Lo scherzo da preti del Concordato

Piergiorgio Odifreddi*

Piergiorgio Odifreddi

Siamo in tempo di finanziaria, e di una controversa e dolorosa manovra correttiva. Il governo spreme a destra (poco) e a manca (molto), ma si guarda bene dal ricordare che metà della manovra potrebbe essere evitata semplicemente rifiutando alla Chiesa le elargizioni che ogni anno le vengono profuse a piene mani, partire dall’otto per mille. Che, è bene ricordarlo, è anch’esso un’invenzione di Giulio Tremonti: non il sessantatreenne Ministro dell’Economia e delle Finanze di Berlusconi nel 2010, ma il trentasettenne consigliere economico di Craxi nel 1984.
Sarebbe comunque ingiusto e antistorico aggiungere, alle reali responsabilità del governo socialista di quegli anni, anche quella fittizia del Concordato. In fondo, gli accordi di Villa Madama del 18 febbraio 1984, e le norme attuative del 25 marzo 1985, non erano altro che una revisione dei Patti Lateranensi firmati da un altro (ex) socialista, Benito Mussolini, l’11 febbraio 1929.
E sarebbe altrettanto ingiusto e antistorico attribuire al regime fascista le responsabilità del Concordato. Lo stesso Duce, parlando il 13 maggio alla Camera, aveva infatti candidamente spiegato i vantaggi che gliene sarebbero derivati, facendo sua un’istruzione di Napoleone al Re di Roma: “Le idee religiose hanno ancora molto impero, più di quanto si creda da taluni filosofi. Esse possono rendere grandi servizi all’umanità. Essendo d’accordo col Papa si domina oggi la coscienza di cento milioni di uomini”.
Fu per questo che la Francia di Napoleone firmò col Vaticano un Concordato nel 1801. E lo stesso fecero l’Austria di Francesco Giuseppe nel 1855, l’Italia di Mussolini nel 1929, la Germania di Hitler nel 1933, il Portogallo di Salazar nel 1940, e la Spagna di Franco nel 1953. L’alleanza tra i regimi totalitari e la Chiesa aveva dunque una lunga storia, e fu proprio la conferma di quest’alleanza a deludere gli oppositori democratici del fascismo nel 1929: non soltanto Benedetto Croce, uno dei 6 senatori su 316 che votarono contro, ma anche don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi.
Il giorno dopo la firma dei Patti, quest’ultimo scrisse sconsolato a don Simone Weber: “Insegnare a stare in ginocchio va bene, ma l’educazione clericale dovrebbe anche apprendere a stare in piedi”. Per tutta risposta, il 13 febbraio Pio XI indirizzò all’Università Cattolica di Milano un discorso passato alla storia, in cui disse: “Forse a risolvere la questione ci voleva proprio un Papa alpinista, immune da vertigini e abituato ad affrontare le ascensioni più ardue. E forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza ci ha fatto incontrare: un uomo che non avesse le preoccupazioni della scuola liberale”.
In quei giorni del 1929 scese il sipario sulle speranze risorgimentali di Giuseppe Mazzini e Massimo d’Azeglio. Ma anche sulla realpolitik unitaria di Cavour, espressa dalla formula: “Libera Chiesa in libero Stato”. E addirittura sul laicismo di Giovanni Gentile, che sul Corriere della Sera del 30 settembre 1927 aveva inutilmente affermato: “Se, come notava il Manzoni, ci sono utopie belle e brutte, questa della conciliazione non è da mettersi fra le prime”. Nella sua dichiarazione di voto contrario al Senato, Croce si era invece limitato a dire più debolmente: “La ragione che ci vieta di approvare non è nell’idea di conciliazione, ma unicamente nel modo in cui è stata attuata”.
Il Concordato clerico-fascista era comunque storicamente comprensibile e politicamente giustificato, perché di esso beneficiarono sia il clero che il fascismo. Molto più difficile da comprendere e giustificare è invece il recepimento di quello stesso Concordato nell’articolo 7 della Costituzione della Repubblica Italiana, che recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi”.
Nel suo discorso alla Costituente, e nell’istruttiva Storia quasi segreta di una discussione e di un voto pubblicata nell’aprile 1947 su Il Ponte, Pietro Calamandrei fece notare l’assurdità della formula iniziale, che fu attaccata in aula anche da Croce e Vittorio Emanuele Orlando. Una costituzione, infatti, dev’essere un monologo e non un dialogo, e sarebbe stato altrettanto ridicolo inserirvi una formula che proclamasse solennemente: “L’Italia e la Francia sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrane”. Calamandrei notò che però, sorprendentemente, a difenderla fu Palmiro Togliatti, nella seduta del 23 gennaio 1947, “con argomenti che per la loro ortodossia meritarono il pieno plauso della Civiltà cattolica”.
Anche il recepimento dei Patti Lateranensi nella costituzione di uno stato laico, repubblicano e democratico era incongruo. Essi si aprivano infatti con un’invocazione alla Santissima Trinità, e nell’articolo 1 proclamavano il cattolicesimo come religione di Stato. Inoltre, facevano un esplicito richiamo allo Statuto Albertino del 1848, e recavano la firma del Duce e il marchio del fascismo. Infine, concedevano ai cattolici privilegi in aperta contraddizione con il resto della Costituzione. In particolare, con l’articolo 3, che stabilisce che “i cittadini sono uguali di fronte alla legge, senza distinzione di religione”. E soprattutto con l’articolo 20, che afferma che “il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d’una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, nè di speciali gravami fiscali”!
Com’è stato dunque possibile che il famigerato articolo 7 sia finito nella Costituzione? Come suggerisce Calamandrei, per capirlo bisogna andarsi a rileggere gli atti delle discussioni preparatorie, e soprattutto delle sedute plenarie tenutesi all’Assemblea Costituente dal 4 al 25 marzo 1947, culminate nelle dichiarazioni di voto di De Gasperi, Nenni e Togliatti.
Come si ricorderà, da oppositore del fascismo De Gasperi si era drizzato contro i Patti Lateranensi. Da capo del governo, aveva ormai appreso anche lui a stare in ginocchio. Prendendo per la prima volta la parola alla Costituente, dichiarò che “senza la fede e senza la morale evangelica le nazioni non si salvano”. E sostenne che bisognava approvare “una norma in cui si riconosca la paternità comune del Capo della Religione Cattolica, che ci protegge e che protegga soprattutto la Nazione italiana”. Gli atti registrano “vivissimi, prolungati applausi al centro e a destra”.
Nenni ricordò la presenza della firma di Mussolini nei Patti, e “il sospetto di una collusione [della Chiesa col fascismo] che pesa ancora sulla coscienza di molti italiani, come una macchia e una vergogna”. Aggiunse che “lo Stato laico considera la religione come un problema individuale di coscienza, ma si mantiene nella sfera della sua sovranità”. E concluse dicendo che “per consolidare la Repubblica bisogna fondare lo Stato, e lo Stato non si fonda sul principio di una diarchia di poteri e di sovranità”. Questa volta, “vivi applausi a sinistra”.
Togliatti iniziò il suo discorso ricordando “le masse di lavoratori e cittadini che ci hanno dato la loro fiducia”. E poi, a sorpresa, spiegò che bisognava tradire questa fiducia, perché così voleva il Papa: “Non vi è dubbio che ci troviamo di fronte a un’esplicita manifestazione di volontà della Chiesa cattolica, ed è questo il punto da cui dobbiamo partire”. Ammise che “cosa è destra e cosa è sinistra non è sempre facile dirlo in politica”. E finì “convinto che in un consesso di prelati romani sarei stato ascoltato con più sopportazione”.
L’articolo 7 fu approvato per 350 voti a 149, con l’apporto determinante del centinaio di deputati comunisti. Calamandrei espresse tutto il suo disgusto per la loro “resa a discrezione”, e ricordò che “quando fu proclamato il risultato, nessuno applaudì, neanche i democristiani”. Ma il giudizio allo stesso tempo più corretto e più insultante l’ha dato il 10 dicembre 2009 il Segretario di Stato, cardinal Bertone, paragonandolo il discorso di Togliatti a quello di “un padre della Chiesa”, e ricevendo un’immediata approvazione da Massimo d’Alema: cioè, dal peggior erede del Migliore.
E’ anche a causa di quei “comunisti” di allora, e di questi ex-“comunisti” di ora, che l’Italia continua a rimanere in ginocchio di fronte alla Chiesa e al Papa. E’ anche con la loro connivenza e complicità che qualunque governo, ecumenicamente e impunemente, sottrae ogni anno miliardi di euro ai poveri contribuenti e li elargisce a una ricchissima istituzione, che sostiene fariseicamente di ispirarsi a qualcuno che predicava: “Beati i poveri…”

* Matematico, autore di Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), presidente onorario UAAR: nei giorni scorsi è stato pubblicato il libro-intervista di Claudio Sabelli Fioretti Perché Dio non esiste. Il testo costituirà l’intervento conclusivo alle Giornate della Laicità di Reggio Emilia.

NB: le opinioni espresse in questa sezione non riflettono necessariamente le posizioni dell’associazione.
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46 commenti

Flavio

Mi aspetto gia’ la prima replica di parte clericale per la proposta di sospendere le elargizioni alla CCAR: il miraggio della sussidiarieta’. Che non esiste: le scuole private, cattoliche e non, si prendono laute rette, le cliniche pure, ecc. Anzi secondo me sarebbe un vantaggio per tutti se lo Stato creasse servizi con le tasse, come si fa ovunque, piuttosto che regalare miliardi a un ente che, se vuole, passa dei servizi ai cittadini come a degli ospiti. La chiesa ha gia’ un quarto delle proprieta’ immobiliari in Italia: le faccia fruttare come meglio crede, pagandoci le tasse come noi comuni mortali.

FSMosconi

Non posso non essere d’accordo, ma era talmente ovvio che le parole si sarebbero sprecate…

Beppe63

Noooo, Odifreddi no…….. basta, non se può più. Fermatelo!!!!!!
P.S.: Grande Marcello, bravo|||

Claudio Diagora

Ma il loro regno non è di questo mondo, a loro che gliene frega della crisi?

Marcello

Sono cattolico, intervengo e dico che il potere corrompe. E corrompe ancor più una organizzazione che dovrebbe occuparsi di etica e di grandi questioni, non di ICI e di cliniche private.
Maledetto l’editto di Costantino, in primis.
Perchè ha danneggiato LA CHIESA, l’ha resa collusa e affine al potere.

Come vedi anche qualche cattolico ha un cervello, e si sforza di usarlo
🙂

Giorgio Baffo

Quando ascolto ‘sti cosiddetti “cattolici critici” mi prudono le mani. Se, giustamente, avversate il potere temporale della chiesa romana, perché non diventate protestanti (se proprio non potete non dirvi cristiani?)… Se veramente credete di “avere un cervello” e di saperlo usare, provate almeno a fare uno più uno, perbacco!

michele z

Marcello, quindi versi il tuo 8×1000 ai valdesi, immagino

Vinicio

Povero Odifreddi che si ritrova a scrivere l’ articolo. Secondo me, si sente solo, nel denunciare i soprusi che la Chiesa, ci infligge.
Nel mio piccolo , sto facendo “girare” il più possibile il post del Grande Piergiorgio….
con l’ auspicio di divulgarne, il più possibile, i contenuti e le idee…….

suardi

perchè povero….non è per niente da solo, ma se per pura ironia della sorte fosse possibile ciò il suo illuminismo gli mostra la via………

El Topo

Ritengo che pubblicizzare l’articolo di Odifreddi sia la cosa migliore da fare, immagino che le grandi testate giornalistiche lo ignoreranno mentre i politici cui il messaggio potrebbe insegnare molto faranno orecchie da mercante, per quanto riguarda la chiesa risponderebbe solo a seguito di una adeguata risonanza mediatica. Pertanto signori miei, chi condivide il messaggio si dia da fare, tocca a noi fare da megafono.

#aldo#

Cose di questo genere non occorre insegnarle a chi pratica professionalmente la politica, poiché le costoro le conoscono fin troppo bene. E proprio la conoscenza approfondita permette loro di esprimere il massimo spregio nei confronti delle razionalissime considerazioni che ne potrebbero derivare. Che quello spregio avvenga nel silenzio pubblico più omertoso (sono argomenti proibiti nel pubblico dibattito: il “popolo sovrano” non deve avere possibilità di esprimersi in merito) rende la cosa solo più disgustosa.

Third Eye

Napoleone non era un tappo come si tramanda erroneamente ed ha avuto meriti diversi dall’essere solo un gran corruttore (infatti silvio ha registrato flop a catena all’estero)…

Se poi gli diamo almeno atto di minore ipocrisia, direi che un declino lo si vede tutto <_<…

Cassandra testarda

Cosa si può obiettare a questo articolo di Odifreddi? Nulla, se non che personalmente sono d’accordo con le valutazioni espresse e lo ringrazio per il bel pro-memoria che illustra tappe, motivazioni e protagonisti dei rapporti tra Stato italiano e Chiesa che ci hanno portato alla situazione attuale.
Situazione che, con la classe politica e il “popolo” che abbiamo, solo un miracolo potrebbe modificare. Ma noi ai miracoli non ci crediamo, quindi…..

Toptone

Spiacente, questo è un Paese di vecchi e per vecchi.

E sono vecchi che insegnano ai giovani che hanno bisogno di un Condottiero infallibile che pensi per loro e li porti il Paradiso.

Temo che per abbattere questo sistema e abolire il Concordato, i privilegi e le altre schifezze ci vorrà – ahinoi – un’altra orrenda guerra.

suardi

le orrende guerre cammuffate da fondamentalismo religioso sono già in atto…ma sono tenacemente convinta che fino a quando si può pare di laicità le cose possono evolversi senza guerre a tutti i costi.

Bruno Gualerzi

Curioso, ho appena ascoltato Berlusconi che inveiva contro la costituzione, assolutamente da cambiare perchè… ‘catto-comunista’!
Ma non credo si riferisse all’articolo 7.

Flavio

Ha detto veramente “catto-“?? Mi stupisce il suo laicismo 😀

Fabio FLX

Sì!, quando l’ho sentito mi è venuto da ridere come ai primi tempi in cui diceva simili assurdità ma non era ancora al potere. Adesso le dice ancora, ma più che ridere mi fanno paura.

Sandra C.

Forse non si è ancora fatto spiegare il significato dal ministro della cultura…

Claudio Diagora

Berlusconi dimostra così la sua piccolezza (!) di politico. Abituato a uno sfrenato decisionismo come manager nel privato, dove ha collezionato una sequela infinita di processi per aver violato le leggi, si trova invece a disagio come uomo politico perchè almeno i regolamenti li deve rispettare. Le leggi può sempre farsele confezionare su misura ‘ad personam’.

MuccaAtea

Provo a fare l’avvocato del diavolo, pardon di dio. (pensare di contraddire pgo è eresia, ma per vivacizzare la discussione…)

Diamo per assodato il fatto che Togliatti non muoveva una paglia che L’URSS non volesse. Che Stalin non volesse.
E come tutti i concordati tra dittatori e chiesa citati da PGO va sicuramente annoverato, anche se non esiste una letteratura adeguata, dei tentativi di flirt da URSS e vaticano, che presero evidente corpo con Kruscev e Roncalli non molti anni dopo.

Finita la seconda guerra mondiale i soviet occupavano più di mezza scacchiera in Europa e la stabilizzazione della situazione era di primaria importanza. Gulag e deportazioni da una via, muri dall’altra e compromessi e concordati qui e li.

La politica italiana è sempre stata insignificante negli equilibri europei e mondiali, al punto che l’articolo 7 possa essere stato voluto proprio da Stalin come gesto di cavalleria nei confronti di trastevere. E a quel punto il ragionamento di PGO perde una colonna portante.

#aldo#

Piuttosto, quel ragionamento può essere esteso in modo ancor più trasversale, senza farsi mancare il corollario per il quale non esistono “destra” e “sinistra” ma, più banalmente, “sopra” e “sotto”. Temo che si tratti di un elemento incorporato nell’hardware dell’animale umano. Forse prenderne atto potrebbe essere un primo passo per arrivare a una saluzione. Forse.

Third Eye

Ma ammettere la genuflessione autonoma di togliatti per cose “minori” o che si voleva far passare per tali, no?

MuccaAtea

Ma ci mancherebbe. Mica devo difendere i comunisti.

L’unica persona di cui ho sposato la politica è Garibaldi. Dopo di lui il deserto.

claudio sabelli fioretti

Ringrazio della segnalazione del mio libro-intervista a Piergiorgio Odifreddi. Faccio presente però che contrariamente a quanto scritto non è vero che “il testo è l’intervento conclusivo tenuto alle Giornate della Laicità di Reggio Emilia”. Il testo è il risultato di una intervista, ed è inedito.

suardi

altamente istruttivo. mi sento di ringraziarlo per la ricerca ivi contenuta ma anche per l’aiuto prezioso che ci viene dato per una ragionevole comprensione.
naturalmente…grande articolo!!

Paul Manoni

Miliardi di €, per far ingrassare ed oziare il clero, quando in giro non c’e’ lavoro per i giovani, le famiglie faticano ad arrivare alla terza settimana del mese, ed il governo dice che bisogna tirare la cinghia indossando le bretelle!
Che schifo di Paese… 😉

Dandi

Ieri ho seguito la sua conferenza su questo tema a Parma: Odifreddi è stato brillantissimo.
Poco prima ho scambiato due parole con lui e si è rivelato anche molto gentile e disponibile.

simo

concordo pienamente con le opinioni espresse da Odifreddi… …come al solito incisivo e illuminante!!

Giovanni Bosticco

Il problema è stato questo.
A partire dall’anno 1000, ha
cominciato a sgretolarsi il
feudalesimo, sistema dei
nobili nei castelli, e dei conta-
dini legati alla terra ( i cosiddetti
“servi della gleba). Con la rinascita
del’anno 1000, ha cominciato a
formarsi un nuovo ceto sociale:
la classe detta “borghese”, perché
era andata a vivere in “borghi”,
dove, finelmente, si erano avuti
cittadini liberi.
SArebbe stato perfetto, se ognuno
avesse avuto come vivere.
Ma, data la tecnologia dellp’epoca,
vivevano pochi imprenditori, e glli
altri, se non morivano di fame,
lavoravano in condizioni subumane.
Poi, per risolvere il preblema, gli
Europei si sono divisi:
nella scelta borghese hanno solo
esportato lo sfruttamento: non
abbiamo più i bambini nelle fabbri-
che: li abbiamo in Pakistan, e ci
guadagnamo sopra
Un’altra presunta “soluzione” è
stata quiella comunista.
Non c’ere certo, lo so bene, un
sistema di uguaglianza economica.
Ma, almeno, speravo che ci fosse,
una disuguaglianza come da noi.
Ma questo nuovo sistema si è
realizzato una discriminazione
ideologica da fare invidia al nazismo.
Il 60% dei rivoluzionari dell’ 07/11/17
è stato ucciso da Stalin come “contro-
rivoluzionari”.
E’ stato questo un ‘”incidente di percorso”,
come i primordi della Rivoluzione Francexe,
o è stato una prova dell’assuirdità del
comunismo?
E’ inutile, a mio modesto parere, litigare
tra borghedi e comunisti. Non concluderem-
mo niente. La disgrazia è la CCAR, che non
ci ha permesso di capire il mondo attuale,
che, ci piaccia o no , è il mondo borghese.
Alcuni, per sfuggire alla situazione che non
capivano, hanno carcato una “soluzione”
comunista.

puric

“Sarebbe comunque ingiusto e antistorico aggiungere, alle reali responsabilità del governo socialista di quegli anni, anche quella fittizia del Concordato”?????????
“E sarebbe altrettanto ingiusto e antistorico attribuire al regime fascista le responsabilità del Concordato.”???????????????????
Cosa vogliono dire queste affermazioni? forse che i compromessi del vaticano con gli stati sono sempre addossabili alla sola CCAR? Credo che Mussolini e Craxi, invece, portino l’indelebile COLPA di aver cercato e ottenuto un accordo che svilisce l’autonomia dello Stato rispetto alla chiesa.
Oddifreddi, non sei chiaro! Inoltre inserire l’Austria di Francesco Giuseppe nel novero dei paesi totalitari mi pare una chiara forzatura, visto che per totalitario si intende un regime che controlla l’intera esistenza di un individuo. Non era il caso dell’Austria, in cui vigeva nel 1855 un sistema assolutamente simile a quello degli altri imperi e dei regni ottocenteschi.

Cesare b

Quando il Regno di Sardegna prima, e il neonato Stato italiano poco dopo, incamerarono i beni della Chiesa, si impegnarono a provvedere al sostentamento del clero cattolico. Nacque cosi’ la cosiddetta “congrua” (sottinteso: “retribuzione”). Quando fu occupato lo Stato Pontificio, il Parlamento italiano si affretto’ ad approvare una legge, detta delle Guarentigie” (ossia delle garanzie, sottinteso: al Papa e alla Santa Sede). Tale legge riconosceva la persona del Papa “sacra e inviolabile”, con diritto a mantenere proprie guardie e ad avere diplomatici presso di lui accreditati, escludeva che le autorita’ italiane potessero entrare negli edifici della Santa Sede senza il permesso delle autorita’ di questa, e gli attribuiva un bel po’ di denaro ogni anno, a carico del bilancio dello Stato.
Cio’ che e’ venuto dopo non e’ stato se non una doverosa prosecuzione e, in termini giuridici, un perfezionamento, di quanto era stato fatto allora e che non si poteva revocare perche’ la storia d’Italia, dall’ Unita’ ad oggi, si e’ sempre basata sul principio della “continuita’ dello Stato”. Uno Stato – si badi bene – che quei riconoscimenti al clero e alla Santa Sede li aveva fatti quando era governato da una classe politica nettamente anticlericale.
Saluti.

libero

I governi post-risorgimentali avevano:
– soppresso molti ordini religiosi, facendo diminuire sensibilmente il numero dei frati e monaci
– era stato istituito il matrimonio civile, unico valido per la legge dello Stato,
– la legge sull’istruzione obbligatoria del 1877 non prevedeva più l’insegnamento della religione che era fatto separatamente con iniziativa dei comuni,
– i seminaristi e i sacerdoti dovevano fare il servizio militare – papa Roncalli fu sergente di sanità nella prima guerra mondiale
– tutti i simboli religiosi erano stati rimossi dalle scuole e uffici pubblici
– i vescovi dovevano essere di gradimento del re e nei primi 10 anni dopo l’Unità ne furono allontanati 108 su 227 (libri della Pellicciari)
– molti religiosi furono arrestati per essere contrari al re, compresi 8 cardinali, tra i quali il futuro papa Leone XIII
– i cimiteri erano gestiti dalla chiesa, con l’Italia divennero comunali
– furono proibite le processioni per buona parte dell’800

Si potrebbe continuare, ma la laicità dell’Italia post risorgimentali non ha riscontri con quanto accaduto poi, completamente o quasi clericale, con Mussolini, Togliatti, Craxi E …. TUTTI QUESTI DI OGGI.

Cesare b

@Libero. E con cio’? I provvedimenti anticlericali che elenchi rendono forse falso che lo Stato italiano ottocentesco finanzio’ la “congrua” al clero dicesano, la manutenzione degli edifici di culto, le pensioni ai religiosi degli ordini soppressi e le spese della Santa Sede?
E se il dovere di tali finanziamenti fu riconosciuto (e prontamente) da quella classe politica, per quanto laicista essa fosse, in base al principio della continuita’ dello Stato, quas’ultimo puo’ modificare l’adempimento di tale dovere nel modo, ma non eliminarlo nella sostanza
Saluti.

Maurizio_ds

Ottimo articolo di Odifreddi, come tutti i suoi articoli del resto.

Per il resto, ho giò detto come la penso: abolizione dell’8×1000 e, se proprio si vuole, estensione del 5×1000 alle confessioni religiose. Su base strettamente volontaria, ovviamente, per cui chi non fa nessuna scelta per il 5×1000 lascia la sua quota allo stato.

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