Sulla pretesa ‘umanità’ del crocifisso

Bruno Gualerzi*

Bruno Gualerzi

Cosa sta a rappresentare il crocifisso? Dovrebbe essere il simbolo di un cristianesimo che ha la sua idea-forza in un dio il quale, per riscattare l’umanità da un suo peccato originario, sacrifica il proprio ‘figlio’ inviandolo nel mondo, nella storia, uomo tra gli uomini, per mostrare loro ‘di persona’ come comportarsi per redimersi e salvarsi. Ma qui non vorrei insistere più di tanto su questo aspetto della religione cristiana — per fondamentale ovviamente che sia — perché è su altro che vorrei portare l’attenzione… anche se, come premessa, almeno due considerazioni sono necessarie.

Una è relativa all’insieme veramente impressionante di incongruenze (una fra le tante: un dio che vede sfuggirgli di mano la sua stessa creatura che poi deve ‘recuperare’ sacrificandosi) che questa idea-forza reca con sé… incongruenze che si possono comprendere (ed eventualmente anche apprezzare, come si possono apprezzare i tanti altri miti che fanno da sfondo a tante religioni) come sforzo per trovare un qualche fondamento ad una condizione umana che per tanti aspetti si può presentare come assurda, ma che incongruenze restano. L’altra considerazione è relativa allo ‘sforzo’ specifico della religione cristiana. Avendo dietro le spalle una vicenda mitologica come il cosiddetto ‘vecchio testamento’ che narra di un dio terribile, crudele, vendicativo, che esige solo lo si veneri e glorifichi, è sorta l’esigenza negli eredi di questa tradizione di rendere più accessibile questo dio così lontano e pauroso, non in grado come tale di rapportarsi fruttuosamente ad una condizione umana per esorcizzare la quale dopo tutto era stato ‘creato’. Era necessario ‘umanizzarlo’. Ed è qui che si elabora l’escamotage, a suo modo innegabilmente suggestivo (anche se non certo nuovo nel suo impianto narrativo), del dio che si fa uomo e si cala nella storia umana con lo scopo di renderla ‘più umana’. E per conciliare la dimensione trascendente con quella immanente, per tenere insieme la natura divina e quella umana, in sostanza per rendere il dio storicamente accessibile e fruibile da un’umanità sofferente, lo si fa soffrire e lo si sottopone al supplizio più in voga in quel tempo e in quei luoghi: la crocifissione. Per fargli, per così dire, ‘assaggiare’ come vanno le cose in questo mondo mentre si delegano i problemi ‘logici’ posti dalla ‘conciliazione’ alle dispute trinitarie, una vera e propria orgia di espedienti dialettici, spesso anche comici, per rendere comprensibile l’incomprensibile. Insomma l’esigenza di trascendere una condizione umana per tanti versi incomprensibile, assurda, soprattutto per quell’aspetto che costringe l’uomo alla consapevolezza di un proprio destino di sofferenza ineludibile, e infine della morte — esigenza che sta alla base di ogni religione — nel cristianesimo mostra questo scenario di un dio che mette a disposizione la sua divinità umanizzandosi, e per questo viene crocifisso.

Ed ecco allora il crocifisso, simbolo del cristianesimo, posto a ricordare continuamente questa dolorosa umanizzazione. Ma si può veramente parlare di ‘umana sofferenza’ del dio come il cristiano è chiamato a ritenere? Anche adottando il suo punto di vista, cioè lasciando perdere le incongruenze ricordate, non è possibile. La sofferenza divina non ha niente a che fare con la sofferenza umana, se non, al solito, sperando che, scaricando tutto sul divino, si possa riscattare l’umano. Cosa vuol dire infatti, per l’uomo, soffrire veramente? Oppure, detto in altro modo, di che natura è una sofferenza che si possa chiamare veramente umana? Una sofferenza che sente umanamente l’esigenza del riscatto ma poi ritiene di averlo trovato, di averlo riconosciuto come oggettivamente esistente e accessibile, non è veramente tale. E non è tale perché questo riscatto, per essere in grado di porre veramente l’uomo al di fuori di una sua condizione che implica necessariamente la sofferenza dovuta al bisogno, deve per forza ‘andare oltre’ questa condizione, puntare a proiettarla in un’altra dimensione. Ora, questo dio crocifisso, può veramente rappresentare la sofferenza umana, essere veramente percepito come un uomo che soffre a tutti gli effetti in conseguenza della condizione umana, per il quale si deve provare compassione e pietà? Direi proprio di no, perché un dio che soffre per un credente deve comunque restare un dio; e un dio, o non è tale, oppure non potrà mai soffrire come un uomo. Ma, proprio anche per restare alle manifestazioni di dolore che un’immagine come quella di un uomo in croce dovrebbe suscitare (immagine che fin da piccoli il catechista ‘spiega’ — tra l’indifferenza o lo spavento — che si deve guardare mostrando sofferenza, quella sofferenza, quella pietà, che il fedele, per restare coerente con la propria fede, deve provare al suo cospetto)… o si soffre per se stessi, come soffre l’uomo nel vedere un proprio simile sottoposto a tortura, o non si può veramente soffrire per un dio. Se non, al solito, alienando nel dio la propria umanità, ponendo se stesso al posto di un dio che poi non è altro che una sua proiezione. Come considerare vera sofferenza, infatti, quella di chi dopo tre giorni (rieccolo il mitologico ‘tre’) resuscita… mentre sapeva benissimo, come dio, che sarebbe risorto? Certo — e questo è un passaggio chiave del cristianesimo — la resurrezione del dio ha lo scopo di dare all’uomo la speranza che la morte fisica non è la fine di tutto, e questa è poi la vera ragione dell’incarnazione… ma come pretendere allora che si tratti di sofferenza umana? È, dovrebbe essere, una sorta di rappresentazione didattica, pedagogica; ma l’autore di una rappresentazione mima soltanto ciò che vuol rappresentare. E certo, essendo in questo caso ritenuto un dio, si ritiene anche che la sua ‘recitazione’ sia in realtà ben altro… ma sempre di recitazione si tratta. Quindi, o si pone tutto sul piano della fede per cui ci si forza di credere che il dio in croce soffre veramente come se fosse un uomo, oppure non si può pretendere che si riconosca come reale questa sofferenza al di fuori della fede. La quale può tutto, ma non rendere un’esperienza umana per quel che è in quanto umana, perché la fede ha lo scopo di porre l’uomo in una dimensione che lo trascende. Dimensione nella quale, ma solo nella quale, si può non più soffrire.

In questo modo si capisce anche come il crocifisso — o la stessa semplice croce — se non c’è una fede granitica (‘cieca’, per un non credente) a sostenerne il valore al di là della pura immagine, non impiega molto tempo per trasformarsi da simbolo a feticcio, ad amuleto. Così oltre che nei luoghi di culto dove si presume che si vada mossi dalla fede (ipotesi molto teorica), lo troviamo tanto nel covo del mafioso pluriassassino, quanto sul seno prosperoso di qualche diva dello spettacolo… qui come croce che — spogliata della presenza di un corpo umano torturato perché sarebbe troppo imbarazzante, troppo disdicevole — è ridotta a ninnolo, spesso anche di metallo prezioso da esibire come gioiello. E in mille altre situazioni che stanno in mezzo a queste due, prese come estremi. Per esempio esposta in luoghi pubblici dove si dice che debba stare perché richiama le comuni radici cristiane… ‘comuni’ a credenti e non credenti.

Così del dolore umano che dovrebbe evocare come immagine sacra — al di là della sofferenza tutta e solo umana che può rappresentare… ma che può rappresentare, anche più crudamente, qualsiasi altra raffigurazione della sofferenza — si immagini cosa rimane.

* Insegnante — occasionalmente di storia e filosofia nei licei — ora in pensione

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
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71 commenti

joseph

Le auguro una serena festa del sole invitto. Io, per conto mio, cercherò di trascorrere un Buon Natale.

Francesco

Joseph, nulla di eccezionale.

Vieni importuni e poi vai a pregere il tuo essere mitoplogico preferito con lo stomaco pieno, da bravo cattolico.
Mi sarei meravigliato se tu avessi passato il natale facendo qualcosa per il prossimo.

Francesco

Si, io ho invece fatto qualcosa per il prossimo, ti dispiace?

Francesco

Per Joseph.
“ben venga, continua così.”

Fondamentalmente voi superstiziosi siete dei parassiti e vi piace che siano gli altri a fare il bene di cui tanto vi vantate, cosi’ invece di dire a me di continuare prova ad tu ad iniziare a fare qualcosa.

Walter

Esatto, 24-25 deus sol invictus… la nascita del (presunto) cristo non coincide in questo periodo.

bruno gualerzi

Vedo adesso (e leggo, con il mio inglese traballante) ciò che hai postato. Troppo bello, concorrenza sleale! (^_^)

Federico Tonizzo

L’ho postato anche sulla pagina del Telegraph riguardante “La battaglia sul Natale è reale, e la stanno vincendo i barbari atei.” (v. l’Ultimissima successiva a questa), ma fino ad ora non ho ricevuto commenti…

myself

Sul crocifisso è interessante il pensiero di Ayn Rand:

[…] Ora vorrà che parli del crocifisso. Ciò che è corretto è che ritengo la croce il simbolo del sacrificio dell’ideale per il non-ideale. Non è questo che significa? Cristo, in termini della filosofia cristiana, è l’uomo ideale. Personifica ciò che qualunque uomo dovrebbe essere. Ancora, in accordo con la mitologia cristiana, Cristo è morto in croce non per i suoi peccati ma per i peccati delle persone non-ideali. In altre parole, un uomo dalle virtù perfette è stato sacrificato per gli uomini viziosi e che si suppone abbiano accettato questo sacrificio. Se fossi cristiana nulla potrebbe indignarmi così tanto: il concetto di sacrificare l’ideale per il non-ideale, le virtù per i vizi. Ed è in nome di tale simbolo che agli uomini è chiesto di sacrificarsi per i propri inferiori. Ed è precisamente il modo in cui tale simbolo è usato. Questa è tortura.

joseph

ma non eravamo i primi della classe che disprezzano tutti gli altri?

Giordano Bruno Mazzacurati

Soprattutto, ritengo odiosa l’esposizione nelle scuole ed altri luoghi frequentati dai minori, di un morto appeso.
Una dimostrazione in piu’ che i preti non guardano in faccia a nessuno pur di prevalere.

Batrakos

Bel post di Gualerzi, davvero molto articolato e ottimo spunto di riflessione su varie tematiche.
Io credo che il crocifisso sia sostanzialmente un modo di mostrare la propria supremazia sulla società, così come le religioni sono sin dall’origine forti strumenti di controllo ed organizzazione delle masse attraverso miti ed archetipi umani e sociali.
E proprio leggendo Bruno, noto che davvero il cristianesimo fu una grande sintesi (e secondo me anche ben riuscita dal punto di vista della suggestività del mito prodotto) tra l’ebraismo e il paganesimo greco-romano.
Come questa sintesi si sia nel tempo prodotta, quanto fu pensata consapevolmente e quanto fu una rielaborazione di racconti amplificatisi come sempre accade nella tradizione orale in un’ epoca in cui, sin da Alessandro Magno, la cultura ebraica assumeva, obtorto collo ma di fatto la assumeva come sempre accade nelle convivenze storiche, quella greca e poi romana, è materia di storici, ma in ogni caso, tantopiù pensando che il cristianesimo attecchì più nelle comunità ebraiche della diaspora e nei non ebrei anzichè in Palestina, si può dire con certezza che l’elemento culturale europeo ebbe un forte peso .
Il protestantesimo tentò poi di togliere al cristianesimo gli elementi più vistosamente pagani, ma fu impossibile riuscire ad eliminare completamente l’elemento pagano, visto che il cristianesimo è nella sua essenza una fusione tra queste due culture, almeno a parer mio, e anche il fatto che come legittimazione teologica il cristianesimo assunse prima la filosofia neoplatonica, poi quella aristotelica mostra questo sincretismo concettuale.

spapicchio

Anche per me, il crocifisso appeso equivale ad un diritto di caparra: caparra – accaparra, preavviso di presenza cattolica e condizionamento non richiesto e non dovuto, … molto grave se la scuola è pubblica.

il parroco di Funo

dispiace vedere come si riduce un buon uomo come bruno,
quando affronta cose che non conosce,
soprattutto dando credito alle totali inesattezze sul cristianesimo
che qui si spacciano per conoscenza scientifica dello stesso.

Inutile provare a rispondere, non sai da dove cominciare,
proprio come con i testimoni di geova.

bruno gualerzi

“Inutile provare a rispondere, non sai da dove cominciare,
proprio come con i testimoni di geova.”

Ti suggerisco io – da ‘buon uomo’ quale sono – da dove cominciare. Rispondendo a questa domanda: di che tipo è la sofferenza che provi tu di fronte al crocifisso… perchè immagino che questo un buon cristiano debba provare. Io questo – da ateo – ho provato a immaginare… adesso, se me ne ritieni degno, dimmi tu come stanno veramente le cose.
Possibilmente con parole tue (come mie sono quelle qui postate), senza pretese di scientificità. Oppure hai bisogno del ‘supporto scientifico’ per esprimere ciò che senti?

Batrakos

——–soprattutto dando credito alle totali inesattezze sul cristianesimo
che qui si spacciano per conoscenza scientifica dello stesso.———–

Gualerzi ha fatto una riflessione sul cristianesimo -ricalcando in qualche modo la critica epicurea quando parla della creatura che gli sfugge di mano- e sul crocifisso a livello teorico; non vedo dove ci siano le inesattezze che tu dici spacciate qua per conoscenze scientifiche, visto che non si cimenta nè sulla storia del cristianesimo primitivo, nè si avventura nell’esegesi o nella ricostruzione storica dell’icona del crocifisso, dunque non si appella a nessuna delle scienze positive o umane se non alla riflessione.
Al massimo puoi aver da ribattere alle sue idee personali in merito (che a me paiono equilibrate e ragionevoli) ma proprio non mi sembra che nel suo caso ci siano gli estremi che dici tu, secondo me ingiustamente; anzi sembra sempre un modo sbrigativo di liquidare una riflessione comunque corposa.

bruno gualerzi

Grazie Batrakos. Hai integrato come meglio non si poteva quanto ho inteso nella mia replica al parroco. Del quale naturalmente attendo a sua volta una replica.

serlver

“Inutile provare a rispondere, non sai da dove cominciare” come trovare scuse comode, quando non si hanno contro argomentazioni.

Francesco

Serlver credimi, se “l’unico” che abbia potuto pensare una cosa simile. 😆

fra pallino

@parroco

a volte mi domando come sia possibile che si abbia del cristianesimo una immagine così taroccata con tutte le possibilità che si hanno oggi per informarsi.. Gesù Cristo ridotto ad un “esempio”, la croce come “riscatto”… l’enorme complessità storico-letteraria dell’AT ridotto a “mitologia”…la meravigliosa creazione della libertà umana come opera di un “Dio” alquanto distratto e irresponsabile..una cristologia da catechismo di 3a elementare…veramente non si sa dove cominciare. Meglio farsi gli auguri e invitare il buon prof. in pensione ad iscriversi ad un corso di teologia per laici, anche serale. E pensare che anche un ateo come Cacciari a leggere questa analisi si strapperebbe i capelli. Questione di competenza prima che di fede.

Francesco

Fra pallino, invece di cambiare sempre versione, per poter rinfacciare a chi esprime un giudizio sul vostro messia, che non vi piace, che abbia torto, dimmi tu quale sarebbe la giusta immagine che si dovrebbe avere del cristianesimo, visto che sei cosi’ informato.

bruno gualerzi

Sai cosa preme a me di cosa pensa l’ateo Cacciari| In ogni caso chiederei a lui, ateo, cosa pensa del cristianesimo alla luce di un semplice, semplicissimo concetto che ogni ateo (non so Cacciari) dovrebbe condividere, e cioè “che non è stato dio a creare l’uomo, ma l’uomo a creare dio”… e trarne le debite conseguenze. E’ un esercizio che gli farebbe bene. Io comunque le ho tratte.
Naturalmente non lo chiedo a voi… a voi chiedo soltanto – sempre se non vi fa così schifo – che, CON PAROLE VOSTRE, esprimiate di che natura è, se c’è, il dolore che un cristiano (e voi immagino che lo siate) prova di fronte al ‘dolore’ della crocifissione. Se per esprimerlo occorre aver studiato teologia… come la mettiamo con i ‘poveri di spirito’?

Bigalfry

Non glielo vorrei dire, ma per moltissimi cattolici la conoscenza del Vangelo è a un livello da terza elementare! Detto questo, la questione mi sembra sia stata affrontata molto bene.

Stefano

@ fra pallino
ormai conosciamo i tuoi trucchi da quattro soldi: il tuo intervento è la fotocopia di altri. Alla richiesta di informarci sulla “tua” versione “sofisticata” (scommettiamo che te ne dico quattro anche su quella?) immancabilmente segue il nulla. L’ingrediente principale della tua dottrina, insomma.

fab

fra pallino, ogni tanto sbrocchi.
Primo, le mitologie sono tutte complesse, ma restano comunque fuffa.
Secondo, quella della libertà umana non è una meravigliosa creazione, ma un appiattimento sulle epidermiche senzazioni di alcuni ben poco istruiti ed infantili mediorientali, piene di contraddizioni sfacciate.
Terzo, smettiamola con la pretestuosa idea che per far notare l’effimerità di un castello di sabbia serva una laurea in scienza delle costruzioni dei castelli di sabbia.

Markus

Perchè in che senso tu le conosceresti meglio ? Eri sul posto al momento dei fatti ? Gesù cristo ti fa visita e ti parla regolarmente ? Lo vedono anche altre persone ? Prende appuntamenti ? Fuori da questi casi credo si possa dire di tutto e ogni opinione mi sembrerebbe valida.
La mia è che per motivare i soldati romani cristianizzati a combattere fu dato loro un nuovo simbolo ideale, quello della croce, che al tempo stesso veniva frainteso dai pagani e li spaventava… e l’equivoco mi pare tutt’ora valido. Buona idea, ma dai tragi (comi) ci risultati. Quando per esempio certi cristiani che conosco non arrivano nemmeno a parlarsi a natale tra familiare e parenti, ma vanno a messa a seguire i loro vuoti rituali corredati dai feticci che si convengono alla farsa.
Almeno che il sole cambia arco e le giornate si allungano è un fatto sicuro.

Walter

Parroco, ma cosa ti è rimasto di cristiano? Utilizzi un altra religione come insulto, ma non eravamo tutti fratelli secondo il tuo messia? Come si fa a scrive certe cazzate e spacciarsi per credenti? Io mi nasconderei in una fogna se fossi in te.

Murdega

Risposte generiche sono inutili.
Controbatti periodo per periodo,caro Funese la tua ccar non ti sopraviverà, siete
al capolinea avete finito di seminare l’angoscia esistenziale.
Ho sempre il piacere di leggere quello che scrive Bruno.

Batrakos

Come si dice… la mitologia, come la superstizione, è sempre la religione altrui, e non vedo perchè l’AT, ad un lettore non precedentemente indottrinato, non debba essere riconducibile ad una mitologia.
La croce come ‘riscatto’…beh, per il cristianesimo la morte di Gesù in croce, il suo sacrificio, è considerata redenzione per l’uomo (riprendendo Anselmo dove solo dio può cancellare l’offesa a dio essendo questa infinita, poichè dio è infinito, e dunque incolmabile dalle forze di un ente finito come l’uomo) e assunzione dell’umanità nella figliolanza divina in merito di quel sacrificio di redenzione e riconciliazione, dunque il termine riscatto non pare improprio (pensiamo al verbo ‘riscattare’ che vuol dire fornire nuova dignità).
Il problema del rapporto tra libertà, libero arbitrio e felicità, e la radicale differenza ontologica tra Dio e l’Uomo mi pare che siano problemi ben oltre la terza elementare, visto che sono problemi filosofici enormi da sempre dibattuti, e aggiungo che uno che si fa uccidere sapendo da prima di essere dio e di risorgere è ben diversa dalla prospettiva umana che non contempla resurrezioni, se non per chi vuol crederci (evidenze di morti risorti non ne conosco).
Non è che tutta questa aggressività verso la critica, peraltro pacata e ragionevole, di Gualerzi nasconde una certa paura degli argomenti da lui portati?

Florenskij

@ Murdega. Così, en passant. Seminare l’angoscia esistenziale? Il grande poeta latino Lucrezio, banditore dell’ateismo “liberatorio” nel primo secolo AVANTI CRISTO soffriva di angoscia esistenziale, come si evidenzia soprattutto dalla descrizione della peste di Atene, posta a conclusione del poema. Secondo una tradizione racccolta da san Girolamo si sarebbe addirittura suicidato.

La grande tragedia greca, tutta precedente a Gesù Cristo di secoli, non deve forse molto, moltissimo, al senso dell’angoscia?

fab

Florenskij, concordo al 100%. Ma il punto è che non basta la sgradevolezzza dell’angoscia esistenziale per buttarsi a pesce su un’ideologia che non sta in piedi.

giancarlo bonini

Caro parroco di Funo,la storia non c’entra con le “verità scientifiche”; già questa tua affermazione dimostra che non conosci nè l’una nè tantomeno l’altra.
Sarà forse per questo che dici sia inutile provare a rispondere: proprio non ci riusciresti, anche se sarebbe l’occasione per mostrarci la tua sconfinata cultura, che sempre adombri nei tuoi interventi ma che non appare mai.

Francesco

Il crocifisso, e’ il simbolo preferito dei delinquenti e delle prostitute.
Ci sara’ un perche’? 😆

spapicchio

Il crocifisso è usato in modo strumentale abusivo dai soli Cattolici, NON dagli evangelici (che nemmeno lo ritengono un loro “simbolo”).

Quindi qui si intende il crocifisso quale specie di feticcio cattolico appeso nelle stanze per fare riferimento alla CCAR.

E’ dunque un oggetto cattolico romano.

spapicchio

Il crocifisso è ed è stato principale simbolo dell’Ancien Régime (Antico Regime Cattolico Romano) e dell’assolutismo monarchico nobiliare e teocratico della CCAR.

NON fu sufficiente da parte dei riformatori e degli Hussites – Huguenots – Eidgenössischen – Confederati eccetera, negare ossia rifiutare l’Ancien Régime (Antico Regime Cattolico Romano) e l’assolutismo monarchico nobiliare e teocratico della CCAR.

Per sconfiggere definitivamente l’Ancien Régime (Antico Regime Cattolico Romano) e l’assolutismo monarchico nobiliare e teocratico della CCAR si è dovuto sostituircivisi, prendere il loro posto, e modificare le istituzioni e le legislazioni: Carte costituzionali ispirate alla Libertà, all’Uguaglianza ed alla Fraternità dei cittadini che sono appunto valori E V A N G E L I C I (e NON cattolici romani).

L’etica riformata e l’evangelizzazione popolare sono stati gli ingredienti di base che hanno consentito la rimozione dei crocifissi dell’Ancien Régime (Antico Regime Cattolico Romano) dai luoghi pubblici ed istituzionali e dalle aule scolastiche, eccetera, in Europa.

Ignorare questi fatti storici mi sembra fortemente sconsigliabile ed altamente diseducativo.

Ed è quello che sta purtroppo avvenendo nel nostro Paese.

libero

Con questo articolo la tentazione “anti-teologica” dell’UAAR non si smentisce, così si da modo ai confessionalsiti di difendersi, il piano delle supposizioni e delle chiacchiere è il terreno preferito di chi non vuole argomenti razionali come i confessionalisti.

Parliamo di argomenti “razionali” sulla crocifissione:

La cricifissione che vediamo esposta nelle chiese, scuole ed edifici pubblici è di fantasia (o falsa tecnicamente parlando), più realistiche sono invece quella dei due ladroni a volte ritratti legati a dei pali a T, con le braccia flesse e le gambe piegate, infatti i chiodi nei palmi non trattengono il peso del corpo, che cadrebbe in avanti e la posizione del corpo a gambe tese a braccia in fuori provocherebbe una troppo rapida morte per soffocamento, mentre lo scopo era di far soffrire il condannato più a lungo possibile, quindi chiodi nei polsi o avambracci a posizione “fetale” con braccia in alto a gambe flesse.

Inoltre la larghezza dell’asse orizzontale era quel tanto che bastava, quindi più che una
croce era un palo a T o un semplice palo, legati o con due braccia inchiodate con un solo chiodo, anche allora si economizzava, soprattutto se i crocifissi erano molti.

In base ai dati storici ed archeologici non risulta che vi fossero crocifissioni di uomini vivi nell’anno 33 e l’unico ritrovamento archeologico di una crocifissione nel 1968 è riferito all’anno 50, in effetti vi furono molte crocifisisoni da 66 al 70 in occasione delle rivolte anti-romane, ma non si trovano resti, perchè i corpi dei condannati erano normalmente bruciati o gettati in fosse comuni e non restituiti alle famiglie, quindi anche in questo caso il sepolcro e la resurrezione ….

Di fronte a questi argomenti è difficile difendersi con le “chiacchiere” …..

Fonte:
http://www.edicolaweb.net/nw16_14a.htm

libero

I catto-finti ….. molto dediti al business … altro che parlare di anti-teologia, evitiamolo gli facciamo un favore !

Volete un esempio del business ?

A Loreto, prima della piazza del Santuario, c’è uno spiazzo con una grande statua in bronzo a bracci aperte di papa Giovanni XXIII° …. EBBENE IN OCCASIONE DEL NATALE SONO STATE PIAZZATE DAVANTI ALLA SUA STATUA (ora in buona parte coperta) DIVERSE BANCARELLE IN LEGNO (a casetta), che vendono BABBI NATALE ed altri articoli davanti alla sua statua ! … con il benestare della … santità !

La seconda notizia mi è stata riferita da persona attendibile ed iscritta all’UAAR, la farmacia teroricamente cattolica vicina al Santuario vende sul bancone (ben esposti) articoli di gomma deformabile e allungabile …. indovinate quali articoli sono ?

bruno gualerzi

Scusa libero, ma – che sia o non sia l’antiteologia una tentazione di UAAR – non credo si tratti di chiacchiere, e di fare un favore ai catto-finti. Va bene naturalmente denunciare il business che prospera sulle ‘cose sacre’, ma non credo affatto che sia irrazionale prendere posizione in quanto atei sulle credenze che, per fantasiose che siano, hanno costituito, e continuano a costituire, per milioni di persone, un modo per far fronte, illudendosi, ai problemi esistenziali. Sui quali poi una casta sacerdotale costruisce il suo potere… anche economico, certo, ma che non sarebbe possibile se non si basasse sul potere esercitato sulle coscienze.
In quanto poi al crocifisso, nessuna intenzione da parte mia di farne un’analisi storica, ma solo mettere in rilievo il ricatto emotivo (cosa che, tra le altre, fa inorridire i nostri troll) che esercita su tanti fedeli. Noin credo sia così inutile.

.

libero

Non sono d’accordo, comunque se si precisa che quella nor,almente esposta non è una vera crocifissione e che nell’anno 33 non risulta ve ne fossero, l’effetto sarebbe maggiore.

Maurizio_ds

Articolo interessante come sempre. Oggi pomeriggio parte degli articoli non erano accessibili: cos’era, l’attacco di qualche hacker cattolico che pensa di essere più furbo degli altri?

giuseppe

Insegnante — occasionalmente di storia e filosofia nei licei — ora in pensione

Meno male che ora é in pensione.

maxalber

Caro Bruno,
nel ringraziarti per le tue interessanti riflessioni, ne aggiungo una relativa agli interventi dei nostri frequentatori frati e parroci.
Hai notato come rimarcano e sottolineano le tue “stortura” delle tue interpretazioni sulla crocifissione, mentre senza alcuna umiltà non notano che, se noi sbagliamo l’interpretazione la cosa più probabile è che chi ha lanciato il messaggio (evangelico) non ha saputo far bene il suo dovere ed ha mancato al suo compito, non riuscendo a farci capire quello che loro ci rimproverano di non comprendere?

Credo che un “Cristo” sarebbe molto deluso dalla loro opera evangelica, no?
Insomma, direi che qualcuno ha sbagliato mestiere. 🙂

maxalber

La frase corretta era:
“Hai notato come rimarcano e sottolineano la “stortura” delle tue interpretazioni sulla crocifissione…”

Otto Permille

Il cristianesimo nacque da un enorme pasticcio e panettone di culture. L’uomo in croce è in orgine la figura di Mitra spendente (la croce sono i raggi del sole). Poi tutto si contorce e si confonde nell’immaginario popolare dove i simboli e i segni si mescolano in una insalata incredibile per cui ci troviamo questa storia della crocifissione del figlio di Dio e di Ponzio Pilato.

redicoppe72

Su, ragazzi,
con la storia del crocifisso l’avete presa abbondantemente nel cou lo più di una volta, anche in Europa. Ormai i siluri a voi introdotti non si contano più. Capisco che vi agitiate per dargli una sistemazione, anche allo scopo di offrire nuovo spazio, però cominciate ad essere stucchevoli.
Da bravi, mettetevi l’anima (oltre che il cou lo) in pace.
Il crocifisso resta in tutti i luoghi pubblici dove è sempre stato.

Stefano

@ redicoppe72
Non appena ti viene voglia di scrivere questi interventi, fermati un attimo e pensa (ammesso ti sia possibile) ai vostri cou per l’affare pedofilia: vedrai che ti passa.

bruno gualerzi

Ecco qui il duedipicche che cambia registro nel gioco delle parti di questi sventurati che frequentano il blog (ma tutti qui vengono a svernare?). Uno ‘non sa da dove cominciare’ per replicare, l’altro inorridisce per lo scempio che viene fatto del cristianesimo, come se un ateo dovesse seguirlo nelle interpretazioni (leggi: arrampicate sugli specchi) dei sui benamati teologi… e adesso questo gentiluomo che, non sapendo cosa dire, sfodera un linguaggui da caserma, con una difesa del crocifisso che farebbe arrossire qualsiasi cristiano con un minimo di amor proprio.
Povero Cristo, se non ci fosse qualche ateo a difendere quel tanto di umano (molto bello il commento di maxalber) che nonostante tutto, a dispetto dei tuoi ‘sfruttatori’, puoi sempre rappresentare…

redicoppe72

@ bruno gualerzi

Se tu non avessi i paraocchi tipici dell’ateo (pur differenziandoti, per il resto, dagli altri), ti accorgeresti che non sono io ad aver iniziato ad usare un linguaggio da caserma (beninteso non in questo post).

Stefano

@ redicoppe72

“Se tu non avessi i paraocchi tipici dell’ateo”

E’un altro dei DOGMI della tua religione paraocchi?

manimal

certo che il sacrificio del cristo sia stato inutile lo si evince anche da questo commento.

Murdega

Il crocifisso resta in tutti i luoghi pubblici dove è sempre stato.
_____
Non mi risulta, studia.

spapicchio

No, al contrario, nei luoghi pubblici non c’è mai stato, né mai ci sarà, anche perché è un simbolo anticristiano.

Paul Manoni

Secondo me, visto con gli occhi di oggi, l’evento della crocifissione del loro Cristo, non ha una cippa lippa a che spartire con il simbolo del crocifisso, che ci troviamo in mezzo ai piedi tutti i giorni.

Se sull’evento della crocifissione possiamo fare riflessioni filosofiche di pregio come quelle del Prof. Gualezi, oppure dilungarci sul significato che i testi sacri gli attribuiscono, sul simbolo del crocifisso, la stroncatura dovrebbe essere unanime e trasversale, anche da parte degli stessi fedeli e credenti cristiani cattolici.

Scuole, tribunali, ospedali, tette delle occhette vips delle TV, muri dei bunker dei criminali latitanti, resta il fatto che il crocifisso viene utilizzato esattamente come le bandierine del “Risiko”…Più ne circolano sul “territorio”, più chi non e’ ancora stato “annesso”, deve subirne l’imposizione psicologica.

E’ davvero solo un “oggetto privo di significato” come dicono i tribunaloni europei?…Io non penso proprio. Perchè almeno nel gioco da tavolo del “Risiko”, l’obbiettivo c’e’ sempre…Dire che non ce ne sia nell’affissione di un simbolo nei luoghi pubblici, o che non abbia un esplicito obbiettivo, e’ una sciocchezza da faciloni della faciloneria nel migliore dei casi, ed una pericolosa mezogna, nel peggiore.

cesares

L’argomento proposto è molto interessante e tocca alla radice l’ambiguità dell’incarnazione, per cui uno che è uomo e dio dovrebbe soffrire contemporaneamente come uomo e come dio. Ma com’è possibile? Non a caso i cristiani delle origini si divisero sulla natura di cristo dando origine a sette delle quali alcune erano per la esclusiva natura divina di cristo (come i seguaci di Ario) altri per quella soltanto umana. I cristiani attuali dicono che cristo è vero dio e vero uomo, ma se si volesse approfondire l’umanità e la “corporeità” di cristo se ne sentirebbero delle belle. Lo sanno i fini teologi che scrivono su questo blog che alcuni padri della chiesa, come Clemente Alessandrino, non accettavano l’idea che cristo potesse defecare? Cristo aveva delle erezioni? Se era vero uomo doveva per forza averle. Ma per averle doveva avere pensieri peccaminosi, il che contraddice il fatto di essere senza peccato. Dubito che i teologi affrontino questi problemi, forse si rendono conto che resterebbero intrappolati nelle ragnatela dei sofismi da loro stessi intessuti per sostenere l’insostenibile.

libero

Ripeto.
Le argomentazoni anti-teologiche vanno a vantaggio dei confessionalisti, che così si possono difendere nel campo delle … parole !!!

Si deve parlare di fatti reali, come quello che la crocifisisone rappresentata non è vera, non si corcifiggeva così, che nell’anno 33 non risultano crocifissioni, che i corpi dei crocifissi non venivano restituiti ma normalmente bruciati, …. che quindi la grande storia del Vangelo si basa su presupposti non dimostrati.

cesares

Penso che si debba rispondere a loro in tutti i campi dove si evidenziano le loro contraddizioni. Del resto non è che sul piano teologico si siano difesi molto bene se non appunto con delle “parole” (cioè non con argomenti).
Quando sono messi alle strette non sanno dire altro che sei un incompetente o un analfabeta (sul piano teologico) e così evitano di rispondere, appellandosi in pratica al principio di autorità che è il fondamento della loro sottocultura dogmatica e acritica. L’altra carta che giocano continuamente è il “mistero”, che mettono dappertutto, più che la “pommarola” a Napoli.

Murdega

La grande tragedia greca, tutta precedente a Gesù Cristo di secoli, non deve forse molto, moltissimo, al senso dell’angoscia?

Io intendevo l’angoscia inculcata in modo scientifico per creare dipendenza finalizzata
ad accumulare ricchezza, cosa molto diversa .

Mac

vorrei ricordare ai mafiosi e alle soubrette che si ornano di crocefissi: i romani non sprecavano due assi di legno per ogni condannato. le ipotesi più comprovate vedono Gesù inchiodato su una sola asse verticale, con le braccia sulla testa.
grazie, Bruno. articolo dagli interessanti spunti.

stefano marullo

Mi colpisce sempre constatare che riflessioni così profonde e finanche narrativamente eleganti come quelle proposte da Gualerzi possano essere liquidate, come ha fatto qualcuno nel thread, come lubriche in base ad un principio davvero specioso di non ingerenza. Ma tu, professore di filosofia, cosa ne sai di teologia e come puoi penetrare nel mistero della kenosis del crocifisso? Premesso che sarebbe ora di finirla (ma lo dico anche agli atei duri e puri) di ragionare per “compartimenti stagni”. Che ci sia una vocazione anti-teologica dell’UAAR, non me ne sono accorto e me ne preoccuperei. La teologia non è fuffa (c’è anche quella naturalmente, mi riferisco a certi argomenti ontologici che “dimostrano” l’esistenza di Dio, smontati dal monaco Gaunilone prima che da Kant) ma ha interdipendenze con la filosofia e la storia. Con la filosofia non in quanto questa ne sia serva (sarebbe come chiedere alla chimica di essere serva della fisica!) ma perché qualsiasi discorso su dio, fosse anche solo per negarlo o per ignorarlo ha ricadute filosofiche notevoli. Con la storia, perché la teologia è uno dei tanti modi di leggere gli avvenimenti della storia, lecitamente o arbitrariamente che si voglia (né più e né meno del marxismo a seconda i punti di vista); i credenti sbagliano a vedervi l’unico modo di leggere la storia e sbagliano a considerare l’indagine storica monca se non informata dalla fede (come fa Ratzinger).
Detto questo, le analisi di Gualerzi sono perfettamente filosofiche ma al contempo hanno una valenza teologica non indifferente. La questione della sofferenza umana del “dio-Gesù” è antichissima e ha radici gnostiche ; il docetismo che negava l’umanità del Cristo era una variante dello gnosticismo. Girolamo (citato da Florenskij, vera la tradizione su Lucrezio, che non solo per Girolamo morì suicida ma era anche pazzo: san Girolamo invero fu il modello a cui tutta la chiesa antica si ispirò per calunniare e criminalizzare gli avversari, il resto fecero circoncellioni e parabalani prima che i cristiani si alleassero con l’impero; le fonti a cui Girolamo si ispirò però non erano molto credibili, vedi Eusebio di Cesarea) ebbe a dire che la discussione sul corpo di Cristo (per tanti un corpo-fantasma) cominciò già quando erano in vita gli apostoli e tracce ce ne sono nel Nuovo Testamento (1 Giovanni 4,2-3). Basilide, seguace di Menandro, riteneva addirittura che Gesù non fosse morto sulla croce ma fu Simone di Cirene a prenderne il posto. Per gnostici e docetisti la materia era malvagia, era impossibile che Dio potesse assumere forma umana.

@ Florenskij
Per Nietzsche la tragedia greca è rimedio all’angoscia esistenziale non materia prima

Florenskij

@ Stefano Marullo. A prescindere dall’uso propagandistico di una “diceria”sullo stato mentale di Lucrezio non confermata, anche se non irricevibile, le sembra che la descrizione cruda della peste di Atene nel “De rerum natura” non riveli oggettivamente uno stato di meditazione angosciata?

Su Nietzsche ha fatto bene a precisare, ma la critica non mi turba granchè, anzitutto per il semplice motivo che non mi sento infallibile ( il che costituisce per me un motivo di grande sollievo ), in secondo luogo perchè sono laureato in Lettere Moderne, non in Filosofia, quindi la preparazione professionale non appare troppo in forse.

La tragedia greca, in quanto “catarsi” ( sfogo liberatorio ) è comunque relazionata all’angoscia, incipiente o travolgente; non trova?

Per il poco che capisco il monaco Gaunilone rappresenta il tipo del “semplificatore” autoritenentesi dotato di semplice buon senso, che però ha equivocato di brutto, forse volutamente. L’isola meravigliosa è un ente contingente che può esistere o non esistere, mentre l’ “ENS QUO NIHIL MAJUS COGITARI POTEST” è l’Essere Assoluto.

Roma non è Toma, a prescindere dal fatto che l’argomento ontologico funzioni o meno.

Gli argomenti del prof. Gualerzi sono relazionati a tematiche teologiche; senonchè la teologia cristiana si pone in connessione diretta con la Sacra Scrittura di cui il collega ha cavallerescamente ammesso di aver fatto un assaggio parziale, frettoloso e infantile.

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