Fifa approva velo per calciatrici dei paesi islamici

La Fifa ha autorizzato le calciatrici femminili dei paesi islamici a scendere in campo con il velo. Con una decisione presa ieri, l’International Football Association Board (Ifab) ha sdoganato all’unanimità l’uso dell’hijab anche nelle competizioni ufficiali , sostenendo tra l’altro che è un simbolo prima culturale che religioso. La richiesta era stata avanzata dalla confederazione asiatica del calcio (Afc) e dal principe Ali Bin al Hussein di Giordania, uno dei vice-presidenti Fifa.

Gli attivisti per i diritti delle donne e le femministe attive nello sport hanno espresso disappunto per una decisione che rappresenta di fatto un cedimento al confessionalismo nel mondo dello sport. Varie associazioni, come la Women’s International League for Peace and Freedom, Femix’sports e la Coordination Française pour le Lobby Européen des Femmes (Clef), hanno scritto una lettera aperta al presidente Fifa Joseph Blatter.

In cui esprimono “stupore” e “profonda preoccupazione”: “accettare un codice di abbigliamento particolare per le atlete musulmane non solo introduce una discriminazione tra le atlete, ma è contrario alle regole del movimento sportivo che definiscono un costume unico per le differenti discipline, senza distinzione di origine e credenza”. E citano proprio i regolamenti della Fifa che prescrivono un abbigliamento comune senza caratteristiche religiose, politiche o personali.

Plaudono invece alla decisione le organizzazioni islamiche dei paesi arabi. In prima fila per la battaglia per imporre il velo anche nel calcio, vale la pena di ricordarlo, proprio l’Iran. Ovvero uno dei paesi che si distingue per un regime teocratico retto dagli ayatollah e dove i diritti delle donne vengono fortemente limitati.

AGGIORNAMENTO. La Francia ha detto “no” alla decisione Fifa.

Archiviato in: Generale, Notizie

54 commenti

Francesco

“Fifa approva velo per calciatrici dei paesi islamici”

A quando anche la lapidazione in caso di sconfitta?

Federico Tonizzo

E nota che una copertura anche parziale del campo visivo è deleteria per chi è impegnato in una partita di calcio! 😯

fab

Immagino che la FIFA approverebbe anche il codice di abbigliamento dei nudisti, a gentile richiesta.

Federico Tonizzo

Partita di calcio “nudisti contro islamici”… Risultato: islamici squalificati e denunciati perchè – aizzati da muezzin e ajatollah – hanno preso a calci le p…e “sbagliate”! 😯 Nudisti ricoverati in urologia con gravi lesioni 😯

Stefano

@ fab

I prossimi passi:

– Sikh in campo col pugnale
– nuotatrici e tenniste islamiche col burka

“è un simbolo prima culturale che religioso”

Che sia l’una o l’altra cosa con lo sport non c’entra niente.

serlver

Sono curioso di vedere quanto gli indiani pretenderanno di scendere in campo con il loro voluminoso turbante…..

MarcusPrometheus

No gli indiani non hanno un terrorismo indu’ che sostenga le loro istanze
“culturali” e religiose, percio’ niente “eguaglianza” per i turbanti, non sono abbastanza culturali ne’ abbastanza minacciosi.

Cordiali saluti a tutti i liberi e laici
Marcus Prometheus.
Penso che tutte le grandi religioni del mondo: …
… cristianesimo, islamismo e comunismo,
siano, a un tempo false e dannose. Bertrand Russell

Accogliere solo i profughi laici dall’Islamismo Espellere tutti gli islamisti.
Combattere il masochismo antioccidentale, che mina liberta’ e democrazia.

pling

E se nella stessa squadra militano giocatrici islamiche e non islamiche, come la mettiamo?

Nippur di Lagash

In quei paesi, risolvono subito mettendo fuori squadra le non islamiche.

giancarlo bonini

Continua purtroppo il l’imbelle e disgustoso “calabrachismo” verso le religioni, da parte di autorità e organizzazioni varie.
Temo che ne vedremo ancora di peggio!

Federico Tonizzo

E meno male che – almeno mi pare! – non sono più in voga religioni che impongono “sacrifici umani” 😯
Mi sembra che in India sia proibito che la neo-vedova sia bruciata viva col marito morto…

Marco

Ma guardate che quando si parla di togliere il velo alle donne islamiche, le prime ad essere contrarie a tale provvedimento sono proprio le donne islamiche stesse, evidentemente affezionate al proprio velo…

nightshade90

….o più spesso costrette a portarlo e minacciate dal padre/marito se osano esprimere idee contrarie…

Southsun

…e non solo minacciate, viste le ultime notizie di cronaca nera!

Kaworu

certo, come le donne che sono così affezionate all’infibulazione, da essere le prime (e spesso le esecutrici materiali) a volerla fare alle figlie.

ci arrivi a comprendere il perchè, o vuoi che ti faccia un disegno?

serlver

In parte a ragione, l’imbecillità umana fa si che ci siano anche delle donne (per lo meno le neoconvertite) che dicono di essere loro a volerlo, il problema è un altro: trattandosi di tratto meramente culturale o di volizione personale è giusto che la fifa ammetta queste capricciose personalizzazione dell’abbigliamento nascoste dietro il paravento religioso, quando ad altri non è invece permesso?

fab

Come no. So anche che le prime a voler firmare assegni in bianco con il proprio sangue e a scalare l’Everest in infradito sono proprio le donne islamiche.
Ma soprattutto queste velleità non c’entrano niente con le ovvie regole di uniformità nell’abbigliamento sportivo, come qualunque persona dotata del minimo di intelligenza per poter essere considerata umana capisce da sola.

paniscus

Ecco, e invece io faccio la voce fuori dal coro e sostengo che questa decisione sia, al momento, QUI e ORA, il male minore per queste ragazze, che almeno in tal modo potranno comunque prendersi la soddisfazione di continuare a praticare il loro sport, e magari avranno occasione di andarsene in giro a vedere come funziona la vita altrove, e a maturare più consapevolezza e più curiosità.

Cerchiamo di non essere ipocriti, amici: se la cosa non fosse stata consentita, il risultato quale sarebbe stato? Che certi paesi si sarebbero rassegnati a far giocare le ragazze senza velo? Ma col cavolo. L’unico risultato sarebbe stato che quelle stesse nazioni avrebbero semplicemente ritirato le squadre femminili dalle competizioni internazionali, e impedito del tutto alle ragazze di andare a giocare fuori.

E provate VOI (anche se questo esercizio concettuale non è molto popolare tra i militanti duri e puri) a mettervi nei panni di una giovane donna iraniana o indonesiana, e oltretutto abbastanza caparbia ed emancipata rispetto alla media del suo paese, da aver voglia di dedicarsi a uno sport “tipicamente maschile” e perfino di andare a rappresentarlo in giro per il mondo (faccio presente che tale scelta è ancora malvista anche in Italia, figuriamoci in Iran o in Indonesia).

Bene, voi, QUI e ORA, nei panni di quella ragazza, preferireste che vi fosse consentito di andare a giocare lo stesso, facendo trasferte in tutto il mondo con una cuffietta in testa… oppure che vi fosse vietato del tutto?

E preferireste approfittare di questa opportunità per venire a contatto con abitudini e culture diverse, imparando dal vivo il confronto con la pluralità del mondo, e maturando a lungo termine una consapevolezza tale da combattere le storture anche in casa propria… oppure doversi rassegnare ad essere tenute segregate e basta?

Ma dai, non c’è storia…

Lisa

francesco s.

Personalmente se mi fosse imposto un indumento per praticare lo sport che amo, io scapperei da quel paese. Anche se capisco che non tutte queste donne possono scappare.

Kaworu

beh magari una volta messo quell’indumento e arrivate a fare un torneo in un paese civile…

un po’ tipo gli atleti che non troppi anni fa si davano alla macchia o chiedevano asilo politico per scappare dai rispettivi regimi.

francesco s.

Kaworu

In realtà l’ho pensato pur’io. Comunque penso che la scelta della Fifa sia sbagliata perchè in qualche modo legittima la discriminazione e potrebbe dare al altre nazioni che finora erano state più moderate un motivo per imporre tale indumento alle proprie giocatrici.

paniscus

“Personalmente se mi fosse imposto un indumento per praticare lo sport che amo, io scapperei da quel paese. Anche se capisco che non tutte queste donne possono scappare.”
—————————————————-
E allora, di che cavolo pontifichi?

Quante cose ci sono, nel tuo paese, che non ti piacciono, e che pure a malapena accetti lo stesso…

…perché non te ne importa abbastanza da valere la pena di scappare, e perché ci sono troppe altre cose più importanti che ti tengono legato?

Lisa

francesco s.

Lisa

Perchè ti incavoli? Non pontifico nulla, ho detto personalmente cosa farei io. Non penso di dover dar conto delle mie personali opinioni.

manimal

@ francesco s.

è giusto mantenere toni pacati, ma se non si vuole veder criticate le proprie opinioni credo che non vi sia altra via che la non esternazione delle stesse…

nella fattispecie, credo di condividere la critica di Lisa…
è troppo facile dire che se nel proprio paese non vengono tutelati i diritti individuali la semplice soluzione sia espatriare.
non credo sia mai indolore partire dalla propria terra.

francesco s.

Non mi sembra di aver detto che è giusto espatriare quando non vengono tutelati i propri diritti nel proprio Paese, ho detto cosa farei io se accadesse a me.

manimal

@ francesco s.

ok.
si deduce che sei nel complesso soddisfatto della tutela dei tuoi diritti qui in Italia.

riconosco che c’è di peggio…
ti saluto 🙂 .

Fri

faccio presente che tale scelta è ancora malvista anche in Italia, figuriamoci in Iran o in Indonesia

Negli Stati Uniti il calcio e’ considerato uno sport da femminuccie. I maschi preferiscono il virile football americano.

Laverdure

Mi sembra di aver letto piu’ volte qualcuno sostenere ( a torto o a ragione) che nelle squadre femminili di calcio nostrane abbondano le lesbiche.
Mi sembra ovvio che questo non facilita certo la diffusione del calcio femminile .

bardhi

il velo nello sport non fa male solo allo sport, legitima quel segno di sottomisione e di discriminazione in un ambiente dove fin ora egualianza esisteva, e cosi uno dopo altro i fanatici guadagna terreno usando come scudo proprio le donne che per loro contano meno di niente.
per dare la possibilita di gioccare ad un centinaio di ragazze, vale la pena fare queste concezione??

Roberto Grendene

e se invece fosse in atto una regressione?

ossia dove già si poteva giocare senza velo (o si poteva pensare di iniziare a farlo) ora non ci sarà più tale possibilità

Tiziana

@Grendene

E’ in effetti quello che sostengono le donne immigrate quando arrivano in Italia, dove gli stranieri vengono selezionati e trattati solo in base alla loro religione. E’ appena il caso di dire che quando succede qualcosa i sindaci delle nostre città almeno a Roma) vanno in moschea mica in ambasciata. Fregando così la maggior parte di quegli immigrati che viene in Italia anche alla ricerca del cambiamento.
Quanto alla Fifa è appena il caso di dire che la favola dello sport che unifica e pacifica è veramente insostenibile.

giulio

@ Paniscus
E se la Germania pretendesse di far giocare i calciatori ebrei con la stella gialla?
Diremmo sì perchè meglio giocare con la stella gialla che non giocare affatto?
Questo non è il male minore, è il male maggiore perchè si legittima la discriminazione nello sport.

paniscus

Ah, aggiungo:

Plaudono invece alla decisione le organizzazioni islamiche dei paesi arabi. In prima fila per la battaglia per imporre il velo anche nel calcio, vale la pena di ricordarlo, proprio l’Iran.

Da quando in qua l’Iran è un paese ARABO?

Lisa

Gérard

Lisa, non esageriamo …
Ognuno di noi sa che l’ Iran non è un paese arabo ma la cosa che accomuna questi paesi è l’ Islam . E ognuno di noi sa che l’ Iran è il grande paladino del velo nel mondo !!
Ho un libro di cucina che tratta della ” cucina
araba ” ma dove vengono proposte anche ricette turche . Non è per questo che ho fatto un processo d’ intento alla casa editrice !!

Uovo sodo.

Se le calciatrici mussulmane, durante le situazioni di gioco, fanno “fallo” cosa succede?

alle

Lisa!
E ripijate. A me sembra che siano due frasi indipendenti tra loro. In ogni caso, a mio avviso, ci sono due cose abbastanza “ripugnanti” nell’accadimento. Una che il re di Giordania essendo vice presidente FIFA, abbia approfittato della sua carica per fare indebite pressioni a favore di un provvedimento pro islam (non a caso gli stati confessionali esultano). Seconda che, come al solito, l’ipocrisia regni sovrana: un simbolo di origine chiaramente religiosa viene definito un simbolo culturale per evitare il più possibile reazioni negative.
Poi la “cuffietta” che tu nomini è un simbolo sia per loro che per noi, per loro di religione per noi di oscurantismo. E’ bene non abituarsi alle eccezioni religiose se vogliamo vivere in un contesto laico. Se poi le atlete arabe et similia vogliono giocare a pallone agli alti livelli e ne sono escluse per via del velo, che se la prendano con i loro governanti e con il clima religioso del loro paese e si comportino di conseguenza.

kundalini444

ora che hanno cambiato le regole e si può giocare col velo, immagino che sia consentito alle atlete di tutti i paesi, a prescindere dalla loro confessione religiosa (che, nella maggior parte dei paesi civili, per far parte della squadra non devono neppure dichiarare).
Quindi qualche attivista italiana (?) o di altre nazioni, potrebbe indossare il velo in campo per protesta, pur non essendo musulmana 🙂

lanciamo questa idea…

Gradient

Contente le giocatrici olandesi: finalmente anche loro potranno giocare con gli zoccoli in legno…

Giovanni Duovi

Non si fermeranno mai…

dopo il velo chiederanno di sospendere le attività sportive durante il ramadam

poi che l’arbitro non stringa le mani alle giocatrice.

di non poter giocare contro israele

e cosi via.

Ma tranquilli perchè ci sono i paniscus a trovare sempre la “scusa”…ma anche sono come diceva quel politico britannico quelli che nutrono il coccodrillo nella speranza di essere mangiati per ultimi. 😀

Giovanni Duovi

refuso pardon…

ma come diceva quel politico britannico questi sono quelli che nutrono il coccodrillo nella speranza di essere mangiati per ultimo.

Gérard

Hanno gia rifiutato di giocare ( squadre maschile ) con squadre dove giocatori erano gays : E la Fifa è stata zitta …
Vorrei racommandare a Paniscus e Minimal il supplemento del 30. 06. del giornale L’Unità e che si chiama LEFT, dove sta un servizio sulla condizione della donna nel mondo mussulmano .
Se loro vorebbero procurarselo e leggerlo…. dopo ne riparliamo !

manimal

@ Géradd

non credo di aver modo e voglia di procurarmi il supplemento.
di cosa vuoi parlare?

del fatto che non è pensabile che tutti coloro che si sentono oppressi nel proprio paese scelgano l’espatrio?

del velo delle calciatrici? sono contrario, anche se penso che la posizione di Paniscus abbia delle basi sensate.

fab

Si fermano, si fermano, il petrolio non è infinito e le armi costano…

Gérard

Caro Fab
Quando si fermerano, sarà probabilmente troppo tardi per noi .
Conosci la tecnica del ” Nodo Ottomano ” ?
Era una tattica militare che consisteva nel mettere la ” testa ” del nemico in un nodo scorsoio senza che esso se ne rendesse conto e di chiuderlo lentamente lentamente in merito alle sue reazioni oppure assenze di reazione . Se reagiva da una parte, lo si allentava e poi si stringeva da un altra .
In Europa sono tante persone che non si accorgono di questo o piuttosto preferiscono fare come gli struzzi . E pure basterebbe guardare : nell’ Africa del Sahel, che va dall’ Atlantico al mare d’ Arabia gruppi islamisti stanno provocando ovvunque delle guerille onde stabilire base logistiche per distabilizzare paesi come Algeria , Marocco e LIbia onde permettere l’ arrivo al potere di islamisti fondamentalisti . Tutto ciò con aiuto economico di paesi come Arabia Saudita e Qatar ( quest’ultimo, guardi caso, sta investendo molto in Europa proprio nello sport !! ) . Tunisia e Egitto ( la testa del mondo arabo ) sono già caduti .
Con la presenza massiccia di mussulmani fondamentalisti in Europa ( Agressioni sempre piu frequente contro ebrei e sassate contro cristiani nelle chiese in Francia, Berlino e altre zone della Germania che hanno avuto nelle ultime settimane vere e proprie battaglie di strade fra polizia e salafiti ) , credo che lo risveglio sarà tragico…

fab

Gérard, sia chiaro che non intendo spingere ad abbassare la guardia, soltanto faccio notare che quelli che vinceranno alla fine saremo noi, salvo eventi totalmente imponderabili. Senza contare che è il leone ferito quello più aggressivo; finché ci riesce. E il fanatismo, se si escludono questi proclami di bandiera, sta arretrando più che avanzare: soltanto 5 anni fa, avresti mai immaginato che ci sarebbero state tante dichiarazioni di libero pensiero nelle nazioni musulmane? A noi è bastata una manciata di eroi del pensiero, come Socrate, Galileo, Vanini, Spinoza; questi ne hanno uno al mese! Qualcosa vorrà pur significare, no? E poi: hai presente Spagna e Olanda nei 1600? Una nazione di pazzi fanatici voleva dominarne un’altra tollerante e molto più piccola. Bene, ha vinto quella piccola. Figuriamoci con i rapporti di forza ampiamente invertiti.

Mario

E dunque anche il famoso pastafariano viennese potrebbe giocare con lo scolapasta in testa.
Bello! Speriamo dunque che permattano a chiunque di vestirsi com pare a chiunque, almeno così il calcio mi annoierebbe di meno.

Andrea Del Bene

Saranno fortissime queste ragazze che nelle torride giornate estive giocano conciate come delle abajur. Esattamente come le loro colleghe centometriste.

MarcusPrometheus

Hijab, niqab, burqa. Non hanno nulla a che vedere con la religione
sono solo simboli di sottomissione della donna. Commento di Souad Sbai

Testata: Libero
Data: 08 luglio 2012
Pagina: 16
Autore: Souad Sbai
Titolo: «I veri musulmani sanno che il velo è un crimine»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 08/07/2012, a pag. 16, l’articolo di Souad Sbai dal titolo “I veri musulmani sanno che il velo è un crimine”.

Souad Sbai, Gamal al Banna

«L’hijab è stato menzionato solo una volta nel Corano per significare una porta o una parete, ma mai un velo che copre una donna. Mettere un hijab vuol dire essere dietro una porta: nel Corano è una separazione fra le stanze delle donne del Profeta e gli altri. Nel periodo pre-islamico poi, le donne mettevano il Khimar per coprire i capelli, ma non per una religione o credo, solo per proteggerli dal sole del deserto o dalla sabbia. In quei tempi, il vestito della donna aveva anche una larga fessura sul davanti, che serviva ad allattare il bambino, oppure a infilarsi il vestito. Con l’arrivo dell’islam, il Corano ha detto: mettano i loro Khimar sui loro petti, e questo è l’unico testo chiaro nel Corano in cui si consiglia di coprire una parte del corpo della donna». Nonostante questo sia il mio pensiero da sempre, non sono io a parlare, stavolta. Colui che pronuncia queste parole in un’intervista visibile sul sito almaghrebiya. it è Gamal al Banna, fratello minore di Hassan al Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani in Egitto. Ieri Mohammed Rashed, studioso egiziano di Al Azhar, oggi Gamal al Banna. Chi sa parla così e non ha paura della verità. Perché la verità fa paura solo a chi vuol fare dell’estremismo lo strumento per rendere la vita di donne e intellettuali una prigione.
Gamal al Banna parla del foulard, dell’hijab, ne parla come di un frutto dell’interpretazione strumentale e culturalmente delittuosa a opera del radicalismo, sfruttatore del testo sacro per svuotare le menti e costruire l’alternativa oscurantista all’islam occidentale che vorrebbe essere parte integrante dell’Europa. Che vorrebbe creare un altro islam, che non ha nulla a che fare con quello che tutti conosciamo. Ed ecco che in questa ottica ci troviamo da anni, mentre Al Banna, Rashed e tanti altri parlano nel mondo arabo senza ambiguità né paura, a combattere non più l’hijab ma il niqab e il burqa. Che lo stesso al Banna, nel suo libro “El hijab”, non esita a definire «un atto criminale ».
Cosa che io penso da sempre e che ribadisco senza mezzi termini. Nonostante questo possa non far piacere a una setta di convertiti sgrammaticati e proprio per questo pericolosissimi, nelle intenzioni e nelle modalità di azione: a chi vuole convertirsi insegnano un islam che non esiste, perché falsamente e artatamente interpretato, un modus operandi e vivendi salafita e criminogeno, dal quale però l’Italia pare non voler rifuggire. Rischiando di cadere nella trappola del multiculturally correct, che accomuna, in un errore culturale e storico gravissimo, il l’hijab e il velo degli ordini religiosi cristiani, omettendo però che il secondo è un vero e proprio segno di riconoscimento di un ordine religioso, mentre il primo sarebbe rivolto a tutte le donne arabe. Quando nel mondo arabo esso identifica alcune realtà ben precise, dalle prostitute alle principesse. Se però esiste una volontà di fondo, superiore, che decide di andare in questa direzione, io qui mi fermo. Perché se andiamo avanti di questo passo si scontreranno non solo islam occidentale e islam orientale, ma anche Oriente e Occidente, perché non si può non ascoltare studiosi di teologia come Al Banna, Rashed o altri e nello stesso tempo assecondare chi ci vorrebbe propinare la castroneria che le culture, anche se distorte, sono tutte accettabili. No, se sono deviate verso la non libertà, non lo sono.
Al Banna, Rashed e come loro molti altri studiosi man mano stanno venendo alla luce con la loro straordinaria capacità di leggere il testo sacro come esso davvero è. Il crimine vero, e qui la responsabilità di pseudo intellettuali e pseudo opinionisti è gravissima, sta nel non ascoltarli, non diffonderli, non farli parlare a chi vuole e sa ascoltare. Ma nonostante questo ormai il tappo sulle bugie estremiste è saltato e la verità non tarderà a divenire consapevolezza. Il velo non è un obbligo, il niqab è un crimine. Noi non abbiamo fretta. Prendetevi pure l’oggi, perché il vostro radicalismo non vedrà nemmeno l’alba di un domani già in mano a moderati, donne e intellettuali.

Elvetico

da non credere… e la motivazione poi mi spinge ad un rutto!
Ma che andassero a dar via un toc da cü

San Dokan

Nel 1950 si giocarono i Mondiali di calcio in Brasile. Tra i Paesi qualificati alla manifestazione, c’era anche l’India, che da poco aveva ottenuto l’indipendenza; la Federcalcio indiana chiese alla FIFA che i giocatori della propria Nazionale potessero giocare a piedi nudi per “motivi culturali”. La FIFA respinse questa bizzarra richiesta, e così la Nazionale indiana decise di non prendere parte al Mondiale brasiliano (il quale si concluse con il leggendario “Maracanazo”, la partita finale del torneo che vide la Nazionale uruguayana battere incredibilmente il Brasile padrone di casa e vincere la competizione).

Questa piccola digressione storica serviva a dire che le richieste strambe, in ambito calcistico, non sono certo una novità: solo che in passato si aveva il buon gusto di respingerle.

San Dokan

Piccola aggiunta, per rispondere a Paniscus:

All’atto pratico penso anch’io che le calciatrici dei Paesi islamici saranno felici della notizia, visto che così potranno giocare, mentre l’alternativa era non giocare proprio, quindi, da questo punto di vista, buon per loro. Però a livello politico e culturale mi dà sempre fastidio vedere come i prepotenti religiosi, di qualunque colore essi siano, riescano spesso a spuntarla facendo in modo che la legge NON sia uguale per tutti.

Commenti chiusi.