Presentata la “Seconda Sindone” al convegno del Cicap

Il professor Luigi Garlaschelli ha presentato oggi, durante l’XI Convegno nazionale del Cicap che si tiene questi giorni ad Abano Terme (Padova), la “Seconda Sindone”, la cui realizzazione è stata finanziata anche dalla Uaar. Davanti ad una sala gremita – presenti tra l’altro anche alcuni sindonologi autenticisti – il professor Garlaschelli ha esposto i risultati dei suoi studi. La presentazione al pubblico è stata preceduta da una conferenza stampa, durante la quale è intervenuto anche Raffaele Carcano, segretario nazionale della Uaar, il cui intervento verrà pubblicato sul nostro sito.
Da segnalare il sito http://sindone.weebly.com, che raccoglie articoli e contibuti interessanti, utili per fare chiarezza sulla datazione della Sindone.

Archiviato in: Generale, UAAR

54 commenti

stefano grassino

Mi permetto di riportare questa pagina che ho trovato sulle ultimissime. Mi scuso se non ricordo il nome di chi l’ha impostata.

L’origine storica della sindone e’ molto piu’ dettagliata nella versione inglese di Wiki che non in quella italiana (e chissa’ come mai non la traducono…).
Al paragrafo sul 14 secolo si legge che la sindone venne esposta, all’adorazione dei fedeli (leggi poveri analfabeti), ma il vescovo si oppone, in quanto si tratta di un dipinto.
Viene citata anche l’enciclopedia cattolica del 1917 in cui si legge:
“Nel 1389 il vescovo di Troyes si appello’ a Clement VII, il papa di Avignone, perche’ mettesse fine allo scandalo della sindone conservata a Lirey. Si trattava del lavoro di un artista che qualche anno prima aveva confessato di averla dipinta ma che era stata esibita dai Canonici di Lirey in modo che la plebe credesse che fosse l’autentica sindone. Il papa, senza proibire che venisse esposta, decise dopo esame che in futuro in occasione di esposizione alla gente un sacerdote dovesse dichiarare ad alta voce che era solo un dipinto realizzato per rappresentare la sindone.”
E ancora:
Durante il 14mo sec, la sindone fu spesso esposta, sebbene non in modo continuo, perche’ il vescovo di Troyes, Henri de Poitiers, ne aveva proibito la venerazione. 32 anni dopo la sua dichiarazione, l’immagine viene di nuovo esposta, e il re Carlo VI di Francia ne ordina l’allontanamento da Troyes. Nel 1389, l’immagine fu dichiarata una frode dal vescovo Pierre D’Arcis in una lettera a Clement VII, menzionando la denuncia del suo predecessore, Henri de Poitiers, il quale “infine, dopo dililgente inchiesta ed esame, egli scopri’ che il tessuto era stato abilmente dipinto, verita’ attestata dall’artista che l’aveva realizzato.”
Questo spiegherebbe anche la “prudenza” (ipocrisia??) della chiesa cattolica.
Wiki inglese fa riferimento a un documento (in tedesco tradotto dal latino), la lettera di Pierre d’Arcis in cui (provo a tradurre) D’arcis dice che dopo che Henri de Poitiers ha scoperto l’inganno e scrive un’accusa formale contro i decani (i canonici), essi vedendo la loro cattiveria scoperta, nascosero il Telo, in modo che il Vescono non potesse trovarlo, e lo tennero nascosto per 35 anni.
Ergo, la verita’ era gia’ stata scritta da un uomo di chiesa che condanna la cattiveria di una parte del clero, che espone un falso al fine di attirare le masse, e per estorcere denaro (um die Massen anzuziehen, so daß ihnen auf schlaue Weise Geld abgepreßt wird).
Chiaro che la chiesa cattolica abbia tutto l’interesse nel tenere vivo un “mistero”…
Ancora una volta, l’unica cosa che si riesce a dimostrare senza ombra di dubbio e senza scomodare il carbonio14 e’ l’avidita’ della chiesa.

bamba

Il problema è che la sindone, qualsiasi cosa sia, non è un dipinto. Che mi risulti nessuno afferma più che lo sia. E infatti garlaschelli ha ipotizzato un’altra tecnica.
Probabilmente tra il vescovo di troyes e i canonici c’erano altre beghe, altri interessi.

piccolo-uomo

I contributi sul link segnalato sono validi ma riflettono, guarda caso,
il solo punto di vista CICAP (e immagino UAAR).
Ad esempio lì si tace il problema delle macchie di materiale ematico,
la cui presenza è certa almeno quanto l’esame al C14.
Segnalo la presenza di contribuiti scientifici anche su:
http://shroud.wikispaces.com/

Saluti

vime

La cosa più inverosimile della sindone è che è un’immagine PIATTA.
Se voi vi sporcate la faccia e poi la tamponate con un tovagliolo, ottenete un’impronta molto larga con alle estremità l’impronta delle orecchie.
La sindone invece risulta piatta.

myself

Ma cos’ha di così misterioso la sindone? Io quando si tratta di cose misteriose penso alla materia oscura, all’effetto STL o alle asimmetrie materia-antimateria. Un lenzuolo nn mi stupisce per niente.

Marco C.

“Ad esempio lì si tace il problema delle macchie di materiale ematico,”

Peccato che sia stato provato che quel sangue sia di gruppo AB, gruppo sanguineo comparso circa 700 anni dopo Cristo.
Comunque, anche nell’ esperimento di Garlaschelli sono state utilizzate macchie di sangue.

Stefano

@ piccolo uomo

ti spiace fare la prova che ho chiesto a fra pallino?
La prossima volta che ti tagli con la lametta mettici su un fazzoletto. Dopo un pò guarda se è venuto fuori un rivoletto di sangue o una macchia delle stesse dimensioni della ferita. O piuttosto una macchia allargata. Poi vai a rivederti la sindone.
In particolare, il rivoletto a forma di E o 3 a seconda se guardi in positivo o in negativo.
Mi dirai se quel rivoletto è più probabile si sia formato nel modo più sopra descritto o se piuttosto non sia la rappresentazione più ovvia in un “disegno”.
Ovviamente potrai rispondermi che si tratta di un miracolo nel miracolo, e che le macchie di sangue sono così perché fanno parte della formazione miracolosa del lenzuolo.
A quel punto, ti prego piuttosto di scrivere “ho ragione io perché ho ragione io”.
Tutti capiranno meglio la tua posizione.
Grazie

roberta

il mistero sta nel fatto che tante persone dedichino tempo e denaro al suo studio,che si scrivano montagne di libri,che si facciano programmi televisivi…..
come per le piramidi,ma almeno quelle sono piu’ imponenti….

bamba

credo sia insito nell’uomo andare sempre avanti, in ogni campo. Quando i superstiziosi parlavano delle colonne d’Ercole da non superare c’era chi invece voleva andare a vedere cosa c’era oltre.
L’uomo ha fatto progressi scientifici enormi, ma ci sono cose che ancora non riesce a capire.
La sindone e la sua origine sono una di queste.

stefano grassino

@ bamba

Fosse stato per i religiosi, non avremo mai oltrepassato le colonne d’Ercole.

andrea pessarelli

@piccolo uomo
visto ke nel post precedente hai considerato ironica e provocatoria la mia obiezione (e non avrebbe potuto essere altrimenti vista la futilità dell’argomento in oggetto) te la riformulo in un altro modo: o noi rifiutiamo di credere a ipotesi ingenue come la resurrezione dopo la morte, oppure se x amore di discussione ipotizziamo ke esista una possibilità di questo tipo, l’esistenza stessa di tracce ematiche esclude ke la sindone sia il lenzuolo funebre di gesù dal momento ke se il corpo è risorto anke il sangue ke ne faceva parte avrebbe dovuto seguire la stessa sorte.

don alberto

roberta,
bhe, allora, chi ha più giudizio,
smetta per primo …

bamba

@andrea pessarelli

e infatti, ammesso che nella sindone ci sia stato Gesù, non ce ne sono mica 3 o 4 litri di sangue, ce n’è la quantità che può essere uscita dalle ferite di un morto. Se è uscito non era più nel corpo risorto

maxalber

– COMUNICATO STAMPA –

“Ecco come ho riprodotto la Sindone in laboratorio”
Luigi Garlaschelli presenta la sua ricerca all’XI Convegno Nazionale del CICAP di Abano

Luigi Garlaschelli, chimico presso l’Università di Pavia, ha presentato la sua ricerca che gli ha consentito di riprodurre una copia della Sindone in laboratorio.
La Sindone è comparsa nel 1355 in Francia. Il Vescovo nella cui diocesi la Sindone apparve la ritenne un falso proibendone l’ostentazione e una bolla di Papa Clemente VII la qualifica come un’immagine. Un documento di quel periodo sostiene peraltro che il Vescovo aveva scoperto l’artista autore del telo, il quale aveva lavorato con un metodo particolarmente ingegnoso.
La datazione al radicarbonio eseguita nel 1988 ha consentito di confermare che il telo fu prodotto proprio in quel periodo.
“Il mio interesse per la Sindone” ha spiegato Garlaschelli “ rientra nell’ambito degli studi che conduco da 20 anni su argomenti misteriosi. C’è infatti chi dice che l’immagine non possa essere fatta da mano umana e che non si riesce a spiegare da cosa è stata generata l’immagine”.
Nel tempo sono state avanzate diverse ipotesi interessanti per spiegare le caratteristiche del telo: l’immagine appare superficiale, non contiene pigmenti, ma è data dall’ingiallimento superficiale dei fili e il negativo è molto realistico.
Nel 1982 Vittorio Pesce Delfino, professore all’Università di Bari, ha ottenuto un’immagine molto simile del volto che compare sulla Sindone utilizzando un bassorilievo scaldato e posto sul lino. Il problema è che il metodo utilizzato, se applicato all’intero corpo, si rivela molto complesso e non ci sono testimonianze di utilizzo di quel metodo in quel periodo per altri manufatti.
Un’altra ipotesi è stata avanzata da Joe Nickel alcuni anni dopo. Egli ritiene che il telo sia stato ottenuto utilizzando un colorante naturale, l’ocra, sfregato sul telo. Il problema è che la Sindone ora appare del tutto priva di pigmenti.
“La mia ricerca” ha spiegato Garlaschelli “parte da quelle due ipotesi e cerca di superare i problemi che rimanevano aperti. L’immagine che ho ottenuto del corpo è infatti dovuta allo sfregamento dell’ocra con un tampone su un telo appoggiato su una persona distesa. Per quanto riguarda il volto, ho invece proceduto utilizzando un bassorilievo e poi ho aggiunto a mano i segni della flagellatura e le striature di sangue che si vedono sulla Sindone. Successivamente ho invecchiato il telo mettendolo in forno per far staccare il pigmento e per simulare l’invecchiamento naturale del telo che è avvenuto nei 700 anni passati dalla creazione della Sindone. L’invecchiamento artificiale è simile ma non può essere identico da un punto di vista chimico a quello naturale, per cui l’immagine superficiale appare del tutto simile a quella della Sindone, ma chiaramente le caratteristiche chimiche fini del telo non possono essere le stesse anche se sono sufficientemente simili da essere accettabili”.

Massi

Non è l’autenticità o meno dei dogmi che preoccupa la Chiesa,
dunque una sfida in punta di fioretto su “vero” o “falso” di essi.
Sono ben altri i motivi della credulità “in generale”:
ognuno ha i suoi da soprammettere a quelli degli altri
(perciò “occorre un dio” per ciascuno).
Il primo dei quali non è neppure la paura della morte,
ma la sensazioe di ciascuno di aver a che fare con “una realtà”
che gli aderisce completamente.

fra pallino

@grassino

infatti colombo e vespucci erano noti atei…nevvero?

ethan

@ fra pallino
-infatti colombo e vespucci erano noti atei…nevvero?

purtoppo non lo erano e neanche i conquistadores che seguirono

Simone

CRISTOFORO COLOMBO E L’EVANGELIZZAZIONE DEL NUOVO MONDO

Con Cristoforo Colombo, ex commerciante di schiavi, che avrebbe fatto carriera come milite crociato, ha inizio la conquista del Nuovo Mondo: allo scopo, come sempre, di espandere il cristianesimo e di evangelizzare infedeli.
Poche ore dopo lo sbarco sulla prima isola abitata in cui s’ imbatte nel mare dei Caraibi, Colombo fa imprigionare e deportare sei indigeni che, come scrisse «debbono servire da bravi servitori e schiavi (…) e si possono facilmente convertire alla fede cristiana, giacche’ mi sembra che non abbiano religione alcuna» (SH 200).
Mentre Colombo definisce gli abitanti autoctoni quali “idolatri”,
, esprimendo la volonta’ di offrirli come schiavi ai cattolici re di Spagna, il suo socio Michele da Cuneo, aristocratico italiano, rappresenta gli aborigeni come “bestie” per il fatto che «mangiano quando hanno fame, e si accoppiano in tutta libertà, dove e quando ne hanno voglia» (SH 204-205). Su ogni isola su cui mette piede Colombo traccia una croce sul terreno e «dà lettura della rituale dichiarazione ufficiale» (il cosiddetto Requerimiento) al fine di prender possesso del territorio da parte della Spagna, nel nome dei suoi Cattolici Signori. Contro di che «nessuno aveva da obiettare». Qualora gli Indios negassero il loro assenso (soprattutto perché non comprendevano semplicemente una parola di spagnolo), il Requerimiento recitava così: «Con ciò garantisco e giuro che, con l’aiuto di Dio e con la nostra forza, penetreremo nella vostra terra e condurremo guerra contro di voi (…) per sottomettervi al giogo e al potere della Santa Chiesa (…) infliggendovi ogni danno possibile e di cui siamo capaci, come si conviene a vassalli ostinati e ribelli che non riconoscono il loro Signore e non vogliono ubbidire, bensì a lui contrapporsi» (SH 66)

Di analogo tenore erano le parole di John Winthrop, primo governatore della Bay Colony del Massachusset: «justifieinge the undertakeres of the intended Plantation in New England […] to carry the Gospell into those parts of the world […] and to raise a Bulworke against the kingdome of the Ante-Christ» (SH 235) [«giustificando l’impresa della costituenda fondazione della Nuova Inghilterra, di portare il vangelo in queste parti del mondo, e di edificare un bastione contro il regno dell’Anticristo»]. Intanto, prima ancora che si venisse alle armi, due terzi della popolazione indigena cadeva vittima del vaiolo importato dagli Europei. Il che era interpretato dai cristiani, manco a dirlo, come «un segno prodigioso dell’incommensurabile bontà e provvidenza di Dio»!. Così, ad esempio, scriveva nel 1634 il governatore del Massachussets: «Quanto agli indigeni, sono morti quasi tutti contagiati dal vaiolo, e per tal modo il SIGNORE ha confermato il nostro diritto ai nostri possedimenti» (SH 109, 238).

Sulla sola isola di Hispaniola, dopo le prime visite di Colombo, gli indigeni Arawak – un popolo inerme e relativamete felice che viveva delle risorse del loro piccolo paradiso – lamentarono presto la perdita di 50.000 vite (SH 204). In pochi decenni, gli Indios sopravvissuti caddero vittime di assalti, stragi, strupri e riduzione in schiavitù da parte degli Spagnoli. Dalla cronaca d’un testimone oculare: «Furono uccisi tanti indigeni da non potersi contare. Dappertutto, sparsi per la regione, si vedevano innumerevoli cadaveri di indiani. Il fetore era penetrante e pestilenziale» (SH 69). Il capo indiano Hatuey riuscì a fuggire col suo popolo, ma fu catturato e bruciato vivo. «Quando lo legarono al patibolo, un frate francescano lo pregò insistentemente di aprire il suo cuore a Gesù affinché la sua anima potesse salire in cielo anziché precipitare nella perdizione. Hatuey ribatté che se il il cielo è il luogo riservato ai cristiani, lui preferiva di gran lunga l’inferno» (SH 70). Ciò che accadde poi al suo popolo, ci è descritto da un testimone oculare: «Agli spagnoli piacque di escogitare ogni sorta di inaudite atrocità… Costruirono pure larghe forche, in modo tale che i piedi toccavano appena il terreno (per prevenire il soffocamento), e appesero – ad onore del redentore e dei 12 apostoli – ad ognuna di esse gruppi di tredici indigeni, mettendovi sotto legna e braci e bruciandoli vivi». (SH 72, DO 211).

In analoghe occasioni si inventarono altre piacevolezze: «Gli spagnoli staccavano ad uno il braccio, ad altri una gamba o una coscia, per troncare di colpo la testa a qualcuno, non diversamente da un macellaio che squarta le pecore per il mercato. Seicento persone, ivi compresi i cacicchi, vennero così squartate come bestie feroci… Vasco de Balboa ne fece sbranare poi quaranta dai cani» (SH 83). La popolazione dell’isola, stimata di circa otto milioni all’arrivo di Colombo, era scemata già della metà o di due terzi, ancor prima che finisse l’anno 1496». Finalmente, dopo che gli abitanti dell’isola furono quasi sterminati, gli Spagnoli si videro “costretti” a importare i loro schiavi da altre isole dei Caraibi, ai quali toccò peraltro la medesima sorte. In tal modo «milioni di autoctoni della regione caraibica vennero effettivamente liquidati in meno d’un quarto di secolo» (SH 72-73). Così, in un tempo minore della durata normale d’una esistenza umana, fu annientata un’intera civiltà di milioni di persone che per migliaia di anni erano stanziate nella loro terra» (SH 75).

«Subito dopo, gli Spagnoli rivolsero la loro attenzione alla terraferma del Messico e dell’America centrale. Le stragi erano appena cominciate. Di lì a poco sarà la volta della nobile città di Tenochttitlàn (l’odierna Mexico City)» (SH 75). Hernando Cortez, Francisco Pizarro, Hernando De Soto e centinaia di altri Conquistadores spagnoli saccheggiarono e annientarono – in nome del loro Signor Gesù Cristo – molte grandi civiltà dell’America centrale e meridionale (De Soto saccheggiò inoltre la Florida, regione “fiorente”). Mentre il secolo XVI volgeva al termine, quasi 200.000 spagnoli si erano stabiliti nel Nuovo Mondo. In questo periodo, in conseguenza dell’invasione, si stima che avessero già perso la vita oltre 60 milioni di indigeni» (SH 95). Va da sé che i primi colonizzatori dei territori dei moderni Stati Uniti d’America non si comportarono meglio dei conquistadores. Benché, senza l’aiuto degli Indiani, nessuno dei colonizzatori sarebbe stato in grado di sopravvivere ai rigori invernali, questi cominciarono presto a scacciare e a sterminare le tribù indiane.

La guerra degli indiani nordamericani tra di loro era, in proporzione, un fenomeno irrilevante – paragonato con le consuetudini europee – e serviva piuttosto a riequilibrare le offese, ma in nessun caso alla conquista del territorio. Tanto che se ne stupivano i padri pellegrini cristiani: «Le loro guerre non sono neanche lontanamente così cruente» («Their Warres are farre less bloudy»), ragion per cui non succedeva «da nessuna delle parti un grande macello» («no great slawter of nether side»). In realtà, poteva ben accadere «che guerreggiassero per sette anni senza che vi perdessero le vita sette uomini» («they might fight seven yeares and not kill seven men»). Tra gli Indiani, inoltre, era consuetudine risparmiare le donne e i bambini dell’avversario (SH 111). Nella primavera 1612 alcuni coloni inglesi trovarono così attraente la vita dei liberi e affabili indios, al punto da abbandonare Jamestown per vivere presso costoro (con che si ovviò presumibilmente, tra l’altro, a un’emergenza sessuale). Senonché il governatore Thomas Dale li fece stanare e giustiziare: «Alcuni li fece impiccare, altri bruciare, altri torcere sulla ruota, mentre altri furono inflizati sullo spiedo e alcuni fucilati» (SH 105). Tali eleganti provvedimenti restarono ovviamente riservati agli inglesi; questa era la procedura con quelli che si comportavano come gli indiani; ma per quelli che non avevano scelta, proprio perché costituivano la sovrappopolazione della Virginia, si faceva senz’altro tabula rasa: «quando un indio era accusato da un inglese di aver rubato una tazza, e non la restituiva, la reazione inglese era subito violenta: si attaccavano gli Indiani dando alle fiamme l’intero villaggio» (SH 106) Sul territorio dell’odierno Massachussetts i padri pellegrini delle colonie perpetrarono un genocidio, entrato nella storia come Guerra dei Pequots.

Autori dei massacri erano quei cristiani puritani della Nuova Inghilterra, scampati essi stessi alla persecuzione religiosa in atto nella loro vecchia Inghilterra. Allorché fu trovata la salma d’un inglese, ucciso probabilmente da guerrieri Narragansett, i puritani gridarono vendetta. Sebbene il capo dei Narragansett implorasse pietà, i cristiani passarono all’attacco. Forse dimentichi del loro obiettivo, essendo stati salutati da alcuni Pequot, a loro volta belligeranti coi Narragansett, avvenne che i puritani attaccarono i Pequots, distruggendo i loro villaggi. Il comandante dei puritani, John Mason, scrisse dopo un massacro: «Per la verità, l’Onnipotente incusse tale terrore sulle loro anime, che fuggirono davanti a noi buttandosi tra le fiamme, dove molti perirono… Dio aleggiava sopra di loro e sbeffeggiava i suoi nemici, i nemici del suo popolo, facendone dei tizzoni ardenti… Così il SIGNORE castigò i pagani, allineandone le salme: uomini, donne e bambini» (SH 113-114). «Così piacque al SIGNORE di dare un calcio nel sedere ai nostri nemici, dando in retaggio a noi la loro terra» («The LORD was pleased to smite our Enemies in the hinder Parts, and to give us their land for an inheritance») (SH 111).

Siccome Mason poteva ben immaginare che i suoi lettori conoscessero la loro bibbia, non aveva bisogno di citare i versetti qui citati: «Delle città di questi popoli, che il Signore tuo Dio ti dà in retaggio, non devi lasciare in vita nulla di quanto respira. Ma dovrai invece destinarle alla distruzione, così come il Signore tuo Dio ti ha dato per dovere» (Mosé V, 20) Il suo compare Underhill ci ricorda quanto fosse «impressionante e angosciante lo spettacolo sanguinoso per i giovani soldati» («how grat and doleful was the bloody sight to the view of the young soldiers»), però, assicura i suoi lettori, «talvolta la Sacra Scrittura decreta che donne e bambini debbano perire coi loro genitori» («sometimes the Scripture declareth women and children must perish with their parents») (SH 114). Molti indios caddero vittime di campagne di avvelenamento. I coloni addestravano persino dei cani al compito speciale di stanare gli Indiani, strappando i piccoli dalle braccia delle madri e sbranandoli. Per dirla con le loro stesse parole: «cani feroci per dar loro la caccia e mastini inglesi per l’attacco» («blood Hounds to draw after them, and Mastives to seaze them»).

In questo, i puritani si lasciarono ispirare dai metodi dei loro contemporanei spagnoli. E così continuò, finché i Pequot furono pressoché sterminati (SH 107-119). Altre tribù indiane patirono la stessa sorte. Così commentavano i devoti sterminatori: «È il volere di Dio, che alla fin fine ci dà ragione di esclamare “Quant’è grandiosa la Sua bontà! E quant’è splendida la Sua gloria!”» («God’s Will, wich will at last give us cause to say: “How Great is His Goodness! And How Great is His Beauty!”»). E ancora: «Fino a che il nostro Signore Gesù li piegò ad inchinarsi davanti a lui e a leccare la polvere!» («Thus doth the Lord Jesus make them to bow before him, and to lick the Dust!») (TA).

Come ancora oggi, così per i cristiani di allora era ben accetta la menzogna per la maggior gloria di dio, o quantomeno per il proprio vantaggio di fronte ai diversamente credenti: «I trattati di pace venivano firmati già col proposito di violarli. Talché il Consiglio di stato della Virginia dichiarava che se gli Indiani “sono tranquillizzati dopo la stipula del trattato, noi abbiamo non soltanto il vantaggio di prenderli di sorpresa, ma anche di mietere il loro mais”». («when the Indians grow secure uppon the Treatie, we shall have the better Advantage both the surprise them, and cutt downe theire Corne») (SH 106). Anno 1624: una sessantina di inglesi, forniti di armi pesanti, fanno a pezzi 800 inermi uomini, donne e bambini indios. (SH 107). 1675-76: durante la guerra detta di re Filippo, in una sola azione di rappresaglia, sono uccisi «circa 600 indiani». L’autorevole pastore della seconda Chiesa di Boston, Cotton Mather, definirà più tardi il massacro come «grigliata per arrosti» («barbeque») (SH 115). In sintesi: nel New Hampshire e nel Vermont, prima dell’arrivo degli inglesi, la popolazione degli Abenaki contava 12.000 persone. Neanche cinquant’anni dopo ne erano rimaste in vita solo 250: una decimazione del 98%.

Il popolo dei Pocumtuck ammontava a 18.000; due generazioni più tardi il loro numero era sceso a 920. Il popolo dei Quiripi-Unquachog era di 30.000; dopo ugual periodo ne sopravvivevano 1.500, un vero genocidio; la popolazione del Massachusset comprendeva almeno 44.000 persone, di cui, cinquant’anni dopo, erano sopravvissuti appena 6.000. (SH 118). Questi sono solo alcuni esempi delle tribù che vivevano nell’America del Nord prima che vi approdassero i cristiani. E tutto ciò accadeva prima che scoppiasse la grande epidemia di vaiolo degli anni 1677 e 1678. Anche il bagno di sangue era appena agli inizi. E tutto fu solo il principio della colonizzazione da parte degli Europei, cioè prima dell’epoca vera e propria del cosiddetto “selvaggio Far West”.

Tra il 1500 e il 1900, è probabile che, complessivamente, abbiano perduto la vita – nelle sole Americhe – più di 150 milioni di nativi: in media, circa due terzi a causa del vaiolo e di altre epidemie importate dagli Europei (e qui non dev’esser passato sotto silenzio il fatto che, a partire dal 1750 circa, le tribù autoctone venivano contagiate anche di proposito per mezzo di doni artificialmente infettati). Restano pertanto ancora 50 milioni la cui morte si fa risalire direttamente ad atti di violenza, a trattamenti disumani o alla schiavitù. E in alcuni paesi, come ad esempio Brasile e Guatemala, questa decimazione prosegue fino ai nostri giorni: a fuoco lento, per così dire. Ulteriori gloriose tappe della storia degli Stati Uniti d’America Nel 1703, il pastore Salomon Stoddard, una delle più prestigiose autorità religiose della Nuova Inghilterra, fece formale richiesta al Governatore del Massachusset perché mettesse ai diposizione dei colonizzatori le risorse finanziarie per «acquistare grandi mute di cani e per poterle addestrare a cacciare gli Indiani alla stessa stregua degli orsi» (SH 241). 29 novembre 1864: massacro di Sand Creek, nel Colorado.

Il colonnello John Chivington, ex predicatore metodista e politico regionale («non vedo l’ora di nuotare nel sangue nemico») fa passare per le armi un villaggio dei Cheyenne con circa 600 abitanti – quasi solo donne e bambini – benché il capo indiano agitasse bandiera bianca. Bilancio: da 400 a 500 vittime. Ne riferisce un testimonio oculare: «C’era un gruppo di trenta o quaranta Squaw, acquattate in un buco per proteggersi, le quali mandarono fuori una bambina, di circa sei anni, con un panno bianco in segno di resa. Ebbe il tempo di fare solo pochi passi, quando venne colpita e abbattuta. In quella trincea, più tardi, tutte le donne furono uccise» (SH 131). 1860: il religioso Rufus Anderson commenta il bagno di sangue che fino allora aveva decimato, per il 90% almeno, la popolazione autoctona delle isole Hawaii. «In ciò costui non vedeva nulla di tragico: tutto sommato, la prevedibile, totale estinzione della popolazione indigena delle Hawaii era un fatto del tutto naturale – diceva il missionario – paragonabile suppergiù “con l’amputazione delle membra malate da un organismo”»

Simone

“Il cristianesimo, così com’è organizzato, è stato ed è tuttora il più grande nemico del progresso morale nel mondo. ” Bertrand Russell

Simone

Nietzsche, il cristianesimo è la religione dell’ipocrisia. Guarda i commenti dei vari fra e dei vari don, sono degli esperti proprio per questo. Che schifo…mi viene da vomitare.

Nietzsche, prima ho postato CRISTOFORO COLOMBO E L’EVANGELIZZAZIONE DEL NUOVO MONDO. E’ stato pubblicato? Perchè mi dice “Simone scrive: (Nota: il tuo commento è in attesa di essere approvato) ” Grazie.

stefano f.

“per chi vuole intendere di veder segreti o simili, in ogni cosa che l’occhi e la mente umana non posseno capire, non esiste niuna concreta speranza che s’avveda mai che la natura per venire veramente compresa, deve passare per l’analisi matematica, e che li homini che s’apprestano a questo devono sopportare numerose insidie, la maggiore delle quali li viene dalle supersticioni e dalle religioni, dalli homini che di queste sono ministri che pensano di sapere tutto mentre in veritade della natura sanno assai poco, quasi niente…” Leonardo da Vinci – codice atlantico (uno che non credeva nella sindone…)

Cosimo Ancora

@myself
“Un lenzuolo nn mi stupisce per niente.”
Purtroppo non è la stessa cosa per tanti italiani.

Il Filosofo Bottiglione

il contributo di Garlaschelli, per capire l’origine del lenzuolo che da alcuni viene attribuito al sudario di Gesù, mi pare un sincero atto volto a soddisfare le domande prodotte dalla curiosità umana.
non capisco perchè i cattolici che intervengono qui ne siano così infastiditi, la cosa dovrebbe invece interessarli.

Paolo Garbet

Il “mistero” della sindone si potrebbe risolvere facilmente con un buon detersivo.

Deicida

Alla fine viene fuori che la verità, mi riferisco al modo come la “sindone” è stata prodotta, l’aveva imbroccata e alla grande, il Prof. Vittorio Pesce Delfino. Continuo a ritenere la sua dimostrazione, descritta nel suo libro, completamente esaustiva e chiarificatrice: Garlaschelli non ha espresso alcunchè di nuovo a riguardo. Inoltre non credo possa essere presa in considerazione la tesi di Allen su una “camera oscura” ante litteram per ovvi motivi di verosimiglianza. La tecnica del “timbro” ottenibile poggiando un telo su di un bassorilievo, mi sembra essere la più facile da realizzare, oltre che quella che offre maggiori possibilità di l’immagine in negativo che tanto ha suscitato ammirazione tra i creduloni assetati di miracoli. Come in qualsiasi esperimento scientifico si sceglie l’ipotesi più semplice e comprovabile.

Deicida

@Paolo Gabert

Pare che ci si siano provati…..intendo a lavarla. L’impronta non è venuta via, come ben sa chi si dedica a stirare dei capi di biancheria, perchè consistente in una “strinatura”, sebbene molto superficiale, ottenibile con la semplice tecnica di tenere il lino a distanza “di sicurezza” dal bassorilievo arroventato, senza portarlo a contatto, come ci descrive il Pro Vittorio Pesce: tecnica di una facilità estrema che ognuno di noi può anche ripetere a casa propria, senza avere a disposizione laboratori chimici o altro.

Antonio

Sono credente, non sono mai andato a vedere la sindone, non ho letto nulla di approfondito su di essa, nella fede vale quanto il due di bastoni quando regna denari, non mi appassiona minimamente la discussione su di essa, al massimo la ritengo un’icona da contemplare come qualunque altro quadro a tema religioso e non comprendo perché l’UAAR debba spendere i suoi soldi per una ricerca su sta cosa.

roberta

@ Antonio
se tutti i credenti fossero come te,e la sindone non suscitasse tutto il polverone che suscita
(sindonologi,addirittura…) probabilmente ne’ il CICAP ne’ l’UAAR se ne sarebbero mai
interessati….comunque a me ,anche quando ero fermamente credente,la sindone non ha
suscitato piu’ di una certa curiosita’…

Simone

Io invece non capisco perchè la ccar debba spendere i soldi DI TUTTI (anche miei che non sono credente, men che meno cattolico) per le scarpe di prada di benny, per la sciarpa d’ermellino di benny, per l’anello d’oro di benny, e perchè i vari don e vari fra possano fare la domenica a messa il lavaggio del cervello ad ignari creduloni, e venire a scocciare nel forum, A MIE SPESE. Guarda un po…;) E’ proprio il colmo dei colmi..

Se non comprendi perchè l’UAAR voglia spendere i suoi soldi per questi esperimenti, evidentemente non comprendi il valore e l’utilità ai fini della conoscenza della curiosità umana. Ma si sa, la fede ammazza la curiosità..O si pensa, o si crede.

Simone

Scusa l’aggressività Antonio, ma certe cose mi fanno proprio incacchiare, e stamattina mi sono svegliato male.

Leo55

In passato ho avuto, più volte , modo di intervenire sull’argomento, per cui devo ripetermi.
Della raffigurazione presente sul telo denominato “Sindone”, sarebbe molto più giusto che ne trattassero degli esperti di storia dell’arte, tanto è palese e chiaro che di una raffigurazione, peraltro “in stile”, si tratta. E’ , oltretutto. chiaro che un immagine simile la si ottiene con la tecnica del bassorilievo su cui si può agire mediante calore per ottenere una strinatura, più o meno accentuata e profonda sul lino, come descritto nel libro del Prof. Vittorio Pesce, ovvero con tamponi impregnati di colori, resine ecc. Il punto, secondo me, fondamentale, è che un immagine del genere non è assolutamente ottenibile partendo da un corpo tridimensionale, cadavere o statua che sia, per il noto problema dell’anamorfosi. La cosa mi ha affascinato al punto che, anch’io ho provato a realizzare dei modellini di sindone in laboratorio, basandomi sul concetto dell’impronta su bassorilievo. Ho adoperato dei bassorilievi in terracotta che mi sono prodotto da solo, (abito in un paese famoso per la produzione di ceramiche), erano dei volti su cui ho steso dei lini di diverse grane e spessori, a volte inframezzando dei fogli di carta tra il lino e il bassorilievo. Ho adoperato tanti materiali per tingere il lino, tempere, polvere di carbone, acidi frammisti a colore…….sempre è venuta fuori un’immagine qualitativamente, direi, mille volte migliore di quella che vediamo nelle foto della sindone di Torino.
Dico questo per affermare un concetto semplice: parlare della sindone come di un fenomeno soprannaturale e inspiegato è, a dir poco , assurdo. Se sottoponessimo ai mille controlli spettrografici, alle mille ipotesi fisiche o di discipline scientifiche varie, a cui è stata sottoposta la sindone, un qualsiasi manufatto del passato, una qualsiasi opera d’arte, sono certo, ne scaturirebbero miriadi di ipotesi e conclusioni sorprendenti. Il problema risiede tutto nel presupposto iniziale, cioè che quello sia un lenzuolo funerario che abbia avvolto il corpo di un uomo con le tracce iconografiche della crocifissione tramandataci dai vangeli e che quella sia la sua “misteriosa” immagine impressa in modo inspiegabile. Se si parte da simili pretese, non credo che ci sia indagine scientifica capace di smantellare il quadro di convinzioni fideistiche a corollario di speranzosi creduloni e qualsiasi discorso si rivela come una perdita di tempo.

Il Filosofo Bottiglione

@Antonio

ciò che dici sul valore che dovrebbe avere la sindone nella fede è perfettamente corretto.

però la chiesa troppo spesso ammicca alla magia per consolidare il suo potere sui poveri di spirito. prova ne è il fatto che tantissimi ritengono Sacra la sindone e la chiesa cerca subdolamente di alimentare questo mito. prove di ciò che dico? basta vedere il sito della sindone, vi sono riportate eloquenti parole del papa (GPII) e una sezione scientifica che conclude con una frase che è tutta un programma. ti faccio un altro esempio: due volte il mio prof di religione (PRETE) ci ha fatto una lezione sulla sindone, mostrandoci come tutti gli indizi di tipo scientifico portavano verso il Mistero.

in questo senso le ostensioni sono forme di pura propaganda.
le tue giuste parole sono il chiaro segno di quanto la chiesa sia in malafede nella gestione di questo artefatto.
ora puoi anche capire perchè l’UAAR si sia occupata di ciò.

maxalber

@ deicida

Garlaschelli ha parlato diffusamente dell’ipotesi Pesce Delfino, escludendo però la possibilità che possa essere stata applicata per la sindone, sia per le difficoltà di preparare un bassorilievo di quasi due metri, sia per la difficoltà di riscaldarlo in maniera omogenea: se lo scaldi troppo bruci la stoffa, se poco, non lasci traccia.
Lui sostiene invece la tesi della coloratura con ocra dell’originale; il tempo avrebbe eliminato i residui di colore lasciando solo la “macchiatura” del tessuto.
Sarebbe il metodo suggerito da Joe Nickell (Inquest on the Shroud of Turin, Updated Edition).
Questo sarebbe provato anche dai microresidui di colorante trovati nella sindone “vecchia”.

crebs

# Franco scrive:
11 Ottobre 2009 alle 10:36
Stanno parlando della sindone su rai1,
# Paul Manoni scrive:
11 Ottobre 2009 alle 10:55
@Franco
Ho gia mandato un paio di messaggi….

Non l’ho visto. Come è andata? Hanno stabilito che è tutto vero?
Se vi va, fateci sapere. Grazie

lorenz

Posso testimoniare che anche a me è capitata la stessa cosa riportata dal Filosofo Bottiglione.
A scuola un insegnante di religione (prete) fece una lezione sulla sindone. Continuava a dirci che per la fede essa non era necessaria, ma intanto nella lezione ci convinse, che in fin dei conti, anche la scienza ne provava l’autenticità e ne confermava il mistero. Allora ero un ragazzino, ancora credente (per poco) e ricordo che c’ero cascato in pieno.
La chiesa è ambigua e ipocrita sulla sindone; eccome se lo è, d’altra parte nello sfruttamento della creduloneria è senza rivali da 2000 anni.

Franco

@crebs:
prima hanno risposto ad una domanda in diretta, solo che non era presente sul blog.. se la sono inventata ^^

Da quanto ho capito, finita la messa rispondono alle domande pubblicate sul blog, quindi siete ancora in tempo 😛

rosaria

Insieme alle colleghe e ai colleghi sto decidendo la meta della gita di fine anno scolastico… Pensate un po? Nel pacchetto: visita al museo egizio di Torino c’è la possibilità di andare a vedere la sindone. Tutto ciò è pazzesco!!!!! Non me n’è mai interessato nulla, ma evidentemente per tanti non è così, quindi brava UAAR e bravo Garlaschelli!!!!

MaxM

Scandalosa la trasmissione di oggi di “A Sua Immagine”.

E’ stato dichiarato che la seconda sindone non è altro che “un dipinto” che non ha le caratteristiche chimico-fisiche dell’originale. Inoltre è stata ancora ripropinata la spiegazione della data “sbagliata” del c14 come dovuta a alterazioni chimiche per l’incendio, etc…

Mi chiedo come si possa fare una trasmissione così falsa.

stefano f.

nel “pacchetto regalo” per i creduloni, insieme alla sindone, metteteci anche il sangue di s.gennaro, le spine della corona del cristo, il latte di maria e altre amenità simili su cui la chiesa non prende mai posizione univoca; si limita ad alimentare il mistero e i creduloni abboccano…

stefano f.

x maxM

😉 l’ho vista anch’io

lasciali fare tanto il pubblico che guarda quei programmi crederebbe alla sindone comunque, anche se domani la chiesa ammettesse che è falsa.

rosaria

@MaxM
Niente di nuovo sotto il sole…La tv propina falsità e artifizi per manipolare le menti dei “poveri di spirito”, tanto cari al potere:
Quanto più l’uomo è religioso, tanto più crede; quanto più crede, tanto meno sa; quanto meno sa, tanto è più ignorante; quanto è più ignorante, tanto è più governabile – John Most

stefano f.

si ritorna sempre al solito punto; cosa intendiamo per falsa quando parliamo della sindone? ovviamente che la radiodatazione conferma che non è un lenzuolo dell’anno 33 a.e.v. ma del 1300 circa quindi l’immagine non potrebbe essere quella di cristo, ammesso che questi sia davvero esistito e non mi sembra importante visto i suoi insegnamenti che sono l’opposto di quelli della ccar 😉

il resto è noia.

MaxM

@ stefano
più che 2i suoi insegnamenti” direi che i concetti espressi nei vangeli sono il frutto della filosofia e delle persone.

MaxM

@ Simone
Non è che mi daresti il link da dove scaricare il diario di colombo o altro materiale a riguardo?

Deicida

@maxalber

Insisto nell’affermare che il lavoro del prof Vittorio Pesce Delfino, così come descritto nel suo libro “E l’Uomo creò La Sindone”, risolve egregiamente qualsiasi problematica e lo fa già da quasi venticinque anni. Come viene descritto, la gradazione della strinatura viene ottenuta dalla distanza a cui si pone il lino dal bassorilievo arroventato che il prof. Delfino ha ipotizzato di metallo, ma che sarebbe , benissimo, potuto esser fatto in terracotta, materiale molto più facilmente gestibile e reperibile nel sec.XIII o XIV. Quindi la temperatura non riveste una funzione determinanteal fine di essere distribuita su di un bassorilievo di grandi dimensioni. Inoltre, lo stesso Garlaschelli si è servito di più bassorilievi per la testa e per il resto del corpo, come, d’altronte una corretta analisi della sindone di Torino sembra dimostrare.
Ultima osservazione e mi taccio: l’uso di un bassorilievo di terracotta giustificherebbe anche i residui di ossido di ferro riscontrati sul lino, dato che molte argille usate per le terracotte sono ricche di ossido di ferro.

pastore tedesco

A Stefano Grassino
Durante la vita i primi a considerare padre Pio nulla più che un “imbroglione” sono stati la chiesa e padre Gemelli.
Quando padre Pio è diventato un “affare” la stessa chiesa lo ha dichiarato santo.
Prossimamante la sindone sarà dichiarata il Vero Volto (uso le maiuscole utilizzate nel recente romanzo, fatto passare per storia dai mass-media, di Barbara Frale “I templari e la sindone di Cristo”).
Le religioni sono sempre stato un affare per i religiosi e una grandissima presa per i fondelli per la povera gente (questi ultimi però come i berluscones sono complici e contenti) che porta i soldi.

fritz

“L’invecchiamento artificiale è simile ma non può essere identico da un punto di vista chimico a quello naturale, per cui l’immagine superficiale appare del tutto simile a quella della Sindone, ma chiaramente le caratteristiche chimiche fini del telo non possono essere le stesse anche se sono sufficientemente simili da essere accettabili”.”

“accettabili” per cosa? che cosa si vorrebbe dimostrare?

MAH!

Vinicio

@ fra pallino
…sei proprio “forte”
e il tuo “nome” la dice lunga.

Bruno Rapallo, chimico industriale, apostata e ateo

A proposito di “false reliquie”, delle quali la Sindone di Torino è uno degli esempi più famosi (in buona compagnia con migliaia di altri meno noti), suggerisco ai lettori che ancora non lo conoscessero di visitare il sito del Prof. Antonio Lombatti “PSEUDOSCIENZE BIBLICHE” all’indirizzo http://www.antoniolombatti.it/b/Home.html ed eventualmente d’acquistare anche il suo recente libro “Il culto delle reliquie – Storia, leggende, devozione” (Sugarco Edizioni 2007).
Il Prof. Lombatti è uno storico del Cristianesimo medievale, con due titoli di specializzazione all’Università di Pisa; tra l’altro, è anche un noto “sindonologo” e collaboratore del CICAP sul paranormale religioso, fondatore nel 1997 di una rivista internazionale “Approfondimento Sindone”, autore di numerosi articoli scientifici e di altri due libri, “Il Graal e la Sindone” (1998) e “Sfida alla Sindone” (2000), purtroppo ormai quasi introvabili nelle librerie.
Come potrete rilevare navigando sul suo sito Internet, il Prof. Lombatti ha una cultura vastissima e a livello internazionale è in contatto proficuo (culturalmente) con famosi archeologi e con notissimi esperti di “esegesi biblica” e di “critica testuale”, di cui egli stesso è competente.
Anche la sua cultura linguistica è notevole, infatti oltre a varie lingue attuali come l’inglese, francese, tedesco, spagnolo, ebraico moderno, padroneggia con disinvoltura latino, greco e dialetti aramaici (ossia le diverse varianti dell’ebraico antico) e questa conoscenza gli consente di leggere direttamente in lingua originale, capire e tradurre la maggior parte dei testi ebraici e cristiani più antichi oggi noti, senza la mediazione di “traduttori di parte”.
Per chi ne abbia tempo e voglia, vi suggerisco di scorrere sul suo sito i titoli dei vari argomenti da lui trattati con leggerezza da agile divulgatore e senso dell’ironia (ma anche con rigore) sin da inizio 2007; andando alla voce “Archivi” a leggersi ed es. alcune traduzioni corrette di brevi stralci biblici più antichi, è troppo divertente verificare come nei secoli anche le traduzioni dei “sacri” testi, sia da parte cristiana che ebraica, siano state deliberatamente manipolate e adattate al mutare delle esigenze delle varie “Chiese” nel tempo, rispetto alle versioni più antiche che mostrano ancora le tracce ad es. del passaggio dal politeismo cananeo al rigido monoteismo ebraico.
E vi assicuro che si tratta di questioni dottrinali di base, ben più gravi dell’innocente errore di qualche amanuense distratto che confuse il greco “camilos” con “camelos”, arrivando all’assurdo di tentar di far passare dalle cruna di un ago un “cammello” invece di una “piccola fune” (che almeno, come immagine paradossale, aveva un senso).

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