L’incontro del giovedì su Ipazia

L’incontro UAAR di giovedì 25 marzo è ora visionabile sulla pagina del sito dedicata agli Incontri del giovedì. Si ricorda che l’incontro era con Federica Turriziani Colonna (redattrice de L’Ateo, traduttrice di Ipazia. Donna colta e bellissima fatta a pezzi dal clero, di John Toland) che è intervenuta sul tema La vita di Ipazia e la sua ricostruzione nei secoli. Il prossimo incontro del giovedì avrà luogo il primo aprile, come sempre alle ore 18 in via Ostiense 89 a Roma: sarà con noi Enrico Speranza (coordinatore del gruppo Lazio del CICAP) che interverrà sul tema Bufale, complotti e leggende metropolitane.

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12 commenti

Fri

Era proprio necessario mettere quel “bellissima” nel titolo (anche quello originale)? Insomma, se Ipazia fosse stata brutta il titolo sarebbe stato “Ipazia. Donna colta e bruttissima fatta a pezzi dal clero”? E se si fosse trattato di un uomo? Mai visto un titolo del tipo “Galileo, Uomo colto e bellissimo fatto a pezzi da clero”? Sicuramente non era nelle intenzioni dell’autore e dei curatori dell’edizione italiana, ma ancora una volta il giudizio sull’operato di una grande donna passa attraverso la sua apparenza prima (almeno nel titolo originale, non in quello italiano per fortuna) ancora che alla sua intelligenza (e Ipazia non avrebbe gradito). Sicuramente i contenuti del libro saranno all’altezza del soggetto (spero di riuscire a leggerlo al piu presto), ma il titolo balza agli occhi per primo, è ciò che identifica il libro in prima battuta. Mi sarei aspettata un po’ piu di attenzione da parte degli atei/agnostici razionalisti…

Nemo

D’accordo con Fri. Inoltre tutti i ritratti di Ipazia sono postumi, non ci sono dettagliate descrizioni sul suo aspetto fisico. Appartenendo a una classe sociale piuttosto elevata ed essendo pagana è lecito aspettarsi che avesse molta cura della sua persona e delle sue vesti, ma è un po’ poco per trarre conclusioni… Poi appunto l’aspetto fisico non influisce minimamente sulla sua storia.

ciao

hexengut

Tornando a Ipazia. Il “bellissima” è di Toland (massone, ex cattolico irlandese, convertitosi al protestantesimo e che scrive all’inizio del XVIII secolo) ed è compatibile con la libellistica dell’epoca. Quel che dispiace è che la traduttrice-relatrice si sia basata, per la ricostruzione storica, quasi esclusivamente sullo stesso Toland (vedi l’obsoleta, in perfetta linea protestante, tirata di questi sulla creazione dei santi, quando ben altro ci sarebbe stato da dire; senza, sia chiaro, nulla togliere alla bruttezza della figura di Cirillo d’Alessandria). Lo stesso dicasi per il “problema” della verginità di Ipazia, in cui ci si limita a citare il lavoro di un’antropologa e ad un del tutto improbabile accostamento alla figura delle sirene in contrapposizione ad Afrodite; la dove, oltre a ricordarsi che le dee arcaiche alternavano continuamente lo stato verginale a quello matriarcale, bastava il ricorso ad Atena, unica vera vergine del pantheon greco nonché dea della sapienza, per ravvisare l’unica possibile similitudine, e la presumibile, automatica derivazione dell’attribuzione anche di verginità, con la colta alessandrina. Taccio sul resto, mando, commosso dai suoi sussulti, a Raffaele un solidale abbraccio ma una cosa devo proprio dirla: àgora nun se po sentì…

Federica Turriziani Colonna

Ciao a tutti; un paio di considerazioni molto molto veloci:
1) àgora: l’ho pronunciato così perché il titolo del film non reca accenti, dunque viene spontaneo immaginare una pronuncia anglizzata.
2) sulla bellezza di Ipazia, mi sono limitata a tradurre Toland; tuttavia, immagino che questa qualità sia stata recepita, nel mondo che parlava ancora la lingua greca, come “kalohaigathìa”: bellezza e bontà (anche intellettuale).
3) il parallelo con le sirene è solo una proposta di lettura; certo non mi è sembrato il caso citare bibliografie sterminate, dal momento che un circolo UAAR non è un convegno accademico, sicché ho ritenuto fosse il caso di mantenermi ad un livello accettabile per tutti.
4) il film uscirà il 23 aprile.
5) ho parlato dell’Ipazia di Toland e non di Ipazia punto-e-basta perché è di questo che mi sono occupata; non amo sconfinare in campi in cui la documentazione è scarsa e si rischia di dire il falso, o di lavorare di fantasia. Il lavoro di Toland, in quest’opera, è il lavoro di uno storico.

hexengut

1 -la parola è greca e come tale va pronunciata; non deve venire spontaneo in alcun modo accentarla come ci pare e in modo erroneo.
2 -sulla traduzione del titolo siamo d’accordo e l’ho detto anche prima.
3 -la proposta di lettura, tra le diverse che si potevano fare, è, a mio avviso, la più labile. Quanto al “livello accettabile a tutti” bisognerebbe, primariamente, non sottovalutare mai l’uditorio ed avere per esso tutto il rispetto.
5 – quello di Toland, di formazione teologica e filosofica, non è il lavoro di uno storico e, anche se lo fosse risentirebbe di un’impostazione vecchia di secoli. Se come affermi hai avuto intenzione di limitarti solo alla presentazione del libro avresti forse dovuto dichiararlo esplicitamente, anche in considerazione del fatto che se è scarsa la documentazione su Ipazia non lo è quella sul pensiero neoplatonico e sull’epoca e i luoghi in cui agì.
Un piccolo consiglio. Gli errori , piccoli o grandi, li facciamo tutti, da vecchi per rimbecillimento senile, da giovani soprattutto per mancanza di metodo e per un po’ di presunzione tipica dell’età. Io non sarò mai abbastanza grato a quanto mi hanno insegnato i miei maestri, rimarcando i miei errori in modo talvolta feroce ma, alla distanza, preziosamente utile. Ti faccio i miei auguri più sinceri.

Fri

Non voglio scatenare una polemica, ma il titolo originale riporta quattro aggettivi (beautiful, virtuous, learned, accomplished) di cui 3 NON si riferiscono al suo aspetto estetico. Nella versione italiana ne sono stati scelti solo due di cui uno è quel bellissima. Secondo me il titolo originale ha un senso diverso: ok, ipazia era bella, ma era anche colta, intelligente, virtuosa… e lascia intendere che ci siano tante altre qualità con la quali si può definirla. Il titolo italiano invece si appiattisce sulla contrapposizione bellezza-intelligenza che trovo estremamente riduttivo quando si parla di figure come Ipazia e anche un po’ offensivo nei confronti di tutte le donne, anche quelle poco intelligenti e/o poco belle. Magari è solo una mia impressione, ma come io l’ho notato subito e ho provato un certo fastidio, altre/i potrebbero avere la mia stessa impressione.

Federica Turriziani Colonna

Il titolo in copertina è stato “sintetizzato” dall’editore; quello intero, che ho tradotto con “…bellissima, visturosa, colta e poliedrica”, si trova nella pagina di frontespizio, come potrete notare.
Un grazie a Hexengut per i preziosi consigli; ma generalmente si è disposti ad accogliere quelli che giungono pacati, piuttosto che un feroce “àgora nun se pò sentì”. In ogni caso è questione di stile.

Fri

Ok, allora la mia critica va rigirata direttamente all’editore.
Grazie e in bocca al lupo.

stranomavero

ma dai, dove la vedresti la ferocia???!!! te lo do io un consiglio, di cuore: non puoi farti urtare così tanto da appunti di questo tipo, soprattutto se collabori con l’Uaar, piena al suo interno di liberi e critici -talvolta moolto critici- “spiriti” e ben osteggiata dal di fuori da velenosissimi e pericolosi cialtroni…
ps: “àgora è erratamente accentata nonchè palesemente cacofonica” andava meglio? 😉

hexengut

“feroce” un’espressione volutamente e giocosamente dialettizzata per toglierle l’asprezza di un rilievo negativo? critiche e appunti fanno male, lo so, soprattutto quelli giusti; ma servono alla formazione dell’autocritica, fondamentale in qualsiasi lavoro e caratteristica delle persone intelligenti. Ma al dunque e per farla finita: come hai scritto, divertendomi molto, si tratta fondamentalmente di una questione di stile (tutto da imparare).

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