Israele: ucciso un rabbino, coloni bruciano moschea in Galilea per rappresaglia

Il 23 settembre il rabbino Asher Palmer è morto in un incidente d’auto con suo figlio di un anno e mezzo a Hebron, in Cisgiordania. Secondo la polizia, la causa della morte è da ricondurre ad un sasso lanciato da palestinesi mentre questi era alla guida. Per rappresaglia, gruppi di coloni sono entrati nella cittadina di Tuba-Zangariya in Galilea e hanno dato fuoco durante la notte ad una moschea, lasciando scritte con lo spray come “Vendetta”. Lo riportano tra gli altri il New York Times e il Corriere. Il clima tra settlers israeliani e palestinesi si fa sempre più teso, in una escalation di attacchi. Dall’inizio dell’anno ci sono stati cinque casi di moschee vandalizzate, ma è la prima volta che accade in un luogo di culto islamico nel territorio controllato da Israele.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu si è detto “scioccato” e “furioso” per il gesto, “contrario ai valori del nostro Stato che attribuisce una importanza suprema alla libertà di religione e di culto”. Il governo è sempre più preoccupato dalle azioni dei coloni e ha provveduto a diversi arresti.

Valentino Salvatore

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7 commenti

whichgood

Ancora guerre di religione. Le considero la più stupida causa di conflitto politico, ideologico e umano. La tifoseria dovrebbe essere contenuta nell’ambito degli stadi sportivi in uno stato moderno.
Il fondamentalismo è soltanto una delle conseguenze negative che creano le religioni e lasciarle significa spogliarsi dei condizionamenti e dei pregiudizi che le accompagnano.

Ratio

Le religioni sono la scusa per sfogare odio, intolleranza e violenza.
Questi deficienti si odiano e si scannano da circa tremila anni e pare che non ne abbiano ancora abbastanza.

Paul Manoni

Le religioni dell’amore, vers. 2.0 – 04/10/2011 🙁

stefanogio

[Il primo ministro Benjamin Netanyahu si è detto “scioccato” e “furioso” per il gesto, “contrario ai valori del nostro Stato che attribuisce una importanza suprema alla libertà di religione e di culto”.]
Strana gerarchia di valori quella che garantisce liberta’ di religione (a suo dire) ma nega totalmente gran parte dei diritti civili ad una parte consistente dei suoi cittadini

Marcus Prometheus

04.10.2011 Moschea, Sinagoga. Come stravolgere i fatti
Battistini sbilanciato, Frattini corretto

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 ottobre 2011
Pagina: 22
Autore: Francesco Battistini-Davide Frattini
Titolo: «Moschea bruciata, choc in Israele-Voleva restaurare la sinagoga, ebreo minacciato»

Abbiamo messo insieme questi due articoli anche se avrebbero meritato due pagine differenti. La moschea assalita in Galilea è un atto criminale che verrà punito come succede in ogni stato di diritto, Tutte le autorità israeliane, dalla più alta, il Presidente Shimon Peres, al Primo Ministro Bibi Netanyahu, l’hanno condannata con parole durissime. La differenza fra uno Stato democratico e uno dittatoriale sta nel fatto che il primo punisce chi commente atti illegali, mentre il secondo si guarda bene dal farlo. In Israele gli autori finiranno in prigione, a Tripoli di Libia sarà David Gerbi a dover fare attenzione alla propria vita, non certo gli autori dell ‘primavera araba’, che anche in Libia è sotto attacco da parte degli islamisti.
Va comunque aggiunto che la reazione israeliana, senza ombra ombra di dubbio, ha dei precedenti, che – se non la giustificano – almeno aiutano a capirla.
Quando Battistini scrive che Rosh Pinà è una colonia, un insediamento, scrive il falso, essendo Rosh Pinà una normalissima cittadina isrealiana. Come Gilò è un quartiere di Gerusalemme, che è la capitale di Israele, non un territorio occupato. E se Israele ha una superiorità militare – Battistini cita Panetta – occorre solo ringraziare la lungimiranza dei leader politici-militari di Israele, che in cent’anni hanno costruito uno Stato, e non hanno nessuna intenzione di perderlo per far piacere agli arabi nè agli stati occidentali, che hanno assitito indifferentui alla distruzione di sei milioni di ebrei nella Shoah. Ci sono coloro che la Storia dimenticano, come gran parte dei cronisti medioruentali, e chi la riorda, soprattutto ne ricorda la lezione..
Questo detto, uno capisce un po’ di più l’esasperazione di sente minacciata la propria libertà, la propria indipendenza.
Ecco i due articoli:

Francesco Battistini: ” Moschea bruciata, choc in Israele ”

GERUSALEMME — «Vendetta», hanno scritto sui muri anneriti dal fumo e poi una parola sola: «Palmer». Vendetta per la morte di Asher Palmer, il colono colpito dieci giorni fa da un sasso mentre guidava, morto assieme al figlio d’un anno e mezzo. I coloni sono arrivati che era ancora buio a Tuba-Zangariya, Galilea del Nord. Hanno fatto veloce: il Corano bruciato, i tappeti inceneriti, le scritte spray. Non è la prima volta che vandalizzano una moschea dei palestinesi: solo quest’anno, vi si sono dedicati altre quattro volte. È la prima volta, da parecchio tempo, che ne incendiano una dentro Israele, dove vanno a pregare gli arabi israeliani. Sapendo di restare impuniti, come accade nella maggior parte dei casi. Sapendo che la caccia ai coloni violenti non è una priorità per il governo Netanyahu, nonostante il premier ora si definisca «furioso» e «scioccato» dalle immagini del rogo: «Sono indegne d’Israele, un atto contrario ai valori del nostro Stato che attribuisce un’importanza suprema alla libertà di religione e di culto».

Non è più tempo di saldi. Il prezzo di queste azioni, dieci giorni dopo il discorso di Abu Mazen all’Onu, stavolta rischia d’essere alto. E così alla condanna di Bibi s’aggiungono quelle di ministri e rabbini, con Shimon Peres che annuncia una visita alla moschea incendiata e la polizia che in tempi record fa alcuni arresti. «Oggi ci riuniremo per il da farsi — minaccia l’imam Uthman Al Hayeb —. È un fatto sconvolgente, questa è la casa di Dio: chi ce l’ha tolta, non resterà impunito». Le sassaiole, i copertoni bruciati, i lacrimogeni sono solo un assaggio: «Sono venuti dalla colonia di Rosh Pinna — dice un arabo —. Ce l’aspettavamo. E da settimane, a Safed c’è un rabbino che predica la violenza contro di noi».

L’escalation è già nei fatti: negli ultimi sette mesi, dalla terribile strage d’una famiglia israeliana a Itamar, bambini sgozzati nella notte, gli attacchi dei coloni sono aumentati del 57%. Uliveti devastati, case di pacifisti assaltate. Lo scorso mese, ha fatto discutere il blog d’un riservista che ha raccontato come i Territori siano ormai diventati un Far West senza leggi: «Per noi — ha scritto il soldato — più che i palestinesi, i veri nemici sono i coloni. Sabotano le nostre jeep, ma nessuno li punisce». Su questo mezzo milione d’israeliani, che occupano illegalmente più di cento aree palestinesi, Netanyahu sta giocando la sua partita. Domenica, quando ha accettato la proposta di negoziati diretti e senza precondizioni, dai palestinesi s’è di nuovo sentito rispondere che il suo governo deve fare qualcosa nelle colonie. «Israele è sempre più isolato», è venuto a dire anche Leon Panetta, capo del Pentagono: «Sono tempi drammatici per il Medio Oriente e bisogna capire se a Israele basta una superiorità militare, mentre s’isola nell’arena diplomatica. Dico alle due parti che non ci perdono nulla a riprendere il dialogo. Non c’è alternativa ai negoziati». A meno che si voglia giocare agl’incendiari.

Davide Frattini: ” Voleva restaurare la sinagoga, ebreo minacciato ”

TRIPOLI — Il portone è di nuovo sbarrato, stretto dalla catena e bloccato dai mattoni. La sinagoga è rimasta aperta un solo giorno, il primo dopo 44 anni. David Gerbi racconta in lacrime di essere stato minacciato, costretto ad andarsene dopo aver pregato ieri mattina. «Mi hanno avvertito che un gruppo di miliziani stava arrivando con l’ordine di sgomberare». Gerbi — fuggito in Italia nel 1967, a 11 anni, quando la rabbia araba per la sconfitta nella guerra dei Sei giorni ha travolto gli ebrei — è ritornato a Tripoli alla fine di agosto, sugli stessi pick-up che hanno portato i ribelli dentro la capitale. Ha incontrato due volte Mustafa Abdul Jalil, leader del Consiglio di transizione, e gli è stato promesso di entrare a far parte del «parlamento» provvisorio come rappresentante degli ebrei libici. «Il nuovo governo deve dimostrare se questo sarà un Paese democratico o razzista, se sono in grado di superare la propaganda di Muammar Gheddafi che prima ci ha espulsi e poi ci ha demonizzati». Il ragazzo delle brigate fa da guardia alla sinagoga, mentre lo sceicco Jamal al Gazawi, capo religioso della zona, spiega che nessuno ha attaccato Gerbi, gli hanno chiesto un documento ufficiale «per dimostrare che avesse l’autorizzazione a riaprire il tempio». «La città vecchia è protetta da vincoli — aggiunge Salem al Asabi, che rappresenta il nuovo potere locale — e prima di spostare una pietra ci vuole il permesso». David crede poco alle spiegazioni burocratiche. «Mi è stato detto che stanno preparando una protesta dopo la preghiera di venerdì. Dalla piazza dei Martiri marceranno verso la sinagoga». Il caso sta imbarazzando il presidente Jalil. Che parla di «questione prematura». «Chiunque abbia la cittadinanza libica può godere dei pieni diritti, a patto che non abbia altra nazionalità». I rapporti con la comunità ebraica di origine libica trascinano dietro quelli con Israele, argomento tabù per il governo.

Sai

Ma come si fa ad essere così penosi e mediocri?
Se un ebreo sionista?

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