Una certa rappresentazione dell’ateismo e degli atei nei testi scolastici di religione

Un gruppo di soci milanesi dell’UAAR si è recentemente chiesto se alcuni passi di un testo di religione per le scuole medie statali non possano essere ritenuti diffamatori nei confronti degli atei, più o meno allo stesso modo di come gli slogan sull’inesistenza di dio, esibiti sugli autobus, lo sarebbero stati per i credenti. Partendo da una mia personale risposta a questo quesito, ho ritenuto opportuno ampliarne il campo di applicazione.
Il volume in questione è “Beati voi” di Giampiero Margaria (Marietti, Torino, 20o4), che gode dell’Imprimatur della Conferenza Episcopale Italiana, a firma del cardinale Camillo Ruini.
Le pagine che ci interessano (e le uniche che prendo in considerazione) sono la 34 e 35, facenti parte della “Seconda unità didattica”, intitolata “Ateismo, magia e superstizione”.

Partiamo dalla definizione di ateismo nel testo in questione:

“è la negazione dell’esistenza di Dio”.

Si poteva anche scrivere che l’ateismo “è l’affermazione dell’inesistenza di dio”. Ma così non intende l’autore (che segue le indicazioni della CEI ed una consolidata tradizione), abituata a termini che inequivocabilmente spingono verso un giudizio di merito, contrapponendo ‘esistenza’ (concetto ‘positivo’) e negazione (concetto ‘negativo’). Ma negare l’esistenza di qualcosa è atteggiamento erroneo? La scienza moderna nega l’esistenza dell’etere, a cui in tanti prima credevano: dobbiamo darne una colpa alla scienza o prendere atto del miglioramento delle conoscenze grazie alle quali oggi sappiamo proprio che l’etere non esiste?
L’ateismo è introdotto anche in questo modo:

“Molte persone al mondo non hanno fede in Dio. Alcuni non si pongono neppure le domande sui ‘perché’ primi ed ultimi. Altri se le pongono ma non credono che la risposta sia Dio.”

Ma qui intenzionalmente si equivoca. I cattolici ritengono infatti che esista un solo dio, il loro, ovvero quello che avrebbe parlato attraverso la Bibbia. A questo dio non credono non solo gli atei, ma neanche tutti i credenti di altre religioni (a cui gli atei e gli agnostici andrebbero accomunati) per i quali egualmente la Bibbia non è stata ispirata da dio. Ritenere che ‘esista un dio’ (qualunque significato abbia questo termine) ed ‘avere fede’ nel dio della Bibbia sono in ogni caso due atteggiamenti diversi, cosa che qui non viene evidenziata.
Il primo paragrafo di questa unità didattica, intitolato “Il tramonto delle fedi e delle religioni”, si rivolge subito, palesemente, ad un presunto o potenziale credente:

“Forse conoscerai direttamente persone che non vogliono credere in nessun Dio, che non desiderano praticare nessuna religione. Comunemente esse vengono denominate atee.”

C’è ovviamente una certa differenza fra “non credere” e “non voler credere”. Quando io dico “non voglio giocare a calcio” esprimo una scelta, che posso anche rendere con “non gioco mai a calcio”. Non è lo stesso quando dico “non voglio mangiare”, che non può essere paragonato a “non mangio mai”. Dov’è la differenza? Nel fatto che mangiare è necessario alla vita, e nessuno può “non mangiare”, a scapito della sua vita; mentre si può non giocare a calcio e preferire ascoltare un disco; si tratta infatti di una scelta in un certo senso ‘indifferente’. Riguardo al ’credere’, per i cattolici, la scelta invece non è per nulla ‘indifferente’, in quanto per loro ‘credere in dio’ è la normalità, ‘non credere’ una anomalia. Così l’autore del testo intende lo comprendano gli studenti, sprovvisti di mezzi critici adeguati.

“L’ateismo è un fenomeno praticamente sconosciuto nel mondo antico. L’uomo ha attraversato epoche in cui ogni aspetto della vita individuale e sociale era profondamente influenzato dalla religione (pensiamo al medioevo) …”

Con buona pace degli ignari studenti (che si avvicineranno alla storia della filosofia solo fra qualche anno) il mondo antico ha invece conosciuto ampiamente l’ateismo; ed in ogni caso la religione (o le religioni) degli antichi (il ‘paganesimo’, così tanto stigmatizzato dal cristianesimo) era tutt’altra cosa della religione dei moderni, legata ancor più di questa innanzitutto ad una mancata conoscenza dei meccanismi della natura che ci circonda ed ingloba. Ed il riferimento al medioevo appare quanto mai penoso, se pensiamo a come questo periodo abbia rappresentato forse il momento peggiore della civiltà occidentale degli ultimi venticinque secoli. In quanto all’atteggiamento verso ciò ‘che tutti hanno sempre creduto’, teniamo ben presente che l’astrologia è stata ritenuta valida per molti più secoli e da molti più popoli che non i dogmi cristiani, per essere poi superata dalle conoscenze scientifiche.

“Con le rapide evoluzioni della scienza si afferma l’idea della inutilità di Dio; sembrano sufficienti la ragione, la scienza, lo sviluppo tecnologico, attraverso cui l’uomo riesce a raggiungere traguardi ambiziosi, a fare moltissime scoperte, a sconfiggere le malattie: i confini della ragione appaiono infiniti.”

Anche qui la scelta dei termini è sottilmente fuorviante: anziché parlare di ‘inesistenza di dio’ si fa riferimento alla ‘inutilità’ di dio. Così si mette in risalto ancora una volta la superbia del rifiuto (da sempre giudicato peccaminoso) di riconoscere un dio che invece, a parere dei credenti, esiste con assoluta certezza.
Per inciso, viene comunque riconosciuto che la ragione sconfigge le malattie, mentre da sempre si è sostenuto dai credenti che invece è dio a guarire.

“Altre persone arrivano alla negazione di Dio perché nel mondo esiste il male, capitano cose orrende: catastrofi, guerre, genocidi, olocausti. Essi sostengono che se esiste il male, non può esistere un Dio onnipotente, a meno che si voglia credere in un Dio crudele. Queste persone arrivano a pensare che non ci sia un vero senso da dare alla vita, che basti vivere alla giornata, senza porsi problemi a lungo termine che non hanno soluzione. Serpeggia in queste posizioni, un senso di impotenza, quasi di disperazione.”

Ovviamente una gran parte degli atei non si riconosce in questa descrizione, e ritiene che la vita vada vissuta per come è. Questi atei non somigliano per nulla al ritratto disperato che ne hanno fatto per secoli i predicatori; non si avvicinano alla morte con maggiore o diversa angoscia rispetto ai credenti.
In quanto al vivere alla giornata, proprio nei Vangeli si trova elogiato come virtù il vivere alla giornata, senza preoccuparsi di tessere gli abiti o di procurarsi il cibo, senza porsi problemi terreni a lungo termine. La sola fede in un aldilà sarebbe sufficiente a nobilitare questo atteggiamento ideale che la maggior parte dei credenti di tutti i tempi (clero incluso, ed anzi soprattutto il clero) non ha comunque seguito, impegnato com’era ad assicurarsi benessere e piaceri terreni.
L’autore del volume lascia quindi spazio ad una citazione illustre:

“Ti proponiamo qui di seguito la riflessione di Indro Montanelli (1909-2001), grande giornalista italiano, che in un articolo del “Corriere della Sera” del 28 febbraio 1996 scrisse: Io ho sempre sentito la mancanza di fede, e la sento, come una profonda ingiustizia che toglie alla mia vita, ora che sono al rendiconto finale, ogni senso. Se è per chiudere gli occhi senza aver saputo da dove vengo, dove vado e cosa sono venuto a fare qui, tanto valeva non aprirli. La mia è soltanto una dichiarazione di fallimento. […] Io non mi considero affatto ateo e non capisco come si possa esserlo. La nostra vita, il mondo, il creato, l’esistente devono pure avere un perché che la mia mente e la ragione non riescono a spiegarmi. Ed è là dove la mente e la ragione finiscono, e purtroppo finiscono presto, che per me comincia il grande Mistero di Dio.”

Si tratta ovviamente di un intervento scorretto, tipico dell’apologetica, che ritiene di esibire quale prova tutte le testimonianze favorevoli, ignorando le contrarie; intervento che comunque non aggiunge nulla di probante, in quanto Montanelli non sostiene per nulla di credere nel dio dei cristiani, ma solo di ‘non sapere’; che è più o meno quanto sostiene la scienza atea, perfettamente conscia dei suoi limiti ma non per questo disposta a cedere alla credenza religiosa ed all’irrazionale.
Ma andiamo avanti:

“La categoria delle persone che non si pongono seri interrogativi è purtroppo in espansione. Per queste persone è sufficiente vivere alla giornata; per loro lo scopo della vita diventa il piacere ricavato dalle cose che si consumano il più in fretta possibile: è importante cambiare modello di auto, di vestito, di computer, di cellulare, ecc…”.

Qui occorre correggere una falsità: il numero di persone che si pongono ‘seri interrogativi’ è da secoli sicuramente in aumento; ed anzi il mondo moderno è nato proprio con gli interrogativi che scuotevano una religione cristallizzata in formula accademiche e di comodo. Nel medioevo cristiano la gente comune non si chiedeva affatto il perché delle cose; piuttosto aveva terrore delle cose ed accettava supinamente le idee dei religiosi, anche contro l’evidenza. Recitare preghiere e fare penitenze dava solo apparentemente un senso alla vita, ma soprattutto rassicurava, esorcizzava la miseria e le paure quotidiane. Le persone colte avevano sì il desiderio di capire, ma lo facevano secondo lo stile dell’epoca, ragionando sui libri sacri. Oggi lo si fa invece ragionando sulla natura, secondo i metodi della scienza empirica; che ha sostituito la religione, quanto la religione cristiana aveva sostituto le idee degli antichi.
Nessuno sicuramente è in grado di dimostrare che oggi i non credenti cerchino i piaceri o consumino più dei non credenti. Ad uno sguardo d’insieme sulla nostra civiltà, sembra invece del tutto evidente il contrario, dato che è proprio nell’occidente cristiano che furoreggia da secoli la cultura del consumo, dello sfruttamento della natura, e dell’edonismo.

“Si rifugge dalle grandi verità per ancorarsi a piccole cose, a piccoli piaceri quotidiani. Ne deriva la banalizzazione radicale della vita, ne derivano anche la più radicale solitudine, l’incapacità della comunicazione profonda, la quasi totale indifferenza verso tutti e verso ogni cosa che accade. La guerra, la fame nel mondo, addirittura la malattia di una persona cara causano, al massimo, emozioni passeggere che svaniscono all’insorgere di nuovi desideri. La vita deve andare avanti, non ci si può attardare, non si deve soffrire. E ‘l’idea di Dio’? E’ un pensiero pericoloso, che potrebbe spingere a revisioni di vita… troppo faticose.”

I più accorti noteranno che questi atteggiamenti sono stati pervasivi anche della migliore tradizione cristiana. La guerra non è mai stata un problema nel mondo cristiano, sia che contrapponesse le potenze cattoliche, sia condotta contro infedeli ed eretici. La fame è stata sempre ritenuta una conseguenza del peccato originale, una punizione divina, un mezzo per redimersi, una necessaria ineguaglianza sociale; la carità verso i bisognosi non si è mai trasformata in lotta alla povertà, magari con la restituzione dei beni sottratti o negati alle classi sociali svantaggiate. La malattia e la morte di persone care si è sempre insegnato ad accettarle come accidenti della vita meno importanti degli interessi per l’aldilà.

Poniamoci ora dal punto vista del giovanissimo studente, prendendo atto del fatto che queste pagine non gli dicono molte cose e non l’aiutano nella sua comprensione critica.
Innanzitutto egli non sa che quella che sta leggendo e studiando non è una materia come tutte le altre, ma solo il resoconto di una idea (fra le tante) del mondo, posseduta da una categoria a parte di insegnanti, che cercano di indurlo a credere nella ‘verità’ ed autorevolezza di quello che gli propongono. Una materia solo apparentemente ‘ovvia’ e ‘neutrale’, come lo sono la matematica o la fisica, che si studiano senza porre in dubbio ciò che viene insegnato e senza che alla base esistano fra gli studiosi, ameno per quanto giunge al profano, punti di vista contrapposti. Allo studente non si insegna ad affrontare in modo critico, ma soprattutto comparativamente (con le altre) la religione cattolica. Gli si vuole di fatto ‘insegnare’ la religione, nello stretto significato del termine, come dato di fatto, come si insegna a scrivere o a far di conto.
A differenza del passato, quando il vivere civile occidentale era modulato nelle forme e scandito nei ritmi dalla religione, si era in un certo senso ‘naturalmente’ religiosi, e l’adattamento alla religione era parte dell’integrazione sociale. Ora non più. Ogni giovane studente è di fatto, realisticamente, un ‘ateo pratico’, che nega nella maggior parte dei suoi atti quotidiani ciò che un tempo la religione predicava: sobrietà, ossequio ai precetti morali della catechesi, sguardo rivolto all’aldilà più che all’aldiquà; un giovane immerso in quell’ateismo che il testo catechetico demonizza. Eppure si pretende di indurlo a porsi un problema di ‘senso’ che gli è ovviamente estraneo. Un tempo questo genere di educazione religiosa provocava soprattutto angosce (ad esempio, per l’inferno) e sensi di colpa (ad esempio, nel campo della sessualità), che oggi non riesce più a suscitare. Così la catechesi scolastica ripiega sulla solidarietà e sull’umanitarismo, divenuti argomento di facciata della religione; lasciando in seconda linea i temi fondamentali della fede, cioè le ragioni del soprannaturale.
Tutto, in questi recenti volumi di catechesi, è stato in effetti adeguato alla rappresentazione moderna del mondo, affinché il nuovo, demonizzato solo fino ad un certo punto, consenta al vecchio di sopravvivere in qualche modo. Le ragioni di oggi (ad esempio l’opposizione alla pena di morte ed alla schiavitù, la condanna dell’antisemitismo e dell’islamismo), sono esposte in modo tale da nascondere le posizioni antitetiche di sempre, rigettate solo dopo la lotta perduta contro l’illuminismo.
I conflitti passati, della chiesa contro la civiltà, e all’interno della chiesa stessa, svaniscono dunque nell’abbraccio con ciò che un tempo si osteggiava, ma senza accennare al come ed al perché di questo mutamento.

Qualcuno si sarà a questo punto domandato se il testo scolastico che stiamo esaminando presenti punti di vista nuovi, o altrimenti quali siano i suoi rifermenti dottrinali.
La risposta è abbastanza facile. Il riferimento continua ad essere quasi in tutto la Costituzione Pastorale “Gaudium et spes”, del 1965, frutto di quel Concilio che ha segnato il punto di maggiore riavvicinamento della Chiesa cattolica al mondo reale, di fatto rinnegato dopo la svolta tradizionalista degli ultimi due papi.
Fra quel documento e questo testo scolastico esistono comunque delle differenze: in particolare un atteggiamento di fondo che oggi ridimensiona e quasi vela la tradizionale demonizzazione del non credente.
I capitoli della “Gaudium et spes” che ci interessano sono il 19 “Forme e ragioni dell’ateismo”, il 20 “L’ateismo sistematico”ed il 21 “ Atteggiamento della Chiesa di fronte all’ateismo”.
Il capitolo 19 sostiene:

“Molti nostri contemporanei, tuttavia, non percepiscono affatto o esplicitamente rigettano questo intimo e vitale legame con Dio: a tal punto che l’ateismo va annoverato fra le realtà più gravi del nostro tempo e va esaminato con diligenza ancor maggiore. Con il termine «ateismo» vengono designati fenomeni assai diversi tra loro. Alcuni atei, infatti, negano esplicitamente Dio; altri ritengono che l’uomo non possa dir niente di lui; altri poi prendono in esame i problemi relativi a Dio con un metodo tale che questi sembrano non aver senso. Molti, oltrepassando indebitamente i confini delle scienze positive, o pretendono di spiegare tutto solo da questo punto di vista scientifico, oppure al contrario non ammettono ormai più alcuna verità assoluta. Alcuni tanto esaltano l’uomo, che la fede in Dio ne risulta quasi snervata, inclini come sono, a quanto sembra, ad affermare l’uomo più che a negare Dio.”

Facciamo attenzione a questi punti: ‘gravità dell’ateismo’, ‘indebito oltrepassare dei confini delle scienze positive, ‘negazione di verità assolute’. Evidenziare la gravità dell’ateismo significa per la “Gaudium et spes” innanzitutto colpevolizzare l’ateo, mentre oggi si preferisce rappresentarlo come pecorella smarrita; il resto fa pare del repertorio della predicazione contro il relativismo, della quale è campione Benedetto XVI sin da prima della sua elezione. Sarebbe ovviamente difficile spiegare a dei ragazzini cosa sia il relativismo (e tanto più spiegarne la diversa concezione laica), e per questo i testi di religione a loro dedicati ne parlano in termini meno scientifici e più persuasivi.
Il seguito del capitolo 19 è la inequivocabile fonte cui attinge l’autore del nostro corso di religione:

“Altri si creano una tale rappresentazione di Dio che, respingendolo, rifiutano un Dio che non è affatto quello del Vangelo. Altri nemmeno si pongono il problema di Dio: non sembrano sentire alcuna inquietudine religiosa, né riescono a capire perché dovrebbero interessarsi di religione. L’ateismo inoltre ha origine sovente, o dalla protesta violenta contro il male nel mondo, o dall’aver attribuito indebitamente i caratteri propri dell’assoluto a qualche valore umano, così che questo prende il posto di Dio. Perfino la civiltà moderna, non per sua essenza, ma in quanto troppo irretita nella realtà terrena, può rendere spesso più difficile l’accesso a Dio.”

Un passo che segue evidenzia comunque un salto fra le due catechesi:

“Per questo nella genesi dell’ateismo possono contribuire non poco i credenti, nella misura in cui, per aver trascurato di educare la propria fede, o per una presentazione ingannevole della dottrina, od anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione.”

A tutti è chiaro infatti il grande silenzio della chiesa attuale su temi morali che un tempo dominavano (libertà sessuale, coppie di fatto, immoralità nel vestire, frequenza al culto…).
Il capitolo 20 della “Gaudium et spes” esamina, ovviamente deprecandolo, l’ateismo sistematico, ed in particolare sostiene:

“Tra le forme dell’ateismo moderno non va trascurata quella che si aspetta la liberazione dell’uomo soprattutto dalla sua liberazione economica e sociale. La religione sarebbe di ostacolo, per natura sua, a tale liberazione, in quanto, elevando la speranza dell’uomo verso il miraggio di una vita futura, la distoglierebbe dall’edificazione della città terrena. Perciò i fautori di tale dottrina, là dove accedono al potere, combattono con violenza la religione e diffondono l’ateismo anche ricorrendo agli strumenti di pressione di cui dispone il potere pubblico, specialmente nel campo dell’educazione dei giovani.”

Non so quanti fra gli stessi cattolici possano sottoscrivere tali affermazioni, visto che anch’essi sono per la maggior parte dediti alla edificazione della ‘città terrena’, ad uso della quale dimenticano con facilità i precetti religiosi. Meno che mai ci sembra che la nostra società faccia pressione sui giovani in senso antireligioso; semmai vale proprio il contrario, con l’accentuarsi della clericalizzazione della vita pubblica, almeno in Italia.
Ma soffermiamoci ora su alcuni passi del capitolo 21 “Atteggiamento della Chiesa di fronte all’ateismo”:

“La Chiesa, fedele ai suoi doveri verso Dio e verso gli uomini, non può fare a meno di riprovare, come ha fatto in passato, con tutta fermezza e con dolore, quelle dottrine e quelle azioni funeste che contrastano con la ragione e con l’esperienza comune degli uomini e che degradano l’uomo dalla sua innata grandezza.”

Qui l’uomo è giudicato dalla chiesa in quanto colto nel suo (soggettivamente non percepito) degrado, laddove nel corso di religione da cui siamo partiti è raffigurato come ‘impotente’ e ‘disperato’; un evidente mutamento di rotta nel racconto dell’esperienza religiosa.
Più avanti la “Gaudium et spes” si apre al colloquio con il non credente, in questi termini:

“Quanto agli atei, essa li invita cortesemente a volere prendere in considerazione il Vangelo di Cristo con animo aperto.”

Si noti bene: prendere in considerazione il Vangelo. Non si parla qui del problema dell’esistenza di Dio, che è ben altra cosa. Il Vangelo, come messaggio umanitario e per molti aspetti pratici, ci può anche andare bene: una prospettiva contro la quale probabilmente il pontificato attuale proporrà dei correttivi (ovvero, ricollocare dio e l’aldilà in primo piano).

Al termine di questo breve confronto fra un testo divulgativo e la sua remota fonte, è obbligo tornare ai motivi che mi hanno indotta a commentarlo.
La principale domanda che dobbiamo porci è questa: è possibile che giovani studenti, in un momento tanto delicato della loro formazione scolastica, siano così impunemente esposti ad un testo francamente confessionale, che non parla asetticamente di religione né di religioni, ma piuttosto inculca i principi ed i pregiudizi di una determinata religione favorita dallo Stato?
E dobbiamo anche chiederci: è accettabile che il testo in esame falsi così subdolamente quanto lo studente dovrebbe apprendere in seguito, ovvero la consistenza dell’ateismo nel mondo antico e la sua importanza (proprio in quanto corrente antireligiosa) nello sviluppo delle scienze e nella costruzione del mondo moderno?
La risposta ovviamente è no. Ma non basta affermarlo. Dopo avere impostato un contenzioso sull’ora alternativa, è tempo che si apra un nuovo capitolo nel contrasto alla clericalizzazione della scuola pubblica: è venuto il momento di controllare anche i contenuti dell’insegnamento religioso scolastico ed i testi a supporto. Fra i tanti argomenti da contestare, come oggi mi è parso opportuno segnalare, vi è la rappresentazione dell’ateismo, che non è per nulla obiettiva, ma come sempre denigratoria se non diffamatoria.

Franceso D’Alpa (responsabile Osservatorio UAAR sui fenomeni religiosi, osservatorio@uaar.it)

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84 commenti

Cesare

L’ignoranza è sempre stata, accompagnata da una tagliente retorica, l’arma più potente della chiesa, dalle sue origini ad oggi.

Ivo Mezzena

Non è giusto che la Chiesa possa scrivere certe cose su libri inseriti nel programma scolastico, lo faccia pure (?) nelle proprie sedi, ma non in quelle pubbliche, oltretutto laiche come la scuola.

Andrea

Ottimo articolo.
Più che di diffamazione verso gli atei, però, direi che si tratta di vera e propria calunnia (c’è differenza).

alberto tadini

Questa notizia e la precedente sono legate. dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, che la società italiana è completamente stritolata da una piovra che non ci lascia respirare.
E’ l’ulteriore dimostrazione che la repubblica italiana è uno stato a sovranità limitata.
Che tristezza!

Bruno Gualerzi

“Altre persone arrivano alla negazione di dio perchè nel mondo c’è il male, capitano cose orrende ecc.(…). Essi sostengono che se esiste il male non può esistere un Dio onnipotente a meno che non si voglia ammettere un Dio crudele. Queste persone arrivano a pensare che non ci sia un vero senso da dare alla vita, che basti vivere alla giornata, senza porsi problemi a lungo termine che non hanno soluzione. Serpeggia in queste posizioni un senso di impotenza, quasi di disperazione”

Mi soffermo su questo passaggio – scelto tra gli altri così ben chiosati dai soci milanesi di UAAR – per due motivi. Sia perchè il tema della teodicea e del libero arbitrio è uno dei più dibattuti anche sul blog, sia perché il testo in questione è rivolto a giovani menti che cominciano ad essere strutturate per affrontare correttamente discorsi logici.
E’ straordinario come si butti lì uno degli aspetti più controversi e più decisivi per accettare o non accettare l’esistenza di dio a lume di logica (può la proclamata onnipotenza e onniscienza di dio conciliarsi con il male e il libero arbitrio?) glissando poi disinvoltamente sul problema logico tirando in ballo la solita abusata storiella dell’incapacità degli atei di dare un senso alla vita con conseguente disperazione, che – insulsa già di per sé – in ogni caso non c’entra proprio niente, o molto indirettamente, con la questione posta. Viene perfino da rimpiangere alcuni credenti (pochi per la verità, ma ci sono) che ci fanno visita su questo blog e di fronte alla questione, mentre i più svicolano, una risposta tentano di darla. Non convincente per un ateo naturalmente, ma almeno non cambiano discorso spudoratamente come si fa in questo testo

Al di là di ciò, complimenti per la bellissima operazione.

Matteo

Indispensabile per accendere il fuoco del caminetto quest’ inverno

claudio

@“Con le rapide evoluzioni della scienza si afferma l’idea della inutilità di Dio; sembrano sufficienti la ragione, la scienza, lo sviluppo tecnologico, attraverso cui l’uomo riesce a raggiungere traguardi ambiziosi, a fare moltissime scoperte, a sconfiggere le malattie: i confini della ragione appaiono infiniti.”

Per questo nel piazzale antistante il CUP dell’ospedale di Perugia hanno messo una statua del buon pastore polacco,

forse non si potevano utilizzare meglio quei soldi per rimodernare qualche macchinario diagnostico?

Rothko61

Complimenti alla Sezione UAAR di Milano per l’analisi svolta.

All’amarezza derivante dalle cretinate che i nostri figli devono leggere, si aggiunge la triste constatazione di come ormai anche il nostro idioma sia un illustre sconosciuto, anche sui libri di testo.
Basta leggere la frase “persone che non vogliono credere in nessun Dio, che non desiderano praticare nessuna religione”: due doppie negazioni in una riga.
Se proprio devono scrivere c@zz@te, almeno le scrivano bene!
🙁

brunaccio

x dovere commento qui i due post in uno

1 questo…ottima esposizione e confutazione…salvo qualche brillante apologeta intervenga qui,,ciarpame ideologico sto beati voi…mai letto io veramente su ste cosenon ci perdo il tempo,ma vostra campagna sostengo e diffonderò a fine dibattito x dovere

2 abuso autorità…in spazi miei uso diffondere queste notizie,anche qui mi riservo fine dibattito x segnalare altrove

grazie

borgarelli

commento ineccepibile dal mio punto di vista
fortuna che io a scuola ho l’insegnante di religione che i libri non ce li fa nemmeno scartare. Proprio per la sua presenza ho scelto di continuare a frequentare quell’ora anche il prossimo anno. Le lezioni si presentano come ore di dibattiti sui temi vita-morte-spiritualità personale-aborto-eutanasia-etica della vita con molto spesso schieramenti del tipo atei vs credenti.
Credo che siano state proprio queste ore a convincermi che l’uomo per crescere deve basarsi solo su se stesso e sugli altri,e questa non mi pare proprio una visione negativa,ma piuttosto una visione fiduciosa nei confronti di noi stessi…
perdonatemi se ho travisato l’argomento
i miei ulteriori complimenti a Francesco D’Alpa

Stefano

Chiedo a tutti come sia possibile VOLER CREDERE a qualcosa, quindi, per converso, NON voler credere.
Credere è un atto di volizione?
Ovviamente non mi aspetto di più da costoro, per mantenere nell’ignoranza le persone occorre essere esperti.

Christian

L’analisi nota che il testo non è asettico, ma confessionale:

La principale domanda che dobbiamo porci è questa: è possibile che giovani studenti, in un momento tanto delicato della loro formazione scolastica, siano così impunemente esposti ad un testo francamente confessionale, che non parla asetticamente di religione né di religioni, ma piuttosto inculca i principi ed i pregiudizi di una determinata religione favorita dallo Stato?

Se è un libro di religione cattolica, non capisco perchè non deve dare la versione della fede cattolica sull’ateismo.

Christian

Dice il signor D’Alpa:
è venuto il momento di controllare anche i contenuti dell’insegnamento religioso scolastico ed i testi a supporto.

Nei accordi attuativi del concordato è attribuito alla chiesa cattolica il controllare che il testo sia corretto dal punto di vista della religione cattolica.

Stefano

@ Christian

Se è un libro di religione cattolica, non capisco perchè non deve dare la versione della fede cattolica sull’ateismo.

Per il semplice motivo che è errata, fuorviante, offensiva e disonesta intellettualmente, nonché illogica (vedi il mio intervento precedente).
Ed è data in una scuola pubblica, non in parrocchia.
Non è poco.

Sandra

Christian,
il catechismo o l’insegnamento della religione, per come lo ricordo, dovrebbe concentrarsi sugli aspetti propri della religione appunto, sul “bravo cristiano”, su quello che e’ il mondo dei credenti.
Occuparsi dell’ateo, o dell’ebreo o dell’indu’ o del musulmano, invece, e’ uno svarione, che sottolinea solo una cosa: la mancanza di rispetto e la paura del pensiero non allineato. Il testo cita Montanelli, che fu soprattutto giornalista che immagino molti studenti delle medie neanche conoscono, piuttosto che grande pensatore ateo o meno. Se vogliamo parlare di un filosofo allora perche’ non Spinoza? Ma sarebbe troppo profondo, troppo pericoloso.

Ottima recensione, e ottimo spunto per una lettura critica incrociata per gli studenti delle medie!! Da stampare e far girare il allegato al libro di testo, visto che e’ corretto dal punto di vista della religione cattolica, non dovrebbe temere il confronto!

Maciste

Comunque un bambino delle medie che legge quel polpettone come minimo si addormenta…

mac

Francesco, i miei complimenti.
io credo semplicemente che la chiesa stia sentendo il terreno che inizia a mancarle sotto i calzari eleganti che porta. come credo (almeno spero) che i ragazzi siano svegli e imparino presto a discernere la scienza dalla speranza (leggi ‘fantasia’).
ai miei occhi il fedele (in qualunque dio) perde un po’ di punti, ma rispetto i suoi pensieri.
purtroppo e spesso il mio rispetto è a senso unico, come il tuo articolo dimostra con ferrea lucidità.

Bruno Gualerzi

@ Maciste
Hai ragione, a leggere questo testo quasi sicuramente un ragazzino/a delle medie si addormenterebbe, e quindi credo che, fatte le solite eccezioni, non lo leggerà proprio. Ma purtroppo il testo rispecchia ciò che dovrebbe far passare il prof di religione… e se è uno che è capace di farsi ascoltare dai ragazzi, a queste insulsaggini presteranno orecchio.

Francesco M.Palmieri

Caro Maciste

il problema è che poi per …….svegliarsi, gli ci vogliono almeno cinquant’anni !!!!!

MaxM

“è venuto il momento di controllare anche i contenuti dell’insegnamento religioso scolastico ed i testi a supporto…”

ma non solo quello religioso, io controllerei anche i testi di Storia che sono sempre di parte portando come realmente avvenuti alcuni eventi presenti SOLO nei vangeli.

Maciste

@ Bruno Gualerzi
Giusto… il problema è a monte, cioè non bisognerebbe propugnare alcunchè di religioso (e di politico) a ragazzi sotto i 16/18 anni. Il famoso motto “insegnare loro non cosa pensare ma come pensare”…
Concludo con l’altrettanto famosa frase di Schopenhauer: “Le religioni sanno di rivolgersi non già alla convinzione con delle ragioni, bensì alla fede con delle rivelazioni. L’età più propizia per queste ultime è la fanciullezza; per conseguenza esse hanno soprattutto cura di impadronirsi di questa tenera età. Con questo mezzo, ancor più che con minacce o con narrazioni di prodigi, si riesce a radicare profondamente le dottrine della fede.”

E quest’altra: “Quando il mondo sarà divenuto tanto onesto da non impartire alcuna istruzione religiosa ai fanciulli prima dei quindici anni, si potrà sperarne qualcosa”

😉

Aforismario

A scuola andrebbe insegnata “Storia delle religioni” e non “Religione”, questa ognuno dovrebbe coltivarla da sé nell’ambito familiare o nella propria comunità religiosa di appartenenza (nel caso si sia religiosi, ovviamente). Insegnare “la Religione” significa insegnare l’intolleranza verso coloro che, a loro volta, in un’altra scuola, hanno imparato un’altra “Religione”.
Personalmente, comunque, sono ottimista, e penso che presto si arriverà anche nella scuola italiana allo studio “delle” religioni, diciamo tra un paio di secoli. Non di più.

Papa Mike

Grazie per aver publicato questo testo ragazzi!!
Il plagio e l’addomesticamento delle giovani menti,e’ sempre stato tra i cavalli di battaglia del clero. Vendono aria fritta da piu’ di 2000 anni, figurati se non sfruttano un testo scolastico per bambini per denigrare, calugnare, e dipingere gli atei come dei debosciati!
La verita’ e’ che dagli atei hanno poco da ricavare, e pertanto per loro sarebbe un guaio se i bambini sviluppassero un pensiero libero e non condizionato.

NOI RAPPRESENTIAMO L’ULTIMO PENSIERO LIBERO, DEMOCRATICO E LAICO!
…e questo al clero rode da morire!!
Il nostro e’ un NO che si sente bene cari bigotti

Anonymous

“la religione (o le religioni) degli antichi (il ‘paganesimo’, così tanto stigmatizzato dal cristianesimo) era tutt’altra cosa della religione dei moderni, legata ancor più di questa innanzitutto ad una mancata conoscenza dei meccanismi della natura che ci circonda ed ingloba.”

Il contrario.

Complimenti davvero per l’ignoranza circa l’argomento.

Elf

Di solito mi limito a leggere ed a condividere buona parte di quello che viene detto qui, ma leggendo queste scansioni ho notato un particolare che mi ha abbastanza inquietato: il testo afferma che per l’ateo sono sufficienti ragione, sviluppo tecnologico, ecc., grazie ai quali si riesce a fare “scoperte ambiziose” (sic.) ed a sconfiggere le malattie, dopodiché spiattella una bella foto di un esame clinico con apparecchiature avanzatissime. Magari è un dettaglio da poco, ma a me ha dato l’idea che il libro volesse dire “tutta questa roba (tutto il bene che fa la scienza) passa in secondo piano davanti alla spiritualità”.
Sono io che mi flasho o l’avete notato anche voi?

Il Filosofo Bottiglione

voglio rimarcare un aspetto su cui non si è soffermato l’ottimo intervento di Francesco D’Alpa. Quello del terrorismo psicologico. A mio parere emerge sottilmente e subdolamente, dai frammenti del testo scolastico, come l’assenza di Dio debba portare a disperazione. e ancora il testo vuole ribadire ai giovani che nella vita possono esserci malanni, tragedie e incidenti e come sarà inevitabile prima o poi imbattersi in questi eventi e che l’unica difesa psicologica per queste avversità sia l’idea di Dio.
ditemi un po’ se questa si può chiamare educazione?

Gabriele (studente)

Leggo che anche qui c’è il luogo comune (di origine illuminista) sul Medioevo: nel Medioevo ci sono anche stati dei periodi di tolleranza e, in ogni caso, gli illuministi spesso facevano confusione tra Medioevo e frutti della Controriforma.

#Aldo#

Per esperienza vi dico che i ragazzini delle scuole medie, con poche eccezioni, non sono attrezzati per affrontare discorsi del genere. Proporglieli è quanto di più antipedagogico sia immaginabile. A meno che lo scopo sia agire a livello di formazione “subliminale”, preparando quegli automatismi mentali che tarperanno in futuro le capacità di raziocinio di quella maggioranza di futuri adulti già per indole poco propensi al ragionamento autonomo.

Stefano

@ Gabriele

si, si. Chissà perché dopo si è parlato di Rinascimento…

Gabriele (studente)

@ Stefano

Forse il Medioevo andrebbe studiato di più: non mi sembra che la cultura fosse morta in quel periodo! E si tratta di molti secoli.

“Rinascimento” è un termine ottocentesco: si sono riscoperti i classici (mai del tutto dimenticati), si è tornato a un’arte naturalistica, però, sono lontani i tempi della libertà di coscienza.

UDM

@ateismo
Plauto: “Chissà quanto ridono quando due auguri si incontrano!?”

statolaico

” “Forse conoscerai direttamente persone che non vogliono credere in nessun Dio, che non desiderano praticare nessuna religione. Comunemente esse vengono denominate atee.”

C’è ovviamente una certa differenza fra “non credere” e “non voler credere”. Quando io dico “non voglio giocare a calcio” esprimo una scelta, che posso anche rendere con “non gioco mai a calcio”. Non è lo stesso quando dico “non voglio mangiare”, che non può essere paragonato a “non mangio mai”. Dov’è la differenza? Nel fatto che mangiare è necessario alla vita, e nessuno può “non mangiare”, a scapito della sua vita; mentre si può non giocare a calcio e preferire ascoltare un disco; si tratta infatti di una scelta in un certo senso ‘indifferente’. Riguardo al ’credere’, per i cattolici, la scelta invece non è per nulla ‘indifferente’, in quanto per loro ‘credere in dio’ è la normalità, ‘non credere’ una anomalia. Così l’autore del testo intende lo comprendano gli studenti, sprovvisti di mezzi critici adeguati.”

Sono daccordo ma soprattutto quando si dice che “non vogliono credere” si da per scontato che esista dio in cui credere, per cui l’ateo preso atto dell’esisteza di dio (che non viene così messa in discussione), decide di non credere “nonostante” l’esistenza di dio che si assume, appunto, come presupposto da cui partire in questo strampalato ragionamento. L’ateo cosi’ viene dipinto come il peggiore degli imbecilli che decide in base ad una sua logica da manicomio di non credere ad una cosa evidente. Piu’ obiettivo sarebebbe stato lo sforzo di far comprendere agli alunni che l’ateo non crede in dio perchè lo ritiene inesistente, sulla base di un pensiero argomentato che produce valutazioni che si contrappongono a quelle religiose…

statolaico

Se fossi un ragazzino delle medie penserei infatti “Qui mi dicono che tutti sanno che esiste dio; anche l’ateo sa che esiste dio; l’ateo decide di non credere: che idiota l’ateo!”

Maurizio D'Ulivo

Direi che, se esistono persone che non si pongono domande sull’esistenza di quell’entità convenzionalmente chiamata “dio”, queste non sono tanto nè gli atei nè gli agnostici ma, semmai, proprio quei fedeli in una qualsiasi religione che pensano di avere già in tasca tutte le risposte al riguardo…

Viano di Vagli

Però quel matto vi conosce perché ha detto tante cose vere…

Andrea (Milano)

E’ una vergogna questo testo, come è una vergogna l’ora di religione.
Viviamo sotto una incontrollata influenza ecclesiastica…
Molto bravo echiaro Franceso D’Alpa a da anlizzare e a criticare i contenuti del libro, chi sarebbe stato capace di fare di meglio?
credo che quest’articolo dovrebbe essere anche inviato al Ministro dell’Istruzione…oops per un momento dimenticavo chi è e da chi dipende l’attuale Minista…
Sarebbe tempo e carta sprecata…
Che tristezza!Povera Italia!:-(

don alberto

“Si noti bene: prendere in considerazione il Vangelo. Non si parla qui del problema dell’esistenza di Dio, che è ben altra cosa. Il Vangelo, come messaggio umanitario …”

Il “Vangelo di Cristo” è la “Buona notizia della risurrezione di Gesù di Nazareth”.
Fate voi se non c’entra con Dio o se è solo un “messaggio umanitario”.
Il buon Francesco parla di cose che non conosce.

PS: non perdete tempo a rispondere. Non riaprirò il blog prima di tre giorni.

cullasakka

@Viano di Vagli

Quale matto? Quello che irrompe nel mercato gridando che Dio è morto?

brunaccio

come al solito quoto la signora sandra…qua non si insegna il messaggio dei vangeli qua si parla di atei,magari altre religioni…ben diverso da dare “spunti di bon comportamento”..qua si abituano i bambini all’integralismo..parlino delle cose loro i cattolici(possibilmente fuori da scuola un domani..)

ha ragione secondo me il ragazzo sul medioevo però..la liquidazione del medioevo coem epoca delle tenebre è massimalista..medioevo fu un fenomeno complesso, i girovaghi, gli eretici…è discorso un po’ più ampio..ma sostanzialmente qua anche come dice aldo i ragazzini non hanno una preparazione per affrontare il dibattito sulle scuole di pensiero…e in buona o mala fede..ci si avvicina al plagio.

Kanna Shirakawa

ottima l’analisi del testo, purtroppo rimane il problema di fondo: l’ora di religione, a scuola, non dovrebbe esserci, punto

e nemmeno storia delle religioni, non se ne vede il motivo: esistono gia` le materie di storia e filosofia, che dovrebbero comprendere anche questo argomento

ovvio a questo punto che un testo riservato all’ora di religione sia di parte e tenda palesemente al plagio, e chiedere che i testi siano imparziali e` una contraddizione di termini: e` come mettere un goloso a guardia di una torta a pretendere che non ci affondi le dita

a questo punto vedrei bene anche l’ora di lettura dei tarocchi 🙂

Stefano

@ Gabriele

“Medioevo ci sono anche stati dei periodi di tolleranza”

Mi sembra ovvio, ma il fatto che costituiscano eccezioni conferma che la regola fosse un’altra. Tanto che il periodo successivo si è ritenuto opportuno caratterizzarlo in modo diverso, non perché in esso non vi fosse più traccia del precedente, ma perché la regola era cambiata. E’ ininfluente che il nome sia stato dato nell’Ottocento. Riflette comunque il cambiamento di visione delle cose in quel periodo
Inoltre, fu il Vasari (che non era certo un’illuminista) ad usare il termine Rinascita nel suo campo, la pittura.

Stefano

Chi decide se una notizia è buona?
In cosa consiste la “buona notizia”?
E’ buona notizia perché dovrebbe essere il rimedio inventato di un male inventato?

e-sugar

Proporrei di inserire il tema di questo articolo nella sezione Laicità – Ora di religione, e di riservargli una trattazione sistematica

francesco d'alpa

Grazie a tutti per i commenti fin qui pervenuti. Ecco alcune precisazioni.

Andrea scrive:
“Ottimo articolo. Più che di diffamazione verso gli atei, però, direi che si tratta di vera e propria calunnia (c’è differenza)”

Per scrupolo ho cercato nel dizionario Zanichelli secondo il quale calunnia è incolpare di un reato una persona che si sa innocente; diffamare è invece offendere la reputazione di una persona non presente e diviene calunnia se gli si attribuisce un fatto specifico. Dunque nel caso di ‘Beati voi’ si tratta di diffamazione.

Rothko61 scrive:
“Complimenti alla Sezione UAAR di Milano per l’analisi svolta”.

Per chiarezza, non appartengo alla sezione UAAR di Milano. Lo spunto è partito da Milano, ma l’analisi è interamente mia e me ne assuno la piena responsabilità. Inoltre scrivo dagli antipodi d’Italia, dalla provincia di Catania.

Christian scrive:
“Se è un libro di religione cattolica, non capisco perchè non deve dare la versione della fede cattolica sull’ateismo”.

Che c’entra la denigrazione dell’ateismo con la fede?
Se comunque la fede implica la denigrazione dell’ateo, allora la fede non va insegnata pubblicamente (in quanto diffamatoria).

Christian scrive:
“Dice il signor D’Alpa: è venuto il momento di controllare anche i contenuti dell’insegnamento religioso scolastico ed i testi a supporto. Nei accordi attuativi del concordato è attribuito alla chiesa cattolica il controllare che il testo sia corretto dal punto di vista della religione cattolica.”

Se il testo è corretto in questo senso, allora dobbiamo lottare perché quell’accordo venga eliminato! In fndo è quello che io sostengo.

Maciste scrive:
“Comunque un bambino delle medie che legge quel polpettone come minimo si addormenta…”

Non l’ho scritto per il bambino delle medie…. Ma per noi adulti!

Aforismario scrive:
“A scuola andrebbe insegnata “Storia delle religioni” e non “Religione”.

Giusto.

Anonymous scrive:
“la religione (o le religioni) degli antichi (il ‘paganesimo’, così tanto stigmatizzato dal cristianesimo) era tutt’altra cosa della religione dei moderni, legata ancor più di questa innanzitutto ad una mancata conoscenza dei meccanismi della natura che ci circonda ed ingloba.” Il contrario. Complimenti davvero per l’ignoranza circa l’argomento.”

Credo che tu non abbia compreso quello che ho scritto. Te lo spiego con altre parole: i pagani ne sapevano meno di noi sulla natura reale del mondo e per questo erano più ‘religiosi’, ovvero subivano maggiormente la fascinazione del sacro, cioè del lato oscuro delle cose.

Elf scrive:
“a me ha dato l’idea che il libro volesse dire “tutta questa roba (tutto il bene che fa la scienza) passa in secondo piano davanti alla spiritualità”.
Sono io che mi flasho o l’avete notato anche voi?

Si potrebbe anche leggerlo così; ma per analogia con mille altri testi cattolici, sappiamo bene che non è così.

Gabriele (studente) scrive:
“Leggo che anche qui c’è il luogo comune (di origine illuminista) sul Medioevo”

Leggi male. Ho solo detto che in una classifica generale dei grandi periodi della civiltà occidentale degli ultimi 2500 anni il medioevo sta all’ultimo posto. Quale altro periodo se no? E’ ovvio che neanche allora la cultura fosse morte; ma sicuramente in giro ce n’era di meno rispetto al’epoca romana, al rinascimento, all’illuminisno etc…

don alberto scrive:
“Si noti bene: prendere in considerazione il Vangelo. Non si parla qui del problema dell’esistenza di Dio, che è ben altra cosa. Il Vangelo, come messaggio umanitario …” Il “Vangelo di Cristo” è la “Buona notizia della risurrezione di Gesù di Nazareth”.
Fate voi se non c’entra con Dio o se è solo un “messaggio umanitario”.
Il buon Francesco parla di cose che non conosce.

Il buon Francesco invece legge molto e attentamente i testi cattolici, ne possiede molti di quelli usati in seminario, ed ha molti amici cattolici fra i quali un’insegnante di ruolo di religione. Tutti i miei amici cattolici concepiscono il cristianesino in stile new-age, senza paradiso ed infermo, senza aldilà, senza tante altre cose. Ed in fondo, neanche alla resurrezione di Cristo credono tanto… Per loro il contenuto fondamentale del Vangelo è un messaggio umanitario.

e-sugar scrive:
“Proporrei di inserire il tema di questo articolo nella sezione Laicità – Ora di religione, e di riservargli una trattazione sistematica”

Il mio scopo infatti è proprio quello di aprire un nuovo fronte di analisi laica.

Eva Bianca

Quoto Anonymous:
La religione pagana era sicuramente più illuminata della religione cattolica, basta guardare in Grecia…

Poi sai com’è, la religione è la filosofia dei poveri (di mente)

guido

NON CONDIVIDO la tesi sostenuta nell’articolo perchè la critica rivolta alla non obiettività del testo di religione presuppone implicitamente che la religione stessa possa essere obiettiva.
Il problema risiede nel fatto che esista nella scuola pubblica l’insegnamento della religione, e questa è la contraddizione di fondo: non esiste un “insegnamento” della religione, insegnare una dottrina in italiano si dice “indottrinare”.
Saluti.

Manlio Padovan

Trovo che sia un ottimo intervento che ho stampato per una lettura più tranquilla. C’è molto da imparare.

hexengut

x Stefano e Gabriele (studente): sul medioevo ha perfettamente ragione Gabriele. Tra l’altro ci si dimentica sempre, ad esempio, che, a fronte di una certa tolleranza medievale nei confronti del fenomeno stregonico – si considerava eresia non la stregoneria ma il credere ad essa…-la libellistica antistregonica nasce in pieno umanesimo, e ad opera spesso degli umanisti stessi, e la caccia e la persecuzione prendono il via alla fine del xv secolo e deflagrano in quello successivo…L’equivoco che da troppo tempo accompagna la visione del medioevo nasce, fondamentalmente, da due elementi: da un lato la difficoltà di giudicare come un unicum ben mille anni di storia e dall’altro il non prendere atto che il sistema informante di tutta l’epoca era il cristianesimo (tutte le grandi eresie medievali, fatto un distinguo soltanto per il catarismo, non combattevano contro la fede ma per il miglioramento della chiesa e per una più attiva partecipazione del laicato). Scusate la lezioncina: sono agnostico, razionalista ma sono anche un vecchio eresiologo medievista…

Senzapaura

…Però, sono dell’idea che che calunnie come queste (perchè tali sono e bisognerebbe valutare la possibilità di azioni legali) sono anche utili per inquadrare a che livello sono le argomentazioni anti-ateismo e, di conseguenza, come far risaltare le loro incongruenze. La prima, che poi è il criterio paradigmatico: esiste dio (tra l’altro SOLO quello biblico). E le prove? fotografie, composizione chimica (se invisibile ad occhio umano), tracce cinematiche ecc. NULLA! solo la dittatura della pretesa della sua esistenza…”legittimata” dalla suggestione emotiva delle “bellezze e perfezioni naturali” (le bruttezze e gli orrori naturali non vengono MAI citati!)…ecco la debolezza: la credenza in dio è solo una teoria sentimentale dell’esistenza di dio. E con questa si esercita la più becera delle campagne antiscientifiche promuovendo ingnoranza e superstizione (giustificate dall’utilizzo strumentale della “libertà di culto”). Secondo punto: religione e potere politico, economico-finanziario. Tutte le confessioni, ovviamente Vaticano in testa e ineguagliabile, ne sono interessate. Ruolo della religione nella struttura sociale. E quà, la famosa neutralità religiosa (anche dei gruppi di minoranza) si va a far “benedire”…..Dio è capitalista o anticapitalista? Nella produzione di valore aggiunto, l’esproprio di valore perpetuato ai danni del lavoro salariato è benedetto da dio? E’ daccordo dio che le organizzazioni che dicono di agire in suo nome detengano quote proprietarie di banche e finanziarie (magari con società anonime) o speculino nel mercato immobiliare (costruendo con lavoro gratuito dei fedeli patrimoni che poi rivendono incassando il tutto alla faccia dei fedeli?)…eh, la neutralità di dio….

enpires

Mi permetto di riscrivere il volume, in particolare la seconda unità didattica, che intitolerò “Religione, magia e superstizione”.
Adesso mi chiedo quanta vita tale ioptetico libro, se proposto alle classi cui è rivolto il libro commentato da francesco d’Alpa, avrebbe nelle scuole, prima che Ratzi ci metta lo zampino per farne vietare l’uso:

“Beati Voi 2.0” – “Religione, magia e superstizione”
La religione “è la negazione della ragione”.
“Molte persone al mondo non hanno fede in Dio. Alcuni non si pongono neppure le domande sui ‘perché’ primi ed ultimi, gli basta ciò che viene detto dal Vaticano. Altri se le pongono ma credono che la risposta sia il loro Dio.”
“Forse conoscerai direttamente persone che vogliono credere in un Dio, che desiderano praticare religione. Comunemente esse vengono denominate credenti.”

“Il cristianesimo è un fenomeno purtroppo molto conosciuto nel mondo antico. L’uomo ha attraversato epoche in cui ogni aspetto della vita individuale e sociale era profondamente dominato dalla religione (pensiamo al medioevo), pensiamo a scienziati come Galileo che hanno dovuto abbandonare le proprie tesi per evitare la morte, pensiamo all’Inquisizione, pensiamo alla “libertà di stampa” quando esisteva la lista dei libri proibiti dalla chiesa, pensiamo ai roghi e alle cacce alle streghe…”

Con le rapide evoluzioni della scienza si afferma l’incoerenza dell’idea cristiana di Dio; sono sufficienti la ragione, la scienza, lo sviluppo tecnologico, attraverso cui l’uomo riesce a raggiungere traguardi ambiziosi, a fare moltissime scoperte, a sconfiggere le malattie: nonostante i confini della ragione non siano infiniti.”
“Altre persone arrivano alla negazione di Dio perché nel mondo esiste il male, capitano cose orrende: catastrofi, guerre, genocidi, olocausti. Essi sostengono che se esiste il male, non può esistere un Dio onnipotente, a meno che si voglia credere in un Dio crudele. Queste persone arrivano a trovare il vero senso da dare alla vita, liberandosi da riti tribali come messe domenicali o cannibalesche comunioni, Serpeggia invece tra i credenti, un senso di impotenza, quasi di disperazione.”

Ti proponiamo di seguito una riflessione di Piergiorgio Odifreddi, grande matematico italiano, che nel suo libro “Perchè non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)” scrisse: «Non possiamo essere Cristiani, e meno che mai Cattolici se vogliamo allo stesso tempo essere razionali e onesti. La ragione e l’etica sono infatti incompatibili con la teoria e la pratica del Cristianesimo […] Finché ci saranno religioni ci saranno guerre di religione, come ci sono sempre state e ci sono. Mentre invece non ci sono guerre di scienza, né ci sono mai state, perché la scienza è una sola»

“La categoria delle persone che non si pongono seri interrogativi è purtroppo in espansione. Per queste persone è sufficiente vivere alla giornata; per loro lo scopo della vita diventa il piacere ricavato dalle cose che si consumano il più in fretta possibile: è importante cambiare modello di auto, di vestito, di computer, di cellulare, ecc… Ma saranno di più le persone convinte di avere una verità assoluta, a non porsi seri interrogativi, o coloro che sanno che il mondo e la vita vanno scoperti empiricamente?”.

“Si rifugge dalle grandi verità per ancorarsi a Dio. Ne deriva la banalizzazione radicale della vita, ne derivano anche la più radicale solitudine, l’incapacità della comunicazione profonda, la quasi totale indifferenza verso tutti e verso ogni cosa che accade. La guerra, la fame nel mondo, addirittura la malattia di una persona cara causano, al massimo, emozioni passeggere che svaniscono di fronte all’ “amore di Dio” “è il suo piano” ” non possiamo sapere cosa stia facendo Dio”. La vita deve andare avanti, non ci si può attardare, non si deve soffrire. E ‘la ragione’? E’ un pensiero pericoloso, che potrebbe spingere a revisioni di vita… troppo faticose.”

“Molti nostri contemporanei, tuttavia “percepiscono” in maniera fanatica questo “legame con Dio”: a tal punto che la religione va annoverata fra le realtà più gravi del nostro tempo e va esaminata con diligenza ancor maggiore. Con il termine «religione» vengono designati fenomeni assai diversi tra loro. Alcuni religiosi, infatti, accettano passivamente Dio; altri ritengono che l’uomo non possa sonoscere i suoi piani; alcuni sono convinti che i loro pensieri siano dettati da Dio, quindi tutto ciò che fanno è lecito in quanto chiesto da Dio; altri poi prendono in esame i problemi relativi a Dio con metodi senza senso (argomentum ad ignorantiam, rgionamenti circolari,ecc…). Molti, oltrepassando indebitamente i confini della soggettività del pensiero religioso, o pretendono di spiegare tutto solo da questo punto di vista religioso, oppure al contrario non ammettono ormai più alcuna posizione diversa dalla loro, che verrà semplicemente etichettata come blasfema e priva di valore. Alcuni tanto esaltano Dio, che l’intima natura dell’uomo ne risulta quasi snervata, inclini come sono, a quanto sembra, ad affermare Dio più che a negare la ragione.”

“Per questo nella diffusione delle religioni possono contribuire non poco i brights, nella misura in cui, per aver trascurato di educare la propria ragione, o per una presentazione ingannevole della scienza, od anche per i difetti della propria vita razionale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto delle sicenze e della ragione”

“Quanto ai religiosi, la società li invita cortesemente a volere prendere in considerazione le scienze e la razionalità con mente aperta.”

Che ne dite?? Quanto sarebbe campato questo libro prima di finire censurato? 😀

Asatan

@hexengut

Mmmm ti dimentichi eresia luciferiana, bogumili e dulciniani…. le prime 2 pacifiche e l’ultima violenta, ma tutte e tre palesemente anti cattoliche.

brunaccio

x asatan

okkio a leggerebene,il signore ha parlato di cristianità,non cattolicesimo,lui x me ha ragione..nn so ki è ma anke io riguardato…poi se sbaglio asatan pronta a chiarire,magari lui nemmeno ci torna a leggere dava x scontato

brunaccio

sempre modestamente,perchè nel professore..penso,,.traspare una kiarezza terminologica ke è netta…io studiato alla buona…

brunaccio

il medio evo,fu una società e un mondo che non si può pensare se non come mondo in cui si viveva nel cristianesimo come orizzonte culturale..salvo casi geniali non si arrivava per cultura a mettere in discussione il rapporto tra cristo e la sia esistenza..questo in poke parole il discorso..lì l’idea di cristo stava al nostro orizzonte come l’idea di stato x fare un confronto

brunaccio

stato=stato italiano non stato filosofico o fisico mi raccomando…nn voglio fare il dotto..è che ormai sono cose abbastanza storicamente assodate penso io..

brunaccio

..in qst solo senso tra l’altro si può porre il concetto di,non radice,ma culturalità del cristianesimo in europa..le radici poi sono pagane e/o filosofiche,come ogni radice sul fondo ci si allarga…

brunaccio

@ peppe

in fatti io nn voglio dare addosso all’autore,che nel complesso condivido…però quello che storicamente fu fu…basterebbe rivedere il punto e per resto perfetto..ma il punto c’è e un po’ netto…è giusto che se si vuole fare cultura critica sia critica secondo gli studi più seri..ma non è obbiezione di fondo al discorso nemmeno exengut penso io..

brunaccio

basterebbe pregiudizio clericale o anche forse proprio cattolico(qui ci vorrebbe uno storico del cristianesimo antico…)…anzichè pregiudizio medioevale x me…poi non lo so…

hexengut

per Brunaccio: grazie, effettivamente davo per scontato..per Asatan: non dimentico un accidente, forse qualcuno ha le idee piuttosto confuse. Parlare insieme di luciferiani, bogomili e dolciniani, scusa, ma significa avere un’infarinatura molto raffazzonata sul tema e fare come gli estensori dei manuali inquisitoriali o delle summae haereticorum e cioè affardellare, sulla base delle auctoritates e degli stereotipi, eresie e denominazioni diversissime per luogo, modalità, importanza. Dei luciferiani parlava già Isidoro di Siviglia e in realtà altro non sono che una delle tantissime sette gnostiche dei primi secoli (lo gnosticismo, come forse hai sentito dire, è stato, con il manicheismo prima e il catarismo poi, il vero spauracchio della chiesa di Roma. E proprio perché si presentava e veniva comunque inteso, così come tutte le altre eresie, come un cristianesimo eterodosso). Il bogomilismo, anch’esso d’ispirazione gnostica ( si rifà alla Visio Isaiae del I secolo),s’innesta nei rapporti bisanzio( e la sua chiesa)-mondo slavo nel X secolo, si colora di tematiche socio-politiche e da alcuni storici è considerato quale matrice del catarismo. Per il dolcinianesimo (1260-1307) mi spiace ma caschi proprio male, non tanto perchè sul tema ci ho lavorato e scritto una vita ma proprio perchè la predicazione di Dolcino è uno degli aspetti più eclatanti di lotta contro la chiesa romana al fine di ripristinare la vera vita evangelica e il cristianesimo delle origini: il discorso da me prima fatto e da te frainteso: “nel medioevo il cristianesimo era il sistema”. Qui smetto per non tediare ma mi permetto di suggerire buone letture e di procedere, perché no?, secondo il mestiere dello storico che, se fatto seriamente, impone umiltà e certezza di non sapere mai tutto completamente.

brunaccio

solo perchè poi si da modo di essere più criticabili…anche io rispetto e condivido nel complesso tutto come dett già da sandra a inizio

Michele

Io non capisco.

Il testo prima afferma:
“Nessuno sicuramente è in grado di dimostrare che oggi i non credenti cerchino i piaceri o consumino più dei non credenti”

Poi, parlando della realtà dei ragazzi (che condivido) dice:
“Ora non più. Ogni giovane studente è di fatto, realisticamente, un ‘ateo pratico’, che nega nella maggior parte dei suoi atti quotidiani ciò che un tempo la religione predicava: sobrietà, ossequio ai precetti morali della catechesi, sguardo rivolto all’aldilà più che all’aldiquà”

Quindi di fatto consumano e cercano il piacere!

Io non capisco

“‘Gaudium et spes’ innanzitutto colpevolizzare l’ateo, mentre oggi si preferisce rappresentarlo come pecorella smarrita”
Ma scusa, se io penso che la violenza è una cosa indegna dell’uomo e mi trovo a dire che è grave lasciarsi andare alla violenza, sto colpevolizzando il violento?

Mi spieghi per cortesia che differenza c’è fra denunciare e colpevolizzare?
Se il rimprovero non mi interessa qual’è il problema?
E’possibile ancora parlare come in un paese libero oppure devo tacere di ciò che reputo sbagliato (o meglio storto, che non punta nella giusta direzione)?

Io non capisco

“A tutti è chiaro infatti il grande silenzio della chiesa attuale su temi morali che un tempo dominavano (libertà sessuale, coppie di fatto, immoralità nel vestire, frequenza al culto…)”
Ma se ogni giorno, non sentiamo altro che rimproveri al Papa bacchettone!

Io non capisco.

“Meno che mai ci sembra che la nostra società faccia pressione sui giovani in senso antireligioso;”
Mi viene voglia di contare le news sull’UAAR esplicitamente contro Chiesa Catolica e/o Preti, le trasmissioni televisive, i libri…

Io non capisco

brunaccio

@ hexengut e @ asatan

scusate nn volevo fare il paio nn pensavo il profesore intervenisse…

brunaccio

@ michele

viso che la querelle l’ho fatta io..rispondo io…nella sostanza il discorso è giusto non si insegna csì ai bambini…lo stesso il papa predica ma poi basta una confessioncina e via perdono tutto sul sesso perchè l’uomo è sessuato poco da fare..però ho notato dico sinceramente anche io che ci sono alcuni capisaldi culturali in molti discorsi ormai superati,ma non dai preti…cioè dagli studiosi specialisti che io nn sono..ma magari ho trovato buoni professori,ecco…in fondo l’articolazione è un po’ rivedibile ma la sostanza no…

peppe

Io non capisco.

Il testo prima afferma:
“Nessuno sicuramente è in grado di dimostrare che oggi i non credenti cerchino i piaceri o consumino più dei non credenti

Poi, parlando della realtà dei ragazzi (che condivido) dice:
“Ora non più. Ogni giovane studente è di fatto, realisticamente, un ‘ateo pratico’, che nega nella maggior parte dei suoi atti quotidiani ciò che un tempo la religione predicava: sobrietà, ossequio ai precetti morali della catechesi, sguardo rivolto all’aldilà più che all’aldiquà”

Quindi di fatto consumano e cercano il piacere!

Io non capisco.

Non capisci eppure è scritto in lingua italiana… le due frasi in neretto non sono affatto in contraddizione ed esprimono 2 verità: la seconda è che oggi, più di ieri, i giovani si sono semplicemente resi conto che non c’è nulla di male a godersi la vita (nonostante il piacere in senso lato sia sempre stato descritto dalla religione come un qualcosa di emanazione diabolica), la prima è che gli atei non sono affatto più edonisti (nel senso spregiativo in cui l’autore intende il termine edonista) dei credenti.

“‘Gaudium et spes’ innanzitutto colpevolizzare l’ateo, mentre oggi si preferisce rappresentarlo come pecorella smarrita”

Ma scusa, se io penso che la violenza è una cosa indegna dell’uomo e mi trovo a dire che è grave lasciarsi andare alla violenza, sto colpevolizzando il violento?

Mi spieghi per cortesia che differenza c’è fra denunciare e colpevolizzare?
Se il rimprovero non mi interessa qual’è il problema?
E’possibile ancora parlare come in un paese libero oppure devo tacere di ciò che reputo sbagliato (o meglio storto, che non punta nella giusta direzione)?

Io non capisco

Premesso che già uno che ritiene di sapere quale sia la giusta direzione e che cosa sia o non sia storto dimostra di abbracciare quella superbia che il cristianesimo tanto aborrisce… ma poi, in un paese libero si è liberi di esprimere un’opinione o un giudizio di merito, non di scrivere falsità al solo scopo di criminalizzare atei, omosessuali, etc. etc.

“A tutti è chiaro infatti il grande silenzio della chiesa attuale su temi morali che un tempo dominavano (libertà sessuale, coppie di fatto, immoralità nel vestire, frequenza al culto…)”

Ma se ogni giorno, non sentiamo altro che rimproveri al Papa bacchettone!

Io non capisco.

Fortunatamente i rimproveri arrivano anche da capi di governo, a riprova che quando uno dice caXXate non tutti fanno finta di non sentire…

“Meno che mai ci sembra che la nostra società faccia pressione sui giovani in senso antireligioso;”

Mi viene voglia di contare le news sull’UAAR esplicitamente contro Chiesa Catolica e/o Preti, le trasmissioni televisive, i libri…

Io non capisco.

Si chiama contraddittorio, che è il sale di quella democrazia cui tu ti appelli per giustificare il diritto del clero a screditare chi non è allineato alla CCAR in nome del “disapprovo ciò che non ritengo giusto”: non solo al clero è concesso diritto di fare informazione, ma anche a tutti gli altri. So che da buon cattolico, tollerante e pluralista, vorresti che il sito dell’UAAR fosse oscurato, che le trasmissioni televisive siano tutto un ribollire esclusivo di preti e suore e che gli atei vi fossero banditi, così come i libri degli atei o semplicemente portatori di pensieri eretici fossero bruciati… lo so, lo so: non capisci.

hexengut

x Brunaccio e x Asatan. Dai, ragazzi, statemi bene. Io me ne vado alla festa di Liberazione a vedere se c’è il banchetto uaar. Buona serata.

Andrea

Complimenti a Francesco D’Alpa.

E’ davvero una vergogna che si permetta alla chiesa cattolica di insegnare codesti razzisti concetti a scuola.
Probabilmente i genitori non hanno avuto la “fortuna” di leggere quanto scritto sui testi che vengono somministrati ai propri ragazzi, altrimenti anche un buon cristiano non accetterebbe una vergogna di questo genere.

Ciao a tutti

Asatan

@hexengut

Mmmm credo che ci siamo un tantino fraintesi. Non era mi intenzione fare di tutte le erbe un fascio, solo che non potendo scriverci un trattato ho sintetizzato molto. Di interpretazioni dvergenti da quelle ufficiali ce ne sono sempre state molte (dalle più vicine all’ortodossia alle forme di cristianesimo gnostico più “estremo”). Si và dalla visione di Ario di un cristianesimo più umanizzato alle versioni di spiritualizzazione più estese.
I termini “anti cristiano” e “anti cattolico” li intendo più come sinonimi di “divergenti”, che al tempo significava venire automaticamente attacati dalla chiesa cattolica. Mi sono limitata a citare alcune eresie famose, con visioni abbastanza radicali del cristianesimo, per fare un esempio di ciritca alla dottrina e al comportamento cattolico ante-litteram….. non sò se hai notato ma qui c’è chi è fermamente convinto che prima dell’illuminismo nessuno pensasse che santa madre chiesa potesse avere torto e che tutti fossero felicemente cattolico.
Spero che l’equivoco sia chiarito……

Ad ogni modo se ti và ti consgiliarmi qualche testo te ne sarei grata, per quanto io sia solo un’umile operativo logistico la storia e la mitologia mi hanno sempre appassionata e mi piacerebbe approfondire le versioni “non canoniche” del cristianesimo.

patri

mi viene da vomitare…. e mi sento pure offesa…. chissà se il dovere di rettifica vale anche per i libri di testo?

patri

P.S. penso che il problema sia proprio l’insegnamento della religione a scuola in sè….. non possono essere oggettivi se hanno la fede e soprattutto credono di avere l’unica vera ragione…. l’ora di religione a scuola non ha senso, fuori pensino pure che un ateo è un simpatico “gozzovigliatore” senza coscienza, ma che non lo “insegnino” nella scuola pubblica..

TheFabFour

“Con buona pace degli ignari studenti (che si avvicineranno alla storia della filosofia solo fra qualche anno)”

O non si avvicineranno proprio, visto che “storia della filosofia” è materia di studio solo nei licei… (e non negli istituti tecnici o professionali)

paola

i ragazzini delle medie arrivano già ben preparati ad accettare il libro in questione: a 9 anni parlando del mito della creazione, i ragazzini ti dicono che quello di gilgamesh è un mito, ma quello della bibbia è LA VERITA’. inoltre ad un bambino ateo ( mio figlio di 9 anni, mia nipote di 8 quindi seconda e terza elementare, non frequentanti irc) dicono TU ANDRAI ALL’INFERNO, mentre a quelli di altre religioni dicono LA TUA RELIGIONE FA SCHIFO. ecco a cosa serve irc nella scuola pubblica, a insegnare l’intolleranza e la discriminazione. sono pochissimi i ragazzini intelligenti e tolleranti !

Juri

Ma…non si può interpellare qualcuno per vedere se si può lanciare un’azione legale? nessuno dell’UAAR -banalmente- ha una laurea in giurisprudenza?

francesco d'alpa

Prima che scadano i termini, qualcosa sugli ultimi post.

guido scrive:
“NON CONDIVIDO la tesi sostenuta nell’articolo perchè la critica rivolta alla non obiettività del testo di religione presuppone implicitamente che la religione stessa possa essere obiettiva.
Il problema risiede nel fatto che esista nella scuola pubblica l’insegnamento della religione, e questa è la contraddizione di fondo: non esiste un “insegnamento” della religione, insegnare una dottrina in italiano si dice “indottrinare”.

Non fraintendere, siamo sulla stessa lunghezza d’onda. E’ ovvio che non si dovrebbe insegnare religione, alias indottrinare; ma visto che la si insegna grazia ad una legge, cerchiamo per intanto di sfruttare altre leggi denunciando la diffamazione.

enpires scrive:
Mi permetto di riscrivere il volume, in particolare la seconda unità didattica, che intitolerò “Religione, magia e superstizione”.

Quello di empires secondo me è l’intervento più interessante, e lo prego di contattarmi direttamente (osservatorio@uaar.it). Ho da dirgli qualcosa in privato.

Michele scrive:
Io non capisco.
Il testo prima afferma:
“Nessuno sicuramente è in grado di dimostrare che oggi i non credenti cerchino i piaceri o consumino più dei non credenti”Poi, parlando della realtà dei ragazzi (che condivido) dice:
“Ora non più. Ogni giovane studente è di fatto, realisticamente, un ‘ateo pratico’, che nega nella maggior parte dei suoi atti quotidiani ciò che un tempo la religione predicava: sobrietà, ossequio ai precetti morali della catechesi, sguardo rivolto all’aldilà più che all’aldiquà”Quindi di fatto consumano e cercano il piacere!

Caro Michele, Peppe ha capito bene il discorso e ritengo che la maggior dei lettori l’abbia capito; tu no? il problema è tuo, riprova!

Grazie a tutti. Dai commenti c’è sempre molto da imparare.

brunaccio

@ farnecsco d’alpa

annke se nn citato

cmq complimenti in generale e x il coraggio…e x l’onestà “grazie a tutti dai commenti molto da imparare”

con rispetto la saluto.

hexengut

x asatan.”ah, bei tratti di corda!…”.Fossi un inquisitore ti condannerei quale relapsus et pertinax in herrore… L’equivoco non è chiarito e non lo sarà finché continuerai ad usare una terminologia erronea e deviante, a non voler rinunciare alla presunzione e a non voler accettare che, noi tutti, non si sa mai abbastanza, si può facilmente sbagliare e bisogna documentarsi seriamente se si vuole polemizzare. Ma poiché credo nella maieutica cerco, per l’ultima volta, di spiegarti, semplificando al massimo: cristianesimo non è cattolicesimo (termine di cui tu abusi); buona parte delle eresie dei primi secoli, fino al bogomilismo, erano, per la stragrande maggioranza dei casi, non in opposizione alla chiesa di Roma (che oggi chiamiamo cattolica) ma a quella (allora ben più importante perché sostenuta dall’Impero e che oggi chiamiamo ortodossa) di Costantinopoli e spesso rivestivano, come nel caso dell’arianesimo e del bogomilismo, anche aspetti politici “di contro”. Resta il fatto che a partire dal IX secolo, con la creazione del sacro romano impero, non soltanto la chiesa romana diviene sempre più importante ma gli stessi parametri esistenziali di tutto l’occidente divengono tout court cristiani. Nel medioevo i casi di pensiero in cui latiti seppur in nuce un aspetto di tipo ateo o agnostico sono pochissimi, laddove lo scontro è tra la chiesa romana, sempre più ancorata alla sua supremazia, al suo potere, alla sua sempre maggiore ricchezza, e il mondo ereticale, un mondo che quasi sempre nasce nell’ordo laicorum e nei saeculares (cioè in coloro che secondo la tripartizione dell’epoca erano relegati nel saeculum e non potevano accedere alla sfera religiosa); e gli eretici medievali, tutti gli eretici medievali, non operano contro il cristianesimo – che, anzi, si sentono migliori cristiani- ma per il cristianesimo, per sottrarlo al degrado operato dalla chiesa, per riportarlo alle primitive formulazioni, per rivendicare in esso la partecipazione attiva dei laici, vuoi nell’operato e nella prassi esistenziale, vuoi nel rifiuto dei sacramenti impartiti da preti simoniaci e concubinari, vuoi nella lettura diretta, e non mediata dal sacerdote, dei testi biblici.Se pensi che l’espressione più alta di ciò che oggi chiamiamo laicità e democrazia è stata, soprattutto nel medioevo italiano, la nascita dei comuni ma che neppur essi, nonostante autonomie e libertates, hanno mai operato al di fuori dei parametri cristiani, forse incominci a capire. Gli unici casi in cui si può ravvisare una sorta di svincolamento – o di tentativo di esso- dalla chiesa romana e cenni dal sapore ateo-agnostico sono quelli che vedono i dominii di alcune grandi famiglie e che traspaiono dai processi loro intentati dalla chiesa: i da Romano, gli Este, i Visconti; ma qui il discorso diviene troppo complesso e tocca temi squisitamente politici che potrebbero troppo sbrigativamente essere inquadrati, per usare un termine abusato e ricco di molteplici significati, nello scontro guelfismo-ghibellinismo. Se davvero vuoi documentarti seriamente puoi incominciare con tre ottimi testi:G.G. Merlo, Eretici ed eresie medievali, Bologna 1989, Il Mulino (per un primo corretto approccio ad una visione d’insieme); R. Manselli, L’eresia del male, Napoli 1963, Morano (un vecchio, ottimo classico ancora da leggersi per uno studio del filone gnostico);R. Orioli, Venit perfidus heresiarcha. Il movimento apostolico-dolciniano…, Roma 1988, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo (testo ancora imprescindibile, nonostante l’età, per lo studio del dolcinianesimo e i fermenti del primo ‘300, e dove potrai anche trovare una ricca bibliografia).
Chiedo scusa a tutti per l’intasamento e prometto di non intervenire più (almeno su questo tema…). PS: a scanso di ulteriori commenti e per i non melomani, la citazione iniziale è tratta dal libretto di Illica della Tosca di Puccini…

brunaccio

@ francesco d’alpa

non ti scusare di niente dire che i commenti sono sempre utili è bello.

con rispetto ancora

guido

@
“visto che la si insegna grazia ad una legge, cerchiamo per intanto di sfruttare altre leggi denunciando la diffamazione.”

D’accordo.

guido

@francesco d’alpa
“visto che la si insegna grazia ad una legge, cerchiamo per intanto di sfruttare altre leggi denunciando la diffamazione.”

D’accordo.

(chiedo scusa per l’errore nell’invio)

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