Come sono stato assolto “a mia insaputa”

Luigi Tosti

Luigi Tosti

Ritengo opportuno dedicare agli amici che seguono e condividono la battaglia per la rimozione dei simboli religiosi dagli uffici pubblici un primo commento alla sentenza della Corte di Appello di L’Aquila che il 5 luglio 2012 mi ha assolto dal reato di omissione di atti di ufficio (art. 328 codice penale) per essermi rifiutato di tenere le udienze sotto l’imposizione dei crocifissi. Come avevo preannunciato, questa sentenza di assoluzione era a dir poco scontata, dal momento che la Corte di Cassazione mi aveva già assolto con sentenza del 10 luglio 2009 n.28482 per fatti sostanzialmente identici. Ricordo, infatti, che a causa del mio rifiuto sono stato sottoposto ad un primo processo e poi condannato a 7 mesi di reclusione con sentenza del Tribunale aquilano del 18.11.2005. Non mi sono fatto intimorire ed ho proseguito nel rifiuto, “autodenunciandomi” di volta in volta e provocando, dunque, l’apertura di un secondo processo. La prima condanna è stata poi confermata dalla Corte di Appello di L’Aquila, ma la Cassazione l’ha annullata nel 2009 accogliendo il mio primo motivo: ha cioè affermato che non era configurabile il reato di omissione di atti di ufficio, perché le udienze erano state tenute dai sostituti dopo che avevo preavvisato la mia motivata astensione.

Purtroppo la Cassazione non si è espressa sugli altri motivi, ben più sostanziosi, con i quali avevo sostenuto che il mio rifiuto era giustificato dalla necessità di autotutelare i miei diritti di libertà religiosa, di coscienza e di non discriminazione e che il “rimedio” dell’aula-ghetto, proposto dal Presidente del Tribunale di Camerino, violava il principio di legalità, violava il diritto di libertà religiosa negativo, violava il diritto di eguaglianza e non discriminazione e non garantiva affatto il rispetto del principio di laicità.

In seguito all’assoluzione è stato riattivato il procedimento disciplinare che era stato sospeso in attesa della definizione di quello penale. Nel 2010 la Sezione disciplinare del CSM, presieduta dall’avv. Nicola Mancino, pur ritenendo che l’imposizione dei crocifissi ledesse i miei diritti di libertà religiosa e di coscienza, mi rimuoveva dalla magistratura perché riteneva che il “rimedio” di confinarmi in un’aula speciale — che era stata allestita senza crocifisso a causa dei miei orientamenti dissidenti e non cattolici — garantisse il rispetto dei miei diritti inviolabili e non fosse “ghettizzante”. I giudici del CSM hanno scelto la sanzione estrema della “rimozione” dalla magistratura per motivi di “prevenzione speciale”: hanno affermato, cioè, che se fossi stato riammesso in servizio avrei seguitato a pretendere il rispetto dei miei diritti inviolabili, sicché l’unica sanzione praticabile era quella di rimuovermi dalla magistratura. E, in effetti, l’epilogo grottesco è che io — che a detta dello stesso CSM sono la “vittima” dei crocifissi — sono stato rimosso, mentre i crocifissi — che sempre a detta del CSM sono lesivi del diritto di libertà religiosa e del principio supremo di laicità — seguitano ad essere tranquillamente esposti nei tribunali.

Dopo quattro anni di inerzia, la Corte di Appello di L’Aquila ha fissato per il 5 luglio 2012 la discussione dell’appello contro la seconda sentenza di condanna. Dal momento che la Cassazione mi aveva già assolto nel primo processo, era scontato che i giudici mi avrebbero assolto per lo stesso motivo, omettendo di pronunciarsi sugli altri motivi. Ho allora presentato una “rinuncia” espressa al primo motivo di ricorso, per indurli a pronunciarsi sugli altri: purtroppo, però, una norma del codice di procedura penale (l’art. 129) consente ai giudici di dichiarare d’ufficio l’insussistenza del reato.

Ho allora presentato una memoria con la quale ho preannunciato che sarei stato costretto ad allontanarmi dall’aula di udienza se non fosse stato garantito — attraverso la rimozione dei crocifissi da tutte le aule italiane — il rispetto dei miei diritti di libertà religiosa, di eguaglianza e di equo processo da parte di giudici visibilmente imparziali: ho richiamato gli stessi principi che erano stati affermati nel procedimento disciplinare dal CSM e, poi, dalle Sezioni Unite della Cassazione civile. Gli avvocati Carla Corsetti e Dario Visconti, che mi assistevano, si sono associati alla mia richiesta nella loro veste di difensori ed hanno quindi chiesto che la Corte invitasse il Ministro di Giustizia a rimuovere i crocifissi e, in caso di rifiuto, che sollevassero un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale.

Dopo circa un’ora di camera di consiglio i giudici hanno pronunciato un’ordinanza con la quale hanno accolto la nostra tesi difensiva, affermando — ed è questa la novità di rilievo — “che è meritevole di tutela, alla luce dei principi costituzionali, il diritto dei difensori e dell’imputato a presenziare e ad esercitare le prerogative difensive in un’aula di giustizia priva di espliciti simboli religiosi”. Tuttavia, anziché sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti del Ministro di Giustizia dinanzi alla Corte Costituzionale, hanno affermato che la tutela di questi diritti poteva “essere garantita mediante la celebrazione del processo in un’altra aula della Corte, che era priva dei crocifissi”. Si è dunque assistito alla scena — grottesca ed avvilente — dei giudici, del cancelliere, del dattilografo, dell’ufficiale giudiziario, dei difensori, dell’imputato e di tutto il pubblico presente, che sono stati costretti a trasferirsi in un’altra aula perché… “sfrattati” da un simbolo abusivo ed illegale!

Ovviamente mi sono rifiutato di presenziare anche nella nuova aula, rimarcandone le caratteristiche “ghettizzanti” e lesive del diritto di libertà religiosa: la Pubblica Amministrazione, infatti, non può allestire aule di giustizia speciali o aule scolastiche o altri locali pubblici speciali da destinare a cittadini di una particolare fede o razza. Per altro verso, poi, nessuno può essere costretto, al fine di sottrarsi alla lesione del diritto inviolabile di libertà religiosa, a dichiarare pubblicamente il suo credo o i suoi orientamenti religiosi.

All’esito del processo sono stato assolto “perché il fatto non sussiste”: il che lascia intendere che sia stato accolto il “motivo di appello” cui avevo rinunciato. In buona sostanza, sono stato assolto “a mia insaputa” e, anzi, contro la mia volontà!

A prescindere dall’esito favorevole di questo processo, ciò che comunque conta è il passo dell’ordinanza con la quale i giudici hanno affermato che gli avvocati e le parti hanno diritto costituzionale di presenziare in aule prive di simboli religiosi. Questa pronuncia mina dunque la permanenza dei crocifissi nelle aule giudiziarie, aprendo scenari nei quali qualsiasi avvocato, testimone, imputato o parte processuale potrebbe avanzare la stessa pretesa, obbligando i giudici a trasferirsi in aule senza crocifissi (sempre che ne esistano e che siano debitamente attrezzate!) oppure a rimuoverli. Per esprimere un giudizio ponderato su questa ordinanza, è comunque necessario attendere le motivazioni della sentenza, per il cui deposito i giudici hanno fissato il termine del 15 settembre.

Sarebbe stato certamente opportuno che i giudici avessero avuto più coraggio, sollevando un conflitto di attribuzione contro il Ministro di Giustizia dinanzi alla Corte Costituzionale: solo in questo modo si sarebbe pervenuti ad una soluzione definitiva del problema. Purtroppo, l’Italia è un Paese in cui i problemi non si risolvono mai e vengono per contro rinviati o elusi con compromessi che li lasciano persistere. Significativa è la circostanza che il ricorso che ho personalmente proposto, nel 2004, per la rimozione dei crocifissi, è stato pilatescamente eluso dal TAR delle Marche con una sentenza dichiarativa di “difetto di giurisdizione” e che il Consiglio di Stato, a distanza di sei anni, si sia ben guardato dal decidere il mio appello. Nel frattempo, però, io ho avuto modo di subire due ispezioni ministeriali, due procedimenti disciplinari, due processi penali, 5 sentenze penali, due sentenze disciplinari e tre sentenze della Cassazione: i giudici amministrativi — bontà loro — a distanza di più di otto anni non hanno ancora stabilito qual è il “buco” dove avrei dovuto “infilare” il mio ricorso per la rimozione dei crocifissi.

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
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57 commenti

LS

piena e totale solidarietà giudice Tosti,

la ringrazio per questa battaglia per la laicità che conduce con determinazione e coraggio,

una domanda .. alla luce di queste sentenze, Lei, potrebbe essere riammesso in magistratura da qualche organo giudicante italiano o europeo?

un cordiale esaluto

Luigi Tosti

Se i giudici si pronunciassero su TUTTI i motivi di appello -e in particolare quelli con i quali ho contestato la legittimità del “rimedio” impostomi dal Presidente del Tribunale, cioè quello di essere ghettizzato sino a pensionamento in una singola aula dell’ufficio giudiziario dove lavoravo- potrei avere la possibilità di chiedere la revisione del processo disciplinare. Se i giudici affermassero infatti (ed è quello che ho sempre sostenuto) che il “rimedio” di confinare un dipendente in un singolo locale per motivi legati al suo credo “dissidente” viola basilari diritti primari, quali quello dell’eguaglianza e non discriminazione e quello di libertà religiosa negativa, potrei chiedere l’annullamento della sentenza disciplinare di rimozione. Non credo, però, che i giudici si addentreranno nell’esame di questi miei motivi di ricorsi e si limiteranno ad accogliere il primo, dichiarando gli altri “assorbiti”. Si tratta di una tecnica discutibile (che io non ho mai seguito per evitare che vi fossero lacune decisionali nel successivo grado di giudizio) ma viene perlopiù adottata per evitare di lavorare. Nel caso di specie, peraltro, i giudici hanno optato per il kafkiano rimedio dell’aula-ghetto per avvocati e imputati “dissidenti”, sicché sarebbe estremamente contraddittorio che accogliessero questi motivi d’appello.

alle

Per quanto può valere, esprimo anch’io la mia totale solidarietà al giudice Tosti. Vorrei anche esprimere la mia ammirazione per il coraggio e la determinazione con cui ha portato avanti questa battaglia in un paese (ormai invivibile per una persona civile) dove ci sono tantissimi “caporali” e assai pochi” uomini”.

Batrakos

In questi giorni ho pochissimo tempo per motivi di lavoro, ma il tempo per scrivere questo ce l’ho.
Mi associo alla solidarietà al giudice Tosti!

Sal

Quando uno è Tosti è Tosto davvero. E’ un grande Tosti ! Magari fossero tutti così ! L’ipocrisia religiosa e quella dei suoi “servitori” viaggia sempre strisciando. Al buio e in silenzio.

Rocco

Se un giudice non riesce ad ottenere giustizia, ci sono poche speranze per il cittadino qualunque.
La ghettizzazione e il mobbing statale applicato al reo di lesa maestà è indice di uno stato fondamentalista e corrotto.
Auguri al giudice Tosti e un abbraccio virtuale.

gmd85

Piena solidarietà al giudice Tosti. Fatele girare queste news, è l’unico modo per portare alla luce queste vicende, debitamente ignorate dai media tradizionali.

Priapus

Giudice Tosti, tutta la mia solidarietà per le sue battaglie e traversie giudiziarie. Quindi lei è
stato considerato dal CSM alla stregua di quel giudice siciliano che in otto anni non scrisse le
motivazioni di una sentenza, facendo scarcerare, con questa omissione, la banda di sicari
mafiosi che erano stati condannati o di quel giudice monocratico padano che invariabilmente
nominava periti d’ufficio due geometri suoi soci in affari. Sicuramente sbaglio, ed allora mi cor
regga, ma io conosco solo queste tre espulsioni dall’ordine giudiziario.

Luigi Tosti

Non sono a conoscenza della casistica dei “rimossi” e non voglio addentrarmi in confronti con altri casi. Ciò che realmente sconcerta nel mio caso -e ne ho fatto un motivo di ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo- è che la sanzione della rimozione sia stata deliberatamente scelta dal CSM, presieduto da Nicola Mancino, allo scopo di impedire che io potessi pretendere dal Ministro il rispetto dei miei diritti, una volta riammesso in servizio. Questo è l’aspetto più grottesco della vicenda. La Convenzione sui diritti dell’uomo, infatti, impone ai giudici degli Stati membri l’obbligo di accordare la tutela dei diritti inviolabili alle persone che sono sottoposte al loro giudizio: non si può dunque giustificare che il CSM, dopo avere espressamente riconosciuto che il Ministro di Giustizia ledeva i miei diritti inviolabili imponendomi il crocifisso, abbia poi scelto la sanzione estrema della rimozione per impedirmi di pretendere dal Ministro il rispetto dei miei diritti. Questa pronuncia la trovo allucinante. E’ come se un giudice del lavoro, dopo avere accertato che gli operai si sono legittimamente rifiutati di lavorare in un ambiente dove veniva diffuse sostanze nocive, li licenzi per impedire che, una volta riassunti, seguitino a pretendere dal datore di lavoro un ambiente non pregiudizievole per la salute.

faidate

Piena solidarietà. Ora mi chiedo. I tagli di Monti e Severino sui tribunali colpirà indistintamente o il crocifisso ne proteggerà qualcuno e condannerà altri?

Federico Tonizzo

Temo che Monti e Severino vogliano “smontare” il Sistema Giudiziario italiano, cioè proseguire, a velocità centuplicata, nell’opera iniziata da Berlusconi.
Occorrerebbe invece aumentare di almeno 10 volte il numero di magistrati, in modo da far durarei processi qualche mese anzichè qualche anno, ovvero far sì che “giustizia esista”. Inoltre, occorrerebbe abolire la “prescrizione rapida” tanto cara a Berlusconi. Ecc., ecc. …

Andrea Del Bene

Un gigantesco grazie al sig. Tosti. Purtroppo tutte le battaglie di civiltà sono lunghe e snervanti anche per cose banali e scontate come quella per cui lei sta lottando.

francesco s.

Io sono contento che il sig, Tosti sia stato assolto, ma purtroppo è una vittoria mutila. Comunque un grande grazie per la sua Tenacia.

alessandro pendesini

Ritengo che Luigi Tosti possa essere chiamato « Sapiens….Sapiens ». L’Italia (e non solo) sarebbe ben diversa se avesse persone -anche solo il 51%- razionali ed integre di questo calibro !
Cio’ dimostra che, nonostante la notevole influenza della religione, certi possono dimostrare di avere una coscienza morale o preferibilmente Etica, ed altri no !
E me sembra abusivo considerare la simpatia o solidarietà nelle categorie della religione. Che la religione abbia storicamente sfruttato questi sentimenti morali fondamentali, ovviamente non ci sono dubbi, MA NON NE HA IL MONOPOLIO, contrariamente alla propaganda che diffonde e/o sostiene !!
P.S. Risento un profondo rispetto per il giudice Tosti, cosi come tutte le persone che come lui cercano di migliorare l’estistenza umana.

benjamin l'@sino

La cosa che più mi colpisce di questa vicenda è come sia difficile capirci qualcosa se non si è un “addetto ai lavori”. Io non sono un addetto ai lavori. Pensieri bui, molto bui.

Priapus

Purtroppo, la stragrante maggioranza degli Italiani sono homines sapientes solo in apparenza,
hanno tutte le qualità umane ed una notevole creatività ma sono carenti dal lato della obiettivi
tà ed indipendenza di giudizio. In questo assomigliano agli Islamici ed agli Americani della Bible
Belt. Poichè la discriminante comune è il conservatorismo religioso, credo fondato ricercare in
questo elemento il fattore ritardante. Come il Corano e la Bibbia studiati a memoria, il Catechi
smo e l’IRC, senza una educazione civica ed una palestra logica che ne attenuino gli effetti, so
no una droga che ottunde le facoltà critiche nell’infanzia e nell’adolescenza.

Southsun

Gli italiani sono un popolo di PECORE. Fosse per loro, avremmo ancora il re assoluto da una parte e il Papa re e la sua teocrazia sanguinaria dall’altra, esattamente come in Arabia Saudita e in Iran.

La metafora usata dai preti nel chiamare i loro fedeli pecore, è la cosa più esatta, più azzeccata, più efficace che la loro teodicea abbia mai partorito. Una Verità indiscussa.

Pecore da mungere, tosare e, alla bisogna, mandare al macello in guerre dichiarate dal sedicente padrone dei loro cervelli.

Admeto

Eccezionale lezione di diritto !!
Piena e totale solidarietà al grandissimo dr. Tosti.
Il dramma (non è un esagerazione) è che cocetti così ovvi, sensati, giusti, razionali…(insomma l’ abc della civiltà)…vadano “processati”…..

manimal

sono convinto, sig. giudice Tosti, che arriverà il giorno in cui il valore della sua battaglia affinchè l’Italia divenga REALMENTE uno stato di diritto, verrà universalmente riconosciuto.
nel frattempo, umilmente, le esprimo il mio personale ringraziamento.

MarcusPrometheus

Grazie al Giudice Tosti, davvero tosto e tenace, per aver sostenuto questa snervante e costosa battaglia per tutti noi. Solidarieta’ simpatia affetto orgoglio di essergli vicino nelle idee e di nuovo gratitudine. BRAVO!

Federico Tonizzo

Gentile giudice Tosti,

è da molto che le vorrei rivolgere una domanda, e questa mi sembra un’occasione adatta. Le posso domandare quale fu la reazione della corte, e le relative eventuali conseguenze sulla sentenza di allora, quando durante un’udienza lei rivolse alla Chiesa cattolica delle precise, pesantissime e dovute accuse, quelle accuse di cui lei ci mise al corrente il 27 novembre 2010, ore 11:03, nel suo intervento durante la discussione sull’Ultimissima riguardante Leo Bassi, intervento che iniziava con:
“Per la precisione ho definito la Chiesa cattolica come “la più grande associazione per delinquere e la più grande banda di falssari della storia del Pianeta Terra”. Nel mio recente ricorso per cassazione così mi sono (tra l’altro) espresso: (…)”?

La ringrazio moltissimo, fin da ora, se mi vorrà rispondere.

Luigi Tosti

Mi sono espresso con questi precisi termini -anche per iscritto- dinanzi ai giudici del Tribunale dell’Aquila, dinanzi ai Giudici della Corte di Appello dell’Aquila, dinanzi ai giudici delle sezioni unite della Cassazione civile, dinanzi ai giudici della Cassazione penale e, per due volte, dinanzi alla Sezione disciplinare del CSM presieduta da Nicola Mancino. In tutte queste occasioni nessun giudice ha avuto di che obiettare, anche perché ho avuto cura di elencare, in modo diffuso e puntiglioso, i crimini commessi dalla Chiesa e dai cristiani nella loro storia millenaria. Credo, però, che diversi giudici -di presumibile orientamento cattolico- abbiano poco gradito queste verità. Il fatto è che certe “verità” non vengono dette -tanto meno in sedi istituzionali- perché esse sono state occultate e seguitano ad esserlo da parte dei mezzi di informazione di massa. In questi stessi termini mi sono peraltro espresso anche nella memoria che ho presentato alla Corte di Appello dell’Aquila per l’udienza del 5 luglio scorso: memoria che mi accingo a pubblicare sul mio blog.

DanielN

Lei è un grande! Mi piacerebbe avere fra le mani la sua memoria non appena sarà pubblicata… .
Non riesco quasi a crederci che almeno per una volta un Uomo “appartenente” ad una istituzione pubblica riesca a minare dall’interno le false ipocrisie di cui queste si addobbano.
Trovo veramente rivoltante il comportamento conformistico della quasi totalità degli uomini che contano una volta arrivati a certi livelli in certi ambienti.
Mi sono sempre chiesto se un giorno vedrò mai un politico ateo di alto livello decidere di non ricevere il papa o di rispondere pane al pane alle sue menate.
Un politico che ricordi al papa, ogni qualvolta questi entri a gamba tesa in argomenti in discussione al parlamento, di non interferire con la sovranità del parlamento di uno stato estero!
E per finire un politico che ponga un serio controllo sulla presenza del vescovato in tutti i media pubblici ed anche in tutte le manifestazioni pubbliche dello stato Italiano, che, fino a prova contraria, è un soggetto autonomo ed indipendente nei confronti dello stato Vaticano.

Giona sbattezzato

La vicenda del giudice Tosti è molto istruttiva, grazie per la chiara descrizione della situazione.
Rimuovere il giudice invece dell’illegale crocifisso…

gioacolp

Ho sostenuto la sua tesi sin dall’inizio, inimicandomi orgogliosamente i baciapile di ogni area. Mi auguro che una volta per tutte, lo stato sappia far valere la laicità del popolo italiano che dovrebbe prevalere sulla presunta prevalente cristianità

Ricco in Fede

Incredibile, sono esterefatto. Comunque complimenti!!

Tra l’altro noto che non è passato nessun catto-talebano a rompere i zebedei, Tosti ha talmente ragione che non sanno neanche loro cosa dire 😀

DanieleN

“Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”.
Mi piacerebbe parafrasare così però in effetti in questo caso non v’è dubbio che andrebbe riscritta così:
“Un grande passo per l’Uomo, un piccolo passo per l’italia”.
Lei, giudice Tosti, ha dimostrato e dimostra che si può essere grandi uomini di statura morale anche in un paese di lillipuziani come il nostro.
Continuerò a seguire la sua vicenda e a darne visibilità tutte le volte che ne avrò l’occasione.

Grazie!

Paul Manoni

Solidarietà e vicinanza al giudice Luigi Tosti scontata direi… 😉

Il particolare rilevante e che mi piacerebbe qualcuno confermasse è stato scritto in questo passaggio che riporto in toto:

“Questa pronuncia mina dunque la permanenza dei crocifissi nelle aule giudiziarie, aprendo scenari nei quali qualsiasi avvocato, testimone, imputato o parte processuale potrebbe avanzare la stessa pretesa, obbligando i giudici a trasferirsi in aule senza crocifissi.”

Non significherà mica che da oggi, qualsiasi parte chiamata in causa in un processo, per un qualsiasi motivo, potrà avanzare la pretesa di togliere dalla parete il feticcio cristicolo, mi auguro!? 😀

Sarà fantastico lo scenario futuro dei processi dove dovranno partecipare dei non-credenti!! 😀

Federico Tonizzo

Anche io mi auguro la stessa cosa. Con la speranza che, in caso, ci siano molti meno problemi giudiziari di quanti ne abbia passati l’eroico giudice Tosti, visto che “(…) ciò che comunque conta è il passo dell’ordinanza con la quale i giudici hanno affermato che gli avvocati e le parti hanno diritto costituzionale di presenziare in aule prive di simboli religiosi.”

Luigi Tosti

Lo scenario che si apre è questo, anche se bisognerà metter in conto che altri giudici potranno dissentire dalla decisione presa dai giudici dell’Aquila. Ma la sorte dei crocifissi è a mio giudizio molto traballante anche per altri motivi. Innanzitutto c’è il mio ricorso per la rimozione dei crocifissi, che è stata pilatescamente eluso dal TAR delle Marche e che pende dinanzi alla Consiglio di Stato da ben otto anni: per quanto i giudici amministrativi temporeggino (ed hanno già violato il mio diritto all’equo processo), dovranno alla fine prendere una decisione: e su questa decisione peseranno le sentenze della Cassazione penale, della Cassazione civile a sez. unite, del CSM e della Corte di Appello che si sono già pronunciate per l’illegittimità del crocifisso. In secondo luogo, poi, ho proposto ricorso alla CEDU: e un eventuale accoglimento sarebbe risolutivo. In terzo luogo intendo sollecitare il CSM a pronunciarsi sulla liceità del crocifisso: in realtà lo avevo fatto con un’esplicita richiesta del 2003, ma il “bravo” Mancino, dopo aver dichiarato che si trattava di una questione importante, l’ha insabbiata con la pretestuosa motivazione che avevo un procedimento disciplinare in corso e che, dunque, non era opportuno che il CSM anticipasse un giudizio sulla illiceità del crocifisso. Adesso che il procedimento disciplinare è chiuso, però, non esiste più questo pretestuoso impedimento e, quindi, chiederò che il CSM si pronunci.
In terzo luogo non escludo di (re)iscrivermi all’albo degli avvocati e, a quel punto, tempesterei tutti gli uffici giudiziari italiani di richieste di conflitti di attribuzione nei confronti del Ministro di Giustizia: prima o poi un giudice con un etto di coraggio dovrei trovarlo. In quarto luogo, sia io che gli avvocati Corsetti e Visconti proporremo ricorsi alla CEDU per quel che è avvenuto all’Aquila, supportandoli con sentenze favorevoli che mi ero peritato di indicare ai giudici aquilani. In quinto luogo c’è da considerare che l’avv. Corsetti ha proposto, da qualche anno, un ricorso al TAR di Latina, per la rimozione dei crocifissi dalle aule scolastiche o, in subordine, per l’esposizione di altri simboli, supportandoli con motivazioni diverse da quelle esaminate nel caso Lautsi Soile. Guarda caso, anche questo ricorso è in stato di profonda letargia. Dunque, vi sono ancora diverse strade aperte e la battaglia è tutt’altro che finita.

Paul Manoni

Grazie mille Luigi! 😉
Passeranno gli anni, saranno diverse le persone che porteranno avanti le cause, ma la battaglia sui crocifissi negli edifici pubblici, sarà portata avanti fino alla fine. Auguriamoci solo che in Italia, visto l’andazzo, non si diventi uno Stato definitivamente confessionale (alla Iran, per intendersi).
Un caro saluto ed un piena ed infinita vicinanza.

Roberto Grendene

un grazie alla tenacia e alla coerenza di Luigi Tosti

coerenza che invece manca in chi permette ancora l’ostentazione dei simboli ideologici/religiosi negli uffici pubblici

valeriocirioni

Non c’é che dire…
molto bravo.

Piena solidarietà anche da parte mia!!!!

Fabio

Un enorme grazie al coraggio di Luigi Tosti!

Non molli, siamo con lei.

Antonio72

Il giudice Luigi Tosti dovrebbe frequentare un corso accelerato di esercizio alla tolleranza e sforzarsi per risolvere il problema dell’ingolfamento della giustizia italiana e non contribuire ad aumentarlo.

firestarter

Veramente siete voi poveri insucuri a volere l’ esclusiva del feticcio appeso.

Paul Manoni

“I cattolici rivendicano le loro libertà in base ai principi nostri e negano le nostre libertà in base ai principi loro”

C.v.d. 😉

Luigi Tosti

Caro Antonio 72, a scuola di “tolleranza” dovrebbero andarci i cattolici come te. Così imparerebbero che la “tolleranza” implica il rispetto reciproco tra persone che hanno fedi o culture diverse, e non un rispetto a senso unico come pretendete voi cattolici. E la vicenda del crocifisso dimostra proprio quanto voi cattolici siate intolleranti. Basta considerare che io ho manifestato la piena disponibilità a tenere le udienze sotto il tuo crocifisso, purché venissi autorizzato ad esporre i miei simboli. Ma voi cattolici -Ministro di Giustizia Mastella in testa- non avete ovviamente tollerato che altri simboli potessero occupare gli stessi spazi pubblici occupati dal vostro crocifisso. Voi pretendete che gli altri siano tolleranti nei confronti dei vostri simboli, ma non tollerate di sopportare i simboli degli altri. Voi cattolici siete esattamente come i bianchi razzisti che pretendono che i neri tollerino che i bianchi occupino i posti a sedere nei mezzi pubblici, ma non tollerano che i neri possano fare altrettanto. Prima di parlare di “tolleranza”, un’altra volta, rifletti.

manimal

antonio, stavolta, spiace dirlo, hai perso una splendida occasione per tacere…
il corso per voi cattolici non potrà mai essere accelerato, visto che sono oltre 1500 anni che ci dimostrate il vostro concetto di “tolleranza”.
sarà dura rieducarvi…

quanto ad ingolfare la giustizia… ovviamente, la prossima contravvenzione che beccherai ingiustamente alla guida della tua auto, te la terrai con spirito di cristiano sacrificio, nell’interesse dei tuoi concittadini che già si son rivolti al giudice di pace… non vorrai mica ingolfare il sistema giudiziario, vero?

tommaso

tommaso

ctommaso@hotmail.it

Complimenti sentiti al giudice Tosti, è davvero un ESEMPIO ….. (o martire, se il termine non fosse ormai sinonimo di altre cose, vista la trafila che gli è toccata). Si è battutto contro un muro di gomma che purtroppo non è stato (ancora) infranto e la notizia stessa non ha avuto l’eco che avrebbe dovuto, apparte i radicali – la sinistra latita, ha troppe cose da scambiare nel mercato delle vacche per invischiarsi in una questione così carica ideologicamente… inoltre non ho visto sondaggi, qualcuno ha notizie del genere? anche se da un punto di vista costituzionale non importa, il crocifisso viole l’imparzialità religiosa dello stato e basta. Purtroppo senza un appggio popolare sostanzioso è difficile che la situazioine cambi, coninueranno a fare melina e fare sì che le traversie del giudice Tosti facciano (almeno loro lo sperano) da esempio negativo dei casini in cui ti vai a infilare se provi a metterti di traverso…. invece il caso del giudice Tosti per me è un’altra (grossa) crepa nel muro della Reazione…

Luk Blachs

Straquoto la grande personalita’ del giudice Tosti. Le mando una frase fresca fresca che va di moda in questi giorni nella riviera romagnola, e che fa eco anche nelle radio locali.”TIENI BOTTA GIUDICE TOSTI”.

Giorgio Pozzo

Il giudice Luigi Tosti dovrebbe essere fregiato del titolo di Obiettore di coscienza, con la O maiuscola, che più maiuscola non si può.

Ha pagato sulla propria pelle, e sta ancora pagando, la propria obiezione di coscienza di fronte ad un netto ed inequivocabile sopruso. Sopruso che, da un lato, viene perpetrato da parte del sistema Giudiziario italiano, qui piuttosto intollerante, riconosciamolo, e, dall’altro, assecondato da tutti coloro i quali, proprio con la scusa della tolleranza, nulla trovano da obiettare contro tale intolleranza e nascondono la testa nella sabbia.

Il giudice Tosti mi fa venire alla mente la nobile figura, che temevo scomparsa, del cavaliere medievale, combattente senza macchia nè paura (nè tantomeno guiderdone), pronto a difendere i deboli, a raddrizzare i torti, e inevitabilmente incassare colpi di mazza chiodata. Personalmente, comunque, mi ritengo piuttosto felice: i fendenti mollati dal nostro cavaliere-giudice qualche segno lo hanno lasciato, diciamolo, e lui fortunatamente mi sembra tutt’altro che stanco. La battaglia, piano piano, va avanti.

Un grosso ringraziamento al nostro campione “Lancillotto”…

Luigi Tosti

Ti ringrazio, Giorgio. Però vorrei ribadire che io in realtà non sono un “obiettore di coscienza”. Obiettore di coscienza è infatti colui che si rifiuta di compiere un’attività doverosa perché la ritiene contraria ad un suo “personale convincimento” religioso o di altra natura, come ad esempio il medico che si rifiuta di praticare una trasfusione di sangue perché la ritiene contraria ai precetti della religione dei testimoni di geova. Completamente diverso è il caso di chi si rifiuta di compiere un’attività doverosa perché è illegittima e lesiva di diritti inviolabili, propri o altrui, come sarebbe il caso del medico che si rifiutasse di praticare trasfusioni di sangue infettato dal virus AIDS per salvaguardare la salute del paziente. In quest’ultimo caso è evidente che chi oppone il rifiuto non lo fa perché ritiene che le trasfusioni siano contrarie ad un qualche suo convincimento più o meno strampalato, ma perché ritiene che l’attività che gli viene imposta dall’alto è illegittima e lesiva di diritti inviolabili altrui. Ebbene, io non mi sono rifiutato di tenere le udienze perché ritengo che si tratti di un’attività contraria ai miei convincimenti, ma l’ho fatto perché l’attività che mi veniva imposta dall’alto (cioè tenere le udienze sotto l’imposizione dei crocifissi) ledeva i miei diritti inviolabili di libertà religiosa e di eguaglianza e il mio obbligo di esercitare una funzione pubblica in modo visibilmente neutrale e imparziale come imposto dalla Costituzione, tant’è che avrei regolarmente tenuto le udienze se avessero ripristinato la legalità, rimuovendo i crocifissi. In buona sostanza io ho esercitato un diritto di “autotutela”, e non un’obiezione di coscienza. Su questo punto ho peraltro avuto piena ragione, perché sia il CSM che le sezioni unite della Cassazione hanno confermato la legittimità del mio rifiuto di tenere le sentenze sotto l’imposizione dei crocifissi. Forse ti chiederai, a questo punto, perché allora io sono stato “rimosso” da Mancino & Compagni. Ebbene, la risposta è questa: sono stato rimosso perché si è ritenuta illegittima la persistenza del mio rifiuto di tenere le udienze nell’aula-ghetto allestita per la mia persona: questa è la reale motivazione della mia rimozione, e contro questa motivazione ho proposto ricorso alla CEDU nel settembre dello scorso anno. Peraltro queste stesse identiche censure le ho prospettate nella memoria che ho presentato ai giudici della Corte di Appello dell’Aquila e che provvedo ora a pubblicare sul mio blog per chi è curioso di verificarne lo spessore.

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