Tour del commiato con “Argo” e Uaar

In occasione dell’uscita della sua XVII monografia, intitolata VIXI e dedicata alla Morte, la rivista Argo (ed. Nie Wiem/Cattedrale, con il Patrocinio dell’Università di Bologna – FLF), in collaborazione con l’Uaar, intende diffondere e promuovere, a livello nazionale, la conoscenza e la frequentazione delle Sale del Commiato* per i funerali laici, organizzando un apposito TOUR DEL COMMIATO.

È la prima volta, in Italia, che una rivista sceglie di utilizzare le Sale del Commiato, luoghi riservati alla celebrazione dei funerali laici e di confessioni diverse da quella cattolica, per organizzare incontri pubblici. Ma in un tempo in cui la Morte è tenuta sempre più a distanza e, trasformata in evento mediatico, rimossa come esperienza, tornare a parlare in pubblico, faccia a faccia, della Morte, attraverso le arti che si fanno occasione di confronto civile, è l’unico modo per sottrarla all’oblio ed evitare che si trasformi in ossessione.

Tutto è iniziato a dicembre 2011 alla Sala del Commiato del Cimitero comunale di Ancona, con un reading tratto da Argo XVII / VIXI, interventi musicali

ARGO A MILANO

Il TOUR DEL COMMIATO riprende sabato 3 marzo, ore 18.30, con la presentazione di VIXI alla libreria Utopia di Milano (Via della Moscova, 52). Intervengono per una serie di letture di testi pubblicati nel numero: Anna Lamberti Bocconi e i redattori della rivista Silvia Albanese, Marco Benedettelli, Filippo Brunamonti, Valerio Cuccaroni, Samuel Manzoni, Paolo Marasca e Gianni Montieri.

Domenica 4 marzo, ore 11.30, Argo sarà al Cimitero di Milano-Lambrate (Piazza Caduti e Dispersi in Russia, zona 3) per un incontro pubblico, organizzato in collaborazione con Uaar Milano e la partecipazione dell’associazione Milk. Sono previsti reading e performance.

ALTRE TAPPE DEL TOUR DEL COMMIATO

Argo e Uaar hanno preso contatti con i Comuni di Bologna, Roma, Torino e altre città italiane per proseguire l’esperienza e far conoscere alla cittadinanza italiana le Sale del Commiato delle rispettive zone.

Nel frattempo, sabato 24 marzo Argo sarà alla Galleria Ono di Bologna.

ARGO VIXI

Il numero 17 di Argo, VIXI, è un tragicomico viaggio al cimitero, intrapreso in compagnia di scrittrici e poeti, ricercatori e giornaliste, illustratori e documentariste, con poesie, racconti, fumetti, reportage e interviste, da tutta Italia, dalla Francia, dalla Finlandia e dal Giappone. Anche VIXI, come i precedenti numeri di Argo, è costruito come un romanzo collettivo di esplorazione storia scandito in dodici capitoli.

La prima parte, l’andata, è quella più angosciante e macabra. La seconda parte è pensata come il ritorno, ed è quella più corporale e anche comica. C’è il viaggio funebre dentro al cimitero, e c’è lo spazio magico del camposanto.

Fra gli altri, hanno preso parte al viaggio di ARGO * VIXI: il “paesologo” Franco Arminio,  il maestro del noir italiano Luigi Bernardi, l’attore e regista teatrale argentino César Brie, il celebre illustratore Mauro Cicarè, il poeta Marco Giovenale, i narratori ed editor Massimiliano Santarossa e Giorgio Vasta, Mina Welby, tra gli altri.

INFO SU ARGO

Nata nel 2000 a Bologna, “Argo. Rivista di esplorazione”, è una pubblicazione curata da un collettivo di scrittori, critici, giornalisti, grafici e artisti. Nel corso degli anni Argo ha ospitato artisti, scrittori, poeti, studiosi italiani e stranieri, come Etgar Keret, Tiziano Scarpa, Aldo Nove, Paolo Nori, Antonio Rezza, Massimo Montanari, Geraldina Colotti, Elisa Biagini, Enrico Ghezzi, David Altmejd, Marina Abramovic, Blu, ericailcane, Vivian Lamarque, Wu Ming, Paolo Rossi, Massimo Zamboni, Federico Solmi, Jack Hirschman, Ugo Cornia, Fabrizio Gatti, Mariangela Gualtieri, Luigi Bernardi, Franco Arminio, Giorgio Vasta e tanti altri interventi di giovani ricercatori e nuovi autori.

La rivista e le sue attività sono già state segnalate da media nazionali come La Repubblica, D di Repubblica, Il manifesto, Le Monde diplomatique, Tg1 – rubrica Doreciakgulp e Tg3 – Linea notte, Radio Tre Fahrenheit e in numerose altre occasioni, nella stampa e nelle radio locali.

Dopo un decennio di pubblicazioni, Argo è ormai una rivista di riferimento, segnalata anche in pubblicazioni accademiche: Atlante dei movimenti culturali dell’Emilia Romagna 1968-2007, Vol.1-Poesia, a cura di Piero Pieri e Chiara Cretella, Clueb Editore, Bologna, 2007 e Fabrizio Frasnedi, Alberto Sebastiani, Lingua e cultura italiana. Studio linguistico e immaginario culturale, Archetipo Libri, Bologna, 2010.

La rivista Argo è immaginata e realizzata come un romanzo collettivo di esplorazione, che salda insieme articoli, microsaggi, interviste, recensioni, poesie, racconti, fumetti, fotografie e illustrazioni, in una narrazione aperta, basata su un impianto monografico. In ogni numero, infatti, il collettivo Argo esplora un territorio tematico attraverso molteplici strumenti interpretativi.

Argo appartiene all’associazione di promozione sociale Nie Wiem, attiva nel territorio marchigiano, ed è distribuita dalla casa editrice Cattedrale.

La rivista e il suo collettivo curano anche un sito continuamente aggiornato con recensioni e scritti di varia specie: www.argonline.it

L’Uaar da sempre si rivolge ai Comuni affinché approntino locali dignitosi per la celebrazione e il ricordo dei defunti non appartenenti ad alcuna confessione religiosa e, più di recente, promuove e organizza cerimonie laico-umaniste.

12 commenti

bruno gualerzi

Assolutamente centrale per uaar e associazioni analoghe è il tema della morte, che, anche qui, va sottratto alle religioni, le quali vi hanno sempre… campato sopra. E’ la morte, la consapevolezza della morte, per esorcizzare la quale – esplicitamente o implicitamente – sono sorte le religioni. Esorcizzarla e rimuoverla finscono poi per essere la stessa cosa… ed è un pericolo sempre in agguato. Anche per il non credente.

stefano marullo

assolutamente d’accordo Bruno. Mi dai lo spunto per scrivere qualcosa in proposito..

stefano marullo

Una settimana, giù di lì, impegni permettendo. E sempre che come (primo) lettore di me stesso sia soddisfatto del risultato finale…

Tiziana

addirittura sono dovuta stare un pomeriggio al telefono per spiegare alle pompe funebri di monte di procida che se non volevo il coperchio della bara con il crocefisso (risposta: è la prima persona che richiede una cosa così) era evidente he anche il piccolo manifestino che li’ usa appendere ai muri non doveva contenere simboli analoghi. In conclusione il mio amato amio ha avutoun coperchio della bara con due buchettini al posto del crocefisso. Anche la macchina che è venuto a prenderlp, non si erano ricordati di svitare la croce sul tettino.

Tiziana

@Roberto Grendene

Si, è esatto. I parenti del mio amico che non si sono occupati di lui nei suoi tre mesi di malattia (e aggiungo per fortuna) hanno dato battaglia dal momento in cui è morto perchè pretendevano funerale religioso. Io ho vinto solo perchè ho pagato il funerale (che costa molto specie se il cadavere viaggia), ma quando ho detto che vilipendevano il cadavere anche solo a tradire il suo fiero anticlericalismo (no ateismo) ho pensato che volessero denunciarmi.
Comunque, specie se non i ha una moglie o un figlio, il malato deve mettere per scritto qualsiasi cosa se non vuole essere soffocato dalle spire dei parenti.

luigi

Un grazie di cuore a Tiziana per la sua ostinazione e cocciutaggine. Qui la battaglia è dura: contro la chiesa,i parenti,le pompe funebri. Io già da diversi anni ho pagato una cifra piuttosto irrisoria ad un’associazione romana che si occupa dei miei funerali. Ho lasciato tutto scritto: niente crocifissi sulla bara,sul carro funebre,nella camera mortuaria,nessuna corona di fiori e naturalmente la cremazione.Per quanto rigurda le ceneri che vengano messe in un’urna e…………Mi auguro che le mie volontà vengano rispettate!

Roberto Grendene

augurarselo a volte non basta

l’uaar dà un suggerimento per spingere a rispettare le proprie volontà:

http://www.uaar.it/laicita/funerali-civili#03
Riceviamo spesso richieste di chiarimenti da parte di persone anziane, preoccupate che i loro familiari, una volta deceduti, riservino loro delle esequie con rito cattolico. Come già scritto su L’Ateo (numero 2/2002), chi teme che il suo erede (o chi altro dovrà seppellirlo) non rispetterà la sua volontà di esequie laiche potrebbe fare un testamento olografo (vale a dire, scritto tutto di suo pugno, a mano, datato e firmato), chiuderlo in una busta e consegnarlo a un notaio (a meno che non preferisca farlo scrivere direttamente dal notaio, e allora sarebbe un testamento pubblico) dove scrive, fra l’altro, che se l’erede non rispetterà la sua volontà di esequie laiche le disposizioni testamentarie a suo favore s’intenderanno revocate, salvo solo quanto ha diritto di ricevere per legge.

Per garantire questa disposizione potrà nominare un esecutore testamentario. Poi scriverà una lettera all’erede ribadendo la sua volontà di esequie laiche, avvertendolo di quanto ha disposto nel testamento a questo riguardo e informandolo del notaio e dell’esecutore testamentario. Tutto ciò sul presupposto che abbia qualcosa da lasciare. Ma basta che l’erede lo creda.

Aggiungiamo inoltre che, qualora il defunto abbia provveduto a cancellare gli effetti civili del battesimo (vedi la scheda relativa), ai sensi del canone 1184 del Codice di diritto canonico della Chiesa cattolica si è “privato” della possibilità di avere esequie ecclesiastiche.

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