Quartu Sant’Elena (CA), quantificata in 148.000 euro l’ICI della Chiesa

Su sollecitazione della capogruppo dei consiglieri del Partito Sardo d’Azione, Federica Angius, nei giorni scorsi il Comune di Quartu Sant’Elena (CA) ha quantificato in circa 148.000 euro il mancato gettito che il Comune di Quartu (circa 70.000 abitanti) potrebbe ottenere dalla Chiesa per il pagamento dell’ICI relativa ai locali commerciali, magazzini e altri edifici cittadini di sua proprietà. La notizia è stata pubblicata da Sardegna 24. Il sindaco Mauro Contini ha precisato che “sono stati esclusi gli edifici specificamente dedicati al culto”.

Raffaele Carcano

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40 commenti

tommaso

Ma perchè non lo fanno tutti i comuni d’ Italia, Roma in testa invece che andare a protestare contro i tagli della manovra ??????

tommaso

Appunto : ROMA !!

Fatte le proporzioni a quanto ammonta il mancato gettito per il Comune ???

tommaso

E tutto si giustifica con le mense della Caritas ???????????????????????

Diocleziano

tommaso,
e pensa che quello che fa la caritas potrebbe farlo gratis la McDonald solo che regalasse, a fine giornata, i panini invenduti… :mrgreen:

alessandro

ma qui prima di toccare i privilegi della casta medioevale preferiscono mettere in vendita immobili dello stato. A mio avviso questa è una cosa gravissima

Paul Manoni

@tommaso
Informati sulle “mense della Caritas”
Ti assicuro che beccano soldi dai comuni anche per quelle! 😉

Paolo

Giusto, devono farlo dappertutto! Solo così si può combattere la disinformazione ecclesiastica.

Paul Manoni

Non ho capito se questa cosa puo’ essere fatta dal solo comune di Quartu, perche’ inserito in un contesto regionale a Statuto Autonomo, oppure puo’ essere fatto da tutti i comuni d’Italia, checchè ne dica il governo centrale…?
Sarebbe fantastico se TUTTI i comuni d’Italia, quantificassero l’ICI che la Chiesa gli deve, e procedessero al recupero! 😉

antoniadess

Sarebbe ora che i comuni si attivassero in questo senso; servono risorse? Inizino a quantificare e recuperare l’ici della chiesa, nessuno vuol toccare i luoghi di culto, ma ce ne sono immobili da tassare, troppi! Che si diano una mossa, anziché tagliare i servizi e tassare i “poveri cristi” come stanno facendo. Ottima segnalazione questa di Quartu, imitiamo le buone pratiche e diamole seguito

andrea pessarelli

“nessuno vuol toccare i luoghi di culto”
forse vuoi dire “quasi nessuno”. io ad esempio non vedo ragioni condivisibili per esentare i luoghi di culto dall’imposizione fiscale.

Near

@ teologo cattolico

Ma che strano, la chiesa non doveva pagare l’ICI in questo caso ?
Si vede che la scappatoia delle attività non esclusivamente commerciali non è una nostra teoria per fare propaganda…

teologo cattolico

i locali ad uso commerciarli devono pagare l’ICI, lo dice la legge. Se si conoscono locali ad uso commerciale, anche della Chiesa come di ogni altro istituto, che non pagano l’ICI si deve fornire nome e indirizzo dello stabile alla guardia di finanza.
Poichè è il comune che -secondo l’articolo- dice di sapere quali sono le attività che dovrebbero pagare e non pagano, il comune in quanto ente pubblico ha il dovere di denunciare (non esiste tale dovere invece per il privato cittadino). Se non ha proveduto a fare denuncia in questi anni, il comune -nella persona del sindaco- ha commesso un grave illecito penale. Il sindaco Contini dovrebbe essere processato.

Personalmente, fino a che non vengono indicati i nomi di questi locali e denunciati alla GF e fino a che il processo non è terminato, non credo che tali casi esistono (considero innocente fino a prova contraria..considero innocente anche il sindaco..forse solo un po’ sciocco)

teologo cattolico

già che ci sono ripubblico:

1) Questione ICI

Partiamo con il primo problema, peraltro recentemente tornato a galla dopo la decisione della Commissione europea di riaprire la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia su questo punto.

Una premessa, a scanso di equivoci: la CEI e il Vaticano non sono la stessa cosa.

Con un po’ della vostra pazienza (vi assicuro che ne vale la pena) proviamo a capire come stanno le cose.

LA LEGGE – Nel 1992 lo Stato italiano ha istituito l’ICI, l’imposta comunale sugli immobili. Nello stesso intervento normativo (decreto legislativo n. 504/1992), dicono in giro, sono state previste delle esenzioni “alla Chiesa cattolica”. E’ un errore (che si continua a dir in buona o in mala fede), perché l’esenzione in questione ha riguardato tutti gli immobili utilizzati da un “ente non commerciale” e destinati “esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”. Qualsiasi ente non commerciale che rientra in questa categoria gode dell’esenzione, non importa se sia gestito da laici o religiosi, dallo Stato o dalla Chiesa! Evidente ed apprezzabile la finalità delle esenzioni: lo Stato ha voluto agevolare tutti quei soggetti che svolgono attività sociale secondo criteri di “no profit”.

Si dirà: la Chiesa possiede anche ospedali, scuole, università. Ebbene, carissimi signori: su tutti questi immobili, che sono enti commerciali, la CHIESA PAGA E VERSA CONTRIBUTI ALLO STATO COME TUTTI GLI ALTRI! Ficchiamocelo bene in testa, e impariamo a sbugiardare quanti vengono maliziosamente a rivolgerci queste menzogne. (cfr. c. 2-bis dell’art. 7 del D.L.. n. 203/2005, come riformulato dall’art. 39 del D.L. 223/2006).

– “Gli alberghi sono esenti”

E’ l’ennesima falsità: gli alberghi, anche se di enti ecclesiastici, non sono esenti e devono pagare l’imposta. Ad essere esenti sono, piuttosto, gli immobili destinati alle attività “ricettive”, che è ben altra cosa. Si tratta di immobili nei quali si svolgono attività di “ricettività complementare o secondaria”. In pratica, le norme nazionali e regionali distinguono fra ricettività sociale e turistico-sociale:

* La prima comprende soluzioni abitative che rispondono a bisogni di carattere sociale, come per esempio pensionati per studenti fuori sede oppure luoghi di accoglienza per i parenti di malati ricoverati in strutture sanitarie distanti dalla propria residenza.
* La seconda risponde a bisogni diversi da quelli a cui sono destinate le strutture alberghiere: si tratta di case per

– “Basta una cappellina per ottenere l’esenzione”

Questa è più simpatica che ridicola. È del tutto falso che una piccola cappella posta all’interno di un hotel di proprietà di religiosi renda l’intero immobile esente dall’ICI, in base al fatto che così si salvaguarderebbe la clausola dell’attività di natura “non esclusivamente commerciale”. È vero esattamente l’opposto: dal momento che la norma subordina l’esenzione alla condizione che l’intero immobile sia destinato a una delle attività elencate e considerato che – come abbiamo visto sopra – l’attività alberghiera non è tra queste, in tal caso l’intero immobile dovrebbe essere assoggettato all’imposta, persino la cappellina che, autonomamente considerata, avrebbe invece diritto all’esenzione.

– “Ma io conosco personalmente casi in cui quello che dici non viene applicato”.

Chi sbaglia, fosse anche membro della Chiesa cattolica, è tenuto a pagare, come qualsiasi altro cittadino che infrange la legge. Ciò non significa, tuttavia, che la legge sia per ciò solo sbagliata, non vi pare?

– “Persino l’Europa ci sta sanzionando”

L’Europa ha aperto due procedure d’infrazione e in entrambi i casi ha deciso per l’archiviazione.

Riassumendo: il problema dell’esenzione dell’ICI alla Chiesa cattolica non è altro che un pretesto per attaccare quest’ultima ed è portato avanti con un accecamento pari solo all’odio per chi da due millenni proclama incessantemente Gesù Cristo al mondo intero. Basti pensare che, se venisse davvero meno l’esenzione per questi immobili perché ritenuta “aiuto di Stato”, si aprirebbe la strada all’abolizione di tutte le agevolazioni previste per gli enti non lucrativi, a partire dal trattamento riservato alle Onlus. Va chiarito che la Chiesa, se usufruisce di determinate agevolazioni (esenzioni o esclusioni), lo fa in maniera identica alle altre confessioni religiose e agli altri enti non commerciali: non ha uno status “preferenziale” che la differenzi dalle une o dagli altri.

Le esenzioni Ici (tutte) nascono con la legge istitutiva dell’imposta (non sono un privilegio successivo accordato in seguito a presunte pressioni). Il decreto legislativo 504/1992, infatti, prevede una serie di esenzioni: volendo semplificare, si tratta degli immobili appartenenti allo Stato e agli altri enti pubblici, dei fabbricati appartenenti a Stati esteri, dei fabbricati destinati all’esercizio del culto, dei fabbricati appartenenti a enti non commerciali e destinati a particolari finalità ritenute meritevoli di tutela da parte del legislatore.

2) 8xMILLE – IRPEF

Con il conseguimento dell’Unità e la successiva Porta Pia, lo Stato Italiano strappò via con la forza e con le armitutti i territori dello Stato Pontificio che essa aveva governato per oltre 1500 anni. Oltre alla totale scomparsa dei territori, la Chiesa perse anche la possibilità di sviluppare una politica autonoma, dunque di costruire una “societas christiana” formata in base alla dottrina sociale della Chiesa. Come se non bastasse, alla Chiesa venne strappato la quasi totalità del patrimonio immobiliare che possedeva. Da un giorno all’altro decine di migliaia di scuole, università, palazzi governativi, monasteri, conventi, abbazie, edifici collegati al culto, residenze, ville, vennero automaticamente incamerati dalla nuova Italia anticlericale su tutto il territorio, dagli Appennini alle Sicilie. Per renderci conto delle dimensioni del fenomeno basta guardare alla situazione di Roma: i principali organi del Governo e della Repubblica (Quirinale, Parlamento di Montecitorio, Palazzo Madama del Senato, Palazzo della Corte Costituzionale, ecc ecc) hanno sede in antichi palazzi papali che ancora oggi recano croci, campanili, statue papali, madonne, cristi ecc. Insomma, lo Stato italiano fece la parte del leone e, con la prepotenza delle armi, sottrasse tutto quanto non gli apparteneva. Per le vicende politiche appena accennate ci furono lunghi decenni di astio fra Stato e Chiesa durante il periodo chiamato Questione romana: si trattava di indennizzare la Chiesa dei danni arrecati e di stabilire i rapporti tra lo stato nascente e quello sconfitto.

Con i Patti Lateranensi del 1929, che codificavano i rapporti tra Stato italiano e Chiesa cattolica, lo Stato si impegnava a pagare direttamente lo stipendio al clero cattolico tramite il meccanismo della Congrua. Tale meccanismo si fondava sul riconoscimento del pregiudizio economico subito dai cattolici a causa delle molteplici confische di beni ecclesiastici nel corso del secolo XIX, fra cui in particolare le leggi Siccardi del 1850, le leggi Rattazzi del 1854 e 1855, quelle che istituirono l’eversione dell’asse ecclesiastico del periodo 1866-1867 e l’annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia nel 1870 a seguito della breccia di Porta Pia. Come ebbe a dire il Ministro mussoliniano De Vecchi (sebbene noto anticlericale): “quello che l’Italia si apprestava a concedere alla Chiesa era meno che una briciola di quanto gli era stato sottratto”.

Nel 1948 la Costituzione repubblicana introdusse, con l’articolo 3, l’uguaglianza degli individui, a prescindere anche dalla religione, con la conseguente abolizione de facto della religione di Stato in Italia, cui si giunse ufficialmente solo con la revisione dei Patti Lateranensi del 1984 (protocollo addizionale, punto 1) e con la sentenza 203/1989 della Corte costituzionale, che sancisce che la laicità è il principio supremo dello Stato. Con la firma del nuovo concordato (18 febbraio 1984) tra l’allora Presidente del Consiglio italiano Bettino Craxi e il Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli si stabilì che il sostegno dello Stato alla Chiesa avvenisse nel quadro della devoluzione di una frazione del gettito totale IRPEF (l’otto per mille, appunto) da parte dello Stato alla Chiesa cattolica e alle altre confessioni (per scopi religiosi o caritativi) o allo Stato stesso (per scopi sociali o assistenziali), in base alle opzioni espresse dai contribuenti sulla dichiarazione dei redditi. Insomma: l’8×1000 è una cosa sacrosanta, che non può essere toccata: dopo che lo Stato ha privato alla Chiesa dei beni che le avrebbero permesso di vivere autonomamente, ha istituito (democraticamente, e lo ha fatto anche per tutte le altre confessioni religiose) un modo per cu ai cittadini è lasciata la possibilità di versare l’8×1000 del gettito IRPEF per sostentarla. L’8xmille cura il sostentamento dei sacerdoti, esigenze di culto della popolazione, conservazione dei beni culturali ecclesiastici, interventi caritativi in Italia e nei Paesi del terzo mondo .

Negli anni successivi lo Stato italiano ha firmato intese analoghe anche con altre confessioni: nel 1986 con le Assemblee di Dio, con gli Avventisti nel 1993 con l’Unione delle Chiese metodiste e valdesi e con i Luterani, nel 1996 con le Comunità ebraiche e ratificò una modifica all’intesa con gli Avventisti. Ad oggi sono sei le confessioni religiose che possono ricevere l’otto per mille. I Battisti hanno firmato un’intesa con lo stato nel 1993, ma rifiutano di ricevere l’otto per mille. Il 4 aprile 2007 la Presidenza del Consiglio ha firmato il concordato con l’Unione Buddista Italiana (UBI), l’Unione Induista Italiana, la Congregazione cristiana dei Testimoni di Geova, la Chiesa dei Santi degli ultimi giorni (mormoni), la Chiesa Apostolica in Italia, la Arcidiocesi ortodossa d’Italia; nella stessa data ha anche firmato la modifica delle intese con la Tavola Valdese e con l’Unione delle Chiese cristiane avventiste del Settimo Giorno.

Dunque, tutte le confessioni religiose si avvantaggiano di questa formula, persino le associazioni laiche per gli scopi più vari, e ciascuno è libero di avvantaggiare l’ente che ritiene più opportuno. Non si riesce a capire cos’è che la Chiesa “rubi” allo Stato, dato che si tratta di assegnazioni volontarie. Si proccupi piuttosto lo Stato di capire perchè i cittadini non devolvono ad esso l’8xmille.

CRITICHE AL MECCANISMO DELL’8X1000

L’aspetto più controverso dell’8 per mille è la ripartizione delle scelte inespresse. Tale ripartizione è attualmente effettuata secondo un criterio proporzionale rispetto alle scelte espresse. Ora è accaduto che solo il 39,62% dei contribuenti esprimesse una scelta, di cui a versare per la Chiesa Cattolica è stato circa il 34% della popolazione, mentre la parte restante (4% circa) ha firmato per lo più lo Stato e alla Tavola Valdese. Il restante 60,38% dei contribuenti non ha espresso alcuna scelta e, secondo la legge, il loro gettito IRPEF va ripartito secondo un criterio proporzionale rispetto alle scelte espresse. In virtù di questo meccanismo, nonostante solo il 35,24% degli aventi diritto avesse destinato nel 2000 il proprio contributo alla Chiesa cattolica, essa ha usufruito dell’87.25% dell’intero gettito dell’8 per mille. Scandalo? In parte (forse), ma la Chiesa non ha alcuna colpa, e il perché è semplice. Possiamo lamentarci di quanto vogliamo, eppure questo sistema è quello di ogni elezione democratica. Alle votazioni della Camera e del Senato in genere va solo il 70-75% degli elettori, eppure vengono assegnati il 100 per 100 dei seggi, in proporzione delle scelte fatte nel voto. E’ una “truffa”? Negli Stati Uniti i presidenti dei singoli Stati e anche il Presidente federale vengono eletti quasi sempre con i voti di poco più della metà di circa il 60% degli elettori, quindi da poco più del 30% dei cittadini. E’ una truffa? Lo Stato italiano con decisione democratica del Parlamento ha deciso che anche – anche! – nel caso dell’8 per mille valga il principio della destinazione in proporzione alle scelte effettuate. O è truffaldino tutto il sistema democratico in quanto democratico? Ammettiamo che un 30% dei cittadini firmi per la Chiesa e un 30% per lo Stato. Delle scelte inespresse entrambi prenderebbero in misura eguale quanto dalla legge è stabilito. Se alla Chiesa si destinasse meno del 34%, è ovvio che prenderebbe ancor di meno. Se al posto della Chiesa, la maggior parte dei soldi venissero destinati ad un ente di ricerca scientifica, allora sarebbe quest’ultimo a far la parte del leone. Non c’è alcun meccanismo di preferenza. Semmai, va detto, è colpa di quei cittadini che non esprimono alcuna preferenza. Se tutti i cittadini esprimessero una loro preferenza, il problema non si porrebbe. Lo Stato non ha fatto altro che elaborare un democratico meccanismo senza il quale sarebbe stato difficile stabilire a chi avrebbero dovuto beneficiare le scelte inespresse.

3) SCONTO IRES

Un analogo discorso può essere fatto a proposito della riduzione dell’Ires (l’imposta sui redditi delle persone giuridiche): si tratta di un’agevolazione che riguarda molti enti non profit; l’articolo 6 del D.P.R. 601 del 1973 la prevede infatti, oltre che per gli enti ecclesiastici, per:

1) gli enti di assistenza sociale, le società di mutuo soccorso, gli enti ospedalieri, gli enti di assistenza e beneficenza;

2) gli istituti di istruzione e gli istituti di studio e sperimentazione di interesse generale che non hanno fine di lucro, i corpi scientifici, le accademie, le fondazioni e associazioni storiche, letterarie, scientifiche, di esperienze e ricerche aventi scopi esclusivamente culturali.

3) gli istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati, e loro consorzi. Hanno inoltre diritto all’aliquota agevolata anche le ex Ipab, come prevede l’art. 4, comma 2 del D.Lgs. 207 del 2001.

Si può notare che si tratta di soggetti caratterizzati dalla rilevanza sociale delle loro attività in favore della collettività, circostanza che giustifica, anche sotto il profilo costituzionale, la previsione di agevolazioni fiscali. Vale il discorso per l’ICI: non riguarda la Chiesa in sé, ma tutti gli enti di natura non commerciale.

4) TASSE DOGANALI, ACQUA, GAS E FOGNE

E’ sottoposto, ad esenzione dall’aliquota di accisa il gas naturale destinato a particolare impieghi, come da elenco di cui alla Tabella A del D. Lgs. 26/10/1995 n. 504 – “Testo unico delle Accise”. Hanno diritto all’esenzione:

– Sedi e rappresentanti diplomatici e consolari;

– Organizzazioni internazionali;

– Forze Armate aderenti alla NATO;

– Forniture dello Stato della Città del Vaticano.

Va detta immediatamente una cosa: a dispetto di quanto facciano vigliaccamente credere gli anticlericali in rete, tutte le chiese in suolo italiano pagano, e senza EVADERE come molti italiani, acqua, gas, e fogne ma, prima di affrontare il resto del discorso, sarebbe opportuno ritornare a fare un passo indietro, riflettere senza paraocchi, con del buon senso e alla luce di quella storia maestra di vita che noi italiani siamo così disposti a dimenticare (o ad ignorare del tutto). Ebbene, carissimi signori, il Vaticano è uno Stato enclave. Enclave è un territorio interamente compreso all’interno di uno Stato, circondato del tutto. Ed è questa la chiave di lettura di tutta questa faccenda confusa ed imbrigliata. Ma andiamo per passi: si è forse questo Stato della Chiesa costituito ieri mattina per poi, non si sa per quali ragioni, esser mantenuto da un altro, in questo caso l’Italia? No. Lo Stato Pontificio esiste da qualche secolo successivo alla caduta dell’Impero d’Occidente e, con i suoi oltre 1500 anni di storia, è certo antichissimo e prestigioso, infinitamente più di quanto lo sia la neonata Italia di appena 150 anni (iniziati male e portati anche peggio, data la scarsa Unità e le forti pressioni scissioniste). Ebbene, questo Stato Pontificio, nel corso della sua storia, ha letteralmente costruito l’Italia centrale. Non è il caso di stare qui a parlare della straordinaria quantità di opere pubbliche (ospedali, ospizi, orfanotrofi, scuole, ponti, acquedotti ecc) che questo Stato del Papa ha regalato all’Italia. Non è il caso di Parlare che l’Università più grande d’Europa, la Sapienza, sia stata fondata da papa Bonifacio VIII (dopo Porta Pia espropriata con la forza), non è il caso di parlare che all’Alma Mater di Bologna, l’università più antica del Mondo (anche essa espropriata), ad aprire l’Istituto di Scienze fu proprio papa Benedetto XIV, che vi fece aprire le cattedre di matematica superiore, meccanica, fisica, algebra, ottica, chimica e idrometria, e lo arricchì con doni di materiali scientifico della propria biblioteca personale; non è il caso di parlare del fatto che l’Italia guadagni all’anno circa 8 mila miliardi di euro per il turismo. Si potrebbe dire: e questo che c’entra? C’entra cari, signori, c’entra: il patrimonio artistico italiano è costituito per il 95% dal patrimonio d’arte sacra che la Chiesa ha commissionato! Senza questa Chiesa, l’Italia non sarebbe la nazione al mondo più bella, quella che più può vantarsi di essere la regina delle arti, perché l’Italia ha avuto la fortuna di avere ben presente sul proprio suolo questa tanto odiatissima e disprezzata istituzione chiama Chiesa Cattolica.

Dati UNESCO alla mano, tutti i governi secolari della storia intera non eguagliano insieme ciò che da sola ha commissionato la Chiesa nel campo dell’arte. Ovunque è arrivato il Cattolicesimo, ivi c’è stata un’esplosione di mosaici e affreschi, di quadri e di fregi, di statue e colonne, di marmi, volte e vetrate dai mille colori; le terre si son riempite di quelle splendide cappelle, chiese, monasteri, abbazie, cattedrali e basiliche che ancora oggi nessun altro luogo delle nostre città può eguagliare in bellezza e prestigio. E non stupisca che sia Roma la città artisticamente più gloriosa del mondo, dopo che i Papi l’hanno trasformata in quel che Michelangelo definiva “il centro dell’Universo per un artista”. Anzi, a dirla tutta, se non ci fosse stato Papa Leone Magno lungo la strada a fermare di persona Attila che aveva intenzione di saccheggiare e distruggere Roma, quest’ultima neppure esisterebbe! Quando la smetteremo di essere ipocriti, per poi guardare in faccia la realtà e scoprire quanta eterna e impareggiabile ricchezza quella Chiesa oggi tanto odiata e offesa ha regalato all’Italia? Eppure non è per taluni ragioni che il Vaticano, non la Chiesa, non paga acqua, gas e fogne. Aggirando il fatto che Roma (escludendo qualche mezzo funzionante acquedotto di epoca romano-antica come la Cloaca Maxima) viva grazie ad importantissimi acquedotti pontifici come l’Acqua Paola, l’Acqua Felice, l’Acqua Pia Antica Marcia, il Peschiera-Capore, si ricordi che queste agevolazioni sono dovute alla semplice motivazione che la Chiesa di tutto fu spogliata con l’Unità d’Italia. Il fatto di pagare al Vaticano acqua, gas e fogne, non solo era ed è un dovere sacrosanto (condizione di cui fra l’altro godono anche ambasciate e particolari organismi per un semplice principi di “cortesia internazionale), ma è anche una necessità logica e politica in quanto il Vaticano è stato messo nelle condizioni di non riuscire ad essere del tutto autosufficiente dato che è stata l’Italia a ridurlo in un territorio tanto misero.

Smontate dunque le finte che accuse che voleva la Chiesa campare grazie ad una montagna di privilegi, e accertato che solo il Vaticano gode di qualche esenzione (come ogni altra ambasciata), siamo sicuri che il modo di risolvere la crisi e risollevare questo Paese sia staccare acqua e gas ad uno Stato di 10 metri quadrati? E’ l’ennesima trovata disperata di un popolo che, invece di fare un minimo di autocritica e individuare realmente i problemi interni dell’Italia (diffusa immoralità, corruzione, delinquenza, evasione fiscale, sprechi e costi della politica ecc), inventa bufale infamanti e cerca di addebitare la crisi alla Chiesa.

Southsun

Questo ricopre di mærda le fole di quei manichini di Avvenire una volta per tutte.

Le bugie hanno le gambe corte, anche se la Chiesa fornisce le sue di trampoli.

Benjamin l'@sino

Lodevole il latinismo che hai usato. Molto “classico”. 🙂

Gargiulo

Si, anche il sexy shop è attività caritativa (aiuta i vecchietti). Mi faccia il piacere !

Sledge

Giusto, recuperare ICI dalla chiesa …. ma anche da tutte le chiese, i D/1 usati come moschee, le varie utenze sateliti di partito , manager politici, coop non sociali… e non si dimentichi di cercare anche i ricchi sfondati senza farsi intimidire dai loro avvocati e fiscalisti che rendendo vita dura allo stato se la cavano con uno sconto del 90% sulle tasse da pagare, che lo stato accetta pur di averli subito !!!

Sbagliato ?

La giustizia fiscale è come la laicità: deve essere fatta fino in fondo, senza mezze misure e senza interpretazioni e letture devianti.

Insomma equità nel prelievo fiscale e laicità devono essere TOTALI.

Federico Tonizzo

@ Sledge:

“e non si dimentichi di cercare anche i ricchi sfondati senza farsi intimidire dai loro avvocati e fiscalisti che rendendo vita dura allo stato se la cavano con uno sconto del 90% sulle tasse da pagare, che lo stato accetta pur di averli subito”

CERTO! A cominciare da Berlusconi e da tutti i suoi correi.

Ratio

E senza dimenticare tutti i furfanti che nascondono i capitali nello IOR, vero Sledge?

sledge

certo….IOR, coop, associazioni e lor presidenti pro tempore e/o onorari , e ricchi padroni (berlusca, dalema, finii, ecc, ecc).

Alessio

Bravi sardi! Giusto, farlo dappertutto. Coraggio sindaci. Fate pagare le tasse sugli immobili anche alla Chiesa. Ne ha tanti e lucra e quindi deve sborsare il dovuto allo stato come ogni cittadino onesto.

dissection

Evidentemente “cittadino onesto” e “Chiesa” sono concetti tra loro antitetici e inconciliabili.

Paul Manoni

Uh, a proposito di ICI…

In Senato si stanno discutendo gli emendamenti. Il Governo ha appena dato parere NEGATIVO a quello presentato dai Radicali, circa il pagamente dell’ICI da parte della CCAR.
Non sarete mica stupiti spero…? 😉

Paul Manoni

Stavo segunedo in diretta i lavori…Ho spento tutto. 👿

Federico Tonizzo

Potessimo “spegnere” questi CRIMINALI con un pulsante come hai fatto tu con la tv… 😐

Bismarck

Un solo comune per quanto grandicello (70.000 abitanti) 148.000 € di ICI. Perchè questo calcolo non lo fanno tutti i comuni? Solo per informazione, visto che questi la greppia non la vogliono mollare.

Vincenzo P

Giusto per essere imparziali, la cgil ha tantissime sedi in tutta Italia dove non paga l’ici, a parte il fatto che quando compilano le dichiarazioni dei redditi degli iscritti e non, si fanno pagare l’extra, oltre al contributo statale che già ricevono per ogni dichiarazione compilata. Il magna magna si annida dappertutto. Salve.

Volo alto

Nel piccolo comune dove abito (quindicimila abitanti) sul lago Maggiore il parroco mi ha inviato, tramite le sue piazziste il bilancio economico della sua ditta.
INCASSI:
Offerte candele e lumini (8o mila euro)
offerte messe (95 mila euro)
Affitti (15 mila euro)
Lasciti delle plagiate (11 mila euro)
Contributo ASL ? (8000 mila euro)
Altro per un totale di 245 mila euro

Purtroppo le uscite sono state 361 mila euro e quindi mi chiede un gentile contributo con la
promessa che mi ricorderà nelle sue preghiere.
Non vi elenco le uscite per non rovianarvi la serata!
Aggiungo che il patrimonio immobiliare (commerciale) degli ecclesiastici è incredibile.

nadia

sarei curiosa di conoscere le uscite…hanno uscite per 361.000 euro???? e che fanno??

Volo alto

@ nadia, le spese documentate sono:
Riscaldamento, luce, telefono per 45mila euro
tasse e assicurazioni 20 mila euro
il resto è impalpabile tipo: spese generali, culto, stipendi sacerdoti, manutenzuione.
Ti chiederai dove sono le opere di carità? sono partite di giro, ovvero:
Giornata missionaria, pro seminario, borse di studio per il seminario, solidarietà per i poveri,colletta terra santa, colletta carità per il papa, terremotati di Haiti, università Cattolica e così via.
Sono cioè iniziative, a latere, che non rientrano nel computo del bilancio!

dissection

E’ così in tutte le parrocchie di cui sento parlare da tutta la gente che conosco; pare che non esista una parrocchia in grado di far quadrare i conti, ma in vatic.ano non gli insegnano niente? O solo che i soldi li devono dare i cittadini (italiani)?

Diocleziano

Volo Alto,
di’ al parroco di non rivolgersi a dio, ma di rivolgersi a un commercialista.
Una qualsiasi attività, con quel bilancio, sarebbe stata dichiarata fallita e chiusa.

Alterego

17 agosto 2005 decreto legge n. 163, il governo Berlusconi stabilisce l’esenzione totale dell’ICI per tutti i beni della Chiesa ecc…ecc questo è solo un piccolo frammento del libro “Chiesa Padrona” di Michele Ainis e troppi ce ne sono di libri che ci informano di tali cose, non per ultimo anche “Perchè non possiamo essere cristiani” di Odifreddi.
Si dovrebbe iniziare a dare copiosa diffusione di quanto costa agli italiani il Vaticano.
Tagli ovunque, in alcuni reparti di ospedali non ci sono quasi più letti per i ricoveri e si continuano a dare milioni per le scuole cattoliche?
L’Italia feudo del Vaticano! Quando finirà sta storia?
Una emorragia costante nella economia di un Paese che rischia di ritrovarsi come la Grecia e noi stiamo ancora a riportare, a fare da cassa di risonanza a quello che dice il sig. Bertone.
Ma per favore!
Sorgi Italia!!!!!!

Federico Tonizzo

“Si dovrebbe iniziare a dare copiosa diffusione di quanto costa agli italiani il Vaticano.”
CERTO. Io lo faccio… ma solo verso le mie conoscenze, naturalmente, poichè non conosco tutti gli italiani.
La cosa migliore sarebbe che TUTTI gli atei diffondessero verso le loro conoscenze queste notizie: se gli atei sono grossomodo un sesto della popolazione, l’obiettivo dell’informazione di tutti gli italiani dovrebbe essere cosa facile…

Benjamin l'@sino

In un comune di 70.000 abitanti la mancata riscossione dell’ICI comporterebbe una perdita d’introito di soli 148000 euro? Ovvero, la mancata riscossione dell’ICI comporterebbe un aggravio di spesa, per gli altri contribuenti, di soli 2,11 euro a testa l’anno? Ovvero, una famiglia di quattro persone si ritroverebbe a perdere meno di 10 euro l’anno per le elusioni della chiesa? Francamente, mi sembra una stima assai poco credibile, per difetto. Sicuri che quel sindaco abbia fatto i conti a dovere? O è stato un po’ troppo prudente per ottenere i classici due piccioni con una fava? (accontentare con una cifra simbolica gli elettori giustamente intransigenti senza scontentare sostanzialmente la chiesa) Francamente, mi sembra un dato piuttosto bizzarro.

serlver

Almeno ritornano indietro un po’ di soldi elargiti con l’8×1000

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