A proposito della Lettera pastorale di Benedetto XVI

A proposito della Lettera pastorale di Benedetto XVI ai cattolici irlandesi, a me non sembra che, riguardo agli abusi a danno di minori da parte del clero, ci sia un chiaro cambiamento di rotta da parte della Chiesa cattolica. Il documento Crimen sollicitationis, scritto nel 1962 dalla Congregazione della dottrina della fede, stabilisce la distinzione fra peccato e reato affermando che la pedofilia è un peccato gravissimo ma che sia l’abusante che la vittima sono tenuti alla più assoluta segretezza sui fatti, pena perfino la scomunica papale. Quindi niente denunce ai tribunali. Il Vaticano ha poi sostenuto che le norme contenute nel Crimen sollicitationis erano state superate dalla riforma del Codice di diritto canonico del 1983. Però tali norme vengono richiamate dallo stesso Ratzinger nell’epistola De Delictis Gravioribus del 2001 la quale, come per evitare ogni malinteso, dispone che gli abusi sessuali commessi dal clero su minori debbano essere gestiti dalla Congregazione per la dottrina della fede, in quanto di sua “esclusiva competenza “. Pertanto la distinzione fondamentale fra peccato e reato – il primo da spiare religiosamente e il secondo da non denunciare alla giustizia – rimane intatta. E i fatti di cronaca che si leggono su questo tema emergono solo grazie alle denunce delle vittime. In questo senso la Lettera di Benedetto XVI ai cattolici irlandesi la quale non ingiunge agli abusanti e ai loro vescovi di denunciare simili fatti alla giustizia non cambia nulla rispetto al passato. Allora perché presentarla come un’innovazione importante?

Intervento di Vera Pegna a “Prima pagina”, 20 marzo

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44 commenti

stefano f.

come al solito c’è il costante riferimento “all’imbarazzo che certi criminali comportamenti recano alla chiesa cattolica”, naturalemente delle povere vittime di questi criminali in gonnella non gliene importa nulla! se ne fregano altamente, gli preme solo che la loro bella faccina non venga infangata! massa di ipocriti non vi disprezzerò mai abbastanza.

Federico

1: Nel 1962 non esisteva ancora la congregazione della Dottrina della Fede, che ancora si chiamava Sant’Uffizio. La CDF fu istituita nel ’65.
2: Nel 1962 il prefetto era Sua Eminenza Reverendissima il Card. Alfredo Ottaviani, di buona memoria.
3: La Crimen Sollicitationis non è il documento che parla di pedofilia, ma parla del peccato contro il sesto comandamento nel caso in cui confessore e penitente siano complici. Se un sacerdote va con una donna, non può essere lui a darle l’assoluzione, pena la scomunica latae sententiae riservata alla sede apostolica.

Il resto è vero, ma normalmente la denuncia alla giustizia civile servirebbe a poco in quanto in molti ordinamenti giudiziari la violenza sessuale cade in prescrizione dopo 10 anni.
E senza la pena inflitta del tribunale secolare, il resto serve a poco.
Quindi si chieda l’innalazamento dei termini di oprescrizione per i reati sessuali su minori.

RU486

già che ci siete potete richiedere un “lodo benito16” che sospende i processi per pretofilia ai sacerdoti pedofili fintantoché sono sacerdoti…, o in alternativa un processo breve (da espletarsi entro una settimana), o qualche altra porcata del genere….

tanto porcata per porcata….. siete maestri nell’arte

ricicola poi (per non dire offensiva) l’affermazione che la denuncia civile (!!!!) (semmai penale) servirebbe a poco ..

allontanare “il maiale” dalle potenziali vittime invece di spostarlo in un ambiente vergine !

che schifo che fate !!!

Anthony Logan

Anche io trovo disdicevole riportare le notizie in modo approssimativo, come in questo caso. Ritengo inoltre che quanto tu dici circa la prescrizione sia corretto anzi secondo me i reati di abuso sessuale sui minori, non dovrebbero avere prescrizione. Ci deve essere sempre la possibilità di denunciare un reato di questo tipo sia da parte della vittima sia di chi ne sia a conoscenza senza limiti di tempo e quindi pretendere giustizia da un tribunale secolare.

fiertel91

A proposito della terza osservazione:

“Analizzando il testo nel dettaglio se ne comprende perfettamente il motivo. Intanto viene definito cosa intendere come peccato di provocazione: “Il crimine di provocazione avviene quando un prete tenta un penitente, chiunque esso sia, nell’atto della confessione, sia prima che immediatamente dopo, sia nello svolgersi della confessione che col solo pretesto della confessione, sia che avvenga al di fuori del momento della confessione nel confessionale, che in altro posto solitamente utilizzato per l’ascolto delle confessioni o in un posto usato per simulare l’intento di ascoltare una confessione.” Insomma, praticamente sempre. ” (http://viaggionelsilenzio.ilcannocchiale.it/post/2456330.html)

E se non sbaglio, i tempi la prescrizione per reati di abusi su minori si contano dal compimento dei 18 anni di età.

Maurizio

@Federico:
stai dicendo che, visto che i processi cadranno in prescrizione, fare denunce è inutile, quindi tanto vale lasciare tutto in cavalleria? Se ho capito male correggimi.

Come è stato detto per altre occasioni, “prescrizione” non vuol dire “assoluzione” (in senso di giustizia ordinaria), e soprattutto non solleva di un grammo il peso di un reato veramente tra i più spregevoli che esistano.

Invece bisogna denunciare e a voce alta.

Federico

Allora. Se un tipo viene processato, dichiarato colpevole, con la postille che il reato è estinto per prescrizione, è, a fini pratici, come se non fosse stato condannato.
Non importa ciò che vuol dire o che non vuol dire. Lo so che la prescrizione non è un’assoluzione. Ma in realtà di fatto è come se lo fosse.
Basta vedere il numero di politico condannati prescritti, che operano nelle nostre istituzioni.

rik

Ci sono delle inesattezze. Il Crimen Sollicitationis del 1962 è a firma Giovanni XXIII (il papa “buono”, figuriamoci quello cattivo) e card. Ottaviani. Allora Ratzinger non era nemmeno vescovo.

Sul problema del reato i documenti ecclesiastici non fanno mai menzione. E questo per l’ovvi ragione che se si vuole ostacolare la giustizia non va mai detto a chiare lettere.

Io non mi soffermeei tanto sui documenti, che, alla fine, sono chiacchiere scritte sui fogli di carta.

Il problema sono i comportamenti, non i documenti.

E la storia ci dice che i preti non denunciano mai i colleghi per i loro crimini da loro. La regola scritta è l’omertà (il segreto pontificio a pena di scomunica) ma quella non scritta e ben più vigente delle altre è l’ordine di soffocare lo scandalo (che è la vera preoccupazione del clero), ostacolare la giustizia, impedire che i crimini dei preti vengano puniti, attaccare le vittime, i magistrati, i giornalisti, i testimoni, i blogger e chiunque faccia opera di verità e giustizia sui crimini dei preti pedofili e criminali.

La chiesa cattolica è irriformabile perché si fondo sul mutuo sostegno e la connivenza dei preti. La pedofilia ecclesiastica è invincibile, perché si fonda sulla sessuofobia e la represssione affettiva e sessuale nei preti.

Quel che si può fare è far emergere il marciume per portare il clero all’estinzione e allontanare i fedeli dall’istituzione.

fiertel91

“Il problema sono i comportamenti, non i documenti.”

I comportamenti compromettono l’immagine del singolo, i documenti compromettono tutta l’istituzione.

Massi83

Servirebbe a poco??
Ma che significa? Siccome cade in prescrizione me ne infischio?
E’ vero, sarebbero da innalzare i termini di prescrizione ma questa non mi sembra un’ottima “scusa” per evitare un regolare e serio processo!!

Se il pedofilo non fosse un prete? In quel caso avrebbe senso?
E se fosse ateo? Ah, beh, in quel caso immagino la colpa ricada sulla sua mancanza di morale cattolica!!

massimiliano f.

(Avvenire, sabato 13 marzo, pagina 5)

«Chiesa rigorosa sulla pedofilia»
Il promotore di giustizia Scicluna: 300 in 9 anni i preti accusati
l’intervista All’interno della Congregazione per la dottrina della fede è una specie di pubblico ministero: ferma e inequivocabile la condanna degli abusi sui minori. Già da prefetto, Ratzinger ha mostrato saggezza e fermezza nel gestire questi casi

DA ROMA
GIANNI CARDINALE

Monsignor Charles J. Scicluna è il «promotore di giustizia» della Congregazione per la Dottrina della fede. In pratica si tratta del pubblico ministero del tribunale del l’ex sant’Uffizio, che ha il compito di indagare sui cosiddetti delicta graviora, i delitti che la Chiesa cattolica considera i più gravi in assoluto: e cioè quelli contro l’Eucaristia, quelli contro la santità del sacramento della penitenza e il delitto contro il sesto comandamento («non commettere atti impuri») di un chierico con un minore di diciotto anni. Delitti che un motu proprio del 2001, Sacramentorum sanctitatis tutela, ha riservato, come competenza, alla Con ùgregazione per la dottrina della fede. Di fatto è il «promotore di giustizia» ad a ùvere a che fare, tra l’altro, con la terri ùbile questione dei sacerdoti accusati di pedofilia periodicamente alla ribalta sui mass media. E monsignor Scicluna, un maltese affabile e gentile nei modi, ha la fama di adempiere il compito affidatogli con il massimo scrupolo, senza guardare in faccia a nessuno.
– Monsignore, lei ha la fama di essere un ‘duro’, eppure la Chiesa cattolica vie ne sistematicamente accusata di esse re accomodante nei confronti dei co siddetti ‘preti pedofili’.
Può essere che in passato, forse anche per un malinteso senso di difesa del buon nome dell’istituzione, alcuni ve scovi, nella prassi, siano stati troppo in dulgenti verso questi tristissimi feno meni. Nella prassi dico, perché sul pia no dei principi la condanna per questa tipologia di delitti è stata sempre fer ma e inequivocabile. Per rimanere al secolo scorso basta ricordare l’ormai celebre istruzione Crimen Sollicitatio nis
del 1922…
– Ma non era del 1962?
No, la prima edizione risale al pontifi cato di Pio XI. Poi con il beato Giovanni XXIII il Sant’Uffizio ne curò una nuova edizione per i Padri conciliari, ma ne vennero fatte solo duemila copie e non bastarono per la distribuzione che fu rinviata sine die. Si trattava comunque di norme procedurali da seguire nei casi di sollecitazione in confessione e di altri delitti più gravi a sfondo sessuale come l’abuso sessuale di minori …
– Norme che raccomandavano però il segreto…
Una cattiva traduzione in inglese di questo testo ha fatto pensare che la Santa Sede imponesse il segreto per occultare i fatti. Ma non era così. Il segreto istruttorio serviva per proteggere la buona fama di tutte le persone coinvolte, prima di tutto le stesse vittime, e poi i chierici accusati, che hanno diritto – come chiunque – alla presunzione di innocenza fino a prova contraria. Alla Chiesa non piace la giustizia spettaco lo.
La normativa sugli abusi sessuali non è stata mai intesa come divieto di denuncia alle autorità civili.
(segue)

Sandra

“Alla Chiesa non piace la giustizia spettacolo”
Pero’, questo don Scicluna non guarda proprio in faccia a nessuno…. Scicluna, maltese, mmh, conterraneo e stessa eta’ di don Cini, mah, cosa vado a pensare…

In che categoria rientra l’epiteto “boia”? E la conclusione dell’articolo “Non morta ma uccisa”, scritta su Avvenire da Tarquinio che ne e’ ora direttore?
“Ma che si faccia, ora, davvero giustizia. E si risponda presto, si risponda subito, si risponda totalmente. Come è stata uccisa Eluana?”

Non vi crede piu’ nessuno.

Sandra

Non e’ che stando a Roma, mons. Scicluna ha avuto modo di guardare in faccia il card. Bernard Law, che e’ ancora atteso dal Gran Jury di Boston, a cui si e’ sottratto scappando a Roma? Dove lo attendeva peraltro un signor posto, nonche’ il conclave, e l’onore di essere uno dei nove cardinali a officiare messa nella novena dopo il funerale dell’amico polacco, che l’aveva nominato, appena sottrattosi alla giustizia che stava raccogliendo elementi per valutarne la sussistenza di reato, arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore.

RobertoV

Quindi sarebbe tutto un problema di traduzione dall’inglese? E come la mettiamo con la traduzione in tedesco visto che in Germania ed Austria hanno seguito alla grande il criterio di segretezza? Oppure alla traduzione in olandese visto che anche loro hanno capito che dovevano mantenere il segreto? Ma in decenni non si sono mai parlati, non si sono
chiariti? Da tutte le testimonianze delle vittime, e ammissioni ormai di parecchi preti (e che sono arrivate col contagocce in Italia), è evidente che la chiesa si è preoccupata più di salvaguardare il proprio nome piuttosto che di combattere la pedofilia e che non ne avrebbe parlato se non costretta. La chiesa è maestra nel presentare documenti o affermazioni che ne scaricano la coscenza, un po’ come quando si criticano alcune carenze del sistema italiano e ci si sente rispondere “non è vero, abbiamo una bellissima legge, la più avanzata, ma purtroppo non è applicata, è stata male interpretata, è stata disattesa, mancano le linee guida”. Ma allora a che cosa serve? Quello che conta è la prassi e da tutto quello che è emerso è chiaro qual’è stata la prassi di comportamento della chiesa e non è possibile che i vertici non ne fossero a conoscenza. Citare dati del passato non ha senso visto che è evidente che parecchio è stato nascosto.

massimiliano f.

Insomma,
“che sia l’abusante che la vittima sono tenuti alla più assoluta segretezza sui fatti, pena perfino la scomunica papale. Quindi niente denunce ai tribunali.”
NON è vero.

Flavio

Letteralmente, non mi sembra che il Crimen proibisca di denunciare alle autorita’ civili, certo. Ma nemmeno lo prescrive. E se aggiungi la minaccia di scomunica per chi non rispetta la segretezza sui fattacci, e’ lecito pensare che un credente sia di fatto scoraggiato a denunciare il molestatore.

Quando la chiesa e’ coinvolta in qualcosa di losco, preferisce parlare di peccati e fregarsene dei reati, mentre sui temi che riguardano la societa’ vorrebbe che i “peccati” diventassero reati (aborto, diritti gay ecc). Eh no!

Barbara

E insomma, segretezza pena scomunica durante il processo, segretezza pena scomunica a processo concluso, e quando mai si potrebbe denunciare alle autorità civili? Mai. La chiesa non ama l’autorità civile tra le sue mura, salvo pretendere di andare a dettare legge tra le mura degli altri.

anonimox

Il punto è che non si possono riportare fatti di cui si è venuti a conoscenza durante il processo; la segretezza è della causa non dei casi. Nulla infatti impedisce a chi denuncia l’abuso ad un tribunale ecclesiastico di denunciarlo anche ad uno civile.
Ci può essere il tentativo di dissuaderlo a denunciarlo ai tribunali civili per mantenere il buon nome della Chiesa ma ciò non può essere imputato a chi nel 1962 ha fatto il documento.

Bruno Gualerzi

Al di là di tutte le sottigliezze ‘canoniche’, è difficile sottrarsi alla convinzione che se lo scandalo dei preti pedofili ‘protetti’ dalla ccar non fosse esploso travolgendo ogni manovra insabbiatrice, nessuna lettera pastorale sarebbe stata inviata.

Stefano Grassino

Questa è una storia che non riguarda solo la CCAR. Se vogliamo essere intellettualmente onesti dobbiamo riconoscere che ogni potere, ogni stato, ogni singola persona a meno che non abbia innaturato un profondo senso etico, non ammette mai i propri errori se non viene messo con le spalle al muro.

Bruno Gualerzi

‘Con le spalle al muro’… e poi fucilato? Sbaglio, o la cosa ti andrebbe anche? (^_^)
Battute a parte, non credo che il senso etico sia ‘innaturato’ (se così fosse chi non ha nel suo dna ‘il senso etico’ sarebbe irrecuperabile), ma lo si formi educando all’esercizio della ragione. Solo ‘ragionando’ il più possibile in modo autonomo si può accedere ad una moralità non eteronoma (vale a dire non imposta ‘da fuori’, sia che si tratti di un precetto religioso in senso lato o di un ‘dato’ naturale), cioè poi una moralità definita nei suoi caratteri da chi detiene il potere. Soprattutto il potere sulle coscienze.
Qui comunque si parlava della ccar.

stefanormale

“ma che sia l’abusante che la vittima sono tenuti alla più assoluta segretezza sui fatti, pena perfino la scomunica papale”

quindi al di là dell’invocato segreto del confessionale, qui si configura a tutti gli effetti un’istigazione a delinquere sotto minaccia, oltre che una circonvenzione di incapaci…

Dalila

Pare che il premier, sua emittenza, si sia già premurato di esprimere tutta la sua soliderietà (e quella del popolo italiano) a benny16.
Da papi al papa…

Sandra

Il gatto e la volpe, uno piu’ bugiardo dell’altro, si legittimano a vicenda.

libero

La CCAR deve rispondere all’opinione pubblica europea e poco a quella italiana, ma è una cosa importante, perché l’Italia è in Europa !

Painkiller

Tranquillo che fra un po’ cambieranno i sanitari…. di paesi che aspirano a entrare ce ne sono a tonnellate.

Claudio Diagora

Dai, non fare l’adulatore… un water in casa è indispensabile! L’Italia in Europa invece… 🙁

POPPER

da Repubblica:

http://www.repubblica.it/esteri/2010/03/22/news/chiesa_e_pedofilia_basta_col_silenzio_anche_in_italia_l_associazione_delle_vittime-2814043/

Agghiacciante è il caso di quest’istituto di Chievo, dove per trent’anni, fino al 1984, molti piccoli sordi e muti furono abusati dai sacerdoti. “Bambini – ricorda Lodi Rizzini – messi in istituto dalle famiglie, e che ovviamente non potevano esprimersi e spiegare quel che accadeva”. Sevizie patite nei luoghi più sacri, dentro i confessionali o dietro gli altari. Lo scorso anno 15 di loro, ormai fra i 40 e i 70 anni, hanno infine pubblicato le violenze subite, con tanto di firme e testimonianze video. Per tre anni l’istituto aveva chiesto inutilmente l’intervento della Curia di Verona. Ora il vescovo Giuseppe Zenti, denunciato dall’Associazione, dovrà presentarsi in tribunale per un’udienza fissata dai magistrati il 9 giugno prossimo.

Caro vescovo Zenti, non basta sfidare la Hack, bisogna anche rispondere di persona delle proprie responsabilità che nel suo caso son venute meno facendo il proverbiale Pilano che si lava le mani.

Adesso Berlusconi applaude alla lettera del papa e critica chi legittimamente ne parla via Mass Media o perchè sorgono associazioni pro vittime della pedofilia della ccar. Cosa vuol fare adesso, delle leggi che proibiscano di criticare la ccar o di denunciarla per pedofilia?

Già il viminale gli ha dato torto sui numeri (in parte pagati perchè disoccupati) e Maroni parla di autogol politico del PdL, se poi pretende che non si dica nulla a livello di pinione pubblica sugli scandali dlela ccar, da lui molto foraggiata, allora siamo davvero davanti a un duce al governo.

kilo

Con tre ave maria e tre padre nostro questo infame reato viene cancellato. pertanto potete anche un prete pedofilo …………….

Antony Flew

Mi sa che la sconosciuta Pegna dovrà studiare di più i documenti ecclesiali…certo che ne ha di tempo da perdere!!

firestarter

e pensa un pò che ci sono certi tardi che perdono pure tempo a commentarla! tu ne sai niente antò?

MicheleB.

Credo che agli italiani vada bene così, visto che di sfoghi di rabbia e richieste di giustizia ne ho lette ben poche (ascoltate poi, figurarsi!). Visto che alla marmaglia italiana, inventrice del fascismo e ad esso effettuosamente legata, accetta (e difende) i preti comunque siano, consiglio gli astanti a guardarsi bene dai religiosi e dai ferventi bigotti, tenendosi stretti i bimbi di famiglia -prole, nipoti e cuginetti- senza farli avvicinare dall’immonda orda cattolica, perchè poi non vi difende nessuno e nessuno vi da credito, se rimanete vittime del vizietto preferito dai tonaconi.
Questo mi insegna ciò che vedo. Che tristezza!

Illuminista

pare che nelle ultime ore si stiano aggiungendo denuncie su preti pedofili anche in Danimarca e Svizzera………

Il tappo sta per saltare……se non si inventano qualcosa stavolta rischiano davvero…..

Sapere Aude

stefano f.

non dimenticare che siamo in Italia, qui certe notizie vengono diffuse col contagocce in tv e sui giornali e quasi il 35% dei cittadini italiani non ha dimestichezza con internet quindi è totalmente tagliato fuori dalla conoscenza di certa cronaca nera che non trova spazio sui mass media convenzionali.
qui viaggiamo ancora a carbone mentre in Europa vanno a idrogeno 😉 siamo indietro, molto indietro.

Sandra

Svizzera – La magistratura turgoviese ha avviato un’indagine penale nei confronti del parroco di Aadorf (TG), uno svizzero di 40 anni sospettato di abusi sessuali su minori, in carcere da venerdì scorso.

L’indagine ha già permesso di confermare un episodio di abuso, ha indicato oggi la polizia turgoviese. Il pubblico ministero ha già richiesto la detenzione preventiva.

Near

“Ci può essere il tentativo di dissuaderlo a denunciarlo ai tribunali civili per mantenere il buon nome della Chiesa ma ciò non può essere imputato a chi nel 1962 ha fatto il documento.”

Come no. Basta che il fatto venga denunciato al vescovo e, con l’apertura del processo canonico, la vittima non può più denunciare il fatto all’esterno senza incorrerre nella scomunica. Senza contare che l’articolo 4 permette ai vescovi di spostare l’accusato di parrocchia, al fine evidente di insabbiare il tutto, anche qual’ora il processo canonico non sia ancora stato aperto.

Vera Pegna

Chiedo scusa per avervi dato dei riferimenti inesatti e ringrazio per le correzioni. A mio parere rimane il fatto che la Lettera pastorale ai cattolici irlandesi non costituisce un mutamento di rotta della politica della Chiesa sulla pedofilia.Se tale cambiamento fosse reale, le parole e i toni usati dal Papa e dai suoi portavoce sarebbero forti almeno quanto quelli usati per ingiungere ai farmacisti italiani di violare la legge astenendosi dal vendere la pillola abortiva, o il linguaggio usato da lui stesso e dalla CEI contro l’aborto. Il punto centrale stabilito dal documenti “Crimen sollicitationis” (che non usa il termine pedofilia ma precisa “se avesse commesso peccato contro natura con bambini”, vedi il link indicato sopra da Grendene) è l’obbligo della segretezza che oltre tutto conferma la natura eversiva di talune istruzioni papali. Non mi sembra che tale obbligo sia stato revocato e, come scrive fiertel91, “I comportamenti compromettono l’immagine del singolo, i documenti compromettono tutta l’istituzione”.

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