Fanatismo e religione

Stefano Marullo*
Fotina Marullo 2

Comunque si voglia declinare il fanatismo, una delle sue caratteristiche più odiose è quell’ insopprimibile vocazione a “passare” sopra le persone in nome di una verità considerata ineccepibile. Il “sacrificio della ragione”, richiesto ad Abramo, una delle figure più truci del Vecchio Testamento – venerato da ben tre religioni! – disposto a immolare il figlio per obbedire a Dio, ne è l’esempio lampante. Le religioni, portatrici di verità assolute, sono le candidate ideali perché il morbo del fanatismo possa attecchire e prosperare.
Agostino d’Ippona, che ha scritto lunghe e suadenti pagine sull’amore di Dio e verso Dio, non disdegnava di chiedere all’imperatore di ammazzare quei cristiani che non la pensavano come lui. Il filosofo preferito dal teologo Joseph Ratzinger arrivava ad affermare di preferire lo stupro e l’incesto alla masturbazione e all’omosessualità. Parecchi secoli dopo, cronaca recente, in Brasile una bambina di solo 9 anni, abusata dal patrigno, rimane incinta e viene fatta abortire, e il suo vescovo, card. Sobrinho, emette una solenne scomunica perché “lo stupro è meno grave dell’aborto”.
Lungi dal pensare che il fanatismo sia appannaggio della sola religione cristiana, né che le verità assolute siano una “specialità” delle sole religioni. Pure, la prima ha avuto una “palestra” di parecchi secoli. Come i truculenti racconti sui Padri del Deserto, che alla fine del III secolo, si ritirarono in Egitto, per vivere in penitenza allo stato brado, in vermicai, girovagando nudi e autoflagellandosi e cibandosi solo di erbacce selvatiche, in preda al delirio e alle allucinazioni demoniache. Laddove il fanatismo cammina a piè pari con l’ignoranza. Ai suoi tempi il buon Erasmo dovette sferrare un attacco senza precedenti contro la superstizione che arrivava a riconoscere poteri taumaturgici alla “sporcizia” e all’ “ignoranza” – esistevano persino una santa sporcizia e una santa ignoranza!
Poi, che dire, la storia si ripete sempre nei suoi pregiudizi e nella sua crudeltà: i cristiani accusati di rapire i bambini per fare sacrifici umani a loro volta divenuti maggioranza accusarono gli ebrei (dal 1200) di rapire i bambini cristiani per ricavarne sangue per i loro sacrifici o per perpetuare la crocifissione di Gesù. In fondo, l’abbiamo scritto tante volte, il Vecchio Testamento è pieno di pagine di inaudita violenza, dove la difesa della verità passa necessariamente per lo sterminio del prossimo.
Il fanatismo ha operato anche come fattore omissivo. Il Padre della Chiesa Gregorio Nazianzeno riteneva, per esempio, che la medicina fosse inutile e che bastasse l’imposizione delle mani consacrate sui malati. Nella seconda metà del XVI secoloPio V vietò la dissezione dei cadaveri – per molto tempo la Chiesa credette che vi fosse nel corpo un osso indistruttibile che sarebbe stato il nucleo del corpo per la risurrezione –  e ordinò ai medici di rifiutare le cure ai malati che non si fossero prima confessati entro tre giorni perché l’infermità del corpo nasce spesso dal peccato. Nel 1489 il Malleus maleficarum sosteneva che la magia è più consona alle donne e che le streghe erano responsabili del maltempo – si stima che nella sola Germania fra il 1450 e il 1550 siano state messe a morte circa 100.000 “streghe”.
La verità può fare ubriacare, non c’è che dire. Nel celebre Sinodo di Efeso i vescovi si batterono gli uni contro gli altri a colpi di bastone – oggetto il dogma trinitario – finché dopo che una delle fazioni ebbe sgombrato il campo di battaglia, lo Spirito Santo si decise a parlare. In realtà il dogma trinitario, come è stato fatto osservare, deriva dal Paganesimo, in tutte le grandi religioni ellenistiche c’era una trinità, c’era una dottrina trinitaria nella religione dionisiaca, precisamente Zagreo, Fane e Dioniso, in Italia c’era la triade capitolina Giove, Giunone, Minerva. Nell’Induismo e nel Buddismo era comune il simbolo trinitario sotto forma di divinità tricipiti, ma…questa è un’altra storia.
Per non limitarci al Cristianesimo, va ricordato, per quanto riguarda i popoli nordici, che la religione dei vichinghi non impediva loro di divertirsi a lanciare in aria i neonati e farli cadere sulla punta delle loro lance oppure a spaccarne la testa al muro. Con un pensiero ai nuovi “vichinghi”, come mr. Breivik in Norvegia, cronaca recentissima, le cui credenze non solo non gli hanno impedito di uccidere un centinaio di persone ma forse lo hanno anche galvanizzato. Quanto alla religione indù la pratica del sāti, ovvero quella di bruciare le vedove insieme ai cadaveri dei mariti, sopravvive ancora nelle campagne. Un po’ meglio va con i pigmei Mbuti, ai quali la credenza che gli spiriti della foresta sono molto sensibili al “rumore” da cui potrebbero essere disturbati fa evitare qualsiasi discordia. Un po’ peggio va ai Keraki della Nuova Guinea, dove i rapporti sessuali con gli uomini non sono una libera scelta, ma fanno parte dei riti della pubertà di ogni ragazzo: i ragazzi praticano la fellatio a uomini più anziani allo scopo di ingerirne lo sperma, secondo la comune credenza che il seme faccia aumentare la loro forza virile. Ancora, durante la guerra anglo-boera, gli inglesi rimanevano basiti dagli zulu, i quali solevano squartare i corpi dei nemici dopo averli uccisi: non era però crudeltà ma un atto di pietà. Per gli zulu infatti, in questo modo, l’anima veniva “rilasciata”. Che dire poi delle migliaia di persone che si accalcano sul fiume Gange o alla Mecca, calpestandosi a vicenda, con decine di morti ogni anno, per “purificarsi”. Perfino il “mite” Buddhismo conosce pagine di inusitata crudeltà.
Sull’Islam fanatico si potrebbero scrivere intere pagine. Per chi è forte di stomaco, suggerisco il sito www.nogod.it, che ha un “osservatorio sull’Islam”. Ma basterebbero le pagine di chi, come Khalida Messaoudi, da musulmana, nel suo libro “Una donna in piedi”, ha denunciato gli orrori della GIA, il braccio armato del Fis algerino, o le lunghe pagine di Oriana Fallaci nei suoi ultimi libri, tra le quali spicca un episodio nel quale il “passare” sopra alle persone non è solo una figurazione letteraria ma si materializza con allucinante naturalezza: “Finita la guerra del Bangladesh a Dacca nello stadio furono giustiziati 12 giovanotti impuri a colpi di baionetta nel torace e nel ventre alla presenza di ventimila fedeli che dalle tribune applaudivano in nome di Allah. Dopo i dodici giovanotti ammazzarono anche un bambino che per salvare il fratello condannato a morte s’era buttato fra i giustizieri. Gli schiacciarono la testa con gli scarponi da militare. Concluso lo scempio i ventimila fedeli lasciarono le tribune e scesero nel campo e in maniera ordinata passarono sopra i cadaveri salmodiando Allah akbar” (da “La rabbia e l’orgoglio”). O i fatti di Olanda, l’uccisione del regista Theo Van Gogh, i tentati omicidi in Danimarca e in Svezia contro i disegnatori delle vignette su Maometto. Con i fondamentalisti evangelico-cristiani pro-life americani, costoro sono avviati davvero sulla strada dell’ecumenismo della crudeltà. C’è finanche un oscuro episodio, riportato da Albert Caraco nel suo “Breviario del caos”, in cui si parla dei mongoli musulmani che durante il Medioevo massacrarono almeno 30.000 pellegrini buddisti che andavano loro incontro con i fiori cercando di intenerirli.
Un’altra caratteristica da non sottovalutare è che tutti i fanatici si assomigliano tra di loro a prescindere dalla loro appartenenza religiosa. Osama Bin Laden considerava il secolarismo un crimine da punire e riteneva che per questo Dio avesse reso possibile l’11 settembre. Ma queste convinzioni non sono molto diverse da leader cristiani evangelici della risma di Jerry Falwell che proprio a proposito dell’11 settembre ebbe a dire: “Abbiamo fatto arrabbiare Dio. I pagani e gli abortisti e le femministe e i gay e le lesbiche e tutti coloro che stanno seguendo uno stile alternativo di vita tentando di secolarizzare l’America, io punto il dito contro di loro e dico voi avete permesso che ciò accadesse”.
Si è già detto che abbiamo conosciuto ideologie totalitarie diverse dalle religioni, ma assai imparentate, in nome delle cui verità si è incoraggiata l’eliminazione fisica dell’avversario. Scrive Richard Dawkins, in “L’illusione di Dio”: “Non tutti gli assolutismi derivano dalla religione, ma è abbastanza difficile difendere i principi morali assolutisti su basi diverse da quelle religiose”. Persino il cosiddetto “ateismo di Stato”, talvolta teorizzato, qualche volta praticato – nelle rivoluzioni moderne spesso più anticlericalismo che ateismo, come un capitolo della lotta contro le classi dominanti laddove le caste religiose sono state in combutta con altrettanti classi politiche – è una nefandezza intollerabile prima che una immane sciocchezza, quasi peggio che la “religione di Stato”.
Senza negare che esistono religioni in cui l’ateismo non è considerato un peccato ma un modo diverso di interfacciarsi con l’esistenza, dove la condanna dell’errore non contempla mai quella dell’errante, dove la propria verità va sotterrata in nome di un atto di pietà, dove l’umanesimo è considerato l’orizzonte comune oltre le differenze. Esistono, certamente. Forse. E’ che in questo momento, ma sarà un vuoto di memoria sicuramente, non me ne viene in mente nessuna.

* Laureato in Storia, ha compiuti studi di filosofia e teologia. E’ membro dell’Attivo del Circolo UAAR di Padova.

Post scriptum: a seguire un remake di un vecchio decalogo di un gruppo umanista anglosassone, un simpatico pro-memoria della serie “Fanatismo? No grazie”, per ricordarci che…la Birra (e non solo) è meglio di Dio! La realizzazione grafica è di Davide Guglielmo, curatore del sito www.diononesiste.it

birra
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