Genesi e natura della violenza sulle donne

L’approvazione della convenzione di Istanbul è, a suo modo, un titolo di merito per la Camera dei deputati italiani, tra le prime a vagliarla. Senz’altro meno degne di applausi sono le tante assenze da parte degli onorevoli, durante il dibattito e al momento del voto. Prendiamo tuttavia atto che, in un momento in cui le cronache si riempiono di notizie di orribili violenze crimini sulle donne, un segnale è stato dato.

La convenzione del Consiglio d’Europa, siglata a Istanbul nel maggio del 2011, è tesa a prevenire e contrastare la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Un tema caldo, visti i tanti casi di violenze e di omicidi che colpiscono le donne in Italia. La convenzione è stata ratificata dalla Camera e ora passerà al Senato per l’approvazione definitiva. Il documento punta a contrastare non solo le aggressioni, il femminicidio, la persecuzione e lo stalking verso le donne, ma anche le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni combinati, per affermare una vera autonomia e la parità di diritti rispetto all’uomo.

In teoria i principi affermati dalla Convenzione di Istanbul dovrebbero essere generalmente condivisi da tutti coloro che sostengono i diritti delle donne. Ma durante la fase di elaborazione del documento, come denunciato da Amnesty International, proprio la Russia e il Vaticano hanno proposto di togliere il riferimento alla violenza omofobica contro lesbiche, bisessuali e transgender, con l’intenzione di cancellare il riferimento all’orientamento sessuale e all’identità di genere come base inammissibile di discriminazione. Nel passo in questione, l’articolo 4 comma 3, si legge:

L’attuazione delle disposizioni della presente Convenzione da parte delle Parti contraenti, in particolare le misure destinate a tutelare i diritti delle vittime, deve essere garantita senza alcuna discriminazione fondata sul sesso, sul genere, sulla razza, sul colore, sulla lingua, sulla religione, sulle opinioni politiche o di qualsiasi altro tipo, sull’origine nazionale o sociale, sull’appartenenza a una minoranza nazionale, sul censo, sulla nascita, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere, sull’età, sulle condizioni di salute, sulla disabilità, sullo status matrimoniale, sullo status di migrante o di rifugiato o su qualunque altra condizione.

Considerando gli episodi di intolleranza e le violenze proprio nei confronti dei gay (in questo caso delle lesbiche), togliere quel riferimento appare assai inopportuno. Ma proprio il mondo cattolico più intransigente ha accolto male il ‘rischio’ che venisse riconosciuta la discriminazione nei confronti degli omosessuali. In Parlamento Paola Binetti, deputata Udc affiliata all’Opus Dei, ha fatto approvare un ordine del giorno per mantenere la “coerenza” della convenzione con la Costituzione ed “evitare alcune ambiguità specifiche”. Tradotto, l’oggetto del contendere è stato l’articolo 3 relativo alle definizioni, che al punto c recita:

con il termine “genere” ci si riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini

“Non si sentiva alcun bisogno di introdurre il concetto di genere in un trattato in cui al centro dell’attenzione c’è la donna in evidente e chiara contrapposizione con il maschio”, ha sostenuto Binetti. Su questo tasto aveva battuto anche la deputata Pdl (ex Pd) Dorina Bianchi sul ciellino Tempi: “l’Italia firmerà, ma occorre che la ratifica del trattato avvenga nel rispetto del suo ordinamento”. Sul quotidiano dei vescovi Avvenire il giurista Francesco D’Agostino ne approfitta per criticare la deriva (dal punto di vista cattolico) che porta ad una maggiore accettazione degli omosessuali e dei loro diritti, e di straforo cita criticamente proprio la Convenzione di Istanbul.

inquisizione

Tutto ciò appare in linea con la dottrina cattolica: in fondo, i dodici apostoli erano tutti uomini e la donna è stata destinata da san Paolo in una posizione di minoranza, quindi relegata ad “angelo del focolare” come sposa fedele a fianco dell’uomo — senza possibilità di divorziare — con la carriera religiosa quale unica forma di ascensore sociale per le single.

Una linea rimasta salda nel corso dei secoli, anche con l’enciclica Casti Connubii (1930) di Pio XI, che contrastava apertamente le concezioni moderne e liberali del matrimonio e che tuttora rimane tra i riferimenti dottrinari del cattolicesimo. Nell’enciclica il papa ribadiva che il matrimonio è un sacramento istituito da Dio e quindi indissolubile. Tra le sue finalità ci sono la procreazione e l’educazione cristiana dei figli, quindi vengono condannati contraccezione e aborto. L’emancipazione della donna viene bollata come contraria alla dottrina paolina, che vuole la donna sottomessa.

D’altronde, ancora oggi i sacerdoti sono solo uomini, la Chiesa nega i diritti riproduttivi della donna e non ammette il divorzio. Anche quando il marito è manesco: il consiglio informale dei parroci è quello di “sopportare“. Recentemente, persino l’arcivescovo di Colonia, il cardinale Joachim Meisner, noto in Germania per le posizioni conservatrici, ha consigliato alle donne di rimanere a casa per fare più figli. Tutto ciò non implica, beninteso, che il cattolicesimo inciti alla violenza sulle donne. Ma di fatto è la ratifica di un modello di società maschilista e patriarcale e di una concezione “proprietaria” delle femmine, che non vengono in alcun modo contestati. L’impressione è che questo quadro sia interpretato come biologico, quindi “naturale”. Non prendendo le distanze in alcun modo da tale modello, è inevitabile che ben difficilmente si riesce a far evolvere la condizione della donna.

L’ultimo caso di femminicidio salito agli onori della cronaca è quello di Corigliano Calabro in provincia di Cosenza, in cui la sedicenne Fabiana Luzzi è stata uccisa del suo fidanzato. Ancora una volta ne emerge , scrive Fabio Sabatini sul blog de Il Fatto, quella cultura “medievale e sessista condivisa” e “coltivata nella famiglia, nel villaggio e nel resto del paese” purtroppo assai radicata soprattutto nel Mezzogiorno. È intervenuto sulla vicenda anche l’arcivescovo di Rossano-Cariati, Stefano Marcianò, che ha chiesto di pregare per l’assassino. Manca nelle parole del prelato l’attenzione per la dignità della donna, che viene tuttora trattata come un oggetto.

Ancora una volta, un vescovo non si preoccupa di intervenire sulle cause che conducono alla violenza nei confronti delle donne. Ancora una volta, nessuna concessione viene fatta alla loro auspicabile emancipazione. L’attenzione è solo per l’uomo e alla richiesta di perdono nei suoi confronti. Non ci sembra un atteggiamento adeguato ai rischi che tante donne corrono.

La redazione

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38 commenti

Francesco S.

Credo che molti dei casi di ‘femminicidio’ propriamente detto derivino dalla non accettazione che l’amore possa finire. Personalmente oltre ad una corretta educazione civica che verta su quel punto non so cos’altro si possa fare a scopo preventivo.

Poi sono dell’idea che c’è una certa percentuale, si spera piccola, di uomini violenti, quindi credo che la miglior prevenzione la facciano le stesse donne evitando questi uomini, non si possono cambiare.

Manlio Padovan

E se cominciassimo a pensare ad una scuola che formi uomini anziché tecnici, almeno fino a 16 anni? E perché non spiegare, scientificamente nei limiti della mente del discepolo, da cosa dipende la gelosia? Che cosa è l’innamoramento? Impartire adeguate lezioni di educazione sessuale, anziché infarcire la testa di elettrotecnica o meccanica che tanto a quella età non si capiscono, o ragioneria che, guarda il caso!, mi hanno detto si capisca quando ti iscrivi all’università: perché te la spiegano meglio, o perché si è più maturi? E certa matematica che al liceo scientifico credono di sapere, poi però all’asamie di analisi 1 chi supera l’esame viene dal liceo classico e talvolta da un isituto tecnico industriale?
Certo ai nostri imprenditori interessano i tecnici, non gli uomini. Tanto con l’imprenditoria che abbiamo basta essere ladri e distruttori per avere successo in proprio, per il resto li mantiene la società: poi lo chiamano liberismo.
Mi rendo conto, però, delle difficoltà a creare una scuola simile, e al tempo necessario per arrivarci…con tutte le critiche pretesche immaginabili.

moltostanco

Si tratta infatti di portare un cambio di mentalità, i cui frutti si vedranno però nelle generazioni future.
In questo, la parte del leone la fanno le famiglie e, dove queste non arrivino, la scuola.

Ma quale scuola ? Non certo quella confessionale …

moltostanco

Si tratta infatti di portare un cambio di mentalità, i cui frutti si vedranno però nelle generazioni future.
In questo, la parte del leone la fanno le famiglie e, dove queste non arrivino, la scuola.

Ma quale scuola ? Non certo quella confessionale …

Sandra

D’accordo con l’educazione sessuale a scuola. Ma sinceramente non credo basti a colmare il baratro dell’ignoranza che vuole sempre la donna come provocatrice della violenza, quando ascoltando un tg nazionale un giovane si imbatte nella frase sulla Rame, “Usava la bellezza fisica finché fu stuprata”.

faber

@Sandra
Il servizio di ieri del TG2 a cui tu fai riferimento è assolutamente scandaloso! In una testata seria, a parte che non l’avrebbero mai mandato in onda, ma in ogni caso avrebbero preso la giornalista (essì, pare che addirittura sia stata una donna ad aver scritto il servizio) a calci nel deretano. Ovviamente il servizio ha taciuto allegramente la matrice fascista (fu uno stupro politico!) e le coperture ricevute dalle “forze dell’ordine”.

Sandra

Già, Carola Carulli, giovane e donna, diplomata al classico e laureata in Lettere, e che come giornalista si occupa proprio di cultura e società.

Federix

Nel tg della sera (se ho capito bene quello che stavano dicendo) si sono scusati per quanto detto nell’edizione precedente, però senza citarne le parole. E in ogni caso, non hanno parlato delle coperture da parte delle “forze dell’ordine”.

faber

Oltretutto parlare di “coperture” è anche riduttivo visto e considerato che, stando alle testimonianze, si trattò di uno stupro su commissione. Ecco, quando vedo certe cose mi viene in mente che, forse, la misoginia tipiche delle religioni monoteiste sia in realtà soltanto figlia, e non causa, del contesto in cui tali religioni si sviluppano.

SilviaBO

@ faber
Sì, senz’altro l’uomo crea dio a sua immagine. Poi si generano circoli viziosi.

moltostanco

@Sandra,

non è solo l’educazione sessuale, anche se questa è indispensabile per far crescere degli individui sereni ed equilibrati.

Si tratta di abolire quegli insegnamenti dove si dice che “i doveri dell’uomo sono ….” e “i doveri della donna sono …” cominciando a parlare di persone.

DucaLamberti74

@Padovan.

Le scuole italiote devono formare piccoli italioti.

Vanno quindi bene le materie classiche, superclassiche, scientifiche e superscientifiche purchè siano insegnate da insegnanti italioti degni esponenti della classe sociale degli statali che … prendono lo stipendio con il minimo sforzo… del resto che dire loro sono laureati.

Quanto alla riforma scolastica … il “liceo” dovrebbe durare 4 anni e finire al compimento dei 18 … poi via andare università 3 anni ed a 21 anni sei pronto per il mondo del lavoro….vuoi farti un’altra università…bene avanti fino ai 24.

Invece qui si sentono ancora cori di italioti a difendere il liceo classico, l’università che è stata massacrata dal 3+2 e belinate varie…

Io la mia posizione lavorativa me la sono guadaganta sul campo …e la forma mentis del mio lavoro la ho imparata…sul lavoro ed è l’opposto di quanto invece mi ha farcito la scuola italiota.

MALEDETTI STATALI ß@$│@R]\? MANGIAPANE A SBAFO…

SE SEGUIVO IL LORO MODUS OPERANDI ATQUE VIVENDI…

ALTRO CHE LAVORO in SETTORE IT BEN RETRIBUITO (per questa italietta delgi italioti)… FINIVO IN UN CentroPsichiatrico AllInclusive

DucaLamberti74

P.S.: Scusate lo sfogo … ma quando ci vuole ci vuole…è terapeutico 🙂

claudio285

una volta il mondo libero si distingueva da quello della cortina di ferro per la democrazia, le libertà e il pluralismo. Oggi il mondo libero si distingue da quello barbaro per i diritti civili e morali concessi ai gay e a tutti, per quel che riguarda i temi della bioetica. C’è chi sta da una parte, come l’Ungheria, la Croazia e la Russa, e chi sta dall’altra, come ormai tutto il vecchio continente. Noi stiamo nel mezzo. Non potremo rimanerci a lungo. O con la Russia o con l’Europa storica.

ALESSIO DI MICHELE

“Il documento punta a contrastare non solo le aggressioni, il femminicidio, la persecuzione e lo stalking verso le donne, ma anche le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni combinati, per affermare una vera autonomia e la parità di diritti rispetto all’uomo.”

Se è veramente solo questo, sono assolutamente contrario alla sua approvazione: le condotte qui descritte sono TUTTE già previste e punite da specifiche norme, assistite da sanzioni reclusive. Fare l’ ennesimo provvedimento sull’ argomento significa che TUTTE le norme in materia sono disattese e che molti politici se ne sbattono e cercano una facile notorietà a spese di alcune (sempre troppe) disgraziate, con decisioni che, lungi dal correggere lo sfascio, lo perpetuano e lo cristallizzano. Come coi bambini: se prometti una punizione, lo puoi fare una volta sola, poi, se del caso, devi passare all’ attuazione, altrimenti il fanciullo capisce la tua debolezza e deborda.

SilviaBO

Trattandosi di una convenzione internazionale, credo che la sua importanza derivi soprattutto dalla possibilità che la ratifichino anche stati in cui questi principi non sono così ovvi.
A livello italiano, certamente non dovrebbe essercene bisogno, dato che ciò che la convenzione condanna è già reato per il nostro ordinamento (e, giustamente, lo è senza distinzione di sesso: non è che perseguitare una donna sia peggio che perseguitare un uomo). Peccato che le pene per questi reati siano spesso ridicole.

SilviaBO

Certo, ma questo vale in generale, non solo per i reati contro le donne. C’è l’abitudine di trovare sempre giustificazioni e attenuanti per ogni nefandezza.
E i giornalisti hanno la simpatica abitudine di chiedere alle vittime se perdonano il carnefice.

RobertoV

Le leggi non sono sufficienti. Perchè una legge funzioni veramente è necessario che vi sia anche la collaborazione della società e che cambino gli atteggiamenti delle persone e che si crei un clima favorevole alla loro applicazione.
Per esempio nel caso degli stupri e delle violenze sulle donne è noto che solo una parte viene denunciata (dalla metà al solo 20% a seconda delle stime): questo perchè esistono tutta una serie di ostacoli culturali e pratici che non permettono l’emersione completa del fenomeno. E l’Italia dal punto di vista culturale ha ancora parecchio da lavorare per raggiungere gli standard delle nazioni più evolute.
Inoltre spesso in Italia ci troviamo di fronte a leggi apparentemente bellissime sul piano teorico, ma in pratica scarsamente o malamente applicate, o addirittura senza chiare regole applicative e mancanza o carenza di strutture adeguate (e della corretta preparazione delle persone che devono applicarle).

ALESSIO DI MICHELE

Quindi metterne di nuove equivale a “mi mangio altri 2 piatti di fritto perchè non ho digerito i primi 3”. Evviva l’ omeopatia !

faber

Concordo. Pur senza abbassare la guardia di fronte ai rigurgiti delle parti peggiori della società, non bisogna farsi risucchiare nel vortice mediatico dell’emergenza. Personalmente ritengo che maschilismo e, in misura ancora maggiore, omofobia, siano ancora molto, troppo, diffusi. Ma il lavoro culturale da fare lo definirei carsico, nel senso di lento, costante e caparbio. Il pericolo del sensazionalismo mediatico è che quando avranno sfruttato appieno il “filone narrativo” del femminicidio e dell’omofobia, tutto finirà nel dimenticatoio perché non servirà più a fare share e vendere copie. Ne abbiamo visti fin troppi di casi del genere in passato. Dunque, avanti senza remore sulla strada dell’uguaglianza, in maniera però razionale e non soltanto emotiva.

Mauro

Giustissima osservazione.
Finali analoghi li abbiamo già visti in passato con altre “emergenze”.
Saluti,
Mauro.

MarcusPrometheus

Faber ha scritto:
Dunque, avanti senza remore sulla strada dell’uguaglianza,

Purtroppo a me sembra che stiamo arretrando al galoppo:
Vedasi questa notizia di ieri:

JESOLO, STOP A STEWARD DONNA IN SPIAGGIA: “PER EVITARE INCOMPRENSIONI CON GLI ISLAMICI”

Giovedì 30 Maggio 2013

VENEZIA – Niente beach steward donne a Jesolo (Venezia) per non urtare la sensibilità dei frequentatori di religione islamica della prima spiaggia del Veneto. Per l’estate 2013, conferma Renato Cattanei, presidente di Federcorsorzi, l’associazione che raggruppa i gestori delle spiagge, la task force dell’arenile sarà composta solo da uomini.

«Nel 2012 le ragazze hanno svolto benissimo il loro compito – sottolinea Cattanei – ma abbiamo rilevato che in vari casi sono state motivo di tensione con gli immigrati e non certo per colpa delle operatrici». La causa va ricercata nella diversa considerazione della donna nella religione islamica. «Abbiamo notato – racconta Cattanei – che il musulmano non tollera di essere rimproverato da una donna. La considera un’offesa, si agita, risponde in malo modo, creando situazioni di tensione».

Per ovviare a possibili problemi, Jesolo schiera quindi solo uomini. Qualcuno ricorda ancora in città che nel 2012 ci fu una situazione che sfociò in schiaffi alla hostess per aveva invitato un extracomunitario a uscire dalla concessione.

L’allontanamento del personale femminile fa comunque discutere: a criticare la decisione è la Lega: «Proprio in una fase in cui si è deciso di promuovere una maggiore presenza delle donne nei consigli comunali, attraverso la modifica del meccanismo delle elezioni amministrative – accusa Lorenzo Fontana, capodelegazione della Lega Nord al Parlamento Europeo – scopriamo che quest’estate molte ragazze non potranno svolgere uno dei lavori stagionali più tradizionali per i ragazzi veneti. La Lega Nord ha sempre sostenuto che, per giungere ad un’integrazione ottimale, è necessario che le persone che arrivano da altre culture si adattino alla nostra, non viceversa: questo è il caso tipico che ci fa comprendere come questo messaggio sia lungi dall’essere recepito».
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Marcus Prometheus: Insomma rinunciamo alla eguaglianza, alla Costituzione, e ci suicidiamo come popolo, rinunciamo alla nostra civilta’ per adottare l’incivilta’ altrui, di barbari invasori arrivati direttamente dal medioevo, spregiatori della liberta’, della dignita’, e della nostra nazione e storia.
DOVREMMO ESPELLERE dall’Europa, non solo dalla spiaggia chi reagisce in modo discriminatorio contro le donne ed invece che facciamo? Ci autoespelliamo per far posto agli invasori.
Ci sono tanti immigrati che si vorrebbero assimilare o almeno integrare. Ma con questi esempi li consegnamo all’islamismo. Italiani ed immigrati civili, ribelliamoci all’islamismo ed in primis alla ineguaglianza di genere!
INTEGRAZIONE all’Europa, non integrazione dell’Europa al medioevo fanatico!

Sandra

Non sono così sicura che la violenza domestica sia in diminuzione, le denunce sono sempre inferiori ai casi. Idem per l’omofobia. La stampa cavalca certamente la notizia, ma se il leggere anche di un solo ragazzo che si suicida ci costringe a pensare al nostro atteggiamento e a quello del nostro ambiente, alla nostra mentalità nei confronti degli omosessuali, ben venga il “filone”.

nightshade90

beh, se le denunce scendono, o è perchè diminuiscono i casi o perchè le donne si sentono sempre meno protette dalla legge. idem per l’omofobia. c’è per caso una qualche ragione per supporre che ci si senta sempre meno protetti dalla legge? tipo dei sondaggi che mostrano una decisa diminuzione della fiducia verso tali istituzioni?

non so molto dell’argomento, ma a seguito dell’apertura dei vari centri antiabuso e dei numeri telefonici per il supporto in casi del genere, supporrei che (almeno per le donne maltrattate) la fiducia dovrebbe crescere, non diminuire rispetto al passato (in cui il problema non era proprio sentito)

faber

Le denunce purtroppo sono sempre state inferiori ai casi. Come giustamente dice nightshade90 se diminuiscono le denunce rispetto al passato, presumibilmente, c’è una diminuzione dei casi visto che non c’è motivo per pensare ad una minore proporzione di casi denunciati. Il problema dell’emergenzialismo mediatico è che piuttosto che ripensare il nostro approccio globale e sistematico al problema, determini la sensazione che si tratti, appunto, di un’eccezionalità. Quindi finita la notizia, finito il problema.
Per quanto riguarda il trend, indubbiamente nelle nuove generazioni c’è una sensibilità diversa. Questo non significa che non esista il maschilismo o non esista l’omofobia, significa che mediamente c’è una sensibilità maggiore verso queste tematiche.

Stefano Grassino

Sandra, con un livello culturale ben diverso da quello che abbiamo in Italia (sugli altri paesi taccio) avremo molte più denunce.
Purtroppo fino a che ci sono giudici che ti dicono con i jeans non è stupro, con le persone che guardano compassionevolmente una donna stuprata e fin troppi che pensano che “è stata lei con il suo abbigliamento a provocare” dove vogliamo andare?

Ermete

Secondo me c’è anche un altro discorso.
Il fenomeno è sempre più sentito e stigmatizzato dalla cultura ufficiale, e dunque le notizie vengono amplificate molto più dai media.
Ecco perchè vi è una percezione diffusa del fenomeno maggiore rispetto ai casi reali.

RobertoV

La visibilità di un fenomeno non implica un suo aumento in termini assoluti.
Il sensazionalismo mediatico indica che gli italiani si stanno accorgendo di un problema. Il sensazionalismo mediatico dà visibilità ad un fenomeno “occulto” (secondo le stime sugli stupri e la violenza sulle donne solo la metà o addirittura solo il 20% viene denunciato), ma a questo va aggiunto un atteggiamento generale della società italiana che andrebbe messo in discussione.

Se, però, il sensazionalismo mediatico serve solo a “vendere” e non è accompagnato da discussioni ed analisi del fenomeno poco cambierà. Quello che noto è che in Italia c’è la tendenza a non discutere seriamente di certi fenomeni e a trattarli con superficialità.

Ed in Italia c’è parecchio da fare rispetto alle altre nazioni evolute, a causa di una sua mentalità retrogada e maschilista (basta vedere dove si classifica l’Italia sulla condizione femminile): e questo è un problema sia delle persone che delle istituzioni. Non bastano delle leggi per cambiarla.

Mauro

Il problema è quello che ha espresso faber: trattando il tema come “emergenza” e non basandosi sulla realtà farà semplicemente sì che il giorno che la stampa si stanca di questo tema, il tema semplicemente sparirà e il problema rimarrà.

Per quanto riguarda le denunce, credo che tu non abbia capito quello che ho riportato: nessuno sostiene che le denunce equivalgano ai casi (non vale per nessun reato, non solo per quelli contro le donne)… ma che – se le denunce diminuiscono – è estremamente probabile che diminuiscano anche i casi.
Perché se ieri il 50% (percentuale a caso) delle donne vittime denunciano, oggi dovrebbero denunciare solo il 25% (per esempio)?

Saluti,

Mauro.

Sandra

Mauro,
il problema è di atteggiamento generale, di quello che la società presenta e tollera, nel “piccolo”, fino ad arrivare alla violenza domestica e in alcuni casi di omicidio che la cronaca nera cavalca. Nella mia esperienza di giovane italiana all’estero (ti parlo ormai di qualche annetto fa) ho fatto caso a un paio di cose, differenti da quello a cui avevo fatto mio malgrado l’abitudine in Italia, a Milano per la precisione. Nessuno mi ha mai molestato per strada o su un mezzo pubblico (stavo a Parigi), niente fischi commenti palpatine, mai. Né ho mai visto o sentito farlo ad altre ragazze. Come mai alcuni uomini italiani si sentono in diritto di commentare l’aspetto di una donna come fosse un oggetto, e come mai questo comportamento è socialmente accettato?
La seconda considerazione riguarda i bambini, per quanto ho potuto vedere gli/le italiani/e, le mamme non sono certo da meno, alzano troppo spesso la voce e le mani, rispetto ad altri genitori di altre culture.
C’è un substrato culturale che giustifica la sopraffazione che talvolta sfocia in reato. E secondo me già solo questa mentalità è un’emergenza.

Francesco S.

Sandra sono d’accordo, ma non esageriamo, non ci vedo nulla di male a commentare la bellezza di una donna, se per commentare si intende la situazione in cui passa una bella donna e ci si rivolge all’amico: “guarda che bella quella donna”. Se poi per commentare si intendono atteggiamenti da cartone animato tipo lupo che ulula posso essere d’accordo.

whichgood

” Capitolo III – Prevenzione
Articolo 12 – Obblighi generali
1 Le Parti adottano le misure necessarie per promuovere i cambiamenti nei comportamenti socio-culturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata sull’idea dell’inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini. ”

Per rispettare questo articolo l’Italia dovrebbe annullare i patti lateranensi, altrimenti è pura chiacchiera.

” Articolo 14 – Educazione
1 Le Parti intraprendono, se del caso, le azioni necessarie per includere nei programmi
scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i
ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto, la soluzione non violenta dei conflitti
nei rapporti interpersonali, la violenza contro le donne basata sul genere e il diritto
all’integrità personale, appropriati al livello cognitivo degli allievi.
2 Le Parti intraprendono le azioni necessarie per promuovere i principi enunciati al
precedente paragrafo 1 nelle strutture di istruzione non formale, nonché nei centri sportivi,
culturali e di svago e nei mass media.

Seeeeeeeeeeeeeeee…. Dovremmo cancellare finalmente l’ora di religione !!!

Florasol

io in compenso capisco benissimo cos’hanno fatto di male per secoli i cristiani agli omosessuali… *sigh*

antoniadess

ieri sera su rai news delle 20 hanno fatto un buon servizio, ospite Paola Concia, sugli ultimi casi di suicidio o tentato suicidio di adolescenti e sul’omofobia dilagante, grazie anche all’inerzia della scuola e di certa cultura che la alimenta; subito dopo un servizio in diretta della processione di corpus domini e un’osservazione della Concia che mi ha lasciato di stucco, in quel contesto: “mai ho visto tanta adesione a un papa…” con tono piuttosto ammirato e deferente, anzichè approfittare dell’occasione per sottolineare come anche questo ribadisca la condanna dell’omosessualità, favorendo lo stigma che pesa sulle persone omo trans bi e che si traduce in forte disagio soprattutto per i più giovani. Nemmeno le persone più combattive sui diritti civili sembrano sottrarsi al luogo comune di un papa “diverso” (ovvero più aperto alle istanze di pari opportunità) 🙁

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