L’utilità pubblica della Chiesa cattolica: 11 miliardi… di buone intenzioni

Negli ultimi anni, i comportamenti concreti della Chiesa cattolica hanno contribuito non poco a minare la credibilità goduta nei confronti di tanti fedeli: la copertura degli abusi sessuali commessi da sacerdoti, i ripetuti scandali che hanno coinvolto lo Ior, l’ostinata opposizione ai diritti delle coppie omosessuali, il corvo… l’elenco potrebbe continuare a lungo. Il Vaticano non è mai stato così malvisto da larghi strati della popolazione: in Italia, che pure è un paese dove se la passa meglio che altrove, la Chiesa gode ormai della fiducia di una minoranza dei cittadini.

Vista dal mondo cattolico, si tratta di “un’ondata ostile”, per quanto siano innegabili i comportamenti intollerabili di “singoli”. A esprimersi così è Giuseppe Rusconi, autore di un libro che tenta di far risalire la corrente. Partendo dall’unico aspetto su cui, ne siamo persuasi anche noi, la Chiesa continua a godere della stima della maggioranza degli italiani: l’azione sociale. Il volume in questione si chiama L’impegno. Come la Chiesa italiana accompagna la società nella vita di ogni giorno, ed è stato ovviamente accolto con favore e promozionato da Avvenire, il quotidiano dei vescovi, lo scorso 14 febbraio. Secondo Rusconi, il mondo cattolico farebbe risparmiare ogni anno allo Stato circa 11 miliardi di euro. Quasi il doppio di quanto invece costerebbe alle casse pubbliche  secondo i calcoli Uaar.

Stando a Rusconi, è “difficile distinguere tra vero e falso”, su internet. Ed esprime anche un pizzico di invidia “per chi [come l’Uaar, NdR] ha potuto spesso citare fino all’ultimo centesimo l’ammontare della sovvenzione statale verso l’una o l’altra attività ecclesiale”. L’autore è il corrispondente dall’Italia di un quotidiano ticinese, circostanza che limita un po’ il suo accesso alle fonti, che sono infatti poche, vaghe e quasi esclusivamente cattoliche. Afferma di “non voler polemizzare” con chi ha calcolato i costi pubblici della Chiesa. E in effetti non lo fa. Il che mostra un cambiamento: non più la volontà di negare l’innegabile, come fece il giornalista di Avvenire Umberto Folena, diffondendo La vera questua in risposta al successo del libro di Curzio Maltese La questua, ma il tentativo di mostrare in positivo il valore dell’impegno cattolico. Troverete il dettaglio del suo calcolo in calce a questo post.

Nel tentativo di affastellare testimonianze positive, tuttavia, Rusconi parte spesso per la tangente. Ricorda la funzione sociale degli oratori, ma dimentica la fiscalità borderline dei tanti bar che ospitano. Vanta l’attività delle 13.500 società sportive afferenti al Csi, ma non nota che la sola Uisp, il contraltare di sinistra, ne affilia quasi 18.000, e non ci risulta rivendichi o quantifichi un risparmio per lo Stato. Inserisce nel totalizzatore anche l’attività di catechismo, perché “si tratta di formare dal punto di vista dei valori tanti futuri adulti”. Calcola in 10.000 euro l’una il valore della “supplenza in ambito sociale” esercitata dalle parrocchie, ma le cifre che ognuna di esse riceve a vario titolo dalle amministrazioni pubbliche è quasi invariabilmente più alta. Rammenta il risparmio garantito dalle mense per i poveri (che peraltro aveva già conteggiato tra le economie garantite dalle parrocchie) e stima il valore monetario di un pasto in 4,5 euro, che è il costo di mercato di un buon pasto offerto dalle mense professionali. Parla del fondo famiglia-lavoro, ma gli scappa che la sola Fondazione Cariplo vi contribuisce con un milione e mezzo di euro.

L'impegno

E ancora, elogia la Fondazione Migrantes, che però è un organismo della Conferenza episcopale italiana che ha tra i suoi scopi, e non certo in una posizione secondaria, “l’opera di evangelizzazione e la cura pastorale dei migranti, italiani e stranieri”. Definisce i beni ecclesiastici “patrimonio dell’intera Nazione”, e non si avvede (forse perché svizzero) di star usando le stesse criticatissime parole che Massimo D’Alema usò per Mediaset. Enfatizza i trenta milioni messi a disposizione dalla Cei per il prestito della speranza, ma dimentica che è stato un flop, e non precisa che la Cei, di suo, non ci ha messo un centesimo: svolgendo in pratica la funzione di garante, così come i parroci hanno svolto, sempre in pratica, la funzione di affidatari, né più e né meno come una comune banca. Scrive con trasporto del discutibile Progetto Policoro. Arriva a quantificare persino gli interventi della Chiesa per i terremotati dell’Aquila (dove anche il vescovo D’Ercole è finito sotto inchiesta per le truffe sui fondi post-terremoto, e dove “don Bancomat” fungeva da cassiere per la cricca del G8) e per l’Emilia-Romagna, la cui giunta regionale ha stanziato la bellezza di quindici milioni per intervenire sulle chiese lesionate.  Una cifra superiore a quanto, secondo lo stesso autore, ci ha messo di suo la Cei — peraltro attingendo non da fondi propri, ma da una colletta e dall’Otto per Mille. Non manca nemmeno lo sforzo per giustificare il privilegio dell’Otto per Mille e per minimizzare l’entità delle esenzioni Imu.

Sin qui, come si può notare, lo sforzo di immagine è notevole, ma non si arriva ancora alla “ciccia”, quella che porta il totalizzatore a undici miliardi. Una somma enorme, che si basa sostanzialmente sulla controvalorizzazione dell’impegno in campo sanitario, assistenziale e scolastico. Tra le organizzazioni elencati c’è di tutto: dall’Unitalsi che accompagna i fedeli a Lourdes al Csi (ancora!), dal Movimento per la Vita all’associazione Giovanni XXIII, quella nota per picchettare le entrate degli ospedali allo scopo di infastidire le donne che legittimamente desiderano interrompervi la gravidanza. Stima in 650 milioni, un importo enorme, la somma che farebbe risparmiare allo Stato il Banco Alimentare: sì, proprio il feudo ciellino di Mauro Inzoli, l’ex “don Mercedes” finito nei guai con la giustizia. Tutte realtà, quelle citate, di cui con enorme fatica troverete un bilancio online: una condizione necessaria per giustificare l’asserita, ma per nulla comprovata, pressoché totale indipendenza da sovvenzioni pubbliche.

La parte del leone la fa, ovviamente, la scuola cattolica: 4,5 miliardi, stima Rusconi Abbiamo già mostrato come il ragionamento che porta a sparare cifre del genere è gravato da numerose fallacie. In questa occasione vogliamo brevemente ricordare soltanto i punti salienti. Il primo, che le scuole cattoliche hanno un progetto educativo antitetico a quello della scuola di tutti: esclusivista, basato com’è sull’accettazione della dottrina cattolica (compresa, chissà, anche l’idea che “sono i bambini a cercare carezze”). Il secondo, che la scuola cattolica è, dati Ocse (e quindi indipendenti) alla mano, assai meno qualificata di quella di tutti. Il terzo, che non è affatto dimostrato che, qualora le amministrazioni pubbliche cessassero di versare contributi alle scuole paritarie cattoliche, i loro studenti tornerebbero alla scuola di tutti — le scuole cattoliche esistevano infatti anche quando non ricevevano alcun contributo. Il quarto, che i costi della scuola statale sono in gran parte fissi, non variabili, per cui basarsi sul risparmio per studente è sbagliato. Lo ribadiamo ancora una volta, la tesi cattolica si riduce a un concetto molto semplice: se lo Stato non spende soldi per la scuola, risparmia.

Le medesime riflessioni si possono applicare alla sanità e all’assistenza cattoliche. O alla Fiat. Anche Sergio Marchionne potrebbe benissimo sostenere che, se lo Stato non spendesse soldi per il trasporto pubblico, risparmierebbe. Ma dubitiamo che Marchionne arriverebbe anche a rivendicare il risparmio che procura allo Stato vendendo autovetture. La Chiesa invece lo fa.

La Chiesa traffica perché lo Stato esternalizzi servizi essenziali al volontariato cattolico, e poi mena vanto del fatto che, senza il volontariato cattolico, lo Stato non potrebbe garantire servizi essenziali. I politici prendono per oro colato le sue affermazioni ed esternalizzano altri servizi essenziali. È un circolo vizioso: quello creato dai vescovi italiani è un vero e proprio sistema di dipendenza tossica. Anche se Rusconi scrive che “Chiesa e Stato si spartiscono i compiti sociali con reciproca soddisfazione”, la realtà è che il volontariato può prosperare soltanto laddove lo Stato fallisce. Non lamentiamoci poi dello smantellamento del welfare: è la conseguenza diretta delle scelte sussidiaristiche di una classe politica fortemente clericale. Il volontariato, se è volontariato, non può non assicurare servizi di qualità inferiore (come è certificato che accade per la scuola cattolica) e, soprattutto, in quanto realtà esternalizzata è soggetto a minori controlli. È un vulnus della democrazia.

Francesco I ha affermato che “la Chiesa non può diventare una Ong pietosa”. Rusconi presenta invece una Chiesa orgogliosa di esserlo già diventata. E, fin qui, sono soltanto problemi loro. Sono invece problemi di tutti noi, contribuenti italiani, gli ingenti costi pubblici della Chiesa. L’impegno è un libro scritto con un’ottica estremamente soggettiva: che la religiosità sia vantaggiosa per lo Stato è postulato, non dimostrato. I benefici, come abbiamo visto, sono impalpabili. Alla stessa stregua, noi potremmo postulare che la religiosità implica un gigantesco costo per la società In fin dei conti, i paesi più poveri del mondo hanno i più alti indici di religiosità, quelli più benestanti hanno invece i più bassi. Chissà se Rusconi avrà voglia di scrivere un libro anche su questa singolare correlazione.

La redazione

Riepilogo dei benefici che, secondo Rusconi, lo Stato trarrebbe dall’impegno sociale della Chiesa cattolica:

  • Oratori: 210 milioni
  • Realtà caritative parrocchiali: 260 milioni
  • Mensa dei poveri: 27 milioni
  • Banco Alimentare: 650 milioni
  • Fondi di solidarietà diocesani: 30 milioni
  • Scuole paritarie cattoliche: 4.500 milioni
  • Formazione professionale: 370 milioni
  • Sanità ospedaliera: 1.200 milioni
  • Comunità per il recupero dei tossicodipendenti: 800 milioni
  • Lotta contro l’usura: 1,2 milioni
  • Volontariato cattolico: 2.800 milioni
  • Migrantes: 2 milioni
  • Beni culturali ecclesiastici: 130 milioni
  • Prestito della speranza: 30 milioni
  • Post-terremoto de L’Aquila: 35 milioni in tre anni
  • Post-terremoto dell’Italia del Nord: 13 milioni
  • Progetto Policoro: un milione
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36 commenti

whichgood

Giuseppe Rusconi dimentica nominare i dati statistici sui benefici della preghiera delle migliaia di religiosi nullafacenti mantenuti dallo Stati italiano sulla popolazione onesta (quella che si guadagna il pane lavorando o senza rubare). Questa è l’attività che giustifica principalmente un ente religioso eppure non viene nemmeno citata.

whichgood

Dimentica anche i costi sociali delle vittime dei preti pedofili, della legge sull’aborto, della (mancata) legge sull’eutanasia, dei costi amministrativi e sociali che le coppie omosessuali devono affrontare per via della mancanza di diritti, dei mancati benefici economici e sociali per ostacolare costantemente la ricerca scientifica sulle cellule staminali, delle perdite economiche per via degli stipendi del personale religioso nelle strutture sanitarie. In un bilancio non si possono mettere soltanto i presunti benefici ma soprattutto i reali costi.

Stefano Grassino

Purtroppo il problema di fondo è quello di farlo entrare in testa agli italiani. La chiesa gode dell’appoggio dei politici e di conseguenza delle casse di risonanza dell’informazione.
Al popolino che non ama impegnarsi con il proprio cervello, in quanto metterlo in moto (ammesso che poi lo abbia) vuol dire faticare, fa comodo prendere per vere le notizie della stampa e della televisione.

whichgood

@ tiziana

Bellissimo articolo!. Mi stupisco che l’abbiano pubblicato sul Corriere. Ora scrivo all’autore per fargli i complimenti.
Grazie

Tiziana

@whicgood

mi permetto di suggerirti di scrivere al direttore (fdebortoli@corriere.it( che vorrebbe dare più spazio al mondo cattolico. Il Corriere della era ha una grande tradiione laica liberale, (pensa a Ottone, Spadolini che l’hanno diretto) e deve rimanere in quell’alveo.

Giorgio Pozzo

Mi aspetto, prima o poi, un intervento correttore di spapicchio: il titolo del libro parla addirittura di Chiesa italiana, invece che di Chiesa cattolica.

In effetti, la terminologia è piuttosto incorretta. Spero non si tratti di malafede, in quanto significherebbe che la Chiesa cattolica (per antonomasia?) è diventata addirittura la Chiesa statale. Cosa che ha sempre tentato, nei secoli, di essere…

Agnos XVI

La scuola cattolica: 4,5 miliardi di risparmio per lo Stato, stima Rusconi.
Vorrei ricordare il concetto di “costo marginale” in economia che corrisponde al costo di un’unità aggiuntiva prodotta; nel caso specifico, quanto variarebbe per lo Stato il costo totale per la scuola che si verifica quando il numero degli studenti varia di un’unità: in termini matematici corrisponde alla derivata del costo totale (C) rispetto al numero degli studenti (n).
Pertanto, almeno due sono gli errori di base della stima di Rusconi:
il primo è proprio il concetto di “costo marginale” in economia
Il secondo è inglobare nel costo totale per la scuola (e quindi nel costo/studente) gli oneri non pertinenti; ad esempio (ma se ne potrebbero fare molti altri), se si eliminassero dalla scuola pubblica gli insegnanti di religione cattolica, il costo totale per la scuola e quello per studente diminuirebbero, rimanendo inalterata la qualità dell’indegnamento.

RobertoV

Infatti la scuola pubblica potrebbe far fronte all’arrivo degli studenti dalle scuole cattoliche aumentando di circa 2 studenti per classe, senza assumere nuovo personale o costruire nuove scuole, cioè con un costo marginale molto basso.
E lo ha già fatto e continua a farlo visto che negli ultimi 20 anni circa 4000 scuole cattoliche (su 11000) hanno chiuso. Ma possono subentrare anche altri soggetti privati, senza aggravio per la scuola pubblica.

Ma Rusconi fa anche un altro errore: utilizza un costo medio (opportunamente gonfiato) della scuola pubblica senza considerare che la scuola pubblica ha costi maggiori per dover garantire sempre il servizio, mentre quella privata opera dove le conviene e chiude dove non ci guadagna (cosa fatta recentemente da un scuola cattolica nella mia zona), senza preoccuparsi del destino dei suoi studenti.

Quindi le scuole che le sono rimaste sono quelle più convenienti e anche allo stato costerebbero meno del suo valore medio: da un’indagine era risultato che la scuola pubblica presenta costi per studente che variano anche di dieci volte tra il minimo ed il massimo.

Questo significa che la stima di Rusconi per la sola scuola (ma lo è anche per gli ospedali o altri enti) è per eccesso di un 2-3 miliardi di €.

kundalini444

se lo stato usasse l’8×1000 dell’irpef per fare DIRETTAMENTE quello che fa la chiesa non risparmierebbe di più?

Flavio

Appunto. Ma ti diranno che e’ meglio se le fa la Chiesa, perche’ ci mette il tagliando di qualita’.

Francesco

Papa (ufficiale): La Chiesa fa risparmiare mucho dinero a los Italianos.
Segretario: Debbono però rinunciare a vivere in un paese civile.
Papa (ufficiale): Tu non sei el mio segretarios, te ho detto de smammares.
Segreatrio: Uffa……

FSMosconi

Francesco I ha affermato che “la Chiesa non può diventare una Ong pietosa”. Rusconi presenta invece una Chiesa orgogliosa di esserlo già diventata.

E qui c’è solo da dichiarare “touchè”… 😉

whichgood

E poi, diciamoci la verità, farsi aiutare per “pietà” piuttosto che per amore è denigrante. Meglio farsi ammazzare con odio autentico.

Sandra

La Chiesa ha da correre prima di arrivare al livello di una ong!! Casomai la Chiesa è una ong che fa pietà. Le Ong vere sono organizzazioni attive solo e soprattutto per il benessere delle persone e che rendono conto di come il denaro viene speso. La Chiesa lavora in primis sempre e solo per sè, per mantenersi e diffondersi, costruendo nel terzo mondo seminari e chiese, che certo non sono lì per la popolazione.

FSMosconi

Le Ong vere sono organizzazioni attive solo e soprattutto per il benessere delle persone e che rendono conto di come il denaro viene speso

Veramente starei leggendo un libro d’inchiesta in merito (“L’industria della carità”) e non sarei tanto sicuro di questo, anche solo calcolando che non esiste una legge in merito… assurdo, no?
Non per giustificare la CCAR su questo punto: esistono organizzazioni che depennano il fuorviante “bilancio sociale” e ti fanno bei mattoni di dati in italiano e in inglese mentre delle emanazioni della confederazione di sette papalina è già tanto se il bilancio esiste ed ha pressapoco due schede. E poi ci stupiamo se i salesiani della Vis si fanno fregare l’accantonato in titoli di Stato(?)(!) dal primo che passa o che CL tenti di arraffarsi la Caritas?

Sandra

Per questo avevo specificato “Ong vere”…. Non ho letto il libro, mi sembra che faccia riferimento soprattutto a realtà italiane. Però almeno a livello europeo mi sembra che la legislazione ci sia, e obblighi la ong che faccia richiesta di sostegno finanziario alla famosa accountability, quindi bilanci trasparenti e controlli esterni, e sospensione degli aiuti in caso di irregolarità:
http://ec.europa.eu/echo/files/partners/humanitarian_aid/fpa/2003/fpa_en.pdf

RobertoV

Infatti una ong che si arricchisse sarebbe sospetta, diverrebbe una società a scopo di lucro. La chiesa cattolica stando, a suo dire, “dalla parte dei poveri” ha accumulato un enorme impero finanziario, gestito come una potente multinazionale. Le varie indagini fatte all’estero lo evidenziano bene.
Anche altre multinazionali hanno compreso quale investimento in pubblicità sia fare della beneficienza: il ritorno è garantito e si nascondono meglio le cose sotto una patina di accettabilità.
Il core business della chiesa cattolica non è certo l’aiuto al prossimo che è solo un potente mezzo pubblicitario e promozionale: il missionario è un evangelizzatore principalmente, col compito di estendere il potere della chiesa cattolica.

FSMosconi

@Roberto

Anche altre multinazionali hanno compreso quale investimento in pubblicità sia fare della beneficienza: il ritorno è garantito e si nascondono meglio le cose sotto una patina di accettabilità.

Ti riferisci a questo?: http://www.fallacielogiche.it/index.php?option=com_content&task=view&id=218&Itemid=226

il missionario è un evangelizzatore principalmente, col compito di estendere il potere della chiesa cattolica.

Che se l’accorpiamo al Circo delle ONG si torna punto e accapo a pochi anni fa col discorso del neocolonialismo…
E così chiudiamo il cerchio. 🙁

Halftrack

Riprendo quanto scritto da Sandra: “Le Ong vere … rendono conto di come il denaro viene speso.”
Lo ritengo il punto più importante.
Esiste il Bilancio generale dello Stato ma non quello della Chiesa.
La Chiesa non ha mai detto a nessuno quanti soldi ha, come li ha fatti, come li spende. Ogni tanto qualcuno fa qualche cifra qua e là e pure in maniera poco attendibile.
Inoltre vi sono introiti esclusi da qualsiasi forma di controllo, probabilmente da parte della Chiesa stessa, come le elemosine, le donazioni da parte dei morenti se non passano attraverso registrazioni ufficiali ed anche le donazioni dall’estero.
La Chiesa parla continuamente di verità ma la nasconde in Economia, Storia e Pedofilia.

Diocleziano

Avendo a disposizione il formidabile potenziale intellettuale dei dieci saggi,
sarebbe una grande opportunità sfruttarlo per capire come la chiesa riesca,
assorbendo ‘solo’ sei miliardi di euro, a farne risparmiare il doppio allo stato
italiano. E, contemporaneamente, aumentare ulteriormente le proprie colossali
fortune. In pratica hanno inventato il moto-perpetuo: un organismo che produce
più di quanto consuma.

Giuliano

Quanti sono gli oratori, cosa fa ognuno, qual è il bacino di utenza, quanti i contributi degli enti locali, etc. E questa è solo la prima riga del Riepilogo.
Difficile verificare una tale messe di numeri. Sia la tesi che l’eventuale antitesi non sarebbero credibili.

Giorgio Ceruti

l’intervento sociale della chiesa é beneficenza, essa dá quello che lo stato, per inettitudine, corruzione o ignavia non dá ai suoi cittadini, che cosí ricevono come elemosina ció a cui avrebbero diritto per legge. gli studenti ricevono un’educazione religiosa forzata a spese dello stato, ma non ricevono alcuna educazione civica, e dovremmo ancora ringraziare la chiesa per questo. un farmacista puó appellarsi all’obiezione di coscenza per non fornire la pillola del giorno dopo a chi ne ha diritto per legge, cosí come un medico puó rifiutarsi di prescriverla, anche se é pagato per farlo.

ziomaul

C’è da dire che il Volontariato in Italia è in misura del 90% NON è Cattolico! Addirittura la maggioranza degli enti di Volontariato si cita come “Non appartenente ad nessuna fede religiosa” e nel proprio regolamento è addirittura vietato ogni riferimento alla religione; Addirittura è vietato discutere di religione.
Poi vediamo che quelli dei Protestanti e di altre Religioni sono TUTTI molto più attivi nel Volontariato che i gruppi cattolici.
Se poi si guarda bene, nelle associazioni di Volontariato Cattoliche trovate tranquillamente gente di altre religioni.
DOVE è TUTTO QUESTO VOLONTARIATO CATTOLICO?

Ciao

Mario 47

Io e mia moglie l’anno scorso abbiamo aderito ad una associazione di volontariato che si dichiara (non ho visto lo statuto) non appartenente ad alcuna fede religiosa.

Di fatto:
– Si chiama “amici di san Camillo”
– Ha sede e recapito presso la parrocchia omonima
– Si appoggia alla Caritas per molte sue attività
– L’assemblea ordinaria del 2012 si è aperta on una preghiera cattolica e chiusa con cori religiosi.

Non ho dubbi sull’onestà e buona fede delle persone che ho conosciuto.
Però nel bilancio consuntivo annuale risulta un’entrata di circa 35000 euro, uscite per circa 32000, quindi un attivo di circa 2000 euro: fin qui, niente da obiettare.
Quello che mi ha stupito è un accantonamento totale (risultante ovviamente dall’accumularsi degli attivi di anno in anno) di oltre 30000 euro, paragonabile al bilancio attuale.

Le persone a cui ho fatto notare la cosa non hanno saputo darmi spiegazioni, nè probabilmente si erano mai poste domande al riguardo.

Abbiamo interrotto la collaborazione per miei gravi motivi di salute e non la riprenderemo ora che sto bene: controllerò in futuro che tale accantonamento non finisca a favore della parrocchia e non dei bisognosi.

mario

whichgood

Mario,

puoi tranquillamente risparmiarti la veglia, quei soldi finiranno sicuramente nelle casse della parrocchia, di fatto stanno già là. I bisognosi non hanno tempo di aspettare i cumuli, hanno bisogno urgente di aiuto. Che senso ha accantonare e lasciare nel frattempo che migliaia di persone bisognose facciano una brutta fine per aiutare in futuro chissà quante altre ?. Questo non è lungimiranza ma speculazione vera e propria.

Losna

La beneficenza e l’elemosina sono la solidarietà dei ricchi!

RobertoV

Al di la di quanto fantasiose, approssimative e gonfiate siano le sue valutazioni dei presunti risparmi economici per lo stato (tipo la già evidenziata differenza sul costo marginale e non sul costo attuale), Rusconi non considera tutti i vantaggi che la chiesa cattolica ottiene da questa situazione che vanno ben al di là dei costi diretti per lo stato perchè comunque costi indiretti per la collettività.
Per esempio con la presenza nelle scuole ha la possibilità di farsi gratuitamente pubblicità politica (tipo per i referendum) ed economica per le sue attività.

Grazie alle attività nel sociale ottiene una visibilità enorme sui media nella maggior parte delle trasmissioni senza pagare e potendo fare pubblicità e promozione della propria religione a carico del contribuente. Altre chiese e le onlus avrebbero dovuto pagare per farsi pubblicità. In questo modo ottiene di poter gestire un flusso notevole di denaro che solo in parte va effettivamente per gli scopi per i quali è stato dato grazie ai minori controlli ed alla fiducia a prescindere. Molte di quelle attività potrebbero essere fatte in modo più economico se trasparenti e a concorrenza.

Quali sarebbero i ricavi per la multinazionale chiesa che impegna oltre 1 milione di persone in Italia se non si trovasse in questa situazione particolare di privilegio? Se dovesse rispettare le regole di mercato? Se dovesse rispettare le stesse regole di qualità e sicurezza che ad altri sono richieste? Se dovesse pagare gli stessi stipendi ai suoi dipendenti? All’estero sono state fatte indagini accurate su questi argomenti notando abuso dei contratti a termine, bassi salari, attività di assistenza fantasiose non necessarie, con costi che poi ricadono sulla collettività.

Lo hanno capito anche le altre multinazionali che infatti si sono messe a fare beneficienza: c’è un notevole ritorno pubblicitario, d’immagine da questi investimenti. Così si possono giustificare e nascondere fatti non esaltanti della propria attività (vedi pedofilia, abusi nelle sue scuole, transazioni bancarie, necessità di intervenire per sanare i debiti di sue aziende, ecc.)

Basta pensare alle mense per i poveri: un piccolo investimento, dell’ordine di una decina di milioni di € effettivi (equivalente a poco più di 16 mila pasti al giorno), con un grande ritorno d’immagine, di modo che la gente pensa che i poveri li mantenga la chiesa.
Basta pensare a tutte le donazioni, facilitazioni e ai lasciti testamentari che arricchiscono il patrimonio della chiesa, sottraendolo alla collettività, e che solo in minima parte vanno effettivamente per un aiuto al prossimo.

RobertoV

Milano ristorazione che serve le scuole pubbliche di Milano, con l’esigenza di fornire e gestire i pasti presso le scuole con standard elevati di qualità e sicurezza guadagnandoci, ha un costo dell’ordine di 4 €/pasto, con un costo di circa 1 €/pasto per il solo cibo, il resto è dovuto a personale, servizio e guadagno.
Una mensa per i poveri che compra all‘ingrosso ed ha minori esigenze non può quindi avere costi per il cibo superiori ad 1 €/pasto e se il personale è volontario non vi sono altri costi.

Gli italiani spendono mediamente sui 3 €/pasto, bevande incluse, ma solo 1/3 si serve ai supermercati o discount. Comprando in un discount potete cucinarvi tranquillamente un pasto completo con 1.5 €.

La cifra di 4.5 €/pasto utilizzata da Rusconi per i suoi conti non ha quindi senso, è un’altra cifra gonfiata a proposito.

Diocleziano

Considerando anche che buona parte delle derrate gli vengono regalate.

A chi giova tagliare la conoscenza - UAAR Ultimissime

[…] Ma la scuola pubblica, quella di tutti, rimane un investimento sociale rispetto alla scuola per pochi e clericalmente orientata, che incide in maniera non trascurabile sui bilanci pubblici, come abbiamo documentato nell’inchiesta I costi della Chiesa. Da anni l’Ocse rileva che le scuole paritarie, di cui una quota non trascurabile cattoliche, sono al di sotto degli standard educativi. E persino il ministero dell’Istruzione ha fatto notare che, nonostante le rette salate e i fondi a pioggia, le scuole private rimangono circa “dieci anni” indietro rispetto a quelle pubbliche per quanto riguarda l’utilizzo di tecnologie multimediali. Nella situazione attuale, le scuole private cattoliche hanno meno problemi: i fondi, bene o male, si trovano sempre. La vulgata diffusa dagli ambienti cattolici, specie quelli integralisti che beneficiano del sostanziale favore che lo Stato garantisce agli istituti controllati dalla Chiesa, ci racconta che finanziare la scuola privata sia un “risparmio”. Questione che abbiamo affrontato rilevando che non è così e su cui siamo tornati anche di recente. […]

Bertrand Russel2 la vendetta

“patrimonio dell’intera Nazione”

Queste parole mi ricordano quelle del vescovo di Autun ai tempi della rivoluzione Francese, il famoso Talleeyrand, che dopo aver passato gli anni 80 del XVIII secolo a difendere i privilegi del clero appena scoppiata la rivoluzione suggeri di nazionalizzare e vendere i beni del clero per ridurre il debito pubblico, visto che c’era si mise a specularci sopra, guadagnandoci una barca di soldi.

Ora visto che il nostro Necker, Grillo si sta orientando verso il fallimento, ci vuole una bella presa della Bastiglia, seguita dall’assegnazione del potere a un comitato di salute pubblica che faccia quello che va fatto.

Grillo diceva che il suo M5S era la rivoluzione Francese senza ghigliottina bene io dico che abbiamo bisogno di una rivoluzione con ghigliottina.

colpani gioacchino

Non voglio entrare nella disamina dei costi e dei benefici. Basta e avanza il finanziamento dello stato alla chiesa per dimostrare la mia contrarietà. I numeri semmai attengono alla contabilità della quale non mi voglio occupare.
Posto che personalmente non farei frequentare scuole confessionali, ciò detto, al netto della inaccettabile ma comunque ineludibile ora di religione, l’insegnamento della altre materie, almeno nella scuola elementare che conosco non posso che dire bene.

gcr

la chiesa se la spassa bene anche grazie ai media, basta vedere anche con questo nuovo papa, come stanno montando la notizia per creare il personaggio, quante volte lo fanno vedere in tv, quanti servizi quante fiabe si raccontano su di lui magari tacendo quelle vere, tutto per condizionare la gente abituata a farsi condizionare dalla pubblicità, per noi atei arrivano tempi grami.

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