamo ad hoc con la quale potremo vivere il resto della vita « felici e beati » è -purtroppo- molto spesso pura illusione ! Per concludere direi che la nostra specie è per natura poligama ma che il 24,3% si ostina tradizionalmente a vivere in modo monogamo, col risultato che conosciamo : divorzi e separazioni diventano molto spesso inevitabili, anche se non possiamo escludere che una piccola minoranza riesca in questa difficile attività umana : la coppia…….

DanieleN

Naturalmente per la legge dei grandi numeri è probabile trovare coppie monogame perfettamente amalgamate e/o compatibili.

Mi sono sempre soffermato, fin dall’età della maturazione, su questo strano fenomeno dell’innamoramento e sopratutto dell’Amore quello con la A maiuscola che molte persone pensano di trovare, spesso, anche alla prima botta!

E’ davvero ridicolo pensare, come tendenzialmente sopratutto le donne ma anche speso gli uomini, che si può trovare l’uomo/donna della propria vita dopo uno due tentativi casuali di rimorchio. Sopratutto è ridicolo cercare di veicolare il messaggio che quella donna/uomo l’hai scelto perchè è proprio il tuo partner ideale/perfetto. Perchè se così fosse, considerato il numero di esseri umani, per ognuno di noi significa riuscire a centrare con una manciata di tentativi, non il tredici, ma addirittura il superenalotto. E la cosa buffa è che questa remota eventualità, se si prendesse per buona la tesi degli amanti, succederebbe per miliardi di volte!

In realtà le cose stanno in maniera del tutto opposta. Ogni donna/uomo è potenzialmente l’amante/partener per ogni altro uomo/donna e solo verso una piccola minoranza saremmo del tutto repulsi.

Basti fare un piccolo esperimento mentale: per quanto sia piccola una comunità e per quanto poca scelta di giovani essa possa offrire le coppie contunuano a formarsi anche spontaneamente. Pensiamo anche ad un naufragio di un gruppo composto da, diciamo, una donna e dieci uomini su un’isola deserta.

Dopo un pò di tempo sicuramente la donna individua il suo uomo fra quei dieci e sicuramente una volta innamoratasene lo considererà il suo uomo ideale. E tra l’altro questa donna ha un odio a pelle per uno del gruppo .

Ora torniamo indietro e togliamo dal gruppo dei naufraghi quell’uomo. Pensate davvero che non si formerà nessuna coppia? Io dico di no. E dico anche che se giochiamo così per un pò ossia togliendo ogni volta il partner ideale scelto, alla fine avremo che la donna troverà interessante anche quello che in altre circostanze considerava l’essere più odioso del gruppo.

Va da se che anche l’esatto esperimento contrario, ossia aumentare il numero di possibili candidati, porterebbe a vedere che la scelta dell’uomo ideale non combacia sempre con quella precedente.

Dunque è per questo che la monogamia è in qualche modo innaturale. Diciamo che la specie uomo ha sviluppato la tendenza ad una unione più stabile perchè il periodo di gestazione della prole è diventato con il tempo più lungo. Dunque la donna ha bisogno del supporto di un uomo sia durante la gravidanza sia nei primi anni di vita del bambino. Anche l’uomo naturalmente ha interesse a mantenere la sua prole e la donna che li accudisce. Ma è chiaro che dopo questa forte motivazione di unione, specie il maschio, potrebbe tendere a cercare altrove.
Non per niente la fase di innamoramento, quella ormonale diciamo, dura un anno circa. Poi subentra una fase di innamoramento più cerebrale e poi… poi le strade sono tante ma si tratta quasi sempre di decisioni vagliate, pensate e ragionate.

Io comunque nel tempo ho maturato l’idea che tendenzialmente oggi come oggi, come per l’obiezione di coscienza dei medici post legge, chi si sposa in chiesa e dunque consciamente e consapevolmente sceglie il rito religioso ed accetta l’indissolubilità del matrimonio non dovrebbe vedere riconosciuto il divorzio se non dalla chiesa! O comunque sta bene se te lo fanno un pò penare 😉 giusto per ricordarti che sei un cattopitecho.
Oggi la scelta c’è! E’ come per i medici post legge 194 nessuno li obbliga a fare un percorso che non possono accettare in toto. Nessuno obbliga di fare il soldato ma se lo si fa non si può fare obiezione di coscienza se ti mando al fronte!

Francesco S.

Con tutto rispetto per chi è poligamo (beato lui/lei che sopporta N mogli/mariti e annesse suocere) non mi risulta che la poligamia sia estremamente diffusa nel homo sapiens sapiens.

Dire che il 75% delle etnie umana prevede la poligamia non significa che il 75% del genere umano la pratichi, anche nel mondo islamico è una minoranza a praticarla, in genere i ricchi come simbolo di status sociale (si perchè lì le donne sono come le pecore, beni da ostentare).

Anzi leggevo che la monogamia è stato un adattamento evolutivo legato alle cure della prole. Poi bisogna anche distinguere il matrimonio dalla monogamia, uno è un contratto in cui le parti si impegnano a convivere insieme almeno finchè l’amore dura, l’altra è la predilizione nello stabilire una relazione alla volta.

Senza nulla togliere alle relazioni poliamorose e di altro tipo che si possono stabilire tra adulti consensienti.

alessandro pendesini

@Francesco S.
Questi dati risultano dalle statistiche etnologiche dell’antropologo americano Georges Murdock, docente all’universita di Pittsburg nel 1963. Sono stati riconfermati nel 2009 da Philippe Brenot, psichiatra-antropologo, docente di sessologia e direttore della branca « sessualita » all’Université Paris Descartes.

Andrea65

E’ una cosa grottesca che per divorziare siano necessari anni.
Sarebbe ovvio pensare che con la stessa facilità con la quale ci si può sposare (si va in comune e si compilano alcuni scartafacci) ci si dovrebbe pure divorziare, se non fosse che in Italia il malefico zampino della chiesa arriva anche lì.

Ciao a tutti

Florenskij

@ Andrea85. Quando si affitta un appartamento, non si può averlo indietro prima di quattro anni, sempre e comunque; allo scadere dei quattro anni, solo nel caso in cui serva a se stessi o a un proprio stretto parente; normalmente solo dopo otto anni.
E’ solo una legge liberticida, ispirata dal malefico zampino della chiesa, oppure corrisponde all’esigenza di stabilità sociale che spinge verso una legislazione che limita e incanala la libertà contrattuale?
La società ha interesse alla stabilità della famiglia o no, visto che il piccolo dell'”homo sapiens” ha bisogno di un periodo lunghissimo di allevamento-educazione-protezione? E che dire del fatto che la vecchiaia del medesimo “homo sapiens” è lunga ( anzi, oggi sempre più lunga ) con relativo bisogno di assistenza fisica e vicinanza affettiva?
La libertà di IMPRESA PRODUTTIVA ( merci e servizi ) è regolamentata: ci vogliono permessi su permessi e bisogna inserirsi in una qualche tipologia “societaria” prefissata ( SaS, SrL… ). Perché allora coltivare il mito di una “deregulation” dell’IMPRESA RIPRODUTTIVA sempre più ampia, tendenzialmente completa?
Qualcuno si è mai accorto che le leggi influiscono sulla formazione e mantenimento della mentalità e del costume, dunque anche dell’educazione delle nuove generazioni ( oltre che viceversa: la legge sanziona il mutamento del costume e organizza giuridicamente le situazioni derivanti )? Oggi si punta quasi solo alla seconda istanza.
Quanto ai mass-media, non è che stanno facendo di tutto per mostrare come normale, innocuo, privo di ricadute gravi la labilità dei rapporti amorosi? Non si sta sbilanciando troppo sul modello “don Giovanni” ( in pantaloni o in gonna ) piuttosto che quello “Romeo e Giulietta”?
Sono ben noti tramite letteratura, film, saggi, testimonianze i danni fatti in passato dal patriarcalismo oppressivo e dal fenomeno del matrimonio d’interesse; ma oggi ci sono quelli della labilità affettiva, che si traduce in labilità del tessuto sociale.

Un esempio facile facile: l’illustre giurista Stefano Rodotà ( che io non avrei disdegnato come presidente della Repubblica, attirandomi una reprimenda da Giuseppe ) è un sostenitore del diritto incondizionato al divorzio e all’aborto, come libertà civili inderogabili. Il tutto con grande dignità e forbito linguaggio.
Che fa la figlia, Maria Laura Rodotà ? Sull’inserto del venerdì del “Corriere della Sera” tiene una rubrica ( per dirla alla grossa ) di affetti labili & corna: “D’Amore e di Altri Disastri”.

faber

Il piccolo “dell’homo sapiens” ha bisogno soprattutto di un ambiente sereno in cui crescere. Due genitori costretti (o che a volte si auto-costringono) a stare insieme sono sicuramente dei genitori peggiori di due persone separate e serene. Non si tratta di deregolamentare, si tratta di stabilire delle regole più razionali che rispondano alle esigenze della società.
Quanto ai mass-media…lasciamo perdere dai! Il modello sociale non è più quello degli anni ’50, e anche in quel contesto la famiglia mulino bianco non è mai esistita.
Su Rodotà…onestamente mi sfugge il nesso logico. Se ho capito bene, ci sarebbe una sorta di complotto, per cui la figlia di Rodotà scrive di corna e affini per influenzare le masse verso il modello sociale che sostiene il padre?

Francesco

Per Florenskij (senza rancore 😉 ).

Sua santità: Io son seguro che sua moglie la piensi esattamiente al contrarios.
Segretario: Sua Santità!

FSMosconi

@Flo’

Carissimo, se vuoi uno Stato che sanzioni i costumi ce n’è uno proprio a ridosso del Mar Caspio e del Golfo Persico che potrebbe fare benissimo al tuo caso, sia se decidessi di trasferirtici che di prenderlo a modello….

Andrea65

A parte che sono Andrea65 e non 85, ma al di là di questo, l’esempio da te citato non calza minimamente.
La durata del contratto (nemmeno di tutti, solo di alcuni tipi) è almeno 4 anni perchè il legislatore ha voluto in qualche modo tutelare l’inquilino, che altrimenti rischierebbe di trovarsi fuori di casa dopo qualche mese; quindi è una tutela verso la parte più “debole”.
Nel caso del divorzio invece, il legislatore tergiversa sul diritto di ognuno di potersi slegare da un matrimonio per eventualmente contrarre un altro e poter godere nuovamente di diritti che altrimenti ad oggi non si possono avere; in questo caso il legislatore tutela solamente la cinica volontà della chiesa cattolica e non certo dei propri cittadini.

L’ulteriore esempio che fai tentando di giustificare la difficoltà al divorzio giustificata da una necessità di seguire i figli, non solo è grottesca, ma vale anche per chi figli non ne ha e addirittura non può averne (per esempio per gli anziani).

In tutta sincerità è ridicolo che fai paragoni di questo genere (contratti commerciali ecc.) paragonandoli al matrimonio; sarebbe troppo semplice ed altrettanto fuori luogo il risponderti che se io faccio un contratto col concessionario per acquistare un’automobile posso poi venderla quando mi pare.

Ciao a tutti

faber

E vabbè Andrea, ma bisogna insegnarti proprio tutto! Il nostro enrico ce l’ha detto mille volte, l’unico scopo del matrimonio è procreare ad un ritmo murino.

Roberto Grendene

nell’esempio dell’affitto dell’appartamento cosa c’entra “averlo indietro”?
quello di cui si discute è la libertà d’uscita (da un rapporto matrimoniale)

chi è in affitto può andarsene dando disdetta 3 mesi prima, mica è costretto ad aspettare 4 anni!

ma soprattutto, se locatore e locatario sono d’accordo, si può risolvere tutto da un giorno all’altro
se invece i coniugi vogliono divorziare in fretta, in Italia vale una legge liberticida contro la famiglia (quella che spesso i coniugi in via di separazione si sono rifatta)

Francesco

La causa principale del divorzio è il matrimonio .

Groucho Marx.

giancarlo bonini

La chiusa dell’intervento di Florenskij ( di una volgarità intellettuale incredibile), relativa all’attività della figlia di Rodotà, non fa che confermare sempre più il mio pensiero (più volte espresso) su questa persona: migliaia di “dotte” parole in profluvi di sapere tuttologo, per poi approdare al sempre trito e ritrito succo rancido: inchino ( Schettino docet) sempre e comunque alla Chiesa Cattolica, anche a costo di andare ad urtare qualche scoglio per il troppo zelo.

Stefano Grassino

Arrivati a questo punto sai cosa penso caro Giancarlo? Più si prolungano le cause di divorzio e più il clero potrà dire che gli sposi vanno a chiedere conforto alla chiesa, la quale ha giustamente diritto all’8×1000 e a tutte le altre agevolazioni da parte dello stato.

giancarlo bonini

Ricordo ancora con vero orrore un anno ( non ricordo quale, perché io di solito vado a memoria),regnante ancora papa GPII, ma verso ormai fine vita, nel quale il nostro governo ( centro destra/sinistra, è lo stesso) bocciò la legge che avrebbe potuto ridurre il periodo di separazione richiesto per iniziare le pratiche di divorzio, da cinque a tre anni, dicendo che avevano fatto un bel regalo di Natale al papa ( benché ormai morituro). La Chiesa non esiste per altro scopo che quello di mantenere e se possibile incrementare le sofferenze dell’umanità, in modo da aumentare il proprio potere.

FSMosconi

Che altro aspettarsi da uno che evidentemente ritiene che parlare di un argomento significhi prenderlo a modello?…

Florenskij

@ giancarlo bonini. In che cosa consisterebbe la volgarità intellettuale? Nel mostrare pane al pane, vino al vino e squallore a squallore? Legge la rubrica della Rodotà, coni consigli di libertinismo quotidiano?

Dall’inserto del 26 aprile, lettera alla gentile Maria Laura a firma Johannes:” … vorrei commentare la lettera di Giove, il cacciatore con il “carniere ben pieno” che frequenta donne dell’Est che del femminismo hanno “preso il meglio”. Dopo aver ricordato che nella sua generazione non si poteva fare l’amore liberamente, ma ci si doveva sposare per motivi pratici ( “… se ti andava bene dovevi comprare i mobili, farti la casa e mantenere i figli nati dal matrimonio. In cambio venivi lavato, stirato, cucinato, ecc. Questi erano i patti. Ovviamente in casa comandava la donna… ) Giove “per ragioni logistiche” preferisce incontrare le sue donne nelle camere d’albergo dell’Est, meglio se pagate da loro… ) . Risposta della Rodotà:” Caro Johannes, lei mi fa RIVALUTARE Giove ( NdT: il bel tipino di cui sopra ).
Dall’inserto del 24 maggio: “Ma se un Sant’Uomo (SU) si comporta da Gran Bastardo ( GB) diciamo per un pomeriggio, e poi ritorna lo splendido SU di sempre… è recuperabile? Risposta:” Prevenire è meglio che curare. Una donna giovane e nel pieno delle sue forze non dovrebbe rimanere casta troppo a lungo. Esistono svariati protocolli per evitarlo: includono la partecipazione a feste con ospiti non astemi, la frequentazione di pub e palestre, gli straordinari sul lavoro. sempre – in questi casi sempre, suvvia – usando profilattici.” “Come si dice qui a Roma: stacce. da sempre, per la maggioranza delle donne, è obbligatorio”.

Questo il tono delle situazioni presentate. E poi io sarei quello con la volgarità intellettuale? Ma per favore!

gmd85

No, tu sei proprio disonesto. La chiusa sulla Rodotà non serviva proprio a niente.

Florenskij

@ faber. Non c’è nessun complotto. Ho voluto semplicemente mostrare come un principio, presentato in termini eticamente e giuridicamente”alti” possa portare nella pratica sociale quotidiana, spicciola, di massa, a situazioni e comportamenti molto meno apprezzabili e positivi per la società, direi non etici ma improntati a un individualismo furbesco, bugiardo, meschino nei rapporti interpersonali, con una mancanza dignità che talvolta sprofonda nello squallore. Questo con “effetto a cascata” e con “eterogenesi dei fini”.

Era giusta l’istanza, proposta da don Milani di una scuola non ( meramente ) selettiva, tale da non avvantaggiare solo i privilegiati? Sì, certo ( ma a mio parere senza la mutria “giustizialista” di quell’uomo ); però la pressione verso il “6 politico” e l’allentamento degli “strumenti repressivi” in quegli anni ha portato per lungo tempo a uno scadimento generale del livello degli studi, accentuato dall'”attrito” prodotto dall’indisciplina. Molto brutto usare la bacchetta: ma quando l’insegnante impiega metà del tempo e delle forze per cercare di ottenere un po’ di silenzio? Quanto alla percezione della dignità della scuola, basta pensare ai film comico-erotico-scolastici imperversanti tra gli anni ’70 e gli ’80, con Pierino – Alvaro Vitali, la professoressa – Fenech che viene a casa e via dicendo. E ADESSO CI SI LAMENTA DELL’INADEGUATEZZA DELLA SCUOLA IN RELAZIONE ALLA CRISI ECONOMICA E ALLA COMPETIZIONE NEL MERCATO INTERNAZIONALE.

Analogamente nel campo delle relazioni amorose: una volta era preteso, più o meno blandamente, più o meno duramente, un comportamento ” serio” ( per le ragazze la “modestia”, contrario dell’esibizionismo sensuale; così si manteneva un clima che spingeva a considerare modello normale la relazione stabile e assicurava ai genitori una possibilità di controllo sull’educazione dei figli oggi impensabile ( non solo manesco: soprattutto psicologico ). Era il tempo delle “ragazze acqua e sapone” in stile “Poveri ma belli” .
Un esempio più sul tragico: Claretta Petacci, pur essendo “solo” l’amante del Duce, in realtà aveva come modello di riferimento il matrimonio indissolubile, e lo dimostrò rimanendo con lui fino alla morte, quando avrebbe potuto svignarsela agevolmente. Non mi sembra casuale il fatto che era figlia di un “medico dei Sacri Palazzi”.

Personalmente devo dire che ho una famiglia tutto sommato da Mulino Bianco e che ne conosco diverse che possono definirsi tali.

FS Mosconi. Piuttosto rozza la tecnica argomentativa che consiste nel portare il concetto della controparte al grado estremo, facendo finta che non esistano i gradi intermedi. Io rimpiango il tipo “ragazza acqua e sapone” ( studentessa anche universitaria, con cultura e personalità, non casalinga chiusa e ignorante ) come era Laura Efrikian nei “musicarelli” con Gianni Morandi
( trasgressione estrema: farsi mandare dalla mamma a prendere il latte ) e lei mi immagina come fan della donna segregata, muta, occhi bassi.
Tanto per parlare di chador e burqa, sto cercando di percorrere l’arte figurativa dell’Occidente cristiano, per vedere quanti siano i casi di rappresentazione della donna, Maria Vergine in testa, senza copricapo o addirittura con capelli sciolti fino alle spalle. Posso già rispondere: parecchi.

Quanto alla testa coperta: chissà che parecchie donne musulmane non lo sentano come un segno identitario adottato con convinzione e fierezza: “Io sono una donna seria, che fa parte di una famiglia e di una rete sociale solida, dove si può sempre contare sugli altri; voi invece fate parte di una società marcia e decadente, e lo si vede da come si atteggiano le vostre donne. Voglio far vedere che io non sono così”. In realtà mi capita di vedere al mercato rionale donne islamiche con il capo coperto che sembrano non delle animelle o delle povere vittime, ma delle regine.

Quanto poi alla sinistra: si ricorda il comportamento della “Ragazza di Bube”? E ha presente i mugugni del popolo comunista per il comportamento diTogliatti ( ufficialmente “il Migliore”, che piantò Rita Montagnana, con lui tanti anni nelle più dure lotte politiche, per mettersi con la giovane laureata Nilde Jotti?

FSMosconi

Manco fosse colpa mia se quello è un ottimo esempio di Stato Etico.

Per quanto riguarda ciò che ritengo che lei ritenga: non sono io a lamentare la libertà femminile di divorziare o di decidere della propria maternità, né io ho elogiato angeli del focolari e amenità simili. Vuole solo ragazze “acqua e sapone”? E chi non le vuole… libere di esserlo o meno. Perché, vede, gli atteggiamenti introversi, timidi ma non per questo non-indipendenti (appunto: è un’universitaria. Ha scelto lei l’università) non si impongono per legge. Se non lo capisce non è affar mio.

Riguardo la Madonna ricordo che quello era l’unico esempio di donna accettabile. Non per niente mi pare che nelle epoche da lei citate il matrimonio era giusto una compravendita della sposa.

Per il resto, mi pare che continui a parlare di Iraniani in Italia (dove la Sharia NON vige) e non in patria. Vai a chiedere a Marjane Satrapi…

Riguardo la Sinistra: sei tu che hai tirato in ballo l’argomento e con te si chiude. Io non ne ho fatto menzione.

FSMosconi

Quanto alla testa coperta: chissà che parecchie donne musulmane non lo sentano come un segno identitario adottato con convinzione e fierezza: “Io sono una donna seria, che fa parte di una famiglia e di una rete sociale solida, dove si può sempre contare sugli altri; voi invece fate parte di una società marcia e decadente, e lo si vede da come si atteggiano le vostre donne. Voglio far vedere che io non sono così”.

Chissà, appunto: chissà. Lei lo sa o parla per parlare.
E rimarco: cita le donne musulmane in Italia o di quelle costrette a velarsi nei rispettivi Paesi?

Florenskij

Al fondo di tutti questi discorsi c’è la mancata considerazione del fatto che , sociologicamente parlando, tra l’INDIVIDUO e la NORMA GIURIDICA, restrittiva o permissiva, c’è un terzo fattore di importanza fondamentale. IL COSTUME, alla cui configurazione contribuiscono potentemente i MASSMEDIA; e i massmedia, in un’epoca di consumismo, seguono la logica del “tanto peggio, tanto meglio”: se quello che solletica le tendenze meno nobili o o pedagogicamente inopportune o qualunquistiche “tira” economicamente, beh allora diamoci dentro ( e se qualcuno si azzarda a obiettare qualcosa, si accampano i grandi discorsi sulla libertà di espressione ). E’ il cavallo che ai tempi è stato cavalcato alla grande da Berlusconi ( mentre nell’era pre-commerciale la TV pubblica, come pure la radio, era molto più educativa e culturalmente elevata )

Un esempietto facile facile: le veline. La nota trasmissione TV di selezione girovaga delle aspiranti veline è per me assolutamente deprimente: ragazze bellissime e acculturatissime ( praticamente tutte studentesse universitarie, alcune di facoltà impegnative come Economia ) che si esibiscono davanti alla plebe secondo la modalità delle due “S”: Scosciate e Sguaiate. Invece di tenere alta la loro dignità femminile, che comprende anche un certo riserbo ( vedasi il tipo Nicoletta Braschi – “Buongiorno, principessa!” – o Laura Boldrini ), giocano a presentarsi come “donne oggetto”. Potrebbe sembrare un fenomeno marginale, se non fosse che già in seconda elementare ci sono bambine che si orientano su quel modello, con trucco e abito trendy, in atteggiamento da piccole aspiranti miss. Negli USA, che in certe cose sono più avanti di noi, c’è il fenomeno delle mini-indossatrici e minidive, pompato anche dall’ambizione delle mamme: un’anticipazione della pubertà, con tutte le sue istanze e preoccupazioni ( non ultima quella della bellezza e della linea, donde anoressia ). Trovo anche improprie manifestazioni come la trasmissione “Ti lascio una canzone” di Antonella Clerici, in cui bambini e ragazzini di 8 – 10 anni sono messi a confronto canoro: voci meravigliose, ma canzoni che riprendono situazioni sentimentali da diciottenni-ventenni, per non dire di peggio:il filone tenebroso alla Patty Pravo ( “Pazza idea di far l’amore con lui / pensando di stare ancora insieme a te…” ) . Questa anticipazione è opportuna? E’ formazione al un giusto “sveltirsi”, oppure una deformazione, un “furto dell’infanzia” con i suoi tempi?
In tutte le società finora conosciute si è in qualche misura tenuto presente il concetto di “malcostume”: certi comportamenti tendono a uscire dal campo
( privato o quasi ) dell’estetica per sconfinare in quello, molto più delicato, della “formazione e supporto dei valori”; ed essendo l’uomo un “animale imitatore” la cosa non è senza conseguenze in campo sociale e in ultima analisi politico. Sì, esiste il problema del “contagio” di stili di vita direzionati a disvalori, e non in senso solo strettamente clericale. Penso a trasmissioni come “Sex and the city”: dongiovannismo femminile con la proposta di una femminilità che ha nel suo fondo sempre un che di aggressivo, cinico, sarcastico con un retrogusto di amarezza e cattiveria. Per cui il discorso “Io faccio il Mulino Bianco, ma non impedisco a te di fare un mulino diverso, magari un Mulino Porcellino con Cicciolina” è molto discutibile, ha molti limiti: tu non influisci su di me, ma puoi influire suil’ambiente in cui sono immersi i miei figli e questo non mi sembra opportuno.
Prego fare il confronto con l’immaginario da ragazzina borghese anni ’40 che traspare nel “Diario” di Anna Frank: il sogno di diventare una scrittrice o una ballerina classica, insomma qualcosa di “alto”, una “gentildonna” non una scosciata plebea.

Quanto al problema del controllo della disciplina in classe, trovo facile giudicare se non si conoscono le cose direttamente, sulla propria pelle. Il discorso sa di “Armiamoci e partite!”. Nelle situazione “dure” di indisciplina e ( pre ) bullismo, tipiche delle elementari e medie di estrema periferia, come pure di certe scuole professionali o delle prime classi del tecnico, sì può tenere il campo senza strumenti disciplinari forti se si ha una grande vocazione e se si è disposti a trasformarsi in insegnanti-intrattenitori: il che riesce con un grandissimo impegno nel prepararsi ( studiare, organizzare, escogitare… ). Vedasi il film “Pensieri pericolosi” del 1995 con Michelle Pfeiffer. Data la retribuzione degli insegnanti ( per cui si dovrebbe dire DELLE insegnanti ) è difficile pensare che la media di loro riesca a tenersi su questo livello di missionario-demiurgo. Sta di fatto che l’insegnamento è attualmente una professione ad altissimo rischio di nevrosi.

FSMosconi

Dunque deciditi: le leggi devono essere restrittive nei confronti dei massmedia o del costume? Tanto meglio non andiamo comunque.

Pessima pure l’accostamento (dato l’argomento) alla libertà sessuale coi fenomeni di costume-consumo, giacché ricordo come la TV berlusconiana si sia fatta foriera nello stesso tempo del bigottismo stile vecchia DC, per fare un esempio: l’adattamento italiano di quel telefilm che fu Licia dolce Licia, o i continui “scoop” del democristiano Vespa su miracoli et varia similia. Il che mi par veicolare tutto l’opposto.

In tutte le società finora conosciute si è in qualche misura tenuto presente il concetto di “malcostume”: certi comportamenti tendono a uscire dal campo
( privato o quasi ) dell’estetica per sconfinare in quello, molto più delicato, della “formazione e supporto dei valori”

Discorso talmente vago che può venire applicato unilateralmente. Ricordo per esempio quando si giustificava l’esclusione di chi non aveva saputo “mantenere la propria virilità” uccidendo l’adultero trovato con la moglie…

ì, esiste il problema del “contagio” di stili di vita direzionati a disvalori, e non in senso solo strettamente clericale. Penso a trasmissioni come “Sex and the city”: dongiovannismo femminile con la proposta di una femminilità che ha nel suo fondo sempre un che di aggressivo, cinico, sarcastico con un retrogusto di amarezza e cattiveria.

Pessimo esempio: si tratta di puro cinismo femminile. Estremizzazione del modello consumista (americano in questo caso) che vuole tutti vincenti per forza a ogni costo pena la morte civile, reso con lo scardinamento interno del cliché della donna-oggetto: la donna si fa apparentemente oggetto per utilizzare gli uomini a mo’ di pedine e invertire i ruoli propugnati nella società nella quale vive.
Reso bene o male è per me quello il retropensiero di fondo. E che non ti piaccia lo immagino: NON deve piacere.

Per cui il discorso “Io faccio il Mulino Bianco, ma non impedisco a te di fare un mulino diverso, magari un Mulino Porcellino con Cicciolina” è molto discutibile, ha molti limiti: tu non influisci su di me, ma puoi influire suil’ambiente in cui sono immersi i miei figli e questo non mi sembra opportuno.

Che è praticamente un’ammissione di incapacità genitoriale nel far capire alla propria prole il proprio modello di vita e nel contempo un’affermazione del figlio come propaggine, oggetto, del genitore e della famiglia come clan…

Andrea65

Vedi, non tutti hanno la fortuna che hai tu di avere una “Famiglia da Mulino Bianco”, e quindi, a queste persone più sfortunate di te, devi riconoscere il diritto a provare in modo pratico e veloce a tentare di raggiungere anche loro la felicità che tu hai raggiunto.
Il fatto invece di sfavorire ulteriormente questi sfortunati ti rende un tantino crudele nei loro confronti, e ti rende detestabile da chi come me, sebbene abbia anche lui una “Famiglia da Mulino Bianco” ambisce alla felicità non solo propria ma anche del prossimo; per spiegarmi meglio non è necessario essere neri per detestare i razzisti.

Ciao a tutti

Kaworu

c’è anche chi si illude di aver la famiglia del mulino bianco ed è talmente autocentrato da non vedere tutto quel che realmente succede.

chissà qual è il suo caso…

faber

Hai colto il punto: rapporti interpersonali furbeschi, bugiardi e meschini. Personalmente trovo molto più meschino il marito o la moglie che intrattengono rapporti extraconiugali tornando a casa a fare il bravo maritino o la brava mogliettina piuttosto che la persona che in maniera sincera e schietta ammetta la fine di un rapporto e il fallimento di una relazione.
Quanto alla scuola, ho sempre pensato che il professore (o il maestro) che non sappia mantenere non dico il silenzio assoluto, ma quanto meno l’interesse di una scolaresca, debba porsi il problema di trovare il modo di suscitarlo l’interesse a prescindere dall’imposizione di autorità. E’ semplice? Ovviamente no, molto più semplici i ceci sotto le ginocchia. Peccato che un finto interesse imposto valga, in termini didattici, meno di una mezza curiosità spontanea dello studente.
Infine non ho capito perchè la “modestia” (ovviamente femminile, per il maschio meglio il modello del conquistatore) di un genitore si debba tradurre in un “controllo” sull’educazione dei figli. Quanto alla Petacci, se vuole prenderlo a modello di amore faccia pure. Io la considero una relazione malata, figlia di un contesto tragico. Darsi la morte per “seguire” il coniuge l’ho sempre considerato un atto alquanto idiota e, se vogliamo, anche egoista. Con buona pace di Shakespeare e Romeo e Giulietta. Stando all’attualità, se proprio dovessi individuare un modello di amore, le consiglio, qualora non l’avesse fatto, di ascoltare le parole di Dario Fo al commiato per la moglie. Mai amore fu più sano, disinteressato e genuino.

Florenskij

@faber. Mi trovi nel Nuovo Testamento un testo solo che indichi apprezzamento per il “tipo” del maschio conquistatore per il quale la donna è “il riposo del guerriero”. Ulisse, che si ripassa Circe e Calipso per poi tornare alla sua fedelissima Penelope è un personaggio di Omero; solo per errore può essere ricondotto alla mentalità cristiana. Ha mai letto da qualche parte che il “delitto d’onore” è giustificato dalla morale cattolica? Il Concilio di Trento proibì perfino il duello per motivi d’onore, punendolo con la scomunica.
Mi trovi un testo in cui venga giustificata la relazione extraconiugale con l’ovvio contorno di inganno, ipocrisia e perbenismo di facciata. Nel suo discorso sul matrimonio Gesù proibisce il divorzio non tanto alla donna ( come è stato scritto in un post recente ) quanto all’uomo, al maschio in quanto crede di essere un gradino più su della donna; il “non commettere adulterio” ( di fatto ) ricomprendere il “non desiderare” la donna d’altri, vale a dire non soffermarsi neppure sulla fantasticheria di un rapporto extraconiugale. A un punto tale che gli apostoli stessi gli dicono che con limitazioni tanto dure non vale la pena nemmeno di sposarsi.

Caso mai potrà essere fatto un discorso simile a quello della religione come “oppio”: i preti erano odiati da anarchici e comunisti estremi ( vedasi Spagna anni ’30 ) non tanto e non solo come come oppressori e sfruttatori in prima persona con l’aggravante dell’ipocrisia-untuosità, quanto come predicatori di acquiescenza alle differenze di classe, presentate come inevitabili in questa “valle di lacrime” e “via crucis” in vista della beatitudine nell’altro mondo. I preti che cercano di tenere in piedi il matrimonio monogamico indissolubile, facendo il gioco dei maschi-machisti che ne approfittano per concedersi “scappatelle”
( tanto lei è lì sempre ad aspettarmi e perdonarmi: è obbligo suo… ).

@ Kaworu. Al dono della sintesi si possono abbandonare quelli che partono da affermazioni apodittiche con deduzione immediata e fulminante, magari in forma di battuta o battutaccia; chi invece vuole mostrare la plausibilità o almeno la non totale illogicità di assunti “politicamente scorretti” e “laicas aures offendentes” deve “rifondare” i concetti base da cui parte nel dedurre. E’ come costruire a Venezia: bisogna piantare sul fondo una gran quantità di paletti, ciascuno con la sua punta.

FSMosconi

@Flo’

Classica spocchia: lei pianta paletti senza terreno. Non se ne accorge? Bene, mi dica donde partono le sue definizioni di società tradizionale. Sarà apodittica o solo arbitraria? Se non è arbitraria: ha per caso dimostrato per esteso i fatti cui si riferisce posti come base o riutilizza idee altrui senza specificarne il perché e rendendole di fatto concetti morti? Se sono di altri solo i termini, su quale base le riutilizza senza aver detto come e perché lo fa? E se le basi sono solide e poggiano su un buon terreno per umido che sia, come giunge alle sue conclusioni? Come le verifica?

Risponda e si renderà conto che l’ultimo a poter accusare gli altri di fare affermazioni di principio è proprio lei…

faber

Ma a me non interessa proprio nulla di quello che c’è scritto nel testamento, vecchio o nuovo che sia. Trattasi di un’opera scritta qualche migliaio di anni fa e al massimo la posso prendere come testimonianza di come si viveva (o meglio di come si propagandava di vivere) all’epoca. A me interessa il contesto odierno in cui “l’indossolubilità” del matrimonio è spesso (non sempre) associata all’ipocrisia di vivere delle relazioni infelici, fedifraghe ed ipocrite. E la causa di tutto ciò io la vedo nel non comprendere che sarà anche vero che esisterà “qualche” famiglia del mulino bianco, ma che corna e scappatelle varie c’erano, ci sono e ci saranno sempre. Fermo restando che l’infedeltà non è mica l’unica causa di fine di una relazione. Cambiano le esigenze personali, cambiano i sentimenti, cambia il contesto, ci si può risvegliare dal torpore che in una relazione può durare per anni mascherando un disagio. E questo senza che nessuno ne abbia colpa. E’ qualcosa che reputo fisiologico ai rapporti umani, non solo amorosi. Con l’istituzione del divorzio si è dato modo di vivere in maniera più serena tutto questo. Ancora una volta, nessuno ti obbliga a divorziare. Se vuoi vivere il matrimonio in maniera indissolubile fai pure. Idem se vuoi far vedere i film di Morandi ai tuoi figli. Ma non pensare di poter imporre tutto ciò agli altri!
Per quanto riguarda i “modelli” proposti dai media anche io provo schifo a vedere dei bambini esposti sul palco come merce dai genitori. E quindi? Che abbiamo dimostrato? Nulla perchè quello è un altro discorso. La dicotomia tra Stato etico cristiano e società ultra-individualista, esibizionista e voyeurista non esiste.
L’accenno ai comunisti e agli anarchici onestamente mi sfugge. “Che c’azzecca?” direbbe qualcuno.

Kaworu

guarda che “argomentare” è differente da “infiliamo parole a caso tirando in ballo cose che non c’entrano o che possono esser considerate al massimo degli stream of consciousness”.

Ferrer

@ Kaworu

Del resto, uno che associa la liberazione sessuale alla tv berlusconiana…
Come se le – in genere cattolicissime, familiste, destrorse e anti-femministe – veline avessero qualcosa a che spartire con la Kollontaj o la de Beauvoir…

alessandro pendesini

@Florenskij
Rispetto le sue retoriche opinioni ma no le condivido ! –Perche ? :
–A me sembra chiaro che le societa associate ai grandi monoteismi hanno volontariamente limitato ogni forma di adempimento della sessualità limitandola a stereotipi dedotti dalle loro elucubrazioni fantasmatiche cosi come dai libri sacri, dogmi e miti delle religioni abramitiche -Chiesa cattolica inclusa-, senza dimenticare le perversioni sessuali, parafilie e deliri di certi dominanti clericali (e non solo) che filtravano -e tuttora filtrano- il loro disordine sessuale, a volte patologico, imponendo unilateralmente e senza vergogna il loro diktat assoluto e indiscutibile, quello di megalomani paranoici, ma anche psicotici, autoproclamati vicari di dio (trino o no) ai quali tutti devono obbedire !
–Culture diverse, forme di iniziazioni e persino incitazioni a certe pratiche sessuali, possono stupire il puritanesimo latente delle nostre cosiddette “evolute” società occidentali moderne. La regola aurea di questi illuminati è “no sex before marriage” ! ammesso solo col matrimonio di un uomo con una donna, imposto come irreversibile e ad vitam. Altre alternative, ad esempio la coabitazione, matrimonio fra omosessuali, poligamia ecc… sono considerate immorali poiché non conformi alle leggi divine…Il colmo del delirio umano…..creatura divina per eccellenza ! Dicono….
Bien à vous

Kaworu

ma tipo… vivi mai nel presente?

perchè pare che tu sia fossilizzato in un tuo passato molto idealizzato…

Diocleziano

Flo,
e due parole sul ‘Conflitto angolare dell’ordine dorico’, no?…

Florenskij

@gm85 La chiusa sulla Rodotà serviva a far comprendere come dall’affermazione solenne ed austera di grandi principi ( in questo caso laico-libertari ) si possa passare nella “realtà effettuale” , tempo una generazione, ad applicazioni tristemente riduttive. Per me lei ha capito benissimo ma fa finta.
Non si illuda che basti sparare accuse di malafede per rendere lecito nascondere la testa sotto la sabbia. Si può forse negare che in Occidente il tessuto micro-sociale ( la famiglia, con tutti i valori e le funzioni connesse ) si stia sfaldando, e che le conseguenze nel medio-lungo periodo potrebbero essere molto gravi?

Diocleziano

Non trovi strano che ci sia questo sfaldamento, nonostante il massiccio
condizionamento della chiesa a tutti i livelli? L’immenso potere economico
e la vantata cattolicità della maggioranza assoluta della popolazione?
O dobbiamo prendere atto del fallimento della chiesa?
Prendiamo atto anche che la chiesa è più abile nella gestione finanziaria che
non nella cura delle anime.

gmd85

@Florenzio

Io ho capito che, come al solito, butti in mezzo lagne inutili.

Ti fosse sfuggito, è proprio il modello che tu tanto decanti a essere in crisi. E non è che prima funzionasse perché si era più attaccati ai valori, ma perché era decisamente più difficile rifiutarlo. A me sembra che il concetto idealizzato di famiglia sancita dall’unione religiosa ha perso il suo smalto e continuare a elogiarlo lo rende ancora più impopolare. Le funzioni non cambiano, sono sempre quelle, matrimonio o no. E quanto ai tuoi timori: ma mi faccia il piacere, diceva un certo principe.

Kaworu

vabbè flo, non puoi pregare per il dono della sintesi?

sai, magari prima o poi verrai accontentato…

Florenskij

@ Kaworu. Quanto al passato molto idealizzato, su sei famiglie, tra la mia, quelle dei fratelli e quelle dei cognati nessun divorzio, nessuna separazione; e almeno metà sono non praticanti e nemmeno molto credenti. Semplicemente un sano costume all’antica.

gmd85

Ma Kaworu parlava della tua visione. Chi se ne frega di quella dei tuoi parenti?

Semplicemente un sano costume all’antica.

All’antica? Sicuro. Sano? Non sequitur.

Tra l’altro, sarei curioso di conoscere l’età media delle sei famiglie.

FSMosconi

Sarebbe interessante sapere anche solo per curiosità cosa intenda concretamente Flo’ con “all’antica” e poi condurre un paio di ricerche per certificare quando sia soltanto conservatore, veramente antico o una semplice tradizione inventata…
Scommetto che ne verrebbero fuori delle belle.

FSMosconi

Ovviamente una volta che il caro Flo’ si sarà degnato di riferire quanto all’antica intende, o meglio ancora: una volta che abbia ritrovato preliminarmente un limite oltre il quale è possibile stabilirne un periodo definito (ad esempio: so facevano così dai miei bis-nonni)…

Francesco S.

In realtà a noi non deve interessare nulla della famiglia di Florenskij.

Qui non si sostiene il divorzio ma la facilitazione all’accesso a questo istituto per chi per chi ne ha bisogno. E’ qui che si gioca il principio di laicità nella libertà.

Discussioni sul matrimonio, amore eterno, monogamia etc… non hanno senso in questa ottica. Che ognuno abbia la sua idea sull’amore basta che non la imponga agli altri.

Che io pensi che il divorzio sia il fallimento di una relazione e un modello a cui certamente non aspicabile di fine delle relazioni è irrilevante.

Bisogna prendere atto che esiste la possibilità che l’amore finisca e se la convivenza diventa insopportabile anche il matrimonio che è un contratto come altri e quindi si può rescindere.

Kaworu

siamo sempre lì, caro…

problemi di comprensione di ciò che leggi.

rinnovo il mio dispiacere per te.

Kaworu

poi magari mi fai sapere come “nessun divorzio e nessuna separazione” c’entrino con il benessere familiare in senso ampio, dato che di famiglie tossiche assolutamente sposate e “unite” (invischiate sarebbe un termine migliore) ce ne sono a mazzi da 12.

in meno di 10 righe, se possibile.

Florenskij

@ Kaworu. La morale cattolica ammette la separazione, nel senso della cessazione della convivenza “impossibile”. Quanto al divorzio, a suo tempo decisi di troncare i tentennamenti e votare a favore, disattendendo le direttive papali, a seguito delle indicazioni di un compagno, ora altissimo magistrato, il quale mi garantiva che la legge avrebbe sistemato le pendenze giuridiche ed economiche nei pochi casi che si presentavano e non ne sarebbe seguito lo sfaldamento dell’istituto familiare, come prospettato dal prof. Lombardi, capo del fronte antidivorzista; lo stesso fecero praticanti, e anche sacerdoti e teologi, in base al concetto di libertà promosso dal Concilio V. II. Invece abbiamo visto come si sia avviato un processo di sfaldamento addirittura galoppante negli ultimi anni, con la diffusione di tutt’altro modello: quello della deregulation.
Non credo che nella situazione sociale e culturale odierna sia realistico e opportuno abolire l’istituto del divorzio, anche perché la situazione è ormai di multiculturalità; e solo il Cattolicesimo lo esclude totalmente. Un istituto regge se c’è il contesto di un “costume” diffuso, prevalente, sorretto da un discorso culturalmente alto, insomma praticato dalla massa e sostenuto dagli intellettuali.
Un cosa è accettare l’esistenza di un “istituto” come rimedio nei casi difficili, un’altra incentivarlo come elemento di progresso e di “liberazione”. Personalmente non ho mai voluto occupare posti direttivi in movimenti ed enti cattolici perché intento a sbrogliare i miei dubbi sui “casi estremi” nel campo dell’etica sessuale e della bioetica in cui la gerarchia ribadisce il suo “no, mai, in nessun caso e per nessun motivo”. Sono un pecorone, ma da un’orecchia mi rimane un forte ronzio.

Diocleziano

Flo,
Non mi sembra che si incentivi il divorzio “come elemento di progresso e
di liberazione”. Togliere impedimenti alla libertà degli individui è d’obbligo.
Tanto più che nessuno divorzia per divertimento. Tu dirai: «E i figli?», forse
la risposta sarà in una società come quella spartana, con i figli conferiti allo stato?
Si deve prendere coscienza che se il numero dei divorzi supera quello delle
unioni stabili, forse il problema è da ricercare proprio nell’istituto del matrimonio.

faber

@Florenskji
Secondo me ci sono alcuni punti da chiarire.
– Innanzitutto, in base a quali dati quantificabili sostieni che ci sia uno sfaldamento dell’istituto familiare? E’ necessario chiarirlo, perchè se no il tenore del discorso rischia di diventare tipo il “Eh signora mia, non è più come una volta”.
– Poi, qualora questo sfaldamento ci sia, perché pensi che l’istituto del divorzio sia causa di tutto ciò? Non è più probabile, per esempio, che si tratti di due fenomeni correlati perché con una causa comune? Per essere più chiari, non sarà mica che i cambiamenti economici e sociali hanno portato ad una visione della famiglia diversa da quella ottocentesca (secondo me è questo fenomeno che tu chiami sfaldamento) e, di conseguenza, a sentire nella società la necessità di un istituto come il divorzio?
– Parli del matrimonio come di un istituto sostenuto da un “costume”. Ecco questo è quello che io chiamo ipocrisia. Il matrimonio è ovviamente un istituto sociale, che però implica il rapporto tra 2 persone. Se il rapporto non va, il costume deve andare a farsi benedire. E tutto questo proprio per non generare infeliticità. Nessuno divorzia per divertimento. E non si tratta di incentivarlo! Si tratta di lasciare alle persone la libertà di troncare anche legalmente un rapporto che sarebbe comunque finito dal punto di vista affettivo e personale.

Gérard

Ciao Kaworu

Parcorevo ieri sera gli interventi su questo tema, quello del Sig. Florenskij mi ha fatto tanto ridere, quanto prende per modello le donne mussulmane col hijab e quanti pregiudizi ha in merito .
Ovviamente come lo vede lui questo tipo di copricapo simboleggia per lui il come intende la donna : sottomessa e religiosa…
Portando stamattina alla stazione Rachida, la madre della mia nipotina ( lavora a Firenze di mattina presto ) le ho racontato quello che avevo letto la sera prima in merito a questo famoso copricapo : lei non lo porta ma una delle sue amiche, che conosco anche bene, si .
Mi ha confirmato che ci sono diversi tipi di ” donne con lo Hijab ” e che piu che spesso, le ragazze che portono volontoriamente questo copricapo sono in realta… delle sgualdrine ( ne avevo fatto anch’io l’ esperienza ) che vogliono in realta dimostrare di essere brave ma che di dietro ne combinano piu delle altre . Oppure se lo mettono anche quando vogliono sposarsi e cosi fanno credere di essere delle brave ragazze tutta casa e famiglia . L’ amica di Rachida se lo mette soltanto perché madre, nonna e zie se lo mettono e non vuole apparire diversa ai loro occhi ( l’ho vista spesso e anche senza velo senza problemi a casa sua eppure ero… uno straniero… ) Le altre poi sono costrette dalla famiglia, marito spesso a metterlo . Un imposizione dunque . E poi c’è un piccolo numero di quelle che lo mettono perchè sono quelle che cattoliche chiamamo ” ranocchie di acquasantiere ” …
Ipocrisia dunque, e quando c’è una religione forte, l’ ipocrisia è grande !!

Kaworu

Gérard, quel che ti dice Rachida equivale più o meno a quel che succede qui…

tanto per dire… più di un’amica del sud mi ha confermato “l’usanza” di arrivare vergini al matrimonio… ovviamente, la verginità che conta è una.
tutto il resto si può usare e fare, se mi spiego.

Sandra

Nella deregulation entra senz’altro l’attività dei tribunali ecclesiastici regionali, la sacra rota, che ogni anno assorbono 12 milioni di euro dai fondi dell’8/1000. Dal 2000 le richieste sono cresciute talmente tanto che devono stornare soldi dalla “carità” per annullare la sacralità del vincolo. Ai preti basta schei e gli va tutto bene, altro che sfaldamento del piffero. Senza principi e senza credibilità.

Marco Tullio

A me sembra che, quanto al matrimonio tradizionale (della nostra tradizione recente) si voglia quello lasciarne il nome e la cerimonialità, ma svuotarlo di contenuti. Siccome, però, il comune cittadino e la comune cittadina non sono – per lo più – raffinati giuristi, non mi sembra ben fatto proporre come unica possibilità per legalizzare la loro unione qualcosa che si chiama e si celebra come prima, ma è del tutto differente. Ancor meno onesto mi parrebbe cambiar le cose “in corso d’opera”, con danno di chi sul vecchio ordinamento aveva contato. Si applichi, dunque, al contratto matrimoniale il principio “resti com’è, oppure scompaia”, e si istituisca – in concorrenza con esso – qualcosa di diverso, così nel nome, come nelle forme di celebrazione, come anche nelle conseguenze giuridiche e nelle procedure di scioglimento, per tutti coloro che nel matrimonio tradizionale non possono o non vogliono rientrare.

gmd85

Sai, le leggi, di solito, non sono retroattive. Ciò detto, stiamo parlando di separazione e divorzio, eh.

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