Parigi, allenatore non fa giocare calciatori islamici durante il Ramadan

L’allenatore della squadra francese del Paris Saint Germain, Antoine Kombouaré, ha deciso di non far giocare musulmani praticanti durante il Ramadan. Le ragioni, ha detto, non sarebbero religiose, ma di salute: osservare il prescritto digiuno potrebbe essere pericoloso. Senza i calciatori islamici, il Paris Saint Germain ha battuto in trasferta 3-2 il Valenciennes.
AGGIORNAMENTO DEL 24/8. L’allenatore dell’Inter José Mourinho ha giustificato la sostituzione dopo soli 28 minuti di gioco di Sulley Muntari, durante la partita con il Bari poi terminata 1-1, dicendo che il giocatore “forse aveva problemi con il Ramadan”. Sabato sera il giocatore Ghezzal del Siena, di religione islamica, aveva segnato un gol contro un Milan: richiestogli del Ramadan, ha risposto che segue il digiuno soltanto “durante la giornata di riposo infrasettimanale”.

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53 commenti

dysphoria_noctis

d’accordissimo con l’allenatore… in Francia si gioca alle 19, e oggi il sole tramonta alle 20 e 30. far competere degli sportivi con la pancia vuota da 14 ore non è il massimo della vita.

béal feirste

Compito dell’allenatore è far scendere in campo la formazione migliore.
Personalmente non credo che la scelta sia stata dettata da motivi religiosi, quindi nessun problema.

Ivo Mezzena

Tutti a casa per il ramadan con sospensione dello stipendio e se questo cmpromette le esigenze dell’azienda (o squadra) licenziamento!!

peppe

E’ un chiaro conflitto di interesse: il giocatore islamico digiuna per motivi religiosi (che non è un motivo sensato) ma scorda di essere un atleta, pagato dalla società di cui questo signore è allenatore… se non è in forma per giocare, è ovvio che l’allenatore ha tutto il diritto di lasciarlo in panchina. Se fossi un allenatore o un presidente di società ci penserei due volte prima di ingaggiare un muslim praticante che poi mi deve rimanere, inattivo, sul groppone per tutto il ramadan… anche perchè, visti i risultati col Valenciennes, il loro contributo non è che sia essenziale.

AndreA

Mi sembra normale. Non si possono fare attività atletiche a digiuno. Sarebbe un allenatore irresponsabile se facesse giocare chi non mangia né beve.

Soqquadro

L’allenatore ha dimostrato che quei giocatori non sono indispensabili al successo della squadra. Così magari ci si pensa prima di ingaggiare atleti strapagati che ti costringono a metterli in ferie per motivi religiosi un mese l’anno, mentre gli altri vincono.

For all the gods

Era l’unica cosa che un allenatore responsabile poteva fare. E’ già successo che un datore di lavoro buonista chiuse un occhio insensatamente, e ricevette una pesante causa proprio dai mussulmani perché un lavoratore morì per suoi problemi regressi cardiaci (non per il digiuno in sé che finisce alle 20) in ogni caso ha dovuto chiudere, licenziare e paga ancora per il fatto che il dipendente pare a parole abbia rispettato il ramadan (di certo non lo sa nessuno). Non siamo pagliacci.
Si prendano con preavviso tutte le ferie nel ramadan se ne hanno, se non ne hanno avvisino in tempo per la loro sostituzione e licenziamento. Devono come noi pure dare il preavviso, in cambio della fiducia di essere stati assunti e pagati, perché creano un danno non arginabile nell’immediato.

For all the gods

Inoltre se fossero stati presenti avrebbero ridotto le possibilità di vincita alla squadra.
Avrebbe avuto elementi non in forma quindi di intralcio per tutti.
Significa pure fare lavorare gli altri anche per loro, “costringendoli” con una specie di forma di mobbing che conosco bene.

MicheleB.

Del resto, il Ramadan ha date prefissate, per cui l’assenza è prevedibile in largo anticipo.
Anche gli imprenditori che scelgono di avere molti operai musulmani -magari perchè costano meno- si trovano a dover gestire tali situazioni; naturalmente l’ambiente lavorativo deve adattarsi attraverso una contrattazione particolare fra i lavoratori ed il datore di lavoro.
Sono nuove sfide che mettono alla prova la maturità occupazionale di un paese.

peppe

Anche gli imprenditori che scelgono di avere molti operai musulmani

Scelgono? Mi risulta che sia illegale assumere (o no) su base religiosa… io direi: anche gli imprenditori che si ritrovano operai musulmani…

Sono nuove sfide che mettono alla prova la maturità occupazionale di un paese

Maturità occupazionale? E la maturità occupazionale prevede che chiunque, in base alla religione (per quanto strampalata, purchè con alle spalle fondamentalisti bombaroli) che professa, può avere un mese di festa (magari pagata) in più degli altri solo perchè c’è scritto in un libro pulp di 14 secoli fa? Mah… Io metterei l’accento sulla maturità dell’occupato più che del datore di lavoro.

kilowatt

Tutti a casa per il ramadan con sospensione dello stipendio e se questo cmpromette le esigenze dell’azienda (o squadra) licenziamento!!

E certo, questo è il capitalismo sfrenato…

Peccato che poi predichiamo di non voler intaccare l’altrui libertà religiosa a patto che non ce ne vengano imposte le conseguenze.

Ti metti sullo stesso piano.

Fabio

Beh, kilowatt, questo e’ un problema serio che va regolamentato in qualche modo.
Da una parte c’e’ la non discriminazione per motivi religiosi, dall’altra parte ci sono le esigenze lavorative.
Se un datore di lavoro per esempio vuole assumere dei lavoratori stagionali per qualche lavoro agricolo da svolgersi in questo periodo, oggettivamente come puo’ assumere una persona che gli schiatta dopo 4 ore di lavoro (come si puo’ fare un lavoro, magari piuttosto pesante sotto il profilo fisico, a 30 e piu’ gradi, sotto il sole, senza bere e senza mangiare?).

MicheleB.

La scelta, caro peppe, ovviamente non ricade sul lavoratore islamico in quanto tale, ma in quanto extracomunitario, spesso sottopagato e disposto a lavorare a condizioni che gli italiani (giustamente) non accettano. La sfida non porta ad avere un mese di ferie, nessun imprenditore lo concederebbe; consiste invece nel saper gestire una contrattazione basata su richieste per noi nuove. E molti datori di lavoro, che hanno dipendenti marocchini o senegalesi (non scelti per la fede religiosa) hanno concesso cose nuove in cambio di altri tornaconto, tipo: spazi e tempi per le preghiere quotidiane contro maggiore flessibilità.
Do ut des. Non dico che sia giusto o sbagliato -anzi: spesso è decisamente ingiusto- parlo solo di ciò che avviene e che tantissimi italiani ignorano. Ad esempio, molti coltivatori diretti accettano che alcuni operai, durante il Ramadan, lavorino più lentamente e producano di meno, in cambio di metà paga.
Se qualcuno è disposto a farsi sfruttare più degli altri in cambio di un “ritorno non economico” è inevitabile che il padrone cerchi di approfittarsene.
La maturità di un sistema sta nel saper gestire gli effetti di una tale situazione, ovvero: se sono disposto a svolgere quel lavoro per 10€ l’ora, mentre mustafà si accontenta di 5€ pur di poter pregare durante l’orario di lavoro, il padrone potrebbe sostituirmi con mustafà che costa la metà (piaciuta la rima?). Così io resto disoccupato, l’altro resta un pezzente perchè guadagna una miseria ed il padrone si arricchisce alle nostre spalle.
E’ questa la sfida. Ed implica certamente anche la maturità dell’occupato.

Giovanni

secondo me qui molte persone stanno perdendo il lume della ragione, o forse non l’hanno mai avuto, visto che dai commenti si legge che molti non hanno alcuna idea dei diritti umani, e tantomeno di economia o calcio!
e questa che sono costretto a dire è una cosa bruttissima, perchè dimostra quanto sia pesante ilc lima in questo forum, ma sappiate che io anche sono ateo e anticlericale, ma prima di tutto sono una persona, e questi saranno anche musulmani, ma sono, prima di tutto, persone; è questo che non riuscite a capire

# Ivo Mezzena scrive:
24 Agosto 2009 alle 9:08

Tutti a casa per il ramadan con sospensione dello stipendio e se questo cmpromette le esigenze dell’azienda (o squadra) licenziamento!!

ecco, qui probabilmente si dimenticano i diritti fondamentali enunciati in base alla dichiarazione fondamentale dei diritti dell’uomo, visto che OGNI PERSONA ha diritto a manifestare la sua fede e per questo non essere discriminato

# peppe scrive:
24 Agosto 2009 alle 9:11

“E’ un chiaro conflitto di interesse: il giocatore islamico digiuna per motivi religiosi (che non è un motivo sensato) ”

non è un motivo sensato per te, che sei ateo o agnostico, ma lo è per lui, e ti ricordi una cosa chiamata diritto inalienabile?

” Se fossi un allenatore o un presidente di società ci penserei due volte prima di ingaggiare un muslim praticante che poi mi deve rimanere, inattivo, sul groppone per tutto il ramadan… anche perchè, visti i risultati col Valenciennes, il loro contributo non è che sia essenziale.”

visto che non capisci nulla di calcio, e questo è legittimo, almeno chiudi la bocca: il valenciennes è una squadra promossa in Ligue 1 l’anno scorso, il PSG è una delle squadre più forti di Francia

# For all the gods scrive:
24 Agosto 2009 alle 10:55

Si prendano con preavviso tutte le ferie nel ramadan se ne hanno, se non ne hanno avvisino in tempo per la loro sostituzione e licenziamento. Devono come noi pure dare il preavviso, in cambio della fiducia di essere stati assunti e pagati, perché creano un danno non arginabile nell’immediato.

questa è una chiara discriminazione, che nessuna persona normale suggerirebbe, e con normale intendo una persona che crede che ogni uomo sia uguale a tutti gli altri.

Rendiamoci conto fino a che punto il livore ci ha portati…

Maurizio D'Ulivo

@ kilowatt

Già che ci siamo, per rispettare la libertà religiosa dei musulmani, perchè non diamo loro anche il venerdì libero?

Magari, già che ci siamo, in aggiunta ai giorni liberi di sabato e domenica oppure, laddove sia necessaria la compresenza in ditta di un numero consistente di lavoratori (musulmani e non), costringendo i lavoratori non islamici a lavorare la domenica e a festeggiare il venerdì, come i loro colleghi musulmani e per rispetto delle convinzioni religiose di questi ultimi.

Altrimenti, suppongo, non potremmo affermare di rispettare le libertà religiose.

Si vede proprio che non siamo paghi di dover subire le pretese vaticane, se davvero riteniamo accettabile un mondo dove ogni pretesa razionalmente infondata (quali sono gli infiniti precetti delle numerosissime religioni) possa trovare soddisfazione nelle regole di una società plurale.

stefani f.

hanno ragione i datori di lavoro che licenziano questa gente, io non mi prenderei mai la responsabilità di assumere una persona che mette la sua salute a repentaglio per stupide tradizioni religiose.

MicheleB.

Ho un commento bloccato dalle 15:15 e non so perchè. L’ho riletto tre volte.

stefani f.

io non mi prenderei mai la responsabilità di assumere una persona che mette la sua salute a repentaglio per stupide tradizioni religiose.

stefani f.

x Giovanni

un conto è l’utopia e un altro la realtà.
non si può pretendere di conservare privilegi religiosi per alcuni (perchè di questo si tratta, privilegi) pensando ledendo contemporanemante i diritti dei credenti in altre fedi, e degli atei e agnostici.
Voltaire era un fior di ragionatore ma sbagliava quando estremizzava il concetto di tolleranza che deve rimanere uguale per tutti.
il ramadan a casa loro, una volta per tutte.

Fabio

Ma veramente non credo Voltaire estremizzasse il concetto di tolleranza.
Voltaire portava avanti una battaglia sulla tolleranza quando si rischiava di finire torturati e infine impiccati per la semplice ragione di professare una religione minoritaria e quindi essere soggetti a infiniti pregiudizi per questo motivo.
E infatti l’episodio che porta Voltaire a scrivere il suo trattato sulla tolleranza e’ quello di una assurda condanna a morte senza nessuna prova e contro ogni buon senso sostenuta unicamente da un pregiudizio religioso.
Fra l’altro nel trattato sulla tolleranza di Voltaire esiste anche un capitolo intitolato (vado a memoria, quindi le citazioni non saranno precise) limiti della tolleranza, in cui scrive che per meritare la tolleranza bisogna quantomeno non essere fanatici.
Voltaire, imho, era spesso molto pragmatico, a costo di sacrificare pure un po’ la coerenza di pensiero se necessario. Non era per nulla utopistico.

Andrea (Mi)

Giusto! Se i giocatori non hanno, a causa del Ramadam (che potrebbero benissimo non fare, e giocare come sempre), l’energia necessaria per rendere bene in campo e lo sforzo fisico senza un’adeguato sostentamento potrebbe compromettere la loro salute.
Questa decisione non deve essere vista o strumentalizzata come discriminante.

Giovanni

per stefani,

non ci posso credere, sei riuscito a tirare fuori anche l’argomento del “a casa loro!”, tipico di leghisti a cui il sushi piace meno della polenta, cattolici che pretendono di attaccare il crocifisso pure sulle moschee e non so chi altro…
è l’argomento per il quale ” siccome se io vado in un posto non mi fanno fare una cosa, violando i miei diritti universali, allora io per ripicca non gliela faccio fare manco a loro da me gnegnegne gne gnè! molto maturo e molto civile, certo, soprattutto quando poi si tratta di chiamare bingo-bongo quei paesi, rivendicando il grandissimo primato culturale e storico italiano, senza nemmeno mai chiedersi perchè quei paesi subiscono (giustamente, aggiungerei) l’ostracismo del mondo moderno e civilizzato, mentre noi, ancora per poco temo, se questo è lo zeitgeist, ci considerano un paese degno (perchè avremo tutti i difetti, ma abbiamo la fortuna di essere ancora un paese civile e moderno) di stare nel’onu, nel unione europea e nel g8

Deicida

In questa diatriba sento di dare ragione pienamente a Giovanni.
Di solito non sono tenero nei riguardi dell’Islam e dei dettati religiosi ed etici che vengono fatti scaturire da simili ideologie, perchè temo che l’integralismo islamico possa aspirare ad imporre forzosamente regole e comportamenti anche a chi religioso non è.
Ma in questo caso penso proprio che si parli per preconcetti ostili, senza scendere nei termini esatti del problema. Ci sono comportamenti, quali il digiuno rituale del ramadam, che non rappresentano nè un’imposizione discriminante ed oppressiva, quale può essere l’indossare il burqua nei confronti delle donne, ne un pericolo per la libertà di pensiero e di espressione, quale può essere l’imporre regole di comportamento etico nei confronti di chi non si riconosce in una data religione, come spesso avvviene in Vaticalia.
Leggo commenti che reclamano presunti “interessi aziendali” contro il diritto e l’aspirazione di individui ad esercitare proprie prerogative di libertà relative al culto…….vi dico, senza problemi, che , per coerenza in aderenza ad una certa scuola di pensiero, mi dichiaro apertamente a favore del diritto degli individui e contro gli interessi delle aziende e di tutti gli apparati economico-finanziari che esistono per sfruttare il lavoro umano.

Fabio

Si va beh, deicida, allora io da domani aderisco a una religione che e’ contro l’utilizzo dei PC in quanto strumento del demonio, e pretendo che il mio datore di lavoro continui a pargarmi lo stipendio per non fare il lavoro per cui sono stato assunto?
Non poter bere e mangiare dall’alba al tramonto puo’ essere molto limitativo (e pericoloso) per svolgere determinati lavori.
E’ un problema che va regolamentato in qualche modo.
Mettiti nei panni del datore di lavoro.
Se non assume il tipo perche’ musulmano e’ una discriminazione.
D’altra parte se lo assume e questo si becca un collasso dopo 6 ore di lavoro sotto al sole senza bere e mangiare e’ uno sfruttatore senza scrupoli immagino, e di certo rischia di trovarsi sotto processo.
Ma mica puo’ costringerlo a bere.
Quindi che deve fare: assumerlo e pagargli lo stipendio per non lavorare?

Giovanni

per fabio

alcune affermazioni di questo forum sono ridicole, ma come la tua ne ho sentite poche: è ovvio che se una persona ha problemi con i pc, e non c’è bisogno di inventarsi una religione, basta che diventi amish o luddista, farai un lavoro in cui i pc non sono compresi, come è ovvio che se una vuole portare per scelta sua il burqua no farà la modella per trucchi da viso, oppure, cambiando radicalmente argomento, un disabile farà quello che la malattia gli consente.
Il fatto però è un altro: qui stiamo parlando di un periodo di tempo limitato in cui alcune persone devono seguire una dieta particolare, che potrebbe andare a incidere sulla sua capacità lavorativa. Ma dobbiamo licenziare qualcuno per sue convinzioni personali? semplicemente, si può mostrare un po’ più di tolleranza, anche contando che gli imam hanno detto che in caso di malore i musulmani possono bere; certo, magari la qualità del lavoro diminuirà, ma in che società vivremmo, se la produzione venisse considerata più importante delle persone.
Il bello è che da come descrivi tu la società, i poveri imprenditori sono considerati delle vittime che in ogni frangente vengono criticate, mentre mi pare che la situazione sia ben diversa: prima assumono immigrati (in nero o no) perchè pagare gli italiani costerebbe molto di più, e poi si lamentano della cultura della loro forza lavoro
E comunque, riguardo le ultime affermazioni, sono totalmente d’accordo con deicida

cartman666

Io mi metto nei panni di Moratti che sborsa chissà quanti euro per lo stipendio di Muntari, e lui va in campo a digiuno e fa una figuraccia. Io lo metterei in tribuna e lo farei rientrare a settembre.
A quanto ne so, ci sono paesi islamici in cui il venerdi’ si lavora, e non vedo perche’ dobbiamo cambiare in italia.

Paul

La libertà religiosa è sacrosanta, e sostanzialmente assicura ad ogni individuo di poter scegliere le assurdità in cui credere o non credere. Razionalità significa combattere per rendere meno virulente queste assurdità.

Detto questo, non capisco perchè in nome di tali assurdità si debba permettere a persone (appunto!) di mettere in pericolo se stessi, i propri colleghi e l’altrui lavoro.

Personalmente svolgo un lavoro fisicamente impegnativo, all’aperto e nelle ore più calde della giornata, e non vorrei mai e poi mai lavorare con qualcuno che DELIBERATAMENTE decide di non bere e mangiare, qualunque sia il motivo. Non vorrei ritrovarmi con una mano spappolata perchè qualcuno ha un mancamento mentre installiamo le nostre pesanti ed ingombranti attrezzature.

Parimenti considererei altamente menefreghista il mio datore di lavoro se chiamasse a lavorare suddette persone ben sapendo i pericoli a cui espongono se stessi ed i colleghi (questo si sarebbe sfruttamento!).

Non capisco nemmeno perchè una persona debba essere pagata nonostante abbia scelto liberamente di rendersi inadatta a lavorare per un mese intero.

l’idea di purificarsi agli occhi di dio digiunando per un mese dal tramonto all’alba (la notte si può mangiare senza problemi) è assurda, legittima ma assurda. Non rendiamo le assurdità delle persone problemi anche per gli altri.

Fabio

Quindi giovanni mi pare che tu concordi sul fatto che il problema di impedimenti religiosi che contrastano con necessita’ lavorative esista. E forse sarebbe il caso di regolamentarlo in qualche modo, dato che esiste.
Se un tizio assume un musulmano praticante per fare un lavoro stagionale fisicamente piuttosto impegnativo e questo si becca un collasso causato dalla disidratazione dato che non beve, che si fa? Di chi e’ colpa? Chi ne risponde?
O diciamo che va bene cosi’, in fondo sono cavoli suoi cosi’ impara a non bere? E se schiatta, pace e amen, avanti il prossimo?
Perche’ dire che il problema non esiste porta a questa conclusione.
Oppure si dice che il problema esiste, e si cerca un modo ragionevole di risolverlo.
Quando esiste, naturalmente. Se uno lavora in ufficio e il lavoro piu’ pesante che deve compiere e’ alzare la cornetta del telefono, ragionevolmente il fatto di non mangiare e bere dall’alba al tramonto non creera’ particolari problemi. In altri contesti puo’ crearli.
Non solo di riduzione dell’efficienza, anche di sicurezza.

bumbum

se il giocatore fosse “ebreo ortodosso” e la partita si fa al sabato?

Deicida

Molte delle affermazioni le trovo pretestuose.
Se un lavoratore fosse ebreo ortodosso in un paese dove il sabato è un normale giorno lavorativo potrebbe, ad esempio, chiedere un contratto di lavoro particolare che gli lasciasse libero il sabato, anzichè la domenica, dato che esistono lavori che possono essere svolti anche di domenica; beninteso, ove ciò fosse possibile in concorso con le esigenze dell’azienda e del datore di lavoro. Vedete, si può affrontare la questione in due maniere: con la ragionevolezza figlia del rispetto dell’individuo e delle sue libertà, o con l’intransigenza pretestuosa di chi pospone gli interessi del profitto e del capitale ad ogni altro interesse…….fate voi.

Giovanni

tra l’altro fabio, non so se hai mai sentito parlare di laureati stranieri che poi vengono qui a raccogliere pomodori… ho già detto la opinione su questo, e sul fatto che la forza lavoro straniera costa assai meno di quella italiana… tra l’altro, vorrei sapere che ebrei conoscete voi, perchè mi risulta che a parte sparute minoranze, gli altri il sabato facciano quello che vogliono…

Soqquadro

C’è solo un dettaglio: nei Paesi islamici, dove è d’uso comune osservare il Ramadan tutte le attività lavorative sono rallentate. E non direi proprio che in quei Paesi sia periodo di campionato.
Pare che la risposta sensata l’abbia data il giocatore del Siena, che rispetta il Ramadan durante i riposi. Così evita di stare in panchina, di stramazzare al suolo durante l’allenamento o la partita, e di far eventualmente perdere gare alla sua squadra. Che poi, l’attività del calciatore è quella del libero professionista: se che sia per il ramadan o qualunque altra cosa non segna, non viene idolatrato dal pubblico, quindi le squadre e gli sponsor non lo rincorrono e lui non diventa ricco. Non si può paragonare con il dipendente che fa un lavoro fisicamente usurante e che rischia di mettere a repentaglio l’incolumità sua e del prossimo.

bumbum

@deicida
fate voi.
si sta parlando di un giocatore di calcio.se nella squadra fosse l’unico portiere disponibile ?

MicheleB.

Cerchiamo di non dividere il mondo in pro e contro islam, perchè sarebbe una stupidissima deriva dialettica. A me l’islam sta sulle scatole e non lo voglio difendere, quindi nessun lettore poco distratto cerchi di mettermi in bocca parole non mie (come è accaduto in passato).
Del resto dovreste sapere tutti che ho in antipatia tutte le religioni, anche quelle st.ron.za.te orientali che spesso vengono incensate da qualcuno di noi.
Quindi voglio precisare tre cose: 1) difendersi dall’islam come religione emergente è un conto, difendersi dalla massa dei migranti di fede musulmana in quanto debbon tornare a casa loro è un pericoloso sintomo di demenza presenile.
2) ultimamente abbiamo discusso sul tema spesso ma aproposito di questioni piottosto importanti (vedere post precedenti), il Ramadam mi sembra l’ultimo dei problemi, anzi, un non problema all’italiana. Ma a chi diavolo può dare fastidio se io non mangio nelle ore diurne!?! Ma saranno cavoli miei?!?
3) forse qualcuno ha scambiato questo per il blog della confindustria o simili, ma certamente le esigenze mercantili di lor signori imprenditori non hanno molta attinenza con la laicità dello stato e della società civile. L’interesse del padrone mi tange solo nei limiti in cui determina la dilatazione del mio sfintere, da lui mi aspetto solo che faccia il proprio tornaconto -e non resto mai deluso- mentre dallo stato mi aspetto che riesca a gestire in maniera umana quel che il mercato vorrebbe gestirsi in totale arbitrarietà.
Poi, fate voi.

stefani f.

x Giovanni

certo e lo ripeto a casa loro per tutti quelli che vorrebbero impormi il loro modo di vivere difendendo il loro privilegio di essere islamico a scapito di un nn credente come me, che lavora in fabbrica, non fa il ramadan e durante i loro riposi causati dal digiuno deve lavorare anche per loro!

non so che lavoro tu faccia ma in fabbrica o in agricoltura se siamo in 100 si deve lavorare TUTTI LO STESSO ORARIO senza tante storie se no ripeto ognuno a casa sua, senza tanti problemi.

stefani f.

e non tollero che mi sia del razzista!

ho la fortuna di avere amici di ogni nazionalità e religione, alcuni islamici, che non osservano tutti i precetti nello stesso modo e hanno capito che l’integrazione in una nuova cultura implica il sacrificio di molte “tradizioni” inconciliabili con la nuova realtà trovata nel paese ospitante.

Paul M.

Tua la libera scelta di credere ad allah, maometto ed il suo ramadan e quindi digiunare…Mia quella di metterti fuori squadra (o licenziarti!) perche’ sei fisicamente una schiappa disidratata e non rendi cio’ per cui vieni pagato.
Fine della questione…
Ciao a tutti 😉

stefani f.

bravo Paul M. anche se il tuo stile mi ricorda quello di un altro utente 😉

Fabio

I laureati stranieri vengono a raccogliere i pomodori perche’ non possono permettersi di fare i disoccupati mantenuti dai genitori come i laureati italiani.
E’ difficile trovare lavoro per (quasi) tutti, italiani e stranieri, laureati e non laureati.
E molti imprenditori amano assumere in nero, assumere persone ricattabili (italiani e stranieri, tanto chiunque assunto a 6 mesi e’ ricattabile, chi piu’ chi meno), assumere donne facendogli firmare le dimissioni in bianco nel caso restino incinta, ecc., ecc., ecc.
Nessuno ha scritto che gli imprenditori sono generalmente dei santi.
Ma tutto cio’ non c’entra nulla col fatto, perche’ a me pare un fatto, che laddove un’esigenza religiosa sia in contrasto con un’esigenza lavorativa si crea un problema, che in qualche modo va risolto.
Con buon senso, si suppone richiesto ad entrambe le parti in causa.
Purtroppo sembra invece che mentre il buon senso sia richiesto in ogni campo, c’e’ un’area libera, quella religiosa, in cui si puo’ dimostrare ogni mancanza di buon senso e ogni intransigenza, senza che cio’ debba costarti nulla, perche’ altrimenti sei discriminato.
Questo crea problemi.
Perche’ il buon senso dimostrato da Ghezzal (nei giorni in cui non ho impegni fisici importanti faccio il ramadam, negli altri giorni faccio a meno) sarebbe considerato del tutto ovvio se non ci fosse in mezzo la religione, che invece ti da’ il diritto di comportarti come un pazzo, ma non da’ il diritto a chi ha a che fare con te di trattarti come un pazzo.

Fabio

faccio il ramadam, a parte l’errore di battitura, voleva stare per: faccio il digiuno previsto dal ramadan, naturalmente.

Fabio

Ovviamente, giusto per integrare, un laureato straniero fara’ ancora piu’ fatica di un laureato italiano a trovare un lavoro nel suo ramo di specializzazione a un livello adeguato alla sua qualifica, per tante ragioni, legate alla lingua se non parla (e scrive) bene italiano, magari al riconoscimento del titolo in Italia, anche a pregiudizi di vario tenore.

stefani f.

rimane il fatto incontestabile a mio avviso che nello svolgimento di lavori che coinvolgono decine o centinaia di operai un caporeparto o capocantiere o quello che volete non può applicare un regolamento/orario di lavoro in base ad un precetto religioso, parlo da operaio ripeto da uno che lavora con gente di ogni nazionalità, se l’oraio prevede ad esempio un orario 8-12 pausa pranzo e 14-19 tutti devono lavorare entro i limiti della giornata lavorativa e rispettare la relativa tabella di marcia, e una persona disidrata o malnutrita potrebbe sentirsi male ed in quel caso chi se ne prende la responsabilità? ripeto il ramadan non è applicabile al modello produttivo occidentale.

peppe

“E’ un chiaro conflitto di interesse: il giocatore islamico digiuna per motivi religiosi (che non è un motivo sensato)”

non è un motivo sensato per te, che sei ateo o agnostico, ma lo è per lui, e ti ricordi una cosa chiamata diritto inalienabile?

” Se fossi un allenatore o un presidente di società ci penserei due volte prima di ingaggiare un muslim praticante che poi mi deve rimanere, inattivo, sul groppone per tutto il ramadan… anche perchè, visti i risultati col Valenciennes, il loro contributo non è che sia essenziale.”

visto che non capisci nulla di calcio, e questo è legittimo, almeno chiudi la bocca: il valenciennes è una squadra promossa in Ligue 1 l’anno scorso, il PSG è una delle squadre più forti di Francia

Quindi vediamo se ho capito bene: agire in deroga ad un contratto per motivi religiosi è un diritto inalienabile (si vede che non capisci niente di diritto, il che è legittimo naturalmente), dire che tali motivazioni siano insensate invece no. Ah, la libertà di pensiero, questa sconosciuta… non c’è che dire: un coerenza cristallina 😆

PS: che il contributo degli islamici non sia essenziale veniva da sè data la frase “Senza i calciatori islamici, il Paris Saint Germain ha battuto in trasferta 3-2 il Valenciennes”. Ma anche non saper leggere è legittimo, niente paura. Dormi dormi…

Simplicius

Che polemica sterile signori miei. L’allenatore ha semplicemente usato il buon senso, mandando in campo quelli che stavano bene e tutelando la salute degli altri. Se in quella squadra hanno trovato un equilibrio e se a compagni e dirigenti sta bene così mi sembra che non ci sia nulla da eccepire.

tomaraya

le società sono avvisate quando prendono certi giocatori, se va bene a chi li paga va bene a tutti. stiamo parlando di giocatori professionisti, non di braccianti, muratori, operai,che lavorano in un giorno quanto i calciatori in due settimane. comunque alla juve sono ben felici di avere in campo il muslim cissoko, anche se per un mesetto non è in condizione, nei restanti mesi corre, pressa e picchia per due.

Giovanni

per peppe,

inalienabile: dal Sabatini Colletti: Di cui non si può essere privati SIN intangibile: diritto i. dei cittadini
visto che non serviva una laurea in diritto per aprire il dizionario e conoscere qualche termine della lingua italiana?
ti rimando poi a un paio di articoli di una cosa che mi viene il sospetto molte persone qui sul forum non conoscono bene: la Dichiarazione Universale dei diritti umani
Art 1 Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Art 2Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere etc…
Ma soprattutto art 18: Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.

A proposito della libertà di pensiero, si è detto soltanto, rimandando alla già citata dichiarazione, che non si possono negare dei diritti a persone che hanno credenze diverse dalla tua, o di chi era. Nessuna limitazione alla libertà di pensiero. quel “chiudi la bocca”, era più un “chiudi la bocca che ci fai più bella figura”, visto che si sottintendeva che siccome il PSG ha battuto il Valenciennes 3-2, i giocatori musulmani non non servissero, mentre, mio giudizio certo, questa cosa è un giudizio affrettato e sbagliato, visto che il PSG ha vinto, di certo non di misura, con una squadra che è in A da poco, ma probabilmente eri troppo pieno del tuo sarcasmo così brillante per cercare di capire un concetto che non era scritto in MAIUSCOLO GRASSETTO e spiegato in ogni suo dettaglio.

Lapalisse

il problema è sempre lo stesso: la superstizione islamica crea problemi e costi per la società, non sono integrabili, non vogliono integrasi ed anzi vogliono prima dei privilegi a causa della loro irrazionale creduloneria, poi, vorranno imporci i loro deliri religiosi anche con la violenza. La soluzione più semplice e razionale è quella di “lasciarli nel loro brodo” (primordiale) che restino nel loro pardiso islamico ovunque sia ma non in europa.

Fabio

Lapalisse: la superstizione islamica crea dei problemi reali che possono essere risolti con un po’ di realismo, da parte di tutti pero’.
Ad esempio, leggo che di fronte alla problematica relativa proprio a digiuno e lavori pesanti, tale Abdel-Bari Zamzmi, presidente dell’associazione dei giureconsulti islamici marocchini, ha affermato che
“se il lavoro è particolarmente pesante, provoca problemi di salute o comunque si prova il bisogno di idratarsi il lavoratore deve fermare il suo digiuno e può completare i giorni previsti successivamente, come e’ gia’ previsto per i malati e i viaggiatori”.
Se c’e’ volonta’ da entrambe le parti di trovare una soluzione e un minimo di flessibilita’, le soluzioni si trovano.
Se uno invece pretende di non scostarsi di un millimetro e che debba essere solo l’altro ad adeguarsi (perche’ in casa nostra si fa cosi’ e basta, o perche’ io ho il diritto inalienabile di rendermi incapace di lavorare e non devo essere discriminato sul piano lavoro per questo) le cose diventano piu’ difficili.

Soqquadro

Ammettiamo di dover essere operati d’urgenza, alle 19*00, e che il chirurgo di turno stia osservando il Ramadan….

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