L’Università di Firenze val bene una messa ?

Al Rettore dell’Università degli Studi di Firenze
Apprendiamo che Lei ha inviato un messaggio al personale e agli studenti dell’Università di Firenze per comunicare che “in occasione della cerimonia d’inaugurazione dell’Anno Accademico 2010-2011 dell’Università degli Studi di Firenze, Sua Eccellenza Monsignor Claudio Maniago, Vescovo Ausiliare di Firenze, celebrerà la S. Messa per gli universitari venerdì 3 dicembre 2010 alle ore 9 presso il Battistero”, messaggio che si conclude con “Alla S. Messa sono invitati tutti i dipendenti e gli studenti dell’Università di Firenze”.
Riteniamo questa comunicazione fuori luogo e lesiva del supremo principio costituzionale della laicità dello Stato. Il dovere delle Istituzioni dovrebbe essere quello di non preferire alcuna concezione del mondo sulle altre, sia essa cattolica, atea o altro. Dipendenti dell’Università atei e agnostici si sono trovati a disagio di fronte a questa comunicazione e si sono rivolti alla nostra associazione, ma il disagio segnalato può abbracciare anche cristiani di altre confessioni, musulmani, buddisti, chi è di altre chiese, chi è di nessuna chiesa ed anche tanti dipendenti e studenti di confessione cattolica romana che ritengono preferibile mantenere la loro attività religiosa separata dall’ambito lavorativo.
Vogliamo ricordarLe che le scelte di coscienza sono dati sensibili e se la partecipazione alla benedizione è facoltativa (ci mancherebbe!) è anche vero che si rende pubblico l’andarci o meno. Non vi è ragione alcuna perché questa informazione sia resa manifesta in orario di lavoro e sul luogo di lavoro. Il Tribunale di Strasburgo (sentenza Corte Europea del 21/2/2008) ha ribadito che non si deve mettere un cittadino nella condizione di rivelare il proprio credo o la propria convinzione filosofica non confessionale.
Non è dunque questione che attiene ad un peraltro inesistente scontro tra laici e cattolici: l’atto da Lei compiuto è segnale di confessionalismo, di preferenza istituzionale verso una specifica confessione religiosa da cui consegue l’indicazione di uniformare la vita sociale e lavorativa alle regole di una specifica confessione. Per evitare disparità di trattamento e preferenze più o meno esplicite da parte dei rappresentanti istituzionali verso una sola opzione spirituale a danno delle altre è indispensabile lasciare la piena libertà ai dipendenti di svolgere fuori dall’orario di lavoro e dal luogo di lavoro le attività extralavorative che preferiscono.
Proprio per questo ci pare discutibile l’iniziativa in questione che, è bene ricordarlo, si svolge in orario di lavoro e da qui sorge spontanea una domanda: quale tipo di trattenuta verrà fatta a chi parteciperà alla Messa? In tempi di caccia al fannullone non riteniamo possibile che una Messa assolva dall’assenza dal posto di lavoro.

Marco Accorti, circolo UAAR di Firenze

18 commenti

Stefano Grassino

Bravo Marco, ma giunti a questo punto chiedo: si può pretendere in via ufficiale, i nominativi ed il rendiconto delle buste paga di coloro che sono andati a messa? E’ vero che il rettore può invocare il segreto d’ufficio ma lui stesso avendolo violato, potrebbe essere messo quantomeno in difficoltà……….

Otzi

E’ molto più di una discutibile iniziativa. E’ in sé un atto rivelatore di spregio della Laicità nelle Istituzioni statali da parte di una certa qualità di sedicenti “laici”.

Flavio

Bella lettera, bravi. A parte la Messa maiuscola, che va scritta in minuscolo.

Roberto Grendene

per chi si assenta dal proprio posto di lavoro per attività extralavorative (quali la messa) provvedimenti disciplinari subito

ministro Brunetta, e’ in ascolto, ci sono fannulloni organizzati?

Massimo

Vivo a Firenze e posso dire questo: il capoluogo della mia regione – come la regione tutta, del resto – non è certo noto per le sue simpatie incondizionate e sviscerate per Don Camillo… Chissà che le cose non siano in parte cambiate dacché la Signoria è in mano a un giovane sindaco – giovane potente in un paese gerontocratico (cosa che, di per sé, fa pensare a “forti appoggi”) -, graditissimo a gente come Paola Binetti (leggi: Opus Dei), la quale, all’epoca delle elezioni amministrative locali, parlò di lui come del “candidato ideale”. Non spiego se mi sono capito…

Massimo

Cito dall’articolo citato

“Spiega Carlo Sorrentino, delegato per la comunicazione dell’ateneo: “La messa non è organizzata dall’università ma, come ogni anno, dalla curia, e il rettore partecipa come gesto di cortesia. A cambiare è solo il canale di comunicazione. Dallo scorso anno utilizziamo la posta elettronica per segnalare agli studenti iniziative dell’ateneo, come le assemblee, ma anche di istituzioni esterne che possono essere di loro interesse, per esempio i concerti del Maggio”. “Ma la sostanza – conclude – non cambia: chiunque è libero di partecipare alla messa o di cestinare la mail”. Così come, aggiunge, “chiunque ha il diritto di assistere alla cerimonia nel Salone dei Cinquecento”. Anche se, dagli studenti, un invito per Palazzo Vecchio non è stato ricevuto”.

Traduzione dal rettorese all’italiano:

“Si vuole negare all’università di Firenze il diritto allo spamming, già ampiamente concesso ai produttori del viagra?”

Federico Tonizzo

Il Vaticano, come un cancro, continua a metastatizzarsi in Italia (e altrove) succhiando le energie dell’organismo che invade 👿
E la quasi totalità dei politici, e non solo dei politici, lo aiuta pure 👿

ser joe

Caro Rettore che regge i cordoni (ho detto cordoni…) al clero che fine ha fatto la privacy? e il liberio arbitrio? e l’art. 3 della Costituzione dello Stato Italiano che le paga lo stipendio?

Aldo

Grazie Marco, bellissima lettera, le hai dato diffusione? Brunetta, Gelmini, altri enti e autorità coinvolte?
Se il Rettore non ne terrà conto bisognerebbe fargli causa, mi prenoto per un contributo.

Giorgio Villella

Mi unisco agli altri che hanno scritto che è una lettera molto ben fatta.

MA:
Come mi spiegò molti anni fa il giurista Emilio Rosini, le lettere di protesta alla pubblica amministrazione non servono a niente, sono pura perdita di tempo; loro leggono, archiviano e non ci pensano più; non sono tenuti a rispondere e infatti non rispondono MAI (tanto più che proprio non gli converrebbe rispondere).
Bisona fargli una diffida e se persistono si deve ricorrere al Tar o alla corte dei conti che obblighi l’amministrazione a recuperare parte dello stipendio dal personale amministrativo che in orario di ufficio andasse a messa.
Circa 5 anni fa a Palermo si ottenne in questo modo di far fare marcia indietro al rettore sulla messa per l’inaugurazione dell’anno accademico. Da qualche parte nel nostro sito ci deve essere la relativa documentazione.

Secondo me il circolo di Firenze è ancora in tempo per organizzare una conferenza di qualche prestigioso docende, anche pensionato, della locale università (nostro amico), in un locale prestigioso dell’università stessa e ottenere che il rettore mandi un comunicato a tutto il personale, docente e non docente, con indicato che (alla stessa ora della messa) si terrà la “nostra” conferenza sulla “importanza della laicità per la ricerca scientifica”, oppure sugli “ostacoli che storicamente le religioni hanno posto alla ricerca scientifica”, oppure sulle “radici del relativismo nella nostra cultura”, ecc. Dovrebbe essere facile trovare tra i docenti chi ci sostiene e non è detto che il rettore, che magari ha solo seguito l’abitudine di far fare messa, non sia contento di interromperla per il nostro intervento.

A Padova anni fa andai di fronte alla chiesa dove erano stati invitati alla messa tutti i docenti (due/tre mila) e i dipendenti della nostra università in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico; contai, compresa una vecchietta con la sporta e una bambinetta tenuta per mano e altri improbabili universitari, solo poco più di 60 partecipanti!

POPPER

L’italia dei papisti più papisti del papa, rettori, presidenti delle regioni, il governo, in Parlamento, nei comuni, nella COOP, nei consultori, negli ospedali, nelle scuole, ecc…ecc… insomma, sacerdoti di una nuova religione di stato, quella dei papisti vaticaliani.

Se andiamo avanti così ci sarà davvero la rivolta degli atenei e delle università, in cui i rettori dovranno essere cambiati al vertice, prima o poi, non possono continuare a provocare, anche se ciò, a questo punto, fa bene alla presa di coscienza degli studenti che finalmente si sentiranno di essere maggiormente incalzati e reagiranno con più determinazione nel respingere e combattere una violazione grave e istituzionalizzata contro il principio della laicità dello stato.

Serve una massiccia risposta all’arroganza del rettore e all’invedenza e interferenza indebita e anticostituzionale della ccar.

Cari studenti, sono con voi per dire “No” al Rettore e ai suoi deliranti inviti.

cesare b

“Il Tribunale di Strasburgo (sentenza Corte Europea del 21/2/2008) ha ribadito che non si deve mettere un cittadino nella condizione di rivelare il proprio credo o la propria convinzione filosofica non confessionale” .
Parole sante.
Peccato che nella discussione apertasi qui alla fine di ottobre sull’argomento “Regno Unito, campagna non religiosa per il censimento” si lodasse il metodo di quei Paesi in cui il questionario pone domande anche riguardo all’appartenenza religiosa e si deplorasse altamente che in Italia cio’ non avvenga, attribuendo la cosa a sordide manovre della Chiesa Cattolica, desiderosa – a vostro dire – di nascondere quanti seguaci di altre religioni o atei ci siano in Italia.
Mettetevi un po’ d’accordo con voi stessi.
Saluti.

Giorgio Villella

cesare b. scrive, alle 21:55
“Il Tribunale di Strasburgo (sentenza Corte Europea del 21/2/2008) ha ribadito che non si deve mettere un cittadino nella condizione di rivelare il proprio credo o la propria convinzione filosofica non confessionale”.
e commenta: “Parole sante”.

Io dico *santissime*; infatti in Italia, Stato senza religione di stato (abolita dalla costituzione nel 1984), ci sono due ore di religione cattolica settimanali all’asilo e alle elementari e una alle medie inferiori; le famiglie di genitori atei (circa 10 milioni di cittadini italiani) se non vogliono che i loro figli si avvalgano di questo insegnamento, sono costretti a far allontanare i loro bambini dalla loro aula e dai loro compagni; questo mette proprio quei genitori (con pesanti conseguenze per quei bambini) nella condizione di rivelare la propria convinzione filosofica non confessionale.
E la sentenza da te citata ci da ragione!

Rispetto ai rilevamenti statistici dall’Istat in Italia, rilevare quanti sono i cittadini atei e quanti delle varie religioni, non viola la privacy, perche’ questi rilevamenti sono segreti ed e’ reato renderli pubblici; si pubblicherebbero solo il numero totale di atei, eventualmente nelle varie regioni, per sesso, per eta’, per titolo di studio, ecc.

Diocleziano

Forse i nominativi di un censimento rimangono riservati, mentre i partecipanti a una funzione pubblica sono visibili da tutti… Eh, Cesare? Impiega meglio il tuo tempo.

Massimo

In riferimento a cesare b e alla luce di quanto giustamente afferamato da Diocleziano

Bisogna “contestualizzare”, sai com’è…. come ci sono cittadini più “uguali” di altri, ci sono preti più preti di altri – mi tocca difendere buddisti, raeliani e avventisti del settimo giorno, guarda un po’ tu…

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