Usa, corte d’appello di Boston: “Incostituzionale non tutelare coppie gay”

La Corte d’appello di Boston, con una decisione destinata a far discutere e ad aprire nuove prospettive, ha stabilito che è incostituzionale non estendere alle coppie omosessuali le prerogative tutelate del Defense Marriage of Act (Doma) per il matrimonio.

Il Doma, approvato durante la presidenza di Bill Clinton nel 1996 proprio per escludere le coppie omosessuali e in cui si sosteneva che il matrimonio è esclusivamente tra uomo e donna, viene quindi ribaltato all’unanimità dai tre giudici del tribunale di Boston. Escludere le coppie gay da tutele riservate alle altre famiglie è infatti una discriminazione.

Di recente proprio il presidente Barack Obama aveva espresso il suo favore per il riconoscimento del matrimonio omosessuale. E l’amministrazione aveva già scelto di non difendere il Doma. Ci si aspetta che ora il caso arrivi alla Corte Suprema.

Gli Usa sono spaccati sul tema. In diversi stati sono ufficialmente riconosciute le nozze gay, mentre in altre esplicitamente vietate, anche con tanto di bando in Costituzione. Forte è soprattutto l’opposizione delle confessioni religiose, come la Chiesa cattolica e le varie denominazioni protestanti, verso il riconoscimento dei diritti dei gay.

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5 commenti

Manfredi

Al solito le 3 religioni monoteistiche si distinguono per: esclusione, discriminazione, sudditanza di sesso o etnia, divieto di libera scelta sessuale, segregazione, imposizione di alimentazione, imposizione nell’ uso del proprio corpo, imposizione di divieti nella ricerca scientifica, censure piu’ o meno riuscite.
Hanno in comune un dio davvero infelice, e’ il caso di dirlo.
Ogni frustrato si sceglie il proprio dio.
Che squallore.

Martin L'Utero

@ Manfredi

Poi ditemi che non siamo ancora nel Medio Evo: post come questi non dovrebbero più nemmeno esistere.
Sono pienamente d’accordo con te.

Batrakos

Credo che è in situazioni come queste che lo Stato federale mostra le sue crepe: non è pensabile che in un unico Paese ci siano, a seconda degli Stati, interpretazioni tanto diverse su leggi così fondamentali (un’altra discrepanza enorme che mi viene in mente è sulla pena di morte).
Non conosco nulla di giurisprudenza statunitense: spero però che questo netto pronunciamento possa contribuire ad un’uniformità giuridica, la quale sarebbe fondamentale.

MassimoP

… basta che non sia “fondamentalista” (!)

Al di là della battuta infelice e del tifo sottinteso che può essere fatto perché il livellamento avvenga nella direzione più auspicabile, resta assodato che, al momento, gli States in cui la pena di morte NON è applicata si contano prima degli altri (17 su 48, pari ad appena il 35% e rotti). Anche tenuto conto delle differenze di densità demografica, impatto economico e ruolo politico, gli Stati che uccidono ancora “per legge” coincidono in buona parte (e non sorprende) con quelli creazionisti, fondamentalisti e X-fobi (dove l’X va integrato con tutte le paure o i raccapricci nei confronti dell'”altro”: il non “White Anglo Saxon Protestant morigerato e timorato”, con l’appoggio in pectore di una parte degli altri “buoni”, per esempio, i 60 milioni di cattolici e i musulmani di cui non conosco il numero). Sono dati tristi, ma, quando si parla della ricerca di un minimo comune denominatore federale, altrettanto tristemente imprescindibili…
Una cosa è d’altra parte certa: se prevarrà la minoranza progressista, grazie anche all’accelerazione impressa da Obama, il segnale avrà effetti notevolissimi a livello planetario. Auguriamocelo – questo, ancora, possiamo farlo.

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