Brescia, si risolve il ‘caso’ Jamila

Nei giorni scorsi un docente di un istituto superiore ha scritto una lettera a BresciaOggi per segnalare che una studentessa di una prima superiore di origine pakistana (a cui è stato in seguito attribuito il nome di fantasia di ‘Jamila’) non veniva più a scuola. “Troppo bella” per non suscitare le attenzioni dei suoi coetanei, la sua famiglia, nonostante il buon rendimento scolastico, aveva deciso di ritirarla. La mancanza di notizie ha in seguito fatto pensare a un rientro forzato in patria o addirittura a sviluppi tragici come quelli che hanno avuto per vittima Hina Saleem: di ieri è tuttavia la notizia che, grazie a una mediazione in questura condotta in presenza del console e di rappresentanti della CGIL, la ragazza, che era stata costretta a restare in casa, rientrerà domani a scuola. Le è stato garantito esplicitamente che non sarà costretta a tornare in Pakistan. La decisione di rientrare nella terra d’origine, ha sostenuto il console, sarebbe stata presa in seguito alla morte del padre, ma non ci sarebbe stato alcun matrimonio combinato in programma.

Raffaele Carcano

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15 commenti

Federico Tonizzo

Speriamo bene…
Ma temo che finchè “Jamila” resterà sotto la “tutela” di qualche parente islamico non ci sia da stare del tutto tranquilli 🙁

#Aldo#

Visto che è «troppo bella per non suscitare le attenzioni dei compagni», si potrebbe affidarla alla tutela del Presidente del Consiglio. Magari è pure una nipote del presidente pakistano, che ne sappiamo noi?

P.S. E’ una battuta che intende essere spiritosa, non offensiva.

Luigi Tosti

Se fosse stata una racchia il professore e le cosiddette “Autorità” non sarebbero intervenute o, forse, sarebbero intervenute per pagare il biglietto per il rientro in Pakistan

Stefano Grassino

Una tutela serve, anzi è indispensabile. Il problema si pone quando la tutela è figlia di una mentalità retrograda, talebana o cattotalebana.

Nathan

Mi sembra di aver letto che la ragazza ha 19 anni, quindi è maggiorenne. Non esiste quindi nessun appiglio legale da parte dei parenti per coartare la sua volontà.
(rispondendo alla battuta spiritosa di Aldo, potrebbe pure andare alle feste di Arcore e farsi alloggiare all’Olgettina, senza mettere nei guai ulteriori lo psiconano farabutto primo ministro, nonchè strenuo difensore dei valori cattolici della famiglia

Matelda

Alla ragazza è stato proibito dai fratelli di uscire da casa e quindi di andare a scuola. Che c’entrano la CGIL, il console o trattative varie? Secondo la legge italiana questo si chiama “sequestro di persona” e come tale deve essere punito con l’arresto dei fratelli colpevoli, prima di tutto. Ma evidentemente non siamo più in uno stato di diritto e la legge non è applicabile agli islamici. E’ questo il multiculturalismo e, se non siamo d’accordo, vuol dire che siamo razzisti.

Soqquadro

Non lo siamo mai stati, con le fesserie religiose si usa “il dialogo” solo i laici “possono morire”

Paul Manoni

Matelda, me lo sono chiesto anchio, e poi ho trovano la spiegazione piuttosto semplice. I fratelli e la madre, si sono limitati a ritirarla da scuola, dicendo che la ragazza sarebbe rientrata in Pakistan. Non c’e’ stato nessun reato quindi nei suoi confronti.

Matelda

Paul Mannoni, forse hai ragione. Ottima scappatoia per le istituzioni italiane, anzi forse sono state proprio loro a suggerirlo ai fratelli pakistani.

Soqquadro

Ma il fatto che fosse confinata in casa in attesa di essere mandata in Pakistan continua a non sembrarmi così legale..

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