Una petizione per la liberazione di Hamza Kashgari

La vicenda del giovane scrittore Hamza Kashgari, accusato di blasfemia, fuggito in Malaysia e da lì estradato verso la patria di origine, ha attirato l’attenzione dei mass media internazionali e le proteste di coloro che sono impegnati nella difesa dei diritti umani. Una petizione online che ne chiede la liberazione immediata è stata lanciata oggi, e l’Uaar invita caldamente soci e simpatizzanti a sottoscriverla.

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25 commenti

nightshade90

non credo che il governo arabo o quello malese si interessino anche solo minimamente delle petizioni fatte da cittadini di altri stati.

sinceramente, dubito che si interessino anche solo a quelle fatte dai cittadini dei PROPRI stati (a meno che per “interessarsi” non si intenda “sbattere in prigione chiunque abbia firmato la petizione”).

in totale, avrebbe più utilità una petizione lanciata ai nostri politici affinchè riducano all’osso le relazioni diplomatiche con paesi dove avvengono fatti del genere.

giulio

Una petizione potrebbe spingere i governi occidentali a interessarsi del caso e chiedere clemenza per Kashgari.

faber

I governi occidentali usano le petizioni dei cittadini per accendere il fuoco la mattina! Certo, quando fanno comodo vengono sbandierate come grandi movimenti popolari da tenere assolutamente in considerazione. Altrimenti, nel cestino!

nightshade90

dubito fortemente che nella storia anche una sola azione di un governo occidentale contro un altro sia stata innescata da una petizione dei cittadini fatta contro un’altro stato. una mail bombing al nostro presidente o al ministro degli esteri avrebbe molta più probabilità di successo. cioè scarsa. la mia impressione è che spesso si firmino queste petizioni allo stesso modo in cui i credenti pregano per la pace nel mondo: per potersi sentire in pace con la coscenza, fingendo di aver agito per fare qualcosa di utile, tramite una azione che sia dal costo in termini di fatica, di tempo e di denaro irrisori, seppur nei fatti del tutto inutile.

rolling stone

qualcuno ha sentito la voce di qualche musulmano “moderato”
chiedere clemenza per Kashgari?

Soqquadro

Uhm… io no. Magari io non ho sentito? O l’han detto a bassa voce?
No, eh?

giulio

Fra quelli che hanno firmato ci sono anche persone provenienti da paesi islamici, ma non so la loro religione.

Marcus Prometheus

Firmiamo, ma soprattutto
lottiamo per la NOSTRA LIBERTA’ di critica messa in pericolo dai nostri stessi politici:

La Commissione Europea alleata degli islamisti criminalizza la liberta’ d’espressione

Ven 3 Febbraio 2012, TF
La conferenza intitolata « Processus d’Istanbul » mira a fare adottare nel diritto internazionale la diffamazione delle religioni come crimine.
Si sa’ che cosa accadra’ s questo programma verra’ adottato : non ci sara’ alcune reciprocita’ ; la liberta’ d’espression arretrera’ in Occidente ; la re-pressione delle minoranze e degli spiriti liberi crescera’ nei paesi musulmani ; e l’intolleranza religieosa, lungi dal diminuire, aumentera’.
L’Unione europea ha proposto di accogliere la prossima riunione del Processo detto di Istanbul, un tentativo aggressivo dei paesi musulmani di fare della critica all’islam un crimine internazionale.
L’annoncio interviene meno di un mese dopo che gli USA hanno organizzato la loro propria Conferenza del Processus d’Istanbul a Washington.
Il Processo d’Istanbul – il suo scopo esplicito e; di iscrivere nel diritto internazionale una proibizione mondiale de qualsiasi esame critico dell’islam e / o della sharia islamica – e’ diretto dall’Organizzazione della cooperazione islamica (OCI), un blocco di 57 paesi musulmani. Basato in Arabia Saudita, l’OCI da lungo tempo ha fatto pressione sull’Unione Europea e gli USA per imporre dei limiti alla liberta’ di parola e di espressione sull’Islam.
Ma attualmente l’OCI raddoppia gli sforzi e si e’ implicate in una offen-siva diplomatica decisiva per convincere le democrazie occidentali di mettere in opera al Consiglio dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite (CDH) la Risoluzione 16/18 che fa appello a tutti i paesi a lottare contro « l’intolleranza, gli sterrotipi negativi e la stigmatizzazione della religione e della fede ».
La Risoluzione 16/18, che e’ stata adottata presso la sede del Consiglio dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite (CDH) a Ginevra (Genève) nel Marzo 2011, e’ largamente considerata come una avanzata significativa negli sforzi dell’OCI per fare progredire il concetto giuridico di diritto internazionale di diffamazione dell’islam.
Inoltre, la risoluzione del CDH – come la risoluzione 66/167 di cui li e’ fatta fautrice la OCI e che e’ stata discretamente approvata dall’Assemblea generale del 19 Dicembre 2011 dai 193 membri delle Nazioni Unite – resta senzasenza effetto fino a che manca del sostegno solido dell’Occidente.
L’OCI e’ dunque riuscita in un colpo diplomatico quando l’amministrazione Obama ha accettato di accoglerr a Washington dal 12 al 14 Dicembre 2011 una conferenza di 3 giorni del “Processus d’Istanbul”. Facendo questo, gli USA hanno dato alla OCI la legittimita’ politique che la OCI cercava per mondializzare la sua iniziativa che mira a proibire la critica dell’islam.
Seguendo l’esempio dell’amministrazione Obama, l’Unione européa vuole adesso entrare in azione organizzando il prossimo summit dell’ Istambul Processus previsto per Luglio 2012.
Fino a ora, l’Unione Europea aveva mantenuto l’iniziativa dell’OCI a distanza. Ma Ekmeleddin Ihsanoglu, Segretario generale dell’OCI, dichiara che l’offerta della UE di accogliere la riunione rappresenta, secondo l’Agenzia Internazionale Islamica di informazionsi (IINA), organo ufficiale di propaganda della OCI, un « cambiamento qualitativo nella lotta contro il fenomeno della islamofobia ».
Secondo la IINA, « Si trova il fenomeno della islamofobia nell’Occidente in generale, ma esso si sviluppa nei paesi europei in particolare ed in modo differente da quello degli USA che hanno contribuito alla redazione della risoluzione 16/18. La nuova posizione europea rappresenta l’inizio del cambiamento della sua riserva anterieore durata vari anni, in seguito ai tentativi dell’OCI, per contrastare la « diffamazione delle religioni » al Consiglio dei Diritti dell ’ Uomo ed all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

L’articolo della IINA s prosegue : « I funzionari del Dipartimento degli affari culturali dellla OCI hanno dichiarato che la proposta dell’Unione Europea di accogliere la terza riunione (la prima se e’ tenuta ad Istanbul a Luglio e la seconda a Washington a Dicembre) e’ considerata come una nuovea possibilita’ promettente per la soluzione di questo problema. Organizando la riunione in Europe che e’ piu’ toccata dal fenomeno della islamofobia e dell’ostilita’ verso l’islam, il « Processo di Istanbul » prendera’ uno slancio supplementare. »
L’OCI e’ particolaremente irritata dalla sia incapacita nel fare tacere i numeri creiscenti di uomini politici democraticamente eletti in Europa che hanno espresso le loro inquietudini sul rifiuto degli immigrati mu-sulmani di ’integrarsi nei loro paesi d’accoglienza e la creazione che ne consegue di societa’ islamiche parallele in numerose parti d’Europa.
Secondo la IINA, « M. Ihsanoglu » a dichiarato « che il ruolo crescente in politica dell’estrema destra in molti paesi europei e’ divenuta piu’ forte che la capacita’ dell’Organizzazione (OCI) di spiegare che l’estrema destra che detesta i musulmani, e’ diventata una leva nelle mani degli uomini politici. Ha aggiunto che la crescita dell’estrema destra tramite le elezioni e’ diventata una questioneche non si puo’ contrastare tenendo conto del modo democratico tramite il quale questi estremisti accedono alle loro cariche. Come esempio si e’ riferito al referendum organizzato in Svizzera che ha ottenuto colà la sospensione della construzione dei minareti in seguito ad un voto degli Svizzeri. »
In altre parole, la OCI e’ adesso alla ricerca del sostegno dei funzionari non eletti della sede dell’Unione Europea a Bruxelles per promulgare une legislazione paneuropea sui “discorsi di odio”, per limitare per decreto cio’ che 500 milions di cittadini europei – compresi gli uomini politici democraticamente eletti – possono e non possono dire a proposito dell’islam.
E’ certo che numerosi paesi europei che mancano delle protezioni forti che gli Stati Uniti hanno col Primo Emendamento (alla Costituzione USA) hanno gia’ promulgato delle leggi contro i “discorsi d’odio” e che servono effettivamente come surrogate della legislazione universale contro la blasfemia che la OCI cerca ad imporre all’Unione Europea nel suo insieme.
In Austria, ad esempio, nel dicembre 2011 una corte d’appello ha con-fermato la condanna politically correct di Elisabetta Sabaditsch-Wolff, casalinga viennese e militante anti-jihad “per denigrazione delle convinzioni religiose” dopo che ella aveva tenuto una serie di conferenze sui pericoli dell’islam radicale. La decisione ha mostrato che nell’Austria multiculturale postmoderna mentre il giudaismo e il cristianesimo possono essere criticati o “denigrati” impunemente, dire la verità sull’Islam è passibile di sanzioni penali veloci e pesanti.
Ancorra in Austria, Susanne Winter, una donna politico austriaca e membro del Parlamento, è stato condannata nel gennaio 2009 per il “crimine” di dire che “nel sistema attuale” il profeta islamico Maometto sarebbe stato considerato “pedofilo”, in riferimento al suo matrimonio con Aisha. La onorevole Winter è stata anche ritenuta colpevole di “provocazione” per aver detto che l’Austria si e’ trovata di fronte ad uno “tsunami dell’immigrazione musulmana”. La Onorevole Winter è stata condannata a pagare una multa di € 24.000 ($ 31.000), ed ad una pena detentiva, di tre mesi sospesa per “condizionale”
In Danimarca, Lars Hedegaard, presidente della Società Internazionale della Stampa Libera (Free Press), è stato condannato nel maggio 2011 da un tribunale danese, per incitamento all’ “odio” per aver detto in un’intervista registrata che vi fosse un’alta incidenza di stupri bambini e di violenza domestica nelle zone dominate dalla cultura musulmana.
I commenti di Hedegaard, che ha richiamato l’attenzione sulle terribili condizioni di vita di milioni di donne musulmane, avrebbero violato l’articolo 266b del codice penale Danimarca tristemente celebre, una disposizione acchiappa tutto che le élites danesi utilizzano per far rispettare i codici del linguaggio politically correct. Hedegaard ha fatto appello contro la sua condanna alla Corte Suprema danese, dove il caso è attualmente pendente.
Ancora in Danimarca, Jesper Langballe, un politico danese, membro del Parlamento, è stato condannato per incitamento all’odio nel dicembre 2010 per aver detto che delitti d’onore ed abusi sessuali si verificano in famiglie musulmane.
La possibilità di provare le sue affermazioni è stata negata a Langballe in base a norme del diritto danese, per cui non importa il fatto se un’affermazione è vera o falsa. Tutto il necessario per una condanna è che qualcuno si senta offeso. Langballe è stato immediatamente condannato a pagare una multa di 5.000 corone ($ 850 = € 700) o a dieci giorni di prigione.
In Finlandia, Jussi Halla-aho Kristian, un commentatore politico ben noto, e’ finito sotto processo nel marzo 2009 con l’accusa di “incitamento contro un gruppo etnico” e “violazione della santità della religione” per aver detto che l’Islam è una religione di pedofilia. Un tribunale di Helsinki successivamente ha abbandonato l’accusa di blasfemia, ma ha condannato Halla-aho a pagare una multa di € 330 ($ 450) per aver causato confusione ad un culto religioso. Indignato per il non accoglimento delle accuse di blasfemia da parte della Corte, il procuratore finlandese (pubblica accusa) ha presentato ricorso alla Corte suprema finlandese, dove il caso è ora in fase di revisione.
In Francia, il romanziere Michel Houellebecq è stato citato in giudizio da parte delle autorità islamiche delle città francesi di Parigi e di Lione per aer definito l’Islam “la più stupida religione” e per aver detto che il Corano è “scritto male”. In tribunale, Houellebecq (pronunciato Wellbeck) ha detto ai giudici che, sebbene non avesse mai disprezzato i musulmani, non aveva altro che disprezzo per l’Islam. Fu assolto nel mese di ottobre 2002.
Anche in Francia, Brigitte Bardot, l’attrice famosa che ha intrapreso una crociata per i diritti degli animali, è stata condannata nel giugno 2008 per “incitamento all’odio razziale”, dopo aver chiesto che i musulmani anestetizzassero gli animali prima abbatterli.
In Belgio, Aldo Mungo e’ stato oggetto di una denuncia da parte di un Ufficio del Primo Ministro a carico per la diffusione di una presentazione video che collega la macellazione islamica halal, [sulla quale si paga una tassa per l’ispezione religiosa islamica] con la riscossione della tassa islamica da parte delle organizzazioni islamiche legate ai Fratelli Musulmani e il finanziamento di movimenti terroristici come Hamas da parte dei Fratelli Musulmani stessi.
Nei Paesi Bassi, Geert Wilders – leader del partito olandese della libertà che aveva denunciato la minaccia che portata dagli immigrati musulmani non integrati ai valori occidentali – è stato recentemente assolto da cinque accuse di incitamento all’odio religioso contro i musulmani per i commenti critici sull’Islam che haveva fatto. Il verdetto storico ha messo fine a due anni di odissea legale altamente pubblicizzata.
Ancora nei Paesi Bassi, Gregorius Nekschot, pseudonimo di un disignatore olandese oppositoreaperto delle mutilazioni genital femminili (la circoncisione per le donne islamiche) e che spesso aveva messo in caricature il multiculturalismo olandese, è stato arrestato nella sua casa di Amsterdam nel maggio 2008 per aver disegnato caricature giudicate offensive dai musulmani.
Nekschot (il cui nome letteralmente significa “colpito al collo”, metodo che secondo il disegnatore, e’ stato utilizzato dai “nazisti e comunisti per sbarazzarsi dei loro avversari”) è stato rilasciato dopo 30 ore di interrogatorio da parte dei rappresentanti della legge olandese.
Nekschot è stato accusato di otto vignette che “attribuiscono qualità negative a determinati gruppi di persone” e come tali sono un insulto e sono crimini di odio e discriminazione, ai sensi degli articoli 137c e 137d del Codice penale olandese.
In un’intervista al quotidiano olandese De Volkskrant, Nekschot detto che era la prima volta in 800 anni di storia della satira nei Paesi Bassi che un artista è stato messo in prigione. (Dopo questa intervista è stato rimosso dal sito web del giornale). Anche se il caso contro Nekschot è stato respinto nel settembre 2010, ha concluso la sua carriera come disegnatore di vignette il 31 Dicembre 2011.
In Italia, la compianta Oriana Fallaci, giornalista e scrittrice, fu processata per aver scritto che l’Islam “porta odio al posto di amore e schiavitù al posto della libertà”. Nel novembre 2002, un giudice in Svizzera, in base a una causa intentata dal Centro islamico di Ginevra, emise un mandato di arresto contro la Fallaci per violazione dell’articolo 261 del Codice penale svizzero, il giudice chiese al governo italiano è di perseguire o estradare la scrittrice. Il Ministero della Giustizia italiano ha respinto la richiesta perché la Costituzione Italiana protegge la libertà di espressione.
Ma nel maggio 2005, l’Unione delle comunità islamiche in Italia (UCOII), legata ai Fratelli Musulmani, ha presentato una denuncia contro la Fallaci accusandola che l ‘”alcune delle cose che dice nel suo libro La Forza della Ragione ‘sono offensivo per l’Islam. ” Un giudice italiano a Bergamo ha ordinato un processo alla Fallaci con l’accusa di “diffamazione dell’Islam”. La Fallaci poi è morta di cancro nel settembre 2006, pochi mesi dopo l’inizio del suo processo.

Il “Processo di Istanbul”, un processo perverso
Nina Shea riferisce sulla conferenza tenutasi a Washington con l’OIC, al fine di attuare le risoluzioni delle Nazioni Unite che, con il pretesto di combattere “l’intolleranza religiosa”, minacciano di portare alla repression di qualsiasi critica dell’Islam. L’incontro di Washington è stato progettato a Istanbul nel mese di luglio, da qui il nome “Processo di Istanbul.”
Il processo è stato denunciato [come nocivo soprattutto per i mussulmani laici e moderati non fondamentalisti o per le minoranze che ne saranno le prime vittime in tutto il mondo] da leader musulmani in Nord America in una dichiarazione di cui Tarek Fatah è uno dei firmatari. [Fatah e’ un moderato politico Canadese di origine Pakistana fondatore del Muslim Canadian Congress.]
Il segretario di Stato Hillary Clinton ha chiuso Mercoledì 14 dicembre 2011 il “Processo di Istanbul”, una conferenza internazionale di tre giorni a porte chiuse sulle misure contro “l’intolleranza religiosa, gli stereotipi negativi e stigma”, organizzato dal Dipartimento di Stato.
La conferenza aveva lo scopo di “attuare” la risoluzione 16/18 adottata lo scorso marzo 2011 dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite su questo tema. Questa conferenza è stata una follia, anche se la Clinton ha difeso la libertà di religione e di parola nelle sue osservazioni conclusive.
La Risoluzione 16/18 costituisce il pericoloso progetto di criminalizzazione della “diffamazione delle religioni” nel mondo. L’applicazione di una legge universale sulla blasfemia è stata spinto senza sosta per 12 anni dall’Orga-nizzazione per la Cooperazione islamica che e’ basata in Arabia Saudita, una organizzazione essenzialmente religiosa che si e’ assunta il compito di “combattere la diffamazione dell’Islam”. L’OIC emette delle fatwa (decreti religiosi islamici) e altre direttive per punire l’espressione pubblica della apostasia dall’islam, cosi’ come anche la “islamofobia”.
I leader della campagna della OIC – Arabia Saudita, Iran, Egitto e Pakistan – imprigionano i “bestemmiatori” o li condannano a morte.
La Risoluzione 16/18 deplora l’intolleranza religiosa, ma attraverso un’abile manovra del Dipartimento di Stato, non imponeva apertamente alcuna restrizione alla libertà di parola. L’amministrazione [USA] avrebbe dovuto fermarsi lì. Invece, quando ha co-presieduto una “riunione ad alto livello” della OIC sulla islamofobia a Istanbul nel mese di luglio 2011, la Clinton ha invitato l’OIC a Washington per discutere su come applicare “la risoluzione 16/18. Anche se la conferenza di Washington e’ finita con nessuna conclusione reale, essa non avrebbe neppure essere stata tenuta, per i seguenti motivi:
Ha offerto alla OIC una piattaforma transnazionale che le permette di ravvivare il suo programma contro la diffamazione della religione mentre questo problema era stato sepolto presso le Nazioni Unite.Il governo USA ha commesso un errore nel pensare che la risoluzione 16/18 ha rappresentato una convergenza di vedute tra l’OIC e gli Stati Uniti sulla libertà di religione e di parola.
A Istanbul, la signora Clinton ha detto che gli Stati Uniti non vogliono restri-zioni alla libertà di parola. Tuttavia, il suo annuncio della conferenza ha rilanciato immediatamente le richieste dell’OIC che l’Occidente punisca I discorsi anti-islamici. Come riportato dalla OIC, “Gli incontri futuri che si terranno [a Washington]. consentiranno l’adozione di legislazioni nazionali da parte degli Stati interessati da questo problema, e la formulazione di leggi internazionali per prevenire l’incitamento all’odio derivante dalla diffamazione delle religioni “.
La conferenza ha ingiustamente esposto gli Stati Uniti per un esame critico.
Quando si e’ aperta la conferenza, un avvocato governo ha presentato un quadro distorto della storia del fanatismo nei confronti delle minoranze religiose, compresi i musulmani, senza spiegare il nostro modello (occidentale) relativamente di successo in termini di rispetto delle libertà individuali della religione e di parola in una società straordinariamente tollerante e pluralista. Egli ha detto ai partecipanti, alcuni dei quali rappresentanti delle nazioni più repressive al mondo, che l’America potrebbe imparare dalla loro esperienza nella protezione della tolleranza religiosa.
Rimanendo “uniti” (termine usato dal capo della dell’OIC in un articolo pubblicato in un quotidiano turco), con l’OIC su questi temi, gli Stati Uniti sembrano convalidare l’ordine del giorno della OIC, il che demoralizzera’ innumerevoli sostenitori dei diritti delle donne ei diritti umani, blogger, giornalisti, minoranze, convertito, riformatori, e tutti gli altri nei paesi membri della OIC che contano sul sostegno degli Stati Uniti contro l’oppressione.
La conferenza suscita aspettative di legislazione sul tema dei discorsi sull’Islam da parte degli Stati Uniti come hanno fatto l’Europa occidentale, il Canada e l’ Australia.
L’Unione Europea ha imposto l’adozione di norme sui discorsi di incitamento all’odio religioso, dopo lo scoppio di rivolte e altre violenze nel mondo in seguito alla pubblicazione delle caricature di Maometto in un giornale danese. La Conferenza (OIC) intensificherà le pressioni esercitate sugli Stati Uniti di conformarsi a queste nuove “best practices” (migliori norme) mondiali.
La signora Clinton ha ingenuamente irritato i diplomatici islamici Mercoledì dicendo: “Dobbiamo superare l’idea che siamo in grado di opprimere le minoranze religiose e limitare la libertà di parola, e che noi siamo abbastanza intelligente per sostituire il nostro giudizio a quello di Dio nel determinare chi bestemmiato o no. ” È improbabile che l’establishment saudita wahabita sia persuaso da tali argomenti presentati poi da “infedeli”.
I diplomatici statunitensi dovrebbero porre fine alla “Processo di Istanbul” e iniziare a promuovere con energia e fiducia le virtù del nostro Primo Emendamento.[della Costituzione USA: Liberta’ assoluta di parola e diffusion del pensiero] Essi devono essere accuratamente informati circa la posizione intransigente della OIC sulle leggi sulla blasfemia e sulla portata delle atrocità associate a quelle leggi. Devono interrompere l’invio di segnali di un consenso su questi temi tra noi e l’OIC.
Soeren Kern h t t p : / / w w w . stonegateinstitute . o r g

Francesco

Ratzinger: Io pregaren per questen ragazzen.
Segretario personale: Sul serio?
Ratzinger: Certamenten, io pregaren che diventen cristianesimen cosi’ quanden l’ammazzanen avremen un martiren in piu’ da sfoggiaren.
Segretario personale: E te pareva.

fabrizio

C’è una cosa che non mi torna in questa storia, forse non ho letto bene gli articoli al riguardo e mi è sfuggita la precisazione: per quale motivo questo giovane è espatriato andando in Malesia? Sapeva cosa rischiava, no?, e allora perché è andato in un paese musulmano? Evidentemente è partito prima di essere ricercato, altrimenti lo avrebbero bloccato all’aeroporto, dovunque fosse diretto. Quindi, tanto valeva andarsene in India, ad esempio, o in Turchia, se non direttamente in Europa. Aveva degli appoggi di parenti o amici in Malaysia? E si fidava del governo e della giustizia di quel paese?

Soqquadro

fabrizio, l’avevo pensato anche io. poi ho scoperto la parte agghiacciante della cosa. Pare che il ragazzo stesse scappando in Nuova Zelanda, su un aereo che faceva scalo in Malaysia. Lo hanno arrestato durante lo scalo.

fabrizio

Grazie mille della indicazione, davvero. E’ incredibile e orribile una cosa del genere! Hai un link o una indicazione di giornale o rivista?
Ovviamente firmato e diffuso dovunque, ma non pare che per adesso qui da noi se ne parli molto, purtroppo.

Senjin

Per via dei VISTI!!!!
Per un normale cittadino saudita è praticamente impossibile ottenere un visto anche solo turistico per l’Europa o l’America in tempi brevi, col Giappone è praticamente impossibile.
Lo ha ottenuto per l’Australia ed è stato fregato allo scalo.

Atei, diversamente religiosi e omosessuali NON ottengono lo status di rifugiati in occidente, anche quando nel paese d’origine rischiano la morte.

Marcus Prometheus

Finora abbiamo accolto carrettate di islamisti.
Da ora in poi
(se vogliamo sopravvivere come civilta’ indipendente e non trasformarci in EURABIA)
Dobbiamo accogliere i profughi laici dall’Islamismo ed Espellere tutti gli islamisti.
E’ necessario anche
Combattere il masochismo antioccidentale, che mina liberta’ e democrazia.

Cordiali saluti a tutti i liberi e laici
Marcus Prometheus.
Penso che tutte le grandi religioni del mondo: …
… cristianesimo, islamismo e comunismo,
siano, a un tempo false e dannose. Bertrand Russell

Federico Tonizzo

Firmato, ed aggiunta la seguente motivazione:
“No god exists, so no “prophet” exists.
But even supposing, just for a while, that a god exist, isn’ he able to make “his justice” by himself? If yes, why some men do his job? The answer is very easy: because there is quite no god for doing that job, and those men just take profit of the credulity of peoples in “god(s)”, to keep peoples mentally slaves!”

Marcus Prometheus

Ma fra di noi ci sono anche quelli che aspettano che i nazi islamisti agiscano piu’ in grande e fanno di tutto per facilitarli ed avvicinare questo giorno:
Per esempio Sergio Romano che ha appena scritto una articolo nazi-fiancheggiatore su PANORAMA:

Sergio Romano, l’AIEA di fronte al nucleare iraniano

Romano inizia col ricordare che Israele ha già distrutto impianti nucleari (Iraq e Siria) e aggiunge: “molti sospettano che il governo di Benjamin Netayahu voglia fare altrettanto, nelle prossime settimane, contro le installazioni nucleari iraniane di Natanz e Qom.”. Viene da chiedersi che cosa facciano tutti gli altri Paesi, a parte lavarsene le mani e aspettare che anche stavolta sia Israele a togliere le castagne dal fuoco, per poi accusarlo pubblicamente di mettere a repentaglio la pace mondiale, e per tirare privatamente un gran sospiro di sollievo (capi arabi in primis).
Ma Romano ha una sua ‘teoria’ sul perchè Israele attaccherebbe il nucleare iraniano: ovvio! Ci sono le elezioni in Israele e in Usa. Romney, probabile (secondo Romano) sfidante di Obama, è “ moderato ma in materia d’Iran alquanto bellicoso”.
E Netayahu? Di sicuro non gli interessa impedire un olocausto nucleare in Israele, vuole solo mantenere il potere. In fondo la situazione non è così critica, Ahmadinejad mica promette di distruggere Israele un giorno sì e pure l’altro.
Romano scrive : ” Obama è stato contrario all’intervento militare israeliano e ha fatto del suo meglio, per scongiurarlo ”. A quale intervento (evidentemente già avvenuto) è stato contrario Obama? Quale intervento militare ha cercato di scongiurare Obama? C’è stato già e nessuno se n’è accorto?
Poi, riferendosi al fantomatico intervento militare aggiunge “ma [Obama] dovrebbe astenersi, per motivi di convenienza politica, dal condannarlo troppo duramente.” Perché? Ovvio se lo condannasse troppo duramente “darebbe a Romney, agli evangelici, ai neoconservatori e alla lobby filoisraeliana [finalmente…eravamo quasi a metà articolo e non aveva ancora puntato il ditino contro la lobby] l’occasione per parlare di lui come di un presidente fiacco e imbelle, insensibile ai reali interessi del paese.”.
Ma poi, si chiede Romano, “ è davvero certo che l’Iran sia orami prossimo alla costruzione di un ordigno nucleare? ” ha ragione, per averne la certezza aspettiamo prima che ci cada in testa, poi e solo poi potremo dire: “visto? La bomba se la stavano costruendo davvero.”.
Romano (per ora) non dubita che il nucleare iraniano abbia scopi militari, dubita solo che l’Iran sia prossimo ad ottenere la bomba. A maggior ragione, l’Iran va fermato prima che minacci il mondo intero.
Romano comincia a scaldarsi e ci va giù pesante con le insinuazioni e le evidenti contraddizioni, prove certe non ce ne sono e scrive “abbiamo poche notizie verificabili e quelle che ci vengono impartite rispondono spesso agli interessi e agli scopi di chi le mette in circolazione.”. Non dice apertamente da chi, ma il riferimento è chiaro.
Dopo aver detto che le notizie verificabili sono poche, scrive che l’Aiea “denuncia severamente le reticenze dell’Iran, ma qualcuno potrebbe chiedersi se la nebbia di cui il regime degli ayatollah avvolge il suo programma nucleare non serva anche a impedire interferenze e intrusioni esterne”.
Non è vero che l’Aiea denuncia severamente, è vero il contrario. L’ Aiea, ed el Baradei in particolare, si sono comportati in maniera più che accomodante con l’Iran, altro che severità. L’Iran rifiuta i controlli, e quando li permette è per guadagnar tempo, e li ostacola in ogni modo.
E quando l’Aiea ha “osato” denunciare gli inganni iraniani, l’Iran ha replicato incrementando i programmi nucleari.
Poi Romano rassicura i lettori: le reticenze iraniane sono dovute ai vari incidenti di percorso verso la bomba, gliel’avessero fatta costruire in santa pace, avrebbero invitato le scolaresche a vedere come si fa. E poi cerchiamo di essere imparziali ed equilibrati, “ Il rapporto dell’Aiea, d’altro canto, non ha interrotto le visite dei suoi ispettori. ” Saranno mica gli stessi ispettori che controllavano il nucleare nordcoreano? I controlli sono inutili, se non si possono fare le ispezioni necessarie liberamente. E poi a quale dei vari rapporti dell’Aiea si riferisce? Quello del 2009? be’ allora stiamo tranquilli. Questo rapporto pubblicato dal Times dimostrava come l’Aiae facesse il gioco dell’Iran, permettendogli di sviluppare i propri programmi nucleari, ritirando le sanzioni dell’Onu con cui la comunità internazionale cercava, peraltro invano, di far pressioni. L’Iran continua ad arricchire illegalmente l’uranio. Illegalmente.
Qualche concessione all’evidenza Romano è costretto a farla, “ Non possiamo escludere che il governo di Teheran voglia costruire un ordigno atomico e dobbiamo cercare di evitarlo. ”. Ma ci invita a non perdere di vista il quadro generale. Il cerchio si chiude. Qual è il Paese che si mette a bombardare indiscriminatamente i siti nucleari di tiranni pazzi e sanguinari? Ma Israele, ovviamente.
Romano non può escludere la costruzione di un ordigno atomico perchè i fatti, tutti i fatti, portano a quella conclusione.
Dobbiamo ricordare che l’Iran “è circondato da potenze nucleari”. Cartina geografica alla mano i paesi che circondano l’Iran sono: le ex colonie sovietiche, Afghanistan, Pakistan, golfo arabico (che condivide con i dirimpettai Oman, Emirati arabi, Qatar, Arabia saudita, Kuwait) Iraq e Turchia, che sono tutt’altro che entusiasti dei progetti nucleari, anche se Romano si dimentica di dirlo. Non ci risulta che le ex colonie sovietiche, Afghanistan, Oman, Emirati arabi, Qatar, Arabia saudita, Kuwait, Iraq e Turchia abbiano armi nucleari e non mi risulta che il Pakistan abbia minacciato nessuno a parte l’India.
Romano sottolinea “che nella disputa israelo-iraniana il paese nucleare è Israele (circa 300 testate), non l’Iran.”.
Israele sta disputando con l’Iran? Che cosa, esattamente? Non sarà che Romano si riferisce alle esplicite minacce di distruzione che i più alti esponenti politici iraniani scagliano pubblicamente contro Israele?
Romano ignora che gli esperimenti missilistici iraniani con armi in grado di colpire Israele?
Romano ignora che Alì Jaafari, comandante dei pasdaran, ha detto che l’Iran può colpire Israele?
Romano ignora che l’Iran dispone di missili intercontinentali in grado di colpire l’Europa?
Romano “prudente” su tutto, sa, e ci tiene a farcelo sapere, che Israele ha le bombe (circa 300. Le ha contate una per una o ha estratto i numeri della tombola?) e l’Iran no, o almeno non ancora, ma “dimentica” di dire che l’Iran nega l’Olocausto, ma vuole ripeterne un altro, nucleare stavolta.
E “dimentica” a quali risultati (non) hanno portato la mano più volte tesa da Israele verso tutti i suoi nemici.
È come se Romano dicesse che i bisturi sono pericolosi, che non si può consegnarli ad un chirurgo magari per un’operazione di appendicite e poi negarne l’utilizzo ad un sadico squilibrato che magari ha già una donna su cui usarlo. Il bisturi è un male in sé, il chirurgo per impedirne l’uso al sadico dovrebbe rinunciare al bisturi, e se non ci rinuncia non può pretendere che al sadico ne sia impedito il possesso.
Come fermare l’Iran? Tranquilli ci pensa Romano. “ Se il governo dello stato ebraico gettasse sul tavolo dei negoziati la proposta di un’area mediorientale denuclearizzata, la sua denuncia della politica iraniana diventerebbe molto più credibile. E la mossa gli garantirebbe una maggiore simpatia internazionale in un momento in cui ne ha grande bisogno.”.
Lo stesso presidente iraniano ha già risposto a chi auspicava un dialogo sul nucleare. Come? Al solito: “Israele sarà presto cancellato dalla carta geografica”.
L’Iran in passato ha rifiutato la presenza della Francia al tavolo delle trattative, per non parlare delle continue provocazioni rivolte agli altri Paesi coinvolti nel cosiddetto dialogo. Cosa fa supporre a Romano che l’Iran accetterebbe il dialogo con l’ “entità sionista”?
L’Iran persegue sin dal 1979, anno della rivoluzione khomeinista, una politica estera aggressiva e di esportazione del modello rivoluzionario iraniano, e la bomba è funzionale ai suoi obiettivi, non ha scopi difensivi, ma aggressivi. Non ci risulta che Israele possa negoziare con uno Paese che non ne riconosce il diritto (sancito persino dall’Onu) all’esistenza. Qualcuno dovrebbe spiegare a Romano che negoziare con le dittature non è inutile, è dannoso. Israele non ha mai minacciato nessuno, sarebbe ben felice di vivere in pace e in sicurezza con i suoi vicini, tutti i suoi vicini. Romano fa finta di ignorarlo e imputa le responsabilità del comportamento criminale dell’Iran allo Stato ebraico.
Anche la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti denunciano con più o meno credibilità i progetti nucleari iraniani, a questi Paesi non è stato chiesto di rinunciare al nucleare per rendere più credibili le loro denunce. A Israele lo chiede Romano, perché? Perché si pretende da Israele quello che non passerebbe neanche per la testa di chiedere a qualsiasi altro Stato?
Quanto alla simpatia internazionale, perché Israele ne avrebbe così grande bisogno in questo momento se il nucleare iraniano non è una concreta minaccia diretta contro di lui?
È commovente la preoccupazione di Romano. Ma cosa dovrebbe importare a Romano della (assenza di) simpatia internazionale ad un Paese come Israele a cui attribuisce un razzistico “sentimento di superiorità” (cfr. Panorama del 26/10/2011)?
Romano non solo accusa Israele del nucleare iraniano, pretende anche che Israele rinunci all’unica arma (efficace?) di deterrenza di cui dispone.
Si sa, quando si tratta di Israele se i fatti smentiscono le opinioni, è meglio mettere da parte i fatti, ometterli o manipolarli.

Bulk

@ Marcus
scusa, ma dentro di me pensavo a quanto piacevole sia la SINTESI.
Se è un articolo, basta citare il link.
La prossima volta posto un tomo dell’enciclopedia britannica 🙂 vediamo chi lo legge.

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